Tappe in libertà: sez. Francese

Novembre 2001. Il nostro viaggio libero è nato in seguito ad un appuntamento di lavoro a Cuneo, proseguito poi verso Limone Piemonte, per valicare in Francia attraverso una strada più che panoramica. Non era ancora entrato in vigore l’uso dell’Euro e ne abbiamo così potuto apprezzare i vantaggi che avrebbe apportato proprio dalle nostre...
Scritto da: Francesca Mariucci
tappe in libertà: sez. francese
Viaggiatori: in coppia
Novembre 2001.

Il nostro viaggio libero è nato in seguito ad un appuntamento di lavoro a Cuneo, proseguito poi verso Limone Piemonte, per valicare in Francia attraverso una strada più che panoramica.

Non era ancora entrato in vigore l’uso dell’Euro e ne abbiamo così potuto apprezzare i vantaggi che avrebbe apportato proprio dalle nostre fughe alla ricerca degli uffici di cambio (santa carta di credito!).

Premetto che abbiamo goduto di un tempo meraviglioso, siamo stati proprio fortunati, dato che come periodo di vacanza non era certo il più gettonato turisticamente parlando.

Prima tappa francese a Cannes, città che adoro, e quindi Vallauris, dove vive mio cugino… Dico subito che una passeggiata sulla Croisette rigenera chiunque…Fiori e giardini curatissimi, la spiaggia e il mare da un lato, Hotels e palazzi con bei negozi, brasseries, bar e ristorantini graziosi, il tutto condito da un clima davvero invidiabile e gente, almeno all’apparenza, spensierata: anziani con cagnolino a passeggio, giovani in rollers, famigliole in bici, innamorati sulle panchine, divise a volte con signori che leggono il giornale fumando la pipa, gente che sfreccia con baguette sotto il braccio. Se poi ci si inoltra un po’ nel centro si scoprono mercatini dove vendono tantissimi tipi di fromages de chevre, ma anche di fiori recisi, libri, quadri, e profumati negozi di alimentari in versione mignon, o casa delle bambole, con i prodotti ben sistemati in cesti di vimini e foglie, o con altri accorgimenti coreografici provenzali, come mazzi di lavanda, oggetti colorati blu e gialli, fiori ovunque.

Vallauris invece è una cittadina sulle colline a ridosso di Cannes ed è famosa per le ceramiche, provenzali appunto, e per il fatto che Ricasso si fermò lì e influenzò lo stile di alcuni artisti ceramisti locali. Il simbolo della Provenza è un insetto, credo si tratti della cicala, che vedrete riprodotto ovunque, di dimensioni variabili, applicato su oliere, saliere, piatti da zuppa, piatti da portata, vassoi, appendi chiavi etc etc…

Noi ci siamo goduti la compagnia di mio cugino e della sua fresca famiglia, e la mattina seguente…Libidine con croissants freschissimi, baguette con burro e confettura casereccia e cafè au lait, perché diciamola tutta…È molto meglio macchiare di latte quel caffè insipido! Dopo i saluti siamo ripartiti verso Théule, dove abbiamo fatto una breve sosta: c’era un bel panorama marino e il mattino così assolato ci induceva a procedere con estrema pigrizia e goduria, ci fermavamo in ogni posto che ci ispirava per uno sguardo, per un piacevole indugio. Un posto davvero suggestivo dove fare una sosta è nel Parco Nazionale dell’Esterel, è caratterizzato da rocce rosse e pini marittimi, cespugli fioriti e un mare che più blu non si può… inoltre si ammira davvero uno splendido orizzonte, in cui si inizia ad invidiare i proprietari di quelle villette con palme e buganvillea che sbucano tra il mare e le rocce! Passeggiare e abbarbicarsi sugli scogli a novembre, con ben 17 gradi, è quasi un sogno! Dopo una micro sosta nella carina Saint Raphael ci siamo fermati della celeberrima Saint Tropez, abbiamo ricambiato le lire con i franchi e ci siamo incamminati tra i violetti e le stradine fitte di negozi turistici, comunque carini per il loro aspetto caratteristico. Dal momento che lo stomaco iniziava ad intonare la Traviata in versione mugolii, abbiamo deciso di fermarci per il pranzo, scegliendo però un ristorante davanti al porto, con i tavolini esterni e le tovaglie a quadretti (da cartolina insomma). Abbiamo ordinato vino rosè fresco e la marmitte du pecheur, una zuppa di pesce con molto brodetto servita insieme a fette di baguette abbrustolite e della salsa gialla fatta con senape, maionese e altri aromi (gustosa). Il prezzo di tutto ciò comunque non è così conveniente, ma non ci siamo stupiti più di tanto, l’avevamo messo in conto! Siamo infine ripartiti, direzione Toulon, per goderci un tramonto al massiccio De Maures, dove però faceva più freschino, del resto stavamo andando incontro alla sera. Attraversiamo di notte Tolone, con nessuna intenzione di passarci la notte, seguendo la direzione di Marsiglia. Peccato che l’autostrada passi DENTRO la città, accumulando traffico al traffico. Imbocchiamo la A55 e ci dirigiamo verso Arles (purtroppo attraversiamo la Camargue al buio). Arriviamo ad Arles e facciamo dell’Hotel Atrium la nostra base logistica. Ci sarà utile anche al ritorno. Intanto non ci siamo lasciati scappare il giro di Arles by night, che merita moltissimo poiché è molto suggestivo: la facciata e il portale di St. Trophime (che è veramente splendido, candido e con decorazioni a basso rilievo e statuarie degne di pregio), del comune, la piazza dell’obelisco egizio trasportata lì dal circo romano, l’anfiteatro, l’arena, la chiesa di Notre Dame del XII sec. E il borgo medievale tutto!!! Quel gioco di luci e buio, i 3 gradi che indolenzivano le orecchie, il vento invernale e l’allestimento ancora in corso delle casette di legno e pini per il mercato di Natale hanno reso ancora più magica l’atmosfera quasi natalizia. Il giorno seguente, dopo gli immancabili e irrinunciabili croissants freschi, dopo i saluti ei gentili operatori dell’Hotel, abbiamo rifatto il tour di Arles di giorno, approfondendo la visita entrando nelle chiese e nei chiostri, nelle terme di Costantino, nell’arena, nella necropoli paleocristiana des Alyscampes e nella chiesa del Xi sec con campanile ottagonale…Arles, con i suoi angoli romani e medievali, i suoi locali per giovani e i negozietti profumati di pino e lavanda (pazzesco!) ci è rimasta nel cuore. L’unico neo è che per ogni ingresso c’era ovviamente un prezzo e solo dopo due visite ci hanno detto che esisteva un biglietto cumulativo che faceva risparmiare qualche franco, non è un capitale ma comunque è più conveniente munirsi del biglietto unico.

Lasciata Arles alle spalle, con il mio lagnoso tentativo di strappare la promessa a mio marito di rifermarci al ritorno (per vedere anche la piazzetta natalizia ultimata), andiamo a Nimes. Lasciamo l’auto nel parcheggio sotterraneo e iniziamo una assolata passeggiata in centro. Anche in questa città c’è una bella arena romana, ancora usata per le corride, caratteristici sono la cattedrale e i vicoletti stretti con negozi e creperie che tentano la gola, ma spettacolare è la Maison Carrée che volevo proprio vedere. Dunque, l’interno è rosso ma non conserva più nulla se non qualche disegno e piantina del tempio originale, infatti la piazza dove si trova, ormai inglobata dalla città, mostra segni evidenti di un perimetro colonnato, ormai perduto…Ma è davvero “imponente”, tanto da sembrare quasi assurda e irreale in quel contesto urbano.

Dove si va? Boh, proseguimao verso Montpelier? Andiamo fin dove riusciamo e ci fermiamo dove più ci garba! Che bello viaggiare così!!! Arriviamo a Carcassonne, dove spicca La Cité, visitiamo il castello da favola (parlavamo di irrealtà? Qui siamo definitivamente nel mondo delle fiabe!). All’interno è possibile vedere in una sala degli estratti di films girati nel castello e lungo le sue ben conservate mura, da cui spiccano i tetti appuntiti, disneyani, delle turrite estremità. Anche Robin Hoods con Kevin Costner è stato girato in parte lì, tanto per far capire quanto sia suggestivo e ben tenuto! All’interno della Cité abbiamo girato per i bastioni, visitando la cattedrale con i suoi spaventosi ghouls e demoniache creature che la circondano (questo è stato un luogo in cui l’Inquisizione ha lasciato il segno, infatti c’era anche una mostra sulle torture –davvero in uso all’epoca- che abbiamo preferito evitare). I vicoli dell’antico borgo, in pietra e colorati da cocci e aiuole fioriti, sono molto graziosi. Siamo rimasti lì a zonzo per godere di un tramonto speciale, e così è stato, però, dopo il calar del sole, anche la temperatura clemente ci ha salutati, e eccoti 6 gradi al crepuscolo…Abbiamo riparato in auto per dirigerci verso Perpignan, alla ricerca di un Hotel. Una volta che abbiamo trovato una sistemazione decorosa (dopo Arles non posso elargire di più) siamo usciti per la cena. Nei parchi lungo i viali c’erano gli stormi di uccelli e passava ogni tanto un camioncino comunale con un altoparlante dal quale usciva il verso starnazzante di un altro tipo di uccello (non so quale) che in teoria avrebbe dovuto spaventare gli stormi…Ma che in pratica non serviva a nulla, per me si facevano solo delle risate cinguettose per la cattiva imitazione! Una delle cene più buone della mia vita…Non esagero, e dire che sono buongustaia, faccio anche dei km per cercare i ristoranti/trattorie buoni. Quindi consiglio vivamente Argo Brasserie: escalopes de foi gras au raisine (e parla una che ODIA il fegato), filet au salse de roquefort per me, filet au mailes de sauce bordeaulaise per moi marito il tutto accompagnato con fagiolini, funghetti, carote e patate fritte. Il dolce? Immancabile: Opera al cioccolato bianco e amarene sotto spirito per Marco e dolce nougat glassé con nocciole caramellate e salsa ai frutti di bosco per me. Peccato per il vino, che non è degno di menzione.

Il giorno seguente, dopo una notte in bianco per i termosifoni impazziti, ci siamo svegliati croccanti e siamo scesi per la rituale colazione, consolatoria. Abbiamo fatto una passeggiata in centro, per visitare la Cattedrale di St. Jean (1324-1509) con un’unica navata, in cui lo stile spagnolo è evidente e ha un caratteristico campanile in ferro battuto.

Prima di lasciare la città abbiamo voluto visitare la cittadella, incontrando qualche difficoltà per parcheggiare. Visitato il castello di Luigi XI, Carlo V e Filippo II…Vi basta? Il palazzo del re di Maiorca, con il fossato, è del 1200, ha delle cappelle suggestive, al piano di sopra e a quello di sotto, affrescate con l’azzurro del cielo e le stelle, adibite a mostre di scultura medievale. All’interno non c’è rimasto gran chè, comunque merita una visita breve.

Ripartiamo con la voglia di arrivare a Barcellona per la notte, sono 13 gradi e il tempo ci riscalda dentro e fuori. L’ultima visita francese è puramente casuale: a Le Perthus, ultimo baluardo francese sui Pirenei. Eravamo di nuovo in cerca di un ufficio di cambio per fare scorta di valuta giusta e che ti vediamo in alto? In cima ad un monte? Ma quella non è una fortezza? Che posto pazzesco…Da dove ci si arriva? Torna indietro, sulla cartina non è segnalata…Boh! Imbocchiamo una stradina e ci lasciamo catturare dalla voglia di scoprire un posto nuovo. Arriviamo in una cima che domina tutta la vallata, spettacolo naturale, da lontano vediamo le cime innevate e molte altre coperte di solo bosco…Eravamo nel Fort de Bellegarde. Sottostante c’è il sito de Panissars e di arrivare a valle (l’opposta valle alla frontiera) per vedere il cimitero militare del XVII sec non ci tenta troppo…Piuttosto facciamo un giro in quella fortezza abbandonata, dove non c’è nessuno (in seguito invece ci raggiunge una troupe televisiva francese giunta lì per girare un documentario).

Il castello fortezza ha più in basso l’antico borgo, con le abitazioni, i camini, le stalle, il pozzo, la chiesetta e il selciato con il fosso che collega al castello! E’ tutto mezzo diroccato ma io e Marco rischiamo ed entriamo dentro ogni pertugio, sentendo strani scricchiolii che comunque non ci dissuadono. Vieni a vedere quiiii! Vieni qua sopra! Entra da qui, no metti il piede lì che sotto c’è uno strapiombo…E così via, tra sghignazzi e il mondo fantastico che ci inventavamo attimo dopo attimo… Bene, ripartiamo? Sarà opportuno, quindi siamo rientrati in auto per ridiscendere verso la frontiera, verso la piccola cittadina spagnola Junquera, dove ci saremmo procurati appunto le pesetas, a salutarci per ultimi dietro ad un tornante dieci piccoli fagiani…Che curioso! …Seguita in Spagna Ciao a tutti Franci



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