ETIOPIA: Omo River

ETIOPIA - OMO RIVER CON AVVENTURE NEL MONDO Dal 18/10/2005 al 5/11/2005 ho partecipato al viaggio di Avventure nel Mondo denominato ''Omo River'' (http://www.viaggiavventurenelmondo.it/ nuovosito/ viaggi/ schedeviaggi/ 2080.php) e desidero dare alcune informazioni che mi avrebbe fatto piacere avere prima di partire ma che non avevo trovato nè in...
Scritto da: Lauro
etiopia: omo river
Partenza il: 18/10/2005
Ritorno il: 05/11/2005
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
ETIOPIA – OMO RIVER CON AVVENTURE NEL MONDO Dal 18/10/2005 al 5/11/2005 ho partecipato al viaggio di Avventure nel Mondo denominato ”Omo River” (http://www.Viaggiavventurenelmondo.It/ nuovosito/ viaggi/ schedeviaggi/ 2080.Php) e desidero dare alcune informazioni che mi avrebbe fatto piacere avere prima di partire ma che non avevo trovato nè in Internet nè nella guida Lonely Planet.

DESCRIZIONE DEL VIAGGIO Eravamo in 13 distribuiti su 3 jeep con autisti locali e la meta principale del viaggio erano le popolazioni della zona del fiume Omo (a sud-sud-ovest di Addis Abeba, verso in confine con il Kenia ed il lago Turkana). L’età dei partecipanti variava dai circa 28 ai circa 70 anni. E’ stato un viaggio facile in quanto siamo stati presi in carico da un’agenzia di Addis Abeba , gestita da Dario Morello che parla un ottimo italiano) dall’arrivo in aeroporto fino alla partenza.

Tutti gli spostamenti sono stati effettuati con le jeep e solo una notte è stata necessaria la tenda, in quanto abitualmente dormivamo in alberghi con bagno in camera (spesso il WC o la doccia o il lavandino non funzionavano bene… Però mi spettavo sistemazioni molto più spartane), corrente elettrica almeno fino alle 22, lenzuola e coperte decenti, a volte presente la zanzariera. Spesso è stato possibile avere anche camere singole.

All’inizio del viaggio l’agenzia ci ha fornito il programma giornaliero, che rispecchia quanto descritto nel sito di AnM. In effetti poi il programma è stato modificato per varie cause: piogge, cerimonia del ”Salto del toro”, desiderio di visitare Harar.

Il programma di base viene gestito dagli autisti delle jeep che, a meno di specifiche richieste del gruppo, stabiliscono a che ora partire al mattino, dove fare le soste, dove pranzare, in quali alberghi pernottare.

E facile trovare posti dove mangiare e avremmo potuto fare a meno della cassa cucina. A volte abbiamo mangiato benissimo ed altre volte malissimo… Ma mediamente si mangia abbastanza bene e abbondantemente. In questo viaggio è più facile ingrassare che dimagrire, dato che si fa poco moto. Dovunque vendono acqua minerale e bibite.

In conclusione non c’è nessun problema per mangiare, bere e dormire.

CLIMA La temperatura è stata gradevole: caldo ma non troppo di giorno (abbigliamento estivo) e fresco di sera (felpa o maglione leggero). Molto raramente sono serviti un maglione pesante e una giacca a vento. Durante il viaggio nella zona del fiume Omo ha piovuto quasi ogni giorno per una o due ore e quando piove… Diluvia.

Bastano pochi minuti di pioggia per rendere scivolose le strade sterrate ed impraticabili i guadi. Bisogna sempre portarsi dietro ombrello o mantella perchè gli acquazzoni arrivano all’improvviso.

Il sole tramonta verso le 18.

ZANZARE ED INSETTI VARI, ACQUA, PREZZI Poche zanzare ed insetti: molto meno che in Italia d’estate.

La zanzariera non serve (anche quando c’era in camera non l’ho mai usata) e basta spruzzarsi di Autan o simili.

Negli alberghi o nei campeggi alcuni si lavavano i denti con l’acqua minerale, altri no (tra i quali io).

L’acqua della doccia è stata quasi sempre solo fredda ma accettabile.

I pezzi sono bassi. Prezzo a testa per: un pranzo o cena meno di 5 euro, albergo in camera doppia meno di 10 euro, albergo camera singola meno di 15 euro, bibita circa 0,50 euro.

ABBIGLIAMENTO Calzoni lunghi o corti, a scelta, maglietta con le maniche corte di giorno, felpa o maglioncino alla sera. Giacca a vento ad Addis Abeba e nei parchi di montagna (nell’Awash National Park si sta a 3200 metri di quota).

Le calzature usate contemporaneamente dal gruppo sono state molto varie: dalle ciabatte da mare agli scarponcini da montagna. Io ho usato sempre le scarpe da ginnastica e mi sono trovato bene.

Negli alberghi è sempre stato possibile lavarsi o farsi lavare i vestiti (nel secondo caso, capita di sentirsi chiedere il sapone perchè non ce l’hanno…).

Il cappello da sole serve spesso, ma più utile è l’ombrellino. Portarsi dietro un sacco a pelo leggero da uso estivo.

PRESE ELETTRICHE Quasi ogni giorno negli alberghi è stato possibile utilizzare apparecchi elettrici e ricaricare le batterie di telecamere e macchine fotografiche. La corrente è a 220 Volt e non servono adattatori poichè le prese sono come le nostre.

SALUTE Nel gruppo ci sono stati alcuni casi di febbre, problemi intestinali, tosse, mal di gola… Ma nulla di grave.

Qualcuno, come me, aveva fatto la terapia antimalarica con il Lariam, altri no.

Io sono stato punto da una mosca tze tze attraverso un calzino mentre mi trovavo dentro una jeep, con i finestrini aperti, nel Mago Park, ma in quella zona le mosche tze tze non sono portatrici della malattia del sonno (infatti ad un mese di distanza non ho alcun sintomo della malattia).

Nessuno ha avuto problemi per l’altitudine, neppure chi abitualmente ne soffre.

POPOLAZIONI Le popolazioni ”selvagge” deludono un po’ (ma solo un po’) le attese, in quanto, pur restando genuinamente selvagge, hanno perso la loro spontaneità diventando cacciatrici dei Birr dei turisti (il Birr è la moneta locale e vale circa EUR 0,10).

I membri delle varie tribù vogliono da 1 a 3 Birr per ogni foto, con continue e pressanti richieste di essere fotografati, con spintoni, strattonamenti, pizzicotti e inseguimenti.

Sorge anche il dubbio che, per attirare l’attenzione del turista pagante, i membri delle tribù esagerino con gli ornamenti e le pitture, per apparire ancora più selvaggi e strani di quanto già non lo siano normalmente.

Dai Mursi si va con un ranger armato, che raccomanda di togliersi i gioielli e di chiudere bene le borse durante la visita al loro villaggio. Le trattative sui prezzi si fanno dovunque in inglese, anche con i bambini.

Le visite ai villaggi sono piuttosto brevi: una o due ore. Sia perchè di solito non si vede l’ora di andarsene (tanto sono insistenti gli abitanti) sia perchè il viaggio è molto intenso e prevede continui lunghi spostamenti in jeep.

FOTO IN GIRO Le popolazioni si osservano meglio nei mercati che nei villaggi, ed è possibile fare foto ed osservare la gente con relativa tranquillità.

Il mercato che mi è piaciuto di più e stato quello di Dimeka con la popolazione Hamer.

Spesso si sente qualcuno urlare ”no no no” appena si accorge che si sta facendo una foto ad una cosa qualunque: piante, case, uccelli, strade… E’ solo un trucco per farsi dare soldi. Io non ho mai smesso di fare le foto che volevo fare e chi mi aveva urlato ”no, no,no”, dopo un attimo di perplessità, ha sempre desistito continuando a farsi i fatti suoi, senza disturbare più.

PAESAGGI E ANIMALI Di solito il paesaggio è molto bello e superiore alle attese, collinoso con vallate rigogliose.

Si vedono invece pochissimi animali e fa impressione girare nei parchi con un habitat adattissimo alla vita animale… Ma praticamente deserti. TRASFERIMENTI Grande nota dolente di questo viaggio: si trascorre sulle jeep la maggior parte del tempo.

Intere giornate sono state dedicate a gli spostamenti. Ritengo che il programma ”base” debba essere rivisto diminuendo le cose da vedere (quindi i trasferimenti) a favore di maggior tempo da dedicare alle popolazioni.

A volte sembrava di vedere l’Africa in un documentario attraverso i finestrini anzichè percepire di esserci proprio in mezzo.

HARAR Quello che dice la Lonely Planet su Harar è forviante e più da depliant turistico che da guida turistica oggettiva.

Harar non vale assolutamente il lungo viaggio che bisogna fare per arrivarci (un giorno intero di jeep da Addis Abeba). Le mura non dicono niente e le costruzioni all’interno delle mura non hanno nulla di particolare. C’è qualche casa carina e qualche scorcio interessante… Ma non valgono il viaggio, a meno chè non sia già previsto nell’itinerario.

Il pasto delle iene è una cosa che fanno a pagamento solo per i turisti (che possono, se vogliono, dare loro stessi il cibo alle iene…Mezze addomesticate, tipo circo).

Ho cercato a lungo l’ufficio turistico, anche chiedendo in giro, senza trovarlo.

L’albergo che abbiamo usato (Belayneh Hotel) ha una bellissima terrazza su un animato mercato.

I POZZI CHE CANTANO A pagamento ci hanno fatto una pallida e triste rappresentazione di quella che è l’attività dei pozzi quando li usano davvero.

Alcuni etiopi si sono passati pochi secchi d’acqua canticchiando qualcosa facendo finta di abbeverare pochi bovini portati lì apposta per la rappresentazione. Non è stato granchè. IL LAGO NERO SALATO Molto interessante e ”autentico”. Si arriva con le jeep in cima ad una specie di cratere con in basso il lago nero. Si scende per un sentiero ben segnato ed in 40 minuti circa si arriva al lago, dove molte persone sono occupate nell’estrazione di una melma nera dalla quale estraggono il sale. La salita è impegnativa e richiede dai 40 minuti a quasi 2 ore. Durante la salita si trovano dei venditori di bibite ed è possibile essere portati su da degli asini. Ha fatto molto caldo durante questa gita, ma anche partecipanti di circa 70 anni sono riusciti a risalire senza aiuti esterni.

TERME DI WONDO GENET E’ un posto piacevole, in mezzo alla foresta. C’è un bel ”resort” (bungalow e ristorante), distante alcuni chilometri dal paese, con la zona termale a 10 minuti a piedi (ingresso gratuito per gli ospiti del resort).

Attenzione: non è vero quello che dice la Lonely Planet sul fatto che le piscine termali sono aperte giorno e notte perchè alle 21 chiudono.

Gli spogliatoi sono molto rustici, ci sono alcune cascate di acqua termale, una piscina bella grande con acqua termale gradevolmente calda e altre 2 piscine piccole con acqua sempre più calda. Se si è lì sicuramente una nuotata bisogna farla.

Sconsiglio le passeggiate notturne sulla stradina che congiunge il resort al paese: verso le 22, mentre passeggiavo da solo con la torcia elettrica sulla testa, sono stato preso di mira da un ignoto lanciatore di sassi provvisto di fionda. Al primo sasso, che sibilando mi ha sfiorato la testa facendomi sobbalzare, ho pensato che fosse un uccello perchè non l’avevo sentito cadere… Ma il secondo sasso, caduto vicino a me, ha chiarito la situazione ed ho spento la torcia. Me ne hanno comunque tirato un terzo, sempre senza colpirmi. CERIMONIA DEL SALTO DEL TORO Per assistervi si paga (100 Birr a testa)… Però ho avuto lo stesso l’impressione che sia una cerimonia ”autentica”, fatta per loro Hamer a prescindere dai turisti, e che hanno solo pensato di sfruttarla anche commercialmente (e come dargli torto??). Una specie di Palio di Siena fatto innanzitutto per le contrade, ma sfruttato anche turisticamente.

Il giorno della cerimonia è fissato dagli Hamer e noi abbiamo modificato l’itinerario del viaggio per assistervi.

C’erano molti turisti, ma la cosa positiva era che si potevano fare foto in pace e a volontà (tutto compreso nel prezzo).

Tutti gli Hamer presenti si comportavano apparentemente come se i turisti non ci fossero: si truccavano, ballavano, cantavano, suonavano trombette, si facevano frustare (solo le ragazze), eccetera. Si vedono numerose ragazze con lunghe ferite sanguinanti sulla schiena.

Purtroppo non abbiamo potuto assistere al ”salto del toro” vero e proprio perchè un violentissimo acquazzone ha fatto scappare tutti, sia turisti che Hamer.

Comunque anche quello che avevamo visto per un paio d’ore è stato molto interessante.

VEDUTA D’INSIEME DELL’ETIOPIA Ho trovato l’Etiopia molto meno povera di come me l’aspettassi. Non ho trovato segni di denutrizione, ma molti campi coltivati e frequenti mandrie di bestiame (anche di dromedari).

Le macchine private sono molto rare, ma abbondano camion, bus e mini-bus… Oltre ai carretti. Eppoi si vede tanta ma tanta gente che cammina.

Non abbiamo potuto vedere molto di Addis Abeba perchè ci siamo arrivati proprio durante le sommosse dell’inizio di novembre (decine di morti e moltissimi feriti), ma l’impressione avuta è stata di essere una città moderna, con bei viali e pulita. Io ho avuto qualche problema con i militari: dopo aver fatto una foto ad un palazzo sono stato fermato, portato in caserma ed interrogato in inglese. Mi hanno fatto la fotocopia del passaporto e requisito il rotolino delle foto, con l’avvertimento che lo avrebbero sviluppato e che se qualche foto non gli fosse piaciuta sarebbero venuti a prendermi in albergo (avevano voluto anche il numero di camera). In tutto sono stato trattenuto per un paio d’ore. Non sono venuti a prendermi e il giorno dopo sono partito dall’Etiopia.

Nella parte d’Etiopia che abbiamo visitato ci sono frequenti negozi dove comperare quasi qualsiasi cosa si rendesse necessario (non abbiamo trovato cassette per telecamere digitali).

La corrente elettrica non c’è dovunque e in alcuni grossi centri, come Konso, solo gli alberghi sono illuminati con propri generatori fino alle 22 o 23.

Avere contatti ”non commerciali” con gli etiopi è difficile, e i soli momenti di coinvolgimento li ho avuti durante piacevoli partite a calciobalilla (simili ai nostri, ma con solo 3 palline), a ping pong (i tavoli sono un po’ più piccoli dei nostri) e a scacchi (in un bar nel centro di Nazret). Mi spiace doverlo ammettere… Ma ho quasi sempre perso.

Da Harar ho cercato di andare ad Addis Abeba in treno (per non rifare lo stesso tragitto ancora in jeep). Sono andato in minibus a Dire Dawa per informarmi sugli orari e i giorni di partenza: fonti ”ufficiose” (la stazione era chiusa) mi hanno detto che il treno parte da lì il martedì, giovedì e sabato. Sempre alle 17 e arriva ad Addis Abeba alle 6 del mattino dopo. Non ho preso il treno perchè non mi interessava fare il viaggio col buio. Durante il viaggio da Harar a Dire Dawa l’autista del minibus ha continuamente mangiato foglie di chat (pianta locale molto diffusa in questa zona del mondo e che ha blandi effetti allucinogeni). Dire Dawa non ha nulla di interessante da vedere.

Il viaggio ”in solitaria” sarebbe parzialmente possibile spostandosi con i bus da un grosso centro all’altro ed unendosi poi ad altri turisti per fare i giri delle varie zone in jeep (essenziali sulle piste meno battute) appoggiandosi ad agenzie turistiche locali (reperibili tramite gli alberghi).

Il servizio dei bus sembra essere di buona qualità perchè ne abbiamo visti molti, anche su strade sterrate, e non stracarichi come in altri paesi del terzo mondo. CONCLUSIONI L’Etiopia è paesaggisticamente bella e varia, con un clima gradevole e popolazioni veramente particolari solo un po’ influenzate dal turismo (com’è inevitabile che sia).

Nel gruppo c’era chi aveva già fatto anche l’Etiopia storica e gli era piaciuta molto.

Io sono stato attratto da quella parte dell’Etiopia da un meraviglioso libro (con allegato DVD) comperato un anno fa e che raccomando a tutti per avere una precisa idea dei posti e delle popolazioni: ”Ultima Africa” di Gianni Giansanti, Edizioni White Star, 503 pagine, prezzo EUR 29,90. Già solo vedere le foto del libro e il DVD è emozionante.

Un viaggio in Etiopia è sicuramente molto bello ed interessante.



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