Normandia, Bretagna e Isole anglo-normanne

Viaggio a/r da Treviso a Beauvais via Ryanair, poi auto Hertz e traghetto.
Scritto da: gattovolante
normandia, bretagna e isole anglo-normanne
Partenza il: 16/09/2010
Ritorno il: 26/09/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
La spesa complessiva ha superato di poco i mille euro a persona. Il viaggio a/r per due con Ryan Air e un’Opel Corsa della Hertz a noleggio per 10 giorni è costato 508 euro, a cui però si sono aggiunti i costi dell’assicurazione, che noi abbiamo scelto di tipo “casco”, cioè la più costosa. Ci hanno fatto prestare una cauzione, con la carta di credito, di 260 euro, che poi però in definitiva si sono ridotti a 218, nonostante abbiamo avuto una “panne” prontamente risolta dalla Hertz. Per i pernottamenti, dieci in totale, abbiamo cercato hotel semplici, ma sempre con bagno e TV in camera. In totale abbiamo speso per i soli pernottamenti 646 euro. Per la benzina, circa 120 euro in tutto (1400 chilometri in totale). Per le isole anglo-normanne, diremo a parte. Lingue usate il francese e un po’ di inglese. Questi sono i nostri hotel, con consigli e sconsigli, che useremo come base di questo diario come lo sono stati per il viaggio. Campanile Beauvais, prenotato via Internet, con tariffa speciale a 55 euro, un po’ difficile da trovare a mezzanotte nonostante ci avessero inviato la piantina. Con il codice di accesso che ci hanno fornito con email, data l’ora tarda siamo entrati nel parcheggio e abbiamo trovato da soli la camera e preso la chiave dalla finestra aperta, sul tavolo vicino alla lampada (lasciata gentilmente accesa) come ci avevano detto. Oltre a noi ci sono altre due coppie sbarcate dallo stesso aereo, una di italiani e una di francesi che rientrano dalle loro vacanze in Italia.La catena Campanile ha alberghi di genere motel. I letti sono ottimi e nelle camere mettono a disposizione un bollitore con zucchero, caffè, tè e biscotti. Tenere presente che le prime colazioni in Francia si pagano a parte e nei Campanile costano 9 euro a persona. In questo e negli altri hotel Campanile del viaggio, nel bagno non c’era lo scopino e neppure la cuffia per la doccia. Però c’era una stufetta a infarossi, che dato il clima è stata utile.

17 agosto, la mattina restituiamo la chiave e chiediamo la cortesia di prenotarci una stanza al Campanile di Cherbourg. Ci forniscono un librettino del gruppo Campanile, con tutti gli indirizzi dei loro hotel e le indicazioni per raggiungerli. Ci avviamo con calma per una strada dipartimentale. Le strade sono ottime e ben segnalate, anche le stradine di campagna. Le dipartimentali attraversano i villaggi e sono più piacevoli e vive delle autostrade La temperatura è di circa 17 gradi e pioviggina. Per fortuna abbiamo le giacche a vento impermeabili e le scarrpe chiuse. Interessanti le case di mattoni, un po’ tristi con questo cielo grigio. Mucche al pascolo, cavalli e campagna. Non abbiamo fatto colazione all’hotel, così ci fermiamo a un distributore con bar e negozio annesso: caffè e una scatola di biscotti, che consumiamo al tavolo.Scopriamo così per la prima volta che nei bar francesi difficilmente servono anche i croissants, per questi bisogna andare nelle boulangerie come per il pane. Qui per fortuna vendono anche scatole di biscotti LU. Proseguiamo. Vorremmo fermarci a visitare Rouen, ma quando ci arriviamo piove con insistenza e così continuiamo il viaggio verso Caen. Percorriamo un tratto di autostrada, i pedaggi non sono cari e si può pagare con la carta di credito. Ma al primo casello la nostra risulta stranamente illeggibile, e così dopo un attimo di panico chiamiamo in soccorso una gentile ragazza che digita manualmente il codice e ci libera, sbloccando la fila che intanto si è formata alle nostre spalle. Al casello seguente preferiamo non rischiare, e paghiamo in contanti. A Caen non piove, c’è perfino un po’ di sole, e con la guida Routard alla mano, ci fermiamo qualche ora e camminiamo un po’ col naso all’aria.Per scelta, dato il poco tempo a disposizione, in questo viaggio in linea di massima non visitiamo i musei. Però la chiesa di st. Etienne è imperdibile. Ci sono stradine medioevali e bellissime librerie antiquarie e negozi di brocantage. Case antiche e il castello di Gugliemo il Conquistatore. Mangiamo alla Brasserie des Quatrans, il piatto del giorno e caffè per due circa 25 euro. Locale per studenti e gente del posto. In giro ci sono tanti giovani e anche turisti, molti dei quali francesi.Nel pomeriggio, prima di tornare alla nostra auto, ci concediamo un grand cafè e ottimi enormi dolci in una piccola pasticceria con laboratorio, poco lontano da st. Etienne. Solo 6 euro in due.ll grand noir è in pratica il caffè all’americana senza latte, e a noi piace da sempre. Vado alla toilette al piano superiore, e per la prima volta sperimento le ripide scale di legno delle vecchie case normanne. Riprendiamo la N13 verso Cherbourg, adesso le case sono di pietra grigia, severe ma non tristi. Riprende a piovere, cala perfino la nebbia e così abbiamo un po’ di problemi, ma grazie alle indicazioni di una gentile coppia di mezz’età, riusciamo infine a raggiungere la meta. Siamo stanchi e ceniamo in hotel. La ristorazione dei Campanile è un po’ standardizzata e non proprio a buon mercato, ma pazienza. Siamo in periferia, in mezzo al verde e con un comodo parcheggio. Il personale è gentile e sorridente, ci mette a nostro agio.

18 agosto Hotel Campanile Cherbourg Alla fine, ci fermiamo per tre pernottamenti, costo 70 euro a notte. La mattina c’è il sole e l’aria è limpida e fresca. Raggiungiamo il centro di Cherbourg, parcheggiamo gratis vicino al cento velico e facciamo un’abbondante colazione in una brasserie sulla riva. Poi ci tuffiamo nella città. E’ un porto importante e non una città propriamente turistica, ma l’abbiamo trovata accogliente e piacevole. Tanti rumorosi gabbiani. Molto bella la chiesa della Trinitè, strade animate, vetrine, case antiche e viuzze e passaggi nascosti dietro alla rue au Blé. Che non avremmo trovato senza la Routard. Un sorprendente giardino nascosto tra le strade, con serre visitabili e il museo di storia naturale, che non visitiamo, ma il giardino è proprio bello.Nella rue au Blè, colgo l’occasione per sistemarmi i capelli da Zalla Crèation, shampoo e piega a spazzola circa 15 euro, ambiente assolutamente indigeno e simpatico. Vicino c’è una grande libreria-cartoleria e ci togliamo la curiosità di leggere quello che la Routard dedicata al Nord Italia dice ai francesi della nostra città, Udine. Poi all’Ufficio del Turismo acquistiamo i biglietti per la Citè de la Mer e per le gallerie del forte del monte Roule, In totale 49 euro, al netto di un piccolo sconto ottenibile acquistando da loro e non sul posto. Decidiamo di visitare oggi stesso la Citè de la Mer, che raggiungiamo con una bella camminata.Non pensavo fosse così distante. Comunque la Citè de la Mer è imperdibile. Posta nella ex stazione marittima transoceanica, ricostruita dopo le distruzioni belliche, ospita un interessante acquario, un gioco che simula un’avventura sul fondo marino (ci siamo molto divertiti e la consigliamo a tutti, specialmente ai ragazzini) e soprattutto un vero sommergibile atomico (la Redoutable), che si visita con audioguida, con tanto di sottofondo di rumori tipo il russare vicino alle cuccette dell’equipaggio.Alla fine siamo stanchissimi, torniamo al nostro hotel, dove ceniamo e poi ci ritiriamo in camera, a guardare un po’ di TV francese prima di dormire.

19 agosto Torniamo in città e parcheggiamo, ormai siamo pratici. Il cielo è grigio, a tratti schiarisce, comunque non piove. E’giorno di mercato e c’è tanta gente,In particolare, una bancarella vende granchi enormi e astici ancora vivi con le chele bloccate da elastici, fanno pena e mi rifiuto di mangiarli d’ora in poi nei ristoranti, anche se costano davvero poco.Sempre voli e stridio di gabbiani. Facciamo colazione in una pasticceria nella piazza del Teatro, è una delle poche in cui si può prendere un caffè al tavolo con i dolci, ma è cara e le commesse sono poco sollecite. Intanto è venuta l’ora della partenza dell’Adèle, l’imbarcazione che fa il giro turistico della rada. Il biglietto costa circa 12 euro a testa, ma esibendo i biglietti della Citè de la Mer c’è un piccolo sconto.Vediamo da vicino le incredibili fortificazioni del porto, La gita dura circa un’ora e mezzo, e la consigliamo. Al ritorno, passiamo all’Office du Tourisme per prenotare il traghetto per le isole di Jersey e Guernsey, che sappiamo partire da Granville e Carteret. Purtroppo non c’è posto e loro non fanno prenotazioni da Saint Malo. Ci consigliano di prenotare da soli con Internet da un cyber cafè, e riceviamo una cartina con due crocette in corrispondenza dei due cyber cafè del centro città. Ne troviamo facilmente uno, e qui , oltre acontrollare la posta elettronica di casa, riesco a prenotare il ferry da Saint Malo a Jersey per domenica prossima.Però la conferma definitiva mi verrà inviata solo tra qualche ora. Proprio di fronte al cyber cafè, c’è una creperie carina e vi entriamo. Si chiama Le Ty Billic ed è in fondo alla rue au Blè. Due ottime crepes dolci ed una galette pomodori e funghi (che sperimento per la prima volta) , con una caraffa di acqua di rubinetto ( carantan) e caffè sono in tutto circa 15 euro. Riprendiamo la macchina, e ci dirigiamo alle Gallerie del forte del monte Roule., dove i militari tedeschi erano asserragliati nel corso della seconda guerra mondiale. Sono impressionanti e si visitano con audioguida. Dalle postazioni dei cannoni, splendido panorama. .Sottofondo di rumori e perfino odori, foto e filmati. L’ultimo si conclude con parole sacrosante: jamais plus ca, mai più una cosa come questa guerra. All’uscita, visitiamo il Museo della liberazione di Cherbourg, posto poco lontano, in un ex forte in cima al monte. Quindi, scendiamo dalla montagna e ci dirigiamo verso S.te Mère Eglise, il paese reso celebre dallo sbarco in Normandia, dove un paracadutista americano rimase appeso al campanile per due ore, in mezzo agli spari da terra dei tedeschi e dall’aria degli americani.La chiesa è bella e antica, vale la pena visitare l’interno, però dal tetto pende un manichino con paracadute e una delle vetrate raffigura tra li soggetti sacri un paracadutista. E’ pieno di turisti, i bravi campagnoli hanno saputo sfruttare bene la situazione critica del passato. C’è anche un museo dell’aviazione americana, con tanti aerei e manichini e foto e uniformi originali. L’ingresso costa ben 7 euro a testa. Sulla panchina vicino alle toilettes stazionano a turno signore di varia nazionalità con aria un po’ annoiata, in attesa che i consorti e i figli maschi si decidano a uscire. C’è il sole e decidiamo di concludere la gionata vedendo le famose spiagge della Normandia, anche se non necessariamente Omaha o Utah Beach. Così seguiamo un indicazione stradale aux plages e ci avventuriamo per stradine di campagna. Sono villaggetti graziosi e c’è molto verde, mucche al pascolo e case caratteristiche. Ad un certo punto temiamo di esserci perduti in queste campagne normanne e chiediamo indicazioni a una delle rare persone che incrociamo, un gentile signore. Arriviamo alla spiaggia ed è bellissima. Una sterminata striscia di sabbia, con tante conchiglie portate dalla marea e pochissime persone. Luce e fresco vento di mare. Ci concediamo una lunga passeggiata, poi decidiamo di tornare verso Cherbourg passando lungo la costa. Procediamo lentamente, guardando il paesaggio . Qualche chateau, manoirs e case romantiche, nel senso che rammentano tanti romanzi letti, con tetti appuntiti e camini. Con qualche difficoltà, dato che stiamo percorrendo strade proprio secondarie, riusciamo a ritrovare il nostro hotel, dove ceniamo. La ragazza della portineria mi permette gentilmente di usare il suo compute per controllare la mia posta elettronica e verificare la nota di conferma del passaggio in traghetto per Jersey, che posso anche stampare. Costo del passaggio per due passeggeri a piedi, andata e ritorno da Saint Malo, 60 euro. Chiediamo anche se ci possono prenotare l’hotel Campanile di Saint Malo, ma niente da fare, è al completo. Ci propongono Dinan come alternativa, e così prenotiamo l’hotel Campanile a Dinan per domani notte.

20 agosto Lasciamo questo hotel, dove ci siamo trovati davvero bene, e ci mettiamo in viaggio. Ci dirigiamo verso la Hague, la parte estrema della penisola di Cotentin. E’ un territorio molto bello, il paesaggio varia dal faro con gli scogli, la landa, le pecore e il vento sotto il cielo nordico e grigio a bucolici villaggi immersi nel verde e pieni di fiori. Visitiamo la casa dove il poeta Prevert a vissuto negli ultimi anni prima della morte, nel 1977, e più tardi quella del pittore Millet, autore di quadri icona e in vita sempre alle prese con gravi difficoltà economiche.Ci sono sconti per chi visita più di un sito tra quelli elencati in un opuscolo, tra cui appunto queste case. Il piccolo paese di Goury, dove si trova il faro, è davvero minimo. Pochi turisti, alcuni in bicicletta. All’ufficio del turismo prendo dei depliant, tra cui uno con la mappa per le escursioni a piedi o in bicicletta . Il territorio si presta molto e ci sono tanti sentieri segnati. Prendiamo un caffè nell’unico ristorante, al momento è completamente deserto ma non ci lasciano sedere, neppure a uno dei tavoli non apparecchiati. Come noi al banco devono bere il caffè due altrettanto esterrefatti ragazzi francesi arrivati in moto.Ma siamo in vacanza e non abbiamo voglia di discutere. La Hague è bellissima, l’unica cosa che stona con l’ambiente circostante è una enorme muta spettrale centrale nucleare, con qualche auto parcheggiata ma nessun movimento umano visibile. Fa pensare a certi romanzi di fantascienza e mette a disagio.Per il pranzo, andiamo a Beaumont Hague, bar ristorante L’Europe. Non certo per turisti, menu del giorno con dessert e caffè per due a circa 25 euro. Il cibo è buono e l’ambiente familiare e “vero”, persone gentili e pazienti con chi non capisce perfettamente il menu. Abbiamo bisogno di benzina e scopriamo che i centri commerciali sono quasi tutti dotati di distributore. C’è anche qui, e un signore gentile ci aiuta a capire come funziona il tutto, pagando con il bancomat, e poi ci guida con la sua auto fino alla casa di Millet che non riuscivamo a trovare. Ci sembra di capire che da queste parti non arrivano molti turisti stranieri, specialmente italiani.A questo punto dobbiamo rimetterci in viaggio , un po’ a malincuore, se vogliamo arrivare la sera a Dinan. Facciamo una sosta a Coutances. Qui c’è una stupenda enorme cattedrale, e un giardino pubblico incantevole, con fiori multicolori e aiuole dedicate alle attività artigianali. Per esempio, da una spuntano tubi, rubinetti e una doccia disposti artisticamente, in un’altra c’è una vecchia Dyane con tanto di vera targa, tutta ricoperta di piantine e di fiori. E’insolito e gradevole, anche se gli accostamenti possono sembrare strani. Alla fine raggiungiamo Dinan, dopo aver visto da lontano il Mont Saint Michel, che abbiamo già visitato anni fa. Stentiamo a trovare l’hotel Campanile, che è nella zona industriale e non ben segnalato. Qui al Campanile Dinan la camera costa 75 euro a notte, il buffet della cena è identico a quello di Cherbourg e cominciamo a stufarci. Ma siamo troppo stanchi ed è tardi per cercare un altro posto. La camera è praticamente uguale a quella degli altri Campanile, ma l’atmosfera qui è più impersonale. Sarà che questi hotel sono in franchising, e qui il proprietario è una società, mentre gli altri erano a conduzione familiare. Nel corso delle due notti trascorse in questo hotel, avremo anche la compagnia di due grossi insetti neri. Siamo tra capannoni, vicino a un’autostrada, anche se hanno cercato di fare un giardino intorno all’hotel non è entusiasmante.

21 agosto Visitiamo il centro di Dinan, che è davvero bella, anche se piena di turisti, molti anche italiani.Stradine medievali e case antiche di legno e a graticcio.Scopriamo che le creperies prima di mezzogiorno servono il caffè, ma non le crepes, e che nei bar servono il caffè ma assolutamente non i croissant. L’unico posto dove servono caffè e anche quella che sembra una grossa fetta di torta alla panna ma si rivelerà nougat, cioè dolcissimo e tenero torrone, è un negozio di thè e souvenir, Les Therny thés, in rue de la Poissonnerie 14-16. Andateci pure, è carino e il proprietario colleziona modellini Dinky Toys che espone in una bacheca all’interno, ma se ordinate il nougat sappiate che uno solo basta per almeno tre persone. La proprietaria ci racconta che è stata a Venezia e a Trieste, da Beauvais a Treviso con Ryan Air. Dopo qualche vagabondaggio con il naso all’aria immersi nell’animazione delle strade, entriamo all’ufficio del Turismo. Qui una ragazza simpatica e disponibile, il nome sul cartellino è Morgane, ci aiuta a prenotare il tour guidato dell’isola di Jersey, in aggiunta al passaggio in traghetto e anche il viaggio in traghetto da st.Malo a Guernsey per lunedì. Poichè la partenza è l’indomani mattina presto, decidiamo di raggiungere St. Malo per individuare la stazione marittima e anche prenotare un albergo per la sera successiva. Così raggiungiamo St. Malo, a circa trenta chilometri, e lasciata la macchina a un parcheggio scambiatore (costo 3,10 euro per tutto il giorno) con l’autobus navetta gratuito arriviamo all’ufficio del turismo. Qui ci aiutano a prenotare una stanza in un piccolo albergo Intra muros, cioè nel centro storico, ma dobbiamo recarci di persona a confermare la prenotazione.Muniti di piantina ci andiamo e parliamo con la proprietaria, spiegandole che arriveremo la sera , dopo l’arrivo del traghetto che è previsto per le otto di sera ma lei ci dice che molto spesso ritarda e comunque nessun problema. Mangiamo Crepes e galette in una simpatica creperie un po’fuori dal centro di st Malo, si chiama la Goelette e la consigliamo, anche per i prezzi non esagerati come in altri locali di questa città.Torniamo a Dinan, finiamo di visitare questa bellissima cittadina, con chiese, bastioni, panorama sul porto fluviale, rue du Jerzual e medioevo. Infine rientriamo al Campanile, domattina dovremo alzarci presto, così preferiamo pagare il conto la sera.

22 agosto Il ferry della compagnia Condorferries parte per Jersey alle 8, ma dobbiamo trovarci lì 45 minuti prima. Così alle sei e tre quarti siamo già parcheggiati davanti alla gare maritime, così dicono i cartelli, a osservare i gabbiani in attesa che aprano la piccola stazione marittima. Poco dopo sopraggiungono altre auto, e qualcuno si avvia.a piedi. Ci aggreghiamo, comprendendo che siamo tutti partecipi della stessa gita, ma poi insieme agli altri realizziamo che il traghetto parte un po’ più in là, in un’altra stazione marittima più grande e diversamente segnalata. Nel buio di quest’ora ancora notturna, spostiamo le macchine in un altro parcheggio e finalmente arriviamo allo sportello della Condorferry e dopo laboriose operazioni di controllo veniamo imbarcati. Il viaggio dura un’ora e tre quarti, a bordo c’è il ristorante-bar a prezzi ragionevoli, il duty free e il cambiavalute. Il tempo passa in fretta osservando gli altri passeggeri. Due grandi orologi segnano l’ora francese, uguale a quella italiana, e quella delle Isole, un’ora indietro.Arriviamo a St. Helier, qui ci prende in consegna sul suo autobus un autista francese di mezza età, Daniel, pensiamo per il tour dell’isola. Invece ci scarica poco dopo vicino al centro cittadino, dandoci appuntamento per mezzogiorno e mezzo. Pioviggina, apriamo gli ombrelli, giriamo per la città che non è molto invitante, con quasi tutti i negozi e i locali chiusi e poca gente in giro, per la maggior parte anziani inglesi o turisti francesi di passaggio. Adesso abbiamo capito come mai la domenica il passaggio in traghetto costa meno. Ai 60 euro ne abbiamo aggiunti altri 42 per il tour dell’isola, e questo invece è piacevole, anche perchè nel frattempo ha smesso di piovere. Daniel mentre guida a sinistra parla dell’isola, della sua storia e del suo presente di paradiso fiscale, non capisco tutte le sue battute e i commenti scherzosi, ma gli altri passeggeri ridono spesso. Il paesaggio è vario e piacevole, con coste rocciose e una bella campagna. Ci sono moltissime fortificazioni tedesche, costruite dai prigionieri con un lavoro immane. Lo stato politico e l’organizzazione di queste isole è molto particolare, con la Corona inglese ma fuori della Gran Bretagna e fuori dell’Unione Europea.Sono state a lungo occupate dall’esercito tedesco durante la guerra. Come di prammatica, Daniel ci fa sostare in un ristorante-negozio di souvenir affacciato sul mare.Mangio un gelato fatto con l’ottimo latte delle mucche di Jersey, gusto mela e cannella. Come lo strudel,, comunque è davvero buono.La sera come previsto arriviamo a St. Malo con un’ora di ritardo, a causa del mare alquanto mosso, riprendiamo la nostra Opel Corsa con le valigie nel portabagagli e dopo aver trovato un parcheggio adeguato ci ritiriamo nel nostro nuovo albergo. Prima di dormire, facciamo una breve passeggiata e ascoltiamo un ragazzo cantare vecchie canzoni francesi con buona voce, accompagnandosi con la fisarmonica, Questo musicista di strada mette allegria e conclude positivamente la nostra giornata.

Hotel Les Chiens du Guet a St. Malo, in place du Guet vicino alla spiaggia e addossato alle mura. Costo della camera 60 euro a notte, ci rimarremo tre nottii. La proprietaria è gentile e ciarliera, l’albergo è piccolo e l’edificio d’epoca, con strette scale di legno. La camera non è grande, ma ha il WC e la doccia. L’insieme è piacevole e caratteristico. La porta non è ben registrata, e con il vento, che qui la sera soffia forte, sbatte fastidiosamente. Rimediamo inserendo tra la porta e il telaio un piccolo spessore di fortuna. Cioè un proteggi slip nel suo involucro rosa .Funziona benissimo.

23 agosto, l’indomani altra levataccia. Alla stessa ora, le sette e un quarto, dobbiamo trovarci alla stazione marittima per recarci a Guernsey. Il traghetto arriva a Jersey come ieri, ma oggi è lunedì e la stessa tratta per due costa 74 euro. Da Jersey a Guensey dobbiamo prendere un altro traghetto , con un costo aggiuntivo di 36 euro, per fortuna il ritorno a St. Malo sarà diretto. Ci rechiamo al parcheggio dei ferry, ma il meccanismo di apertura non funziona e alla ricerca di un altro posto ci ritroviamo nella fila delle vetture dirette all’imbarco. Per uscire dalla colonna, scavalchiamo una sorta di spartitraffico che non è di gomma come da noi e l’auto comincia a fare degli strani rumori. Le troviamo un posto tranquillo e la lasciamo lì. Avviandoci a piedi verso la stazione marittima, vediamo un omino in tuta che ripara la barra del parcheggio, mentre una fila di auto attende di poter entrare. Ormai siamo pratici di questi traghetti della Condorferries, e notiamo alcuni viaggiatori che c’erano anche ieri. Evidentemente non siamo i soli ad aver avuto questa idea un po’folle. Arrivati a Jersey, l’attesa per il traghetto di Guernesey siprolunga, e dopo un’ora di viaggio arriviamo con un’ora di ritardo. Non ci fa piacere perchè i tempi sono già piuttosto ristretti. Qui non esiste il tour dell’isola e ci fermiamo alla capitale, St. Peter Port. E’ una cittadina animata e piacevole, con strade e stradine a saliscendi. E’ un luogo che ci ispira simpatia, forseperchè i negozi sono tutti aperti e comunque la gente sembra più amichevole. C’è anche il sole. La chiesa anglicana invita con un cartello ad entrare per un caffè e un mercatino di beneficenza e ne approfittiamo. Effettivamente, proprio all’interno della chiesa beviamo un’ottima tazza di caffè a offerta libera, e alla bancarella che hanno allestito compro alcune spille di bigiotteria d’epoca. I prezzi sono molto buoni e gli oggetti in vendita interessanti, ed è per beneficenza, ma Ryanair ci costringe a prestare estrema attenzione al peso degli acquisti. Rinunciamo a visitare la casa di Victor Hugo, e ci limitiamo a vagabondare per strade e negozi fino all’ora della partenza. Altri controlli, e ci imbarchiamo per St.Malo e la Francia. All’arrivo ormai è buio, e dobbiamo risolvere il problema della macchina. Troviamo sulla Guida Routard il prefisso della Francia e chiamiamo con il cellulare il numero verde della Hertz, entro un’ora ci raggiunge un meccanico che sistema la macchina e compila un modulo, che dovremo consegnare al momento della restituzione dell’auto alla Hertz. Risolto questo problema, parcheggiamo vicino al nostro hotel e ci ritiriamo a riposare.

24 agosto Stavolta facciamo coalzione in hotel, chiacchierando con la proprietaria, epoi ci dedichiamo alla visita di questa bella città di corsari. Le mura sono imperdibili, le vie sono animatissime e ci sono tanti turisti. E’ bello osservare il mare, la gente sulla spiaggia, le maree altissime che rendono inaccessibili isolotti che con la bassa marea si raggiungono a piedi. Prendiamo qualcosa all’Universe in Place Chateaubriand, ha bei tavolini all’aperto ma seguendo il consiglio della guida Routard ci sediamo all’interno. E’ davvero particolare, il bancone è ricavato da un grande forziere di legno scuro ,con inciso 1688, ci sono boiserie e travi, tante foto di navi e marinai.Con il cosiddetto,bus de la mer, un’imbarcazione che fa la spola tra le due località, andiamo a Dinard. Camminiamo moltissimo dall’approdo lungo la passeggiata a mare, ma rinunciamo a raggiungere il centro. Quello che abbiamo visto di questa città non ci ha entusiasmato. Osserviamo a lungo la spiaggia e il tramonto da una sorta di balcone costituito dalle mura, poi ceniamo nel nostro albergo, che è anche ristorante. Un piattone di moules, cioè cozze, alla marinara e patate fritte costa 11 euro.

25 agosto Lasciamo questo piacevole albergo e la sua proprietaria e ci avviamo a tappe sulla strada del ritorno. Per l’ultima notte da trascorrere in Francia non prenotiamo, ma ci affidiamo al caso e alla Routard. A un certo punto ci troviamo in un paesone chiamato st. Hilaire. E’ giorno di mercato e ci immergiamo tra le bancarelle, compriamo anche delle ottime pesche. Beviamo un caffè in un bistrot che è l’esatto corrispondente delle nostre osterie di paese e vinco due euro con un gratta e vinci.Con calma, per strade dipartimentali, raggiungiamo nel pomeriggio Verneuil sur Avre, dove speriamo di trovare una sistemazione per la notte. Di nuovo, grazie Routard! La chiesa sulla piazza principale ha una stupenda torre campanaria, e ci sono tante antiche case a graticcio e altre chiese antiche e angoli da fotografare. Camminiamo tanto. Alloggiamo all’hotel Saumon sulla piazza, poco lontano dalla chiesa. Una stanza spaziosa e arredata con gusto, con bagno e TV costa 51 euro. Il ristorante annesso è di buon livello, e un po’ più caro degli altri che abbiamo frequentato, ma ne vale la pena. Qui per la prima volta osserviamo altri italiani.

26 agosto E’ l’ultimo giorno, nel pomeriggio dovremo trovarci all’aeroporto di Beauvais per rientrare in Italia. Con calma, ci avviamo in direzione di Beauvais e decidiamo di visitarla brevemente. La cattedrale è molto bella, con un insolito enorme orologio astronomico, ma sono in corso dei lavori e non si visita molto bene. Qualche strada antica, un poderoso castello fortificato, era quello del vescovo che temeva i suoi sudditi vessati dalle tasse e incattiviti. Contiene un museo del territorio, c’è anche un altro museo ma rinunciamo a visitarli. Mangiamo l’ultima crepe. Beviamo un caffè in un bistrot di quartiere, dove un signore ci dice che lui ha un appartamento al mare in Abruzzo, con Ryan Air è facile ed economico arrivare a Roma, e in Italia si mangia bene. Raggiungiamo l’aeroporto con largo anticipo, restituiamo l’Opel Corsa, a cui ci siamo un po’ affezionati, e attendiamo il nostro aereo, che tarda non poco. C’è tanta confusione, tanti voli e tanti viaggiatori, è un’attesa faticosa. Comunque alla fine saliamo sull’aereo per Treviso. Qui riprendiamo la nostra vera macchina che ci attende nel parcheggio e dopo un viaggio che ci sembra, questo sì, lunghissimo e faticoso a tarda notte arriviamo a casa.



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