Svelati i segreti del tempio di Amon
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Uno dei templi faraonici più affascinanti è quello dedicato al dio Amon a Luxor, risalente al Nuovo Regno, iniziato sotto il faraone Amenhotep III (1391-1353 a.C.). Negli ultimi dieci anni ho guidato numerosi lettori della mia rivista mensile Fenix, dedicata ai misteri storici e archeologici, alla scoperta dei misteri di questo tempio, informazioni che nessuna guida condivide con il pubblico, perché fanno parte dell’antica scienza sacra egizia, oggi quasi del tutto scomparsa. Questo tempio non è, infatti, solo quello che appare ai nostri occhi. I sapienti sacerdoti egiziani vi codificarono un sapere che solo oggi iniziamo a riscoprire grazie allo studioso alsaziano, René Schwaller de Lubicz (1887-1961), che negli anni Trenta del secolo scorso si dedicò allo studio di questa struttura. Nel corso di quasi vent’anni di ricerca, fu capace di ricongiungere i frammenti della “Scienza Sacra” degli antichi egizi e di presentarla in maniera documentata nel suo saggio Il Tempio dell’Uomo, definizione con cui de Lubicz chiamò questo tempio. Egli scoprì, infatti, che nelle dimensioni, nella geometria, nelle armonie e proporzioni del tempio di Luxor erano criptati gli elementi della scienza sacra del mondo antico.
La sezione aurea, ovvero la formula dell’Armonia
Misurando il tempio cercò di trovare la proporzione matematica universale chiamata “Sezione Aurea” (ovvero, il rapporto fra due grandezze diverse, dove la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la loro somma), che aveva affascinato studiosi di scienze naturali, cosmologi, filosofi neoplatonici e artisti rinascimentali (Leonardo Da Vinci in particolare). De Lubicz sapeva che se avesse trovato la Sezione Aurea inscritta nel Tempio di Luxor, questo avrebbe provato che gli antichi egizi conoscevano l’armonia delle proporzioni universali. Non passò molto tempo prima che lo studioso trovasse quel che cercava. De Lubicz non solo provò l’esistenza di una Scienza Sacra, ma affermò che tale Scienza faceva da supporto alla mitologia e al simbolismo egizio. Tutte le strane divinità antiche con teste d’animali, infatti, non erano il prodotto di una primitiva religione animista, ma l’incarnazione di principi cosmici. Erano le “idee” attraverso le quali la Coscienza Universale discendeva nell’Universo manifesto. Schwaller de Lubicz definì la scienza sacra egizia la dottrina dell’Antropocosmo (l’Uomo- Cosmo). Attentamente, passo dopo passo, indagò su questa linea di pensiero che attraverso le sue ricerche sembrava trovare sempre più conferme nell’intera struttura templare egizia. De Lubicz ne Il Tempio dell’Uomo riesce a spiegare questa grande dottrina come nessun altro era stato in grado di fare sino ad allora (e neanche dopo), e insegna come essa – da molti erroneamente considerata superstizione – sia responsabile della geometria, delle proporzioni e dell’armonia del Tempio di Luxor che svolgerebbe un ruolo chiave in questo sistema interamente correlato.
L’uomo divino è iscritto nella pianta del tempio
La figura dell’Uomo divino, come lo definivano gli egizi, è iscritta nella pianta del tempio di Luxor, incorporando le leggi stesse della creazione e del suo sviluppo spirituale in una sorta di megalitica biblioteca in cui i libri sono le misure, le proporzioni, le armonie, i geroglifici e le iscrizioni dell’edificio. Il Tempio fu originariamente diviso su tre assi e ogni modifica successiva rispettò il progetto di base. Si era cercato per decadi di spiegare la strana deviazione che si nota lungo l’asse centrale del tempio. Alcuni ipotizzavano che il Tempio di Luxor si inclinò a causa dell’aumento di livello delle acque del Nilo (alla destra del tempio). Altri, che la deviazione fosse progettata per allineare il recinto sacro rispetto alla posizione della stella Sirio in una determinata epoca dell’anno. Ma nessuno aveva azzardato tanto quanto René Schwaller de Lubicz. Secondo lui, la deviazione fu voluta per meglio rappresentare la figura di un uomo visto di profilo, in modo che il recinto deviato (in basso) corrisponda alle gambe in posizione di movimento. Per questo motivo lo battezzò il Tempio dell’Uomo. Secondo l’interpretazione dello studioso alsaziano, lo scopo dei progettisti del tempio fu quello di inserire nella costruzione, le proporzioni del corpo umano e delle sue funzioni creatrici superiori in quanto l’uomo era incarnazione delle leggi della Creazione. Attenzione, però, il Tempio di Luxor non è l’equivalente in pietra di un corpo umano, ma un modello simbolico conforme alla scala umana. Le funzioni delle diverse parti del corpo per gli egizi erano da considerarsi manifestazioni di funzioni cosmiche presenti nello stesso universo. Dai piedi alla testa, dall’ingresso al Sancta Sanctorum, il tempio ripropone questo schema che vede l’Uomo avventurarsi in un cammino che lo porterà ad ottenere la “Parola Divina”, il Verbo Creatore, la Perfezione Sacerdotale. L’Antropocosmo è l’Uomo Ideale che in sé riconcilia il dio Seth (il male) e il dio Horus (il bene) vincendo il dualismo di cui è vittima a causa della sua umana condizione. “La Filosofia Antropocosmica – scriveva de Lubicz – basa tutte le funzioni e misure sulla “cristallizzazione” o “incarnazione” del Cosmo nell’uomo”. Una scienza che però era riservata alla classe sacerdotale e alla quale il popolo non poteva e non doveva avere accesso. Gli egizi si basavano sul principio della gerarchia, poiché la conoscenza dava potere e per maneggiare questo potere bisognava che l’individuo fosse pronto e perfettamente in armonia con sé stesso. Schwaller dimostrò che questa dottrina rivelava una comprensione delle scienze matematiche simile a quella nascosta nei codici Maya o nella geometria dei templi indù. Ci fu un tempo, in un passato molto remoto, nel quale gli iniziati di tutte le grandi civiltà ebbero accesso a questa dottrina, comprese le cosiddette tribù primitive. Siamo noi uomini “moderni” ad aver perduto tale accesso.