Sharm, Nabq e il Sinai

Vorrei raccontarvi di due settimane belle ed entusiasmanti trascorse a Sharm el-Sheik con mia moglie e mio figlio tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2005. Due parole iniziali sull’atmosfera e le condizioni di sicurezza: gli egiziani stanno facendo a gara per presentare un ambiente sereno e tranquillo che riprenda al più presto un...
Scritto da: Massimo Miranda
sharm, nabq e il sinai
Partenza il: 27/08/2005
Ritorno il: 10/09/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
Vorrei raccontarvi di due settimane belle ed entusiasmanti trascorse a Sharm el-Sheik con mia moglie e mio figlio tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2005.

Due parole iniziali sull’atmosfera e le condizioni di sicurezza: gli egiziani stanno facendo a gara per presentare un ambiente sereno e tranquillo che riprenda al più presto un percorso di normalità; le misure di polizia, per altro già sperimentate da anni nel resto del paese (per lo meno, per quanto riguarda i luoghi turistici, dal massacro di Luxor del 1997), sono estese e diffuse, ma non invasive. Sulla costa, la Peace Road, la strada principale che unisce i centri di Sharm, Nahama, Nabq e prosegue verso nord, è costantemente pattugliata e ospita un posto di blocco fisso all’altezza di Nahama e altri occasionali in diversi punti, mentre le vie di accesso al mare sono tutte sbarrate al traffico e accessibili solo a piedi. I pulmini e le varie navette degli alberghi non vengono mai fermate e capita spesso, circolando a piedi a Nahama, di essere salutati amichevolmente dai poliziotti in tenuta bianca, appartenenti alla divisione di polizia turistica, con cui si riesce a scambiare quattro chiacchiere. Circolando all’interno della penisola del Sinai, si nota un controllo del territorio più rigido: ad esempio, sul percorso tra Sharm e il monastero di Santa Caterina abbimo dovuto superare sei posti di blocco, comprensivi di un controllo passaporti, e, all’arrivo, una perquisizione delle borse. Ma tutto questo non è predisposto per scoraggiare i turisti, al contrario per garantirne la sicurezza fornendo un ambiente protetto e tranquillo: dopo aver vissuto due settimane sul posto, mi sento di invitare quanti sono incerti sull’effettuare vacanze nella regione e quanti le hanno annullate all’ultimo a riconsiderare le proprie idee e a riflettere sul fatto che per un paese la cui economia il turismo è la prima risorse il crollo dei flussi vacanzieri si traduce immediatamente in migliaia di licenziamenti e, in molti casi, in un ritorno a condizioni di miseria; mi sento infine di sollecitare tutti quanti a non lasciarsi sfuggire la possibilità di vivere emozioni in un posto dai colori bellissimi, dall’ambiente naturale straordinario, popolato da persone estremamente gentili e simpatiche, perché, se escludiamo il centro artificiale di Nahama, dove tutti sono pronti ad accaparrarsi il cliente, qualunque egiziano che incontrerete qui lo troverete affabile e sorridente, disposto a conoscervi e a farsi conoscere. Di fatto, per quello che ho potuto notare, solamente gli italiani hanno iniziato a disertare il posto dopo il 24 luglio, causando un calo di presenze che, a detta degli operatori, si aggira sul 50%, se non più: lo stesso calo non si è notato da parte di francesi, spagnoli e tedeschi, mentre numerosissimi –li incontrerete da ogni parte ed è un modo per conoscere i nuovi concittdini europei- sono i polacchi e i cechi (più un discreto numero di russi). Io sarei pronto a ripartire anche subito, spero davvero che anche molti altri lo facciano.

Due parole sull’albergo: chi si trovasse a scegliere il Three Corners Palmyra Resort di Nabq, che in Italia è offerto da Karambola-Francorosso, sappia che il villaggio è bellissimo e la sua posizione non direttamente sul mare (che dista circa 500 metri con collegamento frequente con navetta), apparentemente un piccolo disagio, si rileva in realtà un grande vantaggio: la collocazione del villaggio sulla strada tra l’aeroporto e Nabq, a circa km 10 da Nahama e a km 20 da Sharm, immediatamente alle spalle delle prime montagne del Sinai comporta dall’una parte un clima fresco e piacevole, niente a che fare con l’afa irrespirabile di Nahama, e dall’altra consente la visione di splendidi tramonti nel deserto roccioso. Il villaggio ha, inoltre, accanto alla piscina principale, una sorta di laguna, anch’essa balneabile, che si insinua per tutta la sua estensione, facendo sì che quasi ogni camera si affacci su uno specchio d’acqua: in uno di questi in particolare ogni sera si poteva godere del sole che scende tra i monti del Sinai stando piacevolmente in acqua, uno spettacolo che non si può descrivere! Il mare di Nabq è abbastanza capriccioso: in particolare il settore di fronte all’isola di Tiran, all’imbocco del golfo di Aqaba è spesso battuto da venti che lo rendono estremamente pericoloso, per le correnti che generano, oltre a impedire la visione della barriera e della fauna corallina. È per questo preferibile raggiungere baie riparate come Shark’s Bay (tutti i resort prevedono un collegamento) dove, al costo di 2 euro a persona, si può accedere a uno specchio d’acqua calmo ed estremamente limpido, con pareti a strapiombo e piccoli canyon ricchissimi di pesci e coralli.

Un’altra possibilità è l’escursione a Ras Mohammed, offerta da quasi tutte le agenzie per 30 euro a persona (+ 5 euro per l’ingresso all’area protetta) per l’intera giornata: esiste anche la possibilità di effettuare la gita solo la mattina, ma, considerato il tempo impiegato per andare a imbarcarsi (si parte dal porto di Sharm vecchia) e quello speso per raggiungere via mare il punto di immersione (uno solo per la mezza giornata, due per la giornata intera), scegliere la soluzione apparentemente più economica (dieci euro in meno) potrebbe rivelarsi uno svantaggio. Due immersioni consentono invece di godere pienamente delle bellezze del posto: le pareti coralline a strapiombo e l’acqua limpidissima creano l’impressione di essere sospesi nel vuoto; quando con la maschera si volge lo sguardo al fondo si ha la sensazione di volare, quasi che l’acqua non ci fosse e che il fondale fosse invece il suolo, tanto è nitido il mare. Noi abbiamo inoltre scelto l’escursione sul Monte Sinai: ci pensavamo da molto, anzi potrei dire che siamo venuti qui soprattutto per questo. L’esperienza è davvero straordinaria, anche se bisogna mettere in conto la fatica ed essere provvisti di un discreto allenamento. Si parte alle 22.30, perché la salita va fatta di notte, sia per evitare il caldo sia per godere dell’alba dalla cima: si impiegano circa due ore e mezza per coprire i 240 chilometri che separano la zona di Sharm dall’area protetta del monastero di Santa Caterina, base di partenza. Sui controlli ho già detto in precedenza: al momento di iniziare la salita, verso le 2.30, dopo una pausa in un bar (è indispensabile una torcia a testa), vengono controllate le borse e si viene affidati a una guida beduina che, quasi senza soste (ecco soprattutto perché è necessario essere allenati), vi condurrà fino alla cima, schivando i cammelli che vi vengono offerti per proseguire più comodamente e quelli già occupati (soprattutto da turisti giapponesi) che puntano decisi alla vetta. La salita si effettua attraverso un sentiero aperto il secolo scorso per facilitare l’ascesa dei pellegrini: se si è in periodo di luna nuova, lo spettacolo stellare che si offre è stupefacente. Nei pochissimi e brevissimi momenti di sosta, alzando gli occhi al cielo, quasi non si riesce a scovare un punto nero, tutto è pieno di stelle, che sembrano quasi sgomitare per trovare spazio. Se tutto va bene, si arriva poco sotto la vetta verso le 5, dopo che, nell’ultimo tratto, il sentiero si è unito agli ultimi settecentosettanta dei 3770 scalini scavati nel VI secolo da un monaco per penitenza: si è accolti in una tenda beduina dove ci si abbatte stremati su dei cuscini per un riposino di circa un’ora prima del sorgere del sole. Prima del momento fatidico, chi vuole può sobbarcarsi l’ulteriore fatica di altri cinquanta scalini, o meglio gradoni irregolari, per raggiungere la vera e propria vetta, occupata da una chiesetta ortodossa esistente per lo meno dal IV secolo d.C., chiusa al pubblico ma funzionante e abitata dai monaci: da qui, dopo essersi ricavati un punto di osservazione tra la folla, si rimane in attesa del primo spuntare del sole, mentre si vive un’emozione collettiva. Lo spettacolo dell’aurora e dell’alba sulle rocce spoglie del Sinai è stupefacente. La discesa si inizia verso le 6.30 e si può scegliere se effettuarla attraverso il sentiero dell’andata oppure scendendo gli scalini del monaco: personalmente raccomando quest’ultima soluzione perché il percorso, intagliato nella roccia, è bellissimo e consente di passare accanto all’unica fonte d’acqua del monte, conosciuto come il rifugio di Elia, di fendere le rocce del Sinai immersi in un silenzio magico e, verso la fine, di contemplare dall’’lto, quasi come improvvisa apparizione, il monastero di Santa Caterina, eretto sotto Giustiniano che, caso credo unico, racchiude in sé anche una moschea costruita nel passato probabilmente ad uso dei beduini che lavoravano, e lavorano, per i monaci. Si ritorna così alla base stremati fisicamente ma con uno spettacolo indimenticabile negli occhi e nel cuore.

Verso l’ora di pranzo si è di ritorno al villaggio e si ha tutto il tempo per riprendersi! Chiudo ribadendo l’invito a non farsi scippare la possibilità di vivere emozioni che ti sorprendono e ti coinvolgono. In pochi posti al mondo si può godere della bellezza straordinaria del mare tropicale coniugata ai colori del deserto che ti avvolgono e ipnotizzano. Torniamo a Sharm e non lasciamo soli gli egiziani.



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