Tour a tavola, nel Nord della Francia con i bimbi

Abbiamo fatto questo viaggio di una settimana ad inizio settembre, i bambini (Marco di 5 anni e ½ e Giulia di quasi 3) ci chiedevano da tempo di visitare Disneyland e così abbiamo approfittato per girarci un po’ le regioni nordoccidentali della Francia. Devo premettere che sia io che mia moglie Monya siamo amanti della buona tavola, siamo soci...
Scritto da: magiomo
tour a tavola, nel nord della francia con i bimbi
Partenza il: 06/09/2007
Ritorno il: 13/09/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Abbiamo fatto questo viaggio di una settimana ad inizio settembre, i bambini (Marco di 5 anni e ½ e Giulia di quasi 3) ci chiedevano da tempo di visitare Disneyland e così abbiamo approfittato per girarci un po’ le regioni nordoccidentali della Francia.

Devo premettere che sia io che mia moglie Monya siamo amanti della buona tavola, siamo soci di Slow Food da qualche anno e stiamo cercando di educare i nostri figli ad assaggiare quanto di meglio può offrire la gastronomia di luogo che visitiamo. Per cui il viaggio in Francia è stata un’occasione, oltre che di svago e divertimento, anche per assaporare una cucina che per varietà e sapori credo se la giochi con quella italiana per primato, quanto meno nel mondo occidentale. Nelle righe che seguono troverete parecchi riferimenti gastronomici, spero che siano di gradimento anche per chi preferisce apprezzare altre caratteristiche che il viaggiare offre.

Avendo un budget limitato abbiamo prenotato tutto con molto anticipo (circa due mesi) in rete e devo dire che ci siamo trovati molto bene. Per il volo abbiamo trovato un diretto Napoli – Parigi Orly delle Easyjet che ci è costato poco più di 125 euro a testa. Abbinato al volo abbiamo preso in noleggio da Europcar (sconto del 20% circa tramite il sito Easyjet) una berlina standard (Citroen Berlingo 1.6 D) a 225 euro per una settimana. Per gli Hotel abbiamo seguito il consiglio di molti turistipercaso che scrivono sul forum ed abbiamo prenotato tutti Ibis (www.Ibishotel.It) approfittando dell’offerta per chi prenotava 30 gg prima (39 o 49 euro a notte per la tripla senza colazione che costava 7 euro a persona – bambini gratis – ed era di tipo internazionale).

1° giorno giovedì 6 settembre Arriviamo puntualissimi (alle 17.40) a Parigi Orly, ritiriamo la nostra Berlingo (mio padre la chiama l’auto delle mozzarelle…) ed andiamo subito al nostro Ibis di Noissy le grand, un piccolo comune ad ovest di Parigi a 20 Km circa dal centro cittadino e 17 da Disneyland.

Dopo una veloce spesa al Carrefour (beato chi l’ha inventato) di fronte l’hotel, decidiamo di andare in centro a Parigi per vedere la Tour Eiffel illuminata. La scelta si rivela azzeccata ma ardua da raggiungere (1 e ½ di coda sulla “periferiche” di Parigi). La torre è maestosa ed è illuminata con i colori e gli addobbi del Mondiale di Rugby. Una grossa palla ovale campeggia al centro dei 4 piloni e dei fari illuminano il cielo nuvoloso. Nei giardini del Trocadero c’è il villaggio del mondiale che ingiustamente saltiamo a pie’ pari. Cena veloce con panini nei pressi ed a ninna in albergo.

2° giorno venerdì 7 settembre Dopo la ricca colazione Ibis (consiglio: imbottitevi qualche panino o baguette e portateveli dietro) prendiamo l’auto ed andiamo a Disneyland. Io c’ero stato nel lontano agosto 1992 (anno di apertura del parco) con gli amici durante un mitico Inter rail, e da allora il parco (resort come si chiama adesso) si è decuplicato. In realtà i parchi a tema sono due Disney Studios e Disneyland vero e proprio, nella area circostante (decine di Km quadratI!!) vi sono alberghi centri commerciali ed impianti sportivi molti dei quali gestiti dalla Disney (molto cari ma suggestivi) ed appena fuori i due parchi hanno da poco aperto il Disney Village (accesso libero) che è una promenade lungo la quale di alternano negozi ristoranti e locali notturni. Il primo giorno decidiamo di visitare Disney Studios. Il biglietto d’ingresso (46 euro per noi e 38 per i bambini) alla fine delle due giornate ci parrà un po’ caro rispetto a quanto offre lo studios ed in paragone all’altro parco che per analoghe tariffe ha il triplo (anche di più!!!) di attrazioni e di spettacoli.

Comunque il parco è bello e ben organizzato. Vi consiglio l’attrazione di Nemo ed il giro sul trenino sui set. Bellissimo lo spettacolo degli stunt men sulle auto e sulle moto. Di giorno mangiamo al volo qualche panino mentre la sera decidiamo di mangiare al Rainforest Cafè del Disney Village. Il ristorante appartiene ad una catena americana ed è “ambientato”in una finta (ma verosimile) folta foresta pluviale. Si mangia davvero bene (cucina internazionale con qualche chicca francese), c’è una particolare cura per i bambini con menù dedicati e gadget in regalo. Costo circa 25 euro a persona per un pasto completo (15 per il menù bimbi). Dopo cena due passi ancora al Village e poi a nanna.

3° giorno sabato 8 settembre Solita colazione all’Ibis e di corsa a visitare Disneyland. Il parco è davvero bellissimo, anche se affollato perchè è sabato ed è una bellissima giornata. È diviso in 5 grosse aree tematiche e ci sono attrazioni e spettacoli davvero per tutti i gusti. Se avete un po’ di pazienza per le file (in media 30 minuti per le attrazioni più gettonate anche se ho saputo di file di un’ora e mezza ad agosto) vi divertirete e non poco. Le mi e attrazioni preferite: Star Tours e i Pirati dei carabi. Da impazzire poi (almeno per noi) è Pirates isle. Una piccola isola artificiale con tanto di ponte sospeso (è bello saltarci e far cadere amici e non) e grotte artificiali in cui perdersi. Incantevole il castello della Bella Addormentata illuminato di sera ed addobbato con 15 candeline per il 15° anniversario del parco. I ristoranti all’interno sono molto cari per cui facciamo solo qualche spuntino e in tarda serata (quando siamo andati noi, il parco chiudeva alle 22.00) andiamo di nuovo al Village e ceniamo al Mickey Cafe, ristorante a tema gestito direttamente dalla Disney. Si mangia meno bene che al Rain Forest però per i bambini è il massimo perché passano tra i tavoli tantissimi personaggi dei Cartoon compreso Topolino vestito da cuoco ai quali strappare foto ed autografi. Costo circa 20 euro a testa (15 per i bimbi compresi gadget e bicchieri con il logo del locale). Di nuovo a nanna all’Ibis Noissy le grand. 4° giorno domenica 9 settembre Lasciamo Noissy le grand e prendiamo l’autostrada per la Normandia. Le autostrade sono un po’ più care che in Italia ma davvero tenute bene. Le aree di sosta sono spesso pulite ed accoglienti, ideaòli per un veloce spuntino- pin nic. Raggiungiamo dopo circa 300 km la cittadina di Bayeux (11 ab. Ca.) nella zona del Bessin in bassa Normandia. Oltre ad aver un centro storico pittoresco e magnificamente tenuto (da non perdere la Cattedrale gotica di Notre Dame ed il mulino sul torrente) Bayeux è famosa per il suo Arazzo (tapiserie in francese). Questo è un telo ricamato a mano intorno all’anno mille, lungo più di 70 metri e sul quale sono rappresentate, in 58 diverse scene, le imprese di Guglielmo il conquistatore, re di Nomaandia che conquisto l’Inghilterra divenendone sovrano. L’arazzo e custodito in un museo cittadino (è facilissimo trovarlo) e si visita in un lungo corridoio buio ascoltando l’audioguida (in italiano!!!) che narra scena per scena tutte le imprese di questo famoso condottiero. Il museo si completa con qualche mostra temporanea ed altre eposizioni inerenti gli antichi popoli normanni. Dopo Bayeux facciamo tappa alle spiagge dello sbarco. La Normandia è stata, come è noto a tutti, teatro della più cruento ma generoso intervento militare americano della storia. Il 6 giugno del 1944, decine di migliaia di fanti americani sbarcano su queste spiagge spargendo tanto giovane sangue per liberare l’Europa dal nazismo. Noi scegliamo di visitare Omaha Beach presso Colleville sur mer (c’è anche un cimitero militare americano che però troviamo chiuso).

La spiaggia, a causa del fenomeno delle maree, è profondissima. Un divertimento per i bambini, un momento di riflessione per noi adulti. Visitiamo alcuni monumenti eretti in onore del sacrificio di tutti quei giovani e dei memoriali approntati in loco anche da privati. Di sera ceniamo e dormiamo all’Ibis di Saint lo, una cittadina normanna a circa 40 km a sud delle spiagge dello sbarco. La strada per giungere a St. Lo è un susseguirsi di campagne rigogliose con mucche grasse al pascolo e paesini dalla case con i tetti spioventi che sembrano uscite da un libro delle fiabe. Questa parte di Normandia è davvero suggestiva, l’importante è lasciare l’autostrada e perdersi lungo le strade locali, ben tenute ed ottimamente segnalate. Al ristorante dell’hotel mangiamo con poco più di dieci euro a testa, lo chef è italiano ma noi gli chiediamo cucina francese e lui ci accontenta soddisfatto. (da provare il tacchino alla normanna).

5 ° lunedì 10 settembre.

Partiti da St. Lo, dopo a er fatto spesa al Carrefour di zona (comprate Efferalgan e antipiretici, costano un quarto rispetto all’Italia!!), ci dirigiamo verso Mont St. Michel. Per circa 50 km, seguiamo l’autostrada poi torniamo alle statali ritrovando il piacere di un viaggio slow ma ricco di immagini suggestive. Solo chi è stato a Mont St. Michel può capire cosa si prova quando, a pochi km, si scorge questa rocca che letteralmente emerge dal mare. A distanza sembra qualcosa di etereo che galleggia sui campi coltivati a grano e man mano che ci si avvicina si viene rapiti dalla sua bellezza. Parcheggiata l’auto sull’istmo di terra con congiunge l’isola alla terra ferma (occhio agli orari delle maree, alcuni parcheggi rimangono inondati dal mare di sera!!!) varchiamo a piedi una delle tre porte che conduce al borgo medievale sottostante l’imponente abbazia dedicata a San Michele. Il Borgo (almeno nella parte più bassa), per quanto bello e tenuto bene, a me è parso un po’ soffocato dai troppi bar e negozietti di souvenir (merita una visita però la pasticceria “Le Mere Foulard” dove comprare gallette al burro), anche se mia moglie non la pensa come me. Man mano che si sale (a piedi…) verso l’abbazia la magia di Mont Saint Michel pervade tutti i visitatori. L’ingresso all’Abbazia è a pagamento ma vi assicuro che sono soldi ben spesi. La visita può durare anche diverse ore se vi soffermate sulle decine di stanze e chiese, e cripte e cortili che compongono l’intero complesso. Da rimanere stupiti della bellezza del Chiostro che circonda un giardino di pace e affaccia a strapiombo sulla baia. Dall’alto vedrete anche degli escursionisti che (ma chi glielo fa fare?) a piedi approfittano della bassa marea per raggiungere una vicina isoletta apparentemente selvaggia. La discesa verso l’uscita riserva altre vedute mozzafiato sulla baia. Lasciata Mont St. Michel, entriamo in Bretagna e precisamente nella splendida cittadina di Saint Malo dove alloggiamo all’ennesimo Ibis. Saint Malo affaccia sul mare ed ha un centro storico strabiliante circondato da bastioni cinquecenteschi rimasti intatti ai bombardamenti della II guerra mondiale. In centro, fuori dalle mura, c’è anche il Casinò (per chi piace) ed io consiglio di fermarsi a mangiare ad una delle molte creperie (noi ne abbiamo scelto la piccola Creperie des Lutins – gestita da due giovani accoglienti e simpaticissimi – sulla grand rue dove abbiamo gustato una crepe burro e zucchero che si scioglieva sotto il palato!). La crepe è un simbolo della Francia ma è in Bretagna che troverete quelle fatte con le farine migliori. I bretoni vanno orgogliosi delle loro Gallettes (sono le crepe salate) fatte con il grano nero e ripiene usualmente con formaggio prosciutto e con un uovo aperto sopra. Dopo un po’ di passeggio nelle stradine di St Malo (ottima meta di shopping per le signore) andiamo a nanna al nostro fedele Ibis.

6° giorno martedì 11 settembre Di mattina lasciamo Saint Malo dirigendosi ad ovest verso altre località costiere. Varchiamo la diga di Saint Malo attraverso un ponte mobile (da fotografare la baia!!) e percorriamo una quarantina di chilometri fino a Cap Frehel. Il paesaggio, simile a quello normanno, è ancora più suggestivo grazie all’aria frizzante del mare. I paesini che si susseguono fanno venir voglia di trasferirsi lì. Lungo il tragitto ci fermiamo in una piccola fattoria (Ferme in francese) che produce formaggi di pecora a latte crudo. In loco divoriamo una formaggetta fresca (al cucchiaio) ed acquistiamo una puzzolente ma paradisiaca toma stagionata qualche settimana. (alla fine del viaggio avremo comprato due formaggi normanni – camembert e neufchatel – uno bretone – lo chevre appena citato – ed uno della Loira – un altro caprino avvolto nella cenere il celebre St. Maure de touraine). Cap Frehel è un promontorio le cui falesie a strapiombo sull’oceano attirano viaggiatori ed escursionisti. Inutile dire che il panorama è strabiliante. L’aria è ricca di sodio e, grazie alla giornata di forte sole, è piacevole il vento di mare. Alcuni avventurosi (pazzi…) si calano lungo i viottoli che conducono a delle troppolontanepernoipicriitalianiconbimbi calette sull’oceano. Il faro che domina il promontorio si visita anche per vedere da vicino i cormorani che vi si adagiano. Lasciamo il Cap Frehel seriamente intenzionati a proseguire il nostro viaggio ma la nostra golosità ha di nuovo la meglio e ci fermiamo in una vicina brasserie di campagna che promette (e mantiene!!!) specialità bretoni autentiche (La Ribote, situata sulla strada per Cap Frehhel nel comune di Plevenon). Mangiamo un piatto che è una specie di must per chi visita questi luoghi e cioè moules frites (letteralmente cozze e patatine fritte) nel quale i neri mitili sono piccoli ma gustosissimi marinati nel loro sugo alle cipolle ed accompagnati (strano abbinamento per noi italiani) da patate bretoni fritte al momento. I tuberi di quei luoghi, seppur di piccolissima taglia, sono davvero saporiti comunque li mangiate, pensate che li vendono in cestini o vaschette del tipo che da noi usano per le fragole. Mangiamo anche altre patate bretoni gratinate con formaggio vacherin e cipolle marine, il tutto innaffiato da birra bretone (doppio malto di ispirazione celtica) e Breizh-cola la dolcissima variante locale della cola. Sazi e quasi dormienti lasciamo le campagne per visitare Dinan che è una cittadina posta all’imboccatura di una lunga e stretta baia che sbocca sull’oceano. Il centro è davvero da vedere! Sembra di essere nel medioevo. Pochissimi e discreti negozietti di souvenir (una mia fissazione, lo ammetto, ma per me è un indice della genuinità dei luoghi) ma tante botteghe poste sotto i portici in legno delle case tutte irregolari con i tipici incroci di travi che solcano i muri. Per le signore appassionate di ricamo val la pena acquistare qualche oggetto fatto al tombolo (mia moglie ha preso due farfalline – papillon in francese ovviamente – deliziose anche per me che vestirei solo in t-shirt). Consiglio anche ai “gastronauti” come noi di acquistare qualche bocconcino alle diverse charcuterie o boucherie disseminate lungo le stradine del centro. Ci sono dei pasticci di carne a cui è difficile resistere!!. Alle 19.00 circa usciamo da Dinan imboccando l’autostrada che ci porterà in Loira. In circa due ore arriviamo a Tours nostra ultima meta. Pernottiamo all’Ibis Tours Centre ubicato in pieno centro e ceniamo nel Bistro Au Martin Blue (in Place des Aumones attigua alla stazione centrale) dove assaggiamo degli ottimi piatti di pesce di fiume (anche delle aragostine della Loira!! Quasi una bestemmia per noi che viviamo a Trapani) innaffiati da Muscadet del Touraine. Facciamo amicizia con un altro appassionato di cucina (però è più atletico di noi, capiamo che ha in qualche modo a che fare con il ciclismo) che mi fa assaggiare anche un cabernet franc del 1993 che dice essere prodotto da un suo pazzo amico che si pratica agricoltura bio dinamica ovvero oltre il biologico, è la coltura che semplicemente segue i ritmi ed i tempi imposti dalle stagioni (detto da lui!!!). Costo 25 € circa per noi, 18 € per i bimbi con menù a parte ma sempre incentrato su prodotti del territorio. Belli ciucchi (almeno io) andiamo a dormire nell’ormai di famiglia Ibis.

7° giorno mercoledì 12 settembre Colazione in hotel e poi via a visitare i castelli della Loira. A quanto pare tra castelli, ville private e demaniali, le dimore principesche superano la cinquantina tanto che l’intera valle è stata eletta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Avendo solo un giorno occorre fare delle scelte basate sulle distanze e sui propri gusti. Noi abbiamo preferito vedere solo due castelli in modo da poter soffermarci di più nella visita di ognuno; abbiamo saputo però di gitanti che fanno tour de force da 4 o 5 castelli al dì. Non è per noi!!. Di mattina andiamo ad Amboise, ma non scegliamo di vedere l’omonimo castello che domina la bella e, come al solito, pulita, cittadina. Optiamo per lo Chateau de Clos Lucè dove, come recita il cartello d’ingresso, “ou mourut Leonardo de Vinci”. In questa residenza il genio del rinascimento italiano trascorse gli ultimi tre anni di vita. Voluto ad Amboise da Francesco I he gli fece da mecenate, Leonardo utilizzo la villa, ed il suo rigoglioso parco, per finalizzare alcuni dei suoi più ambiziosi ed antesignani progetti. La visita delle stanze dura poco più di mezz’ora ed è di modesto interesse storico, ma quello che per cui vale la pena visitare il castello, almeno per chi ci va con i bambini come noi, e il parco circostante ove, lungo boschi e torrenti, sono state piazzate alcune macchine ricostruite secondo i disegni o progetti originali di Leonardo, dall’elicottero ai sitemi di leve per il sollevamento di pesi o estrazione di acque, alle macchine da guerra. Sono tutte funzionanti e molte si possono provare. Nel parco c’è anche un padiglione (oltre ad un’area giochi e pic nic) dove vengono ospitate le mostre temporanee. Quando abbiamo fatto noi la visita c’era una bella e vasta mostra sulla gioconda con approfondimenti sui presunti segreti che i quadro celerebbe. Di pomeriggio scegliamo di visitare il Castello di Chenonceau letteralmente adagiato sullo Cher. Il Castello, circondato anche questo da un immenso parco (il labirinto è da non perdere!!!)è detto anche “delle donne” perché costruito secondo i gusti ed i voleri di alcune dame che si sono succedute quali padrone di casa. Tra queste anche la nostrana Caterina de medici che fece costruire le gallerie che affacciano sul ponte. Noi abbiamo fatto la visita con videoguida (danno un IPOD all’ingresso che ovviamente va restituito) in italiano. La consigliamo a tutti poiché aiuta a non perdere alcun particolare di questo magnificente castello. Quello che ci ha colpito, oltre agli arredi ed ai decori, sono stati i complementi d’arredo e le decorazioni floreali e di frutta fresca che vengono giornalmente sostituite e che danno “vita” alle stanze del castello. Singolari le cucine conservate con i suppellettili dell’epoca e con un ponte in legno “mozzafiato” sul fiume che scorre sotto. Nell’area del parco ci sono anche la cantine del Castello che producono ottimi vini che non abbiamo acquistato solo perché non è possibile portarli come bagaglio a mano. Di sera, per concludere degnamente il nostro soggiorno francese, ci affidiamo alle delizie di un piccolo ristorante di campagna di Larcay, un piccolo paesino a dieci km. Da Tours. Le Chandelles Gourmand, così si chiama, ci è stato consigliato dal fiduciario Slow Food per la Loira e non ha deluso le nostre aspettative allettandoci con delizie di fiume e di terra e con un carrello di formaggi che rappresentava al meglio il panorama caseario francese ed, in parte, anche internazionale. Costo 35€ a persona vini esclusi. Per i bimbi, cosa che ci ha fatto piacere, invece di fare un menù piatto con carene patatine, ripropone (ad un prezzo di circa 15 €) le ricette del menù con dosi dimezzate e condimenti adeguati all’età dei piccoli gastronomi. L’ambiente è davvero accogliente ed i due fratelli Bernard et Dominique Charret che sono i due chef ogni sera accontentano non più di venti fortunati che vengono coccolati dall’aperitivo al dessert. Lo sconsiglio a chi ha fretta perché, cucinando tutto al momento, c’è da attendere per ogni portata anche se l’attesa, vi assicuro verrà ripagata. Ben sazi siamo andati a dormire per alzarci di buon ora l’indomani. Abbiamo fatto gli ultimi 230 km che ci separavano da Orly dove ci aspettava il nostro volo Easyjet per Napoli che, partito puntualissimo, è arrivato addirittura in anticipo. Dopo qualche giorno di vacanza dai miei a Caserta siamo tornati a Trapani alla nostra vita quotidiana.

In conclusione un viaggio che ci emozionato tutti i sensi, gusto compreso, e che consigliamo a chi, come noi, voglia rilassarsi ma anche arricchire le proprie conoscenze.



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