Cartoline da Dublino
Di Dublino ti rimane addosso la pioggia e ancora oggi, dopo qualche mese dal mio viaggio, sento ancora i pantaloni zuppi che si ghiacciano sulla tua pelle. A Dublino vendono appositi ombrelli rinforzati contro il vento, che all’arrivo in aeroporto guardi in mano alle altre persone con stupore ma che impari presto a desiderare una volta in strada. I Dubliners però non sembrano farci molto caso e se ne vanno in giro indecisi, col cappotto e i sandali, in maniche corte di notte o impellicciati fino al naso in una mattina di pallido sole. Cammini per le strade della zona del Trinity College, a testa bassa per soffiare aria calda nella sciarpa e speri di arrivare presto ovunque tu stia andando. Poi arrivi a Temple Bar, gremita di ragazze con gonne così corte da farti sentire i brividi di freddo, di gente in maschera perché è Halloween. E tu ti chiedi come possano sopravvivere con la sola tuta di Superman addosso. – Magari entriamo in un pub…- Eh, magari sì. Quello lì verdino con i fiori e le bandiere non sembra male. Ma non è quello della brochure in aereo? E’ proprio quello, si chiama Gogarty. Dentro la gente si stringe, perché l’atmosfera è calda. Il musicista che suona dal vivo accontenta soprattutto i turisti, che possono ripassare la discografia degli U2 e dei Cranberries. Tu ti siedi ad una tavolo che sei riuscito ad accaparrarti, ordini birra scherzando col barista e finalmente senti il ghiaccio che ti ricopre sciogliersi. Non vorresti più andartene e non perché fuori fa freddo, ma perché lì hai trovato quello che ti aspettavi dall’Irlanda.