Sulle orme di Wagner nell’anno del bicentenario

Un trip di quattro giorni dedicato alle città tedesche di Richard Wagner: Lipsia (città natale) e Dresda (dove ha vissuto)
Scritto da: MARLA BLOOM
sulle orme di wagner nell'anno del bicentenario
Partenza il: 10/01/2013
Ritorno il: 14/01/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Un trip di quattro giorni dedicato alle città tedesche di Richard Wagner: Lipsia dove è nato e Dresda dove ha vissuto. Un itinerario molto musicale in cui non ci siamo fatti mancare nulla (a partire dagli ottimi hotel e dai ristoranti scelti)! Un viaggio “godereccio”, perché ogni tanto ce vò!

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Arrivata all’aeroporto di Dresda il freddo pungente tipico della stagione tedesca si fa sentire immediatamente sul viso e sul primo tratto della colonna vertebrale. Qualche fiocco di neve svolazza qua e là e il tempo un po’ cupo e grigio non delude le aspettative delle previsioni meteo viste qualche ora prima. Sono le 16.50 h. e il viaggio, cominciato dall’aeroporto di Firenze alle 11 h. del mattino con scalo in uno stranamente deserto aeroporto di Francoforte, ha inizio. L’itinerario è molto semplice: a tutta musica! Sulle note di Wagner siamo partiti alla volta delle città che lo hanno ospitato e nelle quali sono appena cominciati i festeggiamenti per la ricorrenza dei 200 anni dalla nascita del compositore sassone (1813- 2013). Un’idea particolare balenataci alla mente anche per la curiosità di visitare due città abbastanza particolari, Dresda e Lispia che, a pochi chilometri dal confine con la Repubblica Ceca, hanno accumulato negli anni “reperti storici ed architettonici” quanto mai interessanti e, per gli appassionati naturalmente, quanto mai musicali. Tristemente famosa per il terribile bombardamento che la colpì nel ’45, Dresda si presenta come la città della ricostruzione, in un insieme variopinto di palazzine barocche e casermoni alla DDR con tanto di donne dal pugno sinistro alzato. Questa, a mio avviso, la forza della città: l’architettura fuori da ogni ordine e banalità. Dopo l’arrivo in albergo, il Westin Hotel Bellevue sulla riva dell’Elba, ci concediamo una cenetta nel ristorante dell’Hotel e quattro passi sull’argine del fiume, da cui si accede direttamente dall’albergo. L’illuminazione della città rende giustizia ai monumenti che si stagliano sulle sfondo, dall’altra parte della sponda, nella Cosiddetta “Altstadt”, auf italienisch, la città vecchia. La Frauenkirche, la Semperoper, lo Zwinger e la brühlsche Terrasse stanno fermi lì, nel loro monumentale fascino barocco un po’ anneriti dallo smog.

La mattina del secondo giorno (giovedì) la sveglia suona quando fuori è ancora buio e scostando la tenda scopriamo la nevicata della notte, a quanto pare parecchio abbondante, che mentre dormivamo aveva ricoperto, molto più del giorno prima, tutta la città. Se in Italia, a Busseto, nella sede del Museo e dell’associazione Amici di Verdi, partiranno il 26 e il 27 gennaio i festeggiamenti dedicati al compositore parmigiano, a Dresda, in particolare a Graupa, quartiere periferico di Pirna, viene inaugurato il Richard Wagner Museum. Il percorso espositivo si articola in sei stanze, ognuna delle quali caratterizzata da un particolare tema. Dalle stanze dedicate alla vita e alla filosofia del compositore, all’angolo della “poetry”, della “composition”, del “theatre und stages” e dell’ ”orchestra”. Il Museo non è grande ma è ben pensato, all’ingresso ogni ospite riceve una card grazie alla quale è possibile interagire con gli screen del percorso. Ogni tessera è caratterizzata da un duplice tema, (per esempio amore / odio, timore / coraggio, maledizione / salvezza) e, a seconda della propria opzione, il percorso interattivo si conformerà attraverso spiegazioni o leitmotiv ad hoc. Di questo museo rimane nel cuore un “giochino” particolare, un’orchestra stilizzata, posta in orizzontale su un tavolo. Avviando il meccanismo con la card, parte la musica e con essa gli strumenti si illuminano durante le loro parti. Molto suggestiva anche la parte dedicata ai trucchi del “dietro le quinte” e gli ologrammi delle opere più importanti. Tra le altre cose, rimaniamo un po’ stupiti dai colori delle pareti, rosa, viola, persino fucsia… notandolo lo facciamo presente alla guida la quale ci conferma quanto Wagner amasse queste tonalità. Uscendo dal Museo, ancora colpiti da questa novità del rosa, è d’obbligo una capatina alla tenuta dove Wagner dimorò e scrisse alcune parti del suo Lohengrin. A pochi passi da lì, inoltre, lo scultore Richard Guhr – in occasione del bicentenario – ha esposto il busto in bronzo del compositore e, poco più in là (da andare a vedere durante un periodo sicuramente più caldo!) ci è stata indicato il più grande monumento dedicato a Wagner, in posa da custode del Santo Graal. A lui sarebbe sicuramente piaciuto, ma la neve è troppo alta e lasciamo a qualcun’altro il piacere di questo romantico sentiero boschivo! Per pranzo ci aspetta il primo Wagner-menù dei nostri quattro giorni. Molti ristoranti tra Dresda e Lispia hanno infatti pensato a questi menu per rimanere in tema con i festeggiamenti. Il ristorante “Caroussel” all’interno dell’Hotel Bülow Palais Dresden ci accoglie con un menu particolarissimo, dal salmerino marinato con barbabietole e rafano, al filetto di manzo e cipolle rosse, servito con le cloche, per finire con la torta al cioccolato, evidentemente molto apprezzata da Wagner. Il servizio, impeccabile, è degno dello chef stellato (una Stella Michelin) Dirk Schröer. Il pomeriggio, sempre più freddo, lo passiamo a fare shopping (ahimè non si può vivere di sola cultura) all’interno della Altmarkt-Galerie,un centro commerciale di tre piani nel centro della Altstadt. Consiglio pratico per la sopravvivenza: appena entrate sceglietevi un punto di riferimento e lasciate dietro di voi briciole di Schwarzbrot per ritrovare la strada quando deciderete di uscire. Perdita dell’orientamento e giramenti di testa sono assicurati! La sera prenotiamo i biglietti per “Das Liebesverbot” una delle prime opere scritte da Wagner e conosciuta da pochi, in scena alla Landesbühnen Sachsen, uno dei ben trentasette (!) teatri della città.

Sabato

La mattina partiamo alla volta di Lispia, città natale di Richard Wagner, definita anche la città delle gallerie, per i numerosi passaggi coperti all’interno dei palazzi dove poter trovare negozi, caffè e ristoranti. Anche in questo caso la città si caratterizza per la varietà della sua architettura, con cenni al rinascimento, al barocco, all’art nouveau e al postmodernismo. Durante la visita incontriamo un imponente edificio, grigio ed austero, utilizzato in passato come centro logistico dalla Gestapo, dalla Stasi ed infine dal KGB. Un vero e proprio bunker con sei piani sotterranei in cui la terribile storia tedesca degli anni Novanta affonda le sue radici. Radici riassumibili in una delle frasi più utilizzate dalla guida turistica durante la visita: “it was Destroyed in the second world war” oppure “ during the government of The DDR”. Una terribile sorte toccata alla maggior parte dei monumenti o degli edifici storici della città, bombardati o abbattuti volontariamente durante il XX secolo (sono addirittura 15.000 i palazzi “jugendstil” restaurati). Anche là dove si trovava una volta la casa natale di Wagner rimane ora una piccola superficie che si sviluppa in verticale, facente parte di un complesso commerciale, sul cui rivestimento in vetro è stata ridisegnata la facciata della vecchia casa in cui Wagner, nel 1813 vide la luce. Per rendere onore alla grande eredità musicale di Lipsia, dopo aver pranzato (rigorosamente con un wagner -menù) nel ristorante Weinstock nella Piazza centrale del Mercato, ci mettiamo in fila davanti alla Thomaskirche per entrare ad ascoltare il celebre coro di voci bianche Dei Thomaner, che giusto lo scorso anno ha festeggiato i suoi 800 anni. Per terminare in musica il nostro penultimo giorno di viaggio, alla Staatsoperette di Dresda ci concediamo alla “Grande-Duchesse de Gerolstein” di Offenbach, molto carina e divertente, un piacevole svago che anticipa le quattro ore di Lohengrin che ci attendono domani!

Domenica

Città deserta. Negozi chiusi. Ultimo giorno di viaggio, domattina l’aereo ci aspetta per riportarci “al caldo”. Facciamo due passi in città, non del tutto convinti perché il freddo è davvero troppo, e arriviamo fino ai due cimiteri monumentali di Dresda, l’Alter Katholischer Friedhof e il Neuer Annenfriedhof, dove incontriamo rispettivamente la lapide di Weber, per il quale Wagner eseguì la sinfonia funebre e la tomba dei primi interpreti dell’opera “Tristano ed Isotta”, la cui prima rappresentazione avvenne nel giugno del 1865. Tornati in città, ci informiamo un po’ sulla mostra che verrà inaugurata il 27 aprile al Local History Museum. Il percorso verrà incentrato sulla vita del compositore a Dresda ( periodo che va dal 1842 al 1849) e su una piccola parte della sua infanzia. Sarà un’esposizione sulla città e sul suo rapporto con Wagner e non sulla sua musica. Si parlerà di architettura, politica e società. La mostra avrà 10 capitoli e, oggetto principale, sarà lo spartito originale della sinfonia funebre per Weber. Un altro grande capitolo sarà dedicato ai moti del maggio 1849, in cui Wagner ebbe un ruolo importante e, cosa inusuale, nella mostra si parlerà anche delle esposizioni degli anni precedenti, nell’intento di mostrare ai fruitori come nel tempo sia stata interpretata in maniera differente la figura di Wagner. In una teca, appartenente alla collezione permanente del Museo, scopriamo, da bravi toscani, un vaso in vetro regalato da Puccini, quando quest’ultimo fu invitato a portare in Germania la sua Tosca da Hernst von Schuch, l’allora direttore dell’orchestra di Dresda. Uscendo è ora di pranzo e spostandoci di pochi passi per andare al ristorante dello Swiss Hotel Dresden am Schloss ci imbattiamo in una guida turistica camuffata da Wagner, una simpatica idea per tenere alta l’attenzione e chiacchierare in prima persona delle vicende personali del compositore. Ci concediamo una foto con il finto Wagner e, dopo l’ultimo, buonissimo, Wagner-menu del viaggio, corriamo a sistemarci in albergo per la prima del “Lohengrin” alla Semperoper. Con la neve e il freddo la voglia di levarsi sciarpa e cappello per scambiarli con un elegante – quanto leggero – vestito nero, lascia molto a desiderare… ma per ascoltare il “mein lieber Schwan”, dopo tutto questo itinerario, lo sforzo non sarà vano!



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