La Provenza…soprattutto!

Dopo che, l’anno scorso, abbiamo passato 10 stupendi giorni a Parigi alla scoperta della capitale della Francia, quest’estate abbiamo pensato di scoprire una regione francese ben diversa, per una vacanza all’insegna della natura, ma anche dell’arte e della “joie de vivre” tipicamente provenzale. La regione è quella della...
Scritto da: superele1982
la provenza...soprattutto!
Partenza il: 02/08/2009
Ritorno il: 10/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Dopo che, l’anno scorso, abbiamo passato 10 stupendi giorni a Parigi alla scoperta della capitale della Francia, quest’estate abbiamo pensato di scoprire una regione francese ben diversa, per una vacanza all’insegna della natura, ma anche dell’arte e della “joie de vivre” tipicamente provenzale. La regione è quella della Provence-Cote d’Azur, nel sud della Francia, dove la tradizione si sposa con l’amore per l’ambiente e per il buon vivere.

Primo giorno: Parma – La Turbie – Montecarlo – La Turbie Si parte! In quattro ore di auto arriviamo a La Turbie, un piccolo village proprio sopra Montecarlo. Abbiamo prenotato all’Hostellerie Jerome, un piccolo ma confortevole hotel scovato sul fedele venere.Com. Per la doppia abbiamo speso 95 euro (senza colazione), ma la camera è molto carina e il personale è cortese e disponibile. Appena arrivati, in attesa della camera, facciamo due passi per il paese, che vanta il Trophée des Alpes, una importante vestigia testimone del dominio dei Romani nella zona. Le stradine medioevali sono tranquille e pittoresche, sicuramente l’ideale per un po’ di riposo dopo il viaggio! Pranziamo a “La Cave Turbiasque”, nel centro del paese, con cozze e patatine e una bella insalata niçoise. Con due birre, la spesa totale è di 26 euro. Torniamo in albergo, ci riposiamo un po’, e riprendiamo l’auto per scendere a Montecarlo. Il panorama sul mare è stupendo, ma quando arriviamo in città lo stupore è grande: grattacieli, il grande porto zeppo di yacht, auto di lusso e vetrine di firme famose. Facciamo un breve tour per le strade che ospitano il Gran Premio di Formula Uno, con grande gioia di Davide, appassionato di automobilismo, a cui non sfugge il ricordo di neppure una delle curve tipiche del circuito. Il casinò è accessibile solo dopo aver lasciato in deposito gli apparecchi fotografici… il dio Denaro è onnipresente e continua a girare senza sosta! Passiamo davanti al celebre “Louis XV”, uno dei ristoranti di Alain Ducasse. Il locale è adiacente al lussuosissimo Hotel de Paris, con una facciata davvero stupenda… e il personale in attesa delle mega automobili dei clienti, che ci fanno sentire piccoli piccoli… Visitiamo anche la piccola chiesa dei principi Grimaldi, dove l’atmosfera è semplice e raccolta.

Dopo una passeggiata per il porto ad ammirare gli yacht immensi, torniamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto (è molto difficile trovare un posto per l’auto lungo i marciapiedi, comunque per tre ore di sosta all’interno di una struttura coperta abbiamo speso all’incirca 2 euro) e torniamo a La Turbie. Ci rinfreschiamo e riposiamo un po’, poi usciamo e facciamo un’altra passeggiata per la cittadina prima del calare del sole per fare qualche foto al tramonto e scoprire un panorama stupendo da cui si vede tutta la baia che ospita Montecarlo. Ceniamo a “La Regence”, un piccolo ristorante dove la domenica sera preparano solo la pizza: paventando il peggio, dobbiamo ricrederci quando ci vengono servite due ottime pizze. Una 3 formaggi e una pizza alla pescatora (alla provenzale, direi: oltre che cozze, gamberetti e seppioline, ci sono anche pesto e aglio… era davvero buona!), 2 birre medie: conto di 35,50 euro, ma usciamo soddisfatti. Andiamo a dormire presto, domani c’è un lungo spostamento in auto da fare! Secondo giorno: La Turbie – Arles Dopo circa tre ore di viaggio sulle autostrade francesi (belle strade, ma organizzazione un po’ scomoda: bisogna pagare il pedaggio autostradale veramente spesso, il che crea dei “tappi” di traffico non indifferenti… e alla fine la spesa non è indifferente!), arriviamo ad Arles, dove troviamo subito l’albergo che abbiamo prenotato vagando in rete. È l’Hotel Acacias, una piccola struttura ben curata a pochissima distanza dal cuore della città. Lasciamo i bagagli in deposito e ci avventuriamo subito alla scoperta dell’antica cittadina romana.

Ci dirigiamo subito a vedere – almeno da fuori, per il momento – Les Arènes, testimonianza romana stupendamente conservata, che ospita ancora spettacoli con i tori. Controlliamo gli orari (non ci sono problemi, l’orario è continuato fino alle 19) e cerchiamo un posticino fresco in cui pranzare. A pochi metri dall’arena, in place Voltaire, troviamo la “Brasserie Le Narval”, in cui la scelta è davvero ampia e il servizio è rapido e cortese: pranziamo sotto la fresca ombra di altissimi alberi con una entrecote e una bella bistecca. Entrambe le portate sono accompagnate da patatine ed insalata. Non resistiamo, ed assaggiamo anche i dolci: una mega coppa di gelato alla vaniglia e cioccolato, e un dolce al cioccolato davvero inimitabile. Con 2 birre medie, il conto totale è di 33,70 euro.

Dopo questo pranzo abbondante e soddisfacente ripartiamo, ed entriamo a Les Arènes. Il biglietto costa 6 euro, ma all’interno non c’è poi molto da vedere. Rimaniamo giusto il tempo per fare un po’ di fotografie, poi usciamo e continuiamo la visita della cittadina. Vediamo – da fuori – il teatro romano, poi arriviamo in una grande piazza che ospita un obelisco romano e due chiese. Una – la chiesa di Sainte Anne – è occupata da una mostra temporanea, ma vediamo che l’interno è praticamente spoglio. L’altra, invece, quella di Saint Trophime, merita davvero una visita: già il portale esterno è stupendo, ma anche l’interno non ci delude. Tra l’altro, la basilica ospita un piccolo spazio pieno di reliquie di santi che ci incuriosisce.

Tornando verso l’hotel, scoviamo un negozietto davvero curioso: è “La Caverne de Alì Babà”, gestito da un giovane marocchino e zeppo di tesori arabi. Vasi, borse di pelle, spezie, profumi, incensi… Il proprietario ci offre un tè marocchino mentre ci invita a scendere e vedere il piano inferiore dove tappeti e grandi vasi riempiono l’ambiente. Vale la pena se non altro entrare per curiosare un po’, anche se i prezzi non sono propriamente convenienti! Facciamo una piccola deviazione e passiamo sul lungo Rodano, che si estende immenso all’orizzonte. Torniamo in albergo, ci riposiamo, ed usciamo per cenare: troviamo il ristorante “La Dolce Vita” vicino all’hotel, e spendiamo 34 euro per un buon piatto di pasta e dell’ottima carne accompagnata di salsa al Roquefort. Dopo cena, torniamo sul Rodano e scattiamo molte foto: i colori del tramonto sono stupendi, sul grande fiume! Terzo giorno: Arles – Avignone – Les Saintes Maries de la Mer – Arles Partiamo verso le 8 per Avignone per tranquille strade di provincia. Lungo la strada ci fermiamo diverse volte per fotografare gli immensi campi di girasoli: purtroppo molti sono già secchi, ma alcuni sono ancora nel loro pieno splendore, e sono enormi! Arriviamo ad Avignone dopo un’ora scarsa di viaggio, ma il navigatore, anziché portarci al parcheggio gratuito che cercavamo, ci porta fino in centro. Riusciamo – dopo aver vagato per stradine strettissime – a trovare un parcheggio coperto a poca distanza dal Palais des Papes, dove entriamo senza fare fila. È ancora presto, e il flusso dei turisti deve ancora arrivare! Con 13 euro a testa acquistiamo il biglietto per il palazzo (audioguida inclusa) e per il famoso Ponte Bénézet. Iniziamo subito la visita al palazzo, che ci colpisce per le sue grandi stanze e per l’interessante storia che racchiude: intrighi, giochi di potere, politica, fede, tutto si intreccia a costruire un mosaico storico che racconta ogni stanza in cui passiamo. Verso la fine della visita, saliamo alla terrazza panoramica da cui vediamo tutta Avignone.

Usciamo e ci dirigiamo verso il Pont Bénézet, dopo aver attraversato stradine invase da negozietti di souvenir che profumano di sapone e lavanda. Comprerei tutto, ma riesco a trattenermi! Accediamo velocemente al ponte grazie al biglietto che abbiamo già, saliamo e ci ritroviamo davanti al grande spettacolo del Rodano. Del ponte, abbastanza largo, sono rimasti solo pochi archi, ma il panorama e la storia che ascoltiamo dall’audioguida ci affascinano e torniamo contenti al punto di partenza. Pranziamo in un piccolo locale, il “Festivalcafé”, in una stradina nei pressi del Palais des Papes. Due insalatone giganti e molto gustose e due birre fresche (fa piuttosto caldo) ci costano soltanto 20 euro.

Mentre torniamo al parcheggio delle Halles, ci fermiamo a vedere due piccoli banchi che costituiscono un minuscolo mercato delle pulci. Dentro ad una cassetta di legno trovo alcuni santons, statuine di terracotta tipiche dell’artigianato locale che vengono utilizzate nei presepi regionali. Queste sono alte 30 centimetri, le ho viste nei negozi a circa 40 euro l’una… chissà che prezzo proporranno qui! Ogni personaggio ha vestiti di panno e costumi tipici: io scelgo un contadino che porta un fascio di paglia sulla schiena, e dopo una breve conversazione/trattativa (alla signora stanno particolarmente simpatici gli italiani, a quanto pare!) riesco a spuntare 15 euro… un ottimo prezzo, e mi porto a casa un pezzetto di tradizione provenzale davvero carino! Siamo un po’ accaldati, ma in macchina al fresco ritroviamo un po’ di energie. Decidiamo di andare direttamente – senza passare dall’hotel ad Arles – a Les Saintes Maries de la Mer, una cittadina sul mare all’interno della regione della Camargue. La strada larga è assolata, e nei prati circostanti vediamo molti mas, tipiche costruzioni rurali che ospitano maneggi e che sono di gran moda in fatto di offerta turistica, e cavalli e tori liberamente al pascolo.

Dopo nemmeno due ore di viaggio arriviamo al mare: parcheggiamo in una stradina laterale che porta al lungomare, ma dopo pochi minuti non resistiamo. Ci togliamo scarpe e calze e ci fiondiamo in spiaggia, dove ci rinfreschiamo i piedi in una breve passeggiata proprio in riva al mare, in mezzo ai bambini che giocano e scavano buche nella sabbia bagnata. Ci ricomponiamo e continuiamo la passeggiata nelle stradine della cittadina: un mare di negozietti che vendono di tutto, l’atmosfera allegra e i grandi recipienti che cuociono invitanti paellas ti fanno sentire in Spagna. Scegliamo il ristorante “La Bouvine” per una buona cena a base di paella (non è proprio come quella spagnola, questa è piuttosto piccante e – ovviamente – c’è una buona impronta di aglio, come nella maggior parte dei piatti provenzali!) e marmite de pecheurs, una specie di zuppa di pesce. Dato che c’è la formula menù ci spettano anche i dolci (formaggio bianco, una terrina di formaggio che ha la consistenza e il retrogusto dello yoghurt bianco, e un gelato). Con due birre e due bicchieri di sangria paghiamo in tutto 40,30 euro. Facciamo un’ultima passeggiata in riva al mare per qualche foto al tramonto, riprendiamo l’auto e torniamo ad Arles.

Quarto giorno: Arles – L’Isle sur la Sorgue – Cavaillon Lasciamo l’hotel di Arles: ci siamo trovati abbastanza bene, la camera era piccola ma abbastanza confortevole (il materasso non era il massimo, ma pazienza!) e pulita. Paghiamo 131 euro per le due notti e partiamo per raggiungere la prossima meta. Dato che trascorreremo le prossime tre notti a Cavaillon, strada facendo ci fermiamo a L’Isle sur la Sorgue di cui ho letto cose molto invitanti. Quando arriviamo, dopo una quarantina di minuti di viaggio, scopriamo subito che le guide consultate (ve le consiglio: Lonely Planet – la migliore! – e National Geographic) avevano pienamente ragione. La cittadina è piccola, ma è un vero gioiellino: ci sono ben 17 mulini ad acqua che ancora girano a pieno ritmo, e che con le loro ruote incantano e riportano ad antiche atmosfere.

La cattedrale vale la visita: l’interno è a dir poco incantevole, ed ospita statue e decorazioni degni di nota.

Il fiume che attraversa il centro con i suoi canali, poi, regala incantevoli visuali. Pranziamo proprio su un canale, in un locale piccolo ma curato, “Le potager de Louise”: una insalata con formaggio di capra caldo, tagliatelle al pesto, un piatto di patatine, e 4 birre piccole, 43,55 euro in totale.

Dopo pranzo, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo a Cavaillon, all’”Inter Hotel du Parc”, prenotato tramite venere.Com. All’esterno l’albergo sembra piuttosto spoglio, ma all’interno ci riserva una sorpresa dietro l’altra: le salette vicino alla reception sono deliziosamente arredate in stile “fin de siècle”, con un pianoforte antico, bambole di porcellana e costumi provenzali su eleganti manichini. La stanza è confortevole e pulita (pagheremo 72 euro a camera per ogni notte, più 8 euro a testa al giorno per la colazione abbondantissima servita nel cortile dell’hotel, con tanto di fontane e piante a fare da scenografia). Ci riposiamo un po’, poi usciamo per vedere la cittadina. Dopo pochi passi, però, decidiamo di tornare di nuovo a L’Isle sur la Sorgue, che dista soltanto 10 km: Cavaillon ci appare triste e trascurata, in giro non ci sono belle facce, e torniamo volentieri a fare un’altra passeggiata nella bella cittadina visitata al mattino.

Dopo qualche pausa fotografica vicino ai mulini, ci fermiamo a cena sempre su uno dei canali. Questa volta scegliamo il ristorante “Au fil de l’eau”, con personale gentile e attento. Scegliamo un carpaccio di manzo e salsicce alla brace, due dolci (profiteroles e creme brulée) e 2 birre piccole. La spesa è di 36,20 euro in due.

Facciamo due passi e fotografiamo il tramonto sui canali… che romantico! Quinto giorno: Cavaillon – Mont Ventoux – Sault – Gordes – Abbaye de Sénanque – Cavaillon Partiamo presto dall’hotel, dato che ci aspetta più di un’ora di strada per arrivare sul famoso Mont Ventoux, inserito come tappa anche nel Tour de France. Noi però ci andiamo in auto, la salita non sarebbe accessibile soprattutto per me, che – ahimè – non sono un tipo molto sportivo! Strada facendo, è stupendo vedere il paesaggio che ci si presenta: dai campi verdi, ai vigneti, ai prati in cui stanno raccogliendo la lavanda. Ci fermiamo a raccoglierne un po’ anche noi, e con un piccolo bouquet profumiamo la macchina! Arriviamo infine sul Mont Ventoux (abbiamo solo attraversato il paese di Sault), dopo un po’ di fatica nel trovare parcheggio: gli spazi sono ridotti, le auto sono numerose, ma riusciamo comunque nell’impresa e scendiamo per ammirare il paesaggio lunare che si presenta ai nostri occhi. Il monte sembra bianco, la vegetazione è presente più che altro solamente alle pendici, dove i vigneti producono lo strepitoso vino del Mont Ventoux, che acquistiamo nella bottega del “villaggio”. Dopo qualche foto panoramica, iniziamo la discesa e torniamo a Sault, dove ci fermiamo a pranzo a “La promenade de Justin”, una bella brasserie coperta da un fresco tendone che regala una grande e apprezzata ombra. Un’insalata, un piatto di pasta e due birre ci costano in totale 24,20 euro. Decidiamo di fare due passi per la cittadina, che ci colpisce piacevolmente: le strade sono tranquille, i negozietti sono molto carini, e compriamo la lavanda a mazzetti da portare a casa (una signora ci dice che lei ce l’ha da 14 anni ed è ancora bella come il primo giorno!).

Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Gordes, che è sulla strada di ritorno. La cittadina è uno dei famosi “village perchés” della zona, arroccati sui colli. Gordes è veramente molto caratteristica, anche se invasa dai turisti che passeggiano nelle stradine ripide del centro. La piazzetta ospita ristoranti, café e gli immancabili negozi di souvenir e di ceste di vimini. Siamo ormai abbastanza stanchi, ma vogliamo comunque andare a visitare la famosa Abbaye de Sénanque, a pochi chilometri. In pochi minuti arriviamo, ma notiamo subito che molti altri turisti hanno avuto la stessa idea: il parcheggio è quasi esaurito, ma riusciamo a parcheggiare, anche se un po’ distanti dall’abbazia, che si presenta maestosa ai nostri occhi, contornata da verdi campi da cui solamente da poco è stata raccolta la lavanda. Entriamo a visitare la chiesa, che si rivela un po’ spoglia. Contenti in ogni caso per la visita, torniamo sulla via di Cavaillon, dove raggiungiamo l’hotel, ci rinfreschiamo e riprendiamo la strada – ancora una volta – per L’Isle sur la Sorgue, dove ceniamo. Stavolta scegliamo il ristorante “L’Escaillade”: cozze alla campagnola (favolose!) con patatine fritte, pasta al salmone, un piatto di assaggi di formaggio e un dolce, oltre a due birre, ci portano ad un conto totale di 50,30 euro. Sazi e sempre soddisfatti della visita al paesino, torniamo in hotel.

Sesto giorno : Fontaine de Vaucluse – Roussillon – Rustrel (Colorado Provençal) – Cavaillon Partiamo dall’hotel e raggiungiamo in poco tempo Fontaine de Vaucluse, celebre per aver ospitato il « nostro » Francesco Petrarca, che ha scritto qui il Canzoniere e proprio da questo incantevole luogo ha preso ispirazione per il celebre componimento « Chiare, fresche e dolci acque ». Infatti, qui la Sorgue scorre impetuosa, e la vista è davvero affascinante. La stagione è un po’ secca, quindi la famosa sorgente di Francia è un po’ latente, ma le acque verdi azzurre del fiume danno una sensazione di freschezza e serenità. Vaghiamo un po’ per il centro, poi riprendiamo la nostra strada – non senza aver visitato il Moulin à Papier, la ricostruzione di un vecchio mulino utilizzato per fabbricare la carta. Ora il sito ospita un punto vendita di carta fatta a mano, ma è comunque interessante vedere il mulino in funzione e toccare con mano la carta artigianale.

Proseguiamo per Roussillon, piccolo centro celebre proprio per il suo colore rosso. Infatti qui tutto è color ocra, proprio dal colore del terreno che circonda la cittadina. Pranziamo alla “Brasserie des Couleurs” con due insalate di pasta al basilico e tonno e due birre (costo totale 22 euro). Dopo una passeggiata fotografica, riprendiamo la macchina dal parcheggio (2 euro per l’intera giornata) e ci dirigiamo verso Rustrel, dove la guida indica la possibilità di prendere dei sentieri tra la terra color ocra. Si tratta del sito chiamato “Colorado Provençal” che troviamo senza problemi. Qui, pagando 4 euro, si parcheggia l’auto e si ha diritto alla cartina che indica quattro diversi sentieri che si possono percorrere per ammirare il particolare paesaggio: scegliamo quello blu, lungo 2 chilometri e 400 metri, e devo dire che l’esperienza è stata veramente molto bella! Sembra di essere in un canyon, la terra si colora di rosso intenso e di giallo e il paesaggio è brullo come in un film western. Un consiglio: indossate scarpe che non temono niente al lavaggio, dato che l’ocra macchia in modo particolare e uscirete arancioni! Dopo esserci ripresi un po’ in hotel a Cavaillon, ceniamo per l’ultima sera a L’Isle sur la Sorgue, e torniamo all’”Au fil de l’eau”: stavolta provo l’”Assiette de la mer”, un piatto stratosferico con ogni ben di Dio in termini di molluschi e crostacei. Davide si lascia tentare da una buona pizza ai quattro formaggi. Con due dolci e due birre, il conto è di 42 euro in tutto. Piuttosto tristi, salutiamo per l’ultima volta la cittadina e torniamo in albergo.

Settimo giorno : Cavaillon – Grasse – Saint Paul de Vence Lasciamo Cavaillon e in tre ore circa (il traffico in un sabato di agosto è piuttosto intenso) arriviamo a Grasse. Ci vuole un po’ di tempo per riuscire a trovare un parcheggio libero (l’unica possibilità è il parcheggio a pagamento sulla collina vicino al centro storico), poi però riusciamo a raggiungere la fabbrica di profumi Fragonard. Per la visita guidata gratuita in italiano bisogna aspettare il pomeriggio, comunque riusciamo a sbirciare un po’ in giro e a fare qualche acquisto nel conveniente negozio dell’azienda.

All’uscita, facciamo due passi per la cittadina, che si rivela graziosa anche se affollata di turisti. Pranziamo, non bene, alla “Brasserie de l’Evèche” con una paella e un’insalata (con due birre, 31 euro).

Siamo abbastanza stanchi, torniamo all’auto e ci dirigiamo verso Saint Paul de Vence, dove raggiungiamo l’hotel “Le Hameau”, prenotato – ancora una volta – tramite venere.Com. Ci costerà 120 euro a camera per notte (senza colazione), ma la struttura è veramente incantevole: piscina, terrazze, mille angolini romantici e freschi nello spazioso giardino, la camera è piccola ma elegante.

Verso sera, ci dirigiamo in auto (l’hotel dista circa 15 minuti a piedi, ma la strada è piuttosto ripida) al centro di Saint Paul. Parcheggiamo nell’unico parcheggio (a pagamento, sigh… per due ore abbiamo speso 6,50 euro) e facciamo una passeggiata negli stretti e graziosi vicoli del paese, che ospitano moltissime gallerie e negozi d’arte. Per la cena, dopo aver fatto un giro a vedere i prezzi dei vari locali (piuttosto cari), optiamo per “Les Remparts”, che si trova verso la parte esterna della cittadina, verso le terrazze panoramiche: servizio gentile e attento, stasera ci diamo alla pazza gioia! Prendiamo entrambi il duo di tartara di salmone e capesante, due dolci (un mega gelato alla pesca e il café gourmand, un caffè espresso servito con quattro mini dolcetti) e due birre medie. Spesa totale di 63 euro.

Ottavo giorno : Saint Paul de Vence – Cagnes sur Mer – Saint Paul de Vence Oggi ce la prendiamo comoda, non abbiamo niente di particolare in programma… E già ieri abbiamo esplorato abbastanza per bene Saint Paul de Vence. Dopo una veloce colazione, bighelloniamo un po’ per l’hotel e ci rilassiamo leggendo e dormicchiando all’ombra. A metà mattinata, decidiamo di spostarci verso il mare e scendiamo verso Cagnes sur Mer, a pochi chilometri di distanza. Parcheggiamo verso il centro della cittadina, dove troviamo un piccolo mercato rionale: colorato, molto caratteristico ma tranquillo. Troviamo un bellissimo mazzo di girasoli e non resistiamo alla voglia di portarli a casa per avere un altro pezzo di vacanza con noi! Per pranzo, andiamo alla “Brasserie des Halles” che – ahinoi – si rivelerà una pessima scelta. Ordiniamo una specie di calamaro farcito (così sembrava anche dalla spiegazione del cameriere dai riflessi piuttosto lenti nonostante la giovane età), che poi si rivelerà un minuscolo essere ripieno di riso e pan grattato immerso in un misto di riso bollito con pomodoro, e una tartara di tonno dal sapore equivoco che non riusciamo a mangiare. Il conto è di 24 euro (comprensivo di due birre).

Riprendiamo la macchina e ci spostiamo verso le spiagge, ma non riusciamo assolutamente a trovare un misero parcheggio. Piuttosto delusi, ritorniamo in albergo, dove ci rilassiamo all’ombra dei freschi alberi di kiwi del giardino. La sera, torniamo in centro a Saint Paul de Vence e, dopo aver girovagato alla ricerca di un ristorante con prezzi non esorbitanti, ricapitiamo di nuovo a “Les Remparts” dove scegliamo spiedini di agnello con patatine fritte (piatto ottimo) e insalata di formaggio di capra caldo. Con tre birre medie (la sete è terribile, il caldo è notevole) arriviamo a 52 euro totali.

Approfittiamo dei fuochi d’artificio in programma nel centro del paese per gustarci meglio l’ultima serata di vacanza: lo spettacolo è davvero fantastico! Nono giorno : Saint Paul de Vence – Parma Partiamo mesti dall’hotel e in poco più di quattro ore arriviamo a casa… La vacanza è stata veramente magnifica, ma ci sentiamo di dire che la Provenza è molto diversa dalla Costa Azzurra e l’abbiamo di gran lunga preferita: la gente, il paesaggio, i colori, i ritmi… E’ davvero una terra che merita di essere visitata (con l’auto e un buon navigatore ci riuscirete senza nessun problema!) e vissuta.



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