Due settimane tra Luzon e Palawan

Alla scoperta di un paese ancora poco conosciuto del sudest asiatico, tra montagne, isole e squali balena
Scritto da: marinaio964
due settimane tra luzon e palawan
Partenza il: 01/04/2011
Ritorno il: 18/04/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Di nuovo in viaggio, e questa volta senza esserci stata troppo a pensare ho scelto le Filippine, così, all’improvviso, un posto che fino a pochi mesi fa non avevo nemmeno preso in considerazione. Il viaggio comincia nel migliore dei modi: nella tratta Roma-Dubai ci mettono in Business class (per me la prima esperienza) che scopro essere un altro mondo dalla turistica. Degli amici avevano fatto in modo di farci risultare come se fossimo in viaggio di nozze, così oltre all’upgrade ci hanno portato la torta! Sulla tratta da Dubai a Manila siamo comunque nei posti vicino le uscite di sicurezza, per cui viaggiamo comodamente, e altra torta con champagne!!

Domenica 3 aprile Siamo arrivati a Manila ieri in tarda serata, e dopo un buona dormita siamo pronti a cominciare questa nuova avventura. L’hotel è a due passi da Roxas boulevard, il lungomare di Manila, dove facciamo una lunga passeggiata osservando la vita che si svolge per strada: decine di ciclisti (stranamente il traffico è pressoché assente), corridori, persone che fanno massaggi, pescatori e famigliole che oziano lungo le panchine. Poi andiamo in cerca di un tatuatore che avevamo contattato tramite internet e dopo un paio di avanti e indietro con l’hotel -scoprendo nel frattempo che Manila si può benissimo girare in metro, evitando taxi e tutto il resto, funziona ottimamente e costa pochissimo- e un pranzo in un food corner, passiamo il resto del pomeriggio dal tatuatore, Marco ha deciso di farsi un nuovo tatuaggio. Per cena troviamo un ristorante vicino all’hotel, che non ci soddisfa affatto.

Lunedì 4 aprile Stasera partiremo per il nord di Luzon, ci aspetta un lungo viaggio notturno, così per non stancarci troppo….decidiamo di passare la giornata andando a vedere un vulcano a sud di Luzon!!!! Ora che troviamo il giusto terminal bus e il pullman, si è fatta tarda mattinata. Ci vogliono oltre due ore per arrivare al vulcano Taal, che ha la particolarità di essere al centro di un lago. Così quando arriviamo ci rendiamo conto che non abbiamo abbastanza tempo per traversare il lago in barca, salire sul cratere, tornare indietro e arrivare a Manila in tempo per lasciare l’hotel e prendere l’altro pullman. Guardiamo il vulcano dalla sponda del lago e torniamo indietro, fermandoci per un breve spuntino. Al rientro in città, recuperiamo i bagagli, ceniamo e in taxi raggiungiamo il bus terminal di Sampaloc. A Manila purtroppo non c’è un terminal centrale per i pullman, ma ce ne sono vari sparsi in diversi punti della città, bisogna quindi informarsi prima per sapere da dove parte la compagnia che si vuole prendere. Troviamo posto solo nel bus delle 23 e siamo costretti a passare il tempo dell’attesa seduti sulle panchine del terminal, in zona non ci sono bar né niente altro. Il passatempo è osservare le centinaia di persone che si affollano al terminal a qualsiasi ora. Nelle Filippine la stragrande maggioranza dei trasporti terrestri avviene a mezzo pullman.

Prime impressioni: sarà che abbiamo ancora in testa l’Indonesia, ma il primo impatto non è del tutto positivo. Si avverte come la mancanza di una tradizione culturale specifica, cosa invece riscontrata finora in tutti i paesi dell’Asia visitati. Ovunque a Manila è pieno di fast-food, mentre mancano i tipici chioschetti di strada dove in altri paesi si può mangiare buon cibo, così come i ristoranti di cucina locale. Sembra più un paese del “nuovo mondo”, il che è dovuto forse alla colonizzazione, spagnola prima e statunitense poi. In realtà, prima degli spagnoli le Filippine come paese unico non esistevano, era un insieme di isole ognuna con tradizioni, usanze e religioni proprie. La stessa Manila mi ricorda un po’, a prima impressione, Salvador de Bahia, piuttosto che una città asiatica. Sarà per il gran numero di bambini di strada, persone che dormono per strada, pali della luce con fili elettrici mischiati all’impossibile…. (in realtà Salvador è molto più bella, e lì ho visto molti meno mendicanti e bambini di strada che a Manila). Ma non intendo farmi influenzare dalla prima impressione.

Martedì 5 aprile Il viaggio in pullman dura circa 8 ore, all’alba siamo già nella zona della Cordillera; il paesaggio dei monti immersi tra le nebbie, attraverso gole e fiumi è bellissimo. Arriviamo a Banaue verso le sette. Trovata una guesthouse, ci riposiamo un po’ e poi ci facciamo portare con un tricycle a sostare nei vari view points dove ammirare il panorama delle risaie a terrazza di Banaue. I tricycle sono piccole moto a cui è attaccata una cabinetta che può portare una o due persone, più o meno l’equivalente dei moto-becak, tuc-tuc ecc, si trovano in tutta l’Asia con nomi diversi. La Cordillera è una zona montuosa nel nord dell’Isola di Luzon. La caratteristica di questa zona sono le risaie a terrazza situate tra le montagne intorno alla cittadina di Banaue e località limitrofe. Le terrazze furono create dalla popolazione degli Ifugao circa 2000 anni fa, e sono ora patrimonio dell’UNESCO. La zona è un susseguirsi di vedute spettacolari, un paesaggio verde veramente straordinario. Nel pomeriggio andiamo a fare, da soli, un piccolo trekking nei villaggi vicini Tam-an e Poitan, camminando tra i bordi delle terrazze e canali di irrigazione. Piove ma la passeggiata è molto piacevole, finché in un punto in discesa fangoso, prima di arrivare a Poitan, succede la prima piccola disavventura del viaggio: mi cade la reflex nel fango! Con un guizzo del braccio la risollevo, e in bilico cerco di pulirla sommariamente con le mani che, un po’ per lo spavento e un po’ per la stanchezza, mi tremano. Per fortuna non ci sono stati danni. Superata Poitan riprendiamo la strada di ritorno verso Banaue. Al rientro ci facciamo fare un massaggio in camera. La sera a cena ci rendiamo conto che fa decisamente freddino, dormiremo con due coperte.

Mercoledì 6 aprile Al mattino ci spostiamo in un’altra guesthouse e poi contattiamo una guida per farci portare a Batad, paese a circa 20km di distanza. Per il trekking a Batad l’ufficio turistico locale di Banaue dice che è obbligatorio prendere una guida, noi tornando indietro abbiamo pensato che forse lo si può fare anche da soli, ma non ne sono certa. In ogni caso avere una guida è utile sia perché alcuni sentieri non sono facili da trovare, sia perché può dare informazioni utili sulla zona. In circa un’ora di tricycle su una strada quasi del tutto sterrata e fangosa si raggiunge il punto da cui partire per il trekking. Camminando per un paio d’ore tra salite e discese si raggiunge Batad. E’ un piccolo villaggio con case quasi tutte di legno e paglia, un ristorante e un paio di guesthouses, utilizzate da quei viaggiatori che vogliono stare veramente isolati da tutto il resto (già la “turistica” Banaue non è affatto turistica, a dirla tutta). Le risaie a terrazza qui sono veramente spettacolari, meglio di quelle di Banaue a mio parere perché formano una sorta di anfiteatro. Sia queste che quelle di Banaue, in questo periodo dell’anno, dovrebbero essere già tutte piantate e quindi verdi, ma quest’anno ha piovuto parecchio e quindi nella maggior parte delle terrazze il riso deve ancora crescere. Continuiamo il trekking camminando sui bordi delle terrazze e poi superando un’altra montagna per raggiungere alla fine, dopo un’altra ora, la cascata Tappia, in una gola nel bel mezzo di niente. E’ molto bella e forma un piccolo lago alla base. L’acqua è fredda ma Marco decide di farsi il bagno. Sostiamo poco perché dobbiamo tornare alla base prima che faccia buio. Ripercorriamo tutta la strada a ritroso e alla fine dell’ultima salita confesso che ero veramente distrutta. La sera a cena mi sento praticamente in trance. Però è stata una bellissima giornata. Il clima qui nella Cordillera è quello di montagna tropicale, freddino la sera, mite di giorno, molto umido, piovoso e nebbioso.

Giovedì 7 aprile Questa mattina decidiamo di fare un’altra escursione, alle risaie di Hapao e le vicine sorgenti calde. Andiamo prima ad acquistare i biglietti del pullman per la sera stessa, poi col tricycle andiamo ad Hapao. Anche stavolta la strada è sterrata e fangosa; non ci sono mai stata, ma avendo visto molti video, questa zona mi ricorda molto il paesaggio montano del Centroamerica. Hapao è un altro paesino, ancor meno frequentato dai viaggiatori, pochi si spingono fin qui. Essendo più basso degli altri, circa 600mt s.l.m. Qui ha piovuto meno e le risaie sono già tutte un tripudio di verde. Meno scenografiche forse, ma attraversandole si prova un senso di pace pazzesco. Ci facciamo lasciare lungo la strada e ci incamminiamo a piedi lungo i bordi delle terrazze, per raggiungere le sorgenti calde. La passeggiata qui è decisamente meno faticosa e ci vogliono circa ¾ d’ora per arrivare. Le hot springs consistono di una pozza di 3 metri di diametro, frequentata dai locali. Ci immergiamo nell’acqua calda anche noi e, in questo posto sperduto, incontriamo la prima italiana (per metà) del viaggio, col suo compagno spagnolo. Stiamo quasi due ore a mollo a chiacchierare con loro, che ci danno anche qualche dritta su Palawan, nostra probabile prossima destinazione. Al rientro a Banaue ci rilassiamo un po’ in albergo e ceniamo presto perché il pullman per Manila parte alle sette e mezza.

Venerdì 8 aprile Tra una sosta e l’altra arriviamo a Manila verso le cinque di mattina, è ancora buio ma il traffico è già impazzito. Scendiamo al terminal Cubao, più lontano dal centro ma più vicino all’aeroporto. Dopo aver evitato una serie di tassisti marpioni ne prendiamo uno, rigorosamente col tassametro, che ci porta al terminal dei voli nazionali. Troviamo i biglietti per il volo per Legaspi delle 11, così ci aspettano lunghe ore da passare sulle panchine fuori dell’aeroporto. Questi sono i tempi morti di cui farei volentieri a meno. Il volo per Legaspi dura un’ora, dall’aeroporto prendiamo un tricycle che ci porta al terminal bus dove aspettiamo che si riempia uno dei numerosi minivan che durante il giorno arrivano a Donsol. Dalla sera alla mattina siamo passati dalle montagne del nord all’estremo sudest di Luzon. Qui il clima è decisamente tropicale, caldo e soleggiato ma non particolarmente umido, un piacere! Un’altra ora abbondante e siamo a Donsol, dove ci aspetta uno degli highlights di questo viaggio. Riusciamo a trovare posto in una homestay in paese e ci dirigiamo direttamente a registrarci al centro visite. Donsol era fino a qualche anno fa un semplice e tranquillo borgo di pescatori. Poi si sono resi conto che ogni anno, soprattutto nel periodo tra marzo e maggio, l’acqua ricchissima di plancton richiama qui un gran numero di squali-balena, dicono il maggior numero al mondo, e questo ha fatto si che il paese cominciasse ad essere frequentato da visitatori filippini e stranieri. Un centro visite gestisce e organizza le escursioni in barca per andare a nuotare con questi enormi pesci, che qui chiamano butanding, in maniera comunque molto regolamentata, in difesa e protezione di questi animali. E naturalmente anche noi siamo qui per nuotare con gli squali balena! Tra il paese e il centro visite, vicino alla spiaggia, ci sono 10min di tricycle. Sia in paese che sulla spiaggia ci sono guesthouses e qualche posto per mangiare. Si può quindi scegliere di dormire in un posto o nell’altro. Noi abbiamo scelto il paese. Una volta registrati al centro visite, troviamo tre ragazzi con cui dividere l’affitto per la barca dell’escursione, che è prevista per domani mattina. Facciamo una bella passeggiata sulla spiaggia e ci fermiamo nel bar di una guesthouse a prendere una birra mentre ci gustiamo il tramonto sul mare. Tornati in paese troviamo un ristorante per la cena, credo l’unico del paese, comunque si mangia molto bene.

Sabato 9 aprile Il butanding-day è arrivato! Dopo colazione prepariamo le nostre cose e andiamo al centro visite, dove gli altri già ci aspettano. Partiamo verso le 10.30, sulla barca oltre noi ci sono due piloti, un “avvistatore” e una specie di istruttore che viene in acqua con noi quando avvistiamo gli squali. Funziona così: si naviga per la baia cercando di avvistare lo squalo, si aspetta seduti sul bordo della barca con pinne e maschera e quando lo si avvista ci si butta in acqua e si segue l’istruttore che indica dove guardare e nuotare. Al primo avvistamento rimango un po’ delusa, ci sono troppe barche intorno ad un solo pesce, con un gruppo di oche giapponesi scalmanate che tentano di nuotare col salvagente, io lo squalo non riesco nemmeno a vederlo e l’istruttore ci fa segno di risalire sulla barca perché così non si può (non sarebbe permesso essere troppe barche per un pesce). Al che mi viene il dubbio che la cosa non sia poi così regolamentata, piuttosto invece troppo turistica….invece… Nel frattempo navighiamo avanti e indietro circa un’ora senza avvistare nessuno squalo, finché… Eccone un altro! E questa volta ci siamo solo noi. Ci buttiamo in acqua e tutti cominciano a nuotare, io ancora non riesco a vederlo, l’acqua è molto scura e oltretutto è nuvoloso. Finché l’istruttore non mi indica di guardare in basso, e a circa un metro sotto di me, scorgo la sagoma di…di….un sommergibile! E’ impressionante, immenso, ne scorgo solo una parte, gli sono proprio sopra e se allungassi un braccio potrei toccarlo. Presa dall’emozione resto quasi senza fiato, poi mi metto di lato e comincio a nuotargli accanto, che esperienza! Peccato che dopo poco si immerge nell’acqua profonda, ma è stato bellissimo. Proseguiamo la navigazione e ne vediamo un terzo, e stavolta è ancora più bello perché non si immerge subito, e riesco a nuotargli vicino per una decina di minuti, sono accanto alla testa, poi rallento un po’ e mi trovo vicinissima alla pinna dorsale, poi riavanzo verso la testa. Sono abbastanza veloci quindi bisogna spingere parecchio di braccia e gambe per non perderli. Nel frattempo Marco con la fotocamera subacquea sta facendo il video, e qui succede la seconda disavventura: io risalgo sulla barca, lui è ancora dentro, e quando fa per risalire si accorge che la custodia subacquea si è aperta….e la fotocamera scivolata in acqua!! La sua espressione di delusione non si può descrivere. Questa cosa mi lascia un po’ amareggiata, ma non tanto per questo quanto per un po’ di stanchezza e di freddo, al quarto avvistamento decido di non entrare in acqua, loro invece vanno e nuotano con un altro di questi pesci. Al quinto avvistamento, sto quasi per desistere ma decido di rituffarmi, forse è l’ultima occasione, e così nuoto ancora per qualche minuto accanto a questa enorme creatura del mare. Dopodichè rientriamo, l’escursione dura tre ore. Posso dire che rientriamo soddisfattissimi, siamo stati fortunati, ed è stata un’esperienza emozionante, unica ed incredibile, che spero di ripetere ancora. Nel pomeriggio si mette a piovere, ne approfittiamo così per cercare su internet i voli per Palawan o Cebu, non abbiamo ancora deciso. Dobbiamo anche trovare posto nei pullman per Manila di domani sera, sarà domenica ed è probabile che siano parecchio pieni. Provo invano a chiamare qualche compagnia di autobus, alla fine comunque facciamo i biglietti per Puerto Princesa, Palawan, per lunedì mattina. Cena allo stesso ristorante di ieri e a dormire presto. E’ uno dei record di questo viaggio: abbiamo cenato e siamo andati a dormire più presto che in qualsiasi altro viaggio, senza peraltro aver fatto alzatacce, è proprio la stanchezza.

Domenica 10 aprile Dopo colazione decidiamo di andare a Legaspi per fare direttamente il biglietto del pullman sul posto. Ne approfittiamo per visitare la chiesa di Daraga, una delle poche di epoca coloniale rimasta ancora intatta, tutta dipinta di bianco tranne il campanile, in pietra vulcanica nera. Molto carina, inoltre si trova su una collina che domina il panorama circostante e da cui si ha una splendida vista del vulcano Mayon, vicinissimo, che viene chiamato il “vulcano perfetto” per via della sua forma perfettamente conica. Torniamo a Donsol e abbiamo giusto il tempo di fare i bagagli ed andare a pranzo, per poi riprendere una jeepney diretta di nuovo a Legaspi, dove abbiamo il pullman per Manila alle 18. Facciamo tutto un po’ di corsa, una giornata veramente trafelata, e riusciamo ad arrivare di poco in tempo per il pullman. Stavolta le ore di viaggio sono 10, durante il percorso ci fermiamo a cena in un posto improbabile, solo chi ha viaggiato in autobus nel sudest asiatico può capire di che genere di posti si tratta.

Lunedì 11 aprile Facciamo varie altre soste e arriviamo a Manila di nuovo alle cinque di mattina, di nuovo a Cubao e di nuovo dobbiamo evitare i marpio-taxi e cercarne uno onesto per l’aeroporto. Stavolta il volo è alle sette e non possiamo correre rischi. Arrivati a Puerto Pincesa, principale città e snodo dell’isola di Palawan, ci facciamo portare in una guesthouse che ci avevano indicato gli spagnoli. Lasciamo i bagagli e ci dirigiamo subito ad Honda Bay, distante circa 15km, dove vorremmo prendere una barca per fare il giro delle isole di fronte. Ma è tardi e le barche sono già uscite, a meno che non ne affittiamo una solo per noi ad un prezzo però molto alto. Preferiamo tornare in città e dopo un caffé ed aver trovato un motorino a noleggio per i prossimi giorni, decidiamo di trascorrere il resto del pomeriggio in completo relax, abbiamo bisogno veramente di riposo, e la stanza è carina e confortevole. Nel pomeriggio decido di andare a farmi un massaggio, chiedo informazioni alla gh e mi indirizzano al centro VIBES, che scopro essere l’organizzazione dei massaggiatori ciechi. Il posto dove operano è veramente piccolo e ultra basico, ma la signora che mi fa il massaggio è bravissima, anche se mi lascia un po’ dolorante. Consiglio di rivolgersi a questi centri che servono ad aiutare persone con difficoltà. La sera ceniamo in un ristorante consigliato su altri diari di viaggio e sulla LP, Kalui, molto bello e dove si mangia benissimo.

Palawan: “è un’isola ed una provincia delle Filippine. Il capoluogo della provincia è la città di Puerto Princesa. È la più grande provincia filippina e si estende da nord-est a sud-ovest tra Mindoro e il Borneo compresa tra il Mar Cinese Meridionale a nord e il Mare di Sulu a sud. È un coacervo di differenti gruppi culturali ed etnici ed ha un immenso patrimonio naturalistico che è anche la base della sua sussistenza, sempre più legata al turismo. L’isola di Palawan, chiamata Pulaoan da Magellano, che la raggiunse nel 1521, è di gran lunga la più estesa delle isole che compongono la provincia omonima con i suoi 11.785 km² distribuiti su una lunghezza di 434 km e una larghezza variabile che non supera i 39 km. Oltre alle centinaia di chilometri di spiagge, equamente divise tra il lato nord-occidentale sul Mar Cinese Meridionale e il lato sud-orientale rivolto sul Mare di Sulu, c’è un interno caratterizzato da un paesaggio collinare e montuoso, con rilievi anche importanti tra i quali spicca a sud il monte Mantalingajan (2.085 m s.l.m.). Palawan, inoltre, è sede di ben due siti dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per il loro valore naturalistico: il parco marino del Tubbataha Reef con i suoi atolli corallini, e il Parco nazionale del fiume sotterraneo Puerto-Princesa. La ricchezza naturalistica e paesaggistica è tale da poter permettere a Palawan di poter vivere dello sfruttamento delle risorse turistiche. In parte però questo territorio deve superare una sorta di isolamento storico che tuttora non gli permette uno sviluppo adeguato, in parte il grande patrimonio di cui dispone è prezioso quanto fragile e necessita di una particolare salvaguardia e quindi di sostegni economici. Per questi motivi sono allo studio forme di ecoturismo che permettano lo sviluppo del settore e al tempo stesso assicurino il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente.” (fonte: Wikipedia)

Martedì 12 aprile Lasciati i bagagli grandi alla gh, vorremmo partire di buon’ora, ma abbiamo grosse difficoltà a trovare un ATM che ci permetta di prelevare, lo troviamo dopo averne provati una decina e nel frattempo si è fatta tarda mattinata. Partiamo comunque in direzione Sabang, a NO di Puerto. La strada statale che va verso nord è buona, ma veniamo colpiti da un improvviso acquazzone e siamo costretti a rallentare e ripararci un po’. Dopo la deviazione per Sabang la strada in parte è sterrata (la stanno asfaltando) ma è comunque percorribile agevolmente. Il paesaggio che attraversiamo è straordinario, ovunque jungla fitta che si apre su improvvise radure con risaie, e speroni di roccia bianca che si innalzano per decine di metri. E’ tutto molto selvaggio, in quest’isola la natura è ancora quasi incontaminata, come si trova in pochi altri posto al mondo. Raggiungiamo Sabang dopo circa due ore e mezzo, troviamo uno splendido cottage in legno nel mezzo di un palmeto a due passi dal mare, e dopo esserci sistemati usciamo per andare a fare il trekking nella jungla. Sabang è conosciuta in particolare perché nei pressi si trova uno dei fiumi sotterranei più lunghi del mondo, che si può visitare in barca ma non viene percorso per tutta la sua lunghezza. E’ la principale attrazione di questo posto, ciò nonostante non siamo qui per questo quanto piuttosto per il sentiero nella jungla che arriva all’entrata nel fiume. Abbiamo deciso di non visitarlo un po’ perché non sono una grande appassionata di grotte e simili, e un po’ perché si è fatto tardi. Ma gli spagnoli ci avevano consigliato il trekking dicendoci che la jungla qui è veramente selvaggia e allo stato primitivo. Andiamo a registrarci al centro visite e dopo qualche insistenza ci permettono di incamminarci per il trekking. Il loro motivo è che si sta facendo tardi, ma in realtà si può partire per i trekking fino alle 15, e sono solo le 14.20! Il percorso è veramente bello. All’inizio si attraversa un piccolo fiume in barca, dove avendo tempo c’è la possibilità di fare l’escursione alle mangrovie. Noi invece proseguiamo il cammino. Ogni tanto nella giungla incontriamo rocce che si innalzano all’improvviso con liane lunghe decine di metri che scendono fino a terra, è un susseguirsi di arrampicate e discese e pur essendo il percorso poco più di 5km, ci mettiamo circa 2h15, arrivando all’entrata del fiume stanchi morti. Andiamo a vedere l’entrata e poi troviamo una barca da dividere con gli ultimi visitatori del fiume per ritornare via mare a Sabang (circa 20min.). Si può anche fare il contrario, arrivare via mare all’entrata del fiume e tornare via terra. Ci sono due sentieri, il jungle trail e il monkey trail, noi abbiamo scelto il primo. Tornati a Sabang ci facciamo un bagno a mare e andiamo a cena in un ristorante sulla spiaggia, buono. Sabang è frequentata principalmente dai turisti destinati al fiume sotterraneo, di conseguenza pochissimi sono quelli che vi restano a dormire, invece è uno di quei posti che meriterebbe almeno un’altra giornata se non due, per godere del relax totale che offre questa spiaggia.

Mercoledì 13 aprile Il cottage alle finestre non ha vetri, ma solo zanzariere, così poco prima dell’alba vengo svegliata da un suono bellissimo, è il fruscio del vento tra le palme, apro gli occhi e in direzione del mare vedo tutto rosso. Esco armata di fotocamera e riesco ad immortalare un’alba straordinaria. Poi torno a dormire. Oggi ci aspetta una lunga traversata in motorino fino a El Nido, nel nord dell’isola, sono circa 270km sotto il sole equatoriale e non conosciamo le condizioni della strada. Facciamo soste per il rifornimento, un breve pranzo a Roxas e l’ultima sosta a Taytay. Siamo un po’ stanchi, gli zaini anche se piccoli comunque dopo un po’ pesano e la velocità non è mai più di 60km/h. La strada fino a Taytay è in ottime condizioni. A Taytay dopo un caffé stiamo per ripartire quando si ferma un minivan diretto a El Nido, mancano ancora 65km e per curiosità chiedo il prezzo, così all’improvviso decido di abbandonare Marco e fare quest’ultimo tragitto più comoda, portandomi dietro entrambi i bagagli. Non so quale istinto mi ha guidato, fatto sta che appena lasciata la rotatoria di Taytay la strada diventa sterrata, polverosissima e per niente facile da percorrere. Penso alle maledizioni che mi starà lanciando Marco per averlo lasciato solo, e allo stesso tempo mi rendo conto che è molto meglio così, in due sarebbe stata veramente difficile e non è escluso che saremmo caduti, io dietro al motorino sono un po’ zavorra. La stessa cosa infatti pensa lui nel suo viaggio solitario. Arrivata a El Nido dopo circa 1h15, lo aspetto quasi un’ora alla fermata dei bus, e quando sto cominciando a preoccuparmi sbuca lui che invece già da un po’ mi aspettava sulla strada principale del paese. E’ completamente impolverato poverino, ma ci facciamo qualche risata e andiamo in cerca di un posto per dormire. Quelli lungo la spiaggia sono tutti pieni ma ne troviamo uno più interno nuovissimo e carino. Passeggiamo un po’ lungo la spiaggia e ci informiamo per le escursioni dei giorni seguenti poi troviamo un ristorante carino e buono con ottima scelta musicale, di proprietà di un anziano francese. El Nido in sé per sé è un semplice paesino di mare situato su una bella baia con un’isola di fronte, turistico per quanto lo possano essere le Filippine, con una spiaggetta e alcuni servizi. La corrente elettrica viene erogata solo per alcune ore al giorno, in genere tra le 18 e le 22, tranne nei posti che hanno un generatore proprio. Il must di questa zona è andare a fare le escursioni in barca –island hopping tours- tra le isole dell’arcipelago di Bacuit, che si trova di fronte. Le escursioni principali sono tre, A B e C, più qualcun’altra di minore rilevanza. A El Nido non ci sono ATM, e avendo avuto difficoltà col prelievo a Puerto non abbiamo abbastanza contante per poterle fare tutte e tre, decidiamo di optare per almeno una così ci viene suggerito di fare il Tour A, a detta di tutti il più bello.

Giovedì 14 aprile Alle 9 ci si vede in spiaggia e si parte per le escursioni, con noi c’è una coppia di francesi e fratello e sorella filippini provenienti però dagli USA. L’escursione consiste nel girare da una spiaggetta all’altra delle varie isole, le tappe durante la giornata sono 5. La prima sosta è a Small lagoon, su Miniloc Island: ci sono varie barche su una piccola baia dove l’acqua ha colori stupendi, facciamo un po’ di snorkeling e nuotate prima di scoprire che dietro una roccia si apre la vera e propria “small lagoon”, una specie di lago marino contornato da rocce a picco nere, una meraviglia! Il paesaggio di queste isole è un continuo alternarsi di roccia nerissima, sembra carbone, e acqua cristallina in tutte le sfumature del verde e dell’azzurro, con spiaggette di sabbia candida. La seconda tappa è alla Big lagoon, sempre su Miniloc island, un’insenatura profonda che sembra quasi un fiordo dove i colori dell’acqua sono veramente incredibili, siamo a bocca aperta, non avevo mai visto paesaggi marini così belli. La sosta pranzo è a Secret lagoon, una bella spiaggetta con un’altra piccola insenatura a cui si accede attraverso un buco nella roccia. L’equipaggio intanto prepara il pranzo, che consumiamo sulla spiaggia, composto da pesce, seppie e maiale tutto alla brace più verdure varie e frutta, una delizia. La quarta sosta è nei pressi della spiaggia di Simizu island, dove si fa snorkeling, e l’ultima dove ci si rilassa un po’ prima del rientro, a 7 commandos beach, che è sulla terraferma ma raggiungibile sono in barca. Si rientra in paese verso le cinque, e devo dire che è stata una giornata bellissima e appagante.

Venerdì 15 aprile Fatti due conti abbiamo deciso di fare un’altra escursione, scegliamo il Tour C, considerato il secondo in termini di bellezza. Questo tour si svolge tra le isole di Matinloc e Tapiutan, la prima sosta è a Hidden beach, una spiaggetta nascosta tra le rocce di una bellezza incredibile, facciamo un po’ di snorkeling e partiamo per la seconda tappa: Star beach a Tapiutan island. Anche questa è molto bella ma soprattutto c’è una stupenda barriera corallina che corre lungo tutta la spiaggia, così mentre aspettiamo il pranzo facciamo un bellissimo snorkeling di quasi due ore! Pranzo anche qui in spiaggia e si parte per la terza tappa: Secret beach (si, hanno quasi tutte gli stessi nomi), una minuscola insenatura accessibile solo passando a nuoto sotto le rocce, solo con bassa marea, molto carina ma è soprattutto il mare all’esterno che è spettacolare qui, profondo e con incredibili sfumature di verde. La quarta sosta è a Tapiutan island, in un posto dove c’è una sorta di chiesa (l’isola venne anni fa consacrata in quanto ha la forma di un cuore e c’è una specie di santuario dove una volta l’anno si celebrano delle funzioni, richiamando fedeli da tutto l’arcipelago). Tra le rocce sono stati costruiti dei gradini per arrampicarsi nella parte alta della scogliera, da dove si vede un panorama dello stretto di Tapiutan a dir poco straordinario, soprattutto se come noi si ha la fortuna di trovare una bella giornata e andarci con la giusta angolazione del sole. Onestamente posso dire che per me questa escursione è allo stesso livello della prima, se non migliore. Sono sopraffatta da tanta bellezza. L’ultima tappa è a Helicopter island, su una bella spiaggia che dopo aver visto le altre quasi sfigura. Tornati in paese decidiamo di fare una passeggiata in motorino fino al punto panoramico di Corong Corong, la baia vicina a El Nido, per vedere il tramonto. Dopo quest’altro ulteriore meraviglioso spettacolo della natura possiamo concludere la serata con una buna cena.

Sabato 16 aprile Oggi niente escursione in barca, al mattino andiamo a prenotare il biglietto del minivan di domani per Puerto Princesa, abbiamo deciso che io vado col minivan e Marco se la fa da solo in motorino, per lui il viaggio sarà meno pesante. Dopo aver chiesto informazioni in paese andiamo a vedere una spiaggia che si trova circa 20km a nord di El Nido, vicino a Pasadena, la strada è sterrata per circa la metà e passa in un bellissimo paesaggio di foresta e risaie, e quando arriviamo, attraversando un paese di pescatori, ci troviamo su una lunghissima striscia di sabbia bianca deserta con un mare di una limpidezza incredibile, la classica spiaggia da cartolina. Restiamo un paio d’ore perché il sole è implacabile, poi ce ne torniamo in paese dove passeggiamo ancora lungo la battigia e andiamo a vedere il tramonto da un bar all’estremità della spiaggia di El Nido. Prima di cena cominciamo a fare i bagagli,domani si rientra…

Domenica 17 aprile Pronti a partire di buon mattino, il minivan è alle 7.30, Marco mi lascia lì e parte. Facciamo una prima sosta a Roxas dove con Marco ci rincontriamo, poi entrambi proseguiamo ognuno col suo mezzo. Ad un certo punto il minivan sembra avere qualche problema, e dopo un po’ siamo costretti a fermarci, c’è fumo da una ruota, o è il semiasse, non so, fatto sta che siamo costretti a scendere, fortuna che dopo un po’ passa un altro minivan che seppur pieno riesce a caricare 4 o 5 di noi. Superato il contrattempo riesco ad arrivare a Puerto comunque ad un orario decente, mi lascia al terminal bus dove con gli ultimi spicci prendo una jeepney fino in centro, e mi avvio a piedi verso la guesthouse. Incontro Marco che nel frattempo è già arrivato da un po’, torniamo alla gh dove avevamo lasciato i bagagli, pranziamo e cerchiamo di ingannare le ore che mancano al volo tra un giretto in motorino e un caffé. Alle sei abbiamo il volo per tornare a Manila, dove ci attendono altre ore di attesa prima del volo di ritorno, che è poco dopo mezzanotte. Così si conclude quest’altra piccola avventura.

Conclusioni: le Filippine sono un arcipelago di oltre 7000 isole, di cui molte disabitate. In due settimane pur basando il nostro itinerario su tre punti principali, abbiamo macinato molti chilometri, abbiamo preso ogni possibile mezzo di trasporto a disposizione e ci siamo anche tanto stancati, ma ne è valsa la pena. Passata l’iniziale perplessità, si è rivelato un bellissimo paese con una popolazione molto cordiale e disponibile. Dal punto di vista naturalistico ci sono posti ancora veramente selvaggi e bellissimi paesaggi. Resta l’impressione sulla mancanza di una base culturale storica nazionale. E’ l’unico paese del SE asiatico di religione cattolica. Ci sono comunque alcune isole con una loro cultura specifica, come Mindanao o Siquijor, eventuali motivi per tornarci. Per il resto, è un paese che offre moltissimo per tutti i tipi di viaggiatori, possibilità di fare trekking nella giungla, in montagna e sui vulcani, snorkeling, immersioni, surf, e anche alcune isole basate sul classico turismo di mare-relax come Boracay, la più dotata di infrastrutture come resorts, ristoranti sulla spiaggia e vita notturna. E’ ancora poco frequentata dal turismo internazionale, non essendo ancora completamente entrata a far parte del classico circuito turistico-backpacker del SE asiatico. I viaggiatori occidentali che abbiamo incontrato erano per un buon 70% francesi, il resto diviso tra scandinavi, tedeschi, inglesi e canadesi.

Sul mio sito il racconto con le foto: http://www.cipiaceviaggiare.it/filippine2011.htm

Alessandra

DETTAGLI VIAGGIO

Visto: rilasciato gratuitamente all’arrivo, della durata di 21 giorni. L’estensione in caso di soggiorni più lunghi (più di 21 ma meno di 59 giorni), si può richiedere già al momento dell’arrivo in aeroporto; altrimenti ci si dovrà recare prima del 21° giorno al Bureau of Immigration (Magallanes Drive, Intramuros, Manila). In entrambi i casi l’estensione ha un costo di circa 60 dollari USA. All’uscita dal paese si paga una tassa di 750 pesos.

Valuta: Peso filippino, 100 pesos sono circa 1,62 euro. Stavolta abbiamo preferito portarci gli euro in contanti, sapendo che ci sono spesso difficoltà con gli atm filippini. Tra l’altro le banche filippine prendono un commissione di 200p sui prelievi (da aggiungere a quelle della propria banca in Italia). Uffici cambio si trovano un po’ dappertutto. Per gli acquisti, contrattare sempre!

Escursioni: Trekking alle risaie di Batad + cascata Tappia: in due 700p per il tricycle + 1200 per la guida, 6hr circa. Visita alle risaie di Hapao: 700p per il tricycle (sempre in due). Tariffe stabilite dall’ufficio turismo di Banaue.

Escursione per nuotare con gli squali balena a Donsol: 300p a persona la registrazione al centro visite. L’affitto della barca costa 3500p da dividere al massimo in sei persone. Partono 2/3 gite al giorno, alle 7.30, alle 10.30 e a volte alle 14. Se possibile, andare il giorno prima a registrarsi e prenotare la barca, in genere si trovano facilmente altre persone con cui dividere. Il periodo migliore per gli avvistamenti va da marzo a maggio. Il noleggio delle pinne costa 150p a persona, altrettanto la maschera. L’uscita in mare dura tre ore.

Trekking nella jungla a Sabang-Palawan: bisogna necessariamente registrarsi al centro visite del Subterranean River NP. Se si va per vedere i fiume, il costo è 200p a testa (inclusa la barca che porta sotto le grotte). Per il solo trekking il costo è 75p a testa. Conservate il tagliando perché bisogna mostrarlo alle stazioni dei rangers che si incontrano lungo la strada. Per arrivare e tornare in barca il costo è 700p a barca a/r, o 600 solo ritorno. Si può dividere con altre persone (credo max 6). Noi abbiamo speso 300p in due per il solo ritorno. Il trekking si fa tranquillamente senza guida, il percorso è ben segnalato.

Tour delle isole a El Nido (http://www.elnidoboutiqueandartcafe.com/island.html per info):

TOUR A Php 700.00/person * Small lagoon* Big lagoon* secret lagoon* Simizu island* 7 Commandos beach TOUR B PhP 800.00/person * Pangalusian island * Snake Island * Codugnon Cave * Cathedral Cave * Pinagbuyutan Island TOUR C PhP 900.00/person * Secret Beach * Hidden Beach * Star Beach * Matinloc Shrine * Helicopter island Ci sono anche un tour D e uno di mezza giornata. Tutte le agenzie hanno gli stessi tour agli stessi prezzi, noi abbiamo fatto il tour A e il tour C tramite la gh, con Islanan Tour. I prezzi comprendono il pranzo cucinato in spiaggia, si parte verso le 9 e si rientra verso le 17.

Noleggio motorino: a Palawan abbiamo speso 2200p per 6 giorni di noleggio, motorino honda 125. La benzina costa una media di 60p al litro. E’ valida la patente italiana.

Trasporti: Taxi: insistete per i taxi-meter a Manila: taxi aerop/città zona Ermita, notturno 435p taxi terminal Cubao/aerop. Nazionali tra i 200 e i 300p metropolitana: dai 12 ai 15p a corsa. Pullman “Florida Bus” Manila/Banaue 500p p/p, terminal Sampaloc, ore 21.10 e 22.45 (8 ore circa). Al ritorno parte alle 19.30 da Banaue, se dovete andare in aeroporto scendete al terminal Cubao. Ci sono un altro paio di compagnie che servono la tratta.

Tricycle dall’aerporto di Legaspi al terminal bus 50p in due (tariffa fissa); minivan da Legaspi a Donsol 75p p/p (circa 1h10) Tricycle Donsol paese/spiaggia 20p a persona, fisso anche questo. Pullman “Penafrancia” Legaspi-Manila 800p p/p (circa 10 ore), partenze tra le 17 e le 19 –ci sono varie compagnie-, scesi a Cubao.

Tricycle dall’aeroporto di Puerto princesa al centro 50p in due Minivan Taytay-El Nido 200p Minivan El Nido-Puerto Princesa 600p partenze alle 7 e alle 9, 5/6 ore.

Telefono e internet: abbiamo acquistato una scheda SIM della Globe con cui si chiama in Italia a pochissimo. La maggior parte degli alberghi e molti ristoranti hanno il servizio wi-fi gratuito, quindi avendo il portatile molto spesso abbiamo chiamato tramite Skype.

Fuso orario: +7 rispetto all’Italia (+6 con ora legale)

Cucina: meno saporita delle altre cucine asiatiche, principalmente pollo maiale carne e pesce, cotti in vari modi e accompagnati da riso e, a volte, verdure. Sia a Donsol che a Palawan abbiamo mangiato bene, a volte molto bene. C’è abbondanza di mango, che io adoro, ma il frullato lo fanno quasi sempre con latte e ghiaccio, per cui se non vi piace specificate.. La birra locale più diffusa è la San Miguel, molto buona, bottiglie piccole tra i 40 e i 60p Il caffé è praticamente imbevibile (quasi sempre nescafè). A chi piace, a Manila ci sono vari Starbucks, io ci sono andata una volta e l’ho buttato…. Per un pasto completo per due persone, comprese bevande, abbiamo sempre speso in media 400/500p.

Ristoranti da segnalare: – a Donsol: Giddy’s place, molto buono, ha anche il wi-fi, fa parte dell’omonimo hotel. Si trova in paese. Tra quelli sulla spiaggia un francese ci ha consigliato il ristorante dell’Amor Farm beach resort, ma non ci siamo andati. – a Puerto Princesa: KaLui, ottima cucina e splendida ambientazione, è consigliabile prenotare (noi comunque siamo andati senza prenotazione). – a El Nido: Squido’s, di proprietà di un anziano francese. Cucina buona, prezzi bassi, ottima scelta musicale. Balikaw, buono ed economico.

Alloggi: – a Manila: Casa Bocobo, zona Ermita, prenotato per la prima notte tramite Expedia insieme al volo, ci siamo poi rimasti una seconda notte. Carino, pulito e ben organizzato, colazione inclusa, free wi-fi anche in camera. 2000p a notte per la doppia (il più caro in cui abbiamo dormito). – a Banaue: Sanafe Lodge, sulla piazza, carino, semplice, bella terrazza per fare colazione. 1200p la camera doppia standard, senza colazione. Greenview Lodge, anche questo carino e semplice, varie tipologie di camera, ha un buon ristorante (dove c’è anche il wi-fi), un negozio di artigianato e tramite loro si possono organizzare escursioni nei dintorni o prenotare i pullman per Manila. 900p la doppia senza colazione. – a Donsol: AguLuz homestay, in paese, E’ come un B&B, ha 4 camere con bagno in comune e una con bagno privato. Essendo gli unici ospiti abbiamo optato per una senza bagno. La proprietaria, Marilyn, è gentilissima. 1000p per la doppia. Si può avere la colazione al costo di 100p p/p. Ha la connessione wi-fi. – a Puerto Princesa: Pagdayon travelers inn, su una traversa di Rizal ave., camere carine e ben arredate, bar/ristorante, free wi-fi. 900p la doppia. -a Sabang: Dab Dab, splendidi cottage in legno immersi in un bellissimo giardino tropicale sotto le palme, con bagno o senza. C’è un bar/ristorante anch’esso in legno e bambù molto carino, il tutto a 10mt dal mare (ma dalla parte del paese senza spiaggia). 700p il cottage con bagno, senza colazione. A Sabang non c’è linea internet e poca copertura dei cellulari. – a El Nido: Marikit pension, su una strada interna (Osmena street), nuovo, carino e pulito, camere con ventilatore. 800p la doppia, anche qui si può richiedere la colazione al costo di 100p p/p. Free wi-fi

Aeroporto di Manila: oltre al terminal dei voli internazionali, ci sono 3 differenti terminal per i voli domestici, piuttosto distanti uno dall’altro. Informatevi su quale terminal lavora ogni specifica compagnia. Per uscire dal paese si paga una tassa aeroportuale di 750 pesos. Per il voli domestici da Manila la tassa è di 200p, da Puerto Princesa a Manila 40p.

Guide usate: Lonely Planet Philippines 10° ediz. Inglese (in italiano non era ancora uscita), http://www.travel-philippines.com/, http://www.jenspeters.com/internet_eng/index.html

Costi a persona Voli: a/r Emirates Roma – Manila (via Dubai) € 697 Zestair Manila – Legaspi 1784p + 200p tax Airphil express Manila – Puerto Princesa 3400p + 200p tax Philippines Arilines Puerto Princesa – Manila 2188p + 40p tax assicurazione viaggio € 26 Soggiorno, esclusi costi di cui sopra, incluso TUTTO il resto, € 458

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Big lagoon

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Tapiutan strait

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alba a Sabang

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tramonto a Donsol

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vulcano Mayon

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risaie di Banaue

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risaie di Batad



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