Catania, Etna e Valle dei Templi

Il sole della Valle dei Templi, la neve dell'Etna la movida catanese.
Scritto da: graus
catania, etna e valle dei templi
Partenza il: 10/03/2011
Ritorno il: 13/03/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
1° GIORNO Ne avevo sentito parlare nelle canzoni di Carmen Consoli, o di qualche amico emigrato su al nord. L’avevo assaggiata in rare pasticcerie siciliane sul territorio lombardo, l’avevo immaginata dalle descrizioni di Verga, Camilleri e ancora dalle melodie di Battiato. Ma la curiosità di vederla personalmente, quella mi era rimasta. Volevo scoprire direttamente il fascino misterioso dei suoi viottoli, l’intensità delle sue atmosfere barocche, la vivacità della vita notturna, l’incombenza protettiva e magica dell’ Etna. Così un bel giorno d’inverno ci siamo decisi a partire alla volta di Catania. Mio marito, io e nostra figlia di vent’anni, che “generosamente” ci accompagna. Un volo Easy Jet super mattutino dalla Malpensa e in un paio d’ore eccoci qui. Nel modernissimo aeroporto ci accoglie la prima sosta al bar, con vista su arancini, maritozzi, bombe fritte, cassate. Tutto lì pronto a tentare la nostra gola. Come resistere all’invito? Spendiamo 11,40 euro. Con la pancia piena, ritiriamo la nostra 500 al desk dell’Europcar 8costo con prenotazione Easyjet: 128 euro)e via, alla volta del centro città. Sono pochi chilometri, ma ci mettiamo un sacco di tempo, sia per il traffico che per la mancanza di segnalazioni chiare, ma questo fa parte dell’avventura. Finalmente, alle 11, arriviamo al nostro B & B che poi B & B non è. L’organizzazione che ce lo ha affittato si chiama Mikasa (http://mikasa.jimdo.com/appartamenti-in-citt%C3%A0/2-vani-duomo) e ci spiega che per noi è a disposizione un intero appartamento, con due stanze, due bagni, sala e cucina: tutto per noi allo stesso prezzo di due stanze, cioè 100 euro per notte. Ovviamente a noi sta benissimo: nostra figlia ha vent’anni ed è ben felice di avere la sua privacy. L’appartamento è a due passi dal Duomo e da tutte le principali attrazioni della città. Francesco, che gestisce il B & B, ci dà utili indicazioni sulle cose da non mancare. Posiamo le valigie e usciamo subito.

A due passi, c’è il meraviglioso Monastero dei Benedettini, ora sede della Facoltà di Lettere, con la monumentale Chiesa di San Nicolò e la sua facciata rimasta da sempre incompiuta. Il cortile pullula di ragazzi seduti a studiare o a chiacchierare: un contrasto di gioventù e antichità, di vitalità e di storia, che colpisce e coinvolge. Le mura e i decori barocchi di questo maestoso edificio sono l’emblema della ricca casta dei monaci benedettini nel ‘600 e ‘700, che costruì questo edificio come simbolo estremo della sua raffinatezza estetica ed intellettuale, oltre che del suo potere. Un volenteroso studente della facoltà, a cui chiediamo indicazioni per raggiungere il Giardino dei Novizi, si offre di accompagnarci e ci dipinge il quadro più contemporaneo di questo luogo, indicandoci le aule , la biblioteca universitaria sotto le volte a mattoni nel sotterraneo e infine il giardino che cercavamo, dove molti ragazzi sostano sotto il sole per un’ultima ripassatina sui libri, prima degli esami. Una volta fuori dal monastero, c’incanta la forma ad anfiteatro di piazza Dante, con le facciate delle case dipinte nei colori più caldi, i panni stesi, gli studenti che passeggiano. Seconda tappa: il mercato del pesce, prima che chiuda. Dietro una piazza Duomo silenziosa e quasi deserta, si attraversa un arco ed è improvvisamente un altro mondo. E’ un gran formicolare di venditori, urla modulate per attrarre gli acquirenti, pesci freschissimi di tutti i tipi, ma anche arance e mandarini polposi, cedri enormi. Intanto si è fatto mezzogiorno e tutta questa abbondanza ci ha fatto venire un certo appetito. Andiamo in via Etnea e in una traversina siamo attratti da un ristorantino un po’ defilato, dove ci aspettano antipasti di pesce crudo e cotto, spaghetti coi ricci e sarde alla beccafico. Trattoria Il Cavaliere, in via Paternò 11 tel. 095 310491. 88 euro in tre. A questo punto ci sentiamo un po’ stanchini. La levataccia di questa mattina si fa sentire sul nostro fisico da globtrotter fuori allenamento, per cui decidiamo di fare un salto a casa e concederci un’oretta di riposo. Ne approfittiamo per guardare le guide e orientarci un po’ con ciò che c’è da fare, ma appena apriamo la prima cartina ci casca la palpebra… Ops! Sono già le quattro e mezza del pomeriggio! Per fortuna è tutto così vicino a casa che non perdiamo molto tempo per raggiungere via Crociferi, la strada con più alta presenza di chiese che abbia mai visto e, in fondo, la cittadella universitaria con la Facoltà di Giurisprudenza: una villa con un parchetto tranquillo e verdissimo. Per quello che abbiamo visto, laurearsi a Catania non deve essere male.

Ricapitiamo di nuovo in via Etnea, la lunghissima strada dello shopping catanese, dove la gente sciama a tutte le ore, favorita dal divieto d’accesso alle auto. Ma la cosa più affascinante non sono i negozi ai lati della strada. E’ la cima dell’Etna, laggiù sullo sfondo, che incombe rassicurante, nella sua imponenza. L’Etna è piena di neve in questi giorni, ma è venata da lunghe striature scurissime, le ultime colate avvenute a gennaio di quest’anno, e lì la lava è ancora caldissima. Un catanese ci racconta che per lui è così un’abitudine girare lo sguardo e vedere l’Etna, che ne sente la mancanza quando si trova in un’altra città. Come molti altri, ci accomodiamo al tavolino di un bar all’aperto di fianco al palazzo dell’Università, il Caffè Tabbacco, e ci godiamo lo struscio, sorseggiando un aperitivo con, tanto per gradire, qualche mini-arancino. 20 euro. E’ interessante notare il contrasto fra la vita quotidiana della città, fatta di impiegati, vigili, negozianti che sono lì per lavorare, e gli studenti che, a gruppi, rendono la piazza ancora più vitale e piena di rumori. E’ ormai sera, ma la Cattedrale di Sant’Agata, che poi è il Duomo, è ancora aperta ai visitatori. La piazza davanti è magica, con tutte le sue luci, e, in fondo, la Fontana dell’Amenano con l’acqua che scroscia in abbondanza. Al centro della piazza c’è “u Liotru”, un obelisco bianco sostenuto da un elefante in pietra lavica: questo è un po’ il simbolo della città. E’ la tipica ora in cui il ritmo della città è un po’ sospeso: dopo l’aperitivo la gente è tornata a casa e chi cena fuori deve ancora uscire. Ma dopo un’ora si scatenerà la vera movida catanese. Noi decidiamo di cenare in un ristorante sotto i bei portici di piazza Mazzini: ci fa ridere che il pesce venga cucinato su una griglia appena fuori, sul marciapiede del ristorante, praticamente in mezzo alle macchine parcheggiate. Trattoria Vecchi Sapori, in Piazza Mazzini . Il ristoratore ci invita ad entrare e un’occhiata al carrello degli antipasti ci seduce definitivamente. Altra abboffata per 82 euro in tre. Torniamo boccheggiando a casa, rimpinzati all’inverosimile. La cucina siciliana è troppo buona: non si resiste al potere seduttivo della pasta con le sarde, gli involtini di spada, le minne di Sant’Agata… meno male che dovevamo stare leggeri, perché domani la giornata comincia presto. Puntiamo la sveglia e buonanotte. In un nano secondo sveniamo nel sonno più profondo, tutti e tre.

2° GIORNO

Driiiin! Ci aspetta la Valle dei Templi, il viaggio è lungo. Sì, ma non senza aver fatto prima la colazione. Ritorniamo al bar dell’aperitivo . Ed è un’epopea di paste, broches dolci e salate di tutti i generi. Ma ci teniamo leggeri e facciamo solo una provvista per il viaggio: 19 euro. Uscire dalla città, nonostante il traffico, non è un dramma e siamo subito sull’autostrada, direzione Caltanissetta. Ci avevano detto che la strada non era granchè, ma per ora non ci sembra. Certo, qualche buca qua e là, ma niente di drammatico. Dopo un po’, quando l’autostrada si trasforma in provinciale, le cose cambiano un po’. Ci sono parecchi lavori e deviazioni, e anche c’è molto traffico. A un certo punto ci sembra di girare a vuoto. Ci mettiamo oltre due ore e mezza per fare 165 chilometri, ma tanto chi ci corre dietro? L’arrivo alla valle dei Templi premia lo sforzo. E’ bellissima, lì sotto il sole. Parcheggiamo sotto, dove c’è la biglietteria centrale. Il parcheggio è gratis e le due ragazze alla cassa sono sorridenti e super gentili. Ci danno tutte le informazioni che vogliamo, le audio guide e la mappa del sito. Prezzo del biglietto d’ingresso: 10 euro Audio guida: … Pronti, via. Ci avviamo sotto il piccolo sottopassaggio che porta verso la prima parte dell’itinerario. Quello che più fa effetto è quest’oasi di classicità pulita, rarefatta, silenziosa e, di fronte, la fila sfacciata e disordinata dei palazzi di Agrigento. Il sito è però tenuto benissimo, pulito, con i prati ben tagliati. Peccato che sulle audio guide ci siano dei numeri di riferimento che non ritroviamo da nessuna parte e su nessun cartello: ci vuole un po’ per orizzontarsi, con il rischio di fermarsi là dove l’audio guida parla di tutt’altro. i templi sono bellissimi, ovviamente. Ci sono giganteschi reperti, come l’enorme ammasso di rovine del tempio di giove Olimpico, che fanno immaginare quanto la presenza di queste opere s’imponessee sul panorama della valle. Fa un caldo boia e cominciamo a soffrirlo. E siamo solo a marzo, figuriamoci in estate. Per riposarci, ci aspetta l’ombra rinfrescante di un baretto ben organizzato a metà percorso. Ci sediamo lì per rifocillarci con pane e panelle e litri di acqua fresca. Ma ci sarebbe anche il gelato al pistacchio che ci ha fatto assaggiare il barista… ma sì va, una coppetta cosa vuoi che sia? Mmmh, lo sapevo che era irresistibile. Spendiamo 24 euro in tutto. Riprendiamo la leggera salita, su fino all’ultimo tempio, quello di Giunone, proprio al limite della valle che poi scende verso la strada provinciale. L’Altare dei Sacrifici è ancora ben visibile. Ma scopriamo che gli antichi greci in Sicilia sacrificavano gli animali , poi li cuocevano alla brace e se li mangiavano, lasciando agli dèi solo le pelli e le ossa. Mica scemi.

Ritornando verso l’uscita, uno dei sorveglianti esce dalla sua guardiola e attacca discorso. Ci chiede dove andiamo ora e ci consiglia di fare una puntatina, dopo Porto Empedocle, per vedere il tramonto sulla Scala dei Turchi . Lo ringraziamo, ma lui risponde, con fare allusivo: “Mi ringrazierete dopo avere visto”. Allettati da questa promessa misteriosa, puntiamo dritti verso la meta, seguendo le indicazioni del sorvegliante. Parcheggiamo l’auto e scendiamo verso una spiaggia di sabbia fine, dove spicca un’alta costa tagliata a gradoni, bianchissima. La luce del tramonto si riflette sulla bassa marea e il mare è calmissimo. Solo alcuni cani ci accompagnano abbaiando festosi, non devono vedere molta gente in questo periodo dell’anno. Il sole cala giù insieme alla temperatura. E’ tempo di tornare a Catania. Il viaggio di ritorno sembra molto più lungo, con le buche, le deviazioni e il traffico. Le cose belle che oggi ci hanno riempito gli occhi ci consolano molto. Arriviamo a Catania all’ora di cena. E’ venerdì , e la movida stasera è molto più scatenata di ieri. Auto che strombazzano, locali pieni, gente per strada ci fanno capire che Catania di sera è una città tutta da vivere. E stasera viviamo anche noi! Andiamo a piedi in cerca di un ristorante che ci ispira. Sno tutti pini zeppi. Decidiamo di fermarci al ristorante “Il Mare” in via San Michele 7 tel 9517024 . 83 euro per una cena completa di tutto e tutto in abbondanza.

3° GIORNO

Dopo la solita colazione luculliana al Caffè Tabbacco di piazza Università, oggi spendiamo un botto: ben 21,50 euro. Arriva a prenderci la Land Rover di Etna Experience, l’organizzazione che ci accompagnerà oggi per un’escursione sull’Etna. (Etna Experience Via Naumarchia 103 95121 Catania www. Etnaexperience.com). Il costo della gità è di 59 euro a persona per gli adulti e 49 euro per studenti e bambini, compreso il pranzo e l’assicurazione. La guida, Giovanni, ci avvisa che però bisogna andare a prelevare altre persone del gruppo. Si tratta di quattro giovani studenti di San Francisco, uno di loro ha i genitori italiani e parla molto bene la nostra lingua. Il tempo non promette bene, sembra che stia per piovere. Ma lassù, sulla vetta del vulcano, sta splendendo il sole. Se siamo fortunati, ce lo godremo tutto. raggiungiamo la strada per l’Etna prendendo la strada che ci porta prima ad Acitrezza, il paese in cui Visconti nel 1948 girò “La terra trema” e dove Verga ambientò i suoi “Malavoglia”. Da allora il paese è cambiato un bel po’, ma la visione spettacolare dei suoi faraglioni è rimasta la stessa. Giovanni ci spiega che sono la conseguenza di una prima fase eruttiva del vulcano quando era ancora sommerso, 500 mila anni fa. Iniziamo la nostra salita verso il vulcano, su curve che toccano una colata lavica degli anni ’70, che ha coperto case e vegetazione. Il terreno è ancora scuro e pietroso , ma qualcosa di verde ha ricominciato a spuntare qua e là. La strada asfaltata taglia in più punti la colata, che scende molto a valle. Poco dopo il paesino Mila, la Land Rover gira improvvisamente in un viottolo sterrato e comincia ad arrampicarsi sulla pietra lavica, con nostro notevole sballottamento. Sembra di essere in un frullatore, ma il paesaggio diventa bellissimo. Dopo un po’ ci fermiano su uno spiazzo fangoso, fra arbusti bassi di ginestre e tigli. Sono piante che qui hanno trovato una loro forma vegetativa tutta particolare, per adattarsi meglio alle condizioni particolari del luogo, soggetto spesso a notevoli e improvvisi sbalzi di temperatura. Scendiamo dall’auto e dopo una rapida salita a piedi su un terreno ripido e scivoloso (con conseguenti spettacolari cadute sulla melma) ci troviamo di fronte la grande Valle del Bove, verdissima e deserta. La neve a questa altezza ancora non c’è. C’è solo un gran silenzio e un gran vento. Nemmeno l’ombra di un animale: il luogo è troppo inospitale per la fauna di qualsiasi genere. I fusti delle piante sono gialli, per le polveri sulfuree. Sembra di stare su un altro pianeta, è veramente insolito e affascinante. Ritorniamo sull’auto e proseguiamo la salita. Dopo un po’ il paesaggio cambia e sembra di essere in Val D’Aosta. Qualche sciatore ci affianca, qualche pino marittimo fa capolino. Ci fermiamo, indossiamo le nostre ciaspole, bastoncini e pronti via, cominciamo la salita a piedi. Giovanni ci tranquillizza dicendo che non sarà faticoso, ma dopo un po’ già boccheggiamo. E, al contrario dei ragazzi americani, non abbiamo portato neanche un goccio d’acqua, cosa fondamentale con questo gran vento che secca la gola. L’esperienza è comunque unica. Raggiungiamo il bordo dei crateri, mentre Giovanni ce ne spiega la formazione. Ci sono oltre 300 crateri sull’Etna, oltre al cratere principale, e il paesaggio cambia a ogni eruzione. La vita del vulcano è una storia appassionante, lunga millenni e millenni. A furia di salite e discese, si sono fatte le due: la fame si fa sentire. E’ ora di tornare alla jeep: così poi potremo raggiungere l’enoteca Gambino, in località Linguaglossa, tel 095 2272678, che ci aspetta per uno spuntino e una degustazione di vini locali. Dopo mezz’ora di viaggio, eccoci qui con i piedi sotto il tavolo, a guardarci negli occhi e nei piatti. Ci portano vassoio pieni di stuzzicanti prelibatezze: formaggi freschi col miele, salami, verdure e sottolii da accompagnare con vini bianchi e rossi di pregiati uvaggi locali. Le ragazze americane sciolgono i loro freni inibitori e così la tavolata diventa un po’ più coesa ed allegra, nonostante i limiti della lingua e la differenza di età. Ci divertiamo un mondo a soppesare le differenze fra i vari vini e a spettegolare su una tavolata vicina: anche loro sono americani, ma tutti militari in missione, comprese le ragazze (e si vede: sono tostissime). Finito il pranzo, in verità tutti un pochino annebbiati tranne Giovanni che deve guidare, ci rimangono ancora poche ore di sole per raggiungere una piccola gola sull’Alcantara, vicino a Castiglione di Sicilia, dove incrociamo anche una piccola chiesa diroccata, bellissima. Si tratta di un rarissimo edificio che risale alla dominazione Maghrebita ( VIII-XI secolo ) e che appartiene al raro periodo Bizantino sull’Isola. Peccato che sia chiusa da porte di ferro invalicabili, ma forse è l’unico modo per preservarla dai vandali. La zona non è battuta dal solito giro dei turisti e anche il tramonto è complice in questo silenzio, rotto solo dallo scrosciare del fiume Alcantara in mezzo alle gole di roccia. Approfittiamo del luogo tutto nostro per scatenarci in foto di gruppo accanto alla Land Rover, poi via, di ritorno a Catania, prima che sia ora di cena. Salutiamo i nostri amici con l’idea di incontraci di nuovo per le strade brulicanti della città. E’ sabato: oggi il traffico in centro, fra pedoni e auto, è davvero infernale. Sembra che tutta Catania si sia data appuntamento qui. A cena, decidiamo di seguire il consiglio di Giovanni e di andare in una delle trattorie intorno al Castello Ursino. Posiamo l’auto e ci dirigiamo lì: intorno al Castello è tutto un fiorire di locali e basta solo decidere dove fermarsi. La cena costa 70 euro. Un bel modo di finire la serata? Un salto al Caffè del Duomo, in pasticceria. Per gustarci di nuovo un cannolo, o un babà alla crema, o una cassatina. Tanto per gradire. Ma a Milano tutta a dieta, eh? 7,50 euro. E’ tempo di andare a dormire, con gli occhi pieni delle bellissime immagini viste oggi: l’Etna, i crateri, la neve, l’Alcantara …visioni diversissime l’una dall’altra, ma tutte parte della realtà unica di Catania. 4° GIORNO

Oggi piove, ma si sapeva. E’ una pioggia fitta che non lascia speranza. Purtroppo capita nel giorno della partenza: al mattino dovremo lasciare l’appartamento e gironzolare fino al pomeriggio quando riprenderemo la via per l’aeroporto. Dove trovare rifugio con questo tempo? In città, essendo domenica, è tutto chiuso. Dopo l’ immancabile colazione consolatoria al Bar Tabbacco, (20 euro) decidiamo di andare verso Acitrezza: ieri ci siamo già stati con la jeep, ma abbiamo voglia di esplorarla ancora un po’. La nostra 500 attraversa pozzanghere immense sulla strada: sembra che non esistano tombini, qui a Catania. Ci fermiamo tentando di scattare fotografie attraverso i vetri appannati, ma alla fine desistiamo. Comunque le foto del mare arrabbiato e di Acicastello lassù, vengono benissimo. Così, senza colori, sembrano quasi delle foto d’epoca. All’ora di pranzo, che fare se non scegliere un ristorante ad Acitrezza? In realtà è il ristorante a scegliere noi: ci facciamo attrarre da uncsignore che si sbraccia per indicarci un parcheggio libero e, grati della cortesia, non possiamo esimerci di entrare nel suo ristorante, nonostante avessimo intenzione di andare in un altro. Vabbè, oggi va così. Pranziamo così al Ristorante Il Moro di Trezza. Un po’ caro per la verità: 90 euro per un primo, due secondi e due dolci, vino in caraffa. Il parcheggio è gratis, però. All’uscita… sorpresa! Non piove più. Decidiamo di fermarci in piazza, dove c’è la chiesa: ma non c’è un buco per la macchina. Così, a scaglioni, andiamo a vedere la “finta” casa del Nespolo dei Malavoglia, in realtà dedicata anche a ospitare un memorabilia del film “La terra trema”, con attrezzi di pesca dell’epoca in cui il film è stato girato. Alle pareti, ci sono però molte lettere autografe di Verga a suo fratello, in cui rivela una personalità un po’ venale, pignola, da proprietario attaccato ai suoi beni e alla sua terra. Biglietto d’ingresso: 1,55 euro. Finito il giro, deidiamo di salire ad Acireale, dove la pioggia riprende. Ci rifugiamo al bar Cipriani, dove non resistiamo all’assaggio di mitiche granite di cioccolato nero con panna: 6 euro. Anche i pasticcini che occhieggiano sul banco non sarebbero male, ma chi ce la fa? Andiamo ragazzi, è tempo di tornare a casa. La 500 raggiunge diligentemente l’aeroporto fra una pozzanghera e l’altra. Rifacciamo il pieno: ben 5 euro. La prossima volta torneremo, ma a primavera un po’ inoltrata. Ci aspetta l’Etna senza neve, che senz’altro sarà un’altra scoperta. E Taormina, e… un sacco di altre cose che ci siamo persi questa volta.

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Ritratto nella Valle dei Templi

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L'alcantara vicino a Castiglione di Sicilia

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Foto di gruppo accanto alla chiesa bizantina di Castiglione

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Etna,il bordo di un cratere

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il tempio della Concordia.Valle dei Templi

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Etna sulle ciaspole

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Mareggiata ad Acitrezza

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Involtini di pesce spada

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Etna, sul bordo di un cratere

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La spiaggia della Scala dei Turchi

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La valle del Bove, sull'Etna

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Fontana dell'Amenano, a Catania



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