Wales, l’estate del dragone

Galles, tra castelli e meravigliosi paesaggi naturali, sotto un inaspettato sole di fine estate
Scritto da: olghis
wales, l'estate del dragone
Partenza il: 16/08/2011
Ritorno il: 30/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Un avviso: tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, prima della partenza, vi chiederanno che cosa andate a fare esattamente in Galles, e perché proprio là e non in Scozia, o in Irlanda, e rispondere potrebbe risultare difficile. Al vostro ritorno, vi chiederanno invece sicuramente che cosa avete fatto, che cosa c’era da vedere, e questa volta la vostra risposta sarà immediata, facile e dettagliata. Il Galles ha infatti un enorme patrimonio di bellezze naturali, di reperti storici e di tesori gastronomici, apprezzati dai connazionali/rivali inglesi e fortunatamente misconosciuti nel resto d’Europa. Ciò vi consentirà di viaggiare senza immagini stereotipate o aspettative irrealistiche, di godere del piacere della scoperta; le dimensioni contenute della regione vi permetteranno inoltre di cogliere una buona panoramica dei suoi paesaggi e delle sue peculiarità anche in tempi relativamente distretti.

L’ideale è disporre di un periodo di almeno 10 giorni, nonché di un’automobile per poter toccare anche località difficilmente raggiungibili con il sistema dei trasporti pubblici; le zone interne del paese sono scarsamente abitate e meno interessanti dal punto di vista turistico, con qualche eccezione: per questo motivo noi abbiamo scelto di circumnavigare la regione, soggiornando ogni notte in un posto diverso. Se siete amanti dei viaggi “on the road” e vi piace decidere sul momento dove fermarvi, dormire o viaggiare, il Galles vi permetterà di evitare le prenotazioni senza rischiare di ritrovarvi a passare la notte in auto: anche in piena stagione e nelle stazioni balneari più frequentate sarà sufficiente qualche precauzione, come quella di arrivare di buon ora o di richiedere ai proprietari dei b&b; la disponibilità per almeno due notti.

L’unico aeroporto internazionale del Galles è Cardiff, la capitale; tuttavia, se volete approfittare delle tariffe scontate dei vettori low-cost, probabilmente preferirete volare verso Bristol, Manchester o Liverpool: tutte e tre le città si trovano infatti a poco più di un’ora dal confine gallese e sono serviti da numerose compagnie. Noi abbiamo scelto Bristol, dove atterriamo il 16 agosto; una Punto Evo blu elettrico ci attende presso l’autonoleggio Avis, anche se la prenotazione è stata in realtà effettuata presso il sito web di Budget, ad un prezzo sensibilmente inferiore rispetto a quello sponsorizzato sul sito di AVIS stessa: miracoli di Internet! Impostiamo il navigatore (importato dall’Italia, affittarlo per 10 giorni presso un autonoleggio costa come acquistarne uno nuovo di media qualità) ed affrontiamo le difficoltà della guida “dalla parte sbagliata della strada”: nei primi minuti si rischia costantemente l’impatto tra la fiancata sinistra della nostra Fiat e il muretto a bordo strada, ma basta poco per prendere le corrette misure e viaggiare con relativa tranquillità anche nelle strette strade di campagna gallesi. Dopo 45 minuti di marcia, attraversiamo il ponte sul Severn, che collega l’Inghilterra alla regione gallese: un grandioso tragitto su un lembo di mare, che sancisce finalmente l’ingresso nel paese del dragone. Proseguiamo ancora fino ad Abergavenny, dove, contrariamente a quanto è nostra abitudine, abbiamo prenotato per una notte al Lamb&Flag; Inn: il timore di accumulare ritardo in viaggio si è rivelato sensato, abbiamo giusto il tempo di abbandonare le valige, accertarci al telefono che il Bear’s Hotel accetti commensali fino a tardi (le 21, per la cronaca) e ripartire. Il Bear’s si trova infatti a Crickhowell, una bella cittadina poco distante che alle nove di sera sembra già completamente addormentata; il pub/ristorante occupa una vecchia locanda ed ha tutto quello che possiamo desiderare per ricordarci che siamo finalmente in viaggio: moquette e tappezzerie fiorate, ottime birre rosse dal gusto pieno, piatti originali che sfruttano i prodotti del territorio. Gustiamo, tra gli altri, un saporito piatto di capesante con sanguinaccio e un morbido, caldo bread and butter pudding che mi fa innamorare all’istante. Il giorno dopo, ben riposati e rifocillati dal primo, ipercalorico welsh breakfast, gironzoliamo per le vie di Abergavenny, che si rivela una piacevole market town, con costruzioni in pietra grigia e un simpatico mercatino coperto. Approfittiamo della visita per alcuni acquisti (tra cui l’indispensabile trasformatore di corrente!) e per una visita all’Ufficio del Turismo: come ci confermeranno le prossime mete, anche i piccoli centri dispongono normalmente di strutture ben fornite e di personale gentile e competente. Ad Abergavenny una gentile signora bionda ci illustra sulla nostra cartina come arrivare a Ystadfellte, una delle entrate nel parco naturale del Brecon Beacons; la strettissima strada attraversa colline e una vallata incontaminata, di un verde brillante; unici compagni di viaggio sembrano essere piccoli greggi di pecore.

Una volta abbandonata l’auto, seguiamo i sentieri segnalati per raggiungere un’impressionante serie di cascate. Il percorso è piacevole, sebbene a tratti l’umidità lo renda scivoloso: per fortuna siamo equipaggiati con k-way e scarpe da camminata, così non ci facciamo scoraggiare. Dopo una bella passeggiata nel verde, arriviamo alla principale attrattiva del luogo, la cascata Sgwd Clun Gwyn: oltre che per la sua maestosità, è nota ed apprezzata soprattutto perché uno stretto cornicione naturale in pietra consente di passarle dietro, e di poter così ammirare il potente getto da un’angolazione differente, immersi nel fragore e nell’umidità polverizzata. L’intero tragitto richiede più tempo del previsto, e quindi sono quasi le 17 quando arriviamo nel centro cittadino di Brecon; avendo saltato il pasto, è il momento giusto per un the accompagnato da dolcetti: focaccine all’uvetta note come welsh cakes e il tradizionalissimo bara brith, una sorta di plum cake composto di the e uvetta, abbondantemente spalmato di burro salato. Ci dirigiamo poi ad Hay on Wye; troviamo subito alloggio sulla strada principale del paese, presso un b&b; a gestione familiare grazioso ed economico. Il sole è finalmente sbucato e illumina le viuzze pittoresche del centro; dopo una passeggiata esplorativa, torniamo sui nostri passi per cenare nel pub di fianco al nostro B&B.; Si tratta del Three Tuns, il locale più antico della città, come dimostrano gli interni in legno scurito dal tempo e dal fumo. La cucina è quella abbondante e saporita dei migliori gastro-pub e, complice l’orario ancora quasi pomeridiano e le lunghe serate nordiche, possiamo gustare la nostra cena all’aperto, nella luce del tramonto. Il mattino dopo, con più calma, vaghiamo tra una libreria e l’altra: Hay infatti negli ultimi anni ha guadagnato una certa fama come “città del libro usato” e conta oggi circa 40 negozi, spesso specializzati per genere. Da non perdere, ad esempio, una visita e qualche acquisto presso la libreria dedicata alla letteratura per l’infanzia, colma di volumi illustrati e di classici per bambini.

Oggi è anche giorno di mercato: in una piccola piazza del paese si sono radunati una decina di banchetti di prodotti biologici e noi ne approfittiamo per una piccola spesa. Succo di mele organico, torte salate, muffin vegan e mele piccolissime: tempo permettendo, oggi il pic-nic è assicurato! Riprendiamo la strada, direzione Powys Castle. Già dal parcheggio ammiriamo la bella struttura di mattoni rossi, imponente e ben conservata, ma la meraviglia aumenta quando entriamo nel giardino: terrazze colme di fiori si alternano a maestose topiarie, talmente grandi da creare veri e propri muri verdi. Ci concediamo una lunga, tranquilla passeggiata e il sospirato pic-nic; successivamente, visitiamo le stanze ancora ricche di mobilio e decorazioni, immergendoci nell’atmosfera di una vita da castellani. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Llangollen, cittadina il cui nome, abbiamo appreso ieri durante una chiacchierata con la padrona del b&b;, si pronuncia imprevedibilmente “Clangoffen”; comunque lo vogliate chiamare, è un delizioso paesino costruito a ridosso del fiume Dee, e anche sotto la leggera pioggerella che ci accompagna è un piacere visitarlo e fermarsi sulla riva a guardare la vecchia ferrovia. La guest house “Squirrels”, che abbiamo scelto per la notte, nonostante il prezzo economico (45 sterline per una doppia en suite) è probabilmente una delle più piacevoli di tutta la vacanza: stanze graziose appena rimodernate ed un salotto comune con libri a disposizione. Ceniamo in un bel gastro-pub situato in un vecchio mulino, rimpinzandoci di fish&chips; e fish cakes mentre guardiamo il piagro paesaggio del fiume.

Andiamo a letto satolli, ma la mattina dopo non ci tiriamo indietro di fronte alla colazione offertaci, la migliore possibile: per il mio ragazzo uova strapazzate e salmone affumicato, per me uova al tegamino, salsicce vegetariane e un waffle di patate. Unite un buffet di frutta fresca, yogurt, cereali e una presentazione con fiori freschi: ecco la vera ospitalità gallese!

La principale attrazione di Llangollen è Plas Newydd, una magione amorevolmente arricchita ed abbellita da Lady Eleanor Butler e Miss Sarah Ponsonby, due signorine irlandesi che fuggirono dalle rispettive famiglia per una vita più libera in Galles e probabilmente per vivere allo scoperto il loro amore. L’esterno è una raccolta di intarsi e decorazioni lignee dipinte di scuro, in contrasto col bianco dei muri e con il verde giardino intorno. Grazie ad un’audioguida apprendiamo qualcosa di più sulla storia di queste amiche-amanti molto moderne, che hanno dedicato la loro intera esistenza alla raccolta di opere d’arte e di pregiato artigianato, rendendo la proprietà un punto d’incontro per gli uomini di cultura e i letterati dell’epoca. Riprendiamo l’auto per spostarci verso Llandudno, una località marittima di stampo vittoriano.

È venerdì e la città sembra presa d’assalto per il week end; dopo qualche tentativo troviamo una sistemazione e ci equipaggiamo per un po’ di spiaggia stile nordico: asciugamani sì, ma anche felpe e kway. Nonostante il cielo grigio non ci invogli a buttarci in acqua insieme agli entusiasti bambini indigeni, è un piacere leggere un libro con l’odore della salsedine nelle narici, guardare l’allegra confusione della spiaggia e i palazzi color pastello del lungomare; ci facciamo coinvolgere dall’atmosfera tanto da immergere i piedi nell’acqua, ma solo per qualche minuto. Ci perdiamo a zonzo per le strade del centro e arriviamo fino ad un piccolo monumento che commemora “Alice nel Paese delle meraviglie”, il capolavoro di Lewis Carroll; intorno a noi si stende la spiaggia con il mare in risacca, ed uno stormo di gabbiani pare essersi affezionato ad un povero signore che cerca di sfuggire loro. Il giorno successivo, sotto uno sfolgorante sole poco gallese, iniziamo la giornata con la visita del Conwy castle; accompagnati passo passo da una rumorosa comitiva russa, visitiamo le rovine ben conservate del forte medievale, imponenti e strategicamente situate. Dai punti più alti del castello la vista si allarga sulla zona circostante, sul piccolo paese situato all’estuario del fiume Conwy, sulle casette colorate. Tra queste, una minuscola abitazione rossa si fregia del dubbio titolo di “casa più piccola del mondo”: si tratta di una stanza di dimensioni ridottissime, “soppalcata”, nella quale fino al 20 anni fa circa viveva una coppia di anziani. Ci spostiamo poi verso i Bodnant Gardens, consumando un tranquillo picnic nella zona prima dell’ingresso e cercando poi di digerire i favolosi tortini di carne appena gustati con una lunga passeggiata nel parco; il giardino è bellissimo e come molti giardini in Inghilterra si distingue in due parti: il giardino all’inglese, ordinatissimo, fiorito e caratterizzato da terrazze e fontane, ed un parco più “selvaggio”, o almeno apparentemente tale, tagliato da un tranquillo corso d’acqua.

Nel pomeriggio attraversiamo il Menai Bridge, sbarcando quindi sull’isola di Anglesey; disgraziatamente non abbiamo pensato che l’isola è meta prediletta nel weekend per gallesi ed inglesi, quindi girovaghiamo per un po’ prima di trovare una bella sistemazione nella campagna, non troppo distante da Beaumaris (che, a dispetto del nome francese, vi converrà chiamare all’inglese, se volete farvi capire dal vostro interlocutore, con la bizzarra pronuncia “Biumeris”). Beaumaris è probabilmente la località più graziosa di Anglesey, con le sue case dalle tinte pastello e un piccolo forte; nel poco tempo rimasto a nostra disposizione facciamo un breve giro del centro sotto una pioggerellina insistente, poi visto il freddo e il vento ci rifugiamo per una cena a base di pesce in uno dei locali sul lungomare.

Il giorno dopo ci svegliamo di buon ora ed insieme agli altri ospiti della nostra guest house divoriamo un’abbondante colazione, tanto in mattinata ci aspetta un po’ di attività fisica: abbiamo infatti intenzione di visitare la zona oltre Holyhead e il suo faro. La visita è all’altezza delle aspettative, con un bellissimo panorama di scogliere a picco sul mare, erica e piccoli fiori; proviamo ad avvistare alcuni uccelli marini e un gentile volontario dotato di binocolo ci aiuta ad identificarli; raggiungiamo poi il faro percorrendo una discesa infinita di scalini (e tormentati dal pensiero che sarà poi necessario ripercorrerli in senso contrario), dove prendiamo parte ad una interessante, breve visita guidata. Dopo una rapida sosta pranzo all’ombra del castello di Caernarfon, proseguiamo e decidiamo di prendere una stanza per la notte a Criccieth, una minuscola località marittima sulla costa occidentale; il pomeriggio trascorre rapidamente con un giro in macchina dei dintorni ed una sosta ad Aberdaron.

Il giorno dopo tentiamo di salire sullo Snowdon con un trenino a scartamento ridotto; purtroppo sembra che questa sia in assoluto la meta turistica più frequentata dell’intero Galles, e per poter fare il viaggio dovremmo restare in attesa del nostro turno per buona parte della giornata. Decidiamo a malincuore di abbandonare l’idea e ci accontentiamo di ammirare dalla nostra auto i bellissimi panorami della zona. Ci fermiamo sulle rive di un lago che ci colpisce per la grande quiete: è così calmo da riflettere il cielo e le montagne intorno come il più valido degli specchi. Oggi abbiamo un po’ di chilometri da percorrere e arriviamo a Newport, sulla costa del Pembrokeshire, quando ormai è quasi ora di cena; abbiamo prenotato telefonicamente qualche ora fa una stanza in un B&B;, per sicurezza, visto che località conta pochissime sistemazioni e che siamo ormai nei giorni clou per il turismo inglese (Bank Holyday). Quando arriviamo ci rendiamo conto del vero colpo di fortuna che abbiamo avuto, tutto è perfetto: stanza confortevole e appena rimodernata, una bella sala da bagno con una grande vasca di cui approfittiamo, frigorifero pieno di acqua e snack a nostra disposizione, e al posto delle solite due bustine una vasta scelta di miscele di the, caffè e cioccolata istantanea. La proprietaria inoltre è una miniera di informazioni e ci consiglia sulla nostra cena: Newport è infatti nota per l’alta qualità di gastro-pub e ristoranti. Decidiamo di trattarci bene e alle 7 siamo già a tavola (abbiamo imparato ad adeguarci alle usanze del posto!), presso LLys Meddyg, ristorante e guest house di charme; prendiamo una birra locale come aperitivo nel seminterrato, chiacchierando piacevolmente in italiano con un turista inglese che beve incomprensibilmente una Peroni. Ci spostiamo poi nella bellissima sala azzurra al pianterreno, dove ci vengono serviti i piatti scelti, tra cui una strepitosa insalatina di aragosta: alla faccia di chi disprezza la cucina della perfida Albione! Satolli e felici, passeggiamo fino alla spiaggia del paese; sono quasi le 10, ma il sole sta tramontando proprio ora, con un cielo rosso, blu e oro che ci incanta.

La mattina successiva approfittiamo della nostra padrona di casa per qualche dritta sui dintorni, che ci fornisce generosamente mentre prepara un’abbondante colazione con pancakes e macedonia di frutti rossi. Decidiamo così di trascorrere la giornata con una camminata sul sentiero costiero del Pembrokeshire; il tragitto completo in realtà sarebbe lunghissimo e richiederebbe giornate intere di cammino, ma anche una breve porzione del sentiero permette di farsi un’idea e di godere di uno dei migliori panorami dell’intero Galles. Passeggiamo tra Abereiddi e Porthgain sotto un sole che non pare gallese e che dona brillantezza ai colori; arrivati alla nostra meta, prima di tornare sui nostri passi, ci fermiamo per un pranzo ristoratore a base di cozze e granchi freschi, gustati in un grazioso pub sul molo. Questa notte ci fermeremo a dormire a St Davids; nel pomeriggio, oltre a visitare con calma la bellissima cattedrale, ci procuriamo due biglietti per il traghetto di domattina diretto a Ramsay Island. Andiamo a Solva per la solita birra-aperitivo e per dare un’occhiata anche a questo pittoresco paesino, caratterizzato da case variopinte in toni pastello; dopo una buona cena, dobbiamo purtroppo rientrare al b&b;, probabilmente il peggiore dell’intera vacanza, caratterizzato da moquette decisamente anzianotta e da un certo odore di chiuso. Ma poco importa, qualche ora di sonno e siamo pronti per il viaggio nel viaggio, l’isola nell’isola: Ramsey Island, dove speriamo di poter avvistare anche qualche cucciolo di foca, vista la stagione. Ramsey è completamente disabitata, fatta eccezione per i custodi dell’isola, una coppia che vive e lavora su questo incantevole brandello di terra, scogli e cespugli di erica. All’arrivo il piccolo gruppo con cui siamo partiti viene dotato di mappe e binocoli, poi ognuno è lasciato libero di passeggiare per le ore successive ovunque preferisca; in questo modo ci siamo potuti godere l’esplorazione in completa solitudine. Anche oggi splende il sole, che rende ancora più bella quest’isola selvaggia e perfettamente preservata; camminando tra i piccoli fiori rosa e l’erba alta, vediamo tantissimi uccelli marini, ma anche i pochi animali domestici trapiantati qui: alcuni pony, mucche e pecore. Dalle scogliere scrutiamo le insenature sabbiose raggiungibili solo via mare, proprio sotto di noi, in cerca delle foche; dopo qualche tentativo, avvistiamo in mare un gruppo di giovani maschi, che nuotano agilissimi nel mare gelido. Poco dopo siamo ancora più fortunati: in un caletta vediamo infatti una foca con il suo cucciolo, che si trascinano lemmi lemmi sulla sabbia. Sono bellissimi, l’emozione di vedere questi grandi animali in libertà è tanta e restiamo seduti ad ammirarli, senza fretta. L’altra meta della giornata è completamente diversa ma non meno interessante: si tratta di Laugharne, altro paese dalla pronuncia inimmaginabile (Laarn) nonché città natale del poeta e scrittore Dylan Thomas. L’ambiente è idilliaco, una piccola località dominata dal suo castello e posata sull’estuario di un fiume; contribuisce al senso di benessere il tiepido sole un cielo immacolato. Vediamo la stanza dove Thomas era solito ritirarsi per scrivere, una sorta di capanno in riva al fiume, e decidiamo di visitare anche la sua abitazione; si tratta di un breve percorso molto affascinante, perfettamente in grado di trasmettere lo stile di vita dell’artista. Lungo la strada ci fermiamo anche sulla tomba di Thomas e di sua moglie: una modesta, semplicissima croce bianca in un tranquillo cimitero di provincia, dove il poeta riposa nella calma che non ha mai avuto in vita. Per la serata ci trasferiamo nella Gower Peninsula, più precisamente vicino Parkmill; ci concediamo un ottimo ristorante, il Maes-Yr-Haf, e dormiamo in una sistemazione altrettanto piacevole, Parc Le Breos, una guest house sita in una bellissima dimora di campagna, circondata dalla natura e dai cavalli della proprietà.

Arriviamo a Cardiff con l’ennesima mattina piena di sole, in questa estate inglese eccezionalmente clemente dal punto di vista climatico. Capitale e principale centro abitato del Galles, Cardiff tuttavia si presenta come una città di dimensioni contenute, sia per estensione geografica che per numero di abitanti (300.000); con la nostra auto infatti percorriamo tranquillamente i viali vicini al centro ed arriviamo fino al nostro b&b;, un posticino accogliente con una splendida sala colazioni, dal quale ci avviamo a piedi alla scoperta della città. Sebbene siamo normalmente più attratti dai piccolissimi centri e dai paesaggi naturali, Cardiff è sorprendentemente bella, ricca di negozi carini e di giardini pubblici curati; ci fermiamo nei pressi del castello a gustare il nostro picnic improvvisato, ovvero alcune pietanze vegan appena acquistate in un mercatino alimentare. Oggi facciamo anche un po’ di shopping, visto che siamo ormai vicini alla fine del viaggio e che domani saremo già oltre i “confini”, in Inghilterra; birre corpose e formaggi saporitissimi saranno certo un souvenir gradito per chi è rimasto a casa. Il tempo muta con rapidità tipicamente oceanica e cerchiamo rifugio nella Galleria Nazionale, una pinacoteca ben organizzata e ad ingresso gratuito; il resto del pomeriggio invece lo dedichiamo alla visita guidata del Castello. Un ragazzo guida l’ultimo, sparuto gruppo di turisti di cui facciamo parte nelle sale sfarzose del castello, dimora costruito nel medioevo e poi ampiamente rimaneggiato e riccamente affrescato nel 1867 secondo il progetto di William Burges. La visita è interessante e la nostra guida molto simpatica e coinvolgente; all’uscita, restiamo a chiacchierare per un po’ con un altro visitatore, un californiano sulla settantina arrivato fin qui da San Francisco! Si entusiasma quando gli diciamo che abitiamo vicino a Modena, essendo un fan di Pavarotti che ha anche visto dal vivo, e poco dopo ci commuove raccontandoci la sua storia: sta facendo un lungo viaggio in Europa, programmato anni fa con il fratello che purtroppo è morto prima di poter realizzare questo sogno. Così sta percorrendo da solo questo itinerario che l’ha già portato anche in Francia ed in Italia, in memoria del fratello scomparso. Ci salutiamo e solo dopo ci rendiamo conto che avremmo potuto invitarlo a cena con noi… ci resterà un po’ questo rimpianto, perché anche con una breve chiacchierata era riuscito a farsi apprezzare ed avremmo voluto potergli regalare una serata in compagnia. Dopo una doccia, siamo pronti per la serata e, dopo aver girovagato un po’, scegliamo un ristorante indiano vicino al nostro b&b;, il “Cinnamon Tree”, che si rivela una piacevolissima sorpresa: tutto è delizioso, dal korma di pesce alla trota tandoori, dal pane naan fino alla panna cotta al mango. Innaffiamo la cena con abbondante birra Cobra e rotoliamo fino alla nostra camera, pronti alla nuova meta di domani. Bath è l’ultima tappa del nostro viaggio, l’unica notte che passeremo fuori dai confini gallesi: la città è nei miei sogni da quando sono bambina, ovvero da quando ho letto per la prima volta “Persuasione” e “Northanger Abbey”, i meravigliosi romanzi di Jane Austen che qui sono in gran parte ambientati. Si dice che la Austen in realtà disprezzasse la mondanità di Bath; non so se sia vero, sicuramente oggi si tratta di un’incantevole meta ricca di cultura e di divertimenti, che ripaga in pieno le mie alte aspettative. Passeggiamo dal nostro b&b; fino al centro, passando di fianco al famoso Royal Crescent (un palazzo di epoca georgiana dalla forma semiellittica) e arrivando infine nel cuore della città; se non fosse per le auto, sembrerebbe di essere tornati indietro di qualche secolo, tanto è ben conservata la maggior parte degli edifici.

Dopo un buon fish&chips;, decidiamo di non sprecare l’occasione di una sosta alle terme; Bath ad oggi è l’unica località termale attiva in tutta l’Inghilterra e il moderno stabilimento, pur non essendo grandissimo, è di qualità. Constatiamo con sorpresa che per molti clienti questa è la prima esperienza termale; noi, pur essendo degli habitué, apprezziamo moltissimo la grande vasca calda all’aperto, da cui è possibile ammirare un magnifico panorama della città restando immersi nell’acqua calda, e i grandi bagni turchi aromatizzati, con differenti gradazioni di calore. Trascorse un paio d’ore nel relax più completo, siamo pronti per la visita delle antiche terme romane: così ben preservate e ancora dotate della grande vasca piena di acqua sulfurea, ci impressionano per la loro eleganza e ci permettono di avere davvero un’idea di che cosa potessero rappresentare all’epoca. Il biglietto d’ingresso dà diritto anche ad un bicchiere di “acqua curativa” nella pump room, l’elegante sala dove i vittoriani si ritrovavano per fare le cure, passeggiare, guardare ed essere guardati. Oggi ospita una sfarzosa sala da tè, ma potete tranquillamente entrare e farvi consegnare un bicchiere di acqua calda solforosa. Noi lo beviamo tutto, ma a giudicare dalla quantità di bicchieri abbandonati ancora pieni pare non riscuotere un grande successo; il tè servito nella sala invece pare essere un vero festino a base di torte, scones e piccoli sandwich: vorremmo provarlo ma l’ora e il costo ce lo sconsigliano. Decidiamo invece di cenare di buon ora, vista la pioggia insistente che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ed optiamo per un bistrot francese specializzato in petit plats, ovvero una sorta di tapas francesi; rientriamo poi al nostro B&B;, ancora una volta entusiasti della sistemazione. Somerset Villa è infatti una tipica casa georgiana, ben arredata e dotata di tutti i confort…nonché di un padrone di casa simpatico e gentilissimo.

La mattina dopo purtroppo non ci resta che recarci a Bristol, pronti per rientrare in Italia; la vacanza è finita, ma siamo felici di quello che abbiamo visto e fatto, onorati di aver avuto l’occasione di conoscere da vicino il Galles e le sue tradizioni. Chissà se ci rivedremo…



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