Monumento all’ospitalità

Nell'entroterra romagnolo
Scritto da: graziano
monumento all'ospitalità
Partenza il: 03/04/2010
Ritorno il: 05/04/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Oggi, sabato di Pasqua, alle sette partiamo per Lido di Savio nel comune di Ravenna. Naturalmente, in questo periodo dell’anno (e la facciamo ormai da tre anni) non siamo qui per fare bagni di mare, ma per gustare, un bocconcino per volta, il sapore artistico, paesaggistico e ospitale di questa splendida terra di Romagna. Arriviamo all’albergo alle 10:00 e subito dopo, ci sgranchiamo le gambe sulla spiaggia che si estende dalla foce del Savio fino a Milano Marittima. Nel pomeriggio, visto che appunto nei precedenti anni abbiamo visitato Ravenna con le sue chiese e i mosaici, decidiamo di dirigerci verso l’interno. La meta è una cittadina che si trova a circa trenta chilometri nella direzione di Forlinpopoli, vicino a Cesena, e si chiama Bertinoro. E’ arroccata sul pendio di un colle; ha vie pittoresche ed è racchiusa tra mura antiche. Al centro del paese c’è piazza della Libertà, dalla quale l’occhio spazia nella pianura fino all’Adriatico: qui sorgono la cattedrale e il palazzo comunale. Questa piazza sorge sul luogo dove furono trovati i resti di una colonna antica ideata nel 1300 per uno scopo preciso: a questa colonna si appesero degli anelli, ognuno appartenente alle famiglie più in vista del paese. Quando arrivava un forestiero, queste si litigavano per ospitarlo, per evitare che ciò avvenisse, si stabilì che sarebbe stato ospite della famiglia, cui apparteneva l’anello al quale egli avesse legato la propria cavalcatura: evidentemente questa terra ha antiche tradizioni d’ospitalità. La colonna, ricostruita nel 1926, sorge oggi sul fondo della piazza e si chiama Colonna delle anella o dell’Ospitalità. Usciti dal paese, ci dirigiamo in direzione di Polenta; dopo circa sei chilometri, si raggiunge, in luogo assai suggestivo, tra i cipressi, la Pieve di San Donato dove la tradizione vuole che abbia sostato Dante quando era ospite dei Da Polenta. Alle 18:00, percorrendo una strada che serpeggia tra ondulazioni collinari e poi si distende per un tratto pianeggiante, impreziosito dal rosa dei peschi in fiore, raggiungiamo l’albergo. Il giorno dopo, domenica di Pasqua, Giove Pluvio dà sfogo a tutte le sue capacità e ci costringe a stare in albergo, dove, peraltro in nome della decantata ospitalità, fanno veramente di tutto per farci passare una bella giornata organizzando anche una serata piacevole, gradita a grandi e piccini (Albergo Reno via Romagna). Lunedì, in mattinata, il tempo volge lentamente al bello, e, quando raggiungiamo, sulla via del ritorno verso Firenze, Brisighella, c’è anche qualche raggio di sole. Il Lamone è piuttosto grosso per la pioggia recente . Il paese è ai piedi di tre famosissimi irti colli dove sorgono altrettanti monumenti: in uno la Torre dell’Orologio, nell’atro la Rocca e nell’ultimo un Santuario mariano. La Rocca si può raggiungere in auto, ma, facendo una scorciatoia, piacevolmente anche a piedi. Si può accedere alla rocca pagando un tiket dal prezzo irrilevante, ospita anche un museo del lavoro contadino. Dalla Rocca, con poche centinaia di metri in piano, si raggiunge, sull’altro colle, la Torre dell’orologio che ha un belvedere sulla sottostante valle del Lamone. Proseguendo verso Marradi, uscendo da Brisighella, in località Ottavio (otto miglia da Faenza), sulla sinistra, c’è la suggestiva Pieve romanica di San Giovanni risalente, in alcune parti, al 909. Ci fermiamo a mangiare a Marradi: pranzo ottimo siamo in Romagna! Raggiungiamo Firenze nel primo pomeriggio consapevoli di aver aggiunto un’ altra splendida tessera al mosaico della bella Romagna (si nota che siamo innamorati di questa regione?).

Per altri itinerari ed altre foto www.webalice.it/graziano.alterini



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