Berlino in “rotelle”

Era da tempo che sentivo parlare di Berlino come una delle capitali più belle. La descrizione da parte di coloro che vi sono stati è quella di una delle città più in “movimento” ed in fase di “rinnovamento” d’Europa. Altra spinta verso “Destinazione Berlino” è quella che viene considerata come accessibilissima ai...
Scritto da: ROTEX
berlino in rotelle
Partenza il: 30/04/2008
Ritorno il: 06/05/2008
Viaggiatori: da solo
Era da tempo che sentivo parlare di Berlino come una delle capitali più belle. La descrizione da parte di coloro che vi sono stati è quella di una delle città più in “movimento” ed in fase di “rinnovamento” d’Europa.

Altra spinta verso “Destinazione Berlino” è quella che viene considerata come accessibilissima ai “rotellati” come me; pertanto non restava che scoprire se tutte queste premesse fossero reali.

Quindi “Destinazione Berlino”.

Periodo dal 30 aprile al 06 maggio, essendo periodo di ponte, per via della festività del primo maggio, ho faticato non poco a trovare la disponibilità presso gli hotels.

Il volo l’ho prenotato tramite www.Airberlin.Com (€ 140,00), mentre l’hotel mediante www.Hotels.Com, presso Hotel Holiday Inn in Hochstrabe 2-3 nella zona nord del Mitte (www.Hiberlin.De ). L’aeroporto dista una ventina di minuti dal centro di Berlino.

Parto da solo. Arrivo all’aeroporto Tegel in perfetto orario, l’assistenza dopo avermi aiutato a ritirare la valigia, mi accompagna alla stazione dei taxi, il tutto con estrema rapidità e facilità.

Sono atterrato alle 10:10 del mattino, alle 11:00 ero già nella mia camera d’albergo.

L’albergo è accessibilissimo, rimango meravigliato dalla grandezza della camera, in realtà è una suite. Infatti vi è un anticamera con divano, poltrone, scrivania, il bagno è molto ampio ed inoltre la camera ha due letti, oltre ad avere un ampia cabina armadio. Il prezzo è sicuramente modesto vista la camera.

Se dovessi comunque recarmi nuovamente a Berlino, proverei ad alloggiare in un ostello, in quanto più economico ed accessibile. Dopo aver sistemato il bagaglio in camera, esco per effettuare la mia prima visita di perlustrazione.

Infatti quando viaggio da solo, la mia paura più grande è quella che la città che visito non sia accessibile come pensavo.

Muovo le “prime” rotellate per Berlino e il mio “occhio clinico” nota subito che i marciapiedi sono ampi, con scivoli e senza buche. Alloggio in una zona non centralissima e normalmente, se le zone periferiche sono accessibili è un buon segno, in quanto solitamente le zone centrali e turistiche non possono che esserlo di più. A Berlino, per spostarsi si può utilizzare: i bus e i tram, la metropolitana (U–Bahn) e la metropolitana di superficie (S–Bahn).

Io ho usato, quasi esclusivamente la S-Bahn, i treni di queste linee transitano principalmente nelle zone centrali. La S-Bahn è accessibilissima, in ogni stazione vi sono ascensori per recarsi ai treni ed i vagoni sono a bordo del marciapiede, rendendo la salita e la discesa dal treno molto semplice.

La metropolitana invece mi ha causato alcune difficoltà, sia perché non tutte le stazioni hanno gli ascensori, quindi si rischia di arrivare in una stazione e di non poter risalire in superficie, sia perché viaggiano anche treni vecchi che hanno uno scalino per entrare nei vagoni.

Gli autobus non li ho molto utilizzati, in quanto per mia comodità ho usufruito della S-Bahn, mi sono comunque parsi accessibili, mi è però parso che non ve ne fossero molti soprattutto nelle zone non centrali. Scopro subito che vicino al mio albergo vi è una delle stazioni “principali” per la partenza di bus e metro.

Così, felice e sereno, mi appropinquo a visitare Berlino.

Sbuco quasi per caso ad Alexander Platz, dove emergo dall’uscita del metro e li per li mi sembra di essere a Mosca, sia per il tempo grigio e freddo, sia per gli edifici anni ’60/’70 in stile DDR, tutto uguale, ordinato, grigio e un po’ triste. Passeggiando per Berlino, immagino come i berlinesi vivevano durante la seconda guerra mondiale oppure durante il periodo del “muro”.

Quanto terrore ci sarà stato, quanta morte e paura si saranno respirate in quelle vie. Mi sembra di sentire il rumore dei tacchi degli stivali indossati dai nazisti e dove un tempo vi era il ghetto degli ebrei ora pare impossibile che possa essere successa una “notte dei cristalli”.

Chissà quante urla e pianti si saranno dovute sentire in quelle vie. Immagino l’assurdità di non poter andare a trovare liberamente parenti amici, da un giorno all’altro, perché nel giro di pochi giorni è stato costruito un muro che divide la città. Nonostante sia una città in rinnovamento, si comprende che vi sono “ferite” profonde e recenti. Nessuna capitale europea ha vissuto, in così poco tempo, eventi traumatici e profondi. Ha dovuto, durante la seconda guerra mondiale, vivere la distruzione della città e convivere con il rimorso dell’olocausto e dopo nemmeno 15 anni vivere quotidianamente con l’angoscia della guerra fredda. Il dover convivere con tutti questi autoritarismi hanno fatto si che oggi sia una delle città in cui ci si possa esprimere maggiormente. Lo si può notare dall’architettura moderna e dai numerosissimi cantieri, che vi sono in tutta la città, tanto che le gru fanno parte del paesaggio di Berlino.

Le “differenze” e le “contrarietà” di Berlino sono numerose.

Prima fra tutti la differenza tra la zona Est e la zona Ovest, separate sino a quasi venti fa dal muro. Ad est vi è ancora il grigiore dell’architettura comunista ma si respira maggiormente la voglia di rinnovamento, infatti vi sono i locali più “cool” e più vivaci di tutta la città.

Si nota da subito che Berlino non vuole nascondere la vergogna di essere stata la capitale del nazismo, ma cerca di ricordarlo in maniera sobria ed incisiva, con monumenti alla memoria come il modernismo Holocaust Mahmal, sperando che possa servire a ricordare quanto l’uomo possa essere feroce contro se stesso. Ho poi visitato l’Ort der Information, in cui vengono illustrate le storie di alcune famiglie ebree che sono state massacrate dal terzo reich, in una sala buia vengono proiettati in tutte le quattro pareti, il nome di tutte le vittime della Shoah e una breve biografia (ci vogliono sette anni di lettura interrotta per onorarli tutti).

Si può pensare che questi monumenti non servano a molto, ma credo che se la visita, anche distratta, di un ragazzino possa farlo riflettere per pochi minuti su quanto è avvenuto, è sicuramente un grande passo verso un futuro migliore.

I pezzi che restano del muro, probabilmente oggi servano a fare foto ricordo, ma mentre ci si posiziona per lo scatto della foto, si allunga l’occhio e si legge un po’ di storia del muro e si scoprirà che molte persone sono morte, solamente 40anni fa, nel tentativo di voler scavalcare quello che ora è solo un cimelio, ma che all’ora significa libertà. Non si può non andare a vedere la Porta di Brandeburgo che è il simbolo di Berlino, ma quello che maggiormente mi ha molto colpito è Potsdamer Platz, durante la seconda guerra mondiale fu distrutta e poi fu divisa in due dal muro. Ora è stata totalmente ricostruita (tra i progettisti Renzo Piano) e nonostante non vi siano costruzioni particolari è nell’insieme molto moderna e da l’impressione di essere in una piazza del futuro. A pochi passi vi è il Sony Center, in cui vi è una piazza centrale e vi si affacciano bar e ristoranti, il tutto è coperto da una gigantesca tenda di vetro che durante la notte sprigiona una bel gioco di luci.

All’interno del Sony Center vi è il cinema 3D, in cui ho assistito al film/concerto degli U2, mi sembrava di essere sul palco con Bono.

Si può vivere Berlino in ogni momento della giornata o della notte, puoi andare a rilassarti nei parchi o visitare gli innumerevoli musei, mangiare un piatto di un qualsiasi paese del del globo, o andare in locali trasgressivi, o raccoglierti in preghiera qualsiasi sia la religione che si creda. Sei libero di decidere di fare quello che ti pare quando ti pare.

Per questi motivi, trovo che vi siano delle similitudini con New York, entrambe sono città in movimento e con un grande fermento. Ci si accorge molte presto che è una città guidata da gente giovane e che immagina il suo futuro e vuole essere all’avanguardia. Sarà per le “costrizioni ” che i berlinesi hanno dovuto subire nel passato che oggi è una delle capitali della tolleranza. Infatti vi è una delle più grandi comunità gay (non a caso il sindaco è gay dichiarato), di turchi (religione musulmana), ma anche di ebrei, di punk e di squatter.

Vi è una grande apertura verso il sesso (vi sono locali di ogni gusto e tendenza), ma anche verso le famiglie, passeggiando per i quartieri popolari, ho notato che nei giardini condominiali vi sono spesso i parchi giochi per i bambini.

Inoltre vi è una grandissima attenzione per i disabili o per coloro che hanno problemi di movimento (anziani) con il relativo abbattimento delle barriere architettoniche; in nessuna città europea ho trovato così tanta accessibilità per le carrozzine, paragonabile o forse superiore alle città americane. Berlino ha inoltre la fortuna di essere quasi totalmente pianeggiante senza dislivelli e pertanto ancora più comoda da visitare.

E’ vivace e giovane, appena escono due raggi di sole, le piazzette si riempiono di tavolini e sedie dei vari ristoranti e bar, vi è una gran voglia di stare all’aperto e di comunicare; non mi aspettavo che gli abitanti fossero così socievoli, nel mio immaginario li facevo “freddi”, invece nulla di più sbagliato, sono dei compagnoni probabilmente agevolati dalla quantità industriale di birra che tracannano a qualsiasi ora. E’ una città ricca di divertimento notturno, locali arredati nei modi più originali e moderni. Mi sono divertito ad andare al Berghain (www.Berghain.De), che al momento sembra essere il posto più “cool” di Berlino, all’entrata ti controllano come in aeroporto, ti perquisiscono, aprano borse e zaino alla ricerca di pillole, è vietato entrare con la macchina fotografica (mi sto ancora chiedendo cosa ci sarà di così particolare da fotografare?!), è un edificio di cemento post industriale su tre piani, con musica elettronica e tecno che martella incessantemente. La coda per entrare è interminabile, basti pensare che alle 5 del mattino vi saranno state ancora duecento persone che aspettavano, al freddo, di entrare. Respirare anche solo per qualche giorno quell’aria di “rinnovamento” e di “apertura verso il futuro” non può che essere stimolante, anche se rattrista il fatto di dover vivere in un Italia sorniona e ferma su stessa, che non ha voglia di cambiare e di accettare le trasformazioni che derivano dal progredire.

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