Dalla Florida alla Georgia tra orsetti lavatori, alligatori e orsi

Viaggio on the road, a zonzo per gli States
Scritto da: mxp2000
dalla florida alla georgia tra orsetti lavatori, alligatori e orsi
Partenza il: 08/08/2009
Ritorno il: 20/08/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
DATI TECNICI

Periodo: dal 08/08/08 al 20/08/08

Modalità: Fly and Drive (British Airways + Hertz)

Chilometri percorsi: 2,668 miglia, cioè 4,294 KM in totale

Stati Visitati: 5

1) Florida: Sunshine State (la terra del sole) 2) Tennessee: Volunteer State (stato dei volontari) 4) Georgia: Peach State (stato delle pesche) 5) North Carolina: Tar Heel State (stato del tacco di asfalto) 6) South Carolina: Palmetto State (stato delle palme)

… e … ritorno al punto di partenza

Hotels: prenotati tramite contatti diretti, o attraverso Expedia e come sempre con l’ausilio di TripAdvisor che fornisce opinioni di chi c’e’ già stato e pubblica foto “reali” delle camere e delle strutture. In questo modo siamo riusciti anche quest’anno a trovare sistemazioni uniche e particolari dato che non ci accontentiamo di “semplici” hotel, ma siamo sempre alla ricerca di qualcosa di unico… DIARIO DI VIAGGIO 8 Agosto: Milano – Miami Tic tac tic tac…Quante volte durante l’anno ho pensato “pochi minuti e l’odiato suono mi costringerà ad alzarmi…”. Chissà come mai stavolta e’ diverso…Suona la sveglia…e non vedevo l’ora!! Un rapido sguardo alla valigia, abiti comodi e via! Mio padre, sempre impeccabilmente puntuale, ci aspetta fuori dal portone. Siamo giunti finalmente al momento sognato da mesi, dato che come ogni anno l’acquisto dei biglietti e’ scattato lo scorso dicembre dopo perlustrazioni di settimane sul web alla ricerca di una super offerta che avrebbe poi rappresentato il nostro regalo di Natale: biglietti per Miami per le vacanze estive. E’ tradizione ormai infatti acquistare così in anticipo i biglietti per la porzione di USA che intendiamo visitare le vacanze successive…Questo perché nei mesi a venire stendiamo un itinerario dettagliato, prenotando una sistemazione al mese scegliendo di volta in volta cio’ che piu’ ci piace a un prezzo ragionevole e con certa disponibilità. Partiamo in ritardo da Malpensa, ma abbiamo previsto un ampio margine per il volo in coincidenza e non ci agitiamo per nulla. Nonostante il ritardo e il CAOS che troviamo a Heathrow riusciamo ad arrivare con relativa calma (e dopo km all’interno dell’aeroporto) davanti al nostro volo Londra – Miami, per scoprire che anche questo volo e’ in ritardo. Il volo e’ tranquillo anche se i pasti a bordo sono i peggiori mai provati in decine di viaggi effettuati e finalmente atterriamo in suolo statunitense alle 18 locali. I controlli di sicurezza sono incredibilmente veloci per un colpo di fortuna: siamo tra i primi a scendere dall’aereo e, quando gli agenti si accorgono della coda che si sta formando, decidono di smistarci nella fila riservata agli americani, ecco che quindi pochi minuti e il gioco e’ fatto. Questo risparmio di tempo in compenso lo pagheremo con la coda che troveremo ai banchi Hertz che sara’ la parte piu’ snervante del viaggio…In compenso l’auto che ci viene assegnata e’ come ogni anno impeccabile: quest’anno abbiamo una Ford Explorer grigia con all’attivo 11,925 miles. La troviamo allo stall W04 e, preso possesso, impostiamo con impazienza il navigatore Neverlost, compagno fidato di ogni anno. Ben presto arriviamo in Ocean Drive e trovare parcheggio e’ letteralmente una missione impossibile essendo sabato sera…Affidiamo pertanto l’auto a un valet e ci dirigiamo verso il nostro hotel, il Colony Hotel che abbiamo scelto dato che la sua insegna e’ tra quello piu’ fotografate del mondo. La camera e’ stata appena rinnovata, con letto e comodini in wenge’, ma quello che conta maggiormente e’ che e’ pulita a differenza di molti altri hotel di cui abbiamo sentito parlare…Siamo distrutti ma non vogliamo cedere alla tentazione di dormire per cercare di contenere i Danni del jet lag. Decidiamo pertanto di uscire a fare una passeggiata e di andare a cenare da Johnny Rockets, una delle nostre catene preferite, un diner in stile anni ’50. Che meraviglia! Finalmente il primo pasto USA dopo mesi di sogni, a Miami, con la brezza dell’oceano che ci accarezza i capelli. Il caldo e’ assolutamente sopportabile e dopo cena facciamo due passi in mezzo alla movida di un piacevolissimo sabato sera a Miami. 9 agosto: Miami-Key West Come abbastanza prevedibile, gli orari sono piuttosto sballati a causa del solito jet lag e alle 4 gli occhi sono sbarrati…Non ci lasciamo intimorire e riusciamo a posticipare il risveglio verso le 5. Ci prepariamo con calma e verso le 5.30 decidiamo di fare una passeggiata in riva al mare…mai scelta fu piu’ azzeccata per fare le foto meravigliose che abbiamo fatto! Pochissime sono le persone in giro, solo ragazzi che fanno jogging in riva al mare e persone intente a pulire la spiaggia o a ripulirla di eventuali monetine scovate con assurdi aggeggi che rilevano i metalli…La sabbia e’ bianchissima, il mare fresco, non freddo e tutto ci sembra meraviglioso. Dopo una passeggiata davvero rigenerante lasciamo l’hotel e riprendiamo possesso dell’auto. La nostra vacanza on the road ha ora davvero inizio: si parte per le isole Keys. La prima tappa e’ Key Largo dove approdiamo a John Pennekamp, famoso per lo snorkeling. Ci fermiamo una mezzora per scattare qualche foto e ci rimettiamo in viaggio macinando miglia letteralmente “a cavallo” dell’oceano grazie all’autostrada sospesa sull’acqua (Overseas Highway, lunga circa 200 km e dotata di oltre 40 ponti) che collega tra loro le Keys…Saltiamo Islamorada (con la famosa Anne’s Beach) per approdare a Big Pine Key e al National Key Deer Refuge, dove in teoria si dovrebbero scorgere dei piccoli cervi panciuti che pero’ non riusciamo a vedere purtroppo…Ci sono cartelli ovunque che invitano limitare la velocita’ dato che troppo frequentemente questi animali vengono investiti. Dopo un paio d’ore arriviamo finalmente a Key West e parcheggiamo l’auto presso il nostro Bed and Breakfast, il Key Lime Inn, che ci ha riservato una meravigliosa camera a bordo piscina. E’ ormai ora di pranzo e in attesa che finiscano di prepararci la camera (che ci verrà consegnata subito dopo pranzo nonostante il notevole anticipo con cui siamo arrivati) decidiamo di optare per un’altra catena tra le nostre favorite, Danny’s. E’ domenica e il locale è pieno per il classico brunch americano. Tornati in hotel, prendiamo possesso della camera e ci rinfreschiamo (vista la temperatura particolarmente elevata) con un tuffo nella splendida piscina adiacente alla nostra camera. Rinfrescati e ritemprati siamo pronti per un po’ di shopping in Duval Street, raggiungibile a piedi in meno di 5 minuti. La passeggiata procede con le immancabili foto alla casa di Hemingway (che decidiamo però di vedere da fuori visto che l’ingresso è di 12$ a testa), al faro e al mitico Southernmost Point, Il punto più meridionale della Florida e degli Stati Uniti continentali si trova a sole 90 miglia da Cuba. Il tempo scorre veloce e ci rendiamo presto conto che è meglio affrettarsi per non perdersi il tanto decantato tramonto a Mallory Square. Questo luogo è un pullulare di artisti di strada, bancarelle, danzatori ed equilibristi improvvisati e persino un addestratore di gatti che saremmo rimasti a guardare per ore…Arriviamo in tempo per la partenza di una nave gigantesca di Topolino, la Disney Magic che si allontana abbandonandosi alle acque dell’oceano sulle note della Canzone di Topolino, accompagnate da un venditore ambulante che intona lo stesso motivetto con una conchiglia…E’ giunta l’ora di godersi il favoloso tramonto di Key West assaporando lentamente “il secchiello”, un cocktail leggermente alcolico annegato in una deliziosa granita e servito appunto in un secchiello, come quello dei bambini che giocano in spiaggia. Questo “buclet” riflette le classiche porzioni americane (e’ enorme!) e ora troneggia nella nostra cucina, souvenir tra i piu’ invidiati…Il sole a poco a poco si addormenta per lasciare posto al risveglio di una luna placida e luminosa che regala temperature piu’ vivibili. Rimane da pensare alla cena e ci viene l’idea di optare per un tipico Take Away in cui ci procuriamo hamburger home made e patatine che gusteremo sotto le stelle a bordo piscina. 10 agosto: Key West – Sanibel Si decide di saltare la sontuosa colazione offerta dal nostro B&B nel giardino tropicale perché si farebbe troppo tardi…Peccato, ma oggi saranno circa 6 le ore di viaggio. Decidiamo di scattare qualche foto in solitaria a Southernmost Point (il punto è sempre molto affollato e pertanto la foto sono decisamente piu’ belle se scattate al mattino presto…). Ma è davvero ora di metterci in marcia per le Everglades, che raggiungiamo in circa 3 ore. Il paesaggio che ci accompagna lungo la strada fa scorrere veloci le miglia che ci separano dal nostro obiettivo e paludi con erba si alternano a grandi cipressi. Una veloce sosta a Homestead per fare il primo rifornimento di benzina e raggiungiamo di li’ a breve l’Everglades Safari, dove acquistiamo i biglietti per il nostro safari in airboat usando uno sconto trovato in Internet, che ci permette di risparmiare 3$ a testa. Dopo circa 10 minuti il nostro gruppo viene chiamato e ci accomodiamo cosi’ al dock 4, dove veniamo fatti salire sul nostro airboat e dove ci vengono forniti dei rudimentali tappi per le orecchie per reggere il fortissimo rumore che caratterizza questo mezzo di trasporto. Quelle che scattiamo sono delle foto indimenticabili, girovagando tra grandi tartarughe d’acqua , serpenti e grandi e pigri coccodrilli che riposano e dormicchiano continuamente. Durante gli ultimi 10 minuti del tour la tipica pioggerella improvvisa di queste parti non ci rovina per niente il divertimento, ma anzi ci rinfresca. Dopo questa corsa tra le paludi e fili d’erba a fior d’acqua, prendiamo parte a una dimostrazione di un ranger del parco che ci mostra un coccodrillo di 350 libbre a cui butta qualcosa da mangiare per farci sentire l’incredibile rumore della mascella che addenta la preda! Terminata la dimostrazione non potevamo certo perdere l’occasione di fare una foto con un coccodrillino in braccio…Forse un po’ turistica, ma chi se ne importa! Un’esperienza davvero indimenticabile! Lasciamo il parco intorno alle 2 e proseguiamo alla volta della splendida Sanibel che raggiungiamo intorno alle 4.30 percorrendo una strada davvero unica. Al Kona Kai, l’alloggio che abbiamo prenotato, l’ufficio non e’ piu’ presidiato ma proprio li troviamo una busta con i nostri nomi contenente chiavi e istruzioni per raggiungere il nostro bungalow. Il Kona Kai e’ immerso in un meraviglioso giardino tropicale e la nostra scelta è ricaduta qui perché nel nostro girovagare in internet abbiamo scoperto che alcuni visitatori hanno avuto la fortuna di avvistare orsetti lavatori nei pressi dei bungalow. Pertanto raggiungiamo la nostra casetta con in testa i dettagli pianificati per favorire la riuscita della missione “raccoons”. Trovata la camera, posiamo i bagagli e decidiamo di fare una breve visita ad alcuni antiques avvistati strada facendo. Ogni anno gli antiques sono una tappa obbligata, poiché è nostra consuetudine acquistare vecchie targhe americane originali per ogni stato nuovo che visitiamo che vengono puntualmente appese sui muri in cucina. Rientriamo piuttosto in fretta perché delle nubi minacciose si trasformano ben presto in un temporale. Ne approfittiamo per risposarci e decidere il ristorante per la nostra cena. La scelta ricade su Gramma Dots e mai scelta fu piu’ azzeccata dato che per 70$ in due (tasse e mancia compresa!) gustiamo aragosta, ostriche e filetto in uno splendido locale affacciato sul mare. Subito dopo cena ci rechiamo in spiaggia per fare “shelling”, ossia per cercare e raccogliere le conchiglie piu’ belle che il mare decide di regalare ai piu’ fortunati. La riva del mare e’ letteralmente coperta da migliaia e migliaia di splendide conchiglie multicolori e multiformi…Garantisco che lo ore scorrono velocemente passeggiando in riva al mare con il naso all’ingiu’ e scrutando cio’ che ogni onda porta a riva alla ricerca della conchiglia piu’ bella. Il mare ci regala anche uno splendido tramonto che non manchiamo di immortalare…E in questo momento penso a quanta è bella la vita e a quanto fortunati siamo nell’essere in questo momento in un posto cosi’ bello…I colori rosa pastello del cielo scivolano in un lungo abbraccio nel mare calmo e la notte fa capolino regalandoci una brezza che respiriamo a pieni polmoni. Abbiamo trovato delle conchiglie bellissime e decidiamo di ritornare qui l’indomani presto, per vedere quali altri regali la marea ci porterà. 11th Aug: Sanibel – Micanopy Non ci siamo dimenticati della missione “orsetti lavatori” ed infatti decidiamo di puntare la sveglia intorno alle 4.30 perche’ sappiamo che questi piccoli e timidi ladruncoli spesso si avvistano con l’alba. Sentiamo qualche rumore e decidiamo con la massima discrezione possibile di aprire la porta del bungalow…E’ incredibile, i rumori provengono da un’intera famigliola di orsetti lavatori, probabilmente alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. All’inizio sono un po’ timidi, ma bastano pochi minuti per vederli salire gli scalini e fare capolino in camera! Con il cuore che batte all’impazzata riesco a fare delle foto stupende. La soddisfazione e’ tanta, a maggior ragione che adoriamo gli animali e foto come queste sono tra le piu’ preziose della nostra collezione. Ormai siamo svegli e ne approfittiamo per tornare alla spiaggia non appena la luce e’ sufficiente…La pace e la quiete che troviamo in riva al mare e’ fantastica e le poche persone che troviamo sono gia’ intente nel perlustrare i nuovi mucchi di conchiglie che durante la notte il mare ha portato a riva. Dedichiamo alle nostre ricerche un’oretta, per poi dirigerci al LightHouse dove troviamo una coppia che, appena sposata, e’ intenta a scattare meravigliose fotografie in spiaggia. E’ giunta l’ora di fare check out e salutare il Kona Kai che ci ha regalato emozioni indimenticabili. Proseguiamo per Captiva, lungo un percorso con splendidi scorci e panorami mozzafiato. Terminata anche questa visita decidiamo di puntare a St. Petersburg e sulla strada pranziamo da Wendy’s e ne approfittiamo per fare benzina. Proseguiamo per Sunshine Sky Way Bridge (1$ di pedaggio, ma ne vale la pena), ammiriamo lo skyline di Tampa e proseguiamo per Micanopy. Decidiamo di fare subito il check in alla Herlong Mansion, il B&B in cui alloggeremo. Bene, vederlo su internet è impressionante. Dal vivo è letteralmente incredibile. Micanopy (Mick-can-oh’-pee) è un piccolo centro situato a sud est della contea di Alachua County tra la I-75 e la US 441. Le strade che la percorrono sono immerse e dominate da antiche querce coperte di Spanish moss e punteggiate di ville e case che il tempo pare avere dimenticato. La Herlong Mansion è una di queste ed è immersa in un gigantesco parco rigoglioso, un paradiso. Nelle nostre ormai famose ricerche invernali, ci eravamo imbattuti in questa casa meravigliosa attratti anche dalle storie di fantasmi che aleggiano su di essa e, temerari, abbiamo deciso di prenotare proprio la camera piu’ bella ma apparentemente appartenuta proprio al fantasma che pare aggirarsi ancora all’interno. La camera si trova al piano piu’ alto e oltre ad essere spaziosa e bellissima, ha al suo interno una vasca idromassaggio rotonda che si affaccia su due piccole finestre che dominano la tenuta. Inserito all’interno del Registro Nazionale dei Luoghi Storici, la Herlong Mansion Inn and Gardens vanta una storia lunga e interessante che risale agli inizi del 1800. Sottoposta a numerose ristrutturazioni e cambiamenti, oggi questa meravigliosa tenuta e’ un prezioso ricordo del tempo passato. Inez Herlong Miller, figlia di ZC e Natalie Herlong, era un’ex insegnate e e proprietaria di un negozio di vestiario. Il marito, Fletcher Miller mori’ prematuramente lasciandole abbastanza soldi per riscattare la casa in cui aveva vissuto da bambina e la cui madre lascio’ in eredita’ a lei e ai suoi fratelli. Inez Herlong dedico’ quindi le sue forze a riportare quella dimora signorile ai vecchi splendori, e vi riusci’. Tuttavia, all’eta’ di 68 anni, proprio mentre si trovava nella stanza che aveva abitato durante la sua infanzia, cadde in coma diabetico e mori’ un mese dopo, senza mai riprendere conoscenza. Si dice che il suo spirito deluso e ossessionato, giri ancora per la casa e che sia benevolo con gli ospiti a lei graditi regalando un sonno ristoratore e sogni meravigliosi. Agli ospiti che le risultano sgraditi pare si diverta ad accendere e spegnere le luci, ad accendere la radio e a fare sentire i propri passi durante la notte. Noi decidiamo di pernottare nella stanza che fu sua e che ora si chiama Ines Room. Depositati i bagagli ci rendiamo conto che gli attuali gestori non pernotteranno presso la struttura e che a quanto pare saremo gli unici ospiti, insieme ad un giornalista che avra’ una camera in un altro piano dell’enorme casa. Per nulla intimoriti decidiamo di fare una passeggiata per questa tranquilla cittadina americana e suscitiamo subito la curiosita’ degli anziani del posto che vogliono sapere in tutti i modi come abbiamo fatto a capitare a Micanopy…Tornati al B&B veniamo a contatto con la prima stranezza della sera…scopriamo infatti che quasi tutta Micanopy è senza luce per un blackout e i proprietari ci forniscono di torcia nel caso che, dopo cena, la luce non sia ancora tornata…Ci offrono anche di andare in un altro posto, naturalmente a loro spese, ma a noi va bene rimanere e pertanto ci salutano, ci consegnano le chiavi di casa e tranquillamente ci avviamo in un Friday’s a Grainsville, a qualche miglio di distanza per gustare un paio di bistecche alla brace. Dopo un’ottima cena scopriamo che la luce e’ tornata e saliti al secondo piano, ci appollaiamo sull’immenso dondolo che sovrasta l’altrettanto immenso portico. Ci raggiunge l’altro ospite, Richard, un giornalista e scrittore che è incuriosito dai nostri numerosi viaggi e che ci chiede se potra’ farci un’intervista l’indomani a colazione, dato che vorrebbe scrivere un articolo su di noi (cosa che puntualmente avverra’, dato che qualche mese dopo riceveremo un paio di copie del magazine sul quale scrive). A quanto pare sono tutti estremamente stupiti che 2 italiani abbiano inserito la bellissima Micanopy all’interno del proprio percorso! Ora che un buio profumato ha preso il posto delle luci e dei colori del giorno, non sono piu’ tranquilla come nel pomeriggio, tanto piu’ che in questa enorme casa siamo soli soletti. Chiedo a Gabriele di farmi addormentare per prima e di lasciare che mi addormenti con la luce accesa, ma i buoni propositi vengono meno dato che e’ lui il primo a crogiolarsi in un sonno beato, lasciandomi quasi subito da sola con i miei pensieri. Tuttavia, pian piano, riesco a rilassarmi e ben presto riesco anche io a tuffarmi in un sonno ristoratore, avvolto in un silenzio e in una pace surreale. 12th Aug: Micanopy – Atlanta Abbiamo superato la notte senza problemi e senza visite strane …Solo un fatto mi lascia perplessa…Stanca e un po’ nervosa la sera prima ero andata a letto senza togliere il trucco (eye liner)…La mattina, appena sveglia, Gabriele mi suggerisce di guardarmi allo specchio…Il trucco è intatto, ancora perfetto, ma sulla guancia ho dei segni neri di trucco, come se delle dita avessero accarezzato la guancia lasciando 3 linee fino al mento…Forse autosuggestione…o forse no…il dubbio rimane… Riposati e rigenerati scendiamo per iniziare la giornata e in una splendida sala a piano terra ci viene servita una pantagruelica colazione all’americana, compresi mini hamburger, uova strapazzate, muffins e caffè. Ci raggiunge poco dopo anche il giornalista e, dopo qualche domanda, ci scambiamo i biglietti da visita, con la promessa di aggiornarlo sul nostro viaggio. E’ giunto il momento di partire per Atlanta, che raggiungeremo dopo circa 5 ore. Intorno a mezzogiorno optiamo per una sosta veloce a Perry in un Burger King ovviamente dotato di refill (la maggior parte di queste catene infatti permette di acquistare il primo bicchiere di coca cola o altra bevanda e di “ricaricarla” poi quante volte si vorrà in completa autonomia. Il paradiso per una coca-cola dipendente come me!). Lungo la strada un temporale rinfresca la temperatura ed arriviamo ad Atlanta intorno alle 14, in perfetto orario sulla nostra tabella di marcia, e includendo anche una visita al primo Visitor Center appena oltrepassati i confini della Georgia. Questi Visitor Centers sono molto utili, perché oltre a carnet di buoni sconto e brochures di ogni tipo, si trovano spesso cartine utili e suggerimenti preziosi dal personale che li presidia. Decidiamo di avviarci subito verso l’hotel per depositare auto e bagagli. Qui la nostra scelta e’ ricaduta sull’Ellis Hotel, con personale gentilissimo. Ci viene data, come richiesto, una camera all’ultimo piano e dotata di un letto tra i piu’ comodi mai provati. Siamo perfettamente in orario per la visita al Coca Cola World prenotato dall’Italia, e impaziente come una bambina, percorro glli ultimi metri che mi separano dall’ingresso praticamente correndo. Il tour è diviso in sezioni, con un film in 4d di una decina di minuti. Arriviamo all’area degli assaggi e degustiamo decine di coca cola diverse e decine di bibite dai gusti piu’ disparati che vengono venduti in diverse parti del mondo…Il tour si conclude con una bottiglietta ricordo che prendiamo direttamente da un nastro di produzione e dall’immancabile gift shop (enorme!) in cui mi aggiudico un classico orso bianco Coca Cola che va ad aggiungersi alla mia collezione di orsetti da tutto il mondo. Purtroppo si e’ fatto tardi, sono le 17.10 e per soli 10 minuti non riusciamo a fare la visita guidata agli Studi della CNN, tuttavia scattiamo le foto dal mitico bancone dove i giornalisti conducono le news, dato che non c’erano riprese in corso in quel momento. Devo dire che ci sono rimasta davvero male, perché mi sarebbe piaciuto molto visitare gli studi (visto anche il mio percorso formativo e la mia tesi sulla figura femminile nell’informazione di guerra)….Pero’ non si puo’ fare tutto e devo dire che finora posso ritenermi piu’ che soddisfatta di tutto quello che abbiamo vissuto finora! Decidiamo di tornare all’hotel per depositare qualche sacchetto e lungo la strada troviamo una svendita che ci permette di acquistare alcune t-shirt a 1$!! Depositati gli ultimi acquisti, visto che si è fatta ora di cena, scegliamo di abbuffarci presso l’Hard Rock Cafe a soli 100 m dal nostro hotel che ancora una volta si rivela vicinissimo a tutto! Subito dopo cena ci avviamo nuovamente in hotel: la giornata è stata lunga e soprattutto ci attende un risveglio mattiniero dato che l’indomani ci attendono le Great Smokey Mountains. 13th Aug: Atlanta – Great Smokey Mountains La notte ad Atlanta scorre tranquilla e grazie ad un super comodo letto ci svegliamo alle 5.45, pimpanti come non mai, impazienti di metterci in cammino verso le tanto sognate Smokey Mountains, direzione Loop di Cades Cove, alla ricerca di orsi e di avvistamenti di altri animali che solo i piu’ fortunati riescono a fotografare. Effettuato il check out ci fermiamo subito a fare rifornimento e lasciamo cosi’ Atlanta che lentamente si sta svegliando. Tempo un paio d’ore e facciamo una piccola deviazione per fermarci presso un Valley Mart per una ciambella original USA e un ottimo caffe’ rigorosamente on the road. Proseguiamo la nostra marcia e il paesaggio cambia rapidamente. Ci imbattiamo in numerosi cartelli luminosi che indicano l’entrata in zone soggette a nebbia e, anche se un po’ diffidenti, dobbiamo in fretta ricrederci perche’ in effetti e’ proprio cosi’. Arriviamo presto a Townsend e qui sbagliamo strada nonostante le indicazioni del navigatore…Il traditore ci fa credere di aver iniziato il loop, ma dopo aver scalato la montagna ci accorgiamo che la strada e’ senza uscita! Fermiamo un’altra auto che arriva in senso opposto e 2 americani gentilissimi ci regalano la loro cartina e ci spiegano che abbiamo percorso il loop nel senso inverso e che quello che credevamo l’inizio e’ in pratica la fine!! Ci spiegano la strada e raccontano di essere stra-fortunati perche’ reduci da un incontro con gli orsi…Ci hanno ditto che si erano alzati prestissimo dopo giorni di tentativi a vuoto e che finalmente erano riusciti ad avvistarli con le prime luci dell’alba…Sono convinta da mesi che avro’ anche io l’opportunita’ di vederli, percio’ non ci lasciamo scoraggiare e torniamo indietro. Troviamo subito il visitor center, da me ribattezzato Paradiso degli Orsetti! Per gli amanti come me di questi animali (colleziono soprammobili, peluche e tutto cio’ che riguarda gli orsi) e’ davvero il paradiso! Compriamo subito un orsetto, una targa per la cucina e ci avviamo in fretta al Loop che raggiungiamo qualche miglio piu’ avanti. Ma e’ proprio all’ingresso che notiamo una cappanella di persone…Cosa succede? Un incidente? No…pare di no…la gente fa avanti e indietro sul ciglio della strada e le mamme frenano i bimbi impazienti bloccandoli dietro gli adulti…Curiosi come non mai fermiamo l’auto e ci avviciniamo per capire cosa e’ mai successo….Oh mio Dio! Ma quello che vedo e’ a dire poco strabiliante: un orso, piu’ orsetto che orso e’ li’…proprio a pochi centimetri da me…E passeggia goffamente con passo incerto e insicuro addentrandosi nel bosco e tornando poi indietro…Non ci posso credere di avere tanta fortuna e con le mani che tremano riesco a scattare qualche fotografia…Dovro’ poi occuparmi anche io di un “bambino”, Gabriele, che preso dall’entusiasmo vorrebbe entrare nel bosco per avvicinare l’orso….!! Riesco a farlo ragionare e lasciamo l’orsetto alle sue peregrinazioni, allontanandoci da li’ solo quando scompare del tutto dalla nostra vista…Non riusciamo a credere quanto siamo stati fortunati! Appena all’ingresso poi! E senza appostamenti e ricerche invane! Orgogliosi e felici delle nostre foto riprendiamo l’auto a percorriamo il loop ed e’ un inaspettato e continuo pullulare di daini, scoiattoli e cerbiatti! Il loop e’ davvero degno di nota e mi sento di consigliarlo a chiunque si trovi a capitare da quelle parti. Pranziamo all’interno del parco, alla fine del Loop nel piccolo café allestito, con un ottimo hamburger e un paio di hot dog e ci avviamo a Pigeon Forge alla ricerca del nostro lodge in mezzo al bosco. Devo dire che la ricerca di questo lodge non e’ stata facilissima: non volevamo un hotel banale, cercavamo una cabin (che sono casette, villette, strutture che assomigliano al nostro concetto di baita), ma la maggior parte di essa richiedeva un minimum stay di 2 notti che noi non avevamo…Alla fine abbiamo trovato la Bluff Mountain Realty che ci ha dato disponiblita’ per una cabin che dalle foto gia’ sembrava un sogno e che a quanto pare e’ immersa all’interno di un bosco. Ci sembrava fin troppo bello per essere vero, quindi eravamo un po’ scettici dopo tutto…La strada e’ un susseguirsi di Antiques e negozi di artigianato locale: superfluo dire che lo shopping da queste parti e’ stato a dir poco sfrenato! Proseguendo tra numerose soste, ci imbattiamo anche in Captain Dave, un veterano che ha creato una specie di laboratorio (e’ riconoscibile perche’ vedrete delle meravigliose sculture in legno che fanno capolino dalla strada) dove crea i suoi capolavori. Dave crea dal legno delle vere e proprie opera d’arte e, chiacchierando, ci mostra tantissimi suoi lavori gia’ terminati e alcuni work in progress che saremmo stati davvero felici di poter ammirare una volta terminati. Chiediamo di poter fare alcune foto e acquistiamo ovviamente un ricordo, un orso bruno che fa capolino da un tronco, cosi’ ben intagliato da sembrare vero. Riprendiamo la nostra Marcia e arriviamo finalmente a Pigeon Forge, centro di attrazioni e negozi in stile Las Vegas! C’e davvero moltissima vita, e’ evidentemente una localita’ molto turistica, ma ha comunque il suo fascino! Ci fermiamo ovviamente al Christmas Shop, uno dei piu’ grandi mai visti e acquistiamo delle decorazioni per il nostro albero! Dopo altro shopping raggiungiamo il Bluff Mountain Realty, dove ci viene consegnata la cartina (fatta a mano ma precissima!) per trovare l’ufficio che ha in custodia le chiavi della nostra cabin, situata a qualche miglio di distanza, nel bosco. Troviamo davvero facilmente l’ufficio grazie a questa cartina. Le chiavi sono pronte e seguiamo le ulteriori indicazioni per trovare il nostro alloggio. La cabin assegnatici, o meglio, la villetta, assegnataci e’ a dir poco meravigliosa, addirittura meglio che le foto viste dall’Italia…Stentiamo a credere che qualcuno si prenda la briga di costruire una casetta cosi’ bella e poi di affittarla! Inauguriamo all’istante la Jacuzzi situata sul patio che si affaccia sul bosco e godiamo il silenzio che ci circonda e il profumo della natura in cui siamo immersi. E’ davvero un sogno…La casa e’ attrezzata di tutto: un salotto grande con divani, poltrone e TV e caminetto, una cucina attrezzata con frigorifero americano (enorme e con dispenser di cubetti di ghiaccio) e tutto l’occorrente, compresa la lavastoviglie, camera con letto comodo e bagno con vasca idromassaggio. Il tutto all’insegna della luminosità viste le ampie finestre che danno sul bosco da fiaba. Decidiamo di non perdere l’opportunita’ di un American BBQ visto che sul retro siamo attrezzati anche di griglia e riprendiamo la macchina per andare a cercare carne e occorrente per una deliziosa cena casalinga. Troviamo carne, birra e tutto cio’ che ci serve in un negozio old style e, carichi di un bel bottino, torniamo in fretta alla cabin per il nostro BBQ. Avvistiamo persino un leprotto sui gradini di “casa nostra” e mentre Gabriele si da’ da fare per la cena, io ne approfitto per un’altra Jacuzzi sotto le stelle. Siamo davvero felici ed emozionati e una volta terminate la cena chiudiamo bene porte e finestre, perche’ il proprietario del negozio dove abbiamo acquistato la carne, ci ha spiegato che molti turisti si sono trovati orsi sul patio delle cabin: in fondo lo speriamo anche noi! 14 agosto: Great Smokey Mountains – Charleston Ci svegliamo alle 7.00 a causa di rumori sospetti, ma una volta affacciati con prudenza alle finestre, scopriamo che si tratta solo di una famiglia di leprotti che ci da’ il buongiorno. Dato che la sera prima avevamo preso tutto l’occorrente, ci concediamo il lusso di una deliziosa colazione in casa, respirando a pieni polmoni l’aria frizzante del mattino e i profumi di questa terra favolosa. A malincuore lasciamo la nostra casa nella foresta e partiamo alla volta di Gatlinburg, dove vogliamo visitare il museo di Hazzard (Cooters Place), dato che Gabriele e’ un fan sfegatato della serie. Qui riusciamo a fare una foto a bordo del Generale Lee, con grande orgoglio e soddisfazione di Gabriele. A Gatlinburg ci sono davvero moltissimi turisti e noi decidiamo di partire: ci aspetta infatti un viaggio di circa 5 ore per raggiungere Charleston, prossima tappa del nostro viaggio on the road. Oggi toccheremo 3 stati: dal Tennessee, attraverseremo il North Carolina e il South Carolina e non sara’ uno scherzo, pertanto caricati armi e bagagli, lasciamo ben presto la confusione di Gatlinburg alle spalle. Intorno a mezzogiorno iniziamo ad avere un po’ fame e decidiamo di fare sosta a un Burger King (con refill ovviamente!) per un pranzo veloce. Giungiamo a Charleston intorno alle 4.30 e vista l’ora ci mettiamo subito alla ricerca del Middleton Place, dove alloggeremo. La proprieta’ e’ davvero enorme e fatichiamo a trovare la camera. La camera e’ molto particolare, ma la location lo e’ ancora di piu’, visto che e’ adiacente alla tenuta Middleton che gli ospiti dell’Inn possono visitare anche quando l’orario di apertura al pubblico e’ terminato, evitando quindi i visitatori per godersi gli incredibili scenari di questo posto in completa solitudine. Middleton Place e’ una piantagione situata a poche miglia da Charleston ed e’ stata realizzata tra il XVII e il XIX secolo. La piantagione e’ stata la residenza principale di numerose generazioni della famiglia Middleton che ha giocato un ruolo primario nella Carolina del Sud colonialista. I meravigliosi Gardens, che Henry Middleton inizio’ a realizzare nel 1741, riflettono lo stile classico in voga in Europa e Inghilterra all’inizio del XVIII secolo. Seguendo i principi di André Le Nôtre, il maestro del design del giardino classico che aiuto’ a ideare e realizzare Vaux-le-Vicomte e Versailles, fu posta grande attenzione agli alberi e all’acqua. Ordine e rigore, geometria ed equilibrio; viste, punti focali e numerose sorprese sono elementi che continuano tuttoggi a caratterizzare questi giardini meravigliosi. Alloggiando all’Inn at Middletlon Place, abbiamo avuto la possibilita’, senza pagare il biglietto di ingresso che e’ compreso, di visitare questi luoghi splendidi che hanno fatto da sfondo a fotografie e ricordi indimenticabili…Passeggiando, specialmente la mattina, abbiamo avuto la possibilità di scorgere uccelli variopinti, alligatori, coniglietti e opossum. E’ ormai ora di pensare alla cena e dopo aver raggiunto il downtown di Savannah e aver fatto due passi tra il mercatino di artigianato locale allestito in una piazza, decidiamo di mangiare al Charleston Crab House dove per 50$ in due (tutto compreso!), facciamo una colossale scorpacciata di granchio! Dato che Charleston è insieme a Savannah una delle città piu’ infestate d’America e con un’attivita’ paranormale fuori dal comune, ci aggreghiamo a qualche ghost tour per scattare qualche foto. In realta’ ci stufiamo presto perche’ non e’ niente di interessante e anche perche’ abbiamo gia’ prenotato un ghost tour a piedi la sera successiva a Savannah. Proseguiamo dunque in solitaria dedicandoci all’immancabile shopping e ci soffermiamo in un bar attratti da un bellissimo cagnoline, un Labrador enorme, che offre dei veri e propri abbracci a chi gli dedica un paio di minuti per coccole e complimenti. Si e’ fatto abbastanza tardi e iniziamo ad essere davvero stanchi, percio’ decidiamo di rientrare in hotelç digitiamo il codice segreto che ci aveva fornito la reception per entrare nel parcheggio riservato quando davanti a noi, nella completa oscurità notiamo un paio di occhi che ci fissano in mezzo alla strada: si tratta di un opossum , per niente intimorito, che ci augura la buona notte mentre lentamente ci avviamo verso la nostra camera. 15th Aug: Charleston – Savannah La sveglia suona intorno alle 7.30. Decidiamo di caricare gia’ tutto in auto per poter fare poi colazione con calma e chiudendo la porta ci imbattiamo in un piccolo ranocchio che saltella dapprima per la camera e poi e’ piu’ che deciso a rimanere appollaiato sulla spalla di Gabriele dove rimarra’ finche’ non riusciremo a convincerlo a riprendere la strada del parco. Dopo questo simpatico incontro ci avviamo nella splendida sala per la colazione immersa nel bosco antistante i giardini e il cui buffet e’ tra i migliori mai provati nei nostri numerosi viaggi. Degni di nota le coppette di cereali diversi servite con frutta fresca, i muffins appena sfornati, i pancakes etc. Subito prima di partire, vista la bellissima giornta, ci concediamo una liunga e rigenerante passaggiata nei giardini di Middleton Place che sono ancora chiusi al pubblico ma che, come dicevamo, possiamo visitare (risparmiando tra l’altro 25 $ a testa) con il valore aggiunto di una piacevole solitudine del mattino. A malincuore il tempo scorre velocemente e dopo una vera e propria abbuffata di scorci e panorami che rimarranno per sempre impressi nella memoria, ci rendiamo conto che e’ ora di metterci in cammino per Savannah, che da Charleston dista circa 2 ore. Per pranzo abbiamo progettato di fermarci a Tybee Island, un luogo assolutamente delizioso e da non perdere. La scelta era ricaduta sul Crab Shak dove per 50$ in due (tutto compreso, anche la mancia) ci viene servito un vassoio di proporzioni indescrivibile colmo di granchi, gamberi, gamberoni e aragosta…Eravamo sul punto di chiamare la cameriera perche’ convinti ci fosse un errore, ma notando che tutti avevano vassoi di dimensioni simili ci decidiamo a mangiare…Si tratta penso della migliore scorpacciata di crostacei mai fatta e ben presto capiamo la ragione di simili code per accedere al locale…Terminato questo pantagruelico pasto, proseguiamo il giro per Tybee Island cercando il Lighthouse che e’ il piu’ vecchio e il piu’ alto di tutta la Georgia. Ben presto quelle che sembravano innocue nuvole si trasformano in nuvoloni neri e decidiamo cosi’ di avvicinarci a Savannah che dista ormai solo una decina di Km. Abbiamo la fortuna di dirigerci in direzione opposta ai nuvolosi, guadagnando sul temporale un po’ di tempo che ci permette una sosta al Bonaventure Cemetery, tanto immenso da poterlo girare in auto. All’ingresso una simpatica signora ci regala una piantina e ci da indicazioni per trovare la tomba della piccola Grace Watson, morta di polmonite a soli 6 anni e la cui tomba e’ spesso visitata da chi transita per Savannah perche’ si dice porti molta fortuna. Le nuvole nere purtroppo ci raggiungono e subito dopo avere lasciato il cimitero alle nostre spalle veniamo colti in pieno da un violento temporale. Troviamo con difficolta’ il nostro hotel visto che piove e grandina e alcune strade sono allagate. Tuttavia dopo un paio di giri a vuoto troviamo finalmente il nostro hotel e da subito capiamo quanto abbiamo fatto bene a optare per questa sistemazione…La struttura è davvero bellissima, curata in ogni minimo particolare. Questo hotel, il Mansion on Forsyth Park e’ un boutique hotel in cui vengono anche allestite delle mostre e al cui interno quadri e arredamento sono estremamente chic. Ci accolgono un paio di di addetti che si preoccupano di aprici le portiere e i condurci nella hall sotto un ombrello per non farci bagnare, mentre un valet si occupa della nostra auto e un facchino dei bagagli. Da queste attenzioni tutto lascia pensare al meglio ed in effetti, arrivati alla reception ci viene comunicato che la nostra camera e’ stata upgradata ad una di categoria superiore. Saliamo di un paio di piani con un elegante ascensore incrociando una famiglia vestita a festa per il matrimonio della figlia che verrà celebrato proprio presso l’hotel e finalmente troviamo la nostra stanza. Spettacolare non e’ l’aggettivo piu’ adatto! La camera, una Forsyth King, e’ arredata con gusto ed eleganza, dispone fra l’altro di una enorme vasca idromassaggio in cui ci immergiamo per una mezzora di relax. Esaurito il temporale usciamo per cenare e optiamo per un locale chiamato B&D, dove gustiamo un’ottima Cesar Salad. E’ giunto ora il momento thriller…Ci rechiamo al Colonial Park Cemetery per provare a scattare qualche foto da rivedere a casa cercando all’interno la presenza dei famosi orbs, cerchi che a occhio nudo non sono visibili ma che rimangono impressi nella fotografia. Qualche foto di rito per poi iniziare il ghost tour, con Chrissy, la nostra guida, che munita della classica lanterna inizia il giro a piedi di Savannah narrandoci lungo il percorso storie e leggende che hanno animato e continuano ad animare i racconti legati a questa città.Il tour e’ davvero da consigliare: poche persone, una decina (noi compresi), ghost tales davvero intriganti e, iniziando alle 7 con il tramonto permette di iniziare con la luce per prendere confidenza e terminare con il buio alle 8.45 al punto dove era iniziato, ossia il cimitero, per terminare con foto spaventose e brividi lungo la schiena. Di foto ne scattiamo davvero molte e con curiosita’ decidiamo di riguardarne subito alcune…Rimango davvero strabiliata nel notare le sembianze di quello che sembra un volto su una tomba! Una volta a casa ci viene consigliato di osservare ogni foto nei dettagli: Savannah e’ considerata una delle citta’ piu’ stregate degli States e non ci si deve stupire se qualcosa di stano viene catturato dalla macchina fotografica e non dall’occhio umano. Chrissy aveva ragione: su alcune foto gli orbs sono chiaramente distinguibili. 16 agosto: Savannah – St. Augustine La sveglia ci richiama all’ordine intorno alle 7.30 e a malincuore lasciamo la nostra chiccosa camera. Facciamo subito tappa al McDonald per una deliziosa colazione a base di apple juice e apple pie e puntiamo subito a Wormsloe Park historic site per ammirare il viale delle querce ma la delusione e’ grande dato che il violento temporale della sera prima ha causato danni gravi alla strda e al viale che e’ per il momento impraticabile. Gli addetti alla sicurezza ci spiegano che non possono farci passare ma ci consentono di scattare qualche foto. Facciamo cosi’ rifornimento e ci mettiamo in marcia per Jacksonville per visitare la Budweiser. Purtroppo, con grande delusione di Gabriele la fabbrica e’ chiusa ma non ce ne rendiamo subito conto perche’ l’auto davanti a noi entra nel cancellone che si richiude subito dietro. La cosa ci sembra in effetti strana, perche’ nessuna altra auto e’ parcheggiata all’interno. Scendiamo dall’auto un po’ confusi e notiamo che l’auto davanti a noi scarica dei pacchi e velocemente fa retro per oltrepassare ilo cancello che nel frattempo si e’ riaperto e si sta gia’ richiudendo! Erano ovviamente loro che lo manovravano con un telecomando. Afferrato il pericolo di rimanere chiusi dentro fino al giorno dopo ci precipitiamo in auto e riusciamo a infilarci nel passaggio evitando per un soffio la chiusura totale! Un po’ delusi optiamo allora per delle foto allo skyline di Jacksonville percorrendo il ponte che la attraversa, per poi puntare direttamente alla nostra prossima tappa, St. Augustine, dove arriviamo intorno a mezzogiorno. La città e’ davvero colma di turisti e il sole e’ davvero caldissimo. Scarichiamo i bagagli al nostro St. Gorge Inn e parcheggiamo l’auto nel parcheggio multipiano messo a disposizione dal B&B. La camera Santa Maria che ci e’ stata riservata si affaccia sull’oceano e sul fortino e gode di una vista spettacolare che si puoà ammirare crogiolandosi sulle classiche rocking chairs sulla nostra veranda. Partiamo subito alla conquista della città, con le foto di rito alle mura e alla Oldest School (che sconsigliamo di visitare perche’ al costo di 7$ a testa si visitano solo un paio di stanze con ricostruzioni piuttosto basiche degli ambienti originali). Situata vicino alle porte della città, la scuola venne costruita circa 200 anni fa con cedro rosso e cipressi e unita da pioli di legno e chiodi fatti a mano. L’offerta di locali per il pranzo e’ notevole e optiamo per Mi Casa, anche se per la prima volta siamo costetti ad ammettere che il pranzo lascia un po’ a desiderare (21$ per un nachos e un hamburger di dubbia qualità). Tuttavia facciamo conoscenza con una signora di origini italiane che quando scopre le nostre origini ci chiede di poter esercitare un po’ il suo italiano che si rende conto di avere un po’ perso nel corso degli anni. In effetti i suoi tentativi falliscono miseramente e senza accorgersi ci ritroviamo a chiacchierare solo in inglese. Proseguiamo le nostre esplorazioni e dato che ormai ci abbiamo preso gusto , decidiamo di prenotare un altro ghost tour. Ci rechiamo successivamente al Castillo, il fortino che abbiamo fotografato dalla nostra stanza e scopriamo che oggi l’entrata e’ gratuita, permettendoci cosi’ di risparmiare ben 12$! Arriviamo giusto in temo per la dimostrazione dei cannoni, molto suggestiva ma il sole ci cuoce letteralmente la testa e la calura ci costringe ben presto a una mesta ritirata in camera. Dopo una bella rinfrescata, ammiriamo il tramonto e con temperature decisamente piu’ ragionevoli puntiamo allo Scarlett O’Hara per la cena. Si tratta di un ristorante che ripropone l’atmosfera di Via col Vento in cui Gabriele opta per il famoso “bucklet”, un secchiello gigante strapieno di ostriche di cui e’ ghiotto! Soddisfatti e rintemprati da questa gustosa cena ci incamminiamo per raggiungere il punto di partenza del nostro ghost tour…Puntuale iniziamo il tutto alle 20.40 e la prima tappa è il vecchio ospedale spagnolo. Il tour prosegue con la visita all’old drugstore e alla old Jail che a quanto risulta pare siano infestati. Tutti i tour infatti esibiscono certificati su certificati che attestano intense attività paranormali all’interno di questi luoghi…Io ho decisamente preferito il ghost tour di Savannah, ma c’e’ da dire che qui in effetti si entra all’interno dei luoghi narrati…Stremati per queste ennesime emozioni, per la lunga giornata e soprattutto per il gran caldo rientriamo subito dopo al nostro Inn per pianificare al meglio le visite dell’indomani. Ci attendono Daytona, Cape Canaveral e Palm Beach e quasi fatico ad addormentarmi pensando a quante cose tanto sognate potro’ finalmente vedere tra poche ore…Gli occhi pero’ si fanno pesanti e ben presto mi abbandono alla braccia di Morfeo. 17 Agosto: St. Augustine – Palm Beach Rintemprati da un buon sonno ristoratore, complici la pace e il silenzio di una St. Augustine incredibilmente tranquilla, ci alziamo intorno alle 7.30 per un paio di scatti sulla veranda per immortalare St Jonh Street e il Castillo con una luce diversa e meno aggressiva di quella del giorno prima. Decidiamo di caricare subito l;auto in modo da poter ritirare l’auto e ridare il pass del garage al momento del check out. Con la camera e’ compresa un’ottima colazione “to go”. Noi decidiamo di servirci e consumarla in auto, ma questo Inn mette a disposizione dei cestini da pic-nic che possono essere usati per portare tutte le cibarie da colazione in camera e consumarla magari in veranda ammirando il panorama offerto dall’oceano e dal Castillo. Subito dopo aver rapinato il buffet per la nostra colazione on the road, ci mettiamo in Marcia per Daytona, percorrendo quella che in apparenza pare essere una specie di nostra superstrada, ma che e’ piena di semafori, letteralmente presenti ogni 200m!! Circa 300 semofori e 1 ora dopo giungiamo alla Daytona 550 Experience, sulla Int. Speedway Blv. Parcheggiamo l’auto (il parcheggio e’ gratuito) e ci fondiamo all’interno. Sono le 10, la struttura ha appena aperto e c’e’ poca gente con nostra grande gioia. Il tour che ci portera’ sul circuito vero e proprio di Daytona inizia alle 10.30 e in questa mezzora di attesa saliamo sugli spalti altissimi per delle fotografie mozzafiato del circuito. Per gli americani, le gare che si svolgono all’interno di questo circuito sono veri e propri eventi. Con le gare in atto ci sono miglia di coda in autostrada!). Siamo anche doppiamente fortunati, perche’ in caso di pioggia non si puo’ entrare! Alle 10.30 saliamo puntuali sul trolley che ci conduce al bordo del circuito e vediamo le auto sfrecciare a pochi centimetri da noi! Alcune auto partono proprio esattamente di fronte a noi e il rombo dei motori e’ davvero allucinante! Ci pentiamo di non aver comprato i tickets per un giro di fianco al pilota dato che siamo capitati proprio in uno dei giorni in cui era possibile farlo! Sfidare la parabola a quella velocita’ deve essere una sensazione indimenticabile, ma il costo (200$ a testa) ci aveva un po’ frenato…Terminato questo incontro ravvicinato con il bordo pista ci rechiamo all’Acceleration Alley (avevamo gia’ comprato i biglietti dall’Italia, cosi’ come quelli per entrare a Daytona) e accediamo alle nostre auto per la simulazione di una gara del circuito. Alla fine viene rilasciato un certificato con i risultati ottenuti e l’ordine di arrivo. Ovviamente io arrivo dodicesima (che pena…) e Gabriele terzo, lisciando di pochissimo la vittoria! Immancabile la tappa successiva al gift shop, dove non manchiamo di acquistare una delle famose bandierine e cappellini e magliette! Come al solito da perderci la testa! Ma è ora di ripartire ormai e dopo aver fatto benzina proprio davanti al circuito, ci rimettiamo in marcia destinazione Cape Canaveral, e Kennedy Space Center. Vi giungiamo dopo circa 1 ora e mezza e alle 13.30 il parcheggio e’ ormai pieno e fatichiamo non poco per trovare un posto, ovviamente lontanissimo dall’entrata e sotto un sole cocente. Abbiamo già i biglietti, acquistati e stampati dall’Italia. Si fa un po’ di fatica a leggere il codice a barre e dopo un veloce controllo di sicurezza accediamo finalmente al parco. Dopo un primo attimo speso per orientarsi, decidiamo di mangiare un boccone veloce allo Space Grill dove addentiamo un ottimo cheeseburger. Decidiamo di iniziare il giro provando lo SkyMax ma, non essendo niente di che, usciamo dopo circa 15 minuti. Cerchiamo i bus per il giro vero e proprio della base e con delusione scopriamo che la coda e’ lunghissima (e sara’ solo la prima di molte altre!), tuttavia in circa un quarto d’ora ce la caviamo e riusciamo a salire sul primo bus che ci porta dritti alla piattaforma per osservare e fotografare la mitica rampa di lancio, vista cosi’ tante volte in TV. Proprio poche ore prima della nostra visita è stato effettuato un lancio e il prossimo sara’ dopo 7 giorni (c’e’ piu’ di uno schermo con il countdown). Assicurate le prime meravigliose foto, ci avviamo di sotto per fare un’altra coda e accedere al secondo bus (c’e’ un ricambio continuo di 40 bus che si alternano avanti e indietro). Il prossimo stop è quella che è stata la torre di controllo dell’Apollo 11. Un film introduttivo fa rivivere attimo per attimo la partenza dell’Apollo 11, anche dal punto di vista degli addetti dietro le quinte. Terminato il filmato accediamo al deposito che contiene questo enorme shuttle per vederlo nella sua colossale immensita’. Ritorniamo cosi’ all’esterno per fare un’altra coda e accedere ad un altro bus che ci porta agli “headquarters” dove gli ingegneri, i tecnici e gli scienziati, tutti in tuta sterile (la cosiddetta “bunny”) controllano ogni singolocomponente di navicelle etc. Affrontiamo successivamente l’ultima coda per accedere al bus che ci riporta al parco (la strada che separa il parco da questi luoghi è ovviamente supercontrollata con numerosi check point e possono accedervi solo gli addetti ai lavori autorizzati e questi bus dopo identificazione del conducente). Sulla strada del ritorno al parco avvistiamo molta wildlife, tra cui una mucca d’acqua (manatee) e il nido di un’aquila. Stanchi ma piu’ che soddisfatti per le numerose emozioni, ci accingiamo a lasciare il parco, visitando prima il classico gift shop dove acquistiamo un pezzo di meteorite. Sono ormai le 17.40 e Palm Beach dista circa 2 ore. Vi arriveremo intorno alle 19.50, in tempo per un indimenticabile tramonto e ben due stupendi arcobaleni che sembrano accompagnarci durante il tragitto indicandoci la via. L’hotel direttamente sull’oceano che avevamo prenotato e che avrebbe essere inaugurato proprio in quei giorni non ha ancora aperto e pertanto ci riproteggono in un hotel di lusso poco distante, degli stessi proprietari. Ben presto la delusione si trasforma in un colpo di fortuna dato che il Brazilian Court e’ a dir poco favoloso! Ci offrono persino un complimentare upgrade regalandoci una suite Studio super chic, spaziosissima e ipertecnologia, affacciata sulla splendida piscina di questo resort. Il bagno di legno pregiato e marmo dispone di una enorme doccia e di una super vasca idro massaggio dotata anche di asciugatura super rapida. Decidiamo di fare una passeggiata ma e’ ormai tutto chiuso (non dimentichiamo che questo periodo in Florida non rappresenta certo l’alta stagione!) e non c’e’ anima in giro. Pertanto troviamo sulla strada un 7 Eleven (catena che adoriamo!) dove compriamo una enorme granita alla coca cola, egli hotdog, 2 ciambelle per la colazione, bevande e sigari, il tutto per 14$! Il 7 Eleven n on ci delude mai! Esausti, dopo un bagno rigenerante ci tuffiamo nelle braccia di Morfeo per ricaricare le batterie ed essere pronti a goderci l’ultimo giorno di vacanza, a Miami. 18th Aug: Palm Beach – Miami Dopo una dormita fantastica ci svegliamo con calma e tranquillità e a malincuore lasciamo la camera. Abbiamo le ciambelle acquistate la sera prima per colazione e quindi ci mettiamo subito in marcia per recarci alla spiaggia e scattare qualche foto. Dopo una breve sosta e qualche altra foto alla famosa Worth Avenue, decidiamo di tralasciare il faro di Jupiter (dovremmo tornare indietro di 26 km e non siamo sicuri che ne valga davvero la pena) e puntare a Fort Lauderdale che ci lascia comunque un po’ delusi. E’ presto ma decidiamo di raggiungere subito Miami. Prima di recarci in hotel ci dirigiamo a Keybiscaine per ammirare il favoloso skyline di Miami, davvero meraviglioso (autostrada Rockenbacker, pedaggio $1.50 con ponte mozzafiato). Decidiamo di presentarci in hotel, il Loews, dove arriviamo intorno alle 11.40 e dove la camera ci dicono non essere pronta, dopo 20 minuti di coda e un’addetta piuttosto sgarbata. Abbiamo comunque scaricato auto e bagagli (che ci promettono troveremo direttamente in camera) e ci avviamo quindi verso Ocean Drive per un boccone e un po’ di shopping per ingannare l’attesa in modo produttivo. Qui troviamo decine di locali che si fronteggiano a colpi di “buttadentro” che offrono happyhour e irrifiutabili cocktail. Noi ci fermiamo al Fox Cafè, dove optiamo per una caipirina gigante (ma gigante nel vero senso della parola!), una Cesar Salad e dei calamari deliziosi. Paghiamo 48$ perche’ solo il cocktail costa 29$ e uno dei 2 e’ regalato!). Facciamo ritorno in hotel intorno alle 13.30 e la camera e’ finalmente printa. Recuperiamo finalmente i costumi e ci avviamo alla splendida spiaggia per un bagno in un oceano molto mosso e dove Gabriele in una frazione di secondo perde i suoi adorati Rayban…Torniamo in camera dopo un paio d’ore per rinfrescarci, scendiamo cosi’ nella hall per collegarci ad internet e fare il check in ondine per il volo l’indomani e ricevere qualche minuto dopo la carta di imbarco in camera, arrivata via fax direttamente in hotel da un efficiente servizio! Ci viene consegnato qualche minuto dopo fragole e champagne, omaggio della direzione che gustiamo come inaspettato e piacevole aperitivo. Usciamo verso le 19 per la cena da Johnny Rockets e una lunga passeggiata su Collins Road. Stremati dal sole e dal caldo torniamo in camera verso le 10, dopo esserci riforniti di coca cola e acqua per la sera. Sul balcone, al trentesimo piano, mi affaccio e guardo l’oceano. Penso a quanto e’ meravigliosa la vita. A quante soddisfazioni questo ennesimo viaggio ci ha regalato dopo mesi di preparazioni. Penso gia’ al prossimo viaggio. E la brezza che mi scompiglia i capelli mi ricorda che è ora di fare le valigie…Good night America.



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