Safari in Kenya, esperienza meravigliosa

Un viaggio che supera di gran lunga ogni aspettativa, a stretto contatto con persone, piante e animali, colori, suoni, profumi e sensazioni sconosciute e irripetibili
Scritto da: Sergio C.
safari in kenya, esperienza meravigliosa
Partenza il: 19/08/2012
Ritorno il: 29/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Premessa: un safari in Africa non è un viaggio per tutte le tasche, anche scegliendo le compagnie aeree più economiche il solo costo del volo di andata e ritorno è generalmente superiore a Euro 500 a persona; eppure, una volta tornati si ha la sensazione che il costo del viaggio sia irrisorio rispetto a quanto il Kenya ha saputo regalarti.

Un safari in Kenya supera di gran lunga ogni aspettativa, si viene a contatto con un insieme di ambienti, persone, piante ed animali, colori, suoni, profumi e sensazioni sconosciute e irripetibili.

Prima di partire ci si immagina di rivedere le scene dei documentari, quando sei sul posto comprendi che, oltre alle stesse immagini, c’è tutto un universo di sensazioni ed emozioni veramente difficili da esprimere, e risulta complesso spiegare cosa si è provato in quei momenti.

Una volta tornati non si fa altro che ripensare continuamente all’esperienza vissuta, si vive in una realtà lontana dalla vita quotidiana, come in un sogno, e si prova una nostalgia tremenda… capisci che il mal d’Africa esiste veramente.

La realtà africana è quanto mai lontana dal nostro ordinato stile di vita, in Kenya la povertà è praticamente ovunque, eppure, durante il nostro viaggio, abbiamo ricevuto centinaia di sorrisi da parte dei bambini lungo le strade, un’infinità di allegri e cortesi “jambo” – Ciao – da parte di chiunque ci incontrava… nulla a che vedere con i nostri “musi” tristi e annoiati, circondati da un diffuso benessere che non ci fa percepire le vere gioie della vita. Al ritorno dal viaggio queste sensazioni rimangono, ci si pongono molti dubbi e si riflette su cosa sia giusto o sbagliato.

Eravamo già stati altre volte in Africa, ma in realtà sahariane e comunque diverse, più turistiche, forse più ricche della realtà keniana, e mai avevamo provato una tale nostalgia ed un così forte desiderio di ritornare.

Un viaggio di questo tipo va “preparato” e “organizzato” con un certo anticipo, occorre scegliere accuratamente gli itinerari, considerare le distanze tra una tappa e l’altra, considerare il dissesto generale delle strade keniane, che comporta un notevole aumento dei tempi di percorrenza. Abbiamo cercato di valutare le proposte delle agenzie di viaggio italiane, ma ci hanno spaventato i costi esorbitanti e la penuria della scelta tra le offerte. La rete web diversamente offre centinaia di proposte maggiormente dettagliate e soprattutto molto più economiche tra le quali non è facile scegliere. Abbiamo iniziato a mandare diverse e-mail agli operatori locali, indicando le nostre necessità e alla fine abbiamo scelto la Kenya Expresso Tours and Safaris (www.ketsafaris.com) gestita da Paul Mwendwa, e non potevamo scegliere di meglio! I motivi della nostra preferenza sono molti: Paul ci ha permesso di adattare il nostro itinerario alle nostre necessità, agli orari di arrivo e di partenza dei voli, ci ha sempre risposto rapidamente via e-mail, ci ha messo a disposizione una guida parlante italiano e soprattutto ci ha fatto una offerta maggiormente economica, a parità delle sistemazioni e della durata del viaggio delle altre proposte. Per bloccare la prenotazione ci ha chiesto una caparra del 30 % da inviare con bonifico…noi ci siamo fidati!

Valutando tra i vari itinerari e scegliendo i parchi più rappresentativi abbiamo concordato l’itinerario seguente: Nairobi/ Amboseli / Nairobi / Sweetwaters – Laikipia Plateau / Samburu / Lake Nakuru / Lake Naivasha / Masai Mara (2 notti) / Nairobi. Questo itinerario è stupendo, soprattutto se percorso durante la stagione secca, che corrisponde ad un periodo ottimale per l’avvistamento degli animali radunati intorno alle riserve di acqua. Inoltre a fine agosto si hanno buone probabilità di trovarsi nel bel mezzo della migrazione degli gnu che dal Serengeti in Tanzania raggiungono il Masai Mara guadando il fiume Mara, uno spettacolo indescrivibile.

L’unica sosta di questo itinerario che si potrebbe evitare è Nairobi, città troppo caotica e piuttosto pericolosa. Forse in sostituzione al pernottamento a Nairobi sarebbe stato possibile dirigersi direttamente nell’Aberdare National Park o nel Mount Kenya N. P., prima di proseguire per Sweetwaters o per Samburu. Avremmo comunque dovuto affrontare troppi chilometri in un solo giorno. Di fatto, in Kenya, a quanto pare, tutte le strade portano a Nairobi, quindi, se si vuole andare da Amboseli verso tutti gli altri parchi si è praticamente obbligati ad attraversare Nairobi, con una notevole perdita di tempo.

Paul ha provveduto direttamente a scegliere le sistemazioni e credo non potesse scegliere di meglio. Ogni campo tendato o lodge era superiore alle nostre aspettative, in qualche caso si trattava di vere e proprie sistemazioni di lusso. Prima di partire eravamo un po’ prevenuti sulla scelta dei campi tendati, forse avremmo preferito dei lodge, ma una volta sul posto abbiamo capito di che “tende” si trattava ed ora possiamo affermare che i campi tendati sono decisamente da preferire ai lodge: oltre ad offrire gli stessi servizi ti permettono di ascoltare i suoni notturni della savana, centinaia di richiami di uccelli diversi, lievi fruscii che si intensificavano prima dell’alba, e ci è sembrato di vivere più a stretto contatto con la fauna dei parchi.

Per il volo da Roma a Nairobi abbiamo scelto la Ethiopian Airlines, con scalo di tre ore ad Addis Abeba in Etiopia. Siamo stati accolti in aeroporto da Paul che ci ha presentato Patrick (Kyoko), il nostro autista e guida. La prima sera avevamo poco tempo a disposizione, e Patrick ci ha portato direttamente al Confort Hotel, in pieno centro, prenotato autonomamente. Se l’aeroporto di Nairobi ci ha fatto una buona impressione in termini di ordine e pulizia, la stessa valutazione non possiamo darla al resto della città: Nairobi è una città estremamente caotica, c’è un traffico allucinante, per raggiungere il centro dall’aeroporto possono passare tranquillamente anche due ore, le case sono recintate da fili spinati e recinti elettrificati. Per le strade del centro ci sono molte guardie armate ma c’è anche un pullulare di gente di ogni tipo, anche dall’aspetto poco raccomandabile. Per questo motivo non ce la siamo sentiti di visitare liberamente le strade di Nairobi, ci siamo limitati alle vie più ampie, dove comunque non abbiamo avuto alcun problema. A Nairobi abbiamo acquistato un scheda telefonica di una compagnia locale che ci ha permesso di chiamare in Italia al costo di pochi centesimi al minuto. Appena giunti al Confort Hotel siamo stati accolti dal personale della reception e dalle guardie e ci siamo sentiti al sicuro. Questo hotel, dotato di wi-fi gratuito, è decisamente spartano se confrontato alle altre sistemazioni in cui abbiamo alloggiato durante il viaggio, in compenso ha un ottimo rapporto qualità prezzo. Ci siamo trovati molto bene anche nel ristorante dell’hotel al primo piano.

La mattina seguente Patrick ci è venuto a prendere alle 8:00 e ci ha presentato Amis, la guida che parla un buon italiano. Una volta partiti verso Amboseli abbiamo avuto modo di presentarci e di conoscerci meglio. Patrick (Kyoko) e Amis sono stati bravissimi, hanno instaurato con noi un rapporto veramente amichevole, sono stati anche molto pazienti nel cercare di accontentare le nostre (tante) richieste e ci siamo trovati divinamente… se il nostro viaggio è stato così bello lo dobbiamo soprattutto a loro!

Patrick (Kyoko) è originario del sud est del Kenya, gruppo etnico Kamba, parla un ottimo inglese ed è la guida delle guide: in molte occasioni ci siamo accorti che le altre guide, tramite contatti diretti e via radio, fanno riferimento a Patrick per trovare i migliori siti di avvistamento. Patrick inoltre ha dimostrato di conoscere perfettamente strade e scorciatoie lungo il viaggio per raggiungere prima e più agevolmente la destinazione. Oltre a guidare perfettamente anche in condizioni poco agevoli, è dotato di una vista eccezionale in grado di scorgere un leone anche da un semplice movimento dell’erba alta.

Amis (cell. +254 7200 38849) è simpaticissimo, parla un buon italiano, assomiglia ad Eddie Murphy, abita a Malindi ma è originario di Zanzibar, e ha una vista infallibile. Amis ci ha insegnato che nei safari prima di tutto ci vuole fortuna e pazienza, gli animali vanno cercati pole pole, piano piano, senza fretta e se poi non si riesce a vedere tutto, allora hakuna matata – nessun problema – i paesaggi dell’Africa bastano da soli a gratificarci.

Appena usciti dal caos di Nairobi ci siamo trovati in mezzo al nulla, chilometri e chilometri circondati dalla savana, e subito abbiamo iniziato ad avvistare le prime gazzelle di Thomson e soprattutto le prime giraffe… abbiamo chiesto immediatamente di fermarci, per noi era il primo ed emozionante avvistamento, Patrick e Amis hanno acconsentito ma hanno anche precisato che di gazzelle e di giraffe ne avremmo viste a migliaia durante il viaggio e che a breve non le avremmo neanche più degnate di una foto… e avevano pienamente ragione (anche se per noi era sempre un’emozione incontrarle)!

Dopo qualche ora siamo arrivati ad Amboseli, verso il confine con la Tanzania, e come tradotto da Amis, ecco il primo “colpo di fortuna”: la cima innevata del Kilimangiaro si vede raramente, è sempre avvolta dalle nuvole, capita di scorgerla o all’alba o al tramonto… noi invece abbiamo avuto la fortuna di ammirarla a mezzogiorno! Siamo rimasti impressionati dall’abbondanza della fauna presente… zebre, gazzelle, giraffe, gnu e i primi elefanti, il tutto a pochi passi dal nostro furgoncino. Il primo campo tendato che ci ha accolto è il Sentrim Amboseli, in posizione piuttosto centrale rispetto al parco, bellissimo. Come in tutte le altre sistemazioni abbiamo notato che la maggior parte della clientela era indiana o comunque asiatica, pochi europei e giapponesi, qualche americano, mentre la cucina era internazionale, quindi si poteva assaggiare un po’ di tutto, a volte preparavano anche la pizza.

Amboseli è un parco stupendo, il paesaggio è dominato dalla mole del Kilimangiaro, ai suoi piedi si aprono le vaste pianure del parco, ricche di sorgenti, corsi d’acqua, laghi e paludi. È il regno degli elefanti, se ne vedono tantissimi o radunati in grandi branchi con i piccoli al pascolo o con esemplari isolati immersi negli acquitrini. Gli stessi elefanti di sera escono dalle paludi e si disperdono nelle pianure polverose, anche oltre i confini del parco, per poi riavvicinarsi all’acqua di mattina… le orme degli elefanti sono inconfondibili e raccontano ciò che avviene di notte. Bufali, gnu, zebre, babbuini, gru coronate, gazzelle ed impala fanno da contorno. Noi, grazie alla vista acuta di Amis ed anche ad una buona dose di fortuna, siamo riusciti ad avvistare a breve distanza anche un caracal, un grosso gattone dalle orecchie affusolate, molto simile ad una lince, con abitudini notturne e quindi estremamente raro da vedere.

La mattina dopo era nuvoloso, abbiamo rifatto un giro del parco e siamo ripartiti per Nairobi. Giunti all’ora di pranzo all’Hotel Boulevard, molto buono, nel pomeriggio ci siamo diretti al Giraffe Centre. Si tratta di una piccola tenuta in parte boschiva dove vengono ospitate una decina di giraffe di Rothschild, varietà a rischio di estinzione presente anche al Lake Nakuru N.P.. Queste giraffe sono praticamente domestiche e si affacciano alla piattaforma di osservazione, dove c’è la possibilità di dargli da mangiare delle crocchette direttamente dalle mani, o, nel nostro caso, dalla bocca, facendosi dare un bel bacio!

Dopo questa visita potevamo scegliere tra visitare l’Animal Orphanage e il Safari Walk, all’ingresso del Nairobi National Park… abbiamo scelto la seconda opzione perchè non sopportiamo gli zoo con gli animali rinchiusi in spazi ristretti. Il Safari Walk è un percorso in parte sopraelevato in un’area all’interno del Parco Nazionale, una passerella sopraelevata che si snoda tra la foresta. Gli animali si trovano su ampie collinette erbose ed alberate separati da fossati e da fili elettrificati. Questa condizione permette agli animali di nascondersi in un ambiente simile a quello naturale, quindi l’avvistamento non è certo o può risultare lontano. Le nostre guide purtroppo non hanno compreso questa nostra scelta, per loro l’avvistamento molto ravvicinato era fondamentale. Ciò nonostante abbiamo avvistato quasi tutti gli abitanti del parco, compreso il leopardo, inoltre abbiamo visto animali insoliti come le zebre albine o il bongo montano che certamente non potremmo incontrare facilmente nei parchi. Ovviamente una asseggiata nel Safari Walk non è assolutamente paragonabile alla visita agli altri parchi keniani, decisamente più emozionanti in quanto naturali, ma per chi soggiorna a Nairobi e dispone di poco tempo può essere un buon diversivo.

Disponendo di altro tempo di nostra iniziativa ci siamo fatti lasciare da Patrick al Nairobi National Museum, situato a breve distanza dall’Hotel Boulevard. Ci ha sorpreso che le nostre guide non abbiano dato importanza a questa visita. Il Nairobi National Museum è sicuramente la maggiore attrattiva di Nairobi, tutto il resto si può anche evitare, ma questo museo va assolutamente visitato. All’interno è presente una delle più grandi collezioni al mondo di reperti archeologici e frammenti ossei dei primi ominidi, conservati in atmosfera controllata. I reperti sono ordinati dalla specie più lontana fino ad arrivare all’odierno Homo sapiens. Molti i reperti esposti di vari Australopithecus, Homo abilis, Homo erectus i cui resti sono tra i più completi mai rinvenuti al mondo. Il Kenya, la Rift Valley e tutta l’Africa Orientale sono considerati come la “culla dell’umanità” per l’importanza dei reperti archeologici portati alla luce nelle tante aree di scavo, questo è il motivo per cui proprio in Kenya ha sede un museo così originale. Bella anche la “torre di zucche”, opera che simboleggia le diverse etnie che compongono il Kenya. Per rientrare in hotel, nonostante la breve distanza da percorrere, per motivi di sicurezza abbiamo preferito prendere il taxi, contrattando il prezzo; abbiamo pensato che le attrezzature fotografiche e le borse potessero attrarre l’attenzione di qualche malintenzionato.

Il giorno dopo siamo partiti presto per raggiungere il Laikipia Plateau, altopiano centrale sotto la sagoma inconfondibile del Monte Kenya, nel Sweetwaters Game Riserve and Rhino Sanctuary. Si tratta di una riserva autonoma famosa per la salvaguardia del rinoceronte. In realtà sono presenti quasi tutte le altre specie della savana ed in particolare si possono avvistare gli orici e le zebre di Grevy, animali tipici dei territori semidesertici settentrionali. Lo Sweetwaters Tented Camp è sicuramente uno dei campi tendati più lussuosi dell’intero continente africano, anche troppo per noi! Fa un certo effetto percorrere tanta strada sterrata e polverosa e trovare tali hotel posizionati in questi angoli remoti, c’è un enorme contrasto tra l’elevato livello di servizi offerto da queste sistemazioni e l’ambiente intatto circostante. Sicuramente è molto apprezzabile il limitato impatto visivo di queste strutture, con ampio uso di paglia e legno. Nella maggior parte dei casi questi hotel sono alimentati a livello energetico da rumorosi generatori a gasolio mentre abbiamo apprezzato notevolmente la scelta della catena alberghiera Sentrim di servirsi dell’energia fotovoltaica. Sweetwaters dispone di molte “tende” disposte a ferro di cavallo intorno ad uno stagno: durante la nostra permanenza davanti a noi c’è stato un continuo passeggio di facoceri, marabù, gazzelle, antilopi, sciacalli, gru e faraone, per nulla infastiditi dalla nostra presenza. Nel Laikipia Plateau abbiamo visitato l’Ol Pejeta Chimpanzee Sanctuary, dove si possono osservare gli unici scimpanzè del Kenya: si tratta di una comunità di scimpanzè originaria del Burundi che si sono acclimatati bene in questa riserva sugli altopiani. Siamo rimasti impressionati da quanto i loro comportamenti somiglino ai nostri. Gli scimpanzè comunicavano continuamente tra loro, madri e figli si scambiavano effusioni, i piccoli giocavano tra loro ed i maschi adulti esibivano il loro ruolo predominante camminando con portamento eretto e scacciando eventuali intrusi…nel caso specifico una povera antilope è stata scacciata dalla zona senza apparente motivo. Nelle vicinanze abbiamo visitato anche il Rhino Sanctuary, un’area piuttosto ampia destinata ai rinoceronti, in particolare alla varietà di rinoceronte bianco del nord, molto rara ed in via di estinzione. In questa riserva i rinoceronti sono piuttosto semplici da avvistare, sono enormi, preferiscono le savane aperte e si individuano facilmente tra l’erba alta. In un recinto abbiamo avuto la possibilità di dar da mangiare a “Baraka”, un grosso rinoceronte nero e cieco, praticamente domestico. Abbiamo girato la riserva di Ol Pejeta fino a sera, avvistando sciacalli, elefanti, giraffe, zebre, bufali, grandi antilopi d’acqua e tanti babbuini ma dei grandi felini ricercati da Amis, neanche l’ombra. La zona degli altipiani è verdissima, si trova a quasi 2000 m, le temperature di notte scendono anche sotto i 10 gradi e quella sera il personale dello Sweetwaters Camp ci hanno fatto trovare delle borse di acqua calda dentro i letti… gradevolissime!

Il giorno successivo ci siamo risvegliati tra le antilopi che andavano ad abbeverarsi sulla pozza, e la sagoma inconfondibile del Monte Kenya dominava tutto il paesaggio. Un po’ a malincuore abbiamo salutato questo paradiso, direzione Samburu N. P.. Dopo aver risalito ulteriormente gli altipiani, con ampie vedute sulle cime frastagliate del Monte Kenya, la strada ha iniziato a scendere attraversando una zona piena di serre florovivaistiche; il Kenya è il primo esportatore mondiale di rose che vengono coltivate su questi altipiani. Andando verso nord si scende di quota e l’ambiente diventa sempre più arido, passando rapidamente dai verdi pascoli degli altopiani alla savana delle pianure del nord; giunti ad Isolo ci sembrava di essere in Marocco, tra moschee ed immense distese desertiche con sporadiche acacie. Superata Isolo, ultima città prima degli spazi aperti e disabitati del nord, la polizia di un posto di blocco ci ha fermato chiedendoci dove eravamo diretti; è raro che la polizia fermi un furgoncino di turisti, generalmente fermano i matatu, pulmini di pubblico servizio che viaggiano per tutto il Kenya carichi di persone… la corruzione e gli abusi di potere sono purtroppo all’ordine del giorno. Giunti ad Archer’s Post abbiamo lasciato la strada asfaltata per dirigerci verso la riserva, circondati da villaggi di gente di etnia Samburu, molto affine per storia e tradizioni al popolo Masai. Appena entrati abbiamo subito avvistato tutti gli animali più caratteristici della zona quali tanti graziosi dik dik, gerenuk, grandi orici e zebre di Grevy e centinaia di faraone volturine, dal petto azzurro elettrico. Questa riserva è molto importante in quanto protegge grandi popolazioni di animali delle savane aride che si concentrano lungo il fiume Ewaso Nyiro. Durante le ore centrali della giornata fa piuttosto caldo e gran parte della fauna si ripara all’ombra, quindi ci siamo diretti al Samburu Sopa Lodge, in attesa di ripartire per un safari serale. Questo lodge è situato in posizione dominante rispetto alla vallata, in un’area decisamente remota, non è recintato in alcun modo e gruppi di gazzelle ed impala vengono ad abbeverarsi a breve distanza dalle strutture. Gli alloggi sono ampi, hanno il tetto in paglia che garantisce una certa ventilazione ed hanno la forma delle capanne dei pastori…sicuramente è il lodge con il minore impatto ambientale, uno dei più belli in cui abbiamo pernottato. Nel pomeriggio ci siamo diretti verso il fiume dove abbiamo assistito ad uno spettacolare combattimento tra elefanti maschi che si contendevano il diritto ad accoppiarsi. Lungo le sponde ci siamo trovati nel bel mezzo di un numeroso branco di eleganti giraffe reticolate, abbiamo avvistato coccodrilli e una coppia di bellissime aquile nere dal ciuffo. Poi è arrivata una segnalazione via radio e ci siamo diretti verso un gruppo di fuoristrada raggruppati lungo una pista… finalmente i leoni! In questo caso erano due leoncini tranquilli che attendevano il ritorno della madre. Tornando di sera verso il lodge questo parco ha voluto farci un grosso regalo. In cima ad una collinetta c’era un bellissimo leopardo, siamo rimasti a guardarlo per una mezz’oretta mentre puntava un dik dik, poi, in totale tranquillità ha attraversato la pista proprio davanti al nostro pulmino…è stata una emozione grandissima, il leopardo è possente e snello al tempo stesso, molto furtivo nei movimenti, bellissimo. La riserva nazionale di Samburu è stata una delle più generose in fatto di avvistamenti, nonostante l’ambiente arido, questa area ospita un vero concentrato di fauna difficile da ammirare in altri parchi.

Lake Nakuru N.P

Il giorno successivo è stato impegnativo, ci siamo diretti da Samburu al Lake Nakuru N.P., oltre 200 km di strada sconnessa. Grazie alle scorciatoie di Patrick siamo riusciti ad arrivare all’ora di pranzo. Durante il tragitto, prendendo una di queste scorciatoie, tra Naro Moru e Nyahururu abbiamo costeggiato il Solio Game Riserve, nel Laikipia Plateau, e abbiamo avuto la fortuna di avvistare tre grandi rinoceronti neri al pascolo. Siamo scesi per fotografarli e rientrando nel pulmino ci siamo accorti che non eravamo soli, c’erano diverse guardie che ci stavano controllando. Amis ci ha spiegato che queste riserve, la loro fauna ed il turismo, danno lavoro alla popolazione locale e costituiscono una grande fonte di ricchezza derivante dalle entrate di valuta estera. Questa parte del Kenya sorprende per la ricchezza di vegetazione, da questi altopiani nascono i fiumi come l’Ewaso Nyiro o il Mara, uniche fonti d’acqua per le savane aride. Giunti al limite della Rift Valley i panorami sono grandiosi, piantagioni di tè e caffè tappezzano la vallata, i villaggi lungo la strada sono vivaci ed i mercati sono pieni di frutta di ogni tipo. Altro clima si respira a Nakuru, quarta città del Kenya per estensione, meno caotica rispetto a Nairobi e vicinissima al lago. Si tratta di un bacino vulcanico ed alcalino piuttosto ampio, circondato da foreste di acacia ed euphorbia e tratti di savana umida. Al Nakuru National Park ci si viene per ammirare i fenicotteri ed i rinoceronti, mentre noi non abbiamo avvistato nessuna delle due specie: i fenicotteri erano migrati sul vicino lago Bogoria mentre i rinoceronti stavano nascosti tra le acacie. Nakuru rimarrà nei nostri ricordi per i leoni, ne abbiamo avvistati moltissimi, a breve distanza, praticamente lungo le piste, sia con esemplari isolati sia a gruppi di oltre dieci leonesse con i cuccioli…ogni avvistamento è stato indimenticabile. Un primo gruppo di leonesse con i piccoli lo abbiamo trovato a circa 200 metri dal nostro lodge, il Lake Nakuru Lodge, ed erano praticamente distese tra l’erba alta a sonnecchiare in posizione panoramica sul lago, solo l’arrivo di un acquazzone le ha fatte alzare. Un’altra grande leonessa l’abbiamo incontrata sopra un albero lungo la sponda sud-ovest del lago, siamo rimasti incantati ad osservarla fino a quando è scesa ed ha raggiunto un gruppo enorme di leonesse, giovani maschi e leoncini situati ai piedi di un altro albero, di cui per assurdo non ci eravamo accorti! Non sapevamo che i leoni fossero tanto socievoli tra loro, passavano il tempo a leccarsi ed a scambiarsi effusioni. L’entusiasmo ci ha fatto passare in secondo piano i potenziali avvistamenti di rinoceronti ed uccelli acquatici che questo lago poteva offrire. Abbiamo pernottato Lake Nakuru Lodge, forse la struttura più datata dell’intero viaggio, apprezzabile soprattutto per la posizione panoramica sul lago. Il tetto del lodge è popolato da Iraci del Capo – grandi procavie simili a conigli – che per gran parte del tempo si sono rincorsi tra loro, inizialmente pensavamo fossero babbuini!

La mattina ci siamo svegliati presto e prima dell’alba eravamo già lungo la sponda sud del lago. Tra le nebbie apparivano grossi branchi di bufali e numerose colonie di bellissime cicogne dal becco giallo. Uscendo dal parco dal lato est il lago Nakuru ci ha voluto lasciare un bel ricordo, un enorme leone maschio con tanto di criniera ci ha attraversato la strada, ci ha fissato per pochi minuti e poi si è diretto verso un gruppo di bufali al pascolo.

Usciti dal parco ci siamo diretti al Lago Naivasha, dove avevamo concordato con Paul una escursione a Crescent Island. Si tratta di un’isola su un lago vulcanico, uno dei pochi luoghi in Kenya dove è possibile camminare tra giraffe, zebre, gazzelle ed antilopi in quanto non vi sono predatori e relativi rischi la nostra incolumità. Prima di arrivare sulla terra ferma il barcaiolo si è fermato vicino ad un gruppo di ippopotami poi ha individuato una grossa aquila pescatrice in cima ad una acacia ed ha iniziato ad emettere un fischio a mo’ di richiamo. Dopo poco l’aquila ha iniziato a fissarci ed il barcaiolo ha lanciato un pesce a breve distanza dalla barca. L’aquila in meno di un minuto ha afferrato il pesce elegantemente dall’acqua ed è tornata in cima al suo ramo…spettacolare! Una volta sbarcati sull’isola abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci ad antilopi, giraffe, pellicani e cicogne.

La strada per il Masai Mara era molto lunga e dopo pochi kilometri da Narok diventa subito sterrata e dissestata a tal punto che Patrick ha preferito seguire le piste laterali in terra battuta. Il Masai Mara National Park è sicuramente la più famosa e suggestiva area protetta del Kenya. La riserva occupa una vasta area pianeggiante confinante con la Tanzania e con il Parco del Serengeti, il paesaggio è dominato da savane a perdita d’occhio, dolci colline ed attraversato dai fiumi Mara e Talek. Sembra impossibile che in un paesaggio così piatto e monotono ci sia la più alta concentrazione al mondo di animali… tutto l’ecosistema si basa sulla migrazione annuale degli gnu, ogni anno oltre un milione di animali si disperde per la pianure del Masi Mara nel periodo cha va da agosto a ottobre; ovviamente la migrazione è seguita con grande attenzione di svariati predatori, coccodrilli, leoni leopardi e ghepardi in prima linea!

In prossimità dell’ingresso della riserva abbiamo voluto visitare, previa generosa donazione, un villaggio Masai. Il capo villaggio ci ha fatto da Cicerone, facendoci girare tra le capanne di legno, paglia e sterco disposte in cerchio. In un caso ci ha anche permesso di entrare in una capanna: lo spazio all’interno è veramente ristretto, buio e fumoso, vi è solo una piccola apertura di lato per far uscire il fumo del fuoco che viene acceso quotidianamente. Nonostante le misere condizioni di vita, il popolo Masai ci è sembrato sereno e felice, tanti bambini giocavano tra loro e con le capre, gli uomini ci hanno fatto vedere come accendono il fuoco utilizzando solamente due pezzettini di legno o come suonano il grande corno di cudù, le donne si prendono cura della prole e cucinano. Sinceramente, a livello di condizioni di vita, abbiamo trovato una situazione migliore nel villaggio Masai rispetto agli evidenti casi di disperazione di Nairobi. Abbiamo portato ai loro bambini delle matite e dei quaderni nella speranza che qualcuno di loro raggiunga un buon livello di alfabetizzazione; con lo stesso obiettivo il governo keniano sta costruendo alcune scuole disperse tra i villaggi, in modo da sottrarre dal lavoro i bambini più piccoli, che generalmente iniziano a far pascolare le capre dai cinque anni in poi.

Appena fuori dal villaggio, nella zona delle Ngama Hills ecco il primo avvistamento: Patrick ci ha portato in prossimità di una acacia molto alta, apparentemente senza nulla di interessante. Ad uno sguardo più approfondito si scorgeva una coda penzolante tra i rami: era un grosso leopardo addormentato! Appena il tempo di una foto e siamo ripartiti verso un’altra collina, sulla base di una segnalazione via radio. Dalla sommità di un pendio ricoperto da erba alta apparivano i musi di due ghepardi… credevamo che l’avvistamento dei ghepardi fosse arduo, sono estremamente mimetici e si confondono con l’erba secca, invece abbiamo trovato dei gattoni per nulla schivi, veramente stupendi, slanciati ed eleganti. E’ evidente che questi animali sono abituati al traffico di turisti, in molte piste forse il transito di pulmini e jeep è eccessivo, sta di fatto che i ghepardi, contrariamente agli altri felini, si avvicinano moltissimo alle vetture, per nulla intimidite. Oltre ai numerosi avvistamenti questo parco offre scenari indescrivibili: è savana sconfinata a perdita d’occhio, alcune acacie sparse, tanti piccoli corsi d’acqua circondati da lembi di foresta ripariale e migliaia di animali erbivori al pascolo. Al Masai Mara abbiamo pernottato al Sentrim Mara tented camp, con delle ampie tende collocate su piattaforme rialzate, ma situato in posizione defilata in una vallata laterale delle Ngama Hills; considerando la vastità del Masai Mara, forse è preferibile scegliere una sistemazione più centrale, in modo da non dover percorrere tanti km per raggiungere le pianure percorse dal fiume Mara. Occorre anche considerare il rapporto qualità prezzo, in quanto in questo ambito parco un semplice pernottamento può avere dei costi veramente proibitivi.

La mattina dopo ci siamo diretti verso la parte centrale del parco, lungo il percorso ci siamo fermati a osservare una coppia di ghepardi intenta a divorare una gazzella. Intorno a noi c’erano grifoni, ed avvoltoi orecchiuti in trepidante attesa con gli occhi puntati sulla carcassa. Dopo aver mangiato i due ghepardi si sono accampati sotto un arbusto ed hanno iniziato a leccarsi tra loro ed a scambiarsi effusioni, il tutto a pochi metri dalla pista e dal nostro pulmino. Più avanti ci siamo imbattuti in un gruppo di leoni e leonesse colti in atteggiamenti “amorosi”: grazie alla presenza di alcuni cespugli questi leoni hanno mantenuto una certa “privacy”, la leonessa ha continuato a rotolarsi nell’erba mentre alcuni maschi stavano a guardare…non so per quanto tempo ancora. Avvicinandoci alla parte centrale del parco abbiamo iniziato a incontrare i primi gnu, inizialmente a piccoli gruppi, successivamente in branchi enormi costituiti da decine di migliaia di esemplari. La savana era letteralmente invasa in ogni direzione da gnu, zebre, gazzelle ed antilopi… in alcuni punti era difficoltoso proseguire in quanto gli animali avevano invaso la strada!

Giunti in prossimità del fiume Mara abbiamo avvistato ippopotami, coccodrilli e coloratissimi gruccioni; non eravamo soli, altri veicoli di altri turisti erano disposti lungo la sponda. In quel tratto il fiume scorreva piuttosto infossato e sul bordo dell’altra ripida sponda c’era un enorme branco di gnu alla ricerca di un varco. Ogni tanto alcuni esemplari si avvicinavano all’acqua e poi rientravano nel branco ed ogni momento poteva essere quello giusto per assistere al guado del fiume. Questo evento aveva radunato molti fuoristrada e pulmini, compresa una troupe televisiva con tanto di documentarista giapponese e cameraman al seguito. Tutto questo fermento di veicoli e persone, concentrandosi lungo la sponda opposta al branco di gnu, lo potevano condizionare a desistere dal guadare il fiume. Patrick ha deciso quindi di rivolgersi al ranger presente in loco per far allontanare i veicoli dal bordo del fiume. Il ranger ha dato ragione a Patrick, ha fatto allontanare gran parte dei fuoristrada e li ha fatti posizionare in posizione rialzata rispetto alla sponda. Ciò nonostante le ore passavano e gli gnu non si decidevano a muovere il primo passo; quasi tutti i veicoli, documentarista compresa, hanno abbandonato la zona rivolgendo l’attenzione ad altri avvistamenti. Patrick ed Amis erano invece fiduciosi… e avevano ragione! Dopo quasi tre ore di attesa il primo coraggioso gnu si è lanciato nel guado del fiume Mara, seguito dall’enorme branco. Ciò a cui abbiamo assistito è stato un evento grandioso ed indimenticabile, per oltre dieci minuti un numero imprecisato di gnu, forse migliaia di esemplari, hanno attraversato il fiume, Patrick ci ha portato proprio in prossimità del varco sulla sponda ripida, dove gli gnu ritrovavano la savana aperta. Dopo i primi guadi un grosso coccodrillo si è avvicinato alla fila di gnu ed è rimasto a bocca aperta fino a quando uno gnu è passato tra le sue fauci, l’ha stretto sul collo e l’ha trascinato sott’acqua soffocandolo. La scena cruenta ci ha fatto letteralmente rimanere a bocca aperta, una emozione indescrivibile, ci siamo sentiti spettatori della vita animale, una sensazione che forse ormai può regalarti solo l’Africa più vera, che a volte sa essere dura e cruda. I versi dei poveri animali sofferenti che si calpestano l’uno con l’altro ti rimangono in testa, lo smarrimento del piccolo che ha perso la madre ti colpisce, poi ragioni che in fondo che tutto ciò ha un suo equilibrio, che se il coccodrillo o il leone non mangia non potrà sfamare i suoi piccoli, e soprattutto non potrà effettuare quella selezione dei soggetti malati o deboli che è fondamentale per la sopravvivenza dei branchi di gnu…e come disse Amis, “non potremo mai dimenticare questi momenti”. La giornata stava per finire, in lontananza delle nuvole scure si addensavano e creavano temporali, la luce intensa del tardo pomeriggio ci ha fatto scorgere un gruppo di leoni nella loro consueta sonnolenza.

L’ultimo giorno avevamo una mattinata a disposizione, il tempo sufficiente per un giro alle pendici delle Ngama Hills, nella parte occidentale del Masai Mara. Nonostante il tempo limitato a disposizione anche questa giornata ci ha voluto riservare una sorpresa: nella luce radente della mattina abbiamo incontrato a bordo della pista un serval, un grosso gatto della savana con zampe lunghe, orecchie enormi, coda corta ed un mantello maculato bellissimo. Avendo abitudini notturne anche questo avvistamento è stato un bel colpo di fortuna. Poco oltre abbiamo incontrato un gruppo di giovani leoni in caccia: ad un tratto un leone ha sorpreso dietro un cespuglio un piccolo dik dik, lo ha azzannato come se nulla fosse ed ha iniziato ad allontanarsi dal gruppo trotterellando per non condividere la preda con gli altri. Abbiamo concluso l’ultimo safari tornando a fotografare giraffe ed antilopi, proprio come avevamo iniziato alcuni giorni prima, quando ad Amboseli ogni avvistamento ci sembrava irreale ed anche gli animali più comuni riuscivano ad emozionarci. In questo caso la spinta a fotografare qualsiasi soggetto o paesaggio era dovuto alla nostalgia che iniziava a farsi sentire già prima della partenza. Il ritorno a Nairobi, tra la strada allagata da un acquazzone e le piste dissestate e fangose, è stata estenuante. Ancora peggiore è stato l’ingresso nel caos della città fino al momento dei saluti con Amis: con le guide, dopo tanto tempo passato al loro fianco all’interno del pulmino, si era instaurato un rapporto amichevole ed allegro, nel nostro caso c’era anche tanta gratitudine. Crediamo che un buon rapporto con le guide sia fondamentale per la riuscita di un viaggio di questo tipo, occorre affidarsi a loro per buona parte delle scelte e nei loro confronti ci deve essere comprensione nei momenti di stanchezza.

Patrick ci ha portato a cena al Carnivore, uno dei più famosi ristoranti di Nairobi dove servono carne di diversi tipi cotta alla brace su lunghe spade, dopodichè ci ha salutato all’aeroporto dove, sonnecchiando, abbiamo atteso l’aereo della Ethiopian Airlines che partiva alle 3.25 di notte.

Il ritorno nella nostra Italia è stato traumatico, l’Africa ti manca da subito e continui a parlare di ciò che hai vissuto per intere settimane. La distanza fra lo stile di vita africano ed il nostro è enorme: in Kenya la vita scorre piano piano – pole pole – quindi occorre una certa elasticità mentale per accettare rallentamenti o cambi di programma, che i keniani accettano sorridendo e dicendo “hakuna matata” – nessun problema.

CONSIGLI ORGANIZZATIVI:

Formalità doganali, visto e cambio: il visto costa 50 dollari o 40 euro e si fa velocemente all’interno dell’aeroporto di Nairobi. Per facilitare l’operazione avevamo già compilato dall’Italia il modello scaricabile dal sito: www.embassyofkenya.it/download/visa.pdf senza apporre la foto. Per quel che concerne il cambio di valuta ci siamo rivolti ad una banca a Nairobi nei pressi della Moschea Jamia, dove hanno voluto una fotocopia del passaporto. In realtà per i pagamenti viene accettato il dollaro e qualche volta anche l’euro, ma vengono applicati tassi di cambio improvvisati, arrotondamenti per difetto assolutamente poco convenienti.

Abbigliamento: l’escursione termica può essere molto elevata, si passano da 10 gradi della mattina presto sugli altipiani centrali al caldo, mai eccessivo, di Amboseli e di Samburu. Inoltre in agosto abbiamo incontrato qualche pioggia, che comunque non ci ha impedito di effettuare le uscite. Quindi si sono rivelati molto utili i pile e le giacche impermeabili, oltre ai cappelli idrorepellenti a falda larga… in generale si tratta del normale abbigliamento da trekking. Per prevenire le punture di insetti conviene vestirsi con pantaloni e camicie a maniche lunghe con colori tenui, kaki o sabbia. Per quel che riguarda la scelta delle calzature occorre ricordare che durante i safari è rigorosamente vietato scendere dai mezzi, quindi potrebbero andare bene anche delle scarpe da tennis qualsiasi; però quando tornavamo al campo tendato, tra pozzanghere o polverosi sentieri in terra battuta, abbiamo apprezzato i nostri amati scarponi da trekking.

Cosa portare: adattatore corrente, doppia presa per adattatore, torcia con elastico, pile ricambio per torcia, sveglia, salviette umide, repellenti per zanzare tropicali, farmaci vari contro dissenteria, collirio, binocolo, crema solare, coltello tascabile, zaino da almeno 30 l da trekking, telefono vecchio per sim card keniana, costumi, fotocopia passaporti, mollette per chiudere zanzariera.

Attrezzatura fotografica: partire per un safari senza portarsi macchine fotografiche e binocoli vuol dire perdersi uno spettacolo unico. Comodissimo disporre di due corpi macchina, di cui uno da utilizzare con teleobbiettivo sempre montato (utilizzato nell’80 % dei casi) ed un altro con un obbiettivo grandangolare. Disponendo di due corpi macchina si evitano perdite di tempo per cambi di obbiettivo ed i rischi connessi all’ingresso dei sabbia e polvere nel corpo macchina. In mancanza di un secondo corpo macchina può andare bene una qualsiasi compatta, utile per fotografare paesaggi o animali troppo vicini alla vettura da rendere impossibile l’uso del teleobbiettivo. Questa situazione non è da sottovalutare in quanto spesso abbiamo trovato gli animali fin troppo vicini alla strada, ed è risultato utile un 35 o un 50 mm. Come obbiettivo ci siamo trovati bene con un 70-300 mm stabilizzato montato su sensore APS-C, equivalente ad un 100-480 mm. Gran parte degli altri turisti impiegavano obbiettivi 100-400 o simili. Altri turisti, con maggiori possibilità economiche, utilizzavano enormi teleobbiettivi mimetizzati, dai risultati sicuramente eccellenti ma decisamente impegnativi come costo e peso.

Con teleobbiettivi con focali elevate è fondamentale un sostegno adeguato. La maggior parte dei fotografi impiega il classico sacchetto di fagioli mentre i più evoluti utilizzavano dei bean-bag mimetici professionali. Il treppiede non è utilizzabile all’interno delle vetture, mentre il monopiede, appoggiato al bordo dell’apertura del tettino, può essere un valido sostegno nei lunghi appostamenti. Noi ci siamo trovati benissimo con un Gorillapod per macchine SRL zoom ben stretto sul bordo dell’apertura del tettino, che risulta molto pratico da utilizzare e trasportare, costa relativamente poco e l’abbiamo sempre utilizzato in molte altre situazioni. Alcuni parchi come Amboseli o Samburu sono particolarmente aridi e polverosi, attenzione quindi alla polvere quando si cambia obbiettivo.

Salute: a titolo strettamente personale e nonostante il parere contrario dei medici dell’Asl della nostra città, non abbiamo fatto alcun vaccino né profilassi antimalarica…di fatto nei diversi giorni di safari abbiamo incontrato solo tre piccole zanzare nelle località più calde. Non abbiamo avuto bisogno neanche di antidiarroici, anche se per sicurezza avevamo portato con noi tutto, compreso un farmaco contro la malaria da assumere per emergenza dopo i primi eventuali sintomi. L’acqua del rubinetto non è potabile, per questo motivo in ogni bagno ci sono delle bottiglie di acqua filtrata da usare anche per lavarsi i denti…peccato che l’abbiamo capito solo l’ultimo giorno di safari!

Un ultimo consiglio: non ragionateci più di tanto, partite ed andate! Un viaggio nelle savane africane vale molto più di ogni centesimo di euro speso, la natura del Kenya vi sorprenderà dal primo istante e vi rimarrà impressa per sempre, la gente del posto vi insegnerà a sorridere in ogni situazione, pochi altri viaggi sapranno regalarvi tali emozioni. Sergio e Sonia – scherubi@libero.it

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Ghepardo

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Leopardo a Samburu

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Leoni del Masai Mara

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Leoni a Nakuru

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Leone a Nakuru

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Leoncino a Nakuru

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Monte Kilimangiaro

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Ippopotamo nel Mara River

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Gru coronate

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Migrazione Gnu nel Mara River

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Leopardo al Safari Walk

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Gnu del Masai Mara

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Trasporto pollame!

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Elefanti ad Amboseli

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Ghepardo in cerca di coccole

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Ghepardi al Masai Mara

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Elefanti al tramonto

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Elefanti

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Coccodrillo sul Mara River

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Aquila pescatrice africana

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Scimpanzè a Ol Pejeta

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Serval nel Masai Mara

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Mt. Kenya da Laikipia Plateau

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Ragazze Masai



  • Dolly62 Dolly62
    Ciao Sergio, complimenti per il tuo diario di viaggio. Se la voglia di partire per il Kenya è già forte dopo aver letto il tuo viaggio posso dire di voler partire anche domani. Purtroppo però dovrò aspettare fino ad inizio settembre del prossimo anno. Come te sono una vera appassionata di viaggi fai da te quindi prenderò sicuramente contatto con l'agenzia con cui hai fatto il viaggio. Dopo essere stata 2 anni fa in Sudafrica e fatto il mio primo safari che mi è rimasto nel cuore vorrei questa volta dedicarmi più hai parchi e visitarne diversi. Purtroppo in Sudafrica non sono riuscita ad avvistare il leopardo e spero proprio di essere fortunata come te. Volevo chiederti se il periodo di inizio settembre è un buon periodo per i safari. Io e il mio compagno abbiamo 2 settimane di ferie e vorrei avere un tuo consiglio su come suddividere i giorni nei diversi parchi. Inoltre volevo sapere più o meno il costo di un tour come il tuo solo x 2 persone. Ti ringrazio anticipatamente per un tuo riscontro. Ti lascio la mia mail nel caso volessi rispondere direttamente mara.digrazia@sunrise.ch. Ancora un grande grazie per le emozioni che mi hai dato leggendo il tuo diario. Un caro saluto e auguri di Buon Natale. Mara"
  • Dolly62 Dolly62
    Ciao Sergio, complimenti per il tuo diario di viaggio. Se la voglia di partire per il Kenya è già forte dopo aver letto il tuo viaggio posso dire di voler partire anche domani. Purtroppo però dovrò aspettare fino ad inizio settembre del prossimo anno. Come te sono una vera appassionata di viaggi fai da te quindi prenderò sicuramente contatto con l'agenzia con cui hai fatto il viaggio. Dopo essere stata 2 anni fa in Sudafrica e fatto il mio primo safari che mi è rimasto nel cuore vorrei questa volta dedicarmi più hai parchi e visitarne diversi. Purtroppo in Sudafrica non sono riuscita ad avvistare il leopardo e spero proprio di essere fortunata come te. Volevo chiederti se il periodo di inizio settembre è un buon periodo per i safari. Io e il mio compagno abbiamo 2 settimane di ferie e vorrei avere un tuo consiglio su come suddividere i giorni nei diversi parchi. Inoltre volevo sapere più o meno il costo di un tour come il tuo solo x 2 persone. Ti ringrazio anticipatamente per un tuo riscontro. Ti lascio la mia mail nel caso volessi rispondere direttamente mara.digrazia@sunrise.ch. Ancora un grande grazie per le emozioni che mi hai dato leggendo il tuo diario. Un caro saluto e auguri di Buon Natale. Mara"
  • Dolly62 Dolly62
    Ciao Sergio, complimenti per il tuo diario di viaggio. Se la voglia di partire per il Kenya è già forte dopo aver letto il tuo viaggio posso dire di voler partire anche domani. Purtroppo però dovrò aspettare fino ad inizio settembre del prossimo anno. Come te sono una vera appassionata di viaggi fai da te quindi prenderò sicuramente contatto con l'agenzia con cui hai fatto il viaggio. Dopo essere stata 2 anni fa in Sudafrica e fatto il mio primo safari che mi è rimasto nel cuore vorrei questa volta dedicarmi più hai parchi e visitarne diversi. Purtroppo in Sudafrica non sono riuscita ad avvistare il leopardo e spero proprio di essere fortunata come te. Volevo chiederti se il periodo di inizio settembre è un buon periodo per i safari. Io e il mio compagno abbiamo 2 settimane di ferie e vorrei avere un tuo consiglio su come suddividere i giorni nei diversi parchi. Inoltre volevo sapere più o meno il costo di un tour come il tuo solo x 2 persone. Ti ringrazio anticipatamente per un tuo riscontro. Ti lascio la mia mail nel caso volessi rispondere direttamente mara.digrazia@sunrise.ch. Ancora un grande grazie per le emozioni che mi hai dato leggendo il tuo diario. Un caro saluto e auguri di Buon Natale. Mara"
  • Sergio C. Sergio C.
    Ciao, mi fa piacere che ti sia piaciuto il diario, ciò che ho descritto a parole rappresenta ben poco di ciò che si prova nell’attraversare il Kenya …sono sicuro che ti piacerà! Samburu è una piccola riserva che, insieme a Shaba ed a Buffalo Springs, rappresenta una delle poche aree protette del Kenya settentrionale a difesa di un ambiente piuttosto arido e ricco di fauna che si concentra lungo il fiume. Nel nostro caso è stato uno dei parchi più generosi in fatto di avvistamenti, ed in particolare solo a Samburu abbiamo potuto ammirare così bene un leopardo: siamo riusciti ad avvistarlo anche al Masai Mara, ma sicuramente Samburu rimane uno dei luoghi in Kenya dove l’avvistamento di leopardi è più frequente. Rispetto ad Amboseli ed al Masai Mara, Samburu si trova in una posizione piuttosto decentrata, decisamente più a nord ma vicina a parchi importanti come Meru, Laikipia Plateau e Nakuru. Secondo la nostra breve esperienza, l’unico parco che è risultato scomodo da raggiungere è stato Amboseli, non per la distanza chilometrica o per le condizioni stradali, peraltro ottime, ma per il fatto che si trova a sud di Nairobi. Per raggiungere da Amboseli tutti gli altri parchi si deve comunque attraversare Nairobi, e si perde tranquillamente una mezza giornata imbottigliati nel traffico…veramente allucinante. Per andare invece dal Masai Mara a Nakuru e da Nakuru a Samburu si percorrono tantissimi chilometri in un ampio tratto di rift valley per diverse ore ma senza grossi problemi di traffico. Ti consiglio vivamente di visitare anche Samburu e soprattutto ti consiglio di attraversare Nairobi nelle ore serali o di mattina presto, quando potresti trovare meno traffico! Se poi devi scegliere se passare un giorno in più o al Masai Mara o ad Amboseli, ti consiglio di dedicare più tempo al Masai Mara, in quanto decisamente più vasto, più ricco di attrattive e possibilità di avvistamento. Amboseli ti rimarrà impresso per gli elefanti e soprattutto per la mole del Kilimangiaro, indimenticabile! Contatta liberamente l'agenzia locale Kenya Expresso Tour anda Safaris, sono corretti qualificati ed esperti!"
  • Sergio C. Sergio C.
    Ciao, mi fa piacere che ti sia piaciuto il diario, ciò che ho descritto a parole rappresenta ben poco di ciò che si prova nell’attraversare il Kenya …sono sicuro che ti piacerà! Samburu è una piccola riserva che, insieme a Shaba ed a Buffalo Springs, rappresenta una delle poche aree protette del Kenya settentrionale a difesa di un ambiente piuttosto arido e ricco di fauna che si concentra lungo il fiume. Nel nostro caso è stato uno dei parchi più generosi in fatto di avvistamenti, ed in particolare solo a Samburu abbiamo potuto ammirare così bene un leopardo: siamo riusciti ad avvistarlo anche al Masai Mara, ma sicuramente Samburu rimane uno dei luoghi in Kenya dove l’avvistamento di leopardi è più frequente. Rispetto ad Amboseli ed al Masai Mara, Samburu si trova in una posizione piuttosto decentrata, decisamente più a nord ma vicina a parchi importanti come Meru, Laikipia Plateau e Nakuru. Secondo la nostra breve esperienza, l’unico parco che è risultato scomodo da raggiungere è stato Amboseli, non per la distanza chilometrica o per le condizioni stradali, peraltro ottime, ma per il fatto che si trova a sud di Nairobi. Per raggiungere da Amboseli tutti gli altri parchi si deve comunque attraversare Nairobi, e si perde tranquillamente una mezza giornata imbottigliati nel traffico…veramente allucinante. Per andare invece dal Masai Mara a Nakuru e da Nakuru a Samburu si percorrono tantissimi chilometri in un ampio tratto di rift valley per diverse ore ma senza grossi problemi di traffico. Ti consiglio vivamente di visitare anche Samburu e soprattutto ti consiglio di attraversare Nairobi nelle ore serali o di mattina presto, quando potresti trovare meno traffico! Se poi devi scegliere se passare un giorno in più o al Masai Mara o ad Amboseli, ti consiglio di dedicare più tempo al Masai Mara, in quanto decisamente più vasto, più ricco di attrattive e possibilità di avvistamento. Amboseli ti rimarrà impresso per gli elefanti e soprattutto per la mole del Kilimangiaro, indimenticabile! Contatta liberamente l'agenzia locale Kenya Expresso Tour anda Safaris, sono corretti qualificati ed esperti!"
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