Ritorno in Normandia e Bretagna

Ebbene sì, nonostante le nostre numerose passate incursioni nel nord della Francia, ed in particolare nelle bellissime regioni di Normandia e Bretagna, Ric ed io decidiamo di indirizzare, anche quest’anno, il nostro viaggio verso quelle incantevoli terre francesi. Così, dopo la scelta dell’itinerario, le opportune prenotazioni e gli ultimi...
Scritto da: ivy
ritorno in normandia e bretagna
Partenza il: 22/07/2005
Ritorno il: 08/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ebbene sì, nonostante le nostre numerose passate incursioni nel nord della Francia, ed in particolare nelle bellissime regioni di Normandia e Bretagna, Ric ed io decidiamo di indirizzare, anche quest’anno, il nostro viaggio verso quelle incantevoli terre francesi.

Così, dopo la scelta dell’itinerario, le opportune prenotazioni e gli ultimi preparativi, la mattina di venerdì 22 luglio comincia la nostra nuova avventura di viaggio, già all’inizio favorita da una splendida giornata di sole.

Ric ed io siamo molto stanchi del lungo periodo di lavoro e dei vari impegni che hanno preceduto le tanto sospirate ferie estive e non vediamo l’ora di lasciare la nostra piccola cittadina piemontese, per raggiungere la frontiera elvetica, varcare il Passo del Sempione e spingerci oltre, verso il confine francese nei pressi di Besançon.

Qui la nostra prima tappa; la cittadella di Vauban, costruita in un luogo strategico a dominare il fiume Doubs, offre bei panorami e ospita interessanti attrazioni turistiche … da quanto ricordo – avendo già trascorso anni fa un week-end in questa zona – diversi musei e uno zoo.

Anche la cittadina adagiata ai piedi del colle si presenta carina ed accogliente, specie sul lungofiume, frequentato da gente di tutte le età, in bici, sui pattini a rotelle ed in canoa … un posticino davvero molto rilassante … tanto da farci render conto che sì … finalmente le nostre ferie sono iniziate! Si prosegue attraversando spettacolari paesaggi offerti dalla ricca BORGOGNA, il cuore della Francia, nota per i vini più famosi del mondo, per la sua cucina semplice e appetitosa, per la particolare architettura colorata e caratteristica, per uno scenario ricco di maestose foreste, torrenti pescosi, dolci campagne.

Per questa sera abbiamo scelto di pernottare presso un albergo della catena “Premiere Class” ad Avallon, graziosa e tranquilla cittadina fortificata, che si erge su uno sperone di granito sul fiume Cousin.

Fatto un riposino e mangiato un boccone, con l’entusiasmo del primo giorno di vacanza, dedichiamo la serata alla visita del piccolo borgo, scoprendo per caso che nella chiesa romanica di “St-Lazare”, dallo splendido portale decorato, si sta tenendo un concerto a quattro fisarmoniche di un gruppo musicale dell’est europeo. Assistiamo incantati all’insolito concerto reso ancor più affascinante dall’atmosfera del luogo sacro in cui ci troviamo e andiamo a nanna stanchissimi, ma felici di quanto visto oggi.

Al nostro risveglio … è sabato … giorno di mercato ad Avallon. Ripercorriamo le strette stradine del centro, oggi affollate di gente e gremite di bancarelle colme di prodotti tipici, i cui profumi e colori inebriano i sensi.

Lasciamo a malincuore la cittadina per raggiungere la vicina Vezelay, la cui famosa “Basilique Ste-Madeleine”, tesoro d’architettura romanica, è visibile già da lontano e domina sul borgo sottostante. Saliamo, come pellegrini medievali, lungo una stretta e ripida stradina che porta all’antica abbazia, per entrare nel suo caratteristico atrio, il “nartece”, che faceva come da “anticamera” tra l’entrata della chiesa e la navata centrale ed era luogo di partenza per le numerose processioni.

La cattedrale è imponente, splendente, lucente, si dice fosse in passato un punto d’incontro dei pellegrini in cammino verso Santiago de Compostela e molto interessante è anche la cripta, che pare ospiti le reliquie di Maria Maddalena, portate dalla Provenza da due monache; proprio qui noto che Riccardo si apparta per qualche minuto in silenzio e solo in seguito scopro che ha voluto esprimere un voto … Un ultimo sguardo al chiostro restaurato da Viollet-le-Duc (lo stesso di Carcassonne) e al parco della basilica, da cui si gode di un panorama favoloso, salutati da un simpatico scoiattolo goloso e curioso.

Oggi ci attendono parecchi km di autostrada per raggiungere già in serata la NORMANDIA, dove trascorreremo una settimana intera di vacanza; la strada scorre veloce con la nostra nuova Toyota Corolla consegnataci giusto in tempo per il nostro lungo viaggio. Passiamo l’intero pomeriggio in auto, sostando di tanto in tanto negli attrezzatissimi autogrill francesi, vedendo scorrere una bella varietà di paesaggi ed affrontando con impegno il traffico caotico della periferia di Parigi, e raggiungiamo la costa normanna a Honfleur, all’ora di cena.

Contattiamo telefonicamente la proprietaria dell’appartamento in affitto, prenotato tempo fa navigando un po’ su internet, che porgendoci il benvenuto, ci detta il codice per entrare nel portone del piccolo residence e ci augura un buon soggiorno.

Il mini-appartamento è proprio mini, ma carino, dotato di ogni confort e arredato con gusto (molte cose Ikea che a noi piacciono tanto); la finestra del soggiorno-angolo cucina si affaccia su di un bel giardino fiorito e, volendo, si può cenare ai tavolini all’aperto, clima permettendo.

Inauguriamo subito l’angolo cottura preparandoci un bel piatto di spaghetti al pomodoro, e concludendo la cena con un bel caffè italiano, fatto con la nostra moka; i profumi della cucina riempiono il nostro appartamento … e ci sentiamo già a nostro agio come a casa.

La stanchezza del lungo viaggio di oggi non ci impedisce di fare un rapido sopralluogo di Honfleur, raggiungendo a piedi il centro affollato di turisti e incappando in un concertino di musica jazz; torniamo sui nostri passi e crolliamo esausti nel letto.

E’ domenica e ci svegliamo freschi e riposati in una bella mattinata di sole. Torniamo in centro a Honfleur e visitiamo con più calma e alla luce del giorno l’antica cittadina, ammirando il “Vieux Bassin” (il porto vecchio) dove sono ormeggiate innumerevoli barche a vela e costeggiato da particolari case colorate alte e strette; l’animo si rasserena alla vista dello spettacolo di questo bellissimo porto, davvero uno dei più incantevoli di Normandia.

Continuiamo la passeggiata sul lungomare … il caldo comincia a farsi sentire e decidiamo di prendere la macchina per visitare un po’ i dintorni, alla ricerca di un posticino più ventilato, percorrendo tutta la “Cote Fleurie” (costa fiorita), disseminata di località eleganti e affollate.

Ci fermiamo a Deauville dove oggi si svolge una particolare cerimonia in mare: la benedizione dei pescherecci. I battelli usati per la pesca si radunano nel porto, tutti addobbati con bandierine colorate, ed escono in mare aperto con a bordo familiari e amici; dopo la benedizione si torna in porto e si pranza tutti in compagnia, trascorrendo così una bella giornata di festa.

Osserviamo con curiosità ed un pochino di invidia i succulenti banchetti, naturalmente a base di pesce, che i pescatori offrono ad amici e parenti, al rientro in porto dopo la benedizione, e notiamo la semplicità e la gioia con cui questa gente sa divertirsi e apprezzare il calore e l’unità della famiglia.

Ci spostiamo ancora, questa volta verso l’entroterra, per visitare Pont l’Eveque, dove anche qui troviamo il paese in festa per la fiera dell’antiquariato, che si svolge nella piazza principale. Il mercato è abbastanza esteso, ma non troviamo nulla di interessante, se non chincaglieria e mobili di poco conto, ma la gente è tanta lo stesso; visitiamo rapidamente il piccolo paesino le cui caratteristiche sono qualche grazioso canale, la chiesetta e alcune tipiche case a graticcio molto antiche, ma niente di entusiasmante.

Rientriamo verso casa, ma la giornata è così bella e piacevolmente calda che non riusciamo a resistere alla tentazione di scendere a camminare a piedi nudi sulla spiaggia di Villerville, verso sera, mentre la gente del posto esce a raccogliere sulla battigia cozze e altri prelibati frutti di mare. L’atmosfera che si respira in questi momenti non è facile da descrivere … la pace del luogo, il rumore ed il profumo del mare, la piacevole sensazione della sabbia bagnata sotto i piedi … passeggiare mano nella mano, assaporando la calma e la serenità di questo posto.

Anche oggi rientriamo a casa distrutti, ma felici.

Sorpresa al risveglio … dopo tre giorni di cielo sereno, oggi tempo da lupi, pioggia e freddo. Con una giornata del genere che c’è di meglio se non andare per musei? Avevamo il desiderio di visitare il celebre Memoriale di Caen, un museo dedicato alla pace, che colloca gli avvenimenti del “D-Day” nel più ampio contesto della seconda guerra mondiale, spiegandone l’origine, documentandone gli orrori e celebrando la possibilità di un’auspicabile futura pace universale.

Bisogna ammettere che per quanto riguarda questo tipo di museo i francesi non li batte proprio nessuno! Molto impressionante e interessante la narrazione dei principali avvenimenti che portarono alle due guerre mondiali, percorrendo un cammino in discesa e a vortice, per culminare nell’orrore dell’olocausto, in fondo al baratro, al buio … per poi risalire verso la luce, nella liberazione dal regime fascista da parte degli americani.

La visita ci occupa diverse ore e approfittiamo dei numerosi servizi che offre il museo per passarci l’intera giornata; diamo uno sguardo alla biblioteca, alla libreria e al negozio ricolmo di ogni tipo di souvenir, assaggiamo le specialità della cucina normanna al ristorante, acquistiamo qualche cartolina, prendiamo un caffè alla caffetteria, mentre fuori continua a piovere.

Soddisfatti comunque della giornata ricca di storia e di cultura, prendiamo la via del ritorno, facendo però una deviazione verso i paesi della costa, già visti ieri con il bel tempo, ma la pioggia ed il cielo grigio ne offusca i vivaci colori e la tipica vitalità e rientriamo a casa ben contenti di restarci per trascorrere una serata tranquilla.

Purtroppo le nuvole continuano a ingrigire il cielo anche l’indomani mattina. Decidiamo di visitare qualche altro interessante museo sulla storia dello sbarco, di cui è ricca questa zona.

La scelta cade sul piccolo paesino di St-Mere Eglise, dove fu paracadutata l’82° divisione aviotrasportata USA; sul campanile della chiesa un manichino ricorda la “disavventura” del parà americano rimasto impigliato per parecchie ore sulla guglia, combinazione che però gli salvò la vita in quanto rimase nascosto alla vista dei tedeschi.

Vicino alla chiesa visitiamo il museo “Airborne”, costituito da due padiglioni, uno, a forma di paracadute, che ospita un deltaplano originale e numerose vetrine ricolme di documenti e fotografie d’epoca, l’altro, a forma di ala, che contiene uno degli aerei usati per trainare i deltaplani per il lancio dei parà durante l’operazione “Overlord” e molti oggetti e abiti donati dai veterani americani.

Per ingannare il tempo e ripararci dalla pioggia entriamo a dare un’occhiata a tutti i negozietti di “souvenir” di cui il paese abbonda; è incredibile il numero e la varietà degli oggetti e dei capi di abbigliamento militare in vendita, sia nuovi … che dell’epoca! Non riesco a comprendere sinceramente il motivo per acquistare una borraccia ritrovata sulle spiagge dello sbarco o in mare, se non addirittura l’elmetto bucato dai proiettili … appartenuti ai poveri soldati e venduti per centinaia di euro, a volte migliaia se l’elmetto è di un generale delle SS … Trovo molto macabro tutto ciò … ne concepisco la vista solo in mostra all’interno dei musei di storia! Tanto per rimanere in tema … sulla via del ritorno ci fermiamo a visitare un cimitero di guerra tedesco, quello di “La Cambe”, dove sono sepolti più di 21.000 soldati tedeschi; una grande croce di pietra s’innalza su di una verdissima collina, tutt’intorno file di croci sempre di sasso grigio e poi il giardino della pace, dove ogni albero è stato piantato come simbolo vivente di speranza, grazie a numerose donazioni.

Lasciata la pace di questo luogo, ci spingiamo sulla costa per dare uno sguardo dall’alto della scogliera, sulla cittadina di Arromanches-les-Bains, sulla cui grande spiaggia avvenne il famoso sbarco alleato del 6 giugno 1944, utilizzando il ponte artificiale “Mulberry”, portato dall’Inghilterra, i cui resti sono tutt’oggi ancora ben visibili. Con il proposito di tornare ad approfondire la visita nei prossimi giorni, rientriamo a Honfleur in serata, sempre sotto un cielo tetro e grigio.

… E sotto lo stesso cielo nuvoloso ha inizio anche la giornata successiva, che ci porta questa volta verso nord, in direzione della “Cote d’Albatre” (costa di alabastro), che prende il nome dalle acque color del latte e dalle scogliere biancastre che caratterizzano questo tratto di costa normanna. Per oltrepassare la foce della Senna, attraversiamo il “Pont de Tacarville”, situato un pochino più nell’entroterra del più famoso “Pont de Normandie”, anch’esso a pagamento, anche se costa la metà (2,50€).

Arriviamo a Dieppe in tarda mattinata e facciamo una bella passeggiata sul porto e sul lungomare, divenuto molto turistico essendo la spiaggia più vicina a Parigi; il castello, già visitato in un precedente nostro viaggio, domina sulla cittadina offrendo una bella veduta panoramica e anche il centro è carino, nelle vie pedonali più vivaci, intorno alla chiesa “St-Jacques”, anche se in generale la città ci è sembrata piuttosto sporca e in alcune zone un po’ trascurata.

Riprendiamo la macchina e ci avviamo alla ricerca di un posticino adatto per fare un picnic; salendo per una stretta stradina, riusciamo a raggiungere la cima della scogliera detta “le Poulet”, da dove si può ammirare un bellissimo panorama su tutta la città e visitare la particolare cappella di “Notre-dame de bon secours”. Un panino veloce sotto una pioggerella fitta fitta e poi via sulla strada del ritorno, costeggiando un po’ l’oceano in cerca di uno spiraglio di sole, che oggi pare proprio non accenni ad apparire neppure per un istante.

Scopriamo un posticino molto grazioso che, quand’è bel tempo, dev’essere frequentato da turisti e bagnanti: St-Aubin sur Mer ha una bella spiaggia, la più grande della costa di alabastro, e una lunga passeggiata lungomare, che percorriamo per un tratto, sempre in compagnia della nostra pioggerella fine fine. Ormai rassegnati al fatto di dover visitare questi posti stupendi con il brutto tempo, riprendiamo la macchina in direzione di Fecamp, quando, improvvisamente, un timido sole comincia a fare capolino tra le nubi ed, in men che non si dica, il cielo si rasserena completamente; da triste giornata uggiosa finalmente una fantastica serata.

Ne approfittiamo subito per fermarci a Yport, un altro tipico villaggio di pescatori della costa normanna, situato tra le località turistiche più famose di Fecamp e di Etretat, ma altrettanto, se non addirittura più caratteristico e rasserenante degli altri.

Posteggiamo praticamente quasi in spiaggia e, felici di questa inattesa quanto insperata fine giornata di sole, cominciamo a scattare foto alle candide falesie che abbracciano la piccola cittadina e alle bianche cabine da spiaggia tipiche di questi luoghi, che spiccano contro l’azzurro del mare e del cielo. Il villaggio è molto semplice e tranquillo, ma per questo più affascinante; trascorriamo un’oretta buona ad osservare il colore del mare e del cielo finalmente esaltati dalla calda luce del sole, godendoci lo spettacolo delle scogliere a picco sull’oceano, le onde schiumose che si infrangono contro gli scogli, mentre pian piano si avvicina il momento del calar del sole.

Sempre per approfittare dell’inaspettato momento di fortuna climatica, riprendiamo la strada che costeggia l’oceano e raggiungiamo, percorrendo un tratto in mezzo ad un bosco incantevole, la rinomata cittadina di Etretat, già visitata anni fa, ma … visto che si trova sulla strada … ; arriviamo da est, sbucando sotto la “Falaise d’Amont”, dalla cui base parte una ripida scalinata che porta sulla sua cima … e qui i nostri occhi gioiscono per il fantastico panorama sul bellissimo tratto di costa, nota soprattutto per la “Falaise d’Aval”, a ovest del paese, un’erosione naturale a forma di arco, che lo scrittore Guy de Maupassant paragonò ad un elefante che tuffa la proboscide in mare.

Rimaniamo incantati di tanta beltà regalataci dalla natura, lassù, seduti su una panchina vicino alla graziosa “Chapelle de Notre-Dame de la Garde”, lo sguardo rivolto verso il mare a seguire le peripezie dei gabbiani in volo tutt’intorno. Uno spettacolo! Scendiamo velocemente a fare un’ultima passeggiata lungo “Le Perrey”, il lungomare dove la gente di qui passeggia, si incontra, si da’ appuntamento e … ammira il romantico tramonto sull’oceano.

Lasciamo a malincuore Etretat che sono già le otto di sera e proseguiamo lungo la costa attraversando Le Havre, dal lunghissimo lungomare e dalle spiagge sabbiose, facendo una sosta per vedere “le Port de Plaisance”, il porto turistico, pieno di barche a vela. Divertente fine giornata quando, per tornare a Honfleur, dovendo attraversare nuovamente un ponte sulla Senna, stavolta il più futuristico e caro ”Pont de Normandie” (5€), proviamo una strana sensazione, come di stare sospesi su una specie di montagna russa, nell’attraversarlo.

Nonostante la splendida serata di ieri, terminata con una notte stellata da favola, ci svegliamo l’indomani mattina ancora sotto un cielo coperto, che non preannuncia nulla di buono. Ormai rassegnati alle pazzie di questo strano tempo normanno, organizziamo la nostra escursione ad Arromanches-les-Bains e partiamo muniti di tutto ciò che occorre per ogni tipo di clima e tanta speranza; … difatti … a metà strada … ecco il vento a spazzare via tutte le nubi, scoprendo un cielo che più blu non si può.

Sosta lungo la strada per un rapido cambio d’abiti con vista sulla spiaggia e sul mare tranquillo, mentre il sole oggi è splendente sopra di noi, forse la giornata più calda di tutto il viaggio. Lasciamo la macchina in uno spiazzo sulla strada costiera e raggiungiamo a piedi il piazzale da cui si ha una veduta incredibile sull’intera cittadina e sulla spiaggia del celeberrimo sbarco alleato.

Con un sorriso ebete rimaniamo estasiati a goderci questo magnifico panorama, bellissima opera della natura e insieme interessante sito storico di importanza mondiale. I resti del porto artificiale “Mulberry” ricordano il fatidico giorno del “D-Day”, che segnò l’inizio della liberazione dall’occupazione tedesca e la fine della guerra, ma che sacrificò un numero impressionante di vite umane, immolate per un grande ideale di libertà.

La struttura a cupola del cinema a 360° ci desta la curiosità di vivere questa nuova avventura ed una volta all’interno, intraprendiamo un viaggio fatto di immagini e di suoni della storia, proprio nel cuore dell’avvenimento. Il film “il prezzo della libertà”, proiettato su 9 schermi in una sala circolare, presenta immagini d’archivio inedite, filmate nel giugno del 1944 dai corrispondenti di guerra, e immagini attuali, girate sugli stessi luoghi ora, in tempo di pace. La sensazione che si prova al cinema 3D è … come dire … di “instabilità”; le immagini tutt’intorno ti avvolgono e ti sollevano prima a bordo dell’aereo che sorvola ad altissima velocità il territorio devastato dalle bombe, poi su un carro armato che procede in mezzo alla campagna, e poi ancora su un barcone durante lo sbarco ad Omaha Beach. Le scene in bianco e nero si alternano a quelle a colori, girate ai giorni nostri, che mostrano invece la pace e la bellezza degli stessi luoghi, appena visti devastati dalla ferocia della guerra, ora destinati a campi coltivati e pascoli per le mucche e, sulle piacevoli spiagge della costa, al turismo balneare.

Usciamo un po’ ondeggianti e malfermi dal cinema e, non ancora perfettamente ripresi dall’esperienza della proiezione 3D, partiamo alla conquista di due posti sul simpatico trenino colorato e gratuito, che scende proprio nel centro della cittadina di Arromanches.

Qui il caldo comincia davvero a farsi sentire e troviamo un po’ di refrigerio solo sorseggiando una bibita fresca su una panchina all’ombra, mentre osserviamo sconcertati la spiaggia affollata di gente stipata a crogiolarsi al sole.

Dopo aver “passato a tappeto” tutti i negozietti ricolmi di ogni tipo di “stupidata” per turisti, ma per questo appunto molto frequentati, e fatto qualche acquisto anche noi, ri-assaltiamo il trenino che ci riporta al punto di partenza, evitandoci una faticosa salita sotto un sole cocente. Sulla via del rientro improvvisiamo una tappa nella graziosa cittadina di Villers sur mer, giusto per immortalare in foto un’originale rotonda stradale, caratterizzata da un simpatico dinosauro gigante coperto di erba e di fiori … carinissimo! E’ stata davvero la giornata più calda di tutta la vacanza, ma pur splendida e stimolante.

Un’altra meta di grande interesse che ci siamo prefissati di visitare durante il nostro soggiorno in Normandia è la graziosa città di Bayeux, che, dice la nostra guida, è uscita quasi indenne dall’atrocità della guerra, essendo stata la prima località ad essere liberata dalle truppe americane; ma il suo nome è da sempre legato anche a quello di un capolavoro di fama mondiale: l’Arazzo di Bayeux.

Prima di tutto seguiamo le indicazioni che ci portano nell’immediata periferia per raggiungere il Museo Memoriale della Battaglia di Normandia, a cui Riccardo è molto interessato; all’interno si possono vedere da vicino numerosi mezzi di trasporto originali, sia tedeschi che americani, ricostruzioni di scene di guerra e, nella sala cinema, si può assistere a interessanti cinegiornali d’epoca.

Terminata la visita, troviamo facilmente posteggio a pochi passi dal centro, vicino ad un caratteristico vecchio mulino ad acqua ed al fresco torrente che gli scorre accanto. La cittadina ci si presenta subito molto gradevole e ospitale, facile da girare; su tutto dominano le guglie e la cupola della straordinaria Cattedrale gotica di “Notre-Dame”, rimaneggiata e abbellita più volte, in diverse epoche e in diversi stili.

Nella piazza della cattedrale abbiamo il piacere di scambiare due parole con una simpatica ed elegante signora, proprietaria di un raffinato negozio di tessuti ed arazzi, che ci mostra i suoi manufatti parlandoci un po’ in italiano, un po’ in inglese e naturalmente in francese e consigliandoci sugli acquisti da fare. Devo ammettere che il famoso arazzo di Bayeux comincia ad incuriosirmi davvero parecchio, quindi sprono Riccardo ad affrettarci per andarlo a vedere. La famosissima “tapisserie” è in mostra al “Centre Guillaume Le Conquerant”, e ben presto scopro che non è un vero e proprio arazzo, bensì un ricamo, fatto con fili di lana, su un telo di lino lungo circa 70 metri per 50 cm di altezza, e forse per questo ancora più singolare e curioso.

L’esposizione inizia con dei pannelli fotografici che riproducono l’intero arazzo e ne illustrano la storia, i personaggi, gli eventi, fin nei più piccoli particolari, per preparare i visitatori alla vista dell’originale, esposto in una stanza in penombra, all’interno di una bacheca di vetro.

Anche noi come gli altri turisti osserviamo attentamente questo tessuto di inestimabile valore, camminando lentamente al fianco della vetrina, come in processione, e ascoltando la voce della preziosa audioguida, fornita in tutte le lingue, che ci accompagna piacevolmente descrivendo scena per scena tutto l’arazzo.

Devo ammettere che sia la “tapisserie” che il contesto tutt’intorno colpisce molto la mia fantasia e mi stimola ulteriormente la curiosità di approfondirne di più la conoscenza; sinceramente faccio un po’ di confusione con i nomi e gli eventi legati all’arazzo e mi vedo costretta a comperare un bel libretto illustrato, contenente tutti i particolari della storia e dei personaggi dell’antico “fumetto”, nel fornitissimo negozio all’uscita del museo.

Nel leggerlo apprendo che l’opera d’arte rara nel suo genere e al tempo stesso documento storico di prim’ordine, fu probabilmente commissionato dal vescovo Oddone di Bayeux, fratellastro di Guglielmo il Conquistatore, e all’epoca anche conte di Kent, la contea inglese, dove pare sia stato eseguito il ricamo, all’incirca nel periodo compreso tra il 1070-1080, forse in previsione della cerimonia per la ricostruzione della cattedrale di Bayeux.

L’intenzione principale dell’arazzo, non è propriamente quella di raccontare la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo, bensì far comprendere l’idea, molto religiosa, che uno spergiuro, dopo un giuramento prestato sopra delle reliquie sacre, implica pessime conseguenze sul colpevole e su chi gli sta accanto.

In questo caso lo spergiuro è il duca anglo-danese Aroldo, cognato del re, che infrange la promessa fatta a Guglielmo, duca di Normandia, nipote del re, di non impedire la rivendicazione sulla corona inglese in caso di morte di Edoardo il Confessore, e che finisce ucciso nella battaglia di Hastings del 1066.

Visto da vicino l’arazzo e compresa la storia narrata, oltre a serbare per sempre le immagini di quanto appena visto ben impressi nella mia memoria, cedo alla tentazione di regalarmi una piccola riproduzione su tela di una scena dell’arazzo in un negozietto di souvenir. Estremamente soddisfatta da questa giornata di visite e di scoperte, ripetendo a Riccardo più e più volte “… proprio bello, proprio bello …“, non posso esimermi dall’accordare la sua richiesta di visitare un luogo che gli interessa molto e che dista pochi km da qui, sulla costa: le batterie tedesche di Longues-sur-mer.

Imbocchiamo la strada che porta da Bayeux verso l’oceano e troviamo facilmente le indicazioni per il sito storico, intravedendo anche lungo la strada, un altro museo dedicato a mezzi e oggetti vari, recuperati dopo essere stati tantissimi anni in mare – così singolari i carri armati coperti di conchiglie! Longues-sur-mer domina l’oceano dall’alto di una scogliera di all’incirca sessanta metri, posizione ideale per i tedeschi per installare una batteria di quattro cannoni, ma insufficiente al duro attacco degli alleati, ai quali gli uomini della guarnigione tedesca si arresero appena il giorno dopo il “D-day”.

I bunkers sono impressionanti e alcuni possiedono ancora intatti e ben conservati i cannoni che avevano una portata di ben venti km; è possibile visitare anche l’interno dei bunker e provare a immaginare la vita dei soldati che qui combatterono, mentre in lontananza si scorgono i resti del “Mulberry” di Arromanches.

Sulla via di casa, approfittando della bella serata, scatto una foto “al volo” alla futuristica silhouette del “Pont de Normandie” al tramonto, giusto per finire in bellezza la giornata … e il rullino.

L’indomani è sabato mattina ed è anche giorno di partenza da questo splendido posto che è Honfleur; diamo un’ultima occhiata veloce alla vivace città che oggi è ancora più bella e colorata poiché animata dal mercato tradizionale e da quello più “alternativo” degli immigrati, che attira lungo le antiche vie del centro e tutt’intorno al vecchio porto una moltitudine di turisti. Salutata la padrona di casa e caricati i bagagli in auto, lasciamo Honfleur, la “cote fleurie” e la Normandia per trasferirci in BRETAGNA.

A questo punto siamo giunti giusto a metà del nostro itinerario; abbiamo visto e conosciuto già tantissime cose, … ma altrettante ne stiamo andando a visitare, con la speranza di arricchire ancor di più questa bella esperienza di viaggio e di vita.

Impieghiamo praticamente tutta la giornata per effettuare il trasferimento in auto, affrontando l’inconveniente di incontrare parecchie file chilometriche, i terribili “bouchons” sulle rare autostrade, nei pressi di Caen e di Rennes; anche mangiare un boccone all’autogrill diventa un’impresa in quanto anche questi ultimi sono presi d’assalto dai viaggiatori in coda come noi. Un consiglio: se siete dotati di buona cartina geografica e di senso pratico, in caso di coda, imboccate la prima uscita che incontrate, anche per pranzare in pace, e seguite un itinerario alternativo percorrendo le agevoli e semi-deserte strade dipartimentali, godendovi pure i bei paesaggi, lasciando questi pazzi-pazzi francesi in colonna sotto il sole. Raggiungiamo quindi solo in serata la nostra seconda casa in affitto, prenotata sempre utilizzando quel potente mezzo che è internet, scelta per la comodità della zona, ricca di luoghi turistici famosi, tutti a pochi km di distanza dal nostro punto base.

La graziosa cittadina è Audierne, a pochi minuti dalla celeberrima Pointe du Raz ed è molto gradevole per la sua posizione sulla foce di un fiume, con il suo bel porto di pesca e una notevole spiaggia sabbiosa. La gentile signora, di seguito soprannominata signorina Rottenmeier, proprietaria della casa in cui abbiamo affittato un piccolo appartamento per una settimana, ci mostra il nostro alloggio che si rivela abbastanza squallido e arredato con cattivo gusto ( … tende pesanti fiorate, moquette marrone, mobili vecchi, quadri e tappeti veramente brutti … la cucina con vista sul bagno, separata appena da una porta a soffietto …). Se non fosse per la discreta pulizia dei locali e la posizione veramente ottimale, per non parlare poi della splendida vista su tutta la baia, la prima tentazione è quella di fuggire da questa casa con una scusa banale, e cercarci qualcosa di più carino, ma l’acconto già versato e i numerosi cartelli esposti fuori dalle numerose “chambres d’hotes” con la scritta “complet” ci fanno desistere dall’idea di una fuga. Ci accontentiamo della sistemazione cercando di apportare qualche modifica e abbellimento dettato dal nostro buon gusto personale, giusto per rendere più piacevole la settimana del nostro soggiorno qui; come se non bastasse la sig.Ina Rottenmeier ci propina una lunga serie di raccomandazioni sulle regole di soggiorno nella sua casa, da osservare diligentemente in rispetto della cara signora e degli altri suoi ospiti, molto spesso rivelatisi maleducati e rumorosi, ma ben tollerati perché francesi.

Come già fatto nella casa di Honfleur, vista l’ora di cena, anche qui cuciniamo subito del buon cibo italiano per risollevarci un po’ il morale dalla delusione del dover abitare in un posto così poco carino; pasta al pomodoro, dolce e un buon caffèlatte, poi una passeggiata sul lungomare che ci rasserena lo spirito e un tramonto che ci incanta … la vacanza continua … Certo che la vista sul mare che si gode dalla camera da letto al nostro risveglio il giorno dopo, ci fa dimenticare lo squallore dei questo piccolo appartamento e ci sprona anzi ad uscire il più presto possibile per visitare i dintorni. Oggi vogliamo trascorrere una giornata rilassante, passeggiando sulle scogliere e goderci il panorama offerto dalla natura selvaggia della Pointe du Raz … uno sperone roccioso in perenne lotta contro il mare, con le sue onde che si abbattono schiumose contro le rocce acuminate … Pochi minuti di auto e posteggiamo nell’ampio parcheggio a pagamento, i cui fondi raccolti sono destinati al mantenimento di questa area naturalistica protetta; dall’ufficio turistico al punto più estremo della punta si può fare un percorso a piedi molto facile, oppure si può provare un passaggio a bordo di un calesse trainato da cavalli, oppure ancora il più moderno pulmino ecologico elettrico. Ma per godere appieno della bellezza selvaggia di questo luogo preferiamo camminare tranquillamente lungo il sentiero e fermarci spesso e volentieri ad ammirare tutto ciò che ci circonda, coccolati dal un bel sole caldo e ogni tanto una folata di vento piacevole a rinfrescarci.

Trascorriamo l’intero pomeriggio in questo angolo di terra ancora incontaminato, seduti sul bordo della scogliera ad ammirare incantati lo spettacolo della natura; attorno a noi famigliole di francesi in gita domenicale con i bimbi e coppie di fidanzati abbracciati a contemplare il mare … una domenica tanto normale per loro quanto speciale per noi, che arriviamo da così lontano … Vista la bellissima giornata, ci concediamo uno spuntino all’aperto a base di “crepes au chocolat “ accompagnato da un buon bicchiere di sidro, seduti comodamente al tavolino di un bar. Già ampiamente soddisfatti della bella passeggiata, sulla via del ritorno facciamo una capatina nel grosso spaccio di prodotti tipici locali (biscotti, sidro, caramelle) e poi, seguendo l’indicazione di un cartello che invita i turisti alla visita di una chiesa particolarmente caratteristica, visitiamo la singolare “chapelle St. Tugen”, curiosa per le mura di cinta, la torre, il calvario e l’ossario, un po’ da brivido … Romantica fine serata a passeggio sulla spiaggia davanti casa … Anche oggi colazione veloce e via verso nuovi luoghi da scoprire! Il cielo è un po’ coperto, ma non ci facciamo intimorire da questo tempo capriccioso, così scegliamo di giorno in giorno la direzione da prendere, puntando, naso in sù, verso una schiarita o una zona di cielo sgombro da nuvole.

Il caso oggi ci porta quindi a Quimper, capitale del Finistère e vivacissima cittadina in riva al fiume Odet, antica sede episcopale e luogo di residenza del conte di Cornovaglia. Lasciata l’auto un po’ fuori dal centro, ci avviamo a piedi alla visita della città vecchia, raccolta intorno alla bellissima “Cathédrale Saint-Corentin” del 13° secolo, un gioiello dell’arte gotica bretone. Siamo capitati nella zona dove si svolge il mercato, con bancarelle colorate, saltimbanchi e tanta gente; oltrepassiamo questa zona affollata e sbuchiamo nella piazza della cattedrale, veramente imponente e bellissima, ricca di affreschi, dipinti e vetrate colorate.

Le vie del centro storico (uno dei più ben conservati della Bretagna) “a pavèes”, con le tipiche case “a pans de bois” o “a colombages” (muro in pietra con ossatura in legno) dalle tenui tinte pastello, portano nomi che ricordano gli antichi mestieri: Rue des Boucheries, du Salé, Place du Beurre, dove nel medioevo gli abitanti dei villaggi circostanti venivano a vendere il burro e i dolci di miele, poi Rue Kéréon (Coordonniers), la strada dei negozi, fino al Pont Medard, dove i gerani si riflettono nelle acque tranquille del fiume Steir.

Fattasi l’ora di pranzo, acquistiamo in una panetteria un paio di “baguette” farcite, che ci gustiamo tranquillamente seduti su una panchina in riva al fiume; nel primissimo pomeriggio, tornando alla macchina, scorgo con la coda dell’occhio una splendida vetrina con esposti dei poster scenografici con paesaggi bretoni e gli immancabili fari attaccati dalle onde spumose dell’oceano … il mio sogno! Entro in perlustrazione del bellissimo negozio e ne esco felice con sottobraccio un favoloso poster panoramico dell’oceano in tempesta, che ora troneggia nella nostra camera da letto! Dedichiamo il pomeriggio alla visita del piccolo villaggio medievale di Locronan, la famosa città di pietra che prende il nome da un monaco irlandese (Ronan), giunto in Bretagna per portare il cattolicesimo e le cui spoglie riposano nella chiesa a lui dedicata (da qui “loc Ronan – luogo di Ronan”).

Questo meraviglioso paesino del Finistére, accovacciato ai piedi di una montagna boscosa, è stato classificato “petite citè de caractere” e “un des plus beaux villages de France”.

Curiosi di vedere questo singolare luogo, lasciamo il posteggio e ci addentriamo a piedi per le vie del villaggio, fiancheggiate da solide case in sasso grigio, che oggi ospitano innumerevoli botteghe d’arte molto particolari e alcune veramente originali.

Raggiungiamo la “grand’place”, la piazza principale all’incrocio di due antiche vie romane, il cuore di Locronan; intorno alla chiesa “Saint Ronan” dalla torre quadrata, notevole è il superbo schieramento di dimore dalle facciate di granito, che testimonia l’antica ricchezza dei notai e dei mercanti di tela che le fecero edificare … sembra proprio che qui il tempo si sia fermato all’epoca medievale! Ora nella piazza si trovano interessanti negozi dove si possono acquistare prodotti tipici bretoni come il sidro, la birra, le gallette e le caramelle al burro salato, mentre nella bellissima libreria celtica si possono trovare pubblicazioni su tutto il mondo bretone, dalla musica, alla storia, fino alle favole illustrate. Seguendo le indicazioni per un percorso alternativo per raggiungere alcuni “points de vue”, saliamo per un tratto in mezzo al bosco sulla montagna di Locronan, dalla cui cima un immenso panorama si offre a i nostri occhi, che spaziano fino all’oceano, alla baia di Douarnenez.

Ritorniamo verso il paese per fare ancora un giro per le vie e, nel lasciarlo, non resistiamo alla tentazione di assaggiare un’invitante meringa gigante, bellamente esposta nella vetrina di una pasticceria artigianale.

Per la serata Ric propone di cenare presto per poter uscire a vedere il tramonto sull’oceano.

Ritorniamo alla Pointe du Raz e da qui proseguiamo lungo la strada costiera per raggiungere la mistica Baie des Trépassées – la baia dei trapassati, dall’antica leggenda che narrava che qui s’imbarcavano le anime dei morti – dove ci fermiamo ad ammirarne la bella spiaggia.

Continuiamo poi in direzione della vicina Pointe du Van, da dove possiamo incamminarci lungo uno dei tanti sentieri in mezzo alla brughiera, sbucare proprio sullo sperone roccioso a picco sul mare e osservare con meraviglia il lento calare de sole, fino al suo tuffo finale tra le onde spumose dell’Atlantico, in un tripudio di colori.

Il bel tempo ci accompagna anche il giorno seguente che dedichiamo alla baia di Brest e ad un tratto della costa del Finisterre, seguendo “la via dei fari e delle torri di segnalazione” che si snoda lungo un tranquillo percorso tra bassi e sabbiosi estuari.

Percorriamo le comode e panoramiche strade statali per imboccare nei pressi di Brest l’utilissima circonvallazione, che ci permette di aggirare la grande capitale della Bretagna e dirigerci subito verso la sua splendida costa, la cui bellezza è esaltata oggi da un cielo azzurro davvero spettacolare.

La prima tappa di oggi è la Pointe de Saint Mathieu, questo ennesimo “Cap du bout du Monde” (capo alla fine del mondo), un luogo veramente incredibile per lo splendido paesaggio che offre ai nostri occhi.

Il pic-nic che facciamo oggi in questo luogo straordinario è veramente indimenticabile per il panorama su un oceano dal colore incredibilmente blu! La storia di questo sito risale al 6° secolo, con la costruzione di un monastero benedettino che avrebbe ospitato le reliquie di Saint Mathieu, rubate in Egitto da dei marinai; dietro l’abbazia, il faro, guardiano del sito, sorveglia giorno e notte l’oceano imprevedibile. Passeggiamo a lungo seguendo il sentiero a picco sull’oceano, che s’infrange contro le rocce rumoreggiando sotto di noi, e ammiriamo da diversi punti di veduta e da varie angolazioni il notevole sito, che unisce il sapore antico della cattedrale e della torre, con quello moderno del faro, in una visione singolare, ma armoniosa.

Lasciamo a malavoglia questo luogo incantevole per dirigerci oltre, verso Le Conquet, che ci affascina fin dal primo sguardo, e ci concediamo una tranquilla passeggiata nelle vie del centro storico di questa cittadina veramente deliziosa. Incontriamo sulla stradina che conduce sulla riva del mare un’esposizione di quadri il cui stile ci rapisce subito; entriamo nella galleria d’arte “la galerie du Bout du Monde” di Bernard Morinay, un pittore dallo stile quasi naif, ma specializzato nel ritrarre paesaggi e momenti di vita marinareschi. La mostra è veramente molto bella e non riusciamo ad uscirne indenni: … compriamo una bella stampa panoramica, ora incorniciata e appesa proprio all’entrata della nostra piccola mansarda, lì a salutarci allegramente con i suoi brillanti colori, e un calendario che ci accompagnerà per tutto il prossimo anno, a ricordarci questo luogo stupendo, anche nelle buie e fredde giornate d’inverno.

Un gelato e via, di ritorno verso Brest e poi verso casa, con il nostro bottino quotidiano.

Un’altra bella giornata di sole da dedicare ad un’altra splendida località che sono curiosa di andare finalmente a visitare. Partiamo come al solito dopo una buona colazione e ci dirigiamo verso sud, verso Concarneau, per scoprire la sua “ville close” costruita su un isolotto roccioso, cinta da una muraglia medievale e collegata alla terraferma con un caratteristico ponte di legno. Lasciamo l’auto in un parcheggio fuori città e approfittiamo del comodo bus-navetta gratuito, che in pochi minuti ci porta proprio a pochi metri dalla città vecchia, dove, dopo averne varcato il bel ponte, iniziamo a passeggiare tranquillamente per le sue viuzze colorate, incontrando e soffermandoci ad osservare, nelle belle piazzette fiorite, le case dalle facciate in granito grigio e le botteghe dalle belle insegne in ferro battuto o in legno decorato. Dai suoi “remparts” (camminamenti) ammiriamo numerosi “points de vue” (scorci panoramici) sul porto di pesca, su quello turistico e su tutta la baia … un vivace andirivieni di pescherecci e di battelli ritmano le giornate di questa cittadina così attiva e ricca di colori e di sole.

Nonostante oggi abbiamo con noi il necessario per consumare un veloce pranzo al sacco, l’invitante profumo che esce dalle cucine dei numerosi ristorantini all’aperto, ci stuzzica l’appetito e la voglia di gustarci un buon piatto di “moules frites” (cozze e patatine fritte), accompagnate da un buon bicchiere di sidro e, per finire in bellezza, da una golosa “crêpe” al cioccolato ed un caffè espresso, in un ristorantino un po’ appartato e tranquillo, “la petit folie” … Mai nome fu più azzeccato! Col pancino pieno, soddisfatti e un po’ divertiti dalla “piccola follia” fatta oggi, continuiamo nella nostra scoperta della “ville close”, facendo rapide incursioni nei numerosi negozietti per i doverosi acquisti di prodotti tipici, che oggi si limitano ad una bella confezione di birra bretone con i suoi bicchieri decorati. Nel pomeriggio puntiamo poi decisamente verso ovest, fermandoci spesso ad ammirare notevoli scorci da punti panoramici, fino a raggiungere un altro luogo estremo, dal grandioso paesaggio proteso verso l’oceano e dominato dal tipico altissimo faro … Siamo arrivati sulla Pointe de Penmarch con il famoso faro di Eckmul, che con i suoi 65 metri è uno dei più alti di Bretagna e illumina, con il suo fascio di luce, più di 50 km di oceano! Anche questo luogo in capo al mondo è estremamente affascinante; lo scenario offerto dall’oceano in queste zone dalla costa così frastagliata e selvaggia, ricorda la triste storia dei marinai perduti in mare e la dura vita di questa gente, così legata ai capricci dell’oceano, ma pure la seducente bellezza della natura, quando è generosa nel concedere i suoi frutti, mite e capace di offrire al nostro sguardo un sereno e vero angolo di paradiso in terra.

Questo è il paesaggio che preferisco della Bretagna, il più incantevole e quello che rimane di più impresso nella mente e che serbi nella memoria … quello creato dalla potenza e dal potere del mare … Rientriamo verso casa con lo sguardo ancora pieno di cotanta beltà … Altra bella giornata, altra gita, oggi nel Parc Regional D’Armorique; scegliamo di costeggiare tutta la penisola di Crozon fermandoci spesso e volentieri a ammirare i bei paesaggi sull’oceano … Quindi, da Audierne raggiungiamo, attraverso campi coltivati, brughiere, boschi e spazi aperti, Menez-Hom, una collina di 330 metri della catena delle Montagne Nere, che domina la rada di Brest e la baia di Douarnenez, che costituiva un punto strategico e permetteva di sorvegliare tutta la regione fino al mare. In effetti vale la pena salire per la stradina che ne raggiunge la sommità e fermarsi per una piccola sosta, per godere della splendida visione a 360° su tutto il territorio circostante, naturalmente in un bella giornata di sole come questa.

Continuiamo poi verso la brulla Pointe de la Chevre, poi verso la Pointe de Dinan, da cui si può scorgere in lontananza la Pointe du Raz e l’Ile de Sein, ed infine verso il capo più elevato e più bello in assoluto, la Pointe de Pen Hir, tutte grandiose scogliere a picco sull’oceano dalle acque cristalline ed esposte perennemente al soffio del vento, che qui domina sovrano. Numerosi sono i sentieri che si diramano in tutte le direzioni alla scoperta di questo grandioso sito, fino a raggiungere la punta più estrema della Pointe de Pen Hir. Rimaniamo sorpresi dalla maestosità delle falesie alte più di 60 m, tagliate da crepacci profondi e dagli enormi, acuminati scogli poco al largo “les Tas de Pois”; poco distante, gli allineamenti di Lagatiar contribuiscono ad aggiungere a questo luogo un’aria ancor più misteriosa e affascinante.

Arriviamo fino alla Pointe des Espagnols, da dove si può godere di una spettacolare veduta su tutta la baia di Brest, e poi rientriamo verso casa, con una gran fame e una irresistibile voglia, stasera, di mangiare pizza, deliziosa, anche se francese e comprata ad una “pizzeria ambulante” lungo la strada! Il risveglio sotto la pioggia dell’indomani ci consente di prendercela un po’ più con comodo e di riposarci un pochino, in vista della nostra imminente partenza da Audierne; è già trascorsa infatti un’intera settimana dal nostra arrivo nella casa della sign.Ina Rottenmeier ed abbiamo visitato più o meno tutto quello che ci eravamo prefissati di vedere durante il nostro soggiorno qui.

Ci concediamo una rilassante passeggiata, stretti sotto l’ombrello, al riparo della pioggia, sul lungomare fino al centro della cittadina di Audierne, e ne visitiamo il centro, la singolare chiesetta in granito dedicata a Saint Raymond, le caratteristiche viuzze acciottolate. Il profumo di arrosto proveniente da una fornitissima rosticceria ci risveglia l’appetito e ci lasciamo tentare dalle leccornie che ci vengono gentilmente proposte; rientriamo a casa con il nostro pranzo a base di pollo, patatine e tortino di verdure e di formaggio e, nel tardo pomeriggio, iniziamo a riassettare il nostro alloggio e a fare le valigie per la partenza dell’indomani mattina.

Lasciamo, in una bella giornata di sole, Audierne e i suoi “Pays bigouden”, una delle regioni più ancorata alle antiche tradizioni, le cui donne sono fiere e felici di indossare, nei giorni di grande festa, i tipici costumi e le particolarissime “coiffes”, particolari cuffie in pizzo, che possono raggiungere addirittura 30 cm di altezza e che presto avremo il piacere di osservare da vicino, al 35° Festival Interceltico di Lorient, la grande città verso la quale ci stiamo dirigendo.

Abbiamo infatti prenotato due notti al Village Hotel di Lorient, a pochi km dal centro città, comodo per poter assistere a questa grande manifestazione internazionale di musica, cultura e tradizioni celtiche di cui Ric ed io siamo tanto appassionati.

Proprio quest’anno il caso vuole che il Festival Interceltico 2005 si svolgerà sotto il segno dell’Irlanda, la nostra tanto amata isola di smeraldo, la patria dei Celti per eccellenza, la terra dei druidi, dei folletti e delle fate … sì la mia Irlanda! Come mancare? Ma tornando a noi … dopo esserci sistemati nel nostro hotel, approfittiamo della bella giornata per fare una capatina a Carnac, già visitata in altra occasione, ma pur sempre affascinante e misteriosa tanto da doverci tornare a respirarne la magica atmosfera che aleggia sopra i dolmen perfettamente allineati… Ci inoltriamo anche nei boschi che circondano il sito archeologico, percorrendo un sentiero sterrato vicino ad un maneggio, che conduce ad un luogo sacro caratterizzato da un grande menhir molto particolare alto più di 5 metri, e la passeggiata al fresco, all’ombra degli alberi, risulta molto piacevole. Ci concediamo un tranquillo rientro, fermandoci spesso e volentieri ad ammirare scorci caratteristici e seguendo le indicazioni anche per siti considerati meno importanti, e il resto della giornata scorre via così … serenamente … Finendo in bellezza con la nostra deliziosa cena al Buffalo Grill proprio di fronte all’albergo.

Uno degli eventi più importanti del festival Interceltico di Lorient è “la grande parade des Nations Celtes”, la grande sfilata della domenica mattina, con la partecipazione di ben 3.500 musicisti, cantori e danzatori provenienti da tutti i paesi di origine celtica del mondo.

Siamo molto curiosi di assistere a questa grande manifestazione e ci rechiamo in città con buon anticipo per posteggiare la macchina in un posto sicuro e non troppo lontano … la colonna di macchine lungo la strada è impressionante e la folla di gente che si muove verso il centro è costante e rumorosa … Seguiamo la direzione del flusso ordinato della gente e ci posizioniamo lungo una delle vie in cui sfileranno i gruppi folcloristici e ne attendiamo pazientemente il passaggio. Puntuale la parata ha inizio, capitanata dai gruppi provenienti dall’Irlanda, la nazione invitata d’onore di quest’anno al festival, molto applauditi; di seguito, le vie della città vengono inondate dalla musica delle bande di Bagadoù, i colori delle bandiere e dei costumi tradizionali indossati dai gruppi folcloristici risaltano agli occhi, la gente applaude entusiasta e sorridente … davvero una gradevole aria di festa aleggia tutt’intorno a noi! La sfilata dura tantissimo … più di due ore … ma lo spettacolo è così bello e coinvolgente che il tempo scorre veloce, ammirando soprattutto i gruppi delle donne che portano le stupende “coiffes” di pizzo bianco altissime, in equilibrio precario ad ogni passo, e quelli dei danzatori che si incrociano in balletti e figure eleganti, tipiche dei balli dei paesi celtici.

A fine parata, seguiamo la marea di gente che si riversa verso l’area della festa, alla scoperta delle mille bancarelle zeppe di articoli curiosi e degli stands dedicati alle altre nazioni celtiche, sempre accompagnati da un sottofondo di musiche tradizionali; affamati dalla lunga sfilata, ci fermiamo a fare uno spuntino sdraiati su un prato, poi proseguiamo la nostra passeggiata lungo le vie della città che in ogni sua piazza, angolo e pub, ospita spettacoli di cabaret, gruppi musicali ed esibizioni di danzatori e cantori. La giornata è soleggiata e molto calda, quindi nel pomeriggio lasciamo Lorient e la sua pazza folla vociante e colorata, per rilassarci andando a zonzo nei dintorni fino a sera, quando rientriamo al nostro albergo e replichiamo la cena al vicino ristorante. Il mattino seguente si parte di buon’ora per il nostro lungo viaggio di rientro. La destinazione di stasera è la bella cittadina di Blois, sulla Loira, e lungo il tragitto pensiamo di visitare qualche luogo interessante e qualche castello. E’ così che, giunti nella celeberrima valle della Loira, ci fermiamo per una rilassante pausa pranzo in un’area attrezzata ombreggiata lungo il fiume, nella graziosa cittadina di Saumur, antico centro carolingio, famoso per la sua scuola di cavalleria; dalla sovrastante altura si erge imponente il castello, che veglia sul borgo e su tutto il territorio circostante. Dopo il nostro pic-nic, una tranquilla passeggiata lungo la Loira, per favorire la digestione e poi ancora in strada, verso l’interno, nella bella campagna francese, fino alla città fortificata di Montreuil-Bellay, nel cuore della valle dei re, veramente una piccola perla, poco nominata nei classici tour dei castelli, ma veramente carina. Le 13 imponenti torri di difesa e i 650 metri di camminamenti sulle mura di cinta del castello, esempio dell’architettura militare dell’epoca, risultano molto ben conservate, mentre il paesaggio dei vigneti tutt’intorno è davvero uno spettacolo.

Ci rimettiamo in strada, in direzione di Chinon, spettacolare località il cui castello turrito e massiccio domina dall’alto la cittadina medievale, che si allunga ordinata ai suoi piedi e sulla riva della Vienne, con il suo piacevole e antico quartiere medievale, ricco di case a graticcio e torrette angolari.

Scenografica la vista d’insieme dal sobborgo Saint-Jacques, sulla sponda sinistra del fiume, da cui si può ammirare il più bel panorama sulla città ed il castello, che si riflettono nelle acque del principale affluente della Loira, dal candido ponte che lo attraversa. Soddisfatti di quanto visto oggi, riprendiamo l’autostrada per Blois, che ben conosciamo e che raggiungiamo giusto per l’ora di cena; appena sistemati nell’etap hotel del centro, ci avviamo per gustare la nostra romantica cenetta proprio nella bellissima piazza del castello, nel nostro solito ristorantino all’aperto.

Concludiamo così in bellezza la nostra avventura in terra francese, portando a casa con noi tantissimi ricordi di luoghi fantastici, di giornate trascorse in serenità, e con ancora tanta voglia di scoprire nei nostri futuri viaggi, questa terra così vasta, affascinante e varia.



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