Un weekend di natura, sport e relax!

Seguiamo Liliana sulle Dolomiti Friulane
Scritto da: lilianamonticone
un weekend di natura, sport e relax!
Partenza il: 13/06/2014
Ritorno il: 15/06/2014
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
Il nostro arrivo, giovedì sera, è sotto un acquazzone, nonostante le temperature siano molto alte. Pazienza, non ci lasciamo scoraggiare, in fondo la montagna è sempre bella, in estate come in inverno e quindi, qual occasione migliore per darsi alla gastronomia?

Il Gelindo dei Magredi a Vivaro è sicuramente uno dei luoghi ideali. Hanno un menù degustazione a 20 euro che permette di assaggiare molte delle specialità friulane più rinomate. A self service c’è poi la polenta che in queste zone non manca mai e la cena è semplicemente perfetta. Qui è possibile fare veramente qualsiasi tipo di attività: cavalli, biciclette, escursioni, campeggio, camere, carrozza, barbecue, gastronomia, cucina, e mille altre cose che vi possono venire in mente. Unico neo dell’agriturismo, ma importante soprattutto per chi è avvezzo alla rete e al web, i prezzi non pubblicati.

L’indomani mattina si comincia ad esplorare il territorio. Ci dirigiamo alle Sorgenti del Livenza. Specchi d’acqua e cascatelle che offrono refrigerio dal caldo. Acque dai colori intensi con tutte le sfumature del blu e movimenti d’acqua ovunque. Tappa da prevedere assolutamente.

Caneva ci accoglie con il suo mercatino e il castello lassù in alto offre una vista interessante sulla pianura. La torre svetta e girandole intorno ci accorgiamo che la porta è aperta. Gli operai stanno lavorando nella parte bassa, gli interni sono curati e quelle scale sono una tentazione davvero troppo forte per resistere. Lo sappiamo che non si fa! Ma in un attimo siamo in cima. Alcune foto molto belle, tempo zero per godersi il panorama e scendiamo in fretta. Uno degli operai sopraggiunge proprio mentre mio marito sta scendendo gli ultimi gradini e gli “dà una girata” stratosferica. Sappiamo che ha ragione, ma è un vero peccato che non si possa salire sempre lassù! Vabbè! A noi questa volta è andata bene, ma mi raccomando, non ditelo a nessuno!!!

Polcenigo è un altro borgo tutto da scoprire. Sono davvero tanti in questa zona gli scorci meravigliosi per scattare foto. La pietra è sovrana e alcune ristrutturazioni sono una delizia per gli occhi. Poi l’acqua, elemento molto importante che scorre un po’ ovunque con i suoi colori così intensi, dando quella sensazione di freschezza che, per quanto illusoria con questo caldo, è piacevole per gli occhi.

Dicevamo acqua? Tappa d’obbligo alla Centrale Idroelettrica di Monterale Valcellina. Qui si può scoprire che è la prima centrale idroelettrica d’Italia ad essere stata costruita. Più antica ancora di quella storica di Milano. Un centro visite permette di apprendere tutti i segreti della produzione di energia elettrica da una fonte così “naturale”.

Eccoci arrivati a Maniago. Il centro più importante della zona. La piazza principale è semplicemente incantevole, bar e localini tutto intorno, fiori ben curati, fontana, scale,… e il campanile a fare da sfondo.

A Maniago non ci si può certo perdere il Museo della Coltelleria. Sì, avete capito bene, Maniago è famosa in tutto il mondo per la produzione di coltelli. Nei secoli si sono interessati un po’ tutti ai coltelli di Maniago: dall’FBI ad Hollywood. Persino il coltello di Rambo viene proprio da qui!

Esplorare l’interno significa entrare in una storia vecchia di secoli in cui la produzione era completamente artigianale, aspetto che riveste tuttora un’importanza fondamentale. Dietro un semplice coltello da cucina o dietro le più preziose lame, si scopre letteralmente un mondo. Cura minuziosa nella lavorazione e nei dettagli. Ancora una volta l’eccellenza italiana viene portata nel mondo e noi che l’abbiamo in casa il più delle volte neppure ne siamo a conoscenza. Plastici, riproduzioni, forme umane al lavoro,… tutto per far entrare il visitatore nella storia e nella difficoltà che la realizzazione di un prodotto perfetto comporta.

Ritorniamo così al Gelindo dei Magredi e la nostra giornata non è ancora finita. Ma voi lo sapete cosa sono questi Magredi??? Io non lo sapevo e l’ho scoperto proprio qui.

A guardare la cartina avevo notato una rappresentazione “strana” ma avevo pensato ad un lago, un po’ asciutto e un po’ no, per chissà quale strana ragione meteorologica o geografica. Niente di tutto questo. Gli abitanti del luogo li snobbano e i loro modi di dire quando entrano in gioco i Magredi… sono tutti negativi. Per me invece sono stati una piacevolissima scoperta del tutto anomala. Vedere in Italia un deserto di pietre e una steppa simile solo a quella russa mi ha lasciato a bocca aperta. Sì, perché questo sono i Magredi! Un’area rimasta intatta in quanto destinata completamente a zona militare dove si entra solo in bicicletta, a piedi o a cavallo e che l’esercito utilizza tuttora per addestramenti con jeep e carri armati. Scene che si vedono ogni giorno da queste parti. Qui nidificano anche diversi uccelli e la zona è paradiso del birdwathing.

Cosa si fa quindi ora, qui, al Gelindo? Si parte in carrozza. Vivaro è sede di un caseificio sociale. E’ interessante ascoltare la storia e le peripezie di questo edificio completamente ristrutturato che è oggi attrazione turistica che mantiene viva la tradizione. In questo comune vi è ancora una sola stalla per la produzione di latte e carne. Andiamo così in carrozza a visitarla. I bambini – e non solo – rimarranno letteralmente stregati quando proveranno l’ebbrezza di farsi leccare le mani e le braccia da una mucca!

Si assiste poi alla mungitura effettuata con i metodi più moderni e ci si può rotolare nei mucchi di pannocchie. I bambini dapprima guarderanno stupiti, poi cercheranno un mezzo sguardo di approvazione (o disapprovazione?!?) dei genitori, poi si tufferanno ridendo a più non posso!

Tra le vigne ci dirigiamo ai bordi del Magredi per ammirare questa famosa pseudo-steppa russa. Facile prendere una bicicletta ed inoltrarsi. Facile far passare ore e ore in questo panorama così insolito e vasto. Ma è ora di rientrare e i bambini, a turno, guidano anche il trattore.

Il giorno successivo il programma per noi è molto intenso. Ma andiamo con ordine. Avete mai sentito parlare di Spilimbergo? Toccata e fuga al castello e poi via a perdersi nel centro storico. Colorato e vivace già di primo mattino. Oggi è sabato e c’è anche il mercato. I locali sono pieni di gente, i bambini corrono per le piazze e i negozietti, in cui il mosaico la fa sempre da padrone, sono uno più bello dell’altro.

Perché il mosaico è onnipresente? Perché qui nasce, cresce e si sviluppa un’arte che si perde nella notte dei tempi e a Spilimbergo ha sede la Scuola Mosaicisti del Friuli e ogni angolo del paese emana mosaico ed arte. Le realizzazioni che si incontrano sono davvero uniche e particolari. Ancora una volta un’eccellenza italiana è conosciuta più all’estero che in patria.

Saliamo verso la montagna, verso le Dolomiti Friulane. Gli scenari di pianura lasciano il posto al verde e alle montagne. Ancora un po’ di foto, una scorpacciata di fragoline di bosco che abbondano e raggiungiamo Clauzetto.

Qui ci aspetta l’avventura più avventurosa. Amrit, danese di origine, ha scelto di vivere su queste montagne. Sia lui che la sua compagna arrivano da percorsi introspettivi molto particolari e in questo luogo accostano il canyoning, alla meditazione (o al benessere per l’anima come amano definirlo) e ad un ristorante dove gustare prelibatezze, perché dovete sapere che il canyioning mette molta fame!

Si parte. Non dovete portarvi nulla di particolare: costume e scarponcini (oltre ai cambi che vi serviranno dopo). Si indossano muta, caschetto e imbragatura e con l’assistenza di una guida professionista,… così in maniera del tutto naturale, si cammina e ad un certo punto si entra nel torrente. In pochi minuti lo scenario evolve profondamente e vi sentirete catapultati in uno di quei tanti film di avventura che parlano si grotte e speleologia. In alcuni punti ci si lascia scivolare, in altri ci si cala con la corda. Vi assicuro che io sembravo un sacco di patate, quindi tutti possono farlo e riuscirci! In altri ci si tuffa direttamente nell’acqua da qualcosa come 8 metri di altezza e questo è il percorso più facile. Se avete dei bambini, sì perché il canyoning è praticabile dall’età di 7 anni, una raccomandazione importante: le mamme devono prevedere una visita dal cardiologo nei giorni successivi: vedere la propria figlia tuffarsi con sicurezza e senza paura da un’altezza di 8 metri, lascia strascichi più che permanenti! Garantito!!!

Io ero morta, mia figlia avrebbe rifatto subito tutto dall’inizio! La parte più bella è nuotare placidi nelle acque verdissime e trasparenti dentro le grotte (che tra l’altro sono visitabili, in parte, anche per i comuni turisti, tramite normalissimi gradini). La sensazione di pace e abbandono, perché la muta tiene a galla senza nuotare, è davvero unica. L’importante è non guardare il giorno prima un film come Sanctum!

Arrivati al termine la risalita dal sentiero di montagna per raggiungere nuovamente la base è faticosissima. Se non siete superatletici, ricordatevi di dirlo chiaramente ad Amrit (io, veramente l’avevo fatto…) e fate in modo che vi capisca bene, così da prevedere un po’ di tempo in più e magari non accostarvi ad aitanti e allenatissimi giovincelli come è accaduto nel nostro caso.

Bando alle ciance. Un centrifugato rivitalizzante di carote e ginger e si deve ripartire.

Stanchi, felici, soddisfatti per aver vissuto un’esperienza unica e… tutti rotti, stasera dormiremo al Belvedere.

Una deviazione di poche centinaia di metri, seguendo una freccia, e si incontra un vecchio mulino perfettamente ristrutturato e funzionante, qualche foto al lago di Tul, bello e deserto, senza turisti, prima di raggiungere Sequals.

La cena è elegante e raffinata. Il Belvedere è una location per cerimonie e lo chef riesce sapientemente ad accostare i gusti della tradizione con la raffinatezza e la prelibatezza di piatti che sono delizia per gli occhi prima e per il palato poi. Non è un ristorante lowcost, ma se volete qualcosa di diverso e raffinato, questo è il posto giusto.

Il mattino seguente la piscina ha un’acqua in cui viene voglia di buttarsi, ma noi purtroppo non abbiamo tempo. La nostra giornata è intensa anche oggi. La signora ci coccola con una colazione esagerata e noi ripartiamo alla volta di Frisanco.

Frisanco è un altro borgo da non perdere. Piccolo e intimo con pietra e fiori ovunque. La fontana, la chiesa il campanile… angoli caratteristici e scorci interessanti. Qui ha sede la mostra di Carlin. Basta suonare il campanello della casa dietro e la nuora di Carlin viene ad aprire e ci mostra una serie di opere interessantissime, frutto di passione e dedizione che permettono un tuffo nel passato. Carlin era sicuramente un uomo paziente, ha trascorso la sua vita a creare questi modelli di abitazioni del luogo che riproducono perfettamente la realtà. Mostrano la dura vita in queste zone, l’evoluzione delle abitazioni, tutti incastri e curiosità racchiuse in modelli perfettamente riprodotti e perfettamente funzionanti.

Poffabro è lì vicino. Viene definito – a ragione – uno dei borghi più belli d’Italia. Passeggiando tra le sue viuzze e i suoi cortili non si può non fare il paragone con mille altri borghi, molto più conosciuti e gettonati, che non valgono altrettanto. Forse la sua salvezza è proprio in questa capacità di mantenere un profilo basso e passare inosservato. Anche qui ci si perde per ore tra i meandri dei cortili, le insegne delle osterie e i balconi che straboccano di gerani.

Proseguendo sulla via del ritorno, sì, oggi purtroppo è l’ultimo giorno! Si arriva al Lago di Barcis. l’atmosfera qui è completamente diversa da quello che abbiamo vissuto in questi giorni. E’ una località turistica rinomata e offre ai visitatori… praticamente tutto! Oggi c’è persino una gara di offshore!

Noi optiamo per un giro sul Trenino della Valcellina. Il trenino rosso imbocca la vecchia strada, oggi chiusa e visitabile solo a piedi che si snoda tra canyon, montagne e paesaggi montani. Che scegliate il trenino o la passeggiata, il giro merita davvero.

La via del rientro passa per Erto e Casso prima di arrivare in autostrada. Avete già capito vero? La grande diga del Vajont che si staglia nella sua imponenza è davvero un tuffo al cuore che lascia senza parole. La storia la conoscono tutti. Decine di anni sono passati da quei più di duemila morti, e la diga è ancora là, a mostrare la stupidità umana come monito per le generazioni future. Monito che purtroppo ancora oggi troppo spesso viene ignorato!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche