Sbarco in Normandia 2001

Sbarco in Normandia 2001. Finalmente giunge il momento di partire anche per noi. Quest’anno la destinazione scelta è la Normandia, attraversando la Borgogna e, sulla via del ritorno, un po’ di Bretagna e di Valle della Loira; il periodo fine agosto e il mezzo, la nostra auto, una skoda fabia diesel. Io (Ivana) e il mio compagno di...
Scritto da: ivy
sbarco in normandia 2001
Partenza il: 22/08/2001
Ritorno il: 02/09/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Sbarco in Normandia 2001.

Finalmente giunge il momento di partire anche per noi.

Quest’anno la destinazione scelta è la Normandia, attraversando la Borgogna e, sulla via del ritorno, un po’ di Bretagna e di Valle della Loira; il periodo fine agosto e il mezzo, la nostra auto, una skoda fabia diesel.

Io (Ivana) e il mio compagno di viaggio e di vita (Riccardo) abbiamo trovato molto utile studiare il nostro itinerario navigando in rete sul sito www.Viamichelin.Com che calcola in modo molto preciso le distanze chilometriche, il consumo carburante, il costo delle autostrade, che illustra la mappa del viaggio e che da’ consigli su cosa visitare, gli alloggi e i ristoranti.

Naturalmente abbiamo spesso e volentieri visitato il sito della “maison de France” www.Franceguide.Com, e abbiamo sperimentato la prenotazione “on line” dei nostri alberghi sui siti www.Accorhotels.Com e su www.Gaf.Tm.Fr, il primo immediato e perfetto, veramente comodo, il secondo più lento e laborioso.

– In una splendida mattinata di sole, varchiamo il Passo del Sempione, a noi molto vicino, e percorriamo l’autostrada elvetica (acquisto di una “vignette” costo 40 fr., circa 50.000 lire, valevole tutto l’anno, per percorrerla in lungo e in largo), costeggiando il bellissimo lago di Lemano.

Dirigendoci prima verso Pontarlier e poi verso Beaune, attraversando i bei paesaggi della Borgogna, con i suoi vigneti che si estendono a perdita d’occhio e i suoi graziosi paesini, giungiamo in serata ad Auxerre.

Ceniamo in un antico locale, scelto anche da un gruppo di ragazzi per festeggiare l’addio al celibato di un amico, travestito da donna, con tanto di cartello dalla scritta “proprietà privata” al collo! Carino e divertente! Scendiamo a passeggiare lungo la riva del fiume Yonne, ammirando il grandioso spettacolo che offre il riflesso sull’acqua delle cattedrali illuminate, e godendoci il fresco e la pace della sera.

– Il giorno seguente continuiamo il nostro viaggio verso il nord imboccando l’autostrada in direzione di Parigi.

Esprimo il desiderio di vedere il Castello di Versailles e Riccardo, pur imprecando contro il caos del traffico e il caldo afoso, esaudisce il mio sogno e, dopo aver trovato parcheggio a fatica (e a pagamento), entriamo dal grandioso cancello della Reggia.

Visitiamo i giardini (entrata gratuita) dove mi è facile immaginare lo svolgersi degli amori, degli intrighi, della vita quotidiana dei reali di Francia e di tutta la sua corte. Il Palazzo è imponente, fantastico; i giardini sono perfetti, ordinati, costellati di fontane adorne di statue mitologiche, e di aiuole di fiori d’ogni genere.

L’incontro del giorno: un simpatico scoiattolo che ci guarda incuriosito e che scappa impaurito (al mio vano tentativo di fotografarlo), nel vicino boschetto, saltando di ramo in ramo.

Riprendiamo il cammino in autostrada verso Rouen, la capitale della Normandia, che è bellissima, se non fosse per il caldo, il traffico ed il nostro nervosismo, e non riusciamo ad ammirarne le bellezze (la grandiosa cattedrale gotica e le caratteristiche viuzze con le case a colombaia), che con il calare del fresco della sera e con le luci nella notte.

– Il sorriso sulle labbra, al nostro risveglio il mattino dopo, indica che è giunto il gran giorno di toccare l’oceano Atlantico.

Solo 60 Km ci separano dall’immensità blu. Arriviamo a Dieppe in una giornata fantastica: acque calmissime, di un colore verdazzurro intenso, leggera e piacevole brezza marina, cielo blu.

Saliamo a gustarci un buon pranzo al sacco nel parco del castello che domina la città, con una vista davvero spettacolare sulla lunga spiaggia gremita di gente.

Visitiamo il castello del XV sec. Che ospita una ricca mostra di storia navale, ove il mare è l’elemento essenziale (quadri, modellini, reperti), ed ammiriamo una collezione unica di oggetti di avorio finemente intagliati. Dieppe è, infatti, famosa per i suoi navigatori, i suoi scopritori di terre nuove, i suoi mercanti, i corsari, e per i suoi esperti scultori di avorio, la materia pregiata proveniente da paesi lontani.

Proseguiamo lungo la bellissima costa che a tratti s’innalza fino a toccare i 125 m. Di altezza, percorrendo 140 km di lunghe spiagge, falesie e villaggi di pescatori. E’ la costa di alabastro! Breve sosta, che merita davvero, a Saint Valery en Caux, veramente stupenda, con la sua cittadina colorata e il porticciolo gremito di barche a vela.

Arriviamo nel tardo pomeriggio a Fecamp, piccola città dall’atmosfera semplice e tranquilla, a ridosso delle scogliere, che Riccardo ed io troviamo molto romantica al tramonto, per la sua passeggiata in riva all’oceano, la scogliera illuminata ed i due fari del porto.

Ceniamo in un ristorantino con vista panoramica, a base di squisito pesce e dopo la classica “crépè au chocolat” torniamo a goderci la serata passeggiando e ascoltando la musica di un gruppo locale sulla spiaggia.

Rientrando all’hotel scorgiamo un palazzo sfarzosamente illuminato che pare un castello, ma che scopriamo essere un museo voluto e costruito dal produttore dell’amaro “Benedictine”; il palazzo è particolare, una miscela di stili diversi, dal neogotico al neorinascimentale, ma pur bello nel suo insieme, e presenta nelle sue sale la storia e il ciclo di produzione dell’amaro.

– Ancora una bella giornata di sole! Partiamo da Fecamp ben consapevoli che andremo ad ammirare uno dei luoghi più belli del nostro viaggio: Etretat.

Entriamo nella piccola cittadina, incorniciata da imponenti, spettacolari scogliere, scolpite dal vento e dall’acqua a formare grotte e faraglioni; unico neo, un caldo tropicale (37°!), che solo immergendo i piedi nell’acqua riusciamo ad alleviare un poco.

Ma la vista di tanto splendore ci fa dimenticare ogni disagio; un vero trionfo della natura appare ai nostri occhi sia dalla spiaggia sia dall’alto della scogliera, che raggiungiamo percorrendo un facile sentiero: le bianche falesie si stagliano nel blu del cielo e s’immergono nel verde dell’oceano, le cui onde ne lambiscono le grotte e la spiaggia di candidi ciottoli. Tutt’intorno volteggiano decine di gabbiani e di altre specie di uccelli.

Attendiamo il tramonto, che puntualmente si presenta tinteggiando cielo, oceano, e rocce di caldi e luminosi colori, mentre i gabbiani cantano la meraviglia della natura.

Prima che si faccia buio, scendiamo in paese e troviamo un locale all’aperto dove ceniamo con lo sguardo rivolto verso le scogliere, che vengono illuminate anche di notte per concedere ancora a chi le vuol guardare il piacere di così tanta bellezza.

A malincuore lasciamo Etretat per raggiungere il nostro albergo a Le Havre; l’hotel non è granché, il suo gestore…pure, ma dopo una giornata del genere dormiamo bene lo stesso! – Affacciandoci alla finestra della nostra camera, che da’ sulla piazza della moderna chiesa St. Joseph di Le Havre, il mattino dopo ci si presenta un cielo un po’ coperto; dopo tante belle giornate però si può ben anche accettare! L’itinerario di oggi prevede un’altra perla: Honfleur.

Lasciamo Le Havre, costeggiando l’immensa e bellissima spiaggia, e poi il suo porto, e subito dopo proviamo l’emozione di attraversare il celeberrimo Pont de Normandie, altissimo, grandioso, spettacolare nella sua moderna architettura. Si paga un pedaggio fisso di qualche decina di franchi e si può anche visitare a piedi salendo dall’apposita corsia pedonale.

Pochi km e raggiungiamo la famosissima Honfleur. Iniziamo la visita incappando in un originale mercato dell’artigianato e proseguiamo verso il centro, ammirando le belle e colorate casette a graticcio del lungomare Sainte Catherine, che si riflettono nel vecchio bacino (le vieux bassin), il bellissimo porto, l’antica giostra ed i numerosi pittori intenti a dipingere le loro tele.

Oggi si festeggia la liberazione del paese dai tedeschi (i luoghi dello sbarco sono vicini) con gare sportive e sfilate di bande, majorettes e automezzi militari americani.

Ci addentriamo nella cittadina scoprendo ad ogni angolo uno scorcio da cartolina; vicoli, piazzette, l’antica chiesa e il campanile interamente fatti di legno, il tutto intercalato da esposizioni d’arte e da ristorantini che offrono grandiose portate di pesce.

Proseguiamo il nostro viaggio sulla “ côte fleurie”, la costa fiorita, vedendo sfilare le località balneari alla moda di Cabourg, l’intellettuale, di Trouville, più popolare ma autentica e di Deauville, la mondana, per arrivare nel pomeriggio nei luoghi del famoso sbarco degli americani, avvenuto durante la seconda guerra mondiale, per la liberazione dall’occupazione tedesca.

La località più bella sia paesaggisticamente sia storicamente parlando è Arromanches, che ospita un grande ed interessante museo e dove sono ben visibili i resti del porto artificiale al largo della costa e quelli approdati sulla spiaggia in seguito alle paurose mareggiate.

Visitiamo volentieri il museo molto ben allestito e assistiamo al filmato che viene proiettato in varie lingue (anche in italiano) e a orario continuato, dove ben si comprende la portata dell’impresa degli americani nel costruire, in condizioni critiche, un porto galleggiante necessario allo sbarco dei mezzi e dei soldati e che portò alla fine della seconda guerra mondiale.

Nel frattempo il clima è notevolmente cambiato! Dall’Atlantico soffia una fresca brezza, che con il calare della sera si fa più pungente, e finalmente indossiamo i maglioni portati da casa, ben conoscendo le temperature del nord.

Ceniamo in un piccolo ristorante, facciamo una passeggiata in riva all’oceano, sfidando abbracciati il vento freddo, e ci ritiriamo nel nostro albergo, trovato all’ultimo minuto (per errore avevo prenotato in un’altra città dal nome simile! Mea culpa!), casualmente proprio di fronte alla spiaggia dello sbarco e al museo ed i cui proprietari ed il personale sono veramente “sympa”.

– Il mattino seguente continuiamo il nostro pellegrinaggio sui luoghi dello sbarco, visitando Point du Hoc, rimasto inviolato per volere degli americani, con resti di bunkers sparsi ovunque e voragini causate dalle bombe; poi Omaha Beach, il cimitero celebre per la gran distesa di migliaia di croci bianche…migliaia di vite spezzate per un ideale di libertà.

E’ impressionante la visione di quelle croci perfettamente allineate fino a perdita d’occhio ed è triste pensare di associare a tutte quelle croci il volto di un giovane che ha perso la sua preziosa vita a causa della guerra.

Omaha Beach è un oasi di pace in riva all’oceano, un vastissimo prato verde, un monumentale bianco memoriale, giardini fioriti, fontane, alberi, il tutto rigorosamente mantenuto sempre in perfetto ordine.

Infine, giungiamo a Sainte-Mére-Eglise, piccolissimo paese divenuto celebre per il miracoloso atterraggio di un parà americano sul campanile della chiesa, sul quale rimase incastrato, celandolo alla vista dei tedeschi, e grazie al quale ebbe salva la vita…oggi…il manichino (appeso al campanile) più famoso e fotografato di Francia! Accontentato Riccardo con la sua passione per la storia e per il soldato Ryan, torniamo alla tranquillità dei bei paesaggi naturali che offre la Normandia e che tanto piacciono a me.

Anche il tempo migliora. Costeggiamo tutta la Manica, prima salendo verso Pointe de Barfleur, caratteristico paese di pescatori con un grazioso porto e una splendida spiaggia rocciosa. Un vero angolo di paradiso che si colora di una strana luce quasi rosata al tramonto.

Ci fermiamo a cena in uno dei rari ristoranti del paese, dove ci facciamo consigliare dalla simpatica e disponibile proprietaria un piatto a base di carne di vitello condito con la salsa “Calvados”, il famoso liquore dell’omonima regione francese. “Vraiment delicieux”.

Arriviamo all’hotel a Cherbourg che già si è fatta notte.

– Scopriamo Cherbourg il giorno seguente sotto un bel cielo azzurro. Il porto è grandissimo e la città ci appare più tranquilla e vivibile di quanto immaginassimo, con tanto verde e spazi aperti.

Giungiamo a Cap de la Hague, l’altro punto estremo, insieme a Pointe de Barfleur, della Manica. Qui il panorama è veramente incantevole per la varietà e l’intensità dei colori che colpiscono i nostri occhi. Siamo come rapiti dalla pace e dalla bellezza del posto. Decidiamo di fermarci a consumare il nostro delizioso pranzo al sacco (tramezzino al salmone e alle verdure, bignè francese con un’esagerazione di crema e di panna!), seduti sulla spiaggia, coccolati dal tepore del sole, al riparo dalla brezza dell’oceano. Una coppia di gabbiani ci plana accanto e noi li invitiamo al nostro banchetto lanciandogli delle briciole e cercando di avvicinarli, ma senza riuscirci, naturalmente! Trascorriamo buona parte del pomeriggio a Cap de la Hague, passeggiando in lungo e in largo sui sentieri che si diramano ovunque, mirando e rimirando il paesaggio da favola del faro bianco in mezzo al blu dell’acqua, come sospeso nel tempo e nello spazio.

Ma il tempo, nella realtà, è tiranno e dobbiamo andare. La sera dobbiamo essere a Mont Saint Michel, sul confine tra Normandia e Bretagna, ma ancora in territorio normanno.

Già da lontano appare la sua inconfondibile figura che si leva all’orizzonte, maestosa e unica. Sembra un’enorme torta alla panna! E’ sempre un’emozione scorgerla da lontano e pian piano avvicinarcisi. Questa sera ci siamo permessi un bell’hotel situato proprio all’inizio del ponte che porta all’isola-non isola secondo il variare delle maree. Lasciamo che passi il flusso delle auto dei turisti di ritorno e in serata, dopo cena, ci avviamo a goderci un Mont Saint Michel al tramonto, senza folla, passeggiando tranquillamente per le viuzze costellate di negozietti di “souvenirs” e sul camminamento delle mura di cinta e dei bastioni. Non è più orario di visita per la basilica, ma poco importa, l’abbiamo già ammirata durante un precedente viaggio in Bretagna e serbiamo ben vivo e chiaro il ricordo delle sue bellezze. Sicuramente merita il prezzo del biglietto e la fatica sulle scalinate! Al calare della notte, sotto un cielo stellato, Mont Saint Michel si accende di mille luci e colori offrendo un’immagine quasi irreale, da fiaba, da non perdere e da non dimenticare.

– Al levar del giorno dopo, il tempo è decisamente cambiato. Una leggera pioggia, il cielo grigio, e una strana nebbiolina avvolgono il monte e gli donano un’aria ancor più affascinante e misteriosa.

E’ momento di bassa marea e tutt’intorno c’è terra grigia…pare che ci siano anche le sabbie mobili!? Percorriamo la Rue de la Baie, un itinerario turistico ben segnalato ed arriviamo a Cancale, paese di mare famoso per la coltivazione di prelibate ostriche e considerato un paradiso per i buongustai.

Al mercato del porto della “Houle”, vicino al faro, frotte di turisti acquistano e assaporano le ostriche appena pescate, accompagnandole con succo di limone e vino bianco; il costo varia dai 15 ai 60 franchi la dozzina secondo la qualità. Ci sono mucchi di gusci ovunque sulla spiaggia, profumo di mare e di vino che si mischiano. Noi ci limitiamo a guardare, non amando molto il sapore delle ostriche, l’espressione del volto di chi le assaggia e che ci pare raggiante! Cancale è veramente una sosta consigliabile anche per splendida la vista che si ha sulla baia di Mont Saint Michel, che si scorge in lontananza, e per il fenomeno delle maree che si ripete due volte al giorno; infatti è particolare e impressionante la velocità del montare del mare, delle sue onde che avanzano spumeggianti a lambire lo scafo delle barche a secco, che in breve tempo tornano a galleggiare in mare aperto.

Ora il tempo è variabile; le nuvole corrono nel cielo che si copre e si schiarisce in continuazione, il sole ogni tanto fa capolino donando attimi di piacevole tepore e una luce particolare fa brillare la spiaggia umida di pioggia.

Lasciamo questo paradiso della natura e del gusto e a solo mezz’ora di auto, attraversando posti magnifici, spiagge, scogli e tanto oceano blu, arriviamo a Saint Malo, la città dei corsari.

Il centro storico, “intra muros”, conserva il castello del XV sec. E le antiche fortificazioni che offrono belle passeggiate panoramiche sulla cinta muraria. Le viuzze della “ville close” sono molto suggestive e costellate di botteghe e di locali originali. La serata è proprio freddina ed il tempo non è dei migliori, ma la camminata sui bastioni merita davvero, per ammirare le statue scolpite in onore di corsari e capitani e per godere del panorama sull’oceano.

– Mattinata a Saint Malo “intra muros” sotto una pioggia sferzante. Ci rifugiamo al riparo all’interno di un bel palazzo dov’è allestita una mostra d’arte moderna che mai registrerà affluenza di pubblico più numeroso e interessato! Fuggiamo dal brutto tempo in direzione di Dinan, dove finalmente, nel pomeriggio, appare uno scorcio di cielo sereno che ci permette di godere delle bellezze della città vecchia, con il suo castello del XIII-XIV° sec., i quartieri antichi e la bellissima torre dell’orologio. Botteghe di artigiani e case a graticcio caratterizzano le vie di questa città medievale fantastica; qui le nostre incursioni nei negozietti a comprare oggetti di arte celtica, miniature di cavalieri con armatura, calendari, posters e adesivi si fanno febbrili e Riccardo ed io ci carichiamo di pacchetti! La passeggiata più bella è quella che dal centro città scende per una ripida via pedonale, l’antica “Rue de Jerzual”, che conduce al piccolo porto fluviale sulla Rance, sormontato da un grandioso ponte-acquedotto romano; durante il tragitto si possono visitare botteghe di mastri vetrai, di antiquariato, di oggettistica antica e moderna rigorosamente confezionata a mano, esposizioni di pittura e di scultura.

In un piccolo negozietto abbiamo il piacere di conoscere una simpatica ragazza che ama l’Italia e che parla benissimo la nostra lingua; ciò ci facilita la conversazione, e, dagli argomenti più banali ci spingiamo alla politica, all’economia e ai costumi delle nazioni cui apparteniamo.

La discussione si protrae a lungo finché decidiamo di approfondire la nostra conoscenza scambiandoci i recapiti, con la promessa di scriverci e, quella più importante, di rivederci, offrendo alloggio vicendevolmente.

Finalmente un bell’incontro interessante e costruttivo. Ci mancava proprio in questa vacanza! – Giunge il momento del fatidico rientro a casa.

Per renderlo meno triste, cerchiamo di disseminare lungo il tragitto alcune tappe intermedie interessanti: scopriamo quindi Vitrè, dove il medioevo fa prova di una rara potenza evocatrice; edificato su uno sperone roccioso il castello è maestoso esempio di architettura militare medioevale e nella vecchia città ancora circondata da bastioni, le abitazioni a colombaia rigogliano di decorazioni.

Ci fermiamo poi nella splendida Blois, anch’essa con il suo imponente e candido castello che risale al XIII° sec., che venne più volte ampliato e abbellito con l’apporto di architetti e artisti italiani, con stili diversi, dal gotico fiammeggiante al rinascimentale. Nel cortile interno, tutte le sere d’estate, si svolge lo spettacolo “Sons & Lumieres”, durante il quale una voce narrante racconta la storia del castello e si rimane immancabilmente incantati ad ammirare straordinari giochi di luci, musica e colori.

Ma il più spettacolare è senza dubbio il castello di Chenonceau, poco distante da Blois, dall’immenso parco che lo avvolge di un’alone di pace e di serenità fuori dal mondo; affacciato in magnifica posizione sul fiume Cher, il castello detto “delle dame” in puro stile rinascimentale poggia in parte su un ponte ad archi e possiede due magnifici giardini alla francese (la visita ben merita i 40 franchi del biglietto).

E infine, ancora la Borgogna, ma questa volta ci fermiamo a Beaune, la capitale del vino! “L’Hôtel Dieux” è un capolavoro dell’arte fiamminga; il suo famoso tetto a mosaico è un tripudio di colori che brillano al sole, e la sua storia di antico ospedale destinato ai poveri è molto interessante.

Il numero di cantine, ristoranti e taverne è elevato, ma è ugualmente difficoltoso trovare posto per cenare, visto che siamo capitati proprio nel periodo della vendemmia e c’è il tutto esaurito! Alla fine troviamo un simpatico localino dove ci facciamo portare una squisita “Tarte provençale” e per dolce una fetta di torta al cioccolato ricoperta di crema calda! – Salutiamo la dolce Francia in una splendida giornata di sole e sfrecciamo via Pontarlier, Losanna e Passo del Sempione, verso la nostra vecchia Domodossola.

Varchiamo la soglia di casa, dove siamo attesi e accolti con gioia; portiamo nel nostro bagaglio graziosi “souvenirs” per noi, regalini per i nostri cari, ma soprattutto tante cose da raccontare, tante immagini da ricordare, tante visioni indimenticabili, il tutto da custodire nella nostra mente e serbarne per sempre il prezioso ricordo.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche