Infoparigi va a Parigi

Ecco qua, al rientro trovo il tempo per rivivere e raccontare il viaggio a Parigi che mi sono fatto a metà dicembre 2009. E' un po' lungo, per cui complimenti a chi vorrà leggerlo tutto. Scriverlo, per me e per la mia compagna di viaggio, è un po' come rivivere le emozioni che ci ha dato. Ho anche molte foto, tutte geotaggate:...
Scritto da: infoparigi.eu 1
infoparigi va a parigi
Partenza il: 12/12/2009
Ritorno il: 17/12/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ecco qua, al rientro trovo il tempo per rivivere e raccontare il viaggio a Parigi che mi sono fatto a metà dicembre 2009. E’ un po’ lungo, per cui complimenti a chi vorrà leggerlo tutto. Scriverlo, per me e per la mia compagna di viaggio, è un po’ come rivivere le emozioni che ci ha dato. Ho anche molte foto, tutte geotaggate: http://picasaweb.google.com/infoparigi/Par…COXL7erl5raxUQ#

Partenza alle ore 5.30 di Sabato 12 Dicembre da Pistoia . Imbocco l’ autostrada in direzione casa della mia compagna di viaggio. Ero stato previdente quindi il mio semplice borsone non sottraeva in bauliera lo spazio al valigione rigido +borsa + scatola degli stivali di lei. Sosta al bancomat e viaggio che formalmente inizia. Abbigliamento da viaggio per entrambi: tuta comoda e nike. Piccola sosta al primo autogrill per un cappuccio e pasta, ci vuole. Si prosegue direzione Versilia, poi Genova dove albeggia e dove inizia il tratto noioso fino a Alessandria, Vercelli, poi direzione Aosta. Sono le 10.00, un po’ di fame, così decidiamo di concederci una sosta a Courmayeur. Lasciamo l’ auto al parcheggio e ci facciamo due passi per la cittadina. Cappuccio e pezzo dolce in un cafè. Qualche foto alle cime innevate. Tempo grigio e un po’ freschino. Si riparte. In poco tempo siamo all’ imbocco del tunnel del Monte Bianco. Foschia in vetta, quindi non possiamo godere del panorama che di solito si presenta. Facciamo il ticket andata e ritorno, sui 40€ (ah però!). Ci consegnano un depliant con le varie misure di sicurezza (fiscali!): velocità massima 70 kmh, distanza minima dal veicolo che precede 150 metri. Quasi a metà il simbolo sul navigatore ci fa capire che siamo entrati in Francia, et voilà!. Ancora un po’ e dopo una curva a sinistra siamo fuori. Disattivo il ricircolo. In terra francese l’ autostrada non inizia subito, ma dopo qualche chilometro di strada a doppio senso, con diversi tornanti. Qua troviamo la neve ai lati della strada e foschia in vetta, quindi no panorama. Al primo autogrill, ovvero area di sosta ci fermiamo. Intanto non è come in Italia che se entri in autogrill poi ti devi fare tutto il percorso tra salami e mortadelle prima di uscire…qua c’ è uno spazio unico con distributori automatici e supermarket (un paradiso!). Tra i vari distributori di caffè ultramoderni scegliamo di allinearci subito alle tradizioni francesi e qundi, sicuri di farci del male, ci prendiamo due caffè “sciacquoni” ultraschifosi e ultrabollenti. In compenso scegliamo un tramezzino tra un’ infinità per condimento e tipo di pane. Squisiti. Tra i vari distributori automatici ci stupisce quello di…zuppe! In bagno di distributori di profilattici, tampax, gel lavamani, dentifrici e lamette, minispazzole per capelli con specchio. Infine, a disposizione, un defibrillatore. Non si sa mai. Che dire…organizzati ‘sti francesi! Rifornimento di gasolio e si riparte, direzione Ginevra, poi Lione. Siamo in autostrada, quella francese, con la sua caratteristica: in alcuni tratti assenza di pedaggio alle uscite, ma caselli posti ogni tanto dove si paga una cifra prestabilita e preannunciata da cartelli. Un po’ una rottura doversi fermare ogni volta. A Macon imbocchiamo l’ A6, l’ Autoroute du Soleil. Qui si entra con un ticket e si vedono le prime indicazioni Paris… Da qui inizia il tratto più noioso del viaggio: autostrade a 3 corsie, asfalto ottimo, tutto dritto, ma frequenza di controlli con telelaser da parte di vetture della polizia appostate ai lati. Abbiamo assistito anche ad un inseguimento con tanto di Police che raggiunge, supera e invita a fermarsi in piazzola il malcapitato (sembrava Miami Vice). Io imposto il cruise sui 140 e mettiamo un film: Amici miei atto I. D’ intorno il nulla della campagna francese…sarà così fino alle porte di Parigi. E’ sabato pomeriggio e le auto in circolazione sono pochissime. A circa 60 km da Parigi il navigatore mi fa uscire dall’ A6 in direzione parco Disneyland, nei pressi del quale abbiamo scelto di dormire la prima notte. Finalmente si inizia a vedere un po’ di civiltà, auto, insegne di centri commerciali…la vita! Sono le 17 circa e, come da tabella di marcia, siamo nei pressi dell’ hotel, l’ Etap hotel Marne la Vallèe – Val d’ Europe. Pagheremo 70€ compreso petit dejeuner. Usciamo dall’ autostrada, qualche rotonda e il navigatore mi porta davanti all’ hotel. Check-in e ci troviamo di fronte alla tipica camera impersonale degli Etap hotel: piccola, un letto doppio e un terzo letto posto sopra trasversalmente. Lavabo in camera, doccia separata da un vetro opaco, wc separato con pareti di plastica. Sembra di stare in un camper. Tv con diversi canali, compreso rai1. Lascio la compagna riposarsi un po’ e riprendo subito la macchina e vado in esplorazione del quartiere. Il complesso Disneyland Paris, sin dalla costruzione del ’92, si trova all’ interno di una grandissima area delimitata da una strada circolare, ben individuabile dalle mappe o dalle viste satellitari. All’ interno di questo cerchio sono nati il parco Disneyland, la zona dei negozi del Disney Village, i vari alberghi, il mega parcheggio e successivamente il parco Disney Studios. Più recentemente poi sono nati dei quartieri satellite al parco, come quello di Val d’ Europe. Ne fanno parte un grande centro commerciale a due piani con annesso outlet, e il quartiere de la Gare che si chiama così proprio perchè sorge nei pressi della stazione del RER Val d’ Europe, lungo la linea RER A4 Parigi-Disneyland. Sempre qui c’ è la sede di Disney France. L’ hotel che ho scelto, costruito non più di due anni fa, si trova di fronte a questa zona, circindata da edifici ancora in costruzione. L’ entrata alle banchine del RER si trova a 20 metri. Fa parte dello stesso edificio anche l’ Ibis hotel. Nonostante la lontananza da Parigi non si ha certo l’ idea di essere nella banlieue parigina… Ripresa la macchina ho dedicato 15 minuti ad una visita ultrarapida del centro commerciale, con due piani di negozi e supermercato, parcheggio multipiano, e personale di Greenpeace che voleva per forza chiacchierare con me. Farmacia per comprare lo spray per la gola, e piccolo tour per le strade del quartier de la Gare, con tanto di piazza deliziosamente illuminata da lucine natalizie blu. In lontananza, poi, vedendo le luci dei parchi, mi sono avventurato in quella direzione, fino ad arrivare alla zona degli hotel e del Disney Village. Ormai era ora di tornare in hotel per il mio turno di doccia. Freschi e rinfrescati si era fatta ormai l’ ora di cena. Rendo partecipe la compagna di viaggio di quanto scoperto e ci dirigiamo verso il Disney Village, la zona aperta a tutti del parco dove ci sono i negozi, ristoranti, cinema, la discoteca, tutti a tema Disney. La reazione nel vedere da lontano le luci dei parchi, girata una curva, è stata un emozionato…wow…! Si lascia la macchina nel parcheggio Vincipark e ci ritroviamo al centro del parco Disneyland, con gli ingressi dei due parchi a tema Disneyland e Disney Studios, poi la stazione del RER, poi il viale che porta al grande parcheggio, il mercatino di natale e l’ entrata, appunto, al Disney Village dove ci dirigiamo. Qua c’ è il Planet Hollywood, Starbucks. Prima facciamo un giro nei negozi, affascinati dalla concentrazione di così tanti pupazzi e gadget Disney. Ci dirigiamo verso il Cafè Mickey, un ristorante-pizzeria dove mangiamo una pizza neppure tanto male, ma dove il clou della serata sono stati i personaggi Disney che passavano tra i tavoli per farsi fotografare, firmare autografi… Ad un certo punto, poi, Pinocchio e Pluto si sono messi a ballare sui tavoli, sulle note di Freedom, tra gli applausi e il divertimenti di grandi e piccini…veramente emozionante e divertente! Divertiti e in pace con il mondo ci siamo dedicati agli acquisti, poi abbiamo ripreso la strada dell’ hotel. Passando per la piazza illuminata abbiamo notato un localino…rapido sguardo d’ intesa e si è capito che la serata doveva concludersi con una Guinness presso l’ Agape Cafè, un pub molto carino, anche ben frequentato da autoctoni, dove mi sa che raramente vedono turisti. Rientro in hotel, auto in garage e bonne nuit.

Domenica 13 Dicembre alle 9.00 circa…driin. Procedure igieniche di rito e bagaglio pronto. Si scende per la colazione, tipica Etap sufficientemente varia, ma senza croissant. 🙁 carichiamo i bagagli in auto, pagamento del parcheggio alla sbarra, 8€, e via. Direzione Disneyland. In teoria potevamo prendere il comodo RER che ci avrebbe portati dentro il parco dopo due minuti, ma in quei giorni erano in sciopero. Poco male, in dieci minuti siamo all’ entrata del megaparcheggio. E’ Domenica e siamo elettrizzati, circondati dall’ atmosferma natalizia e dal freddo. C’ è un po’ di fila, ma questi francesi sono organizzati con una decina di porte aperte e prezzo di accesso ben chiaro anche da lontano: 10€ per l’ intera giornata. Si lascia la macchina e un comodo sistema di tapis roulant ci aiuta a percorrere quei buoni 600 metri. Un fiume lunghissimo di gente si dirige all’ entrata dei parchi. Notiamo che circa il 70% dei visitatori va verso il parco Disneyland, noi optiamo per iniziare dal parco Disney Studios. Passaggio al controllo borse e ci presentiamo al tornello d’ entrata con le stampe dei biglietti Francilien. Siamo dentro, ci procuriamo la mappa in italiano e, senza troppe mete già decise ci perdiamo per il parco. Io comprometto le corde vocali urlando come un matto durante il percorso delle montagne russe. Pranziamo in un selfservice anonimo dove però vendono delle buffe pizzette e dei dolcetti a forma di topolino. Non ci perdiamo la parata e sfilata dei personaggi disney (video). C’ è anche James P. Sullivan, “Gatto!” di Monsters & CO…il mio preferito. Sempre più in pace con il mondo si va verso il parco Disneyland. Di nuovo presentazione delle stampe dei ticket e via di attrazioni. Ci vediamo la parata Once upon a dream e ci facciamo diverse attrazioni. Usciamo dal parco per un pessimo cafè sciacquone e un muffin da Starbucks, e rientriamo a Disneyland per goderci la folla lungo la Main Street addobbata a festa per Natale, il cui solo ricordo ancora ci emoziona… Idem per il castello della Bella Addormentata tutto sbrilluccicante. Che magia quel parco! Concludiamo la serata con la parata serale Fantillusion, che ci delude un po’, e decidiamo di tornarce ne via. Mi faccio convincere che non c’ è alcun problema se, alla mia età, mi regalo un pelouche di Minnie…e cedo. Anche in questo momento, mente scrivo, mi siede sorridente davanti. E’ l’ ora di prendere la strada verso Parigi, dove ho prenotato l’ hotel per i giorni seguenti, quindi prendiamo l’ autostrada che in una mezz’ ora ci porta alle porte della città. Il navigatore, avendo impostato l’ indirizzo dell’ hotel, vorrebbe prendere il sopravvento e farmi passare per la via più breve, ma non ci siamo…ormai sono a Parigi e guido io! 🙂 Arrivati nei pressi di Bercy, infatti, proseguo in direzione Hotel de Ville, poi per rue de Rivoli si arriva a place de la Concorde dove, girato l’ angolo, mi ritrovo all’ imbocco della via più bella del mondo, illuminata a festa. Un minuto di silenzio. Ormai che ci siamo, Etoile, poi direzione Trocadero per farci salutare dalla torre… A quel punto è l’ ora di andare in hotel, quindi reimposto la navigazione direzione place des Abbesses dove si trova l’ hotel Regyn’ s Montmartre. 80€ compreso petit dejuner, vista place Abbesses. Lascio la macchina impunemente in divieto per scaricare i bagagli e per un veloce check-in e mi faccio dare l’ indirizzo del parcheggio. Seguo le istruzioni, ma senza successo. Scoprirò poi che l’ hotel considerava “Parking” una semplice strada con ticket giornaliero, neppure tanto vicina. Per fortuna avevo studiato e conoscevo un garage a due blocchi di distanza dove mi sono subito diretto: il Garage Dancourt, nell’ omonima via. Non si tratta di un parcheggio normale, ma di un garage dove si lascia la lacchina con le chiavi, in quanto per massimizzare gli spazi le mettono in fila per poi spostarle all’ occorrenza. La prima sera mi concedono comunque uno stallo riservato e mi consentono di chiuderla portandomi via le chiavi. Mi faccio spiegare gli orari di chiusura, 02.00-05.30 e i costi, sui 20€ a notte, forfait da 4 notti per 75€: certo non economico, ma d’ altra parte sono a Montmartre! Rientro in hotel, cosa rimane da fare? …già, cenare! Ormai stanchi per la giornata intensa scegliamo il locale più vicino, un cafè dove chiediamo qualcosa da mangiare. Ci portano due taglieri con formaggi ed affettati deliziosi che ci saziano, la Guinness di rito, così si fanno le 2 di notte. E’ ora di rientrare e riposare. Mentre siamo seduti conto quattro passaggi della Police in pattugliamento: Parigi è una città sicura.

Lunedì 14 Dicembrealle 10.30 inizia la nostra permanenza parigina. Raggiungiamo alle 10.50 la sala della prima colazione dove una simpatica cameriera di colore ci accoglie con un’espressione del tipo anvedi questi vengono a fare colazione ora che stavo già facendo le pulizie. Ci mostra la disponibilità di baguette, alcune pastine, pancarrè. Ci chiede se vogliamo qualche bevanda calda e ci porta prosciutto cotto e formaggio. Deliziosamente ci porta come cadeau due yogurt magri: il mio lo cedo. E’ una bellissima giornata, con un bellissimo sole. Subito passiamo dal mur de je t’ aime, a due passi dall’ hotel nella stessa piazza, poi diamo un’ occhiata al mercatino di natale e all’ entrata della metropolitana, una delle pochissime rimaste opera dell’ architetto Guimard, uno dei miei maestri. Un’ occhiata alla chiesa di St Jean de Montmartre, tardo ‘800, uno dei primi esempi di uso del cemento rinforzato a vista. Iniziando a salire per le scalinate di Montmartre ci ritroviamo in place du Tertre e poi di fronte al Sacre Coeur per osservare i venditori di riproduzioni di torre eiffel e le statue umane che sfidano il freddo. Andiamo a caso per le stradine di Montmartre, giungendo per caso al moulin de la galette, poi al fruttivendolo Colignon del film il favoloso mondo di Amelie Poulain Riscendiamo e ci ritroviamo alla base della butte, la collina di Montmartre e da lì prendiamo la metropolitana, ad Anvers per andare in zona Halles-Beaubourg. Compriamo una tessera Navigo Decouverte per me e una Paris Visite 2 giorni per lei. Sul Metrò mi si richiama l’ attenzione sulle scarpe di un distintissimo signore brizzolato, sui 50, in giacca e cappotto, faccia da padre di famiglia: nere, lucide, tipicamente ed indubbiamente femminili, con tacco di 5/6 cm. Stentavo a crederci. L’ affollamento mi ha impedito di prendere il cell per immortalare la scena ed è il mio più grosso rammarico di quel viaggio. Era surreale, sembrava sceso da un quadro di Magritte: faccia a persona normalissima e scarpe spudoratamente femminili, che abbandonano la mente ai più disorientati pensieri su chi fosse quell’ uomo… Mah… Si scende a Les Halles, sommaria visita al centro commerciale, chiesa di St. Eustache, poi via in direzione Beaubourg. Foto alla fontana Stavinsky semi ghiacciata e poi in direzione Hotel de Ville con tanto di manifestazione dei netturbini. Si prosegue per Notre Dame, poi si attraversa la Senna per rue de la Huchette. Pranziamo al Brioche Doree di st Germain: due baguettoni deliziosi, una tortina per me e due caffè semisciacquoni. Seconda scena surreale: un tipo a passeggio in pantaloncini corti, in una giornata ultrafredda e ventosa. Si riparte per blvd st Michel, il Pantheon, la biblioteca st Genevieve e un po’ per le stradine del quartiere degli studenti. Vista la bella giornata di sole si sceglie di approfittarne per salire sulla torre Eiffel, quindi Metro fino a Bir-Hakeim e approccio verso la dama di ferro. Facciamo un po’ di fila al freddo e al vento prima di acquistare i ticket per il 3° livello. Preventiva opera di motivazione, convincimento e concentrazione prima di affrontare la salita. Nessun problema fino al 2° livello, mi si chiede soltanto di non proferir parola durante la salita per non condizionare la concentrazione. Obbedisco. Giunti al piano ci sembra giusto riscaldarci un po’ con uno sciacquone che prendiamo al triste bar, e ci dedichiamo un po’ allo shopping tematico. La vista ovviamente è spettacolare, sebbene la giornata da bella avesse virato verso il coperto con vento forte a tratti fastidioso. Passato il tempo così si è fatto l’ imbrunire, quindi di nuovo foto di rito con la diversa luce, e tutto d’ un tratto la torre si mette a scintillare! bellissimo! E’ l’ ora di salire al 3° piano. Di nuovo concentrazione, e in poco ci si ritrova lassù, a 300 metri d’ altezza, con Parigi ai piedi. Rimanere nell’ area al riparo dalle vetrate non crea problemi, ma salire sul tetto diventa una cosa per poche persone, infatti siamo meno di una decina. Lassù tira veramente un vento proibitivo, quindi mi dedico in tutta fretta alle foto di rito delle lucine della ville lumière, rimandando alla prossima la degustazione, per 10€, di una coppa di champagne nell’ apposito Bar à Champagne, aperto di recente. Ci mettiamo in fila per l’ ascensore della discesa mentre chiedo e mi chiedo se mai Eiffel, in quegli anni, si sarebbe immaginato che la sua costruzione, teoricamente temporanea, sarebbe diventata poi un capolavoro dell’ architettura e ingegneria del ferro di tardo ottocento, il simbolo della città di Parigi, nonchè uno dei monumenti più visitati al mondo… Dal 2° livello prendiamo l’ ascensore per il piano terra dove arriviamo in pochi secondi e si passa accanto alla spiegazione dell’ affascinantissimo meccanismo idraulico che fa funzionare gli ascensori, che tutti ignorano e del quale si disinteressano. Ci ritroviamo lì, 300 metri più in basso di dove si era una decina di minuti prima, in mezzo ai comuni mortali. C’ è tempo però per una sosta su una panchina ad ammirarla, illuminata, da un’ insolita prospettiva. L’ errore poi è quello di decidere di prendere il Metro al Trocadero, perchè per farlo si passa il ponte sulla Senna, si attraversa il mercato di Natale allestito sui giardini, si sale la scalinata dalla quale si vede la pista di pattinaggio frequentata da pochi coraggiosi…e pur dandole le spalle senti che la torre si sta allontanando, tanto da rientrare facilmente nell’ obiettivo dell’ iPhone…e senti che, a meno che non ricapiti volontariamente, quella sarà l’ ultima volta che la vedrai così da vicina, in quel viaggio… E’ l’ ora di una doccia, si torna in hotel, dove continuo a chiedermi quanti siano i dipendenti: all’ arrivo la domenica c’ era un giovane sui 35, la mattina dopo un 50enne di colore, stasera un 40enne bianco…boh… Per la cena si sceglie la zona grand boulevard, ma visto che siamo andati in là con gli orari, sono oltre le 10 e in diversi locali possono far storie, propongo un evergreen: l’ Hard Rock Cafè, che viene ben accettato. Là conosciamo Stefano, un simpatico cameriere italiano, incuriosito dalla mia insolita e a tratti pacchiana felpa personalizzata www.infoparigi.eu. Ci concediamo una sana cena rifocillante, e qualche birretta…tanto non si deve guidare. Rientro in Metro in hotel. Pernottamento.

Martedì 15 Dicembre: giornata culturale. Dalla sera prima avevamo deciso che questa sarebbe stata la giornata di musei e cultura, e che quindi ci saremmo alzati prima, da bravi turisti seri. Infatti scendiamo a fare colazione alle 10.30, gratificando la signora che orgogliosa ci omaggia dei due yogurt magri. Il mio lo cedo. Si prende il Metro direzione Palais Royal – Musee du Louvre, e si accede alla galleria du Carrousel con i suoi negozi. Cattura la nostra attenzione la toilette pubblica, minimalista, con tanto di accoglienza con hostess e rotoli di carta igienica esposti. So’ francesi ‘sti francesi! Visto che siamo lì, faccio una puntatina all’ Apple store, aperto di recente. Foto di rito alla piramide inversèe. Vedo che alcuni inservienti stanno chiudendo il cancello d’ entrata al museo e mi autoconvinco che il motivo sia lo sciopero che in quei giorni è in corso nei musei parigini. Non realizzo che oggi è martedì, il giorno di chiusura del Louvre. Che umiliazione! Risaliamo in superficie e andiamo ad osservare la Piramide, l’ Arc du Carrousel e la voie triomphale che da qui parte. Una donnina cerca di fregarci con il trucco del finto ritrovamento dell’ anello d’ oro: tutto il mondo è paese. Qui ci deliziamo con alcune dissertazioni videoriprese sulla voie triomphale…ma questo è un altro discorso… Siccome il Louvre è chiuso per sciopero, si va all’ Orsay dove si arriva in poco tempo passando la Senna, e costeggiandola fino all’ ingresso. Anche stamani fa freddo, ma non tira vento. Piccola fila all’ entrata per il metal detector, e finalmente siamo dentro al caldo. Lasciamo i soprabiti al guardaroba e siamo pronti, anzi, quasi, perchè visto che la cultura richiede concentrazione decidiamo di fare uno spuntino, con il solito caffè sciacquone. Il museo è oggetto di grandi lavori di ristrutturazione, e lo sarà fino al marzo 2011: un intero livello è chiuso emolte opere sono state riorganizzate, male, in apposite sale. Inoltre, per pagarsi le spese, il museo ha ceduto in prestito molte opere che lo caratterizzavano ad altri musei, tra le tante il Nuit étoilée sur le Rhone di Van Gogh. Come sempre è meravigliosa la sala di Van Gogh, mentre suscita la stessa reazione il realismo dell’ Origine du monde di Courbet… Troviamo una mostra temporanea sull’ art Nouveau, niente di esaltante: mi ci hanno messo anche Dalì… Concludiamo la visita presso la boutique del museo, dove acquistiamo qualche bel libro in tema. Si rientra in hotel per un riposino e per prepararsi per la serata Parigi by night… In mattinata infatti avevo chiesto al simpaticone della reception se poteva prenotarmi un tavolo presso un ristorante. Lui, pensando qualcosa del tipo se volevi un concierge non sceglievi un duestelle, mi risponde che non ha il numero. Lo frego perchè ce l’ ho io. Chiama, gli dicono che ci sono due turni, 19.30 o 21.30. Ovvio che opto per le 21.30. Ho scelto le ciel de Paris, il ristorante al 56° piano della tour Montparnasse, il grattacielo che si trova di fronte alla torre Eiffel. Prendiamo la macchina, e ci facciamo un ampio giro per la città, compreso foto di rito sui Champs Elysèes, poi via in direzione Montparnasse. Lasciamo l’ auto al parcheggio e prendiamo l’ ascensore dedicato. Arrivati al 56° ci fanno accomodare al bar in attesa di un tavolo le plus agreable. Chiediamo un Kir, che poi ci portano al tavolo visto che si è reso disponibile. Configuriamo i nostri menu, e ci godiamo la nostra serata chic con la torre al nostro fianco che ogni tanto ci saluta scintillando… Rientriamo in hotel, dopo qualche gitro per la Parigi by night, prima che chiuda il garage.

Mercoledì 16 Dicembre. Oggi si gira in macchina. Forse la signora della colazione ha capito che il prosciutto cotto e il formaggio non ci interessa, visto che nei giorni precedenti lo avevamo sempre lasciato, quindi non ce lo ripropone. Cortese come sempre però ci omaggia dei due yogurt magri. Il mio lo cedo. Alla reception c’ è una signora sui 45 di colore, mai vista prima. Anche oggi bella gironata di sole, meno freddo rispetto ai girni precedenti. Andiamo al garage a prendere la macchina, e passando per rue Lepic dove c’ è il Cafè des deux Moulins, dove lavorava Amelie Poulain, ci facciamo un giretto per le stradine di Montmartre e ignorando eventuali divieti mi spingo fin sotto la basilica del Sacre Coeur. Per strada, ecco uno degli esempi di come, a Parigi, si puliscono le strade da cartacce, sigarette e cacche di cane…con l’ acqua corrente!…già, le cacche di cane, spesso anche in mezzo al marciapiede sono una famosa piaga della città di Parigi. Poi è l’ ora del cimitero, quello di Père Lachaise. No, non per la tomba di Jim Morrison, ma per gli altri personaggi storici che qui riposano.Prendiamo il boulevard peripherique, il raccordo anulare che circonda Parigi e che e definisce, più o meno, i confini. Troviamo un po’ di traffico per lavori.La tipologia di negozi ci fa capire che siamo arrivati: parcheggiamo impunemente senza ticket e ci dirigiamo all’ ingresso, dove una mappa ci aiuta ad individuare quello che cerchiamo. Solo perchè è di strada passiamo nei pressi del luogo dove riposa Jim Morrison, la cui tomba, insolitamente “semplice”, suscita ironici commenti nella mia c.d.v.. Proseguiamo e ci soffermiamo ad osservare le diversità di tipologie di tombe, nonchè il loro stato di cura e manutenzione. Davanti alla tomba di Oscar Wilde il nostro silenzio e rispettoso raccoglimento viene interrotto dai commenti inopportuni di una coppia di ragazzi toscani che, con tanto di guida PARIGI da italianomedio sotto il braccio, criticano la consolidata tradizione di lasciare il segno del rossetto delle labbra sulle pareti chiare della tomba, come forma di omaggio al personaggio. Ci allontaniamo a cercare quella di Victor Noir, giornalista, la cui tomba ha assunto con il tempo una particolarità che vi invito a ricercare… Riprendiamo il viaggio, e dopo essere passati dall’ avenue Daumesnil con la promenade plantèe, andiamo verso la deliziosa rue Mouffetard, con i suoi deliziosi negozietti. Baguettone per pranzo con wifi gratuita per leggere un po’ di posta a scrocco. Ripresa la macchina, per proseguire con la giornata semi noir, mi si chiede di vedere dove perse la vita Lady D, quindi ci dirigiamo in direzione tunnel de l’ Alma, nonostante il traffico che mi viene prontamente segnalato dal navigatore, che percorriamo in entrambe le direzioni. Per fortuna un bellissimo tramonto sulla torre Eiffel ci risolleva un po’, mentre ci portiamo verso un’ altra tappa d’ obbligo: le affollate Galeries Lafayette, con il loro albero di natale. Saliamo pure sul tetto, per alcune foto di Parigi dall’ alto. Si è fatta l’ ora di rientrare in hotel, ci mettiamo un po’ perchè l’ ora è quella di punta. Fattasi l’ ora di cena riprendiamo la macchina direzione Champs Elysèes. Fa un po’ freddo. Tra i tanti ristoranti decidiamo di sperimentare, per puro scopo accademico, Pizza Pino. Il locale è affollato e chiassoso quasi come una mensa universitaria, e non dispone di guardaroba o attaccapanni dove appoggiare il cappotto: dovrò usare la sedia. Pizze medie, ma tanto cosa ci si poteva aspettare da un posto cotanto turistico? Pagato il conto ci perdiamo in dissertazioni sulla necessità o meno, per ognuno di noi, di lasciare una mancia al cameriere, a mio parere scortese. Prima di riprendere l’ auto al caro parcheggio sotterraneo dei champs, la mia c.d.v. Mi delizia con uno spontaneo balletto sulle note della musichetta classica diffusa di fronte agli ascensori. Avrei della deliziosa documentazione video da proporre, ma la pubblicazione mi è stata vietata. Peccato. Ci spostiamo di poco, in zona place de la Concorde, e concludiamo la serata al Buddha Bar. Quando usciamo abbiamo un leggero nevischio. Rientriamo in hotel, e bonne nuit.

Giovedì 17 dicembre, giorno del rientro. La sveglia sui cellulari era impostata per le 10.00, come le altre mattine, in tempo per scendere e fare colazione prima delle 11. Come tutte le mattine la luce che filtrava e il mio precisissimo orologio biologico mi facevano svegliare un po’ prima del trillo. Non da meno la mattina del 17 dicembre. Però c’ era qualcosa di strano: come mai non sentivo i rumori della strada che, sebbene attutiti dai doppi vetri, mi avevano fatto compagnia nelle mattine precedenti? Perchè non sentivo gli schiamazzi dei venditori del mercatino di natale della place des Abbesses, che in pratica avevo a 20 metri in linea d’ aria? Si sveglia anche il cervello e mi fa ricordare il nevischio di place de la Concorde della sera prima, e anche le previsioni di “neige sur l’ ile de france” ascoltate per sbaglio la sera prima al telegiornale. Stai a vedere che… Apro le tende della finestra e…oh merde! (tipica espressione parigina di sorpresa) Sono le 9.50, mi rimetto a letto in silenzio, mentre la mente già mi immagina intrappolato sull’ autostrada tra Parigi e Lione, in mezzo al niente. Penso anche che alle 9.00 di venerdì la mia c.d.v. Deve entrare a lavoro. Ho le catene da neve, si, ma se qui in città ci sono 10 cm, te l’ immagini cosa trovo sul monte bianco? Avevo pianificato per la mattinata una visita a La Defense, con ripartenza dopo pranzo per arrivare in tarda nottata, ma era il caso di anticipare. Nel frattempo la sveglia ci sveglia ufficialmente, e come tutte le mattine la c.d.v. Si alza per aprire le tende, ed in quel momento odo la stessa espressione di sorpresa che avevo avuto io pochi minuti prima, in versione italiana: “oh c…!”. Bene, ormai eravamo consapevoli che il viaggio di ritorno non sarebbe stato liscio come l’ olio come all’ andata. Ci prepariamo, completiamo i bagagli già predisposti la sera prima, e scendiamo per la colazione, dove cerco di avere notizie su quello che era, al momento, il mio incubo peggiore: l’ impraticabilità del Monte Bianco, con conseguente necessità di modifica del percorso. Vengo rassicurato. La signora della colazione, con sommo dispiacere, era stata sostituita dalla collega che il giorno prima era alla reception. Capisco che ormai è una tradizione dell’ hotel offrire orgogliosi per cadeau due yogurt magri. Il mio lo cedo. Ne approfitto per spiegare che quel gatto dipinto sulla parete della sala, in francese, non si chiama gatò, ma chat. Procedo al check-out. Il tipo della reception cerca di fregarmi conteggiando 88€ a notte contro i concordati 80: mi dice che è quella la loro tariffa per la camera, io gli dico che ho un’ email con quel prezzo concordato, lui capisce l’ errore e che non è il caso di provarci con me e riemette la fattura corretta. Pago e vado a prendere la macchina. Al garage mi salutano calorosamente, augurandomi buon viaggio, io contraccambio con un a bien tot, perchè se dovrò ritornare in zona con la macchina la farò dormire di nuovo da loro. Percorro le strade di Montmartre per fortuna libere da neve dove passano le ruote e parcheggio, ancora più impunentemente in mezzo alla strada, per caricare i bagagli. Preso tutto? Si. Ok, si parte. Imposto la navigazione direzione casa, e la concentrazione per il comportamento della macchina sulla neve non mi fa pensare alla tristezza del momento: stiamo tornando a casa!, ovvero stiamo lasciando Parigi! Secondo il navigatore, arrivo previsto: 23.38. Seee! Si percorrono le strade innevate della città, insolitamente affascinante e si decide, anche se non è proprio di strada, di fare un passaggio sotto la torre Eiffel, per vederla tutta bianca. Come normale il traffico si fa pesante, infatti soltanto dopo le 12.30 siamo fuori da Parigi. Dopo un breve tratto di autostrada, l ‘ autostrada del sole , il navigatore se ne esce poi che, “per motivi di traffico il percorso sarà modificato”, e mi ha fatto deviare per il centro abitato di Orly e Evry, con innumerevoli semafori. Ad oggi mi sto chedendo se sia stata una scelta intelligente…! Alle 14 circa rientriamo sull’ A6, ma siamo ancora solo a 100 km da Parigi. Ne mancano un migliaio a casa. Temo ancora per le condizioni del monte bianco, ma ho informazioni rassicuranti in merito. Ci fermiamo per una merenda: solito baguettone e caffè sciacquone. Qui casualmente metto le mani nella tasca anteriore della tuta, e avverto la presenza di un solido sottile. Realizzo subito di cosa si tratta ed estraendola mi stampo in faccia l’ espressione tipica di…ops! Era la card magnetica di accesso alla camera. In pratica mi ero portato via la chiave della stanza d’ albergo. La ricostruzione dei fatti è stata immediata: nella concitazione della partenza esco dall’ hotel per prendere la macchina e mi porto dietro la chiave per poter risalire poi velocemente a prendere i bagagli, ma quando arrivo sotto l’ hotel la c.d.v. È già pronta con il tutto, che carichiamo velocemente. Giustamente la c.d.v. Mi chiede se voglio entrare a salutare il portiere, ma pronunciando la tipica espressione toscana di disinteresse mi allaccio la cintura e si riparte. Mi ripropongo di rispedire immediatamente per raccomandata la key all’ hotel, una volta a casa. Mantenfgo fede all’ impegno, difatti la keyda oltre un mese sta all’ interno del mio portafoglio, trasformatasi ormai in souvenir. All’ hotel mi odieranno…ma ormai… Italians! (popporoppoppopoooooohhh) Si riparte. Procedo a velocità ridotta, il fondo stradale è innevato ma le vetture che scorrono lasciano la traiettoria delle gomme libera. Non è necessario che monti le catene, solo sarebbe stato utile avere le gomme termiche come hanno il 95% degli altri veicoli che, infatti, mi superano con no chalance. La sitazione di non perfetto controllo mi stressa un po’, ma la c.d.v. Mi supporta psicologicamente offrendosi, più volte, di darmi il cambio alla guida… Sono le 18.15 circa e siamo in un autogrill per sgranchirci un po’ le gambe e prendere qualche ottimo tramezzino per cena. Nevica ancora, ma la situazione è in netto miglioramento, infatti lasciata l’ A6 a Macon, prima di Lione, in direzione Ginevra non abbiamo più la neve, ma solo i mezzi spargisale che mi faranno diventare la macchina salata come una sardina. Alle 21.30 circa abbiamo passato Ginevra, e alle 21.58 imbocchiamo il tunnel del Monte Bianco. La cosa ganza è che dentro il tunnel fa caldo, sarebbe quasi da fermarsi dentro per riscaldarsi un po’: dai -6.5° registrati poco prima dell’ imbocco, a 3/4 del tunnel il termometro segna 18.5°! All’ uscita, di nuovo -4.5°! Faranno bene queste escursioni termiche così repentine? In ogni caso ormai siamo rientrati in patria, ci fermiamo al primo autogrill nostrano per un caffè italiano, che poi decidiamo di non prendere vista l’ ora. Ci mangiamo i nostri gustosi tramezzini francesi mentre due poliziotti della stradale guardano come un ufo il ghiaccio ancora attaccato all’ anteriore della mia macchina. Sono le 23.15 e siamo ad Aosta. Ripartiamo, arrivo previsto alle 03.00. Autostrada deserta, freddo ma tempo buono, tante stelle. La mia compagna di viaggio vede ovunque l’ orsa maggiore… Intorno a mezzanotte, in zona Vercelli/Alessandria troveremo un po’ di nebbia, ma ormai siamo collaudati, le manifestazioni meteorologiche non ci spaventano più. Come previsto, alle 03.15 circa siamo a casa della mia ottima compagna di viaggio, e finalmente alle 3.45 concedo alla mia Audi, ormai scongelata, il meritato riposo, dopo 2490 km di viaggio. La promessa, però, è per un nuovo viaggio quanto prima… M&M



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