Navigando in libertà sulla costa croata

PREMESSA Prua, poppa, pozzetto, fiocco, randa, spinnaker, sartie, scotta, cime, strozzascotte, bitta, candelieri, draglie, falchetta, amantiglio, boma, paterazzo, strallo, specchio di poppa, sottocoperta, delfiniera, opera viva, carena, winch, chiesuola, osteriggi, passo d’uomo, pozzetto, tambuccio, tientibene, gavoni, mezzo marinaio, corpo...
Scritto da: Paolo Ciscato 3
navigando in libertà sulla costa croata
Partenza il: 28/07/2004
Ritorno il: 12/08/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
PREMESSA Prua, poppa, pozzetto, fiocco, randa, spinnaker, sartie, scotta, cime, strozzascotte, bitta, candelieri, draglie, falchetta, amantiglio, boma, paterazzo, strallo, specchio di poppa, sottocoperta, delfiniera, opera viva, carena, winch, chiesuola, osteriggi, passo d’uomo, pozzetto, tambuccio, tientibene, gavoni, mezzo marinaio, corpo morto, gavitello, parabordi, rollio, beccheggio, tender, cazzare, lascare, angolo morto… Se questo gergo marinaresco è per voi arabo, lo era anche per noi prima di partire per questa avventura… Ma in due settimane di navigazione lungo la costa della Croazia abbiamo avuto modo di impararne il linguaggio e questo scritto vuole essere un diario di bordo semiserio dal quale conoscerete il significato dei termini marinari… E non solo! Mercoledì 28 Luglio Partiamo da Malo alle 15:30 in direzione di Lignano dove è ormeggiata la barca a vela SoniKa (Comet 39 – 11,88 metri) dei nostri amici Sonia e Gianni con i quali condivideremo questa vacanza. In autostrada troviamo un traffico intenso e dei rallentamenti pertanto decidiamo di uscire e deviare per Treviso. Dopo varie code arriviamo a Lignano alle 20 circa. Ci fermiamo al supermercato per acquistare le ultime cose e poco dopo siamo in barca. Scarichiamo i bagagli e i viveri e ci sistemiamo un po’ in attesa dell’arrivo del nostro skipper (colui che conduce la barca) Flavio. Ceniamo nel pozzetto (spazio ribassato in coperta a poppa da dove si può manovrare la barca) della barca con un chiaro di luna che rischiara tutta la banchina. Discutiamo a lungo sulle varie mete del nostro viaggio e poi andiamo sottocoperta (parte all’interno dello scafo dove ci sono le camere, i bagni, la dinette e il tavolo di carteggio) e ci sistemiamo per la prima notte in barca. Dalla nostra cabina ammiriamo il cielo stellato attraverso il passo d’uomo e l’osteriggio (aperture a lucernario sul ponte della barca) ma poi, per poter dormire, decidiamo di oscurarlo con l’apposita tendina.

Giovedì 29 Luglio Ci svegliamo alle 8:30, facciamo una veloce colazione e stiviamo i viveri (alcolici compresi) in ogni posto disponibile, anche nei gavoni (spazio all’interno dello scafo destinato ad accogliere materiali vari). Facciamo gli ultimi acquisti e il rifornimento delle taniche di gasolio e del serbatoio dell’acqua. Alle 12:30 finalmente salpiamo per la nostra vacanza, dopo aver verificato le previsioni meteo e del mare. Navighiamo verso Parenzo con una velocità di crociera di circa 5 nodi (= 5 miglia l’ora = circa 9,3 Km l’ora). Il tempo è splendido, il mare calmo e il poco vento ci costringe a navigare a motore. Gianni e Flavio studiano con attenzione le carte nautiche e tracciano con precisione la rotta che poi viene periodicamente controllata tramite il Gps satellitare. Chi è al timone controlla costantemente la bussola per seguire l’angolo che ci consente di mantenere la rotta e di arrivare alla prossima meta. Sul paterazzo (cavo metallico che fissa l’albero a poppa) sventola la bandiera italiana un po’ sgualcita e Sonia non perderà occasione per ripetere che il nostro è vilipendio alla bandiera italiana.

Nel tempo libero lo skipper ci insegna i trucchi della vita di barca: scendere per il tambuccio (l’apertura che conduce sottocoperta) rivolti verso la scala per non scivolare, camminare sempre scalzi eccetto che per le manovre di ormeggio, non usare gli scarichi in mare del water quando si è ormeggiati, non sprecare l’acqua, non lasciare inutilmente le luci accese… E mettere sempre le bottiglie di vino in frigo verso prua! Per la raccomandazione di camminare sempre sul ponte di coperta tenendosi al tientibene (asta in legno fissata alla cabina) o alle draglie, Sonia ci insegna il detto marinaro: “una mano per te e una per la barca”.

Per la prima volta pranziamo in navigazione, gustando, oltre al cibo, anche il senso di relax e di libertà.

La navigazione procede tranquilla mentre io e Gabri cominciamo a prendere confidenza con la vita di barca e impariamo a non inciampare sulle sartie (cavi metallici che fissano l’albero) per non fracassarci le dita dei piedi. Impariamo subito che le corde in barca si chiamano cime e con queste Flavio ci insegna a fare il nodo “parlato” indispensabile per fissare i parabordi (boe che impediscono la collisione tra gli scafi) nelle operazioni di ormeggio. Impariamo anche il nodo “gassa d’amante” e il nodo di “galloccia” che userò spesso per fissare le cime di ormeggio alla bitta (colonnina metallica dove avvolgere la cima di ormeggio).

Ci stendiamo anche a leggere e a prendere il sole sul ponte di coperta facendo attenzione a non rotolare in acqua quando la barca “sbanda” a causa del vento. Prima di arrivare a Novigrad, per fare dogana di ingresso in Croazia, issiamo la bandiera tricolore (rosso bianco e blu a fasce verticali con al centro uno scudetto a quadrati biancorossi) croata sulla sartia di destra.

Con un po’ di apprensione da parte mia e di mia moglie Gabri facciamo il nostro primo ormeggio. A causa di un piccolo incendio che sta bruciando un po’ di pineta siamo costretti ad attendere a lungo l’arrivo dei doganieri: intanto beviamo una birra ghiacciata in un piccolo bar adiacente al porticciolo e cambiamo un po’ di Kune in una banca adiacente. Dopo aver espletato le formalità doganali facciamo il pieno alla barca e alle 19 ripartiamo in direzione di Rovigno. Navigando assistiamo al primo di una lunga serie di splendidi tramonti che accompagneranno questa nostra vacanza marina. Così tanta poesia ci fa rispolverare le parole del Sommo Poeta: “Era già l’ora che volge il disio ai navicanti e ‘ntenerisce il core” (Dante 8° canto del purgatorio) Ceniamo mentre la barca continua a navigare e la notte fa risaltare le luci delle cittadine lungo la costa. Dopo averci gustato la navigazione notturna, alle 23 io e moglie scendiamo e ci sistemiamo nella nostra cabina di prua (parte anteriore della barca). E’ appuntita, ovviamente, ma noi riusciamo comunque a sistemarci al meglio. Appena fuori abbiamo anche il nostro bagno privato: un vero lusso! Il leggero rollio (oscillazione longitudinale della barca) ci culla in un sonno tranquillo.

All’1:30 di notte ci fermiamo alla fonda vicino a Veruda (64 miglia da Lignano), in attesa di attraversare il Quarnaro. Questo stretto lembo di mare, che incanala le correnti d’aria che giungono dall’entroterra croato, è famoso per la sua turbolenza e rende Sonia molto preoccupata all’idea di doverlo attraversare. Normalmente al mattino è più tranquillo e per questo abbiamo deciso di aspettare l’indomani per attraversarlo in sicurezza e, quindi, andiamo tutti a dormire! Venerdì 30 Luglio Alle 5:30 sento accendersi il motore e mentre mi rigiro dall’altra parte Flavio, lo skipper, riparte e a vele spiegate e con la falchetta (bordo metallico all’estremità superiore dello scafo) quasi in acqua (quindi ben inclinati!), attraversiamo il famigerato Quarnaro. Alle 9 lo abbiamo già attraversato e Sonia comincia a rilassarsi, e solo allora decido di alzarmi, mentre gli altri sono già tutti in coperta: la vita di mare mi sta rilassando moltissimo e continuerei a dormire guadagnandomi così la fama del dormiglione del gruppo! L’attraversata procede tranquillamente con il mare molto calmo e un vento di bolina che ci fa volare sull’acqua blu. La velocità di crociera è sempre di circa 5 nodi. Oggi ci attende un’intera giornata di navigazione al largo della costa Croata e incontriamo pochissime altre barche. Purtroppo mia moglie Gabri sta male a causa, probabilmente, di un colpo di freddo.

La nostra meta odierna è la punta più a sud della lunghissima isola di Dugi Otok, inizio delle isole Incoronate e della nostra vacanza vera e propria. La giornata scorre tranquilla, noi principianti della barca ci ambientiamo un po’ meglio e cominciamo ad acquisire alcuni termini marinareschi. I pasti li facciamo in navigazione, precedendoli però, come da tradizione, da un antipasto a base di acciughe e Muller Thurgau. Dopo aver costeggiato a lungo l’isola ne vediamo la parte terminale con alte scogliere a picco sul mare. Dopo 78 miglia e 15 ore di navigazione finalmente arriviamo alle 20:30 nella splendida baia di Telascica. Attracchiamo ad un gavitello (boa ancorata al fondo del mare) e gustiamo la tranquillità di questo posto, situato lungo un fiordo sull’isola di Dugi Otok. Il buio che imperversa tutto attorno è dolcemente rischiarato da milioni di stelle lucentissime. Fuori fa un po’ fresco e allora decidiamo di cenare nella dinette (spazio dove pranzare) all’interno della barca, anche perché Gabri sta ancora male. Dopo cena usciamo sul pozzetto per guardare le stelle e Flavio, con la sua mappa stellare, ci aiuta a conoscerle meglio indicandoci le varie stelle e le costellazioni più note. Alle 22:30 siamo già a letto stanchi di una lunghissima giornata di navigazione.

Sabato 31 Luglio Alle 7:20 mi sveglio dopo una notte tranquillissima. Flavio e Gianni stanno facendo il bagno nelle acque gelide ma io preferisco guardarli dalla barca. Dopo un po’ arriva la barchina che è un fruttivendolo e minimarket ambulante e acquistiamo i crafen per la colazione e della frutta. Dopo la colazione, alle 8 circa, mettiamo in mare il tender (piccolo gommone a motore) e ci dirigiamo verso la costa dell’isola. Proviamo, per la prima volta, l’emozione di riuscire a stare in 5 in un ristrettissimo e instabile gommone con borse, borsette e attrezzatura fotografica e rischiando ogni volta di finire tutti in acqua: in questa precaria instabilità Gabri riesce, innocentemente, a mangiarsi una pesca sotto lo sguardo allibito di Gianni! Scendiamo e dopo 44 ore mettiamo i piedi a terra! Ci incamminiamo lungo un ripido sentierino sterrato che in pochi minuti ci conduce al lago Mir, cioè al lago salato. Pur essendo a circa 50 metri dal livello del mare, in questo lago l’acqua è quella salata del mare… Com’è possibile??? Saliamo ancora un po’ e raggiungiamo le cime delle scogliere che ieri abbiamo visto dal mare: la vista è bellissima e spazia a perdita d’occhio fino all’orizzonte. Il cielo è sereno e il caldo sole mattutino ci rinvigorisce. Alle 10 salpiamo nuovamente in cerca di un distributore dove riempire i serbatoi di gasolio e di acqua. Dopo circa 2 ore facciamo rifornimento a Zaglav e ripartiamo per attraversare le isole Incoronate (Kornati), una vera meraviglia, dall’aspetto brullo e selvaggio, quasi Jurassiche. Durante l’attraversata di uno stretto braccio di mare Flavio mi mette al timone e io cerco di fare del mio meglio per non incagliare la barca. Incontriamo più volte i barconi delle gite turistiche e ogni volta mi fotografano al timone della nostra bellissima barca SoniKa: faccio proprio la figura del lupo di mare! Dopo aver trovato una baia bella e tranquilla ci mettiamo all’ancora e faccio il mio primo bagno nelle acque fredde ma limpidissime del mare croato e con l’occasione ripuliamo, in apnea, la pala del timone sull’opera viva (la parte immersa dello scafo). Tornati in barca ci prepariamo per pranzare ma un forte vento ci costringe a spostarci per trovare una baia più protetta. Finalmente mangiamo una buonissima pastasciutta seduti comodamente nel pozzetto, all’ombra del tendalino. Alle 15:30 circa ripartiamo alla volta di Piskera, all’estremità più a sud delle isole Incoronate. Grazie al gran vento in poppa riusciamo a navigare a 7 nodi con il fiocco (la vela più piccola sulla parte anteriore della barca) alla massima estensione. Dopo due ore arriviamo dopo aver navigato, oggi, per 25 miglia. Una volta ormeggiati nella marina andiamo in tender a prenotare la cena di pesce al ristorante Jadra. Subito dopo ci rechiamo ai bagni per farci la prima doccia della vacanza. Prima di cena noi uomini saliamo a piedi il promontorio di roccia tagliente alla cui sommità ci sono ancora i resti di una fortezza veneziana. Da lì godiamo una vista bellissima che spazia dalla turbolenza del mare aperto alla quiete della piccola baia di Piskera. I colori sono resi caldi dal tramonto che lentamente lascia il posto alla notte stellata. Alle 20:30 arriva nel molo la barchina del ristorante che è venuta a prenderci per portarci a cena. Mangiamo del buon pesce, non ottimo, condito con molto aglio e accompagnato da un vino mediocre. Dopo cena ci riaccompagnano con la barchina fino alla nostra barca e concludiamo la serata seduti nel pozzetto a sorseggiare del vino con amaretti. Prima di addormentarmi mi accorgo di aver dimenticato il mio marsupio nel ristorante: ovviamente dentro avevo tutte le cose importanti, documenti e soldi compresi! Mettiamo in mare il tender e con Flavio torno al ristorante dove trovo intatto il mio marsupio, ancora appoggiato sulla sedia dove l’avevo messo (la fortuna mi assiste!). Torniamo in barca e alle 23:30 siamo a letto.

Domenica 1 Agosto Alle 6:30 si accendono i motori e salpiamo mentre io continuo a dormire e questo un po’ mi dispiace perché Gabri poi mi ha detto che mi sono perso uno scenario bellissimo. Mi alzo alle 7:40 e faccio colazione con Sonia. La meta di oggi è l’isola di Vis (Lissa, famosa per la battaglia della 3° guerra d’indipendenza). Il sole splende, il mare è calmo e il vento è in poppa (di fronte) e, poiché il fiocco fileggia (sbatte al vento come una bandiera), siamo costretti a navigare a motore. Lasciate le ultime propaggini delle isole Incoronate ci avviciniamo lentamente all’isola di Vis dove arriviamo alle 15 circa dopo 52 miglia. Gianni, con il mezzo marinaio (asta uncinata), è incaricato a prendere il corpo morto (cima ancorata su fondo del mare) per ormeggiare sulla banchina del porticciolo: l’operazione è un po’ problematica perché ci costringono ad entrare di poppa (in retromarcia) tra due barche già ormeggiate: durante le concitate operazioni io, da principiante, riesco e segnarmi il polpaccio sfregandolo contro le draglie (tiranti che delimitano il perimetro della barca e che impediscono di cadere in mare) ma per fortuna riesco a evitare di rompermi una gamba sui candelieri (le aste metalliche che sorreggono le draglie). Dopo aver sistemato la barca e aver fatto il pieno d’acqua vado in cerca del cambio per rimpinguare di Kune la cassa comune. Gironzolo per il centro storico di Vis che è tutto lastricato. La cittadina è divisa in due sobborghi ai lati della baia ed è caratterizzata da varie chiese e palazzi rinascimentali.

Ci ritroviamo più tardi in barca per fare una delle cose più importanti della navigazione da diporto: uscire per cercare un buon ristorantino per la cena; il nostro moto è : “mangiare bene e spendere poco”. Con il senno di poi mai un motto fu così disatteso! Ci dirigiamo verso la parte vecchia della cittadina, con il sole basso all’orizzonte che fa risaltare le antiche chiese e le viuzze lastricate. Dopo aver prenotato i cevapcici, dei salsicciotti spezziati molto saporiti, torniamo in barca e ci prepariamo per la cena. Alle 20 torniamo nel ristorantino Tezok in riva al porticciolo e ceniamo con antipasto di prosciutto dalmata e formaggi, poi cevapcici con verdure alla griglia affogate nell’aglio. Il tutto è molto buono… A parte l’aglio! Nonostante la scorpacciata avanziamo moltissimi salsicciotti che mangeremo domani. Tornando in barca ci fermiamo a mangiare un gelato e alle 23 siamo già tutti distesi a letto, eccetto Flavio che è ancora impegnato a studiare la rotta per domani.

Lunedì 2 Agosto Mio sveglio alle 7 e facciamo colazione al bar sulla banchina con Gianni e Flavio. Cambio ancora un po’ di soldi della cassa comune e vado in un minimarket ad acquistare una maglietta con le bandiere marinare, un po’ di frutta e del pane. Al momento di pagare abbiamo una prima prova, che sarà poi confermata in seguito: in Croazia l’Euro non è ben accettato e preferiscono avere le loro Kune: il problema è che non sempre, in giro tra le isole, è facile cambiare! Alle 8:20 salpiamo. Il cielo è velato, il mare è piatto anche se spira una leggera brezza. Ci dirigiamo verso il distributore per fare il pieno di gasolio. Ripartiamo quindi alla volta di Komiža, altra importante località nell’isola di VIS, dove arriviamo dopo aver costeggiato una bella costa con varie baie e il mare color smeraldo. Dopo aver gettato l’ancora Flavio ci sbarca in tender mentre lui rimane in barca per controllarla ed evitare collisioni o altri possibili problemi. Facciamo una breve passeggiata nel piccolo centro caratteristico per le strette viuzze che portano al mare. Notevole anche un castello veneziano del 1858 con torre dell’orologio e vari palazzi rinascimentali. Memorabile la foto che Sonia ci fa davanti al camion della nettezza urbana! Alle 12:30 ripartiamo verso l’isola di Biževo, che dista 12 miglia da Vis, e dove c’è una bellissima grotta azzurra (Modra Spilja) lunga 160 mt e così chiamata per la colorazione che assume l’ambiente per l’infiltrazione dei raggi solari attraverso una fessura sottomarina. Dopo aver gettato l’ancora ad una certa distanza, ci avviciniamo e la visitiamo a bordo del nostro piccolo tender: è proprio azzurra! Dopo essere usciti dalla grotta ci dirigiamo verso una baia riparata dove facciamo un bel bagno rinfrescante e pranziamo, all’ombra del tendalino, con i cevapcici avanzati ieri sera. Alle 15:30 salpiamo nuovamente per tornare nell’isola di Vis, nella baia di Veli Budikovac, ribattezzata dallo skipper Flavio baia di Pavel, dal nome dell’unico pastore che vive in questo promontorio. Arriviamo alle 17:15 dopo 9,20 miglia. Il posto è incantevole e l’occasione è ottima per fare un bel bagno rinfrescante e arriviamo a nuoto a riva dove andiamo a chiedere a Pavel se possiamo cenare nella sua “locanda”. L’isolotto è coperto di agavi e di rosmarino selvatico che profuma l’aria. Tornati in barca ci insaponiamo con il sapone marino, un sapone speciale biodegradabile per poter lavarsi con l’acqua di mare senza che rimanga addosso la salsedine, e ci risciacquiamo facendo dei bellissimi tuffi dalla barca! Alle 19:30 torniamo con il tender nella locanda di Pavel e ci sediamo attorno ad un rozzo tavolo, sotto un albero, dominando dall’alto il bellissimo promontorio sul quale tramonta un sole infuocato. Mangiamo come antipasto l’unica cosa disponibile: prosciutto dalmata, formaggio e pane, con birra a volontà. Tornati in barca facciamo una bella spaghettata e trascorriamo una serata piacevole purtroppo interrotta dalla presenza “chiassosa” di altre barche. Essendo all’ancora ci accorgiamo che ci si avvicina troppo alle altre barche rischiando la collisione; per sicurezza ci spostiamo un po’ più lontano e alle 22:15 siamo già pronti per andare a letto, mentre fuori splende un limpido cielo stellato.

Martedì 3 Agosto Alle 6:30 salpiamo (io in realtà sto ancora dormendo) mentre su Vis si sta scatenando un violento temporale. Flavio, da navigatore esperto, preferisce fare rotta verso sud per allontanarci dalla zona perturbata. Mi alzo alle 8 e salgo nel pozzetto dove Gianni sta pescando a traino con l’attrezzatura acquistata ieri a Vis. Io riesco a combinare il mio guaio quotidiano: dopo aver fatto il caffè, a causa di un’oscillazione della barca, la caffettiera si rovescia versando tutto il contenuto dietro il fornello. Il cielo è coperto e arriviamo a Vela Luka, nell’isola di Korčula alle 10, dopo 20,5 miglia e senza riuscire a pescare nessun pesce. Dopo averci ancorato nel porto scendiamo con il tender e giriamo un po’ senza trovare niente di interessante da vedere ma acquistiamo un po’ di frutta in un piccolo negozietto; così alle 11 togliamo l’ancora e ci dirigiamo verso l’isola di Lastovo, l’isola delle aragoste. Il cielo nel frattempo si è rasserenato e pranziamo in navigazione. In avvicinamento all’isola vediamo anche dei delfini. Arriviamo a Lastovo alle 14:45, nella baia di Zaklopatica e dopo il solito ormeggio ad alta tensione, prendiamo un taxi per salire nel bellissimo centro storico, situato sulla sommità della collina. Visitiamo con tranquillità la cittadina disposta ad anfiteatro sul pendio del colle dove risaltano dei camini fiabeschi alti e affusolati. All’ingresso dell’abitato c’è la chiesetta gotica di San Biagio mentre sul colle soprastante sorge il castello distrutto dai ragusei nel 1607 e ricostruito dai francesi nel 1810. Dopo aver bevuto una rinfrescante birra, alle 17:30 siamo di ritorno in banchina e facciamo il bagno nelle acque cristalline e limpidissime dell’imboccatura della baia e del porticciolo. Dopo esserci lavati con il sapone marino, visto che non abbiamo le docce, decidiamo di lavare anche un po’ la barca. Alle 20 ceniamo al ristorante Trithon che domina la baia resa ancora più suggestiva dal rosso del tramonto e dalle silhouette delle barche ormeggiate. Il menù, a base di pesce, prevede antipasti vari (acciughe con capperi, gamberetti fritti, tonno marinato al limone, sardine e impepata di cozze), grigliata (ricciola, sarago, mormora, triglia) e, visto che siamo nell’isola delle aragoste non ci facciamo sfuggire l’occasione per assaggiare anche questo piatto così prelibato che però non ci ha completamente soddisfatti. Sazi più che mai alle 22:30 siamo in barca ed essendo senza corrente non ci resta che andare a dormire. Nel silenzio della notte si sentono i croll, dei piccolissimi granchietti che si attaccano allo scafo della barca ed emettono suoni strani. Mercoledì 4 Agosto Mi sveglio alle 7:15 mentre Gianni a Flavio fanno il bagno shock nelle fredde acque cristalline: io preferisco guardarli dalla barca lasciando che il torpore notturno svanisca lentamente! Alle 8:15 salpiamo con il cielo limpido e il mare tranquillo e circumnavighiamo l’isola di Lastovo facendo tappa nelle baie più belle. Scorgiamo anche dei bunker arroccati sul pendio della montagna e una fenditura artificiale nella quale trovavano riparo le navi da guerra al tempo della grande Yugoslavia di Tito. Ammiriamo anche una bellissima imbarcazione con un enorme spinnaker (grande vela a prua per sfruttare il vento di poppa) coloratissimo che solca veloce le acque calme e profonde.

Arriviamo a Ubli alle 10, dopo 8 miglia, facciamo il pieno di gasolio e ripartiamo costeggiando le bellissime insenature e le piccole spiaggette. Alle 11:20 , dopo 4,5 miglia, arriviamo nella baia di Uska dal color smeraldo e facciamo il bagno tutti assieme. Io mi tuffo dalla delfiniera (passerella che sporge dalla prua) a prua e mia moglie mi immortala in una foto nella quale si vedono solo i piedi! Subito dopo ripartiamo per la baia di Skrivena Luka a circa 1 miglio. Dopo aver gettato l’ancora prepariamo il pranzo con il pesce avanzato ieri sera mentre il cielo si è un po’ coperto. Alle 13:30, dopo aver lavato i piatti in mare e risciacquati con l’acqua dolce, ripartiamo e alziamo le vele. Il cielo si è rasserenato e la barca solca veloce le onde mentre Sonia è terrorizzata dalle oscillazioni del boma (asta collegata perpendicolarmente all’albero che aiuta a tenere tesa la vela) dovute al variare del vento sulla randa (la vela più grande sulla parte centrale della barca): da qui la frase mitica di Sonia: “Attenti al booooooma!” dove la parola “boma” viene pronunciata da Gianni con un timbro cavernoso per incutere ancora più paura. Alle 17:15, dopo altre 20,3 miglia, arriviamo a Pomena nell’isola di Mljet il cui nome deriva da miele. Dopo l’ormeggio andiamo a fare il bagno e ci laviamo con il sapone marino. Ceniamo nel ristorante Ana proprio davanti al nostro ormeggio. Ceniamo con risotto di pesce e grigliata (branzino e orata): il tutto è molto buono.

Dopo cena passeggiamo un po’ per il lungomare e chiediamo informazioni per fare l’escursione ai laghi e al monastero. Alle 23:15, dopo il solito dolcetto della buonanotte, ci ritiriamo sottocoperta. Giovedì 5 Agosto Mi sveglio, per ultimo come al solito, alle 7:50 e dopo colazione partiamo per l’escursione ai laghi (Malo Jarezo e Veliko Jerezo – Piccolo e Grande lago) che in realtà sono due bracci di mare compresi nel parco marino di Mjliet. Dopo aver fatto il biglietto di ingresso saliamo a piedi lungo la strada asfaltata e deviamo a destra per un sentiero nel bosco che ci porta in 15 minuti fino alla partenza del battello, il ponticello che separa i due laghi salati. Il cielo è grigio e minaccia di piovere. Alle 9 partiamo con il battello e attraversiamo il lago salato fino al monastero benedettino nell’isola di santa Maria. Tutto attorno c’è una rigogliosa vegetazione verde che esalta il contrasto con il blu intenso dell’acqua. Il parco marino è situato nella parte occidentale dell’isola, comprende un’area di 3000 ettari e copre circa un terzo dell’intera isola. Arrivati dopo pochi minuti al monastero benedettino del XII secolo lo visitiamo con calma visto che siamo i primi turisti ad arrivare. Di questo posto stupisce la pace, la serenità e la bellezza, elementi fondamentali per essere un degno luogo per la contemplazione monastica.

Scrisse il poeta A. Alibranti: Ivi tu senti gorgheggiar gli uccelli in note alterne il canto innamorato, e vedi i pesci scivolare snelli nel terso sen del liquido incantato limpide le acque son e i venticelli lievi ti bacian col lor dolce fiato, ivi natura e ineffabili riso che la terra converte in Paradiso.

Alle 10:45 riprendiamo il battello che ci riconduce al punto di partenza, mentre il cielo si è rasserenato e splende un bel sole caldo. Da qui noleggiamo le bici per mezza giornata e decidiamo di andare fino a Polače, lungo le strade e le piste ciclabili che fiancheggiano il lago. A causa del caldo torrido, dell’irta salita e della mancanza di acqua, siamo costretti a frequenti soste, anche per aspettare chi si prende indietro. Superato sulla sinistra il centro di Govedari e arrivati con la lingua a terra fino al punto più alto, scendiamo velocemente fino a scorgere una vista mozzafiato sulla baia di Polače, posta alla fine di un lunghissimo fiordo costellato di moltissime barche a vela e motoscafi. Alle 12 arriviamo nel sottostante borgo disidratati e “cotti”! Ci rifocilliamo in un bar e acquistiamo in un minimarket e in una panetteria qualcosa da mangiare. Cerchiamo un posto tranquillo per pranzare al sacco in riva al mare. Mangiando facciamo anche l’hit parade del gusto delle varie leccornie acquistate e siamo tutti concordi nell’attribuire la vittoria a dei pessimi cracker al gusto di formaggio che comunque Sonia mangia con appettito, salvo poi dire che facevano schifo! Nel pomeriggio facciamo la ripida salita e poi la discesa per tornare al punto di partenza. Visto che è presto per riconsegnare le bici continuiamo il nostro giro fino a raggiungere la zona dietro il convento. A metà strada ci fermiamo per riposarci e Gianni e Flavio fanno il bagnetto nell’acqua calda del lago. Riprendiamo a pedalare tra foreste di lecci, abeti e rari pini di Aleppo, fino a raggiungere, sulla terraferma, il punto più vicino all’isola del monastero. Dopo aver riconsegnato le bici torniamo a piedi alla barca dove arriviamo, stanchi morti e accaldati, alle 17:30. In queste condizioni una nuotata ristoratrice è proprio una manna e oltre a sguazzare divertiti ne approfittiamo anche per lavarci con il sapone marino, visto che non abbiamo le docce. Ceniamo anche questa sera al ristorante dove siamo ormeggiati ma scegliamo grigliata di carne e raznjici che sono degli spiedini. Ci gustiamo la fine di questa giornata di “riposo”, l’unica di tutta la vacanza, trascorsa senza navigare con la nostra barca. Dopo cena passeggiamo lungo la banchina e andiamo a dormire, l’unica volta sullo stesso posto della notte precedente! Venerdì 6 Agosto Mi sveglio alle 7:30 mentre in barca sono già cominciate le operazioni per la partenza. Il tempo è incerto e nuvoloso. Il capitano Gianni e lo skipper Flavio decidono di salpare dopo aver letto il bollettino meteo che prevede isolate precipitazioni. Alle 8:15 siamo già al largo e al completamento delle manovre facciamo colazione. La meta è Saplunara, all’estremo opposto dell’isola di Mljet dove si possono vedere baie di sabbia e dei faraglioni. Qui approdò San Paolo nel 61 d.C. In seguito ad un naufragio e vi restò a predicare per tre mesi. Il tempo diventa sempre più minaccioso e comincia a piovere e noi non vorremmo fare la fine di San Paolo. Decidiamo allora di proseguire saltando la tappa a Saplunara. Coperti da pesanti cerate rimaniamo nel pozzetto ad ammirare il mare grigio e la costa coperta da una leggera foschia. La barca alterna rollii e beccheggi (oscillazioni trasversali della barca) al variare delle onde e del vento.

Proseguiamo imperterriti sotto la pioggia per 35 miglia fino a Dubrovnik, la città murata perla della Dalmazia, dove arriviamo verso le 14:45. Siamo inzuppati, affamati e infreddoliti ma, quello che è peggio, non riusciamo a trovare un posto barca dove attraccare e oltretutto siamo rimasti senz’acqua nel serbatoio. Nel porto Gruž passiamo vicino alle navi da crociera che guardiamo dal basso verso l’alto sentendoci minuscoli davanti a questi bestioni del mare. Alla fine decidiamo di ancorarci nel mezzo del porticciolo e, finalmente, alle 16 pranziamo contenti perché ha smesso di piovere e il cielo si è rasserenato. Alle 17 raggiungiamo la riva con il tender e poi prendiamo un taxi che in 15 minuti (per l’intenso traffico) ci porta all’ingresso principale della città da dove cominciamo a visitare il centro storico. Entrando a Dubrovnik (già Ragusa) dalla porta Pile dove si erge la statua di San Biagio, notiamo subito una moltitudine di turisti che affollano ogni parte del centro. La città, fondata nel VII secolo, è ancora magnifica, nonostante gli evidenti segni della recente guerra; fu infatti bombardata dall’alto durante l’assedio che durò circa un anno dal 1991 al 1992. La luce calda della sera le conferisce un’aria magica e camminiamo lungo la Placa fermandoci ad ascoltare due ragazzine che suonano il flauto per guadagnarsi qualche soldino. Non abbiamo il tempo per salire e percorrere la cinta muraria fortificata del XII secolo ma non ci perdiamo l’occasione di vedere il palazzo dei Rettori, la Cattedrale e il Palazzo Sponza, un tempo la Zecca e poi Dogana al cui interno è ospitato un memoriale ai caduti della guerra del 1991/92; per noi è un modo per ricordare la crudeltà di una guerra recente combattuta non lontana da noi.

Alle 19:15 abbiamo appuntamento con Gianni e Sonia all’ingresso della città davanti alla fontana circolare d’Onofrio: mentre li attendiamo io e Gabri ne approfittiamo per risciacquarci e rinfrescarci un po’ visto che in barca oggi non abbiamo l’acqua per lavarci. Rientriamo insieme in taxi al porto e Flavio, che è rimasto in barca per custodirla, ci viene a prendere con il tender. E’ un vero peccato aver avuto solo poco più di un’ora per visitare questa perla della Dalmazia. Ceniamo alle 21:30 nel pozzetto, ancorati in mezzo al porto, mentre sullo sfondo le mille luci delle navi da crociera le fanno assomigliare ad altissimi grattacieli poggiati sul mare.

Dopo cena chiacchieriamo e degustiamo qualche dolcetto fino all’ora di ritirarci sottocoperta. Questa sera ci tocca andare a dormire senza lavarci adeguatamente: fa parte dell’avventura! Sabato 7 Agosto Alle 7:15 salpiamo e ci spostiamo nell’ Aci marina per fare il pieno di gasolio e di acqua. Arrivati lì dobbiamo attendere molto perché ci sono altre barche prima di noi. Per poter riempire il serbatoio dell’acqua devo prima pagare 50 Kune alla reception della marina. Mentre facciamo rifornimento d’acqua, ormeggiati affiancati ad un’altra barca, io mi faccio una doccia super veloce nel nostro bagno mentre gli altri tentano invano di accedere alle docce della marina. Prima che il serbatoio si sia riempito, i gestori del distributore ci fanno andare via in malo modo. Alle 9 ripartiamo e percorriamo al contrario il canale che porta alla marina e ripassiamo sotto l’avveniristico ponte di Dubrovnik, mentre il sole si alza all’orizzonte. Facciamo rotta verso la città vecchia e il porto e circumnavighiamo la città murata, cogliendone la bellezza dal mare e facendo moltissime foto. Alle 10:30, dopo aver raggiunto la parte più a sud del nostro viaggio, invertiamo la rotta e ci dirigiamo verso l’isola di Mljet nella località, già visitata in bici, di Polače. La navigazione procede tranquilla mentre splende un bel sole dopo la pioggia di ieri e il vento di bolina ci consente di spiegare entrambe le vele. Dopo aver cazzato (tirato) la randa, pranziamo in navigazione con un’ottima insalata di riso. In prossimità dell’isola di Mljet, la più boscosa dell’Adriatico, imbocchiamo il lungo e stretto fiordo che ci porta al centro di Polače. L’acqua è limpida e la bellezza della natura regna sovrana nell’assoluto silenzio che ci fa udire la sola voce del vento. Dopo 42 miglia arriviamo alle 15:50 e ormeggiamo davanti al ristorante Bourbon, dove prenotiamo la cena a base di capretto e ci viene offerta una sljivovica (brandy di prugne) di benvenuto. Facciamo un bel pieno di acqua e con il tender ci trasferiamo nella parte opposta del fiordo; qui troviamo una piccola baia dove facciamo il bagno e ci laviamo. Purtroppo anche in questo angolo di apparente paradiso troviamo immondizie e bottiglie rotte, segno che anche qui è arrivato il peggio della nostra civiltà (= inciviltà). Ritornati in barca sentiamo un buon profumino che arriva dal focolare all’aperto del nostro ristorante. Ci rilassiamo e attendiamo la cena con il dolce far niente, chi leggendo, chi facendosi massaggiare dallo skipper e chi guardando attorno la serenità del paesaggio al tramonto. Ceniamo con cozze, e gamberetti alla “busara”, agnello in campana, la specialità locale mentre io ordino cinghiale di Mljet, altra prelibatezza tipica. Tutto è molto buono, “eccezionale”, e il servizio è curato e raffinato. La cena ci viene gentilmente offerta da Gianni e Sonia, derogando alla nostra tradizione che prevede il pagamento con la cassa comune. Passeggiamo un po’ per il lungomare nel susseguirsi di vari ristorantini fino a raggiungere le mura dell’antico palazzo romano da cui prende il nome la località; peccato che sia così tenuto male e per niente valorizzato perché il posto merita veramente. Alle 23:30 siamo già a letto mentre fuori c’è molta umidità.

Domenica 8 Agosto Mi sveglio alle 8 e salpiamo subito per tornare nell’isola di Korčula. Ripercorriamo a ritroso il lungo fiordo (2 miglia) con il sole che scintilla tra le increspature del mare. Il maltempo sembra passato e splende un bel sole caldo e nel cielo non c’è nessuna nuvola. Avvicinandoci all’isola di Korčula, considerata la più bella della Dalmazia meridionale, costeggiamo la cittadina di Lumbarda e, dopo aver superato delle secche, arriviamo in prossimità della cittadina di Korčula e ne ammiriamo le mura e la fisionomia di cittadina marinara medioevale con i tetti rossi degli edifici che si stagliano contro un cielo azzurro. Arriviamo nel porticciolo alle 11:15 dopo 18,7 miglia. Questa volta l’ormeggio in marina è particolarmente difficile perché ci viene assegnato un posto barca esposto al mare aperto, con le conseguenti onde, ma soprattutto perché il corpo morto è incagliato su un’altra boa. Dopo vari inutili tentativi, il nostro skipper si offre di tuffasi per disincagliare la cima. Ognuno è ai propri posti: io dallo specchio di poppa (la parte più estrema della barca a poppa) uso una grossa boa per impedire che la barca sbatti sulla banchina, mentre Gabri e Sonia controllano i parabordi; al comandante Gianni e allo skipper Flavio l’arduo compito di completare la manovra mentre le onde rendono tutto più complicato e la tensione a bordo è quasi palpabile. Completate le manovre di attracco, mentre gli uomini terminano le operazioni (riporre o sistemare le cime di ormeggio, sistemare la passerella, riempire il serbatoio d’acqua, collegare la corrente elettrica), Sonia e Gabri preparano uno squisito pranzetto che consumiamo all’ombra del tendalino. Alle 15:30 usciamo dall’ Aci marina per visitare la bellissima cittadina situata su un istmo della costa meridionale. La parte antica è famosa per l’impianto urbanistico fatto di strette vie che mantengono lo stile veneziano con interessanti calli, scalinate, antichi palazzi con portali e finestre gotici veneziani. Di notevole importanza anche la cinta muraria del sec, XIII-XV che abbiamo già ammirato dal mare e che ora percorriamo a piedi tra vari torrioni. Passeggiamo entrando dalla Porta di terraferma (Kopnena Vrata) e ammiriamo i vari palazzi e chiese e le nostre signore non disdegnano uno sguardo molto interessato alle vetrine dei negozi e alle bancarelle in cerca di qualche souvenir da portare a casa. Più avanti troviamo la casa dove si dice sia nato Marco Polo e un’effige in ottone ne ricorda l’illustre abitante. Non si sa se questa sia una leggenda o se sia realmente nato qui: in ogni caso non si può metterlo in dubbio pubblicamente perché si rischia il linciaggio! Al rientro in marina ci dedichiamo alla pulizia esterna della barca e poi ci facciamo una meritata doccia. Alle 20 usciamo per cenare e decidiamo di fermarci al ristorante Millenium sul lungomare ma purtroppo dobbiamo attendere a lungo perché c’è moltissima gente. Nel frattempo ammiriamo un enorme yacht, battente bandiera delle isole Granadine, ormeggiato nel porticciolo. A bordo ufficiali e camerieri si fanno in quattro per allietare la vacanza di pochi facoltosi ospiti. Tornati al ristorante prendiamo antipasto di prosciutto dalmata (ormai è un classico), formaggio e un misto di spiedini raznjici e salsicciotti cevapcici. Alla fine proviamo anche la palacinka che è una crepes con marmellata. Dopo una breve passeggiata, prendiamo anche un gelato da passeggio e torniamo in barca dove ci beviamo qualcosa nel pozzetto, al chiaro di luna. Alle 23:45 andiamo a letto e ci addormentiamo cullati dalle onde.

Lunedì 9 Agosto Alle 7:30 ci svegliamo dopo una notte di rumori, cigolii e beccheggi. Dopo un veloce caffè alle 8:15 ripartiamo alla volta dell’isola di Hvar. Il cielo è un po’ velato e le previsioni meteo non sono delle migliori. Mentre navighiamo tranquillamente vediamo arrivare da poppa il mega yacht visto ieri sera. Nonostante la sua enorme mole viaggia veloce lasciandosi dietro delle onde. Al sopraggiungere della prima sobbalziamo divertiti come se fossimo sul tagadà, ma alla seconda, più alta, rischiamo di finire tutti in acqua e tra urla e schiamazzi ci ripariamo nel pozzetto. Intanto il cielo si rasserena e la navigazione procede tranquilla anche se il forte vento di prua fa increspare il mare. Arriviamo in prossimità di un isolotto con un faro e, superatolo, entriamo in prossimità dell’isola di Hvar. Pranziamo in navigazione con gli avanzi della cena di ieri e alle 14:30, dopo 34,4 miglia, arriviamo nella marina Aci Palmižana a sud ovest dell’isola di Hvar. Dopo un ormeggio, come sempre, ad alta tensione, ci riposiamo e poi andiamo nella spiaggia di scogli da dove dominiamo il viavai delle barche e facciamo l’ultimo bagno nelle acque fredde della Croazia. Prenotiamo la cena al ristorante della marina dove propongono l’agnello alla brace. Dopo una doccia ghiacciata ci prepariamo per la cena e ci dedichiamo chi alla lettura, chi ai massaggi, chi al pedicure. Consumiamo la cena seduti fuori dal locale con una bellissima vista sulla banchina dove fanno bella mostra di sé moltissime barche ormeggiate e tra queste la nostra certo non sfigura! L’agnello è squisito (“buono buono” come dice Sonia), il servizio molto buono e mangiamo con appetito mentre i musicanti girano per i tavoli e suonano delle musiche tipiche. Questa volta pago io la cena per contraccambiare quella offerta da Gianni e Sonia. Dopo cena passeggiamo un po’ fino alla pensione “Meneghello” che è menzionata nella rivista “In viaggio”. Martedì 10 Agosto Partiamo alle 7:30 con un cielo sereno e mare calmo e ne approfittiamo per fare l’inventario delle provviste che ancora abbiamo in cambusa e che lasceremo all’altra compagnia che proseguirà il viaggio. Navighiamo per 13 miglia fino a Starigrad, nella parte nord dell’isola di Hvar. Arriviamo nel porticciolo della vecchia cittadina alle 9:50 e, dopo l’ancoraggio, sbarchiamo in tender accompagnati da Flavio che poi rimane in barca per custodirla. Le stradine lastricate, i pescatori che sistemano le reti e le vecchie case ci fanno tornare indietro nel tempo e ammiriamo i bellissimi scorci dove la natura esalta i suoi colori intensi. Un semplice fico, un oleandro, delle buganvillee, il rosso dei mattoni, il bianco del marmo diventano i colori di una variopinta tavolozza. Girovagando acquistiamo frutta e cipolle, visto che quelle che erano in barca sono sparite chissà dove, tra l’incredulità di Flavio.

Alle 11:15 ripartiamo per l’isola di Brač, l’ultima che visiteremo in questo nostro viaggio.

Appena il vento ce lo consente mettiamo la barca nell’angolo morto (posizione delle vele perpendicolare al vento) e alziamo le vele mentre Gabri ci filma. Dopo aver sbloccato gli strozzascotte (sistema di bloccaggio delle scotte), manovriamo la barca cazzando la randa e lascando (rilasciare) l’amantiglio (cima che sostiene il boma) e, nella confusione della ripresa video, io sbaglio ad avvolgere la scotta (cima che serve a regolare le vele) del fiocco attorno al winch (piccolo argano per tesare le scotte). Sonia, che è al timone, fa una rapida virata di 180° e ci troviamo in un attimo con le vele al vento e il boma che sbatte pericolosamente, mentre lo skipper impreca per l’azzardata manovra.

Navighiamo a vele spiegate e in prossimità dell’isola di Brač ammainiamo le vele e ci avviciniamo lentamente a Milna dove arriviamo alle 14:10 dopo 15,2 miglia. Ormeggiati in marina pranziamo nel pozzetto sotto il tendalino che ci ripara dal sole cocente. Il menù prevede spaghetti di San Lorenzo (con acciughe, olive, capperi, grana, tonno e pomodori) e altre leccornie che ancora ci sono rimaste. Alle 18 usciamo a visitare il piccolo centro ma non troviamo niente di interessante eccetto qualche piccolo market e le vie lastricate. Io e Gabri camminiamo per una stradina in salita costeggiata da mura di sasso a secco. Tornati in marina ci facciamo una doccia e ceniamo nel pozzetto con la musica dal vivo che viene suonata nel ristorante della banchina. Durante la notte ci tiene invece compagnia un’assordante musica che proviene da un barcone discoteca e che non ci fa quasi chiudere occhio.

Mercoledì 11 Agosto Alle 7:15 salpiamo verso la nostra ultima meta e punto di arrivo del nostro viaggio. Il mare è calmo e il cielo è sereno e arriviamo a Trogir, dopo 17,4 miglia, alle 10:15. Dopo aver ormeggiato nella marina usciamo alle 10:40 per visitare la cittadina fondata dai greci nel 380 a.C. E circondata da mura. Visitiamo il Castel Camerlengo costruito dai veneziani nel 1420 e, noi uomini, saliamo sul camino di ronda da cui si domina tutta la cittadina. Passeggiamo tranquillamente ammirando i bei palazzi e le chiese romaniche mentre il gran caldo ci costringe a frequenti soste all’ombra. Torniamo in barca che boccheggiamo e cominciamo a preparare i bagagli per lo sbarco previsto per domani. Siamo, infatti, in attesa che arrivino dall’Italia gli amici che proseguiranno la navigazione fino a riportare la barca a Lignano e noi torneremo con le loro auto. Gianni prepara un buon risotto e ci gustiamo questo ultimo pranzo in barca con un antipasto di acciughe e un buon Muller Thurgau. Nel pomeriggio cominciano ad arrivare i nostri amici e noi scarichiamo i nostri bagagli per fare spazio ai loro. Dopo una doccia ci prepariamo per andare a cena, tutti assieme, dal “Barba”, appena fuori di Trogir, dove mangiamo del pesce, non molto buono. Concludiamo la serata degustando un gelato “al volo” nel lungomare di Trogir. Giovedì 12 Agosto Dopo l’ultima notte trascorsa cullati dalle onde, ci alziamo e portiamo nelle auto i nostri ultimi bagagli. Facciamo una veloce colazione nel bar delle marina e ci salutiamo con i nostri amici che riprenderanno la navigazione da dove noi l’abbiamo conclusa. Alle 8:30 partiamo in auto per ritornare a Lignano e poi a casa. Il viaggio di ritorno è lungo e il caldo torrido ci fa compagnia. Ci manca la dolce brezza che, in navigazione, mitigava e rendeva sopportabile e apprezzabile il caldo di agosto.

Passano molte ore, ci fermiamo a pranzare vicino a Fiume e in serata arriviamo a casa.

La vacanza è purtroppo finita ma ci resta il ricordo di un’esperienza nuova e unica per noi, amanti del mare ma inesperti di navigazione. In due settimane abbiamo potuto apprezzare l’avventura tra le isole croate navigando per 490 miglia (907 Km) di mare splendido in piacevole compagnia. Un grazie particolare a Sonia e Gianni che ci hanno gentilmente ospitato nella loro bellissima barca e un grazie anche a Flavio che, con molta pazienza, ci ha fatto conoscere ed apprezzare la vita di mare.

Paolo e Gabriella



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