Borracho de l’isla grande

Prima di iniziare comunico che tramite la mia mail sono a piena disposizione per qualunque contatto, delucidazione, informazione maggiore, numeri di telefono, indirizzi e quant'altro, di tutto cio che ho e non ho menzionato... Questo sito assieme ad altri si è rivelato per me preziosissimo nel organizzare questo viaggio, e nel poter confidare in...
Scritto da: ssgueo
borracho de l'isla grande
Partenza il: 04/11/2005
Ritorno il: 24/11/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Prima di iniziare comunico che tramite la mia mail sono a piena disposizione per qualunque contatto, delucidazione, informazione maggiore, numeri di telefono, indirizzi e quant’altro, di tutto cio che ho e non ho menzionato… Questo sito assieme ad altri si è rivelato per me preziosissimo nel organizzare questo viaggio, e nel poter confidare in persone che ringrazio tutt’ora della disponibilità e degli utilissimi consigli…

Prima di partire tenete bene a mente queste semplici informazioni: 1- Cuba è costosa, e non poco 2- Affidatevi anche ad una guida, vi consiglio vivamente il Lonely Planet, davvero unico e insuperabile 3-se amate balare la salsa sara per voi una vacanza molto, ma molto piu bella di qualunque altra…

e ora via con il racconto…

E arrivata finalmente la data tanto attesa, è arrivato il 5 di Novembre, è arrivato, dopo 11 ore di volo il momento di toccare Cuba.

Meta ambita e sognata da tempo, affascinante per la sua storia, per le sue tradizioni, per la sua cultura, e per l’essere uno degli ultimi baluardi social-comunisti al mondo, almeno cosi credevo… Sbarcati alle ore 22 circa presso il Jose Marti International airport dell’Havana, siamo inebriati dall’afa che ci fa dimenticare i 15 gradi romani che subivamo solo qualche ora prima, il pensiero e l’eccitamento però vengono subito surclassati dall’estenuante fila al controllo immigrazione, organo meticoloso quanto eccessivo, ci si dilunga cosi, inutilmente allo sportello con un addetto che guarda la foto, la riguarda, poi ci scruta con attenzione, poi comincia a rivolgermi un caterva di inutili domande come: “qual è il suo nome?”, “dove vive?”, “perché è a Cuba?”, “quanto rimane?”, “dove dorme?”… E meno male che il Lonely Placet trova questa esperienza “eccitante”, io la definirei a dir poco ridicola… Appena fuori troviamo un taxi che ci porterà, per ben 25 Euro (ne sarebbero bastati la metà, ma la “sola” al principio è d’obbligo, e purtroppo non sarà l’ultima) alla casa particolar che abbiamo riservato tramite mail gia da tempo, è iniziata la nostra avventura cubana… HAVANA La prima casa particolar situata nella zona dell’Havana Centro è di una signora di nome Martha, gentile, affabile, perspicace. Arriviamo tardi e rinunciamo quindi a sfruttare la notte, preferendo smaltire le 6 ore di fuso che ci dividono dalla madrepatria.

All’indomani ci armiamo di zaini, macchina fotografica e acqua, e cartina alla mano dedichiamo la giornata a girare per la “capital di todos i cubani” come recita un cartello apposto per le strade.

Centro Havana, el Malecon (il lungomare), El Capitolio, l’Avana Veja, Plaza veja, plaza de armas, Plaza del la Catedral, Chinatown (che occhio! di cinesi non ne ha nemmeno l’ombra in quanto sono tutti andati via con l’avvento del socialismo e dell’impossibilità di sviluppare attività private). L’Avana si rivela un vero e proprio monumento a cielo aperto, tutto è storico, tutto è bellissimo, peccato che, a parte l’Havana Veja, la non curanza rende baracche abitazioni che in qualunque paese occidentale sarebbero valorizzate come musei e renderebbero onore a questi quartieri, ora abbandonati ad essere poco più che periferie sporche e malconce.

Per tutto il tragitto siamo bersaglio del fenomeno definito come “jineterismo”, decine di persone tentano l’approccio, amichevolmente ma con un occhio alla nostra tasca ricca di dollaroni da turista, e ovviamente prima o poi cadiamo nel rete. Lui si chiama Adrian, 24 anni, dice di lavorare alla fabbrica di sigari che oggi, Domenica, è chiusa, si offre di accompagnarci in giro, ci mostra posti che soli forse non avremmo trovato, è gentile, parla un pò di italiano, è disponibile a rispondere alle mie curiosità, magari davanti ad un mojto. Ci sediamo, ne ordiniamo 3, per due volte, prezzo finale 24 euro, batosta!! Decidiamo di mangiare qualcosa, ci porta in una paninoteca piuttosto squallida, un tizio tenta di barattare il suo cappello tipo “Chè”, due panini e due birre 11 euro, azzo!!! Non è finita per il pomeriggio si mostra disponibile a farci visitare la Casa della musica, il posto è affascinante, la salsa suonata dal vivo anche, peccato che si presenta con consorte al seguito, 20 euro complessivi per entrare tutti, la mazzata è completa.

Torniamo alla nostra abitazione piuttosto affranti, Cuba almeno per ora (ma scopriremo poi, per tutto il viaggio) è costosa quanto Roma. Per la sera non ci perdiamo d’animo, dalle mie ricerche di mesi su internet ho il contatto di un autista privato, Ernesto ci viene a prendere sotto casa e ci porta in un locale niente male, Il Caffe cantante, musica dal vivo, salsa, Raggaetone, la piu popolare musica tra i giovani cubani, un mix di reggae e salsa suonati elettronicamente, è il commerciale che avanza.

Il secondo giorno all’Havana è all’insegna del mare, con Ernesto andiamo a Playa dell’Este, la piu popolare spiaggia nei pressi della capitale, il mare è spettacoloso, ci ustioniamo e ascoltiamo le chiacchiere di troppi italiani, almeno per i miei gusti… Per la sera ci troviamo un ristorantino, Chan li Po, nel quartiere cinese, aragosta a 5 euro, niente male davvero, e per il dopo Ernesto ci porta in una via ricca di locali nella zona del Vedado, la parte moderna dell’Havana, quella fatta di grandi hotel, di turismo e dunque di discoteche più moderne.

L’Havana ci delude, non per l’aspetto estetico, ma per quello del caos e dei costi, decidiamo di abbandonarla, le dedicheremo ancora l’ultima giornata prima di partire, ora è tempo di cambiare costa, prendiamo un bus Viazul che ci scorterà verso il sud, verso Cianfuegos… CIANFUEGOS Premetto, sarò di parte in questo paragrafo perché Cianfuegos mi è rimasta nel cuore, bello il posto, la città, il mare a due passi, la montagna altrettanto vicina, la gente cordiale, la tranquillità di una città non troppo battuta dal turismo, mi viene da chiedere il perché?, tutti pronti a correre a Varadero, l’apoteosi del commerciale, l’anti-Cuba, e si salta secondo me una delle mete più belle dell’isola, mistero del turismo di massa… Dal fidato Lonely planet scelgo la prima delle case particolar segnalate, Armando y Eleonor, il posto è davvero carino, loro sono due persone graziose e gentilissime, devote al socialismo da quanto appare dalle innumerevoli foto del lider maximo appese ovunque, avrò modo di fare due chiacchiere per confermare la fiducia in un sistema di governo che a noi appare superato, ma che qualcuno pare gradisca ancora, e non poco. La sera per fare due salti andiamo al vicino “El Benny”, locale al chiuso, c’è poca gente, e quindi poco divertimento.

Il secondo giorno lo dedichiamo al mare, Rancho Luna dista solo 10 km, la spiagge è incantevole, sabbia fina e chiara, mare con innumerevoli gradazioni, fondale bello, ombrelloni di paglia sotto i quali sdraiarsi, è un piccolo paradiso. La sera cambiamo locale, andiamo alla disco Alte, finalmente si ragiona, all’aperto, ampia, salsa dal vivo, tantissimi giovani, ci si diverte, molto… Per il terzo giorno grazie ad un amico di Eleonor troviamo un autista privato che ci porta alla vicina Santa Clara, città monumento dedicata al Chè. Il viaggio è un calvario, stipati in una 127 che ogni buca arranca e si spegne, è una situazione non rara a Cuba, dove il regime impone una macchina per tutta la vita, generando quel grande museo d’auto d’epoca, in particolare Crysler che si vede girare ogni giorno per le strade. In qualche modo arriviamo, visitiamo il mausoleo dedicato al Chè, la tomba, e poi un giro nella piazza centrale, Plaza Vidal. Alle 15 circa siamo a casa di nuovo, ne approfitto per una passeggiata fino a punta Gorda, 3 km ad andare e 3 a tornare, è estenuante ma bello, e comunque ho passato il pomeriggio. La sera dopo l’ennesima cena abbondante ci mettiamo a letto nell’ipotesi di un pisolino pre-uscita, ci dimentichiamo di settare la sveglia, e ovviamente cadiamo in letargo, la notte è andata… Siamo ormai al 4° giorno qui, l’ultimo purtroppo, probabilmente un record dato che il turista in media ci si sofferma si e no una nottata, dal Lonely Planet e da consiglio di amici decido di fare una gita piuttosto insolita, per 50 euro da dividere per due mi faccio portare al Nincho, un lago posizionato sui monti centrali, la barchetta ci scorta sull’immenso specchio d’acqua dispiegato per lunghezza tra cascate e fitta vegetazione, prima ci fermiamo ad una bella cascata dove si può fare il bagno, poi alla foce del Rio Negro e poi ancora al vero e proprio Nincho, una passeggiata sui colli, tra vegetazione e piccoli villaggi dove veniamo guardati come ufo, fino a giungere ad un’altra cascata ancora, si può optare anche per il cavallo, per chi ovviamente sa condurlo, consigliabile del resto a causa della strada particolarmente dissestata e la lunghezza del tragitto. Non siamo fortunati con il tempo, e quando il sole si copre, a volte il cielo lascia cadere rapidi ma intessi scrosci di pioggia, e la temperatura afosa crolla rapidamente costringendoci alle mantelline.

Al ritorno a casa siamo esausti, è pomeriggio inoltrato, facciamo la conoscenza le ennesime coinquiline della casa particolar, dopo due italiani, due francesi, due inglesi, Hanna e Dotty sono olandesi, è il ritrovo dell’Unione europea. In ogni caso rimaniamo simpatici gli uni agli altri, la sera andiamo insieme al “Cotè d’Azur” dove si esibiscono ballerini in tipici balli caraibici, e ci accordiamo con le girl per un passaggio all’indomani nella loro auto affittata, destinazione Trinidad.

TRINIDAD Arriviamo a Trinidad nel pomeriggio, troviamo una casa tutti e 4 insieme, e decidiamo di visitare subito una delle mete più ambite dal turismo mondiale, e capisco presto il perché. Se cercate una tipica cittadina in stile colonia spagnola, perfettamente conservata, affascinante e conturbante, siete nel posto giusto, Trinidad ti cattura, le sue stradine in continua salita e discesa lambiscono scenari davvero caratteristici, le case sono ben conservate nella parte centrale, colorite e vivaci, e la gente è particolarmente cordiale, disponibile ad un sorriso, una foto o perché no una chiacchierata. La casa della musica di Trinidad per la sera è dislocata credo in una delle più suggestive locazione che abbia mai visto, il fascino del posto, con il sottofondo dei ritmi della Trova (tipica musica cubana), richiama alla pari, o quasi le emozioni che potrebbe suscitare la scalinata di Trinità dei monti in una serata capitolina, e per dirlo un romano d.O.C. Come me vuol dire che c’è da fidarsi.

Il giorno dopo Hanna e Dotty ci lasciano, il loro tempo a Cuba è concluso, io e Alessio ne approfittiamo per un rapido giro pro shopping in città, acquistiamo una bandiera dell’Isla Grande, una macchina fotografica usa e getta, l’arte del baratto mi porta a scambiare due maglie e un costume per una scatola di Coibha siglo 6 da 25 sigari, e 3 scatole di Romeo Y Giuliet da 5, forse ho fatto un affare o forse no, non sono esperto di sigari, ma la confezione in cui si presentano è bella, farà arredamento e sarà un ottimo regalo al ritorno, e poi Trinidad è la capitale della produzione dei tradizionali sigari cubani, quindi dove se non qui per acquistare.

La giornata procede con il mare, Playa Ancon è piuttosto vicina, il mare è bellissimo, ma il posto molto turistico, il che si traduce in costoso, un acqua piccola 1,50 euro… La sera offre probabilmente uno dei locali più suggestivi e particolari che abbia mai visto, il posto si chiama “disco Ayala” ma è conosciuto da tutti come “la Cueva” (la grotta), il nome non è un caso, la disco si trova a circa 30 metri sotto terra, in una vera grotta naturale, dove l’afa è eccessiva ma vedere qualcosa di simile in giro è più unico che raro.

Passiamo ancora un giornata a Trinidad, decidiamo di cambiare spiaggia, ci facciamo portare ad un lembo di sabbia ritagliato tra chilometri di roccia, il posto si chiama “Diente de Perro”, l’avevo scovato in un forum durante le mie ricerche, e devo dire che non ci si sbagliava. E’ tranquillissimo, al massimo saremo 7 su tutti i 30 metri di playa, i fondali sono davvero belli, la barriera corallina invita a bagni lunghi e divertenti, avvisto anche qualche murena, è il miglior posto dove fare snorkelling che mi sia capitato finora. Per la serata decidiamo di cercare un paladar, quello scelto dal Lonely è chiuso incappiamo in un altro, losco e imboscatissimo, ma dove probabilmente mangio il miglior pesce e la miglior aragosta di tutta la vacanza, a volte il fato ci aiuta… Procediamo con una serata tranquilla ascoltando salsa alla casa della musica e poi a letto, il bus all’indomani parte presto e il viaggio sarà lungo, destinazione Holguin.

HOLGUIN 6 ore circa per giungere a destinazione, Holguin è probabilmente la città che ho conosciuto meglio di tutte, che mi ha accolto volente o nolente per ben 5 giorni, dove lascio un amico, innumerevoli conoscenze, e che mi ha fatto assaporare per alcuni aspetti alcune realtà veramente cubane.

La ricchezza di parchi e piazze è la caratteristica centrale di questa locazione dell’est cubano, occupiamo il primo giorno a visitarle tutte, parque Cespedes, parque Callisto Garcia, parque Marqueda e Peralta. Girando incappiamo in quello che, come dicevo pocansi, diventerà forse una delle poche persone che ricorderò di questo viaggio. Lui si chiama Jorge Luis, ma da tutti è chiamato Padilla, il suo cognome, ballerino, 28enne, felice di vivere a Cuba, la sua terra, scontento di un regime che non gli permette di esprimere le sue idee, di viaggiare, e perché no di vivere un pò più degnamente. Si dichiara da subito un fanatico degli italiani (soprattutto della Pausini, poveri noi!!) ed in quanto tale ci mostra posti e ci spiega modalità tipicamente cubane che soli non avremmo mai capito, mi dice di apprendere il modo di vivere cubano perché solo cosi si può risparmiare enormemente. Proprio su tale scia del risparmio ci mostra un paio di paladar dove si paga in pesos cubani (uno si chiama “la Mandraguegna” proprio a ridosso di Parque Garcia, la piazza centrale della città), e la storia cambia, mangiamo in 3 con 130 pesos (nemmeno 5 euro), ci insegna l’arte del baratto, la possibilità di muoversi con i mezzi che usano loro, i bicitaxi, i calessi, i camion, i bus locali, con un risparmio a dir poco vertiginoso. Ci invita anche a casa sua, una casa animata da tanti amici che entrano ed escono a piacimento, in perfetto stile cubano, di cordialità e allegria, nella casa si balla, si canta, si ascolta musica, si chiacchiera, tutti ci considerano da subito amici, compagni, è una situazione strana, diversa, bella. Un’altra conoscenza merita l’attenzione del pomeriggio, seduti tranquillamente in un bar mi trovo coinvolto nella conversazione con un tedesco, e presto capisco fin troppo bene le sue intenzioni, si chiama Tito, 45 anni almeno, benestante, ama sostare qui per 5 o 6 mesi l’anno, inizia dicendomi che con le donne non è un problema per i turisti, ma che il vero PROBLEMA, è che da qualche anno a questa parte se, “sfortunatamente”, ci si fa beccare con una minorenne, quindici o sedici anni, se non più piccole, si rischia grosso, addirittura la galera, mi sembra di essere nel video della trasmissione le Iene vista qualche tempo prima, che smascherava due pedofili nel Sud-Est asiatico, sarei propenso a spaccargli una sedia in testa, ma mi freno e decido di andare via, ne ho viste parecchie di scene del genere sino a qui, convincendomi che il dio denaro non può essere battuto, e che la gente infame come questa è esistita, esiste e esisterà sempre, purtroppo… E’ ormai tardo pomeriggio decidiamo di staccare un attimo la spina, ritornare a casa e riverderci con il nostro nuovo compagno di li a qualche ora per la serata in disco. La disco per l’appunto si chiama “Cristal”, non è male, anche se troppo occidentale, la gente balla, canta, beve e si conosce… Per la seconda giornata Padilla ci porta ad una spiaggia, playa blanca, per cubani nei pressi della vicina Guardalavaca, altro santuario del turismo mondiale, e tornando ci mostra la festa rionale di Freye in onore di Santa Lucia, le giostre a dir poco anteguerra suscitano la nostra ilarità, i sistemi di sicurezza sono in pratica nulli, ne approfittiamo per spizzicare in tutti i banchetti dove la pizza, dove panini con il maiale, dove noccioline… Siamo gia pronti a ripartire, domani bus per Santiago, credevamo di lasciare definitivamente Holguin ed invece non sappiamo che ci torneremo ancora due giorni, per stare con i nostri nuovi amici, e perché in fondo arrivati a Santiago non c’è più nulla di davvero rilevante da conoscere di Cuba.

SANTIAGO Se chiedete ad un havanero cosa pensa di Santiago, vi rispondere il peggio o quasi, se chiedete ad un santiaguero che pensa dell’Havana farà lo stesso; insomma non corre buon sangue tra le due maggiori città cubane, tra una chiacchiera e l’altra vengo a scoprire che la rivalità è non solo sportiva, le due squadre di baseball più importanti sono di queste due mete, ma è proprio una questione di prestigio l’una sull’altra.

Da come me l’avevano dipinta Santiago doveva essere, e si è rivelata tale, affascinante, di sicuro a me è piaciuta più della capitale, ma anche pericolosa, e su questo punto mi sento di sfatare il mito, non è ne più ne meno rischiosa delle altre città dell’isola, il centro brulica di polizia il che vuol dire, eccesso di tranquillità.

Usciti dalla stazione e resistito al primo assalto dei procacciatori d’affari, tutti con disponibili case particolar per ogni gusto ed esigenza ci affidiamo per forza di cose ad un autista privato, un certo Enrique, scambiamo due chiacchiere con quello che dice di essere professore di matematica all’università, e che ci porta nella casa particular di un amica, la proprietaria, la signora Maria è molto simpatica e disponibile, con un cagnetto che non fa altro che zompare addosso a tutti in cerca di gioco, decidiamo di restare. Dedichiamo la prima giornata a vagare per il centro, Parque Cespedes, Plaza Dolores, Plaza Marte, Plaza della revolucion, l’enorme caserma Moncada, spizzichiamo in giro e la sera ceniamo a casa. Dopo cena pronti ad uscire ci vediamo spuntare Enrique direttamente con 3 ragazze, dice sue studentesse, ha gia organizzato tutto, ci chiede di scegliere quale ci piace, il tutto ci sembra a dir poco incredibile, non siamo ancora ben entrati nell’ottica di Cuba, ma qui pare proprio normale che il turista esplicitamente si curi del come passare la notte al meglio delle sue possibilità, soprattutto economiche… Ci porta in un piano bar che non ricorderò certo per divertimento o bellezza, paghiamo ovviamente per tutti, compreso professore e quella che diventerà la sua consorte, 30 euro piu consumazioni, ci siamo ricascati… Il giorno dopo Enrique dopo aver lasciato le fanciulle nella nostra casa alla buon ora con l’intento di tornare di li a un oretta per andare al mare, ci da una delle buche più stratosferiche della storia, ci ritroviamo a giocare a domino con due delle ragazze, assaporando quello che, insieme agli scacchi è uno dei passatempi preferiti dai cubani. Alle 16, non ne possiamo più e decidiamo di fare un giro, replicando in pratica le strade del giorno precedente.

La sera girando in piazza incontriamo Padilla e un amica che ci sono venuti a trovare, con l’intento di riportarci ad Holguin, passiamo con loro la serata al club Irish, pubbetto con tavolo da biliardo, molto tranquillo, molto cubano, ci convincono a tornare qualche giorno appunto ad Holguin, e tornando a casa, ci portano a casa di un amica di infanzia del nostro amico. Assaporiamo il sabato dei veri cubani, casa, musica, platanito fritto, ospitalità come mai avevo visto prima e rum, rum, rum… HOLGUIN Per il viaggio di ritorno ovviamente optiamo per i mezzi economici, ormai siamo alla fine, anche dei fondi disponibili, prima un camion di lamiera che si arroventa sotto il sole, poi un bus locale dove c’è chi vomita dal finestrino a causa di un eccesso di rum mattutino, chi mangia riso, chi scende e acchiappa una zuppa al volo da una casa sulla strada, dividendola con l’autista, il tutto ovviamente mescolato con le innumerevoli volte in cui il bus va in tilt e bisogna ripararlo, è un viaggio di inferno, ma raccontato ora è quello che davvero rappresenta la vita dei cubani, ogni giorno. Niente di particolarmente rilevante da raccontare su i due giorni in più ad Holguin, semplicemente sbagliando i tempi di rientro ci limitiamo la possibilità di visitare Camaguey, che mi dicono sia carina, prendiamo un bus Viazul che in 13 ore ci porta direttamente all’Havana, dove arriviamo alle 3 del mattino per l’ultimo giorno cubano.

Cuba è indubbiamente bella, affascinante, ricca di paesaggi da mozzare il fiato, di città caratteristiche, di contraddizioni ai limiti dell’ironico, di un mare incredibilmente bello, anche se chi dice il più bello al mondo probabilmente non ha mai visto la costiera amalfitana, o alcuni tratti di costa sarda, Cuba ti colpisce con i ritmi salseri, quelli della musica Trova, con le signore sedute sulle porte a fumare enormi sigari, con la sua tanta speranza, con l’enorme cordialità, con un ospitalità senza pari, con la sua arte dell’arrangiarsi, con le sua case diroccate ma colorate, con le sue auto alla Happy days, con i suoi innumerevoli manifesti che richiamano alla rivoluzione, agli eroi nazionali, alla patria, al patriottismo, all’antiamericanismo, alla sopravvivenza contro l’embargo… Ma Cuba non mi è arrivata al cuore, no, perché Cuba è anche socialismo relativo, che mi pare tanto un capitalismo mascherato, ma viscerale nei costi dei servizi, nei macchinoni e i concessionari Mercedes, nei quartieri dei ricchi alla faccia del livelamento sociale e della parità per tutti, dell’anti americano sbandierato fuori ad un negozio Adidas, nei locali notturni all’occidentale, con tanto di selezione.

Cuba mi ha deluso soprattutto nella gente, gente che tende a voler ambiguamente e direi subdolamente, approfittare e spremere il turista, maschera il bisogno di denaro da amicizia, traveste la truffa dei sigari contraffatti o nella commissione nel portarti in giro, per negozi e ristoranti da simpatia. Non sono tutti cosi attenzione, fare di tutta l’erba un fascio è sempre sbagliato, ma la mia sensazione dopo 21 giorni era quella di dover sempre star sull’allerta, sul chivalà, sul non potersi fidare di nessuno, sullo stare attenti alla mazzata al portafoglio non appena il muro di sfiducia e distanza veniva solo un attimo abbassato per lasciar spazio ad una conversazione che fosse davvero di cordialità, senza doppi fini, doppi giochi, doppie intenzioni.

Il tutto a generato stress, lo stress si è trasformata in tensione, la tensione in avversione, l’avversione in un limite invalicabile a godere a pieno di una vacanza, e di una cordialità che fortunatamente sopravvive ancora, come baluardo, in tante persone non ancora sottoposte a quel mito del griffato e del sociale strutturato per gradi da risalire che, insieme a pedofili e tristi 50enni senz’anima abbiamo felicemente esportato alla faccia ed insieme agli embarghi americani…



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