5000 metri e non sentirli: il Perù più bello si scopre ad alta quota, tra antiche città e montagne “a strisce”

Scritto da: Lurens55
5000 metri e non sentirli: il perù più bello si scopre ad alta quota, tra antiche città e montagne a strisce
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A metà febbraio 2024 dopo un intenso scambio di telefonate con Debora di Mundo Escondido per prenotare un viaggio Ecuador e Galapagos finiamo per prenotare un viaggio in Perù (Latitudine Inca 3 con Nasca) da effettuare a Luglio. Nel frattempo, sempre con Mundo Escondido, siamo andati a fare un viaggio in Uzbekistan che ha avuto varie seccature a causa del responsabile dell’organizzazione del viaggio e del corrispondente locale. Pertanto ho inoltrato un reclamo molto preciso e puntuale, che ha evidenziato varie inadempienze contrattuali, a fronte del quale Mundo Escondido ci ha riconosciuto un risarcimento che abbiamo applicato al viaggio in Perù.

Quattro giorni prima della partenza Air Europa modifica il volo Madrid-Lima con orario da incubo che ci farebbe arrivare a Lima in tarda mattinata senza poterci riposare qualche ora prima di iniziare il tour di Lima. Debora si attiva immediatamente e ci propone di partire il giorno prima senza spese aggiuntive. E in più ci aggiungono gratuitamente anche l’uso della camera appena arriveremo. Accettiamo la proposta e il giorno 6 luglio si parte.

Diario di viaggio in Perù

Giorno 1 – Partenza verso il Perù

Alle 15.30 siamo ai banchi del check in di Air Europa. Per avere il posto sul corridoio si pagano 35€. Il posto comodo extra large vicino all’uscita di emergenza costa 120€. Una vergogna! A Malpensa incontriamo Mirella arrivata da Genova, che fa parte del gruppo e procediamo ottimisti verso gli imbarchi. Il gate del volo Air Europa per Madrid tarda a comparire. Quando compare il volo ha un ritardo di 90 minuti che diventano 120. Nonostante il ritardo mostruoso non è a rischio la coincidenza.

Arrivati a Madrid incontriamo Daniela, Frida, Lidia e Wilma. Il volo per Lima ha un’ora di ritardo. Saliamo a bordo e l’allestimento di questo 787-900 è da incubo. I sedili sono esageratamente ravvicinati. Ci sono low cost con allestimenti più confortevoli. Il 787 è soprannominato Dreamliner, questo in realtà questo dovrebbero chiamarlo Nightmareliner.

Passare più di 12 ore così sarà una sofferenza. Dopo circa 1.30 di volo ci danno il vassoietto minimal (non c’è nemmeno la salviettina umida) e bevanda. Dopo aver ritirato i vassoi spengono le luci e si dormicchia scomodissimi.

Giorno 2 – Arrivo a Lima

lima

Il “dolce risveglio” di Air Europa consiste in caffè o te e basta. Siamo a mezz’ora dall’arrivo e non ne posso più. Per fortuna il volo è stato molto tranquillo con minime turbolenze.

Alle 5 locali (mezzogiorno in Italia) sbarchiamo. Al controllo passaporti c’è una marea di gente, ma tanti sportelli aperti e in mezz’ora ce la sbrighiamo. I bagagli arrivano in fretta. All’uscita c’è Moises, titolare della agenzia locale Inka Wasi Corporation, che ci aspetta. La temperatura è sui 14 °C (qui è inverno). Con un minibus andiamo all’hotel Dazzler Miraflores (4*). Moises, precisissimo, ci consegna tutta la documentazione (voucher e biglietti vari), ci dà un po’ di informazioni pratiche e poi ci rifocilliamo al buffet della colazione. Decisamente ottima con tantissima scelta dolce e salato. Quindi saliamo in camera. La nostra è al 16° piano, molto grande, con vista panoramica su Lima. Purtroppo il panorama non è un granché e il cielo è grigio topo come a Torino a Novembre (pare che a Lima sia normale).

Ci concediamo un paio d’ore di sonno e poi alle 13, un po’ ripresi dallo sbattone del viaggio, usciamo in gruppo. Prima tappa una Casa de Cambio, per convertire gli euro in Sol. Per 1€ ci danno 4 Sol. Poi acquistiamo una SIM locale della Bitel. Per 12 Giga di traffico dati in un mese paghiamo 32 Sol. Acquistare questa sim è stato demenziale. Il negoziante ha tirato fuori un piccolo terminale e si è autenticato con l’impronta digitale, poi ha fotografato il passaporto, ha compilato i dati, li ha convalidati con la sua impronta digitale, io ho dovuto inserire anche la mia impronta digitale, ha letto il codice a barre della sim, è arrivato un codice per attivarla e poi ha dovuto abilitare Whatsapp. Non finiva più. Ci abbiamo messo più di un quarto d’ora e senza il suo aiuto non credo saremmo riusciti a farla funzionare.

Finalmente partiamo per il giro a piedi verso il quartiere di Barranco, un quartiere caratteristico con murales e case colorate e molte buganvillee. Verso le 15.30 siamo stanchissimi e ci concediamo una sosta al bar. Moises ci ha consigliato il ristorante di pesce “Canta Rana” a Barranco. Lo troviamo senza difficoltà e alle 17 vado a chiedere se la cucina è aperta. Stanno chiudendo! Danno da mangiare solo fino alle 17.

Ne troviamo uno nelle vicinanze che rimane aperto fino alle 18. Così ne approfittiamo per cenare. In Perù le porzioni sono da camionisti affamati e per un piatto si spendono 7-10 euro. L’acqua costa poco, le birre sui 3-4€ (più o meno ovunque).

Rientriamo in hotel a piedi e arriviamo esausti (abbiamo fatto 20.000 passi).

Giorno 3 – Museo Larco, Parco degli innamorati, Plaza Mayor

lima

Cielo sempre grigio. A colazione incontriamo Gabriella arrivata questa mattina alle 5 e il gruppo si completa. Sono l’unico gentleman in compagnia di 7 ladies. Con un van andiamo in 7 al Museo Larco (160 sol A/R e ci attende 1h30′ per poter visitare il museo).

Il Museo Larco è un museo privato di arte precolombiana ed è ospitato all’interno di un edificio di epoca coloniale. Ci sono sconti (anche per i non peruviani) per over 60, invalidi civili, minori (9-17 anni). Fino a 8 anni l’ingresso e gratuito. Rientrati in hotel approfittiamo del welcome drink. Io opto per la Ronpiriña, cioè una Caipiriña col Rum al posto della Cachacha.

Alle 14 arriva Moises con Carmen (la nostra guida) e partiamo con il pulmino per scoprire Lima. Carmen parla bene l’italiano ed è preparata così possiamo farle molte domande. Prima sosta al Parco degli innamorati su una alta costa di fronte all’Oceano Pacifico. L’architetto che lo ha progettato si è vagamente ispirato al Parc Guell di Barcellona, ma in scala decisamente ridotta.

Attraversiamo poi un bel quartiere residenziale immerso in un esteso uliveto con ville realizzate in stile europeo con tetti spioventi e abbaini. Poi in Plaza San Martin scendiamo e andiamo a piedi verso Plaza Mayor, percorrendo una via pedonale su cui si affacciano negozi di tutti i tipi. Ci sono vari inquietanti avvoltoi appollaiati sui balconi. Uno ad un certo punto uno si esibisce aprendo le grandi ali e accennando una specie di danza. Magari era un maschio desideroso di farsi notare da qualche femmina, ma direi che nel caso non ha avuto successo.

Troviamo anche una casa in stile liberty e una targa rotonda fissata sulla pavimentazione che elenca le città nel mondo in cui si è affermato il liberty. L’unica città italiana è Torino. Passiamo davanti alla Chiesa della Merced e sbuchiamo infine in Plaza Mayor dove ci sono la Cattedrale (chiusa), il palazzo Arcivescovile, il Palazzo del Governo e il Municipio.

Passiamo davanti ad una cioccolateria (il Perù vanta una tradizione cioccolatiera) e approfittiamo per assaggiare tipi diversi di cioccolato. Quindi ci dirigiamo verso la Chiesa e il Convento di San Francesco d’Assisi, in stile coloniale barocco spagnolo con molti dipinti dell’epoca e un coro ligneo di pregevole fattura. È presente una biblioteca che raccoglie migliaia di libri antichi. La visita guidata include anche il transito in alcuni passaggi sotterranei (catacombe) fiancheggiati dalle ossa di 25.000 cittadini di Lima sepolti sotto la chiesa per oltre 200 anni. Un filino macabro.

Alle 18.30 cena ottima e economicissima da Costazul, a 100 metri dall’hotel. Quindi in camera con la sveglia puntata sulle 5.30.

Giorno 4 – Paracas

riserva di paracas

Meta di oggi: Paracas. Alle 6 Moises è nella hall dell’hotel che ci aspetta e ci accompagna alla stazione dei bus Cruz del Sur. Anche oggi a Lima il cielo è grigio e cade anche qualche goccia di pioggia. Non rimpiangiamo di lasciare Lima. Alle 6.30 siamo al check in e consegniamo i bagagli come per l’aereo.

Il bus ha dei sedili molto comodi anche in classe turistica e in questo viaggio è poco affollato. Costo biglietto 70 sol per una tratta di circa 260 km. Puntualissimo alle 6.55 parte. Attraversiamo le zone periferiche della città con case in generale molto malandate. Alle 7 del mattino il traffico è già molto intenso.

Arrivati sulla Carretera Panamericana Sur per un tratto procediamo lungo l’oceano color grigio piombo. Poi la strada si sposta più all’interno e scorre in mezzo ad un deserto brullo color marrone. Ai lati della strada si incontrano baracche fatiscenti in legno e lamiera, costruzioni in mattoni e cemento abbozzate nel bel mezzo del nulla e, si direbbe, abbandonate, muri in mattoni che non delimitano nulla. In sintesi un paesaggio assurdo e desolante.

Arriviamo a Paracas in orario e anche qui il cielo è grigio. Lasciate le valigie al deposito dell’ufficio turistico partiamo con un minibus per il tour della Riserva di Paracas. Un’area desertica che si estende per circa 335.000 ettari e che arriva fino all’oceano. La prima sosta è al punto panoramico de La Catedral. Una imponente formazione rocciosa modellata dal vento e dalla forza delle onde. Molto suggestiva la costa alta molto frastagliata. Ci sono molti uccelli tra cui l’avvoltoio collo rosso.

Il giro prosegue con sosta alla Spiaggia Rossa. Per questioni di illuminazione solare da una estremità la sabbia sembra nera, mentre dall’altra estremità il colore diventa rosso scuro. Un altro paio di soste in spiagge incastonate tra pareti di roccia altissime e poi sosta in una piccola penisola su cui ci sono ben 4 ristoranti. Uno di questi è quello “consigliato” dalla guida che ci raccomanda di fare pranzo lì magnificando la qualità della cucina. Ma a nessuno di noi interessa far pranzo e quindi prendiamo da bere e un paio di fritti da condividere.

Si torna a recuperare i bagagli e alle 15.30 siamo all’hotel Posada del Emancipador. Da fuori a prima vista non sembra male. Entrati in camera invece vediamo che è molto scarso. La camera è arredata malamente ed non si riesce quasi a girare tanto è piccola. Nel frattempo è uscito il sole e fa un caldo tremendo. Ci avventuriamo a scoprire le “bellezze” di Paracas. Nelle stradine verso il mare c’è un ristorante dopo l’altro e tutti dotati di buttadentro che ti sfiniscono.

Ne adocchiamo uno che potrebbe andare bene più tardi per cena visto che diversamente dalla maggior parte dei ristoranti chiude alle 21 invece che alle 18.

Facciamo un po’ su e giù sul corto lungomare e poi un po’ di relax in hotel. Cena buona, ma ieri sera è stata 10 volte meglio.

Giorno 5 – Isole Ballestas

isole ballestas

Alle 7 sta piovendo, fortunatamente piano. Andiamo a fare la colazione a buffet di qualità scarsa (il peggio erano le uova strapazzate assolutamente fredde). Alle 8 è arrivato l’autista che ci ha portati all’ufficio turistico dove molliamo i bagagli e andiamo al porto per il tour delle Isole Ballestas, un parco marino dove in questa stagione vivono centinaia di uccelli marini (prevalentemente gabbiani), qualche pinguino di Humbolt, sule, qualche foca. Il cielo è grigio. Invece che una barca da 14-16 posti come da programma, ci caricano su un barcone da 50 posti e noi finiamo a poppa dove, a causa del rumore dei motori non si capisce una parola della spiegazione (spagnolo o inglese, no italiano).

Una particolare curiosità del parco è il geoglifo alto 128 metri e ampio 74 detto “El Candelabro” disegnato in  modo molto grossolano sulla costa da popolazioni pre-incaiche. Le formazioni rocciose sono molto curiose, ma al termine del giro che dura un paio d’ore scarse, tutto il gruppo ha concordato che è stato sotto le aspettative.

Rientrati in porto infreddoliti verso le 10.15 e con nulla da fare fino alle 14.15 quando dovremo andare a prendere il bus Cruz del Sur per Nasca. Che bisogno c’era di farci alzare presto per fare il giro alle 8? Sarebbe stato molto più apprezzato fare quello delle 10. Verso mezzogiorno il cielo è azzurro e il sole brucia.

Finalmente arrivano le 14.15 e andiamo alla stazione dei bus per andare a Nasca. Il bus parte con una decina di minuti di ritardo. Poi causa traffico intenso di camion procede a rilento. A Ica fa una fermata che fa perdere tempo. La strada si inerpica sulle montagne. Al tramonto il cielo è di un colore rosso intenso.

Finalmente alle 20, con oltre un’ora di ritardo, siamo a Nasca dove troviamo Julio che ci porta all’hotel Montejo. Una vecchia tenuta agricola di dimensioni ragguardevoli trasformata in hotel 4* in mezzo al nulla. Nel complesso presenta bene. Andiamo in camera e scopriamo che non esiste il riscaldamento e fa abbastanza freddo. Per mitigare un po’ il freddo mi danno un piccolo termosifone elettrico che migliora, sia pure di poco, il comfort.

Ceniamo al ristorante dell’hotel a prezzi popolari e poi a dormire.

Giorno 6 – Nasca

colibrì nasca

È una bella giornata di sole. Alle 8.20 Julio ci viene a prendere per portarci al piccolo aeroporto da cui partono i voli sull’area delle linee di Nasca (geoglifi), linee tracciate sul terreno si ritiene tra il 300 a.C. ed il 500 d.C. Le oltre 13.000 linee vanno a formare più di 800 disegni di dimensioni ragguardevoli, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area (la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri).

Ci sono varie compagnie che sorvolano l’area con piccoli aerei monomotore ad elica. La nostra è la Air Majoro. Il biglietto costa 100€ (più 30 sol di tassa) e il volo dura 30-35 minuti. Prima di farci salire ci pesano per equilibrare il peso dell’aereo. I più pesanti (come me) finiscono sotto l’ala. Se si superano i 90 kg si paga di più e ci ha detto Julio che se il peso è eccessivo potrebbe anche essere impedito l’imbarco.

Superata tutta la burocrazia saliamo su un Cessna 207A da 6 posti. Alle 9 si parte. Il velivolo è molto stabile. Si porta a circa 300 metri dal suolo. Dopo un paio di minuti si vede già molto chiaramente una balena. In corrispondenza di ognuno dei geoglifi l’aereo compie una traiettoria a 8 inclinandosi sulla destra e poi sulla sinistra per consentire di vedere bene da entrambi i lati. È stupefacente la precisione con cui sono tracciati questi disegni. Non hanno nulla a che vedere con “El Candelabro”.

Il sole ancora abbastanza radente e la giornata tersa rendono ben visibili gli enormi disegni. Un po’ costoso, ma ne vale la pena.

Julio ci propone per 25 USD a testa una visita al sito archeologico di Cahuachi, un centro cerimoniale della civiltà Nazca dal I fino al VI secolo, che si estende per circa 40 km². Il sito è stato scoperto da Giuseppe Orefici, un archeologo italiano che ha iniziato gli scavi nel 1984. Al momento è stata disseppellita una grande piramide e varie costruzioni circostanti. Prima di andare alla stazione dei bus visitiamo un laboratorio che produce monili molto raffinati e pannelli in lana altrettanto belli realizzati con il telaio. Costano pochissimo tenuto conto delle ore di lavoro necessarie a realizzarli.

Alle 15 con 10’ di ritardo si parte per Arequipa con Cruz del Sur. Quasi 600 km. Su questa tratta abbiamo i posti di 1ª classe. Poltrone larghe e comode, con le file distanziate. Costo del biglietto 145 sol (circa 37€).

La Carretera Pan Americana Sur scorre per centinaia di km con a destra l’oceano e a sinistra un deserto di terra e rocce ai piedi di alte montagne rocciose. Il viaggio va a rilento a causa dell’intenso traffico di grossi camion.

Giorno 7 – Arequipa

casa del melgar - arequipa

Alle 2 a.m. sfatti dalla fatica arriviamo all’hotel Tambo Colonial. Bell’hotel con camera spaziosa e servizi di buon livello. Dopo poche ore di sonno andiamo a colazione che consiste in pane, burro, marmellata, succo di frutta, caffè e un ottimo piatto cucinato a scelta.

Alle 8.30 arriva la guida per un tour a piedi nel centro storico dalla città. La visita di Arequipa inizia da Plaza de Armas dove nel 1540 iniziò la fondazione della città. Su tre lati è circondata da portici in granito in stile neorinascimentale tipico dell’architettura coloniale spagnola. Sul quarto lato è edificata la gigantesca cattedrale dietro cui spunta sullo sfondo il vulcano El Misti alto 5.822 m e ancora attivo (ultima eruzione nel 1985). A causa di terremoti la Cattedrale è stata più volte molto danneggiata e quindi ricostruita. La versione attuale risale a metà del 1800.

Tappa successiva, il Museo Santuarios Andinos, costruito per conservare il corpo congelato di una giovane ragazza (a cui è stato dato il nome di Juanita) di neanche 14 anni che ha vissuto la sua breve vita circa 500 anni fa, sacrificata agli dei per placare la loro ira affinché il vulcano smettesse di eruttare.

Successivamente andiamo alla Iglesia e Claustros de La Compañía, costruita in circa 100 anni e terminata nel 1698. Lo stile è definito “architettura meticcia” in quanto la facciata barocca presenta una decorazione che unisce influenze del colonialismo e della cultura sudamericana. All’interno c’è un dipinto dell’Ultima Cena e sulla tavola sono posati un porcellino d’india arrostito e pannocchie di mais. Quindi al Chiostro minore adiacente alla Chiesa per soletta pubblicitaria al negozio di maglie di lana di alpaca.

Tappa successiva, il Monastero Santa Catalina, una cittadella di donne dedite alla preghiera, alla carità e alla preparazione dei dolci. La caratteristica più appariscente è il vivido colore rosso delle sue mura. È un sito molto esteso e la visita richiede almeno un’ora.

Salutata la guida ci facciamo un giro autonomo al Mercado di San Camilo, un mercato popolare dove si trova di tutto, dagli alimentari ai souvenir.

Qui ad Arequipa vive un valsusino emigrato parente di amici e quindi  organizziamo un pranzo insieme a lui e alla moglie peruviana al ristorante Sol de Mayo. A 2400 m s.l.m. di altitudine ho mangiato del pesce squisito (corvina in salsa de mariscos). Terminato il pranzo facciamo un giro al Mirador sui vulcani El Misti e Pitchu Pitchu e Chachani.

Giorno 8 – Puno

puno

Acquistiamo al mercado di san Camilo un po’ di frutta (se ne mangia poca) per il lungo viaggio che ci attende. Per andare alla stazione dei bus ci mettono a disposizione tre taxi. Il viaggio di una ventina di minuti è stato abbastanza da brivido. La precedenza è di chi se la prende, quando possibile si procede a zig zag ad alta velocità passando ad un dito dalle auto vicine, i pedoni è meglio che si scansino. Nonostante tutto arriviamo indenni alla stazione dei bus.

Il bus per Puno delle 12.30 parte con 20’ di ritardo perché aspetta vari passeggeri. Costo biglietto 1ª classe 50 sol per un viaggio di 500 km. Il bus della compagnia Transzela è più scarso di quelli Cruz del Sur, comunque comodo.

La strada di inerpica con saliscendi fino a 4800 m per poi scendere ai 3800 metri di Puno scorrendo tra deserti e montagne. Ogni tanto ci sono panorami di una bellezza surreale. A quote intorno ai 4000 m ci sono piccoli insediamenti urbani con negozi, ristoranti, bar, ecc. in mezzo al nulla più totale e circondati da deserti brulli.

Verso le 17.30 godiamo di un magnifico tramonto sulle Ande. Strada facendo ha accumulato ulteriore ritardo, così arriviamo a Puno alle 19.00. Poi con la navetta raggiungiamo l’hotel Casona Plaza. Camera confortevole, wifi scadente. I 3800 metri si fanno sentire. Camminare in piano è già faticoso. Per ritemprarmi da lungo viaggio vado nel ristorante di fronte all’hotel e mi mangio un’ottima zuppa di quinoa e verdure per l’esorbitante cifra di 18 sol (4.50€).

Giorno 9 – Lago Titicaca

perù   lago titicaca

Alle 7 ci troviamo nella hall dove ad attendere la quarantina di persone che deve raggiungere il porto c’è una ragazza che parla solo spagnolo. Per radunare tutti ci mette non poco, pur avendo un foglio con i nomi di tutti quelli che deve accompagnare.

Le strade del centro storico sono molto strette, per cui con alcuni pulmini piccoli ci portano ad un pullman da 40 posti (scassatissimo) con cui raggiungiamo il porto. Arrivati al porto la nostra inesperta accompagnatrice ci guida per salire sulla barca. Peccato abbia preso la direzione sbagliata e quindi si crea un bell’ingorgo pedonale per tornare indietro. Poi la barca ha meno posti a sedere dei partecipanti. Allora controlla l’elenco e fa spostare su un’altra barca alcune persone e finalmente si parte per raggiungere il villaggio di isole galleggianti nel lago Titicaca su cui vivono le comunità Uros, una popolazione stanziatasi sulle rive del lago circa diecimila anni fa. Gli Uros di stirpe pura sono spariti; erano infatti un popolo aperto e a seguito di successive unioni miste, un po’ alla volta le caratteristiche del popolo sono andate perdute insieme alle loro lingua, sostituita oggi dalla lingua aymara. L’ultima rappresentante dell’etnia pura degli Uros è morta negli anni ’70.

Approdiamo in una delle isole galleggianti dove vive una famiglia con nonna di 96 anni che, a quanto ha detto la guida, ha sempre vissuto su questo micro isolotto di un centinaio di metri quadrati. Ci spiegano con l’aiuto di una guida che parla spagnolo e inglese come si costruiscono queste strane isole che possono spostarsi se necessario sul lago Titicaca come fossero zattere. Una visita molto interessante.

Poi con la barca andiamo all’isola di Taquile, una delle più belle isole del lago Titicaca dove abitano 2000 persone. Arrivati al porticciolo, abbiamo dovuto salire oltre 500 scalini (circa 130 metri di dislivello) per raggiungere la piazza a quota 3950 m s.l.m. dove ci attendeva uno spettacolo folcloristico.

La salita è stata faticosissima. Pur procedendo a passo di lumaca, ogni tanto ci si doveva fermare per riempire bene i polmoni e aspettare che il battito cardiaco diminuisse. Le foglie di coca aiutano, ma fino ad un certo punto. Mentre noi sputiamo anche l’anima, i locali salgono con scioltezza portando pure pesanti carichi a spalle. Sull’isola non ci sono mezzi a motore e nemmeno animali da soma. Finalmente arriviamo alla piazza e ci sediamo al sole a goderci lo spettacolo di danze folcloristiche. Dopodiché un’ultima breve salita e ci sediamo al ristorante per un pranzo a 4000 m con vista lago Titicaca e montagne innevate della Bolivia all’orizzonte.

Il menù era zuppa di quinoa e verdure (buona) e trota del lago Titicaca alla piastra con patate e riso. Terminato il pranzo assistiamo ad una dimostrazione di come si produce un efficace detersivo partendo da un’erba particolare. Poi si scende al porticciolo. A scendere si fa decisamente meno fatica che a salire ma il fiato manca comunque.

Saliamo sulla barca e salpiamo per il porto di Puno traballando un po’ causa del forte vento. La giornata è stata impegnativa e quindi un po’ di riposo è indispensabile. Più tardi facciamo un rapido giro nel centro e andiamo a mangiare un’ottima zuppa di quinoa da Tierras del Sud (18 sol).

Cominciamo un po’ ad adattarci all’altitudine.

Giorno 10 – Pucará, La Raya, Raqchi

raqch'i

Sveglia alle 5.30. Colazione alle 6 e poi trasferimento al bus turistico che ci porterà a Cusco con alcune soste lungo la strada.

Alle 6.50 si parte. Il bus percorre la Carretera Longitudinal de la Sierra Sur. Ai lati della strada ci sono pascoli immensi ma a parte qualche mucca non ci sono erbivori andini al pascolo. Mentre ci avviciniamo a Pucará lungo la strada ci sono venditori di lana con la loro merce accumulata per terra.

A Pucará visitiamo il piccolo museo archeologico Inca dove sono esposti reperti del periodo che va dal 500 a.C. al 400 d.C. Prevalentemente sono oggetti usati nei cruenti cerimoniali che prevedevano decapitazioni da parte di un sacerdote. Attiguo al museo c’è un vero e proprio supermarket del souvenir e il bar dove si può gustare un caffè espresso, al modico prezzo di 25 sol (6.25€), fatto con i chicchi di caffè defecati dai coati (simpatici mammiferi parenti dei procioni) e successivamente ripuliti e tostati

Sosta al passo di La Raya a 4335 m dove c’è un mercato di prodotti realizzati con lana d’alpaca. Franca ha comprato 3 gomitoli da 100 g  a 25 sol l’uno. Intorno ci sono montagne imponenti alte 5500 m. Di lama, alpaca, guanachi e vicuña liberi nei prati nemmeno l’ombra.

Sosta pranzo a buffet in un bel ristorante e quindi si riparte per visitare il sito inca di Raqch’i dove la costruzione più famosa è il Tempio di Wiracocha. Con i suoi 14 metri di altezza risulta la struttura Inca più alta scoperta fino ad oggi. Altre interessanti costruzioni presenti nel sito archeologico sono i magazzini circolari in pietra (colcas) dove venivano conservate le derrate alimentari.

Si riparte e l’ultima sosta è in un piccolo villaggio in cui sorge la chiesa di San Pedro, il cui interno è decorato da sculture in legno di cedro rivestito di foglia d’oro e numerosi affreschi. Nonostante si paghi il biglietto per visitare la chiesa è assolutamente vietato fare fotografie. Sul sito web si possono trovare alcune foto. Verso le 19 siamo all’hotel Costa del Sol, ricavato da un palazzo coloniale nel centro storico. Ottimo.

Giorno 11 – Visita a Cusco

cusco

Oggi il programma di viaggio prevede il Tour di Cusco con Gilda, la nostra guida quechua che parla molto bene italiano, che ci fornisce un biglietto cumulativo che vale alcuni giorni per una ventina di attrazioni nell’area di Cusco. Ci si sposta con il pulmino in varie località che poi si visitano a piedi.

Prima tappa Qorikancha, dal quechua, Quri Kancha che significa ‘giardino d’oro’, anche chiamato Inti Kancha (‘tempio del Sole’). Questo fu il tempio più importante nell’Impero Inca. Oggi è completamente spoglio, ma nell’antichità muri esterni ed interni e i pavimenti erano coperti da fogli d’oro e nel giardino vi erano statue d’oro. L’oro è stato tutto rubato dagli spagnoli nel 1500.

La sosta successiva è a Saqsaywaman, un sito la cui costruzione è del 1400. Ci sono muri costruiti con pietre che pesano 10-20 tonnellate ed è un mistero come sia stato possibile, per un popolo che non conosceva nemmeno la carrucola, posizionarle facendole combaciare in modo perfetto. Oltre all’ipotesi di alieni è stata di recente avanzata l’ipotesi che quelli che sembrano enormi massi incastrati tra loro in realtà sono degli agglomerati (geopolimeri) tipo calcestruzzo che realizzavano con un impasto di minerali, paglia e un legante estratto dai cactus che seccando è indurito come pietra. Secondo gli studiosi la parte frontale è stata modellata e lisciata. Però anche questo processo non è stato ancora dimostrato possibile. Infatti per produrre un calcestruzzo del genere sarebbero state necessarie nozioni di chimica al tempo non note agli Inca. Il mistero rimane.

Ci spostiamo a Tambomachay, dove è stato edificato il Tempio dell’acqua. L’acqua è la fonte principale della vita e in questo sito si può ammirare la capacità degli Inca di realizzare complesse condutture in pietra per portare l’acqua dalle alte sorgenti montane fino ai siti residenziali.

Tappa successiva: Pukapukara, che in quechua significa più o meno “fortezza rossa”. L’ipotesi più accreditata è che fosse un punto di controllo militare per sorvegliare la strada che dalla Valle Sacra porta alla città di Cusco.

Ci spostiamo con il pulmino a Q’enko che in quechua significa “labirinto”. In questo luogo furono trovate delle mummie e probabilmente è stata la tomba di un governatore Inca. Il tour odierno si conclude alla cattedrale di Cusco (basilica cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria) costruita tra il 1560 e il 1664. È una chiesa cattolica, ma all’interno sono rimasti alcuni simboli quechua. In un angolo c’è una stele di pietra dove i fedeli si fermano prima di accedere alla navata per ringraziare i loro idoli.

È stata una mattinata molto interessante, ma anche impegnativa così ci rilassiamo un po’ in hotel. Nel tardo pomeriggio passeggiata per Cusco e poi a vedere un balletto tradizionale al Centro Qosqo De Arte Nativo incluso nel biglietto. Interessante, ma musiche e balletti sono un po’ ripetitivi.

Giorno 12 – Vinicunca

l'arcobaleno a 5080 metri. vinicunca

Oggi è il grande giorno: quello della salita alle Montagne Colorate (Vinicunca). Sarà piuttosto impegnativo perché si arriva a 5000 metri. Speriamo di farcela. Purtroppo quattro signore del gruppo stanno patendo il mal di montagna e rinunciano. Peccato! È l’attrazione principale del viaggio.

La sveglia suona inesorabile alle ore 3:45 (tre e quarantacinque anche in lettere per evitare malintesi). Alle 4:10 saliamo su un pulmino davanti all’hotel. Comincia il giro per recuperare altre persone e come sempre qualcuno che si fa aspettare un bel quarto d’ora c’è anche questa volta. Finalmente si parte e dopo un’oretta si fa una sosta al restaurant Vinicunca per una colazione a buffet di soddisfazione molto scarsa. Approfitto per una tazza di mate de coca per sopportare eventuali problemi di mal di montagna (in particolare mal di testa e spossatezza) una volta arrivati in alto.

Per arrivare alla iconica Montagna dei 7 colori ci sono due ingressi. Uno più in basso gratis che comporta una camminata di 5 km o uno più in alto a pagamento (che Mundo Escondido ha acquistato per noi). Dato che abbiamo il biglietto pagato ci facciamo portare all’ingresso a pagamento più comodo. Per avvicinarsi al punto panoramico ci sono cavalli e moto. In questo modo si evita una camminata di 3 km che potrebbe creare problemi a chi, come me, è anziano. Con il cavallo si arriva un po’ più in basso che con le moto. Il costo della salita è 70 sol sia cavallo sia moto.

Prima di partire la guida ci fa inalare “agua de florida” che apre le vie respiratorie e, buona misura, mi caccio in bocca anche qualche foglia di coca. Noi optiamo per la moto. Si sale come passeggeri su una moto da cross su una stradina impervia molto stretta. Un’esperienza decisamente adrenalinica, che per fortuna dura poco di più di 10 minuti.

Scesi indenni dalla moto sentiamo un po’ di difficoltà a riempire bene i polmoni di aria. Ce n’è proprio poca. Il punto panoramico è circa 100 metri di dislivello più in alto e si raggiunge con un sentiero abbastanza ripido. Un micro passo dopo l’altro e numerose soste siamo in cima. Il cartello dice: 5036 m s.l.m. Lo spettacolo è grandioso! E la soddisfazione per essere riusciti ad arrivare infinita. Purtroppo c’è un rovescio della medaglia: questa meraviglia è diventata visibile solo da qualche anno a causa dello scioglimento del ghiaccio che la ricopriva.

I colori sono dovuti ai vari minerali che compongono le rocce.

  • Giallo -> zolfo
  • Verde-azzurro -> rame
  • Nero -> tungsteno
  • Bianco -> quarzite
  • Rosso -> ferro

La curiosità sta nella disposizione a strisce dei colori tipo arcobaleno.Dopo esserci riempiti gli occhi e aver riempito la scheda SD della fotocamera e la memoria dello smartphone scendiamo a piedi i 3 km per tornare al pulmino. Nonostante la discesa sia più facile della salita, arriviamo spossati.

Al ritorno sostiamo di nuovo al ristorante Vinicunca per un pranzo a buffet un po’ più soddisfacente della colazione. Poi finalmente nel tardo pomeriggio raggiungiamo esausti la nostra comoda camera in hotel.

Giorno 13 – Pisac, Ollantaytambo

ollantaytambo

Oggi andiamo a visitare l’antico insediamento Inca a Pisac (P’isaca in quechua) nella Valle Sacra in cima ad una collina sui 3500 metri. Sul fianco della collina ci sono numerosi terrazzamenti costruiti dagli Inca ed ancora attualmente in uso. Per poter produrre più cibo di quanto sarebbe normalmente possibile a questa altitudine le terrazze sono state riempite di terra fertile prelevata dalle pianure sottostanti e portata in alto a spalle.

Gilda ci fa fermare in un piccolo anfratto seminascosto delle rovine dell’antico villaggio e ci fa partecipare alla cerimonia Inca di ringraziamento della natura. Molto suggestiva. Terminata la visita alla parte archeologica, ci spostiamo nella parte bassa della città coloniale. Oggi c’è la festa della Virgen del Carmen. Incrociamo una processione lunghissima con centinaia di persone che suonano e danzano indossando maschere e costumi tradizionali.

Poi ci fermiamo al forno del villaggio dove vengono preparate a ritmo continuo delle ottime empanadas cotte al fuoco di legno di eucalipto.

Pranzo in un ristorante lungo la strada e poi si prosegue per Ollantaytambo, un villaggio circondato da altissimi picchi. Anche qui ci sono terrazzamenti e scale ripide per arrivare alla Porta del Sole. Un altro edificio realizzato con enormi blocchi di pietre estratte da una cava distante 10 km che non si capisce come possa essere stato costruito nel 1300 da una popolazione che, come già detto, non conoscevano nemmeno le carrucole.

Poi andiamo alla stazione per prendere il treno Perurail delle 19 per Aguas Calientes, il villaggio da cui si parte per andare a visitare Machu Picchu. Sul biglietto c’è scritto che il bagaglio deve essere piccolo e pesare max 5 kg. In realtà non lo pesano. E direi che non fanno nemmeno troppo caso alle dimensioni. Il treno è particolarmente scassato. Procede a passo di lumaca e ogni tanto dà scrolloni violenti. Arriviamo alle 21 e fuori dalla stazione troviamo l’addetto al ricevimento degli ospiti dell’hotel Taypikala che parte a passo sostenuto in salita. Anche se qui siamo solo a 2000 metri fatichiamo a stargli dietro.

Anche se è un hotel 4* i servizi non sono all’altezza della categoria.

Giorno 14 – Machu Picchu

machu picchu

Sveglia 5.30. Colazione in linea con il resto dell’hotel. Alle 6.30 si parte per prendere il bus delle 8 che porta all’area di visita. Coda lunghissima. Ogni giorno migliaia di persone visitano il sito .

Il biglietto di ingresso all’area costa 40€ e il bus A/R 24 USD. Con questa attrazione aumentano il PIL peruviano di molti punti percentuali. Alle 8.20 finalmente entriamo e cominciamo a salire fino a quando davanti a noi si presenta in tutta la sua magnificenza il villaggio Inca.

La visita guidata dura tre ore e quando termina sono sfinito dalla stanchezza e con le ginocchia che fanno male. Ritorniamo sotto e la guida che fino ad ora si è comportata in modo esemplare ci porta in un ristorante “amico” dove mangiamo male spendendo più del normale.

Poi alla stazione salutiamo Gilda e ci mettiamo in paziente attesa di tornare a Cusco in treno. Il treno parte alle 15.50 e dopo un numero infinito di scrolloni arriva a Poroy alle 19.05. Fuori ci attende il van per andare all’hotel che dista 10 km che percorriamo in mezz’ora causa traffico.

Giorno 15 – Cusco

cusco

Al mattino facciamo un giro al mercado de san Pedro per gli ultimi acquisti. Prendiamo un po’ di buste di quinoa, dell’agua de florida che ha un profumo buonissimo e del sale rosa delle saline di Maras.

Poi sosta in hotel per un pisco sour e alle 13 ci accompagnano all’aeroporto di Cusco per prendere il volo per Lima. Mentre sono in coda con il mio trolley da cabina misure europee (55x35x20) mi fanno questioni perché le misure da cabina della Sky Airline sono 45x35x25. Quando andiamo a ritirare le carte di imbarco al bancone non fa troppa attenzione e non gli dico che ho il trolley. Riesco a passare inosservato e a salire sull’aereo. Sarebbe stato un bel problema dover imbarcare il trolley in cui c’erano oggetti di valore e delicati.

Meglio andare con borse morbide. All’aeroporto di Lima troviamo l’instancabile Moises che ci aspetta per accompagnarci all’hotel Costa del Sol Lima Airport. Cena nella food court dell’aeroporto e poi a riposare. Domani sarà lunga.

Giorni 16 e 17 – Rientro in Italia

Sveglia alle 6. Colazione non particolarmente ricca ed è un peccato, visto che Air Europa ha un servizio di bordo abbastanza scarso. Alle 7.30 check in e poi attesa di partire. Per il viaggio di ritorno dal Perù abbiamo acquistato a prezzo da usurai (120€ a testa) il posto extra large in corrispondenza dell’uscita di emergenza. È un po’ disturbato dal fatto di essere vicino alle toilette, ma decisamente non claustrofobico. A Madrid prendiamo il volo per Milano Malpensa dove arriviamo verso le 9.30. Sbattone sulla A4 direzione Torino e finalmente a mezzogiorno siamo a casa distrutti dalla stanchezza ma entusiasti del viaggio straordinario che abbiamo fatto.

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anonimo

raqch'i church in peruvian andes

vinicunca, cusco region, peru.



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