Il Sinai: l’Egitto che ci mancava

Diario di Viaggio in Egitto DI LAURA e GIAMPAOLO GRIGNANI IL SINAI: L'EGITTO CHE CI MANCAVA dal 21 al 31 Marzo 2006 ME L'AVEVA DETTO A DICEMBRE MUSTAFÁ, IL CAPITANO DEL NOSTRO VELIERO "ROYAL CLEOPATRA" - QUANDO, DURANTE UNA SOSTA SULLE SPONDE DEL NILO, MI BAGNAI I PIEDI NELLE SUE ANTICHE E MISTERIOSE ACQUE: "TORNERAI MOLTO PRESTO IN EGITTO!" E...
Scritto da: grignanilaura
il sinai: l'egitto che ci mancava
Partenza il: 21/03/2006
Ritorno il: 31/03/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Diario di Viaggio in Egitto DI LAURA e GIAMPAOLO GRIGNANI IL SINAI: L’EGITTO CHE CI MANCAVA dal 21 al 31 Marzo 2006 ME L’AVEVA DETTO A DICEMBRE MUSTAFÁ, IL CAPITANO DEL NOSTRO VELIERO “ROYAL CLEOPATRA” – QUANDO, DURANTE UNA SOSTA SULLE SPONDE DEL NILO, MI BAGNAI I PIEDI NELLE SUE ANTICHE E MISTERIOSE ACQUE: “TORNERAI MOLTO PRESTO IN EGITTO!” E COSÌ, A DISTANZA DI NEMMENO TRE MESI DAL NOSTRO TOUR DI “18 GIORNI A ZONZO PER L’EGITTO” GIAMPAOLO ED IO CI TROVIAMO SU UN VOLO DI LINEA PER IL CAIRO.

ABBIAMO COMPRATO I BIGLIETTI AEREI IERI MATTINA, NON ABBIAMO PRENOTATO NULLA E NON SAPPIAMO NEMMENO COME RAGGIUNGEREMO TABA MA NO PROBLEM, IN EGITTO SI RISOLVE TUTTO! 22 Marzo 2006 – Mercoledì (Budapest – Cairo – Taba) Siamo in volo da oltre mezz’ora ed é mezzanotte passata! Dovremmo atterrare al Cairo fra circa tre ore. Il servizio della Malev, come il solito, é ottimo, così fra uno spuntino ed un bicchiere di buon vino, passa il tempo. Stendiamo velocemente un breve piano di viaggio. Cairo, Taba, Nuweiba, Dahab, Sharm. A Sharm ci siamo già stati due volte, ma solo in vacanza. {NDR: Questa non é una vacanza. É un viaggio!}. Ci viene da ridere, perché fino a ieri mattina questo viaggio non era nemmeno in programma! Fatto sta che passando da un’agenzia viaggi ci é venuta un’improvvisa voglia di mare, diciamo pure di “Mar Rosso”. I pacchetti vacanza o i last minute però, per questa settimana (l’unica purtroppo adatta alle nostre esigenze), erano tutti esauriti, così non ci é rimasto altro da fare che comprare due biglietti sul volo di linea per il Cairo. Quando decidiamo di partire non ci ferma nessuno! L’unica nota dolente é che questa volta non ci siamo potuti portare appresso i nostri “micetti”… per Matteo e Carlotta, infatti, c’é la scuola! Ieri sera, prima di imbarcarci, abbiamo fatto un sms a Tahid, un taxista del Cairo che avevamo conosciuto a Dicembre e che ci aveva accompagnato a Giza, Saqqara, Birqas, ed Alessandria. Chissà se verrà a prenderci all’aeroporto? Lo rivedremmo volentieri. Atterriamo al Cairo alle 3:10, con 20 minuti di anticipo e alle 3:30 siamo già fuori, nel piazzale. Tahid non c’é. Peccato. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare al terminal degli autobus per Taba ma, mentre ci dirigiamo verso il Cairo chiediamo al taxista quanto vuole per portarci direttamente a Taba. Ci chiede dapprima 200 usd. Noi gli offriamo 500 pounds, lui scende a 600, alla fine ci accordiamo per 550 pounds! Affare fatto. Appena fuori dal Cairo cambiamo taxi e lo ricambiamo un’altra volta prima del tunnel che passa sotto il canale di Suez {NDR: così spesso funziona in Egitto}. Il terzo cambio avverrà invece in un bar nella penisola del Sinai. Ci fermiamo infatti a prendere un tè (il mitico tè egiziano… Finalmente!) e lì il nostro conducente prende accordi con un altro autista, riceve da lui dei soldi (probabilmente a pagamento della tratta fin’ora effettuata), scarica i nostri zaini dalla sua auto, li carica su quella di turno e poi ce lo presenta, spiegandoci che ci porterà lui a Taba! Noi pagheremo la cifra totale a quest’ultimo, all’arrivo! Perfettamente corretto. L’attraversamento della penisola del Sinai é spettacolare: grandi dune, aride montagne dal colore rossastro, qualche raro arbusto e decine di cammelli in libertà che punteggiano questo paesaggio desertico.

Questo autista é simpatico. Parla anche un pó di inglese.Ci fermiamo a Nakhl a bere un altro tè. La toilette é indescrivibile… Nakhl conta una popolazione di nemmeno un centinaio di persone e non ha nulla di interessante se non il fatto di essere esattamente al centro del Sinai! Dopo Nakhl, verso Taba, si cominciano a vedere alcuni accampamenti Beduini! Poi la strada s’insinua fra rocciosi canyon, sale e ridiscende, poi risale e alla fine sul tratto di discesa verso Taba, là in fondo, ecco che appare ai nostri occhi un’indimenticabile visione del mare! Alle 10:30, dopo svariati controlli di polizia, arriviamo a Taba. Ci facciamo lasciare a qualche chilometro prima della città, all’hotel Salam Al Din, situato di fronte all’isola del Faraone. Il resort é situato in una splendida posizione e possiede una spiaggia lunghissima. La camera non é eccezionale ma é grande, pulita ed ha una bella terrazza che si apre direttamente sulla spiaggia, con un bellissimo panorama. Proviamo a fare il bagno ma la spiaggia é molto pietrosa e l’acqua molto bassa. L’albergo é deserto, ci sono solo quattro turisti polacchi. A pranzo non mangiamo praticamente nulla. Due uova al tegamino con le patate fritte, perché il cameriere ci comunica che il pesce e il pollo non sono freschi… Bhé.. Meno male che ci ha avvertito! Dopo pranzo, noleggiamo una barchetta e facciamo un giro sull’Isola del Faraone, visitando dall’esterno il forte di Salam Al Din. Facciamo anche il bagno. Qui la barriera corallina é un pó meglio che a riva, dove é praticamente inesistente. Sono coralli molto giovani, sembra che stiano nascendo adesso, anzi probabilmente si stanno proprio riformando, dopo qualche evidente scempio edilizio! Verso tardo pomeriggio decidiamo di andare a vedere Taba, anche perché dobbiamo prelevare dei soldi. Alla reception mi dicono che un taxi per Taba e ritorno costa 15 usd. Come??? Stamani ne ho pagati 100 per fare oltre 400 chilometri… Mi rifiuto! Andiamo sulla strada… Qualcuno passerà?! Infatti, dopo qualche minuto si ferma un taxista, un beduino molto gentile, di nome Oda, che parla anche un pó di inglese. É disposto a portarci a Taba, aspettarci e riportarci indietro, per quattro dollari. A Taba trionfa l’hotel Hilton, vittima dell’attentato di un paio d’anni fa ed ancora in ricostruzione. Anche Taba ci appare come una cittadina deserta. All’interno del centro commerciale dell’Hilton c’é qualche negozietto, un internet caffè… E basta. Uno squallore unico. Una localitá fantasma. A Taba ci sono posti di blocco dappertutto e controlli di polizia continui. Il lungo mare non é nulla di eccezionale ma la cosa più triste in tutti i casi é la mancanza di turismo. Oda ci spiega che, dal giorno dell’attentato, gli israeliani difficilmente vengono a Taba e la maggior parte dei turisti proveniva proprio da Israele. Difficile capire come gli israeliani, conoscendone il loro carattere poco aperto alle altre culture, amassero recarsi a Taba, piuttosto che restare nel loro territorio, ma… Non facciamo commenti! Stabilito che é inutile rimanere a Taba un altro giorno, sulla strada del rientro ci accordiamo con Oda per domattina. Ci verrà a prendere e ci porterà a Nuweiba. Per il tratto only one-way ci chiede un pound a chilometro, quindi 60 km.: 60 pound (dieci dollari circa). Prendiamo l’offerta al volo! {NDR: D’altronde la benzina costa 10 piastre e con tre dollari fai il pieno! A Dicembre, nelle oasi, in effetti siamo arrivati a pagare anche solo 0,80 pound per chilometro}. In albergo ci godiamo uno stupendo tramonto e poi ci beviamo un aperitivo. La cena é un pó meglio del pranzo… C’é il pollo (fresco)!!! Uahooo! La vista sull’isola del Faraone di notte, é stupenda. Il forte é molto ben illuminato e parecchio romantico. Ma lo spettacolo più bello é sicuramente quello della città di Aqaba, dalla parte opposta del Golfo: un lungo susseguirsi di luci e di riflessi.

Stasera andiamo a letto alle otto! Siamo distrutti ed é quasi 42 ore che non vediamo un letto! 23 Marzo 2006 – Giovedì (Taba – Nuweiba) Alle 8:45 siamo già in viaggio, con Oda. Lungo la strada costiera, che separa il nostro resort da Taba, si susseguono file di alberghi lussuosissimi, il Mariott, lo Yatt, e tanti altri (tutti deserti!). Altri sembrano addirittura abbandonati ed altri ancora non sono nemmeno terminati. Prima di Nuweiba, Oda si ferma presso un piccolo campeggio-resort, gestito da una coppia tedesca. Costruito su una spiaggia molto rocciosa e corallina, é molto spartano ma ha il suo fascino. Loro sono molto ospitali e ci offrono anche un buon tè sulla riva del mare. Non capiamo perché Oda ci ha portati qui. Non ci ha dato l’impressione che volesse convincerci a dormire lì, né che s’improvvisasse procacciatore di clienti per la coppia tedesca. Forse voleva semplicemente farci conoscere due europei che vivono e lavorano qui?! Quando arriviamo a Nuweiba, ci facciamo dapprima portare al Sultan Beach. Piccolo e spartano resort, é anche bellino ma la spiaggia é roccia e ghiaia allo stato puro. La struttura inoltre é completamente deserta! Va bene la tranquillità e il relax ma così ci pare eccessivo! Andiamo quindi a curiosare nell’hotel villaggio di ex proprietà della catena Domina, ora gestito da egiziani.

Bellissimo! La spiaggia é stupenda, il giardino é curatissimo e la camera si trova a due passi dal mare. I servizi sono tutti funzionanti: il bar della spiaggia, la piscina, il ristorante sul mare, il tendone stile beduino per fumare il narghilè e, diciamolo, finalmente un pó di gente! In effetti… Di gente risulterá di essercene anche troppa. C’é addirittura un gruppo di 400 nigeriani in pellegrinaggio per il Monastero di Santa Caterina. Poi ci sono diversi clienti egiziani e anche qualche coppia di europei. La camera doppia costa 60 usd inclusa la colazione e la cena a buffet per due persone! Ci sistemiamo, facciamo un pó di snorkelling e poi mangiamo degli ottimi calamari alla griglia sul mare. Nel pomeriggio ci avventuriamo a piedi fuori dal villaggio e facciamo una bella camminata. Ci fermiamo a comprare dei souvenirs da alcune signore beduine che hanno piazzato le loro merci lungo la strada. Ci offrono anche il tè. Arriviamo a piedi fino al Camping Habib, di cui avevamo letto qualcosa su un diario pubblicato su Turisti per Caso. Conosciamo il direttore, che ci offre un altro ottimo tè, poi, dato che gli mostriamo il diario, ci fa pure parlare con il proprietario al telefono, il quale ha la moglie italiana (almeno così ci racconta). Il posto comunque non é eccezionale, soprattutto la spiaggia che pur non essendo molto lontana dalla nostra é molto meno bella. Infine ci convinciamo sempre di piú, di giorno in giorno, che il mare di questa zona non puó essere paragonato a quello di Sharm El Sheik. Alla sera ceniamo in hotel dove, dopo cena, c’é anche lo spettacolo. Danza del Ventre! Verso la fine trascinano anche me a ballare, la qual cosa suscita un’incredibile curiosità tra un gruppo di ragazze egiziane appartenente ad una scolaresca (rigorosamente femminile), in gita dal Cairo. Penso che come unica straniera presente in sala, che si fa in quattro per imitare le sinuose mosse della famosa danza araba, tra breve solleverò anche un pó di ilarità… Invece no! Ecco che, finito lo show, sono le ragazze stesse che vengono a prendermi per farmi ballare. Ognuna di loro vuole insegnarmi qualche passo e qualche movenza. Sono letteralmente circondata. Non saprei dire se sono tutte musulmane o di etnie religiose miste, poiché alcune portano lo chador, altre un semplice foulard, altre solo una bandana. Sono quasi tutte vestite alla moda, alcune indossano anche magliette corte e gonne o pantaloni aderenti. Penso che la loro curiosità di conoscere “l’occidente” deve essere molto forte, perché fanno letteralmente a gara per chiacchierare con me, sfoderando tutte le loro conoscenze di inglese o francese. Una mi regala anche un fiore! Che bello!! Altre mi abbracciano e si fanno fare le fotografie dalle compagne! La mia occidentalitá viene colpita da questa manifestazione di affetto. Cosa susciterò in loro? Ma un’illuminazione improvvisa mi fa capire tutto! Io non suscito alcuna curiosità. La mia cultura occidentale non genera nessun interesse. Sono loro che stanno tentando di rendermi partecipe alla loro cultura, di darmi il benvenuto nelle loro tradizioni, di farmi sentire a mio agio nel loro Paese. Sono loro che mi stanno insegnano a ballare la danza del ventre, che mi legano il foulard sui fianchi, che tentano di trasmettermi amicizia. É una cosa che mi colpisce molto e mi rimarrà nel cuore. Giampaolo ad un certo punto ha la malaugurata idea di venire a ballare anche lui… Le ragazze, appena lo vedono arrivare, si ritirano all’istante e quelle che non lo fanno vengono prontamente richiamate dalle professoresse. Ma… Alla fine é Giampaolo che torna a sedersi e così, noi “donne” continuiamo a ballare quell’antica danza che nella tradizione storica e culturale delle donne arabe, é un mezzo per facilitare la socializzazione tra ragazze nonché un’arte che sviluppa la stima di se stesse. 24 Marzo 2006 – Venerdì (Nuweiba – Nuweiba) Al mattino facciamo due passi in paese, poi prendiamo un taxi per andare a vedere il porto di Nuweiba, da cui partono i grandi traghetti per Aqaba, ma non c’é gran che da vedere. Contrattiamo invece l’escursione al Canyon Colorato per domattina, con trasporto finale a Dahab, per 340 pounds. Il Monastero di Santa Caterina invece, abbiamo deciso di non andare a vederlo ed abbiamo anche scartato l’ipotesi di fare l’ascesa al Monte Sinai. {NDR: Ci é bastata la scalata all’Adam’s Pick in SriLanka di due anni fa!}. Rientriamo in albergo e ci rilassiamo in spiaggia. Alle 11:00 però ci annoiamo un pó e le gite in barca non si possono fare perché siamo gli unici clienti interessati. Verso mezzogiorno andiamo al bar della piscina a prenderci un aperitivo ed assistiamo al silente passaggio di almeno 200 nigeriani che, probabilmente di ritorno dal pellegrinaggio al Monastero di Santa Caterina, stanno recandosi a pranzo. Oggi invece, noi andiamo a pranzo fuori. Scegliamo il “Cleopatra” un piccolo ristorante gestito da un simpatico e gentilissimo giovane egiziano, con il quale facciamo anche due chiacchiere e ci scambiamo opinioni sulle guerre di religione e gli odi di razza. Siamo tutti d’accordo che le religioni non dovrebbero essere motivo di scontro, ma purtroppo, i fatti spesso non lo confermano, anche qui in Egitto. Ci facciamo una scorpacciata di gamberoni e calamari alla griglia, innaffiati da una buona bottiglia di vino rosé egiziano! Al ristorante c’é anche uno svizzero. Turista solitario in motocicletta, che sta facendo il tour di tutti i paesi arabi! É qui in attesa di prendere il traghetto per Aqaba.

Dopo pranzo torniamo in albergo e ci facciamo una bellissima nuotata, con successiva dormita in spiaggia! La cena é uno spettacolo! Questo albergo offre continue sorprese. Sicuramente poco legato ai Tour Operator internazionali (ci saranno in tutto quattro coppie di stranieri inclusi noi), é comunque sempre pieno di gente, di tutte le nazioni e religioni!. Infatti, a parte il gruppo di Nigeriani ed alla scolaresca del Cairo, ci sono tanti turisti individuali: israeliani, giordani, egiziani, etc.

Fuori dal ristorante i Nigeriani si sono radunati a cantare allegre canzoni ecclesiastiche. Suppongo siano Evangelisti e sono fantastici. Ci fermiamo un pó ad ascoltarli, poi andiamo a cena. A fianco al nostro tavolo siedono due coppie di israeliani, che si comportano in maniera talmente maleducata, che se avessi dovuto seguire l’istinto gli avrei dato due sberle! Il problema nasce dal fatto che loro, potendo bere solo vino kosher {NDR:… Potendo peró mangiare anche cibo egiziano altrimenti non sarebbero al ristorante…}, si sono portati la loro bottiglia e chiedono al cameriere di aprirla e di portar loro dei bicchieri. Il cameriere fa loro notare, gentilmente, che la direzione applica una piccola tariffa per il servizio, nulla di cosí sconvolgente. Ma questi inveiscono, urlano e gli strappano il cavatappi di mano dicendogli che la bottiglia se la aprono da soli!. Rimaniamo molto disgustati da questo rozzo comportamento! Deludente.

Poi peró la nostra attenzione si sposta su una coppia di musulmani che, in quel momento, sta entrando al ristorante. Lei é in rigorosissimo abito nero, completo di chador, che lascia apparire solo gli occhi, bellissimi. Lui invece sembra un cantante rock inglese, con tanto di jeans, maglietta senza maniche all’americana, orecchino e tatuaggio. Ci sono diverse donne musulmane nel ristorante, ma la maggior parte portano solo il velo ed inoltre sono accompagnate da uomini vestiti molto sobriamente. Passano quasi inosservate. Questa coppia invece colpisce! Sono pervasa da una forte curiositá su come fará a mangiare (e a bere soprattutto) cosí bardata, in un ristorante cosí pieno di gente. Quindi osservo. Per prima cosa si siedono nell’ultimo tavolo appena prima dell’ingresso del bagno. Lei in effetti inizialmente si siede con il volto rivolto al salone, ma lui la fa spostare immediatamente dall’altro lato. Peccato… Cosí non posso vedere…! Ma sulla porta dei bagni delle donne c’é un vetro romboidale… Cosí decido di fare un giretto in bagno per sbirciare! {NDR: La curiositá é femmina…}. Lei carica il cibo sulla forchetta, fa guizzare gli occhi velocissimi a destra e a sinistra per assicurarsi che non ci sia nessuno che la vede, alza rapida il velo, imbocca il cibo e lo riabbassa immediatamente. Tutto perfettamente e tecnicamente studiato! La cosa che mi fa rimanere piú male é che me la immaginavo bellissima.. Invece é brutta da far paura. {NDR: Speriamo che lui l’abbia vista prima di sposarla!!} Il cameriere bistrattato dagli israeliani lo consoliamo noi, dicendogli di non prendersela, poiché c’é tanta gente maleducata in giro. Gli ordiniamo una buona bottiglia di vino, specificandogli che non ci interessa quello kosher, e poi gli lasciamo anche la mancia. 25 Marzo 2006 – Sabato (Nuweiba – Canyon Colorato – Dahab) Alle 8:00 ci viene a prendere il taxista con cui abbiamo concordato l’escursione al Canyon Colorato ed il trasporto a Dahab. Alle 8:40 cambiamo mezzo (tipico!!) e saliamo su una scassatissima jeep, condotta da un egiziano molto simpatico. Il paesaggio é molto bello e particolare. Dopo un’oretta arriviamo all’ingresso del canyon. Da qui si prosegue a piedi con una guida! Un giovane beduino ci conduce attraverso un sentiero che dapprima sale e poi ridiscende molto ripidamente, fra sassi e rocce! Quando arriviamo in pianura, comincia un bel sentiero, largo e piatto, che si insinua fra strette pareti rocciose, a tratti di un bel colore rosso scuro, a tratti di un bianco accecante. La luce, che filtra attraverso le alte pareti, produce dei riflessi meravigliosi su queste rocce stratificate. Impossibile trattenersi dal fare fotografie.

Dopo un breve tratto il percorso inizia a diventare impervio. In alcuni tratti dobbiamo arrampicarci su enormi rocce e poi lasciarsi scivolare giú dall’altra parte. Il nostro simpatico beduino ci aiuta sempre! {NDR: Meno male, altrimenti saremo ancora lí!}. Ad un certo punto dobbiamo passare attraverso un’apertura talmente stretta che Giampaolo viene letteralmente estratto con forza dall’esiguo varco fra le rocce. Immagino comunque che ci siano percorsi diversi a seconda del tipo di turista, giacché, fra le nostre conoscenze, annoveriamo alcuni esempi che non potrebbero uscire di lí nemmeno attaccandoli ad un verricello! Dopo un paio d’ore e dopo una ripida salita sotto il cocente sole di mezzogiorno, arriviamo in un piazzale dove, ad attenderci, c’é la nostra jeep con i nostri zaini! Si torna a Nuweiba, dove si cambia mezzo. Il mezzo peró non c’é ancora pertanto ci sediamo in un barettino e ci beviamo un buon té. Finalmente arriva il nostro minibus! Si parte ma, al primo incrocio il minibus si ferma ad una fermata di autobus e cerca di vendere un passaggio a Dahab ad un giovane turista che parla pure arabo. Contrattano per 20 pounds. Mi arrabbio, e gli dico che a me va bene ma allora noi di pounds gliene diamo solo 60 (e non 80). Dopo un’animatissima discussione, il ragazzo, che nel frattempo era salito, decide di scendere. Per fargli capire che non ce l’abbiamo con lui ma con il sistema gli diciamo che puó benissimo venire con noi a Dahab ma non deve eventualmente pagare nulla perché la cifra é stata da noi contrattata per tutto il veicolo! Ma lui dice che aspetta il taxi collettivo che tanto costa solo 11 pound. Bueno. I nostri autisti invece sono arrabbiati e cominciano a dire che non é stato contrattato il veicolo ma il passaggio a persona. Quindi scendiamo anche noi decisi ad aspettare il taxi collettivo. Intanto si ferma un altro taxi che si offre di portarci per 80 pounds… Al che quelli del minibus ci ripensano e ci pregano di risalire! Verso le 13:30 arriviamo a Dahab. Ci facciamo portare in uno degli ultimi Hotel della parte sud di Dahab, prima della laguna. É un albergo di medie dimensioni gestito da beduini. La camera é molto bella, spaziosa e pulita e con un bellissimo giardinetto vista mare! Di fronte c’é una bella spiaggia di sabbia fine. Mangiamo qualcosa in albergo, perché é tardi, e poi ci dirigiamo verso il centro. C’é un vento fortissimo ed il mare é molto mosso, quindi per oggi di spiaggia non se ne parla proprio. Dahab é un paese che si allunga per 3-4 chilometri con una strada in pavé che passa tra la spiaggia e gli alberghi. La strada é percorribile solo a piedi, in bicicletta e in cammello! Lungo la passeggiata incontriamo il ragazzo che aspettava il taxi collettivo a Nuweiba. Ci racconta che alla fine ha fatto l’autostop e non ha speso nulla! Cerchiamo un noleggio biciclette e dopo varie contrattazioni troviamo due pesanti biciclette per 10 pounds al giorno! Pedalare contro vento ci provoca una stanchezza incredibile!! Verso le 15:00 giungiamo alla fine della strada verso il limite Nord di Dahab e troviamo un ristorantino con la scritta “La Cucina Di Portofino Dai Pescatori”. Voilá… Che sia un italiano? Incuriositi entriamo a vedere. Non é italiano é egiziano. Un signore abbastanza simpatico che ha vissuto 27 anni in Italia. Gli chiedo dove e mi risponde: “All’inizio a Tortona, poi…” Lo interrompo immediatamente: “Come? A Tortona? Io sono proprio di Tortona!” Lui allora aggiunge: “Veramente vivevo in un paesino vicino a Tortona, Carbonara Scrivia…” Non ho parole! É il massimo… In pratica lavorava e viveva a 100 metri da casa nostra. Conosce anche bene i miei genitori perché spesso andavano nel locale dove lavorava lui. Bhé… Il mondo é proprio piccolo! Chiacchieriamo un bel pó con Nadir, e poi ci ripromettiamo di venire a mangiare domani a pranzo! Il rientro in Hotel é facilissimo, poiché stavolta abbiamo il vento a favore! Prima di ritirarci in albergo andiamo a comprare un paio di bottiglie di vino al negozio a fianco perché in albergo ci hanno detto che non servono alcolici ma se vogliamo ce li possiamo portare noi! Ceniamo in albergo. Siamo pochi clienti. Il cameriere che ci serve é simpatico e ci invita alla sua festa di compleanno. Domani sera, in una discoteca! Andiamo a letto presto perché siamo stanchi, altrimenti a Dahab fra Aiwa (bar tipici egiziani dove si fuma il Narghilé), ristoranti, pub, discobar, ci sarebbe da divertirsi! Non riusciamo nemmeno a goderci il giardinetto privato della nostra camera perché il vento continua a soffiare in maniera implacabile! 26 Marzo 2006 – Domenica (Dahab – Dahab) Ci alziamo prestissimo ed andiamo a fare colazione. Scegliamo di fare colazione all’aperto, in mezzo alle mosche ed ai gatti. Ci sono decine di gatti!! {NDR: Ieri saranno stati in vacanza perché non ne avevamo notati nemmeno uno}. Il mare stamattina appare un pó piú calmo ed il vento sembra scemato. Speriamo che continui, cosí da poter fare un pó di snorkelling e vedere la barriera corallina. Alle 7:30 inforchiamo le nostre biciclette e ci avviamo sul lungo mare, in direzione della Laguna, che ieri non abbiamo visto. Ci sono tanti sub, che si stanno preparando per le immersioni! Facciamo chilometri avanti e indietro. Strade interne. Passaggi di servizio. Vicoli e sterrate che passano in mezzo a cantieri e baracche. Case mezze costruite e mezze distrutte, macerie. Il Sinai é uno strano luogo. Queste cittá sono prive dell’atmosfera che si respira, ad esempio ad Hurgada o Safaga (per rimanere sulle localitá di mare). Probabilmente perché, storicamente terra di beduini, é stata successivamente trasformata in attrezzata localitá turistica e la popolazione che ci vive e lavora, per la maggior parte proviene da altre zone. Qui non c’é un mercato, un centro di ritrovo, aiwe, negozietti, abitazioni tradizionali. Rassomiglia piú ad una colonia di emigrati.

Ritorniamo sul lungo mare e ci tuffiamo nelle fresche ed azzurre acque della Laguna. Dopo il bagno ci stendiamo al sole, ma ha ripreso a soffiare il vento, cosí decidiamo di andare nella piscina del nostro albergo. A pranzo andiamo al ristorante di Nadir, la Cucina di Portofino. La bottiglia di vino ce la portiamo noi perché anche lí non servono alcolici ed una bella mangiata di pesce a base di acqua non ci attira! Il vento in questa direzione é sempre contrario, pertanto arriviamo distrutti! Mangiamo bene, e rimaniamo lí fino alle cinque del pomeriggio, a chiacchierare con Nadir. Come tanti musulmani, ci racconta che quando viveva in Italia non era cosí legato ai rigidi canoni dell’Islam, ma da quando ha fatto ritorno in Egitto ha ritrovato le sue radici. É stato come stregato dal fascino delle tradizioni, dimenticate da anni. Quindi niente consumo di alcolici, niente salumi e carne di maiale. Preghiera agli orari stabiliti. Apprezza l’Arabia Saudita perché rispetta in tutto e per tutto i canoni dell’Islam. É d’accordo anche sul taglio della mano, sul fatto che le donne debbano portare il velo, che non debbano lavorare…, etc.

Ci dice peró, che il burka (quello che copre anche gli occhi) non é una tradizione islamica poiché l’islam dice che le donne devono solo coprirsi i capelli! {NDR: Ecco spiegate le bandane al posto del velo sulle teste delle giovani e moderne ragazze del Cairo}. Ha le sue teorie ma le sue teorie presentano delle incongruenze. Anch’egli sostiene che le religioni non debbano essere motivo di scontro ma d’altra parte é assolutamente d’accordo che in Arabia Saudita anche una straniera si debba coprire i capelli e che non debba esistere una chiesa cattolica o ortodossa sul suo suolo. Noi questo non lo riteniamo molto giusto poiché, se dobbiamo parlare di reciproco rispetto, come noi accettiamo per le vie delle cittá italiane le donne con il burka, oppure la presenza o la costruzione di nuove moschee, non vedo perché ció non debba esistere anche al contrario! Se io costruisco una moschea per te, che lavori in Italia, perché tu non costruisci una Chiesa per il culto della gente che lavora in Arabia? “Perché – conclude Nadir – l’Arabia Saudita é come il Vaticano ed anche nello Stato del Vaticano non vengono costruite moschee.” Riteniamo inutile chiarire che nello stato del Vaticano vivono solo religiosi ecclesiastici e ci salutiamo, soprattutto perché é tardi e vogliamo comprare un regalino a Wahid, il cameriere che ci ha invitato alla sua festa stasera. Nadir ci ha messo la pulce nell’orecchio dicendoci che tanti camerieri, qui a Dahab, si inventano feste di compleanno per richiamare i turisti nelle discoteche e prendere le provvigioni sulle consumazioni. Sará, ma noi preferiamo pensare che non sia cosí! Al ritorno, con il vento in poppa, si fila veloci veloci! Ci fermiamo lungo la strada in un Aiwa a bere un té e a fumarci un narghilé. Le biciclette dobbiamo consegnarle verso le 19:00, per cui andiamo prima in albergo, ci facciamo una doccia e poi ritorniamo in paese. Andiamo al Supermercato del centro, quello appena dopo il ponte. {NDR: Nessuno di noi puó immaginare che questo sará teatro dell’orribile attentato che avverrá dopo due mesi!}. Per Wahid compriamo un cavatappi, visto che ieri sera si era rammaricato di non poterci aprire la bottiglia di vino. Cosí, magari, quando gli capiterá ancora si guadagnerá anche una mancia! Ci guardiamo intorno per la scelta del ristorante, ma probabilmente nessuno di noi ha molta fame, pertanto, dopo una discussione (inutile) sulla scelta del locale, ce ne torniamo in albergo senza cena! Non andiamo nemmeno alla festa…

27 Marzo 2006 – Lunedí (Dahab – Sharm & Sheik) Facciamo colazione di buon ora, sempre circondati dai gatti… Diamo il regalino di compleanno a Wahid, scusandoci di non essere andati alla festa. {NDR: Non sapremmo mai se era veramente il suo compleanno o meno, comunque noi il pensierino abbiamo ritenuto giusto farglielo}. Andiamo alla reception a pagare il conto e chiediamo informazioni sulle tariffe dei taxi per portarci a Sharm. Abituati fin’ora a pagare un pound a chilometro… O poco piú, la cifra che ci propone ci sembra esagerata. Contrattiamo ma l’ultima offerta é 200 pounds (piú di 3 pounds a chilometro). Pertanto decidiamo di prendere l’autobus.

L’autobus é carino, c’é pure gente simpatica e ci sono anche alcuni turisti! Uahoooo! L’autista mi offre anche un pó della sua acqua perché ho sete ed alla stazione di Dahab il bar non c’é! SUKRAN!.

La strada non costeggia il mare, si scorge la costa di Sharm solo all’ultimo istante. Dalla stazione di Sharm & Sheik prendiamo un taxi per la Sharks Bay. Abbiamo prenotato al Beduin Camp e siamo molto curiosi di vedere com’é. Abbiamo scoperto l’indirizzo sulla Lonely Planet ed abbiamo anche letto un diario di viaggio che ne parlava molto bene. Il Beduin Camp si presenta come un resort semplice ma ben tenuto, é gestito da beduini ed occupa il tratto di una delle spiagge piú belle di Sharm! Il mare é stupendo, la spiaggia é meravigliosa e, finalmente, il vento ha cessato di soffiare! Le camere sono spartane ma con tutto il necessario e pulite! Disfiamo i bagagli, ci infiliamo il costume e via… In spiaggia! I lettini per i clienti sono compresi nel prezzo della camera, cosí come la mezza pensione. Per pranzo mangiamo invece calamari alla griglia accompagnati da birra egiziana. Anche qui non vendono alcolici (gestione beduina) ma la birra sí. Conosciamo un massaggiatore egiziano, con la sua compagna italiana. Simpatici. Lei vive qui da qualche anno, e si é portata pure il cagnolino dall’italia. Ci dicono che oggi non ci sono molti italiani perché é giorno di partenze e di arrivi, ma ci avvertono che da domani la spiaggia sará pienissima di turisti e quasi tutti italiani. Per oggi ci godiamo la quiete. C’é anche una coppia musulmana che si appresta a fare il bagno con maschera e pinne. Lei indossa la muta e porta in testa un velo ben legato intorno al collo! Troppo carino. Facciamo bagni e bagni. Il clima é eccezionale. L’acqua é bellissima. La barriera corallina é a due passi. Alle 18:00 la spiaggia si svuota completamente. Rimaniamo noi e qualche altra coppia di turisti, per lo piú arabi. Ci accomodiamo in un Aiwa, ci beviamo due ottimi té beduini e ci fumiamo il Narghilé. Questa si che é vita. Ci godiamo lo splendido tramonto, poi andiamo in camera!. A cena siamo piacevolmente colpiti dal servizio. Il cibo é semplice ma ottimo! Il nostro tavolino é a due passi dal mare ed una bellissima e soffusa illuminazione oltre a qualche simpaticissimo gatto, completano il quadro. Dopo cena facciamo un giretto fra i negozietti del Beduin Camp. Ci connettiamo ad Internet e colloquiamo un pó con i nostri figli. Poi, dato che qui non c’é molto da fare, piano piano, ce ne andiamo a nanna! 28 Marzo 2006 – Martedí (Sharm – Sharm) Colazione sul mare! Il mare é splendido, la spiaggia pure e la calma… É indimenticabile. Ci siamo alzati presto, pertanto decidiamo di andare a fare un giro a Nahama Bay. É giá la terza volta che veniamo a Sharm ma le altre due volte non siamo mai usciti dall’Hotel. Contrattiamo la tariffa del taxi (l’autista stava ancora dormendo, poverino…) e ci facciamo portare a Nahama Bay stabilendo anche l’orario del ritorno! Entriamo dalla zona Nord, che in definitiva é la piú bella, e percorriamo, a piedi, tutta la strada pedonale verso Sud. Si susseguono alberghi, negozi, ristoranti, bar… Alla fine si giunge nella zona del Centro Commerciale! Immensa. Ritorniamo seguendo il lungo mare. Sembra di essere in Italia… Soprattutto per l’idioma, che predomina fra i passanti.

Dopo aver conosciuto il vero Egitto, Nahama Bay ci delude; sembra una localitá balneare qualsiasi. Credo anche che, per le migliaia di turisti che alloggiano in questa zona – un vero e proprio ammasso di alberghi – sia difficile farsi un’idea dell’Egitto. Le spiagge sono lunghe e strette ed alcune hanno addirittura otto o dieci file di sdraio, come a Jesolo. É un posto assurdo ed inoltre anche caro. Rientriamo al Beduin Camp verso le 11:00. La spiaggia é un brulichio di persone {NDR: Aveva ragione il massaggiatore di ieri!} ed al novanta percento italiani. Sono i turisti alloggiati in alcuni alberghi di Sharm & Sheik che non possiedono spiagge; pertanto sono costretti a venire qui tutte le mattine con la navetta.

Purtroppo oggi assistiamo ad uno spettacolo di massa che potrebbe essere definito la piú gretta dimostrazione del peggior esempio comportamentale dei turisti nel mondo.

Sono parecchi anni che non frequentiamo le spiagge italiane, ma non rammentavo che la donna italiana, mediamente, fosse un’accanita praticante del topless. Personalmente non ho nulla contro il topless, ma credo che bisognerebbe saper valutare i luoghi e le maniere piú o meno consone alla pratica. Ad esempio, in questa spiaggia privata, gestita da beduini e frequentata anche da famiglie musulmane, ritengo che il topless sia assai fuori luogo e rasenti la mancanza di rispetto culturale. Venire proprio alla Sharks Bay a mostrare le tette nude a destra e a sinistra mi sembra alquanto disgustoso. Se poi il fatto fosse stato limitato alla zona lettini sulla spiaggia poteva (dico poteva…) anche essere tollerato, ma invece c’erano anche signore che si recavano al bar e ordinavano da bere con le loro tette sfrontatamente sul bancone! Disgustoso. Al ristorante, per pranzo, c’era anche un gruppo di italiani, le cui rispettive donne hanno mangiato con le tette penzolanti sul piatto di gamberoni alla griglia! In quel momento mi sono un pó vergognata di essere italiana, io che per andare al bar, in questi posti, mi metto persino il pareo o il copricostume… Il pomeriggio lo trascorriamo fra snorkelling e spiaggia. Dovevamo fare un’escursione in barca ma abbiamo rinunciato perché il mare, al largo, sembrava un pó mosso. Alle sei di sera, la spiaggia si svuota completamente e qui, alla Sharks Bay, rimaniamo una dozzina di persone al massimo.

Dopo una bella doccia e, prima di cena, decidiamo di fare due passi a piedi. Ci intrufoliamo (il cancello di servizio era aperto ed incustodito) al Piramysa Hotel, un quattro stelle, all inclusive, che occupa l’altro lato di questa splendida baia. Deve essere enorme poiché impieghiamo oltre un quarto d’ora per raggiungere il corpo centrale. É pienissimo. I russi sembrano prevalere sulle altre nazionalitá e, probabilmente, passano la giornata in piscina, altrimenti la spiaggia dovrebbe essere sovraffollata, cosa che, sia ieri che oggi, non abbiamo notato. La sera cena romantica, sisha, the egiziano e nanna.

29 Marzo 2006 – Mercoledí (Sharm – Sharm) Sveglia presto e colazione con tavolino sul mare. La giornata é splendida ed il mare é calmissimo! Dopo colazione andiamo a Nahama Bay a comprare un paio di bottiglie di vino da accompagnare al pranzo e alla cena di oggi, poi passiamo dal centro di Sharm per prendere i biglietti per il bus che domani sera ci porterá al Cairo! Al ritorno organizziamo la gita in barca all’isola di Tirana per il pomeriggio. A parte noi e qualche altro turista italiano, la barca é piena di russi. Con tanti bambini. Vediamo i delfini e… difficile descrivere l’entusiasmo dei russi perché é uno spettacolo. I bambini non stanno nella pelle! Gridano… Gioiscono! Forse per tanti di loro é la prima occasione in cui vedono il mare. Facciamo tre soste per fare snorkelling ma, alla terza tappa, io non scendo in acqua poiché sono un pó stanca. … E meno male, poiché i pochi che sono entrati in acqua, incluso Giampaolo, a fatica riescono a rientrare sulla barca a causa di una forte ed improvvisa corrente. Non parliamo poi del ragazzino russo senza pinne…! Al rientro si alza un forte vento ed il mare si ingrossa ma, per fortuna, le onde sono alle nostre spalle! Cena e nanna.

30 Marzo 2006 – Giovedí (Sharm – Cairo) L’ultima giornata la passiamo in completo relax. La vacanza é finita: questa notte abbiamo l’aereo dal Cairo. Al pomeriggio prendiamo un taxi per andare alla stazione dei bus. Lo condividiamo con una turista austriaca che deve recarsi in centro peró… Fra cambi e divisioni di moneta, facciamo confusione per cui alla fine litighiamo con il taxista, convinti che l’avesse giá pagato l’austriaca. Alla fine gli diamo ugualmente la cifra pattuita ma in maniera seccata. Ci renderemo conto solo sul bus diretto al Cairo che aveva ragione lui e ci dispiace, ma ormai non possiamo piú scusarci con lui. Sul pullman per il Cairo siamo gli unici turisti stranieri… Ed io l’unica donna. Passati al di lá del Canale di Suez, c’é un posto di blocco della polizia. Ci fanno scendere tutti, scaricano tutti i bagagli che, a parte i nostri, vengono completamente perquisiti. {NDR: pensate che smacco se fossimo stati noi i terroristi!} Ci fermiamo in un posto di ristoro, dove chiacchieriamo ad un tavolino con un passeggero del nostro pullman, che parla bene inglese. Ci fa assaggiare delle sigarette fortissime. Al Cairo Ci fanno scendere ad una fermata alla periferia del Cairo perché é piú vicina all’aeroporto. É quasi l’una di notte e ci auguriamo di trovare un taxi. Il taxi c’é. In Egitto …. No problem!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche