Normandia & Bretagna ‘on the road’ con gli amici

GIORNO 1 - MERCOLEDI 15 AGOSTO IL VIAGGIO Mantova - Auxerre attraverso il Frejus. 880 km lisci come una passeggiata in centro. Francesco guida bene, Anna scatta splendide fotografie, Gloria e io dietro non distur-biamo. Invidio il senso dell'orientamento degli altri, soprattutto di Anna. Io - una specie di zavorra - cercherò...
Scritto da: Nicola Lorenzi
normandia & bretagna 'on the road' con gli amici
Partenza il: 15/08/2001
Ritorno il: 25/08/2001
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
GIORNO 1 – MERCOLEDI 15 AGOSTO IL VIAGGIO Mantova – Auxerre attraverso il Frejus. 880 km lisci come una passeggiata in centro. Francesco guida bene, Anna scatta splendide fotografie, Gloria e io dietro non distur-biamo. Invidio il senso dell’orientamento degli altri, soprattutto di Anna. Io – una specie di zavorra – cercherò di rendermi utile controllando i cartelli e scrivendo uno smilzo diario di bordo. Auxerre merita una visita veloce, con le sue viuzze, il lungofiume e un paio di chiese gotiche. In serata temporale violento e improvviso che non rinfresca minimamente il caldo torrido. Cena al ristorante Maxim : ottimo, ma inizia la sequenza interminabile di foie gras, canard, salades con contorno di salsine varie che ci perseguiterà per l’ intera vacanza. GIORNO 2 – GIOVEDI 16 AGOSTO L’ AVVICINAMENTO L’entroterra normanno è un enorme polmone verde, e il cielo un mare in perenne movimento, solcato da formazioni di nuvole di colore, forma e consistenza sorprendente e incredibilmente vario. Prima tappa della giornata a Vernon, piccolo centro nobilitato da una suggestiva vista della Senna che scorre appena fuori dall’abitato. Eccoci quindi a Les Andelys, le cui alture ci offrono un paesaggio affascinante: l’intera vallata attraversata dalla Senna che disegna anse sinuose, macchie verdissime e le rovine del castello appartenuto a Riccardo Cuor di Leone. Peccato che nessuna fotografia, per quanto Anna sia bravissima, possa riprodurre l’incanto del luogo.Proseguiamo poi fino a Giverny, nella residenza di Monet dalle stanze variopinte come i fiori dell’ampio giardino e con lo splendido laghetto ricco di ninfee, entrambi affollati di turisti perlopiù dagli occhi a mandorla. Ci spostiamo a nord lungo la valle dell’ Eure, ricca di castelli, come quello, che visitiamo, di Acquigny, con il suo parco, uno stuolo di cani minacciosi a controllare i nostri movimenti e un paio di tori in libera uscita che ci consiglia di affrettare l’arrivo a Rouen, in serata. A parte la maestosa cattedrale principale, la piazza Giovanna d’Arco piena di ristoranti e le immancabili case a graticcio la città non è niente di memorabile.

GIORNO 3 – VENERDI 17 AGOSTO LA COSTA Giusto per interrompere l’indigestione di gotico ci concediamo una visita all’abbazia romanica di St.Georges a St.Martin De Boscherville, risalente al 1100 circa. Un buon inizio di giornata. Percorriamo una strada nella foresta dopo aver ammirato la veduta della Senna dall’altezza del Pont Brotonne e giungiamo a Fecamp, un paesino molto inglese dove finalmente possiamo salutare il mare e le prime formazioni di scogliere, interessanti ma consegnate subito all’ oblio quando ai nostri occhi appare Entretat, grazioso centro costiero a un passo da Fecamp.In paese pranziamo alla “Salamandra”, ristorante ricavato in un’antica casa a graticcio molto ben conservata, con trascinante colonna sonora afro-jazz e camerieri bislacchi. Poi, l’oceano.

Nella passeggiata su falesie a strapiombi vertiginosi, nelle spiagge vastissime affollate di improvvisati cercatori di ostriche, nell’ insolito green di golf sulla sommità di una scogliera, nel solito cielo mutevole, è racchiuso tutto il fascino della costa normanna. Nel pomeriggio ci lasciamo in fretta alle spalle quella specie di Marghera chiamata Le Havre,anche se il passaggio sull’avveniristico Ponte di Normandia non è privo di attrattive, facciamo una veloce puntata al porticciolo di Honfleur che lasciamo presto dietro i borbottii di disapprovazione di Anna. All’imbrunire siamo a Bayeux, splendida cattedrale gotica, invitante intrecciarsi di ponticelli sul fiume che solca la cittadina e pessima accoglienza alla reception dell’hotel che ci ospiterà per due notti.

GIORNO 4 – SABATO 18 AGOSTO “D” DAY – PARTE PRIMA L’emozione di trovarsi in un luogo della storia inizia a salire dallo stomaco già quando appare il primo cartello con l’indicazione “D Day – Le Choc” e diventa un nodo alla gola quando, sotto una pioggerella insistente, facciamo il nostro ingresso al cimitero americano di Colleville S/M.,sopra Omaha. Ciò che colpisce è l’estrema sobrietà del parco, lontano dal gigantismo kitsch che ci si potrebbe aspettare. Le file perfettamente simmetriche di croci bianche sul prato all’ inglese, il silenzio che vi regna, la semplicità dei monumenti fanno di questo posto una sorta di santuario. Sotto la spiaggia di Omaha è spazzata dal vento oceanico, e una leggera nebbia si alza dalla superficie dell’acqua ad aumentare il fascino cupo del paesaggio. Ce ne andiamo tutti un po’ più filoamericani di quando siamo entrati e puntiamo verso la spiaggia di Utah, il cui impatto è senza dubbio meno forte di quello creato dall’arrivo a Omaha. La sabbia sembra aver inghiottito il mare per chilometri e chilometri, la vegetazione è scarsa e l’accesso all’entroterra assai più agevole. Poco distante sorge Point de Hoc, spuntone di roccia in cui la scena della battaglia – fortini tedeschi distrutti, cunicoli in cui si infilavano i soldati-topo, enormi buchecausate dai bombardamenti alleati – è rimasta come allora, a imperitura memoria. Sulla strada per Arromanches incontriamo il cimitero britannico, essenziale e un po’ troppo sacrificato al cemento. Il paese vanta, oltre all’immancabile mercatino e a numerosi negozi,un ottimo punto di osservazione sulla spiaggia di Gold, quella presa d’assalto dalle truppe in-glesi, che conserva ben visibili i resti del ponte artificiale creato dagli alleati a breve distanza dalla spiaggia sterminata e frastagliata da alte falesie. Piove, tanto per cambiare. Ma il posto merita una visita. GIORNO 5 – DOMENICA 19 AGOSTO “D” DAY – PARTE SECONDA, E MOLTO ALTRO Prima di addentrarci di nuovo nella storia visitiamo Bayeux, che è una cittadina da non trascurare. Il suo fiore all’occhiello, oltre alla già citata cattedrale, è il famoso Arazzo,lungo una settantina di metri, che riproduce con grande attenzione ai particolari le vicende culminate nella battaglia di Hastings del 1176. In seguito ci allunghiamo di nuovo sulla scena del D-Day. Ad Arromanches assistiamo ad un emozionante cortometraggio sullo sbarco nel Cinema Circulaire, nel quale lo spettatore è circondato e stordito dall’incalzare di immagini e suoni della battaglia alternati a scene della Normandia di oggi, splendida e libera. Diciotto eccezionali minuti da proiettare nelle scuole una volta al mese. Eccoci quindi sulle postazioni tedesche a Longues S/M. Tetre casematte, lugubri rifugi nascosti nelle viscere della scogliera, cemento e brughiera battuta dalla pioggia più insistita da quando siamo partiti. Ci infiliamo in macchina intirizziti e facciamo visita al castello di Caen, il cui unico, indiscutibile pregio è la vista di un fuggevole sole dopo tanta acqua. Il maltempo ha piantato la sua signoria sulla giornata e quando appare da lontano la sagoma fantastica di Mont St. Michel non sappiamo ancora quale diluvio ci aspetta. Ma neppure il cielo plumbeo e i torrenti d’acqua che si riversano sul paese ci impediscono di seguire dalle mura l’arrivo della marea e, a sera inoltrata, di bearci della visione fiabesca dell’abbazia illuminata che si staglia nel buio e ci ricompensa per le membra torpide e le ossa scricchiolanti.

GIORNO 6 – LUNEDI 20 AGOSTO MONT ST. MICHEL E LA BRETAGNA La visita all’abbazia di Mont St. Michel si prende l’intera mattinata, e non può essere diversamente. Il tempo è decisamente migliore del giorno precedente, e l’abbazia è uno di quei luoghi che sarebbe delittuoso trascurare. L’imponenza, la ricchezza delle sale,l’atmosfera che si respira nella chiesa, nel refettorio o nel chiosco, la visione dalle terrazze della laguna sterminata che circonda il monte per chilometri ne fanno una meta irrinunciabile per chi arriva da queste parti. Peccato non averne potuto ammirare le bellezze di notte,durante lo spettacolo di luci e musiche che vi si rappresenta ogni sera d’estate, tranne la domenica. Il tempo stringe, e altri luoghi ci attendono. Un’ ultima occhiata alla figura inconfondibile del monte che si arrampica nel cielo azzurro e via veloci verso la Bretagna. La prima sosta è a Cancale, famosa per le coltivazioni di ostriche sulla spiaggia del lungomare. Il centro è caotico, ma offre una bellissima vista della baia e un assaggio di ostriche direttamente dal produttore al consumatore. A St. Malo abbiamo il primo vero assaggio delle spiagge bretoni, bianche e sterminate, e del colore blu del mare che non è proprio usuale sui litorali oceanici. Durante il giro delle mura che circondano la città possiamo gioire per il fatto che St. Malo, semidistrutta dalla guerra, sia stata riedificata secondo apprezzabili criteri estetici che la rendono comunque accattivante per il visitatore. Nel pomeriggio sfrecciamo attraverso Dinard, centro di turismo elitario, frequentato soprattutto da inglesi, e raggiungiamo Cap Frehel, dalle cui scogliere scoscese e modellate dagli agenti atmosferici si gode un’eccezionale panoramica dell’intera linea costiera. Sotto, è ben visibile su uno sperone di roccia, a Fort Lalatte, il castello nel quale Richard Fleischer girò il film “I Vichinghi”, con Kirk Douglas. Con l’ immagine della brughiera spazzata dal vento oceanico e degli strapiombi del Capo ci infiliamo sotto le lenzuola in un hotel dell’anonimo paese di St. Brieuc che difficilmente ci vedrà ancora. GIORNO 7 – MARTEDI 21 AGOSTO LUNGO LE COSTE BRETONI Senza rimpianti o nostalgie ci lasciamo dietro le spalle St. Brieuc per fiondarci sulla costa bretone, per la precisione a Perros-Guirec, dove ci attende un giro panoramico detto “Il Sentiero dei Doganieri” – otto chilometri di salute intorno alla baia, lungo sentieri tortuosi e ombreggiati e pendii affacciati su spiagge rocciose e affascinanti. Siamo sulla costa di granito rosa, dai colori intensi e dalle rocce di forme e dimensioni sorprendenti, che conferiscono allo scenario un aspetto decisamente insolito e selvaggio, ideale per girare un film di ambientazione preistorica.

Niente affatto stanchi dopo la lunga passeggiata ci spingiamo all’interno.

A St. Uzec ci imbattiamo in un enorme menhir, forse il più alto della regione, svettante in mezzo alla campagna. Ci concediamo una breve visita al Calvario di St.Thegonnec e arriviamo in serata a Landeda. E’ il Finistère. Cominciano le scritte in gaelico, enigmatiche e dure a pronunciarsi. Lannilis, L’Aber Vrac’h. I suoni si fanno gutturali e aspri come le rocce, le baie, i promontori. Siamo tutti estasiati di trovarci in un luogo che sembra davvero il limite estremo del mondo. Confortevole albergo praticamente sulla baia, vista stupenda, gran mangiata al “Le Scale”, ottimo ristorante del porticciolo. Dev’esserci qualcosa di magico qui se perfino Gloria ordina e polverizza un piatto a base di pesce. Francesco dimentica l’impatto con l’hotel di St.Brieuc e sembra felice.

GIORNO 8 – MERCOLEDI 22 AGOSTO LUNGO LE COSTE BRETONI – PARTE SECONDA Mattino. Siamo a Point St.Mathieu, uno degli innumerevoli osservatori naturali che le coste offrono da queste parti. C’è un faro, le rovine di un’antica abbazia gotica, una discreta vista ,ma nulla in confronto a quella che ci attende a Point de Pen-Hir. Una panoramica di 360°su scogliere, larghissime spiagge solitarie, rocce bianche, scogli affioranti tra i flutti e una croce di pietra in ricordo dei soldati francesi caduti in guerra. Si sprecano le fotografie. Pleyben è una piccola sorpresa. Nella piazza sorge un’ abbazia di originale architettura,preceduta all’entrata da un calvario monumentale. All’interno della chiesa si diffonde unamusica d’organo con la tipica timbrica delle cornamuse bretoni. Dopo una breve sosta a Concarneau, circondata da mura fortificate sul mare e piena di negozi di inutile chincaglieria, a pomeriggio inoltrato giungiamo a Moelan S/M dove passeremo la notte. Ci aspettavamo che “Le Moulin du Duc”, come appariva dalle immagini scaricate da Internet, fosse un posto grazioso, ma nessuno di noi poteva immaginarsi che avremmo cenato e riposato in mezzo al bosco, su un laghetto con tanto di fiori e paperette, in singole casette da fiaba immerse in un verde incantato. Sembra il villaggio dei Puffi, ma è un relais du silence da non perdere dal momento che offre a prezzo accessibile un salto in un’atmosfera sognante. GIORNO 9 – GIOVEDI 23 AGOSTO VERSO L’ENTROTERRA Francesco non si sente molto bene. Nessuno capisce cosa lo affligga. Sembra solo un po’ più silenzioso del solito, ma ci segue docile, lasciando la guida ad Anna. Passeggiamo tra la folla che si accalca lungo le vie e i ponticelli di Pont Aven, frizzante paesino ricco di negozi che fu in passato domicilio di pittori famosi. Quindi partiamo alla volta di Carnac, luogo misterioso ed enigmatico per la presenza di eccezionali allineamenti di menhir e dolmen. Si tratta di un sito megalitico nel quale, divisi in tre zone – Kermario,Menec e Kerlensan – sono disposti in un ordine che sfugge alla nostra comprensione più di mille pietre risalenti ad almeno 4500/5000 anni A.C. Un bel rebus, quasi come lo strano malanno che ha colpito Francesco. Lasciamo la preistoria e pranziamo a St. Trinitè S/M,tipico paesino di pescatori, quindi scendendo verso Nantes sostiamo a Vannes, altro centro grazioso anche se non memorabile. Ci stiamo avvicinando lentamente a casa, consci del fatto che la parte migliore della vacanza è alle nostre spalle. A Nantes non dedichiamo neppure un minuto. Siamo stanchi, e lo chateau con piscina, ampi saloni, stanze da film ed elicottero posato sul prato all’inglese è decisamente un bel posto per cenare e riposare le membra esauste. GIORNO 10 – VENERDI 24 AGOSTO IL RITORNO – LA LOIRA Francesco sta bene. In compenso io ho la febbre e problemi intestinali. Mi rigiro a pezzi in un letto che avrebbe meritato un risveglio migliore. Pazienza. Se proprio dovevo stare male meglio che sia capitato l’ultimo giorno. Divoriamo quasi 800 chilometri sfrecciando fuori Tours, Bourges, Clermont Ferrand e sparando le ultime cartucce lungo un tratto della valle della Loira. Visitiamo due castelli. Ma se Saumur non vale una deviazione Chenonceau è magnifico, con i giardini sterminati, le cucine sul fiume, le torri e le stanze che immagino splendide perché le mie condizioni non mi permettono di entrare. Mentre le ragazze visitano l’interno Francesco mi fa compagnia al bar. Sembriamo uno zombie e il suo accompagnatore. La sera gli altri cenano e io li guardo in un relais di St.Etienne che mi prostra definitivamente.

Età media settant’anni, lucine fioche, corridoi stretti illuminati da lampade al neon. Sarà il delirio della febbre ma mi sembra di essere in un ospizio. Un viaggio così bello meritava un’ ultima sera meno deprimente.

GIORNO 11 – SABATO 25 AGOSTO IL RITORNO – ANNECY Al mattino sto meglio. Partiamo e facciamo tutto un dritto fino all’ultima visita che ci concediamo. Annecy, a ridosso del confine con la Svizzera, sembra alla prima occhiata un incrocio tra Molveno e Lugano, ma in seguito si rivela un elegante centro turistico affollato di gente, con negozi e ristorantini affacciati sui numerosi ponticelli che l’ attraversano. Lì spendiamo gli ultimi franchi prima di attraversare il confine e tornare alla vita normale, dopo undici giorni consacrati al nomadismo in zone che sicuramente ci vedranno tornare. C’è rimasto ancora molto da vedere. E poi vale la pena di andarci solo per quel cielo. Nicola & Gloria – Anna & Checco (Francesco)



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