Provenza Camargue e Costa azzurra: Profumi Colori

TAPPE DEL VIAGGIO Primo giorno: La Colle sur Loup, St. Paul de Vence, Cagnes sur Mer Secondo giorno: Grasse, Aix en Provence Terzo giorno: Martigues, Carro, Le Baux de Provence, Fointvielle, Maisson Les Alpilles, St. Remy de Provence Quarto giorno: Arles, Aigues Mortes, Nimes, Beucaire Quinto giorno: Tarascon, Avignon, Orange, Pont du Gard,...
Scritto da: Adriana Claps
provenza camargue e costa azzurra: profumi colori
Partenza il: 10/08/2005
Ritorno il: 19/08/2005
Viaggiatori: in coppia
TAPPE DEL VIAGGIO Primo giorno: La Colle sur Loup, St. Paul de Vence, Cagnes sur Mer Secondo giorno: Grasse, Aix en Provence Terzo giorno: Martigues, Carro, Le Baux de Provence, Fointvielle, Maisson Les Alpilles, St. Remy de Provence Quarto giorno: Arles, Aigues Mortes, Nimes, Beucaire Quinto giorno: Tarascon, Avignon, Orange, Pont du Gard, Remoulins Sesto giorno: Fontaine de Vaucluse, Gordes, Abbaye de Senanque, Roussillon, Viens Settimo giorno: Manosque, Valensole, Moustiers St. Marie, Lac de Saint Croix, La Palud der Verdon Ottavo giorno: Point Sublime, Gorges du Verdon, Castellane, Entrevaux, Nice, Villefrenche sur Mer, Cannes Nono giorno: Monte Carlo, Genova, La Spezia, Livorno (Decimo giorno: Grosseto, rientro a casa)

Mercoledì 10 agosto Un anno è trascorso, finalmente è tempo di vacanze! Ci sembrerà strano, tuttavia, partire e non direzionare la nostra lunga traiettoia di viaggio verso il verde di boschi e foreste ( per noi la media estiva supera di solito i 3000 Km. Circa) verso il Brennero e dunque l’amata Austria, terra di Tirolo ove, per una remota ragione, riconosco affondare le mie radici. Quest’estate, desiderosi di nuove mete, lasciamo la familiarità dei paesaggi di montagna, per la prima volta diretti verso le colline e le coste del sud della Francia: non si presenterà ai nostri occhi il verde brillante e smeraldino dei boschi teutonici, ma, ad ogni modo, immaginiamo sin d’ora la Provenza come un paesaggio variegato di profumi, caldo e pacante, e senz’altro colorato da un intenso azzurro, giammai contemplato in alcuna acqua di mare (nemmeno nella, per noi vicina, costiera amalfitana).

Prima meta del viaggio è St. Paul de Vence, piccolo borgo medievale tra Nizza e Cannes (uscita Cagnes sur Mer): per raggiungerlo, lasciata Ventimiglia, oltrepassiamo meravigliati il confine francese, stupiti per l’assenza di controlli (e l’allarme terrorismo, la disapplicazione francese del trattato di Shengen?) e di persone addette ad effettuarne. Alla station de payment, ad attenderci è il solo famoso cesto che richiede l’immissione dei primi spiccioli (€ 1,20): ne serviranno molti lungo le (auto)strade francesi, ed è buona norma perciò portarne già una bella scorta con sè dall’Italia. L’Hotel che avevamo scelto sbirciando dal web prima di partire (come al solito all’avventura, senza prenotare!) sfortunatamente espone sulla porta d’ingresso contornata di verde e di rampicanti l’insperato ma temuto cartello “complet”. Belegt, belegt, tutto pieno… A proposito, non c’è ancora occasione per verificare l’astio notorio dei Francesi avverso la lingua inglese… In verità il receptionist dell’hotel di La Colle sur Loup presso cui troviamo rifugio per la prima notte ci riesce simpatico, parla addirittura inglese e finanche un po’ di italiano: il primissimo impatto è positivo.

Una breve passeggiata a La Colle sur Loup (mi colpiscono i menù dei numerosi ristorantini del luogo – una pizza margherita costa non meno di 11 euro -, ed un vecchietto che, guardandoci, esclama “Les amoreux!”…) e poi dedichiamo la prima serata del viaggio a St. Paul. Situato in un paesaggio collinare di olivi e vitigni che scendono a mare, St. Paul de Vence è un vero gioiello architettonico, sicuramente da visitare e per certi versi simile alla San Gimignano italiana (ovviamente priva delle alti, monumentali torri del borgo toscano..), tutta attraversata da stretti vicoli tappezzati con ciottoli sistemati ad arte, e contornati, ai lati, da vetrine di piccole boutiques, botteghe di pittori e di artigiani locali. Famosi il cannone di Lacan (si narra che esso avrebbe scacciato i nemici di St. Paul a colpi di noccioli di ciliegie, anzichè con palle di ferro…), il dougione dell’antico castello, oggi palazzo municipale, la cui campana riporta incisa la scritta “Hora et jam de somno suggere” (le ore ci invitano, fin da ora, al sogno), la Fondation Maeght – galleria fondata nel 1964 con terrazze ombreggiate di pini marittimi che racchiude capolavori di Mirò, Matisse, Giacometti, Kandisky ed altri artisti del XX sec. I quali pagavano il conto della cena al ristorante Le Colombe d’Or lasciando un loro dipinto: ancor oggi ai muri della sala da pranzo sono esposti quadri di Chagall, Picasso, etc. -, la fontana costruita nel 1850 nel cuore della cittadella e simbolo della stessa, ed il campo di bocce, immancabile come in ogni paesino da queste parti, ombreggiato da alti platani. Famoso è anche il cimitero rivolto verso il mare, ove trova sepoltura, accanto a uomini semplici, anche Marc Chagall.

St. Paul rimarrà per sempre un ricordo nitido nella storia dei miei giorni, e sino all’ultimo, anche perchè è stato proprio qui, alle 20:09, mentre, rilassata, me ne stavo seduta ad un caffè in attesa di un gigantesco gelato, che all’improvviso, ad un metro e mezzo di distanza, preceduto ed affiancato da 2-3 guardie del corpo e da una troupe televisiva, vedo avanzare, io incredula e lui placido, semplice, affascinante, mite nel suo serio sorriso, nientepocodimenoche Mr. Paul Hewson, sì, proprio lui!, Bono degli U2, impegnato meno di un mese prima nell’emozionante concerto londinese del Live8. Thank Paul, for making me dream about the possibility of peace in the world. Grande emozione.

Proseguiamo la serata a Cagnes sur Mer, il cui centro storico è un bel borgo medievale dominato dal bel Castello Musee Grimaldi, ed interessante per l’Ateleir des Parfumes ed il Musee Renoir.

Giovedì 11 agosto Dopo aver consumato in una patisserie la nostra prima tipica colazione francese, con sfilatini di baguette ed un assortimento di vari vasettini di confetture accompagnato dal cappuccino, lasciamo St. Paul de Vence alla volta di Grasse, cittadina molto vivace e commerciale, connotata dalla presenza di numerose fabbriche di profumi (anche quella antica di Chanel) che è possibile visitare gratuitamente. I vicoli del centro sono pieni di vetrine colme di saponette, profumi, fiori secchi, candele (c’è un negozio dove le fabbricano al momento), souvenirs, etc. Da segnalare la Cattedrale per la presenza all’interno di tre opere di Rubens. La meta di oggi è Aix-en-Provence, il cui famoso Cours Mirabeau, considerato spesso una delle più belle promenade d’Europa, si presenta come un lungo viale fittamente costeggiato da secolari platani, che creano anche di giorno un’atmosfera unica, lasciando le loro larghe abbondanti chiome soltanto filtrare appena i raggi del sole, dando vita così a giochi d’ombra caratteristici tanto quanto i numerosi tradizionali caffè all’aperto per una tipica sosta francese. I mercatini serali, le fontane termali in stile rococò (famosa quella dei quattro delfini) ed i bei palazzi d’epoca contribuiscono a rendere questa cittadina nel cuore della Provenza uno dei posti da visitare almeno una volta nella vita. Il meraviglioso Cours Mirabeau è famoso inoltre perchè lungo di esso, seguendo un itinerario di chiodi dorati a partire da Place de Gaulle, è possibile seguire i passi di Cezanne, che qui ebbe i suoi natali. Nelle ultime due settimane di luglio si svolge in Aix-en-Provence il Festival Internazionale di Arte Lirica, famoso come da queste parti i calissons, tipici (e squisiti) biscottini a base di mandorle e miele.

Venerdì 12 agosto Prima tappa del giorno è Martigues, chiamata forse non del tutto a ragione la Venezia della Provenza: Martigues è caratterizzata da case che si affacciano su canali e piccoli ponti, ma il paesaggio, l’atmosfera, la vita di questa cittadina proprio come quella di Venezia non è o almeno tale non ci appare. A Martigues ci sono vari locali dove gustare la succulenta bouillabaisse (famosa zuppa di pesce provenzale con almeno dodici qualità di pesce: costituisce due porzioni), ma, piuttosto delusi, preferiamo lasciare la cittadina, alla volta della vicina costa, ricca di borghi caratteristici come Carro e Lavera. Noi sostiamo a Carro, tranquilla località di villeggiatura, dove consumiamo un ottimo ed abbondante (nonchè non esoso) pranzo a base di pesce in un ristorante sul lungomare. Tornati di nuovo verso l’interno (seguendo la direz. Istres), risaliamo lungo la piana della Crau notoriamente ritratta da Van Gogh, e, dopo aver fotografato bianche cicogne in volo sui numerosi, quasi infiniti prati verdissimi della famosa pianura, raggiungiamo il territorio di Fointvielle (località molto calma, piccola e pianeggiante), Maisson Les Alpilles, St. Remy de Provence. Perveniamo a Maisson Le Alpilles, situata nell’omonimo Department fatto di rocce calcaree frastagliate e di aspetto molto chiaro, dopo aver attraversato strade lunghe e strette che si snodano, attorniate dagli speroni rocciosi, in mezzo a frutteti e vigneti, ruderi e numerosi “mas” (fattorie) spesso adibiti a meravigliosi, tranquilli hotel ricavati dai tratti pianeggianti, verdi e profumati di lavande, olivi, rosmarini e rododendri. La zona, che tra l’altro è stata oggetto delle riprese di un famoso film con Robert De Niro, ci rilassa molto nonostante la lieve tortuosità della strada e la presenza di numerosi camper e roulottes. Ammiriamo la splendida cittadella medievale di Le Baux, definita dal Cardinale Le Richelieu “nido per le aquile” in quanto arroccata su un isolato altopiano ventoso ed a picco, circondato a valle da centinaia e centinaia di ulivi. Le Baux, le cui antiche case di pietra ed il cui maniero si narra fossero abitati da streghe e folletti, oggi costituisce un borgo artigiano invaso quotidianamente da flussi continui di turisti: la cittadella rappresenta infatti uno dei più belli e prestigiosi siti storici della Francia. Un’audioguida all’interno del Castello (ingresso adulti € 8,00), con tanto di torrione e di torri fortificate, consente di rivivere la storia irrequieta della stirpe dei Conti di Baux e l’atmosfera medievale, anche grazie alla presenza di una gigante catapulta, dell’ariete e di altre macchine d’assedio, alla possibilità di tirare con la balestra etc. Lo Chateau è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:30 in estate (fino alle 18:30 in primavera ed autunno ed alle 17:00 in inverno). Consigliate le scarpe da ginnastica! Una curiosità: la stella cometa inserita sul balsone dei Conti provenzali di Baux rievoca la leggenda per cui i primi Signori di Le Baux affermavano di discendere dal Re Mago Baldassare il quale, seguendo appunto la cometa, arrivò a Betlemme.

Ci dirigiamo al versante settentrionale delle Alpilles, e, dopo aver incontrato sulla strada due begli esempi di bella architettura romana (un mausoleo ed un arco di trionfo, “les antiques”), arriviamo a St. Remy de Provence, connotata dai pittoreschi vicoletti del suo piccolo centro storico. In realtà, comunque, St. Remy la trovi interessante più che altro per la possibilità di seguire le vie ed i luoghi che, ancora oggi presenti, più di un secolo or sono hanno dato lo sfondo ai vari, famosissimi quadri di Vincent Van Gogh. In particolare si può, attraverso una ventina di guide su pannelli, ripercorrere tutti i posti frequentati (e ritratti) dal grande pittore, che qui proprio fu rinchiuso nell’ospedale psichiatrico di St. Paul de Mausole, ancor oggi esistente all’ingresso di St. Remy, immerso in una campagna di ulivi e cipressi, e le cui mura abbiamo costeggiato non senza una fervida emozione. St. Remy è anche nota per aver dato i natali al medico ed astrologo Michel de Nostredame, conosciuto come Nostradamus (è visibile la casa natale). Peccato che proprio stasera fervono i preparativi per la Corrida che si terrà il giorno 14. Sorseggiando io la adorata Perrier e Raffaele il suo pastis, trascorriamo la serata, ma rimango estranea (se non infastidita) dal circostante entusiasmo collettivo, retaggio tanto storico quanto, almeno per il mio istinto animalista, insulso. Mi informo, comunque, che a differenza della tradizione spagnola della corrida, nel sud della Francia lo scopo dei combattimenti non è uccidere i tori, che sono adorati tanto quanto i toreri, ma lo spettacolo puro della corrida. Spettacolo che comunque non mi entusiasma.

Sabato 13 agosto Mi sveglio di buon’ora, stamattina, nella quiete dell’hotel. Il silenzio davvero avvolge ogni cosa, qui a bordo della piscina accerchiata da cespugli di lavande, olivi e rododendri, in compagnia della sola, mia consueta, impagabile sete di meditata esplorazione, di guardare, osservare e scrutare con profondità ogni elemento intorno, quasi io – piccolo essere – potessi fermare il tempo attraverso il dipinto negli occhi di fulgide riflessioni e silenziosi soliloqui dell’anima. Ahimè, “tempus fugit”, è già sabato ed anche il momento di questa irreale pace è destinata ad essere fagocitata dalla ineludibile necessità (e forse comunque anche curiosità e desiderio) di continuare il viaggio. Di lavande e girasoli ancora non abbiamo visto molti campi, ma il nostro programma impone di lasciare per qualche giorno la Provenza in favore della Camargue, che è qui vicino a sud di Arles. Prima sosta (sempre in collegamento all’itinerario Van Gogh) è proprio ad Arles, la città dell’angoscia del pittore olandese, famosa per l’arena risalente al I sec. A. C. E perfettamente conservata nel centro storico, che rende alla città la denominazione, forse anche questa un po’ eccessiva, di “Roma della Provenza”. Entriamo a visitare (biglietto € 4,00) i due livelli del monumento, anche questo scenario del film con De Niro, il quale ogni anno si trasforma in una “plaza de toros”, e la torre dalla quale si gode della panoramica vista di tutta la cittadina comprese le Bocche del Rodano. Il solito nazionalismo francese si rivela nella assoluta limitatezza delle visite della città per le vie di Van Gogh: l’itinerario del grande pittore, infatti, viene mostrato in visita guidata soltanto nel pomeriggio (se non ricordo male) del martedì! Ci troviamo però per il mercato dei fiori e delle erbe, che offre anche tipici prodotti alimentari (saucissons, fromages, fruit e legumes). Non resistiamo alla tentazione abituale di acquistare qualche formaggio francese e l’immancabile baguette, che costituiranno il parco pranzo di oggi, allegramente consumato all’ombra di giganteschi platani su una delle tante panchine d’una piazza enorme. Da Arles ci spostiamo a sud, verso le terre della Camargue, interessantissime da un punto di vista ornitologico (famose per i fenicotteri rosa, e connotate da selvaggi pascoli di cavalli bianchi e robusti tori neri, che ne costituiscono il simbolo), ed in particolare sostiamo brevemente ad Aigues Mortes, circondata da alte mura ben conservate, che custodiscono al proprio interno il piccolo villaggio caotico e colmo di un numero forse eccessivo di negozi di souvenirs per turisti. A noi non è piaciuta, abbiamo trovato interessante solo un assai fornito punto vendita di caramelle e dolciumi vari. Riprendiamo il cammino per Nimes, nota per la sua arena, di poco più piccola di quella di Arles, e ricca di una bella varietà di monumenti di storia romanica, ma il cospicuo traffico ed i divieti di transito e di accesso assediano il tragitto per raggiungere quello che ci appare l’unico albergo accettabile del centro: stanchi, decidiamo di non pernottare in questa vivace città animata da una folta schiera di centri commerciali ed, ormai allo stremo come solo noi sappiamo ridurci, sotto un sole che brucia, nel rimpianto della piscina di ieri, proseguiamo verso Beucaire/Tarascon.

Per fortuna nel centro di Beaucaire troviamo, libero per due notti, un hotel molto interessante per il rapporto qualità-prezzo (camere ben arredate ed ampie, bagno con vasca idromassaggio, per soli € 78,00 a notte), arricchito da un grande cortile adibito a parcheggio, all’ombra di alti alberi. Beaucaire è una piccola cittadina sul Rodano, praticamente gemellata con la vicinissima Tarascon, dalla quale è divisa solo per mezzo di un ponte sul largo fiume, il cui nome secondo una leggenda deriverebbe da “Tarasque”, una sorta di drago che Santa Marta riuscì a domare. Entrambe le città sono caratterizzate ciascuna dal proprio imponente castello, che sembrano fronteggiarsi simmetricamente rispetto al ponte sul Rodano; più famoso e suggestivo è giustamente quello di Tarascon, fatto ultimare nel 1450 da Renato I d’Angiò. Trascorriamo la serata impegnati a consumar una cena fredda tipica della Camargue, a base unicamente di squisite coquillages (ostriche a josa, cozze, escargotes e gamberi, tutti rigorosamente crudi), all’ombra degli alberi che oramai hanno connotato un po’ tutte queste vacanze francesi, i platani, di fronte ad un porto canale vivacizzato da piccole imbarcazioni (e la sera tardi, ci rendiamo conto, da qualche animale che nuota tranquillamente nel canale…Ottimisticamente pensiamo alle lontre…).

Domenica 14 agosto Dopo aver ammirato il castello di Tarascon, visitiamo finalmente Avignone ed il suo splendido, monumentale Palazzo dei Papi, residenza dei sette Papi che si avvicendarono dal 1309 al 1377, le cui mura merlate sorrette da archi gotici raccordano le dieci torri quadrate della austera dimora pontificia (compriamo il biglietto cumulativo, dal costo pro capite di € 11,50, che comprende, oltre ad una visita con audioguida in italiano del Palazzo papale, anche l’audioguida del celebre Ponte St. Benezet, da visitare senz’altro). Sbirciamo i negozietti garbati delle strette viuzze medievali del centro, e, stanchi come sempre, arriviamo nella larga Rue de Republique, dove stanno girando un film… Il percorso storico di monumenti romanici continua e così andiamo, nel primo pomeriggio, ad Orange, famosa per il suo bel Teatro, monumento mondiale del patrimonio Unesco, ancora oggi usato per spettacoli teatrali, e l’Arc du Triomphe, anche questo ben conservato. Raggiungiamo il Pont du Gard, splendido esempio di sapiente architettura romana. Il ponte è infatti un acquedotto a due piani risalente al 19 sec. A. C, dal quale si gode una magnifica visita panoramica. Unico punto debole, è che questo posto soprattutto la domenica, è preso d’assalto dai Francesi del posto, i quali lo considerano un po’ come una località di villeggiatura marina… L’atmosfera è caotica, i parcheggi enormi… Ceniamo a Remoulins, molto più calma… Raffaele stasera decide di provare la carne di toreaux, anche questo piatto tipicamente della Camargue, ma il sapore seppure addolcito dalle mandorle gli riesce troppo forte… Delizioso per me il dessert di fromage avec framboise…

Lunedì 15 agosto Lasciamo Beaucaire alla volta della Regione Valchiusa (Vaucluse), nella quale un posto di rilievo occupa la località di Fontaine de Vaucluse, famosa per le sue “chiare fresche dolci acque” decantate da Francesco Petrarca. Il poeta italiano, difatti, ebbe a sostare proprio in questi posti: subito dopo aver lasciato la macchina in un ampio parcheggio verde di alberi folti (il pagamento di € 3,00 concede il droit de stationnement per tutto il giorno e la visita alla fonte) troviamo il Museo dedicato al Petrarca, nei pressi della casa che lo ospitò; dirigendoci poi verso la famosa fonte, costeggiando un fiume rigoglioso di una gran varietà di piante assolutamente smeraldine, la nostra attenzione è attirata da una pietra infissa nella roccia, sulla quale è scolpito un suggello d’amicizia fra l’Italia e la Francia grazie alla poesia del Petrarca per l’amata Laura. La delusione è tanta quando, dopo un discreto percorso a piedi, ci imbattiamo in quella che in realtà si presenta come una mesta pozzanghera con lattine, che si trasforma, evidentemente in periodi diversi da questo, nella meravigliosa fonte trasparente ritratta nelle cartoline dei numerosissimi negozietti turistici presenti sul posto. Le bancarelle ed i negozietti vari sono gremiti di caramelle, quadri, olii e liquori tipici, ceramiche (cicale, cicale radar, sculturine con lavanda) e, a proposito, sacchetti di tela di sacco o di stoffa, mazzolini, essenze, estratti, miele, saponi e quant’altro a base di lavanda o lavandin. Una curiosità: i prezzi di questa … Varia oggettistica (alcuna anche un po’ kitsch ad onor del vero) sono tra i migliori della Provenza: per gli acquisti canonici dei vari sacchetti di lavanda conviene fermarsi qualche minuto! L’atmosfera massicciamente turistica del luogo deriva anche dalla presenza, a valle della sorgente, di un antico mulino funzionante, asservito ad una fabbrica di carta (in particolare viene prodotta carta con fili di erba e fiori in vista) che, grazie ai magli mossi dal mulino, macera e riduce in poltiglia vecchi cenci di lino provenienti da tutta la Francia messi poi a stendere e pressati. La carta viene ovviamente proposta in vendita in un negozio di souvenir annesso al mulino (numerosi i rotoli su cui sono, naturalmente!, stampate poesie o versi di Petrarca.).

Sotto un bel sole continuiamo il viaggio verso Gordes, il cui fascino di paesino medievale è completamente travolto dalle folte torme di turisti che affollano chiassosamente ogni singola viuzza. Non godiamo perciò appieno dell’atmosfera che questo posto saprebbe forse regalare in periodi diversi, comunque vale la pena, seguendo la Rue de Eglise, raggiungere (in un minuto!) un punto panoramico di belvedere dal quale la vista si magnifica di uno spettacolare paesaggio intensamente verde e giallo: il colore di cipressi, pioppi ed ulivi e quello dei campi di grano tagliato si accostano e contrastano fondendosi in una estesa, pacante pianura, stagliandosi contro l’azzurro estivo del cielo.

Il nostro cammino continua tra ulivi, ciliegi, vigneti ed alberi bassissimi di albicocchi, serpeggiando nel caldo di mezzogiorno interrotto solo a tratti da folate di mistral che piacevolmente fendono l’aria e ti riempiono il respiro. Lenti tra una curva e l’altra di una stradina a ridosso di costoni di rocce, in una desolata valle attonita di silenzio animato da stanche ma infaticabili cicale, all’improvviso giungiamo all’Abbazia cistercense di Senanque, semplice costruzione che pare fondersi, per il suo non colore grigio-marrone, col territorio circostante. Maggior risalto sarà acquistato da quest’edificio in tarda primavera, quando il lungo campo di lavanda che si estende ordinatamente davanti ad esso sarà in pieno fiore, espandendo un profumo la cui intensità possiamo soltanto, ad occhi socchiusi e pieno respiro, immaginare. L’abbazia odiernamente è un museo adibito a centro culturale, consuetamente assalito da turisti che con le loro macchine hanno riempito il solito parcheggio esterno (l’interno è visitabile al prezzo di € 5,00 ad orari fissi). Decidiamo di continuare verso la famosa Roussillon, passando per la tranquilla Murs, avvicinandoci così al territorio rosso delle “ocres des Provence”. L’ocra era estratta dai Romani per tingere lo loro toghe dalle cave presenti proprio qui, spettacolari falesie color ocra giallo dorato e porpora dipingono gli occhi dei visitatori. L’ennesima delusione di questo viaggio in Provenza è però per le folle di turisti che gremiscono quasi all’eccesso questo minuscolo paesino di montagna nella valle del Calavon, e che fotografano ogni finestra, ogni angolo del borgo medievale. Indiscusso resta comunque il fascino del campanile con l’orologio, ed in generale del paesaggio di casette color rosso ocra da cui trae origine il nome del paese, ravvivato dal contrasto cromatico con gli scuroni di legno delle finestre dipinti in color lavanda o azzurro. Peccato davvero per l’eccesso di voci, di click fotografici, di ristoranti e ristorantini che si fanno a gara e paiono quasi distrurbare il naturale silenzio immobile di questo piccolissimo borgo.

Il paesaggio collinare, bucolico, di queste località perse quasi nell’ampio mantello verde del territorio interno del sud della Francia si distende leggermente giungendo nella città di Apt, capitale mondiale dei frutti canditi, per riprendere forma di poi nel paesino di St. Martin de Castillon, e nella pace incantata di ulivi e lavande di Viens, dove pernottiamo (ottima la cena all’aperto, preceduta da una bella siesta a bordo piscina).

Martedì 16 agosto Proseguiamo lungo “les routes de la lavande” (in proposito, segnaliamo il Museo della lavanda aperto tutti i giorni dell’anno tranne il mese di gennaio -dalle 10:00 alle 19:00 in luglio ed agosto-, con audioguida anche in italiano, situato a Cabrieres d’Avignon, tra Fontaine de Vaucluse e Gordes), lasciando il piccolo paese di Cereste verso la ben più grande e movimentata cittadina di Manosque (facciamo una sosta per la prima vera spesa francese, con un’abbondante scorta di vini, pastis e cidro da portare a casa, in uno dei tanti centri commerciali) e Valensole. Famoso per i suoi campi di lavanda, ad agosto questo piccolo paese non offre molto agli occhi dei turisti (almeno ai nostri!); ci colpisce in particolare soltanto una fontana, coperta da tettoie di vecchio legno, dove immaginiamo le donne del “pays de la lavande” venire un tempo a lavare i panni. Decisamente proseguiamo a scoprire il territorio francese un po’ più di montagna, a cominciare da Moustiers St. Marie, uno sicuramente dei più bei villaggi provenzali, con le sue piccole cascate che s’affacciano nel verde tra una casa e l’altra, famoso per la produzione di maioliche a partire dal sedicesimo-diciasettesimo secolo. Ancor oggi sono numerosi i laboratori che producono opere in ceramica (esiste anche il “Museo della maiolica”), la cui vendita caratterizza i vicoletti di questo borgo sovrastato dalla piccola Cappella Notre Dame de Beauvoir, raggiungibile da un sentiero a piedi. A metà giornata intraprendiamo il percorso verso le famose gole del Grand Canyon du Verdon (le più profonde d’Europa), scavate dalle acque smeraldine del fiume Verdon nei massicci calcarei che caratterizzano il paesaggio, dominato dal Lac de Saint Croix, lago artificiale adatto a tutti gli sport nautici (è pieno di barche a vela) e dotato di spiagge e vaste aree pic-nic. Percorriamo la Rive Droite fino a La Palud du Verdon, interessante paesaggio di montagna immerso nel verde di prati che aprono lunghi orizzonti. Pernottiamo qui, alla insoddisfatta ricerca di sapori capaci di rievocare al palato ed allo spirito la mia, la nostra montagna…

Mercoledì 17 agosto Per godersi appieno il paesaggio sicuramente di grande suggestione offerto dalle gole del Verdon, sarebbe consigliabile, ma lo lasciamo a chi ama camminare molto a piedi, magari muniti di pile e mantelline, il sentiero Martel, lungo 14 Km.. Noi ci accontentiamo di prendere la macchina anche stamattina per iniziare il percorso, chiamato l’“Imbuto”, che costeggia tutto il fiume Verdon, fino a Gorges, sostando presso Le Point Sublime, punto panoramico (raggiungibile facilmente a piedi, distante dalla strada una scarsa decina di minuti) di notevole bellezza. Peccato che le gole, gli enormi dislivelli delle rocce calcaree, i percorsi di rafting che si susseguono, siano appena percepibili dalla strada. Seguendo il verdissimo corso d’acqua, arriviamo a Castellane, vivace cittadina situata all’entrata delle gole del Verdon, che offre al visitatore la Cappella Notre Dame du Roc, santuario mariano raggiungibile costeggiando le vestigia del recinto di Castellane, ed il Museo dei fossili e dei sireni. Ci fermiamo a fare gli ultimi acquisti (i prezzi ci sembrano molto invitanti), e ci immergiamo nel piacevole caos mattutino del mercatino alimentare, pieno di gente e di saucissons (in particolare qui si vendono le salsicce aromatizzate alle erbe provenzali). Breve sosta ad un supermercato per la mia scorta di acqua seguita da altra all’annessa pompa di benzina (costa come in Italia o poco meno, in genere comunque in Francia si risparmia alle stazioni di rifornimento presso i centri commerciali), pausa vivacizzata da una sonora litigata sulla precedenza tra un francese ed un inglese! Ripartiamo per Entrevaux, “cites de caractere”, piccola città di rilievo che non immeritatamente costituisce uno dei borghi più belli di Francia. Fino a 1860 Entrevaux era zona di frontiera tra Italia e Francia, difatti tra le varie porte di questo borgo (cui si accede con tanto di ponte levatoio) fatto di alte case di pietra, di feritoie, balconcini, torri e ballatoi, esiste ancor oggi la “porta d’Italia” e la “porta di Francia”. Seguendo per Roquesteron, consapevoli che la vacanza è quasi giunta al termine, pigramente portiamo giù la macchina, a sud, scendendo lentamente ad altitudine zero: ci aspetta Nizza per trascorrere la sera, e la azzurra, ma proprio azzurra costa di Villefrenche du Mer per pernottare. La Promenade des Anglais di Nizza è colma di gente del posto, di turisti, di giovani e meno giovani, emana sensazioni di ampia libertà, ragazzi e ragazze che pattinanando sembrano andare incontro ad un abbraccio col vento leggero che soffia sull’azzurrissima acqua del Mediterraneo. Appare subito il posto ideale per regalarsi romantiche passeggiate baciate dal sole. La città è molto trafficata (è una delle più grandi della Francia, italiana fino al 1860), ma sembra poi ridursi a piccola cittadina nel suo centro storico, nella zona vecchia interna colma di negozi, locali molto giovanili, ristorantini di sapore internazionale (vagamente l’atmosfera ricalca un po’ quella che si respira a Genova), e dai colori e profumi estremamente variegati. Notevole anche la varietà dei prodotti offerti (incontro tra gli altri negozi interessanti un U2 store, dove si vendono piccoli e meno piccoli disegni e quadri del mitico Hewson).

Appena in tempo (grazie all’efficientissimo navigatore!) visitiamo il Museo Matisse (ingresso € 4,00, apertura fino alle 18:00), il bel parco circostante, di nuovo in centro per una cena… Manco a dirlo! questa sera italiana (la vicina patria ha imposto la sua presenza… Il palato non ha esigito altro che pizza! Non male però), e poi, una piacevole passeggiata notturna tra le luci del lungomare nizzano, tra un oh! e un altro di stupore… Per i vari hotel, belli anche solo da vedere, come il famoso Negresco colmo di mobili d’epoca e vere e proprie opere d’arte (il lampadario di cristallo di Baccarat del Salon Royal fu commissionato dallo zar di Russia!). La passeggiata continua fino alla Promenade de La Croisette di Cannes, che per la verità ci appare nonostante le luci, la gente, il fasto dell’Hotel Carlton Intercontinental (un elegante palazzo bianco sormontato da torri aperto dal 1912, vicinissimo al Palais de Festival), un po’ cupa, quasi come una nobildonna della Belle Epoque, lussuosa ed affascinante ma oramai attempata: il periodo migliore per accorgersi della rigogliosa vivacità e del lusso di Cannes è legato al Festival del Cinema, a metà maggio.

Giovedì 18 agosto Una delle sensazioni più intense da quando siamo partiti è stata la bellezza mozzafiato del paesaggio incantato, favoloso, del risveglio proprio qui, in piena Costa azzurra: le scogliere a picco, le barche a vela, la cura delle ville e dei giardini, il colore incredibilmente azzurro dell’acqua marina aprono l’anima ad una pace sconfinata, immersa in un benessere spirituale raro e perciò prezioso, importante e da custodire per tutto l’anno: è forse proprio questo, del resto, lo sprone di un viaggio, il suo stesso significato, il movente per cui ci si sposta, si affrontano file e code e ci si allontana dai contorni della quotidianità. Tra le tante località che si susseguono, come piccole perle incastonate in una incantevole collana mediterranea, ci colpisce Eze, villaggio dai vicoli ciottolosi e sentieri ricamati di fiori, il più alto di tutti i paesini della Costa (396 m. Sul livello del mare). Il fascino sorprendente del mare blu cobalto di Eze ispirò anche Nietzsche nello scrivere Così parlò Zarathustra.

Notevolmente bella è Monte Carlo, che non ha bisogno di commenti; del resto lascia senza parole la contemplazione ammirata già del solo porto, dove sosta lo yacht più grande del mondo (Lady Moura), tra macchine e limousine una più lunga e lussuosa dell’altra, guardie del corpo che fanno da muscolose sentinelle all’ingresso delle imbarcazioni private (privatissime), e delle strade, dove non c’è un frammento di carta per terra, non un cane randagio, e la gente sin dalle 8:00 del mattino ha un aspetto tanto elegante quanto fiero. Il Casino, la sua Place, l’Hotel de Paris e il suo Cafè sono le tipiche soste di questo principato da favola, tappe d’obbligo per vip e turisti curiosi.

Da Monte Carlo a Genova, lunga sosta per visitare l’Acquario (ma che folla ad agosto!), breve sosta a La Spezia per acquistare la farinata, e pernottamento nella bella Livorno. Consumiamo un’ottima e romantica, elegante cena all’aperto a base di caciucco e prosecco… Soltanto sul finir della sera ci accorgiamo che il tavolo dei commensali a fianco parla francese. I miei occhi incontrano lo sguardo azzurro di Raffaele, in un improvviso lampo di densa nostalgia… La vacanza è proprio finita!

Qualche consiglio . Nei ristoranti francesi è preferibile richiedere semplicemente l’eau, l’acqua; l’acqua minerale è una richiesta non diffusa tra gli indigeni ed è molto cara.

. La colazione è raramente inclusa nel costo del pernottamento, ed è anche questa costosa (solitamente si aggira, come in Italia quando non è inclusa, nel non modico prezzo di € 11,00): è preferibile, ove si voglia, consumarla in una delle tante, tipiche ( e molto buone…) boulangerie, patisserie, viennesoire..

. I pedaggi delle strade variano: alcuni tratti sono gratis, altri sono a pagamento indipendente dai chilometri percorsi.. Il costo in genere non è alto ma occorre avere a portata di mano più monete da uno o due euro perchè ci sono i “cesti” da riempire con una frequenza che, almeno sulle strade da noi percorse, ci è sembrata piuttosto ravvicinata! . Se amate la musica, portate una bella scorta di cd o un bel lettore mp3 con voi. In Francia o parlano alla radio o trasmettono pezzi che risuonano come melense, inascoltabili serenate di tempi andati.

. La lingua: non è un luogo comune, i Francesi (non tutti freddi e distaccati a dire il vero) sono nazionalisti fino all’osso, basti pensare che a Nizza un ragazzo sui 25 anni (un cameriere) ha letteralmente sbuffato in faccia ai miei tentativi di rispondere in inglese (a volte sono sembrati più inclini all’italiano: retaggio storico molto persistente).

. Il periodo migliore per visitare la Provenza forse non è agosto, troppa gente ovunque!, ma maggio e giugno, quando lavanda e girasoli sono in fiore. E forse luoghi come Roussillon possono godere di maggiore pace, e far affiorare tutto il loro autentico fascino.



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