Provenza 2005

DAI CANYON AI FENICOTTERI: PROVENZA 2005. Partecipanti al viaggio: Io, Laura, 25 anni e mio marito Paolo, 29 anni, da Como + le nostre biciclette (è la prima volta che le portiamo in vacanza e non siamo per niente allenati….). Durata: dal 14/07/2005 al 20/07/2005 – sei notti di pernottamento di cui tre a Vaison la Romaine e tre ad...
Scritto da: LauraF
provenza 2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
DAI CANYON AI FENICOTTERI: PROVENZA 2005.

Partecipanti al viaggio: Io, Laura, 25 anni e mio marito Paolo, 29 anni, da Como + le nostre biciclette (è la prima volta che le portiamo in vacanza e non siamo per niente allenati…). Durata: dal 14/07/2005 al 20/07/2005 – sei notti di pernottamento di cui tre a Vaison la Romaine e tre ad Arles Tot. Km percorsi: veramente tanti…

Regioni visitate: PROVENZA e in particolare  Luberon, HauteVaucluse, Camargue Budget: considerando tutto, abbiamo speso sorprendentemente poco GIORNO 1  ISLE SUR LA SORGUE (7) – CARPENTRAS (5) – PERNE LES FONTAINES (8) – VAISON LA ROMAINE (8) Dopo mesi di studio dell’itinerario partiamo (dalla Borgogna e precisamente Chalon sur Saone, quindi non sappiamo dare indicazioni su quanto tempo ci si impieghi ad arrivare in Provenza partendo dall’Italia) con destinazione Isle sur La Sorgue, la nostra prima tappa. Dopo quasi 4 ore (consideriamo pero’ che era il 14 Luglio – festa nazionale!!!) di noiosissima autostrada, arriviamo finalmente in Provenza e appena apriamo i finestrini si sente odore di garrigue e “rumore” assordante di cicale.

Isle sur la Sorgue è un paese piuttosto carino sul fiume Sorgue, con le casette colorate, qualche bella piazzetta e un’infinità di negozi di antiquariato. La cittadina si visita ( in realtà non c’è molto da visitare, si passeggia per le viuzze del centro e sul lungofiume) molto velocemente, noi ci siamo stati non più di un’ora. Vale la pena di fermarsi solo se si è di passaggio. Io non farei una deviazione per andarci di proposito, comunque il giudizio è positivo. Non eccessivamente affollata di turisti (niente pullman di giapponesi, per intenderci).

Ci avviamo verso Carpentras (ci si arriva in meno di mezz’ora) e, nonostante non ci aspettassimo di vedere una Parigi in miniatura, rimaniamo delusi. Città deserta (probabilmente causa 14 Luglio), niente di particolare da vedere, tranne forse la sinagoga che però è chiusa. Un posto in cui secondo noi non vale la pena di fermarsi, nemmeno se si è di strada. Facciamo un giro veloce in centro e partiamo per Perne les Fontaines. Ah!, Perne les Fontaines…

Perne les Fontaines è assolutamente deliziosa. Abbiamo parcheggiato lungo la strada fuori dalle mura (lasciando le bici sul portabici e ritrovandole al ritorno) e abbiamo scoperto di essere capitati durante la Festa del Melone. Non appena oltrepassate le mura antiche ci si trova nel centro storico che fiancheggia un fiume (asciutto) che presumiamo sia un affluente della Sorgue. La passeggiata lungo il fiume è davvero bella e in più noi abbiamo anche la fortuna di vedere tutte la bancarelle a tema: piantine di melone; dolci, conserve, marmellate a base di melone; casse di meloni; quadri che rappresentano solo meloni… Bellissimo da vedere e noi eravamo gli unici turisti stranieri, ben confusi tra i locali. P.S. Il melone è il prodotto tipico di Cavaillon, cittadina che si trova a pochi km. Da Pernes.

Dopo aver passeggiato lungo le bancarelle ed esserci fermati a bere qualcosa in una “Sala da the” incredibilmente bella (lungo il fiume, tre o quattro minuscoli tavolini all’aperto e una magnifica sala ricavata da una cave, cioè una cantina con il soffitto a volta), abbiamo deciso di andare a vedere le fontane. Eh, sì, Perne les fontaines, guarda caso, è famosa per le sue fontane. Sulle guide abbiamo letto che ce ne sono circa 40, ma noi ne abbiamo viste molte meno. Facendo il solito giro tra le viuzze, troviamo la torre dell’orologio. Che meraviglia! Bellissima vista dal basso e bellissimo il panorama, salendo fino in cima. Da non perdere. Gironzolando vediamo anche qualche fonatana, ma di Pernes, non sono le fontane che ricorderemo. Tirando le somme, ci abbiamo passato comunque meno di due ore. Secondo noi vale la pena di passarci. Essendo ormai tardo pomeriggio ci avviamo verso la meta finale di oggi, Vaison la Romaine, dove dormiremo per tre notti. La decisione di scegliere un albergo a Vaison non è stata intelligentissima dal punto di vista dei km. Percorsi, però vista la sua posizione (parecchio a nord) ci ha permesso di vedere posti splendidi che altrimenti non avremmo visto. Arriviamo a Vaison dopo circa un’ora (strada impeccabile) e troviamo senza troppe difficoltà il nostro albergo (prenotato da casa su Internet all’inizio di Luglio), l’Hotel Bhurrus. Si trova nella piazza principale di Vaison nuova (Vaison è divisa in due parti: la nuova, dove ci sono gli scavi romani e la vecchia, al di là’ del fiume Ouvèze, che è la parte medievale, arroccata sulla montagna) ed è a dir poco strepitoso. Il proprietario è appassionato di arte contemporanea e di design, e si vede. Salendo da una bellissima scalinata in cotto si arriva alla hall dipinta di rosa cartone animato dal cui soffitto scendono dei meravigliosi lampadari design. Dalla hall si accede alla bellissima terrazza che dà sulla piazza. La nostra camera (decisamente piccina) è decorata in stile pop art, stupenda. Il bagno è nuovo e pulito. L’unico neo dell’albergo è la mancanza di insonorizzazione delle stanze (noi poi siamo capitati nel weekend del 14 luglio, quindi nella piazza c’era musica fino a tarda notte). Abbiamo speso 47 Euro x notte x camera (senza colazione pero’, che costa la bellezza di 7 euro a testa. Noi abbiamo preferito comprare croissant dal fornaio in piazza). Questo prezzo è solo per le camere piccole. Ci sono anche le grandi e la suite, che ovviamente costano di più’.

La sera del 14 luglio abbiamo cenato in un ristorantino molto carino e per niente turistico in centro, poi abbiamo visto i fuochi d’artificio all’interno degli scavi romani (aperti gratuitamente al pubblico x l’occasione). Molto suggestivo. GIORNO 2  FONTAINE DE VAUCLUSE (8) – GORDES/ABBAZIA DI SENANQUE (8 ½ ) – ROUSSILLON (9) Partenza di buon’ora (verso le dieci, s’intende…) con destinazione Fontaine de Vaucluse, luogo dove Petrarca amò Laura e dove si trova la sorgente della Sorgue. Noi siamo arrivati intorno alle 11.30 e fortunatamente non abbiamo trovato né orde di turisti (sempre i soliti pullman di Giapponesi), né affollamento eccessivo. Ci siamo accorti però che i pullman dei viaggi organizzati iniziavano ad arrivare intorno alle 14, quindi, fate i vostri conti… Noi abbiamo lasciato la macchina un po’ prima di Fontaine (dove credo che in macchina non si possa nemmeno arrivare) proprio fuori da un parcheggio a pagamento e con le bici siamo arrivati in centro (percorso in bici: circa 1 km).

All’inizio del villaggio c’è una chiesetta romanica deliziosa, poi proseguendo e attraversando il fiume (che ha un meraviglioso colore verde smeraldo a causa della vegetazione subacquea) si trovano lungo la strada diverse cose da vedere. Noi ci siamo fermati a vedere la cartiera (entrata gratuita, ma negozio con prezzi folli dove non abbiamo comprato niente), un po’ troppo x turisti forse (anche se di turisti in realtà non ne abbiamo incontrati molti nemmeno qui), ma carino. Si vede tutto il processo di fabbricazione della carta in diretta (quella che poi vendono a peso d’oro nel negozio di cui sopra).

Lungo la strada si trova anche un ecomuseo che noi non abbiamo visitato e anche un museo civico. Sempre proseguendo per l’unica strada, fiancheggiata dai soliti negozietti e bancarelle (c’è anche una targa commemorativa del Petrarca) si arriva dopo una decina di minuti alla famosa sorgente. Noi non abbiamo visto molta acqua (l’estate in effetti non è la stagione migliore per visitare questo posto), ma in ogni caso la grotta in fondo al precipizio con il mini laghetto verde smeraldo è bella da vedere. Anche perché alzando gli occhi quasi non si vede la fine della parete rocciosa. Probabilmente visto in primavera è molto più impressionante. Merita comunque una visita. Lasciato il paese ci avviamo verso la nostra tappa successiva: Gordes. Dato che le guide e le recensioni che avevamo letto prima di partire descrivevano questo paese come una trappola per turisti, abbiamo deciso di vederlo dal di fuori, senza fermarci. Penso che sia stata un buona idea. La strada per raggiungere Gordes è molto bella appena inizia a salire (si tratta infatti di uno dei più famosi “village perché(arroccati)” di Francia) e dopo qualche curva… Meraviglia! Dalla strada si vede il villaggio in tutto il suo splendore. Dopo decine foto dal ciglio della strada ripartiamo alla volta dell’Abbazia di Senanque (quella che si vede su tutte le cartoline, immersa tra i campi di lavanda che in realtà non è lavanda, ma lavandin). Per arrivarci si continua per la strada panoramica e dopo pochi km si vede dall’alto ed è stupenda. Dopo diversi tornanti si arriva in basso e l’impatto è incredibile. Sembra di essere dentro una cartolina. L’abbazia è un edificio romanico molto sobrio e conservato benissimo, con la particolarità di essere al centro di una distesa di lavandin (che in luglio è in piena fioritura). Dopo altre decine di foto, cerchiamo di entrare x la visita guidata, ma con grande disappunto ci accorgiamo che gli orari scaricati dal sito internet non erano aggiornati e che la visita successiva parte dopo un’ora e mezza (tra l’altro Paolo non sarebbe potuto entrare dal momento che aveva i pantaloni corti e una maglietta senza maniche). Da vedere, sicuramente, soprattutto se ci passate tra metà giugno e metà luglio quando il lavandin è fiorito, ma non è ancora stato raccolto.

Dopo la sosta, ci dirigiamo verso la nostra ultima meta della giornata: Roussillon. Si tratta di un paese arroccato famoso per l’ocra che colora tutta la montagna. Sulle guide avevamo letto di un sentiero tracciato per permettere la visione dei colori così per prima cosa ci dirigiamo lì. Dopo aver parcheggiato nella parte bassa del paese, saliamo fino al cimitero (il sentiero parte da li’). Si pagano 2 euro per l’entrata, e il percorso è molto ben tenuto e segnalato. Si riesce a fare tutto il giro in circa mezz’ora (compreso il tempo per le foto, che sono inevitabilmente tantissime). Tenete conto che la prima parte è in discesa e per terra c’è l’ocra sotto forma di sabbia finissima (e bollente se è bel tempo!) che rimane attaccata a scarpe e vestiti. I colori sono splendidi: dal giallo all’arancione al rosso con i pini e il cielo blu sullo sfondo. Non sembra nemmeno di essere in Europa… Incredibilmente, nemmeno qui abbiamo trovato molti turisti (il che significa splendide foto senza fastidiosi omini). Usciti dal sentiero delle ocre decidiamo di dare un’occhiata al paese. Le stradine salgono tutte verso il punto panoramico e una chiesetta con la facciata arancione che sullo sfondo del cielo è imperdibile. Le case sono dipinte nella gamma dei rossi e nell’insieme sono veramente belle. Molti negozietti, alcuni molto turistici, altri di qualità (ma che prezzi…), molte gallerie d’arte. Lasciato Roussillon, ci dirigiamo verso Vaison la Romaine perché ci sembra che la giornata sia stata abbastanza intensa e, cosa non trascurabile, ci aspetta uno spettacolo di danza moderna nell’anfiteatro romano.

Arrivati in albergo, una doccia e subito a cena perché lo spettacolo inizia alle 22.00 in punto. Mangiamo in un ristorantino piuttosto turistico dove però la qualità e la quantità del cibo sono di molto superiori alle aspettative. Prezzo in linea con il precedente (menu completo a 17 Euro). Arriviamo all’Anfiteatro Romano giusto prima della chiusura dei cancelli. A parte lo spettacolo di danza, che a me è piaciuto moltissimo (mio marito invece si è addormentato…), il bello è stato anche poter vedere l’anfiteatro dall’interno, gremito di gente. GIORNO 3  APT (6) – SAULT (9) – MONT VENTOUX (9) La nostra giornata inizia con la visita ad Apt, cittadina famosa per il suo mercato del sabato e per essere la capitale mondiale del candito. Da Vaison ci vuole una buona ora e mezza, ma la strada è molto bella e panoramica. Arrivati ad Apt intorno alle 12.30 ci accorgiamo con grande disappunto che il mercato è appena terminato e tutti stanno smontando i furgoni. La cittadina è praticamente devastata, ma ci sono diverse squadre di operatori ecologici in azione. Facciamo un giro veloce nel centro, ma non troviamo niente di particolarmente degno di nota. Vediamo un paio di pasticcerie con i famosi canditi, ma i prezzi non sono propriamente abbordabili. Decidiamo quindi di cercare lo spaccio dell’azienda Aptunion che fabbrica (indovinate un po’?) canditi – indirizzo trovato sulla guida. E’ abbastanza facile da trovare (appena fuori Apt, nella zona industriale) e volendo si possono fare visite guidate all’interno della fabbrica. Noi ci fermiamo allo spaccio dove compriamo tonnellate di canditi (mio padre è il più grande mangiatore di canditi della storia…) a prezzi decisamente convenienti se si acquistano le confezioni grandi e non quelle da regalo. Lasciata la Mecca del candito ci dirigiamo speranzosi verso Sault e la zona della lavanda. Dopo una decina di chilometri cominciamo a vedere i primi campi che si fanno via via più fitti e numerosi man mano che si sale (la lavanda cresce sopra i 500 mt di altitudine). Inutile dire che sono splendidi, però non sono assolutamente facili da fotografare (perlomeno dal mio metro e 60 scarso di altezza). Dopo aver raccolto qualche spiga e fatto tantissime foto arriviamo a Sault, un paesino carino con alcuni negozietti simpatici da vedere (uno in particolare pieno di teste d’aglio di tutte le qualità appese alla porta colorata). Se volete comprare della lavanda da mettere nei sacchettini andate al consorzio dove la vendono in sacchetti da mezzo kilo e da un kilo, molto convenienti.

Dopo aver girato per circa un’ora tra viuzze e negozi decidiamo di tornare verso Vaison. L’itinerario calcolato con Route 66 ci dava come tempo di percorrenza quasi due ore, quindi decidiamo di avviarci anche se è ancora metà pomeriggio. Guardando la cartina, ci accorgiamo di dover passare per il Mont Ventoux, il che a noi due ignoranti di tour de France non dice poi molto. Man mano che la strada sale ci rendiamo conto che dobbiamo affrontare un vero e proprio passo (il Ventoux è alto 1912 mt!) infatti la vegetazione diminuisce fino a scomparire completamente lasciando il posto a della ghiaia bianchissima che infatti dal basso sembra neve. La strada è stupenda e nonostante il tragitto sia lungo, vale sicuramente la pena di fare qualche km in più (e lo dicono due che sono più che abituati alla montagna…). Arrivati in cima, la vista è veramente a 360° e c’è un fresco delizioso… Mio marito mi chiede di guidare perché lui vuole scendere in bici, ma non ho intenzione di rimanere vedova così giovane, quindi non se ne fa niente e scendiamo tutti e due in macchina… Dalla cima del Ventoux ci vuole ancora quasi un’ora per rientrare a Vaison, ma secondo noi ne vale davvero la pena. Arrivati in albergo ci rinfreschiamo e usciamo per cenare. Decidiamo di andare in un ristorante consigliato dalla guida che avevamo già visto la sera prima e ci era piaciuto. Si trova sempre nella zona vicino al teatro antico e si chiama Mosaique. Il posto è molto carino, curato e piuttosto modaiolo. La cucina è stile provenzal-etnico e devo dire, veramente ottima (da considerare che sono un’appassionata di cucina e, dicono, una brava cuoca, perciò potete fidarvi), in particolare i dolci sono imperdibili. Noi abbiamo preso il menù da 18 Euro (il meno caro), ma le porzioni sono abbondanti quindi ci si alza da tavola soddisfatti. GIORNO 4  AVIGNONE (7 ½ ) – TARASCONA (8) – ARLES (8) Ci alziamo di buon’ora perché oggi dobbiamo lasciare la Haute Provence e spostarci a Sud verso la Camargue. A malincuore lasciamo il nostro splendido albergo e Vaison la Romaine. La nostra prima tappa è Avignone ed in particolare il famoso Palazzo dei Papi. Arriviamo alla meta dopo circa un’ora e mezza (senza autostrada) e troviamo un parcheggio senza difficoltà subito fuori dalle mura.

Il percorso per raggiungere il palazzo è ben segnalato quindi lo troviamo dopo una decina di minuti di passeggiata. Il prezzo del biglietto è di 9.50 (solo per il palazzo, volendo c’è anche quello cumulativo per vedere anche il Pont Saint Bénézet) compresa l’audioguida. La nostra visita è durata circa un’ora dato che non abbiamo ascoltato per intero l’audioguida (molto interessante, ma veramente troppo dettagliata, sembra una tesi di dottorato…) ed è stata molto interessante. Sicuramente vale la pena di visitare il palazzo perché è davvero conservato perfettamente e molte delle decorazioni sono ancora visibili (pavimentazioni, affreschi…); non vi aspettate però di trovare mobili o suppellettili varie. Tenete presente che all’interno del palazzo non si possono fare foto, però nella boutique ci sono dei libri e dei fascicoli fotografici sul palazzo fatti molto bene e non eccessivamente cari. Terminata la visita facciamo un giro per la città, senza una meta precisa (purtroppo non abbiamo tempo di visitare i numerosi musei) osservando i muri letteralmente tappezzati da locandine di spettacoli teatrali. Avignone infatti in luglio ospita un importante festival del teatro. Dopo una breve passeggiata torniamo verso la macchina e ci fermiamo a vedere il famoso Pont d’Avignon della canzone. Secondo noi non vale la pena di salirci, quindi lo osserviamo da lontano e facciamo qualche foto.

Lasciata Avignone ci dirigiamo verso Tarascona che secondo le guide non è una città molto vitale né interessante però ha il pregio di avere un castello medievale perfettamente conservato. Appena oltrepassato il cartello “Tarascon” si entra in una città fantasma da film western. Non abbiamo visto una persona, davvero nemmeno una. Dopo aver parcheggiato vicino al castello decidiamo di visitarlo perché dall’esterno sembra effettivamente molto bello. Altissimo, imponente con il fossato intorno e un paio di statue raffiguranti la Tarasque (mitologico mostro acquatico da cui la città prende il nome), l’atmosfera surreale data dal silenzio assoluto. Fatto il biglietto che costa circa 6 Euro entriamo e ci accorgiamo che all’interno delle sale c’è un’esposizione di opere d’arte contemporanea! (mio marito cerca di scappare, ma lo convinco a dare almeno un’occhiata). Il contrasto tra il castello medievale e le installazioni è spettacolare, ma non posso soffermarmi più di tanto… Salendo si arriva alla terrazza sul tetto che è davvero impressionate: un po’ per l’altezza e un po’ perché la vista è veramente ampia. Dall’alto si vede benissimo anche il cortile interno del castello con il giardinetto botanico e la fontana a croce. Molto, molto bello. Usciti dal castello decidiamo di proseguire verso Arles, dato che Tarascona non sembra particolarmente ospitale… Arriviamo dopo circa mezz’ora e facciamo davvero fatica a trovare l’albergo che avevamo prenotato, dal momento che si trova nel cuore del centro storico. Parcheggiare nelle vicinanze è impossibile perciò lasciamo la macchina fuori dal centro e cerchiamo l’albergo a piedi (con annesse valigie…). L’edificio è un bel palazzo completamente ristrutturato esattamente dietro Les Arènes. Accoglienza cortese, ma un po’ freddina; ambiente un po’ troppo borghese per i miei gusti, ma molto curato nei dettagli e nel complesso obiettivamente molto bello. La camera non è grande, ma c’è l’aria condizionata, un bagno nuovissimo ed è molto silenzioso nonostante la posizione centralissima. In Italia sarebbe stato classificato come hotel di charme e credo avrebbe avuto 4 stelle. In realtà di stelle ne aveva due e noi abbiamo pagato 49 Euro a notte per camera (senza colazione che anche qui costa 7 euro). Hotel senza dubbio consigliato.

Dopo esserci cambiati decidiamo di cominciare a dare un’occhiata ad Arles, dato che è ancora presto. Il centro storico è piuttosto grande e ricco di vestigia romane (Arènes, Teatro romano, Criptoportici), molte bellissime chiese romaniche, stradine strette lastricate… Arles è anche sede del Festival della Fotografia che si svolge durante il mese di Luglio, ma noi sfortunatamente non riusciamo a vedere niente perché passiamo solo la sera in città e le esposizioni chiudono presto.

La città nel complesso a me piace molto, ma non ha niente a che vedere con il fascino dei paesini arroccati o della natura ancora incredibilmente selvaggia che abbiamo visto nella parte precedente del viaggio. Dopo aver gironzolato per un po’ decidiamo di scegliere un ristorante e per caso ne troviamo uno strepitoso che si chiama “La Fuente”: stilosissimo, con esposizione fotografica, piatti presentati benissimo e anche molto buoni. La cucina ha fortissime influenze spagnole (come in tutta la Camargue dove si mangia dappertutto paella e gazpacho). Mangiamo molto bene e tanto (io pesce, mio marito toro) con il solito menù intorno ai 17 Euro. Ristorante cult: non perdetevelo! GIORNO 5  LES BAUX DE PROVENCE (8 ½ ) – SALIN DE GIRAUD/ DOMAINE DE LA PALISSADE (8 ½) Ci svegliamo e ci accorgiamo subito che la giornata non è bellissima (proprio oggi che andiamo verso il mare…), ma in ogni caso partiamo alla volta di Les Baux de Provence, un paese arroccato famoso quanto Gordes che però in più è sovrastato dalle rovine di un castello medievale. Decidiamo di vedere prima di tutto il castello che si erge su una piana vastissima da cui c’è una splendida vista. Il biglietto costa intorno ai 9 euro comprensivi di audioguida molto interessante e non eccessivamente dettagliata. La visita dura quasi due ore, ma è molto piacevole e non ci accorgiamo nemmeno del tempo che passa. Usciti dal castello passeggiamo per Les Baux e in effetti concordiamo con quanti dicono che sia un posto veramente grazioso. Ci sono un paio di chiesette romaniche, moltissimi negozi (alcuni dichiaratamente turistici e altri di qualita’) e ristoranti. Lasciata la cittadina ci dirigiamo verso il cuore della Camargue ed in paticolare la nostra meta di oggi è Salin de Giraud, famosa per le saline. Il paese in realtà è inesistente, deserto e desolato. C’è solo un minuscolo Museo del Sale (entrate a dare un’occhiata, ma non aspettatevi niente di grandioso. In 5 minuti si vede tutto quello che c’è da vedere, ma fortunatamente l’entrata è gratuita), case che sembrano disabitate, nessuno in giro, nessun negozio e nemmeno un bar. Ha comunque un suo fascino tutto particolare da stazione mineraria del far west abbandonata… Subito dopo il “centro” del paese si vedono le camelles (montagne di sale messo ad asciugare) ed il paesaggio si fa lunare. Noi proseguiamo verso il mare che dista ancora pochi kilometri. Intorno a noi la Camargue, tagliata dalla stradina che stiamo percorrendo, fenicotteri, brughiera, canali, stagni… Molto particolare e sicuramente vale la pena di fare quei pochi km con la dovuta calma, fermandosi nelle varie piazzole x cercare di vedere la fauna e la flora. Arrivati a un certo punto la strada finisce e c’è un enorme parcheggio che segna l’entrata della spiaggia. La spiaggia è orrenda se avete in mente le maldive o anche semplicemente la Grecia, ma ha un fascino incredibile. La distesa sterminata di sabbia è molto scura e quasi terrosa (siamo proprio alla foce del Rodano!), da un lato ci sono le roulottes e le tende di Gitani che si mescolano tranquillamente con i turisti di giornata. Ovviamente si tratta di una spiaggia libera quindi non ci sono stabilimenti attrezzati (per fortuna…Altrimenti questa spiaggia perderebbe tutto il suo fascino un po’ hippie).

Dopo una breve sosta (il tempo è ancora coperto e c’è vento) decidiamo di vedere la Camargue dall’interno quindi decidiamo di fare un giro in bici nel Domaine de la Palissade. Si tratta di un podere gestito dallo stato al cui interno ci sono sentieri segnalati e si organizzano escursioni a cavallo. Noi avevamo preventivato di seguire un sentiero con la bici, ma scopriamo che si può passeggiare solo a piedi o cavallo per non disturbare la fauna e per non danneggiare la flora. Un po’ delusi esitiamo sul da farsi, dato che Paolo non vuole per nessun motivo al mondo salire su un cavallo. Dopo vari tentennamenti decidiamo per la passeggiata di un’ora a cavallo. L’esperienza è molto particolare perché né io né mio marito siamo mai saliti a cavallo, ma nonostante tutto si rivela molto piacevole. Durante la passeggiata la guida aiuta a vedere gli animali e spiega diverse cose che riguardano il territorio. Distrutti dalla giornata “en plein air” torniamo ad Arles dove ceniamo in un ristorante subito dietro l’Arena. GIORNO 6  LES SAINTES MARIES DE LA MER (8) Il nostro ultimo giorno è dedicato al mare. Ci dirigiamo verso Les Saintes Maries de la Mer, il paese (una volta abitato da pescatori, ora quasi solo da turisti) famoso per il pellegrinaggio dei Gitani in Maggio. Parcheggiata la macchina nel centro del paese prendiamo le bici e ci avviamo verso la spiaggia nella parte est (verso Salin de Giraud). Nemmeno qui la spiaggia è favolosa (tipo riviera romagnola, ma con pochissimi stabilimenti e la maggior parte spiaggia libera), ma ci fermiamo comunque un po’ per relax. Dopo un po’ decidiamo di dedicare del tempo alla visita della Camargue perciò imbocchiamo la diga che porta da Saintes Maries Salin de Giraud con le nostre bici. Il percorso è perfettamente in piano, ma il sole è caldissimo quindi si fa davvero fatica (anche perché non siamo dei gran ciclisti…), ma ne vale la pena perché guardando a destra e a sinistra si vede la Camargue con i suoi stagni pieni di fenicotteri e altri volatili a noi sconosciuti. Dopo qualche kilometro la strada finisce e cominciano le dune e la distesa di sabbia deserta. Qui il paesaggio è veramente spettacolare e non c’è anima viva, perciò facciamo ancora circa 500 mt sulla sabbia (aiuto!!!!) e ci fermiamo per fare ancora un po’ di mare, che qui è molto limpido e piacevole. Abbiamo almeno due o tre km di spiaggia tutta per noi e la sensazione è veramente bella. Vale la pena di arrivare fino a qui nonostante la faticaccia con la bici. Consigliato. Dopo un bagno e un po’ di sole decidiamo di tornare (il ritorno è stato molto più difficoltoso dell’andata…). Ci fermiamo ancora per un altro bagno e un’oretta di meritato relax nella spiaggia subito prima del paese. Decidiamo di fermarci per cena a Saintes Maries, quindi visitiamo il centro (con la bella chiesetta bianca) pieno di ristoranti e negozietti. Non è niente di particolarmente tipico o suggestivo, ma un paesino di mare come tanti. Scegliamo un ristorante a caso, dato che tutti propongono le stesse cose agli stessi prezzi e mangiamo bene con una cifra ridicola… (12,50€).

Dopo un altro breve giro per negozi ci avviamo verso Arles per trascorrere la nostra ultima notte perché l’indomani, purtroppo si parte…

GIORNO 7  MUSEO HARIBO (9) – PONT DU GARD Lasciato l’albergo troviamo una sorpresa poco gradita: le nostre bici, legate ad un palo sotto la finestra della nostra camera, sono sparite. Dopo un’arrabbiatura ciclopica decidiamo di non sporgere denuncia (ci avrebbe fatto solo perdere tempo) e lasciamo Arles e la Provenza con un po’ di amarezza per ritornare verso casa (veramente ritorniamo in Borgogna, nostro punto di partenza). Prima di prendere l’autostrada e di risalire verso nord avevamo programmato di vedere ancora un paio di cose. Arriviamo a Uzes per la nostra prima tappa: Il Museo dell’Haribo (la famosa fabbrica di caramelle gommose). La visita è davvero carina da fare; tutto è molto ben illustrato e in modo molto approfondito (non solo per bambini, quindi). Il biglietto non è regalato, ma poi passando dallo spaccio si possono comprare tutte le caramelle immaginabili a prezzi stracciati (noi siamo usciti con 9 kg!). Se ci passate, vale la pena di fermarsi. A circa 5 km da Uzes c’è il famoso Pont du Gard, quello che si vede sulle banconote da 5 euro. Decidiamo di fermarci almeno per fare qualche foto, ma scopriamo che si deve per forza lasciare la macchina in un parcheggio che costa 5 euro. Dato che avevamo deciso di fermarci solo per dare un’occhiata, 5 euro ci sembrano davvero troppi… Forse non abbiamo fatto la scelta migliore, ma comunque avremo tempo per tornarci…

Il nostro bellissimo viaggio finisce all’imbocco dell’autostrada, direzione Lione. QUALCHE CONSIDERAZIONE Nel complesso è stato un viaggio splendido, abbiamo visto la natura del sud della Francia in tutte le sue declinazioni. Colori, luci, paesaggi davvero unici e sorprendentemente vari. Durante questo viaggio abbiamo fatto le nostre foto più belle. Avendo a disposizione un paio di giorni in più il viaggio sarebbe stato un pochino più rilassato e avremmo avuto il tempo di oziare e rilassarci un po’ di più. Consigliato a tutti, ma in particolare agli amanti della natura e a chi non si spaventa se deve fare qualche km a piedi. Noi abbiamo scelto un itinerario “natura”, ma volendo se si seguono gli stessi percorsi si possono fare visite più culturali. Arles e Avignone sono due splendide città ricche di musei, esposizioni, festival di danza, teatro, fotografia… Considerate che gli ingressi a qualsiasi monumento/castello/museo/parco sono piuttosto cari (generalmente mai meno di 5 euro), ma è il prezzo che si deve pagare per evitare che il patrimonio artistico di uno stato si conservi…

Per quanto riguarda la cucina, come già detto, si può mangiare in ristoranti carini spendendo davvero poco e mangiando bene (ovviamente se non si prende il vino, altrimenti i costi lievitano). Le proposte sono abbastanza varie, l’importante è che non chiediate pasta o pizza, vi prego!!! Si mangiano molti piatti a base di verdura, agnello, toro, riso, pesce… Un po’ di tutto, insomma. Ottimi i dessert, in particolare la crème bruléé (tipo crema catalana) o il moelleux (una torta cioccolatosa con il cuore morbido).

Le guide che abbiamo consultato sono: “ROUTARD” PROVENZA 2003  le mie preferite in assoluto. Non è vero che sono solo per backpackers e punkabbestia. Ti consigliano itinerari un pochino fuori dal circuito turistico, per quanto possibile. “GEOGUIDE” PROVENZA  non mi è piaciuta moltissimo, ma ogni tanto c’è qualche spunto utile. Buon Viaggio a tutti.



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