Weekend in Liechtenstein: tutto quello che c’è da sapere per una fuga nel Principato

Due giorni alla scoperta di un Paese pacifico e affascinante, fra castelli arroccati e natura incontaminata
Scritto da: Fearless
weekend in liechtenstein: tutto quello che c'è da sapere per una fuga nel principato

Parlando dei nostri piani di viaggio per il 2024, io e il mio ragazzo, Carlo, abbiamo optato per una vacanza di fine estate in Islanda. Tuttavia, desiderosi di un weekend break all’estero il prima possibile, la nostra attenzione è ricaduta su uno staterello tanto vicino a noi, quanto poco conosciuto: il Principato del Liechtenstein, incastonato fra Svizzera e Austria, perfetto per una gita primaverile. Così, in un’algida giornata di gennaio, ci è venuta l’idea di pianificare due giorni e una notte a inizio aprile alla scoperta di questo Paese. Nel corso dei mesi successivi, abbiamo setacciato il web per trovare tutti i punti di interesse racchiusi nei 160 km² del Liechtenstein – una superficie più piccola della più minuta provincia italiana, quella di Trieste.

Siamo partiti da Bergamo a bordo della Toyota Corolla di Carlo, ibrida e con cambio automatico, per guidare agevolmente attraverso le valli svizzere, alle 9 del mattino di sabato 6 aprile. Naturalmente, ci siamo muniti di vignetta autostradale svizzera al costo di €44. Per l’andata abbiamo optato per la strada panoramica che costeggia il lago di Lecco e attraversa il cantone dei Grigioni, attraversando vallate rigogliose e altipiani innevati per gran parte delle nostre 4 ore e mezza di viaggio.

Avvicinandoci al Liechtenstein, abbiamo iniziato a notare la presenza di auto con una singolare targa nera. Infatti, le vetture del Principato sono le uniche al mondo con questa caratteristica. Abbandonata l’autostrada, abbiamo preso l’uscita per Balzers e, attraversato il Reno, abbiamo varcato il confine. Fra Svizzera e Liechtenstein non c’è la dogana: i due Stati sono in confederazione dal 1924.

La nostra prima tappa, appena superato il confine, è stata il castello di Gutenberg. Abbiamo parcheggiato ai piedi dell’altura su cui sorge, e dopo una breve camminata abbiamo subito raggiunto la nostra meta, purtroppo non visitabile, ma dalla quale abbiamo goduto di splendide viste sulla nazione. Dopo aver riempito la borraccia ad una provvidenziale fontanella (l’acqua che troverete qui è fra le più fresche e dissetanti), siamo scesi ai piedi del castello dove abbiamo steso la nostra tovaglia da picnic e pranzato su un ameno praticello fiorito con vista spettacolare.

Abbiamo poi proseguito in altezza per raggiungere la località di Triesenberg, dove abbiamo visitato la chiesa, un luogo di pace e con interessanti giochi di luce dati dalle vetrate istoriate, e fatto fotografie alla vallata sottostante. Prossima tappa è stato il resort sciistico di Malbun, il paesino più elevato del Principato, che sorge a 1600 metri sul livello del mare. Nonostante i pochi turisti, non c’erano parcheggi liberi e abbiamo dovuto lasciare la Corolla all’autosilo a pagamento all’ingresso della funivia per 2 CHF all’ora. C’è la possibilità di salire fino alla cima del monte antistante; tuttavita, abbiamo preferito farci una scarpinata lungo il “sentiero rosa”, e in un paio di ore non abbiamo incontrato anima viva, cosa che ci ha permesso di godere della tranquillità e della purezza della natura. Nonostante i 26°C (temperatura anomala per queste zone prima dell’estate) abbiamo trovato molta neve!

Lasciata Malbun, siamo scesi a valle e ci siamo diretti verso il nord del Liechtenstein per raggiungere la nostra sistemazione per la notte, nel paese di Mauren. Su Airbnb abbiamo scovato a soli €94 (prezzo molto inferiore alla media) una stanza nella casa della signora Hedi, nata e cresciuta proprio in questo edificio. Questa simpatica sciura accoglie turisti da tutto il mondo, mettendo a disposizione quella che era la camera da letto di suo figlio, ampia, luminosa e pulitissima. Dopo aver fatto due chiacchiere, siamo partiti alla volta delle rovine di Obereburg e Untereburg, due trascurabili attrazioni che ci hanno comunque permesso di fare delle belle camminate al tramonto. Prima che calasse il buio, abbiamo anche fatto una sosta alla riserva naturale di Ruggell, nella punta settentrionale del Paese, zona amata dai locali per le passeggiate serali nei campi.

Abbiamo scelto di rimanere in zona anche perché per le 20:30 avevamo prenotato al Landgasthof Rössle, un ristorante tipico con camere. Abbiamo ordinato cordon bleu classico con contorno di verdure miste e käsknöpfle (gnocchetti di patate) con fonduta di formaggio, cipolle croccanti e purea di mele, il tutto innaffiato da leggera ma corroborante birra locale. Per dessert abbiamo preso un ottimo strudel di mele con gelato alla vaniglia e panna montata, per un totale di 91 CHF. Il prezzo potrà sembrare elevato, ma le porzioni erano estremamente abbondanti, e bisogna tenere a mente che siamo in un Paese dove lo stipendio medio è il triplo rispetto a quello italiano. Soddisfatti dalla cena ci siamo ritirati a vita privata.

Il mattino successivo ci siamo alzati senza troppa fretta e, dopo aver salutato Hedi concedendole di farci una foto ricordo e lasciandole una piccola dedica scritta, ci siamo diretti verso Vaduz, la capitale. Abbiamo parcheggiato nei pressi del castello, anch’esso non visitabile in quanto tutt’oggi usato come residenza dalla famiglia reale, ma comunque ammirabile dall’esterno in tutta la sua bellezza, e abbiamo intrapreso una scarpinata che dopo un’ora e 300 metri di dislivello ci ha portati alle rovine del Wildschloss. Anche se di questa antica fortezza rimane poco, abbiamo apprezzato la natura circostante e la vista mozzafiato sulla vallata che ci ha accompagnati nella scalata. Tornati al parcheggio, abbiamo ripreso il nostro cestino da picnic e ci siamo stesi sull’erba per il secondo pranzetto con vista castello della vacanza. Un’altra provvidenziale fontanella ha contribuito a rinfrescarci dai 28°C che si erano fatti nel frattempo.

Con la pancia piena siamo scesi in auto verso il centro storico di Vaduz, che rimane un po’ più a valle. Abbiamo parcheggiato gratuitamente (essendo domenica) nei pressi della banca. Ci siamo subito diretti verso il Museo Nazionale del Liechtenstein, dove per 10 CHF a testa (con leggero sconto studenti, che bello dimostrare meno di 25 anni mentre si va per i 30!) abbiamo acquistato il biglietto comprensivo dell’edificio principale e della Stanza del Tesoro. Quest’ultima è una vera chicca: si trova in un edificio adiacente a cui si accede uno alla volta attraverso una porta blindata con un gettone d’oro. Al suo interno una stanza buia conserva tutto quanto di più prezioso la famiglia reale ha messo a disposizione del pubblico: dipinti, gioielli, uova di Fabergé e persino dei frammenti di Luna, donati dagli Stati Uniti per il contributo tecnologico del Principato alla missione dell’Apollo 11. Il museo in sé racchiude varie collezioni tematiche su archeologia, storia, arte, religione, faunistica e costumi locali.

Terminata la visita, abbiamo raggiunto a piedi la slanciata Cattedrale di San Florino, all’interno della quale era in corso la Messa. Il caldo torrido ci ha fatto venire voglia di un dolcetto fresco, ma dato che per qualche motivo tutti gli esercizi commerciali erano belli che chiusi alle 17, abbiamo ripiegato sull’unica gelateria aperta: il Dolce Vita. Ci sentiamo di sconsigliare spassionatamente questo luogo dove abbiamo lasciato 30 CHF per due gelati con due palline ciascuno e due bottigliette di acqua frizzante da mezzo litro, con un prezzo di 7,40 CHF cadauna. Una truffa, soprattutto considerando che altrove l’acqua si trova a 3 CHF.

Terminato questo excursus, abbiamo acquistato alcuni ricordini al negozio di souvenir, nonché centro informazioni per i turisti, situato nell’edificio ligneo accanto al museo. Per concludere la nostra visita a Vaduz abbiamo cercato un punto panoramico da cui fare foto al castello arroccato della capitale. Abbiamo parcheggiato abusivamente nel posto auto privato di una casa in costruzione (data l’assenza di parcheggi pubblici nella gran parte della città), e con il sole che iniziava a tingere i versanti di colori caldi siamo riusciti a fare i nostri scatti!

Abbiamo deciso di salutare il Liechtenstein con un’altra camminata alla riserva naturale di Ruggell. Lasciata l’auto nell’ultimo posto disponibile prima del sentiero pedonale, in 20 minuti abbiamo attraversato la riserva e ci siamo ritrovati in Austria, il cui confine è segnato da un ruscello. Qui abbiamo fatto una passeggiata a Bangs, il primo villaggio, e per le 19:30 eravamo in partenza per il ritorno in madrepatria. Questa volta abbiamo scelto la strada più veloce via Chiasso e abbiamo raggiunto Bergamo in 3 ore e mezza.

Cosa ci ha lasciato il Liechtenstein? La sensazione di pace, una pace che dura da più di cent’anni (il Principato infatti non partecipa a guerre dalla fine dell’Ottocento), e l’ordine, la pulizia e la sicurezza che si respirano in ogni dove fanno sembrare di essere nel ventisettesimo cantone della Svizzera. La vicinanza a questo Paese, oltre al fatto che si paga in franchi e che con l’Austria c’è una frontiera, si nota anche in vari elementi sia naturali, come i campi perfettamente irrigati e le catene montuose innevate, sia antropici, come l’architettura e l’attenzione per i dettagli. Ci sentiamo di consigliare il Liechtenstein per una divertente e interessante gita in uno degli Stati più piccoli del mondo!

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