Cuba: viaggio senza ritorno di dell’anima

Cuba. Quando me ne raccontarono me l’ero immaginata come un sogno. Chi l’avrebbe mai detto che quel sogno fosse così distante da quello che avrei vissuto di lì a poco. Fu così che decisi di partire per Cuba. Ma prima dovetti indulgere sulle mille raccomandazioni cariche di luoghi comuni. “Vai a Cuba eh?!”, “Dai che l’anno prossimo...
Scritto da: Gazza
cuba: viaggio senza ritorno di dell’anima
Partenza il: 13/07/2005
Ritorno il: 29/07/2005
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
Cuba.

Quando me ne raccontarono me l’ero immaginata come un sogno. Chi l’avrebbe mai detto che quel sogno fosse così distante da quello che avrei vissuto di lì a poco.

Fu così che decisi di partire per Cuba. Ma prima dovetti indulgere sulle mille raccomandazioni cariche di luoghi comuni. “Vai a Cuba eh?!”, “Dai che l’anno prossimo andiamo insieme in Thailandia!”, “Portati i preservativi, che lì costano e non si trovano!”, “Usali!”,… I preservativi li porto sempre, non si sa mai in vacanza…, però mi sono armato anche di macchina fotografica, cavalletto e dieci rullini di diapositive, col risoluto intento di catturare quel sogno. Poi ho messo in valigia anche il mio computer subacqueo per poter assecondare la mia più viscerale passione anche in un posto così lontano dalle mete a me abituali, se ci fosse stata la possibilità di sfuggire ai compagni di viaggio.

Cuba, paradiso terrestre, posto unico al mondo. Non si può non andare a Cuba.

Cuba è un posto fantastico.

Cuba è il sole dei tropici che ti percuote la pelle e l’afa che non dà tregua neanche nelle ore della notte. È il tempo che si è fermato sulle facciate di edifici cadenti. Il buio rassicurante delle strade scarsamente illuminate con le stelle che sembrano caderti addosso. Il cielo turchese del giorno che si affaccia tra gli squarci delle nubi. Cuba è il mare dai mille colori argentei all’ombra della vegetazione sulla riva e la consapevolezza di una terra ricca di storia.

Ma Cuba non è un museo. Non è solo da vedere. Cuba è da vivere! Cuba è prima di tutto il popolo cubano e la certezza di avere trovato una risposta alle nostre mille domande, l’alternativa possibile e concreta alle aberrazioni del nostro mondo e della nostra cultura.

Entrare in contatto con i cubani significa penetrare un’altra dimensione. Non può non stupirci la dignità di come queste genti vivono una condizione di vita certo non agiata. Ma poi ci si guarda intorno e ci rendiamo conto che a Cuba non c’è miseria. Non riusciamo a svelare situazioni di estrema povertà, degrado, emarginazione come magari si presentano ai nostri occhi nel ricco mondo occidentale. Qui non si muore di fame, non ci può sfuggire la compostezza, la pulizia e l’educazione di queste persone.

La loro vicinanza ci viene gradita.

Camminando per le strade sbirciamo curiosi all’interno delle loro case e, nel torpore della calura estiva, ci rispondono con un sorriso, per niente infastiditi. Al nostro passaggio ci salutano dalla soglia delle loro case, cullandosi sulle onnipresenti sedie a dondolo e più avanti veniamo coinvolti in una partita di domino che si svolge al centro della strada al tenue chiarore lunare. Qualcuno ci avvicina ed inizia a discorrere con noi. Riusciamo a intenderci. Poi ci chiede una moneta e gliela diamo volentieri, oppure la bottiglia di plastica vuota o la lattina od uno dei succulenti frutti che abbiamo comprato ad un prezzo ridicolo lungo il nostro percorso. A qualcuno non abbiamo nulla da dare e se ne va senza insistenza.

Lentamente si dipinge davanti ai nostri occhi un quadro fatto di persone ricche di umanità che conducono uno stile di vita che, dal punto di vista materiale, è fatto di cose essenziali. Essenzialità che nasce dalla situazione economica di Cuba non certo florida, flagellata da anni da un embargo del quale non ci si riesce a spiegare la necessità, che penalizza un popolo assolutamente inoffensivo ed assolutamente forte della sua cultura. Ma qui d’ogni necessità si fa virtù ed allora ci si chiede se nella filosofia di vita cubana possa trovare spazio il “benessere” così come noi lo intendiamo, la cultura dell’avere oltre il necessario per vivere. In un mondo dove le risorse sono limitate non ci si può permettere il lusso di sperperarle intraprendendo una competizione sociale per accaparrarsi dei privilegi esclusivi. Tutto deve essere di tutti perché solamente l’unione del popolo cubano può garantire la propria sopravvivenza e conseguentemente quella dei singoli membri.

Questo è il socialismo! Qui il socialismo si fa, è parte delle persone, non è politica, non parole, non un argomento da salotto. Il socialismo fa rima con socialità! “Socialismo” è una parola che ha due significati. Il primo lo conosciamo bene, sono i discorsi che scorrono vani qui da noi. L’altro è la realtà che a Cuba è evidente davanti ai nostri occhi. L’elevazione dell’essere umano dalla condizione di animale, mosso dall’istinto primario di conservazione della specie che lotta nella sua individualità anche contro i suoi simili, a quello di Uomo, membro della comunità che lotta per il bene comune.

E ci sforziamo di cambiare, di essere come loro. Iniziamo a fare un uso parco di quello che abbiamo e di quello che, in quanto turisti, Cuba ci offre senza limiti. Siamo consapevoli che i nostri sprechi sono risorse preziose di cui priviamo i nostri simili, il nostro mondo ed il nostro futuro.

Tutto l’essenziale che prima di partire abbiamo messo in valigia diventa troppo, solo un peso che ci trasciniamo nei lunghi spostamenti e l’ingombrante fardello che grava sulla nostra anima, l’emblema della nostra povertà di spirito, il muro che separa la nostra cultura dalla loro.

È il conflitto eterno tra l’avere e l’essere che sublima e si rinnova nella nostra anima.

Ci sforziamo di essere e nello stesso istante ci accorgiamo che qui sono assenti tutti i condizionamenti del mondo occidentale che ci spingono inesorabilmente verso il culto dell’avere, pena l’esclusione da ogni ambito sociale.

Ed è allora che la dicotomia tra mondo occidentale e mondo cubano compone un’immagine di estrema violenza.

Il resoconto del viaggio è assai breve: il computer subacqueo non l’ho usato ed ho fatto tantissime fotografie, anche se i ricordi più belli vivono dentro di me e sono fatti di sensazioni e sentimenti. I preservativi… fate voi.

Devo allora spendere qualche parola riguardo l’immagine stereotipata che si ha del turismo sessuale a Cuba. Non si può negare che in tutti quei posti dove c’è povertà il mercato del sesso sia l’unico espediente che hanno migliaia di persone per riuscire a sopravvivere giorno dopo giorno. Ma ancora una volta, a Cuba, tutto questo assume un’altra dimensione che si fonde con la cultura di questa gente, tanto che, personalmente, non mi sento di parlare di prostituzione. Per tutti i maschietti e le tante femminucce che siete stati od andrete a Cuba, laggiù non è certo difficile incontrare una compagna od un compagno per una notte, un giorno o l’intera vacanza. Ma chi di voi è riuscito a discriminare se la relazione con questa persona ricade nella sfera dell’assoluta normalità dei sentimenti e delle passioni o se alla base vi sia l’interesse, di un partner che per necessità mercifica il proprio sesso e dell’opportunità, per noi, di approfittare di questa situazione? Certo è che andare a Cuba solamente alla ricerca del sesso facile non giustifica l’impresa di dieci ore di volo. Soprattutto non ci ripaga di quanto perdiamo se non ci soffermiamo un poco ad osservare la realtà cubana, anche se questo ne è un aspetto assai curioso. Ma questa non deve essere un’esortazione al turismo sessuale.

Per concludere non voglio dire che Cuba è l’alternativa al nostro mondo, ma piuttosto rappresenta una possibile risposta ad un certo tipo di domande che da sempre ci poniamo nel desiderio di costruire un mondo più umano e futuribile, vale a dire economia sostenibile ed ecologia. Soprattutto Cuba è una possibile risposta la cui esistenza è tangibile.

Purtroppo Cuba non è solamente il sogno che appare ai nostri occhi da turista. Ma questo è quello che scopriamo quando il nostro viaggio è già finito, quando al rientro nel nostro mondo ci accorgiamo che la nostra anima è stata rapita ed il bisogno ci spinge ad indagare più a fondo, magari parlando con chi ha tentato di fuggire a Cuba, con chi ha coronato il sogno di sposare una donna cubana oppure girovagando sul web. E tutto assume dei confini indefiniti. Cos’è vero allora? Ciò che abbiamo visto e sentito o quello che abbiamo letto e ragionato attraverso la lente deformante della nostra cultura? Ognuno renderà conto a se stesso, se continuare a credere nel sogno cubano… o nell’altro.



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