Cuba al atardecer

Un tour completo dell'isola, prima dell'invasione americana
Scritto da: antocimani
cuba al atardecer
Partenza il: 16/07/2015
Ritorno il: 03/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Quando al Tg hanno annunciato della possibile eliminazione dell’embargo tra Cuba e Stati Uniti ci siamo guardati negli occhi e abbiamo chiuso la National Geographic Argentina che avevamo già acquistato. Salvo grossi cambiamenti climatici, per i prossimi anni la Patagonia resterà più o meno la stessa. Cuba probabilmente no. Nonostante i tanti diari di viaggio consigliassero il fai da te, raccontando di queste meravigliose avventure on the road, degli splendidi cibi dei paladares e delle graziose casas particulares, della gentilezza delle guide locali, abbiamo preferito affidarci ad un tour operator che offrisse una soluzione più completa possibile. Non ci siamo sbagliati nella scelta: autobus senza orari definiti da aspettare per strada a 40 gradi all’ombra, che spesso non si fermano perché pieni o riservati ai soli cittadini cubani, cibo non sempre fresco, strutture ricettive ancora poco adeguate ai nostri standard europei. E non parliamo di bei mobili e comodi materassi, ma di necessità basilari come l’acqua calda e la fogna. A Cuba tutti sono guide. Si offrono di accompagnarti per strada anche se non glielo hai chiesto, in cambio di denaro ma anche semplicemente per una birra. Se si è single, il rischio di essere abbordati aumenta. ​Dunque ci siamo affidati a Francorosso che, tra i tanti, offriva il tour dell’isola più completo e ci permetteva di visitare con temi più che accettabili la capitale, l’ovest con la Valle di Vinales, il centro con Camaguey, Trinidad e l’immancabile Santa Clara, il sud con Santiago e la selvaggia Baracoa e infine l’est delle incontaminate spiagge di Holguin.

Consiglio sul tempo: se avessimo ascoltato previsioni, guide e commenti vari, noi Cuba non l’avremmo mai vista potendo viaggiare solo in estate per periodi cosi lunghi. In 16 giorni non abbiamo mai visto una goccia di pioggia, ne tantomeno una nuvola. Quindi….partite pure in qualsiasi stagione dell’anno perché, in ogni caso, ne vale sempre la pena. ​Rischiate e sarete ripagati.

Havana Città affascinante di sera, ma ricordate che alle dieci si spegne l’illuminazione pubblica e molte strade, anche del centro, restano al buio. Mojito alla Bodeguita del Medio, ma anche no. Non siamo esperti di cocktail ma ci hanno riferito che altrove è anche migliore. Comunque, se siete ammiratori di Hemingway dovete pur entrarci e fare un salto anche all’hotel Ambos Mundos, dove lo scrittore ha passato un periodo della sua vita. Entrate, prendete l’ascensore fino alla terrazza. Nessuno vi caccerà. Poi scendete a piedi e fermatevi al quinto piano, stanza 511. Dentro tutto è rimasto come allora. Se davvero amate Hemingway avete ancora due posti da vedere per omaggiare la sua memoria, ma si trovano fuori città: la Finca Vigia, l’ultima dimora dello scrittore in terra cubana, e Las Terrazas de Cojimar, il suo ristorante prediletto. In città vi aspettano poi la fabbrica- museo dell’Havana club e quella del Caney. Ricordate che non potete andare via senza una romantica passeggiata sul malecon e dopo aver partecipato ad uno spettacolo live di musica cubana . Personalmente, ci siamo scatenati con gli Original de los ’50, un gruppo di “anzianotti” spiritualmente molto più giovani di noi, capeggiati dagli ultimi superstiti dei Buena Vista Social Club. Il prezzo vi sembrerà alto se paragonato al costo della vita a Cuba, ma non ve ne pentirete e tornerete in hotel se non proprio lucidi sicuramente estasiati dall’esperienza. ​In ogni cittadina cubana vi è poi la Casa de la Trova, in cui si ascolta musica e si balla coi locali fin dalla mattina. Anche questo da provare.

Nord-Est dell’isola Si raggiunge dall’Havana anche in giornata ed è splendidamente rappresentato da Vinales e Pinar del Rio. La valle di Vinales è fondamentalmente zona naturale, ricca di grotte carsiche, piantagioni di tabacco e mogotes, piccole montagne a forma di panettone, ricoperte di verde. Suggeriscono cavalcate al tramonto, ma noi non lo abbiamo fatto. A Pinar del Rio c’è la possibilità di visitare alcune fabbriche statali che producono sigari e rum o altri liquori nazionali, come il Guayabita. Vi consigliamo di non perdervele, perché oltre che osservare direttamente il processo di lavorazione dei prodotti in questione, potrete rendervi conto di cosa vuol dire lavorare per lo stato a Cuba: uno dei motti che va per la maggiore nella zona è “Loro fanno finta di pagarci e noi facciamo finta di lavorare”. Nelle fabbriche sono presenti gli spacci in cui poter acquistare. ​Forse i prezzi sono un po alti in confronto a quanto chiede la gente in strada per un sigaro, ma per lo meno si è sicuri della qualità. Ci hanno raccontato, infatti, che spesso la merce comprata fuori è pessima, se non a volte addirittura una truffa. Nella zona è anche possibile affacciarsi nelle piantagioni di tabacco: noi siamo stati in quella di un tal Benito che ci ha ospitati a casa sua per un caffe e per l’immancabile cicchetto, ci ha mostrato il raccolto, la capanna per l’essiccatura, ha rullato un sigaro davanti a noi e ci ha imposto di assaggiarlo anche se non avevamo mai fumato. Una calorosa ospitalità.

Centro Trinidad: Patrimonio Unesco, non a caso. E’ bello perdersi nelle stradine acciottolate e cercare l’ombra rasente i muri delle case. Stop obbligatorio alla Canchanchara, storico locale in cui è stata creata l’omonima bevanda a base di rum, miele e limone servita nelle terrine refrigerate. Qui molto più che altrove si trova gente insistente che chiede penne, saponi, calze. Probabilmente non ne hanno realmente bisogno ma sono abituati a farlo, per poi rivendere quando racimolato. Per quanto ci riguarda, siamo partiti con la valigia piena di cosette per bimbi, materiale scolastico soprattutto, ma abbiamo scelto di regalarlo a chi restava in disparte ed era talmente umile e dignitoso da stentare anche ad accettarlo. Se la vostra intenzione è fare mare qui…cambiatela. L’acqua è bollente e non troppo pulita. Tantissimi i granchi che dalla spiaggia raggiungono senza alcun timore le camere dei residence fronte mare. Topes de Collante: a bordo di camion militari russi (non sappiamo esattamente il perché, ma faceva molta scena), ci si inerpica fino a raggiungere l’omonima riserva naturale e il Parque de Guanayara, al centro della Sierra dell’Escambray. Guidati da un naturalista si prosegue a piedi tra bambù, eucalipti e piante medicinali a noi sconosciute, si oltrepassano fiumiciattoli, si osservano cascate e ci si può bagnare nelle limpide e fresche pozze formate dalle loro acque. Alla fine della passeggiata, una tale signora Maria, detta la gallega probabilmente per le sue origini oltreoceaniche, prepara il più buon pollo arrosto che abbiamo mai mangiato. Che siano allevati a terra è fuori da ogni dubbio: galli e galline scorazzano tranquillamente sotto ai tavoli da pranzo, ignari della sorte che li aspetta!

Santa Clara: che si sia di parte o meno, la sosta ai luoghi del Che è inevitabile. Si può condividere o meno il suo orientamento politico, ma è d’obbligo riconoscergli la forza, la temperanza, la capacità di guidare e compattare persone che in comune avevano solo la voglia di riscatto e di libertà. Un enorme mausoleo nasconde al suo interno le spoglie del comandante e dei suoi fedeli ed un ricco museo della resistenza che davvero consigliamo di visitare. Dall’altro lato della città vi è il monumento al Tren blindato, che noi purtroppo non abbiamo visto.

Camaguey: è la terza città di Cuba per importanza e popolazione e per noi è stata davvero una scoperta, una bella scoperta. A partire dall’hotel e dalla camera che ci è stata assegnata: Hotel Avellaneda, camera 1, al piano terra, suite regale direi… A parte le varie piazze, chiese e monumenti che la città offre, consigliamo un giro all’atelier della scultrice Martha Petrona Jimenez, se non altro perché è l’unico negozio in cui si può pagare con una carta di credito. Se siete fortunati, troverete nella piazza molti dei suoi modelli in carne e ossa che in cambio di un cuc poseranno con voi e con la scultura in bronzo che li ritrae.

Il sud Santiago: è la capitale della regione, grande e abbastanza turistica. Solo qui, oltre che all’Havana, potete trovare strutture ricettive 4 e 5 stelle che, in ogni caso, non raggiungono i nostri standard. Consigliamo di arrivare a Santiago nei giorni precedenti il 26 di luglio: varie ricorrenze coincidono con questa data e riempiono la città di colori, nazionalismo e manifestazioni. Il 25 è la festa di San Giacomo, patrono di Santiago; il 26 ricorre l’anniversario della rivoluzione cubana con l’assalto alla caserma Moncada; in questa settimana si festeggia il Carnevale, con sfilate e intrattenimenti fino a tarda notte. A parte questo, la città merita sempre di essere visitata, in qualsiasi periodo dell’anno. Da qui si effettua l’escursione alla Gran Piedra, enorme blocco di pietra vulcanica totalmente immerso nella natura a 225 metri sul livello del mare, nel Parco Nazionale della Sierra Maestra. Baracoa: si dice sia la prima città dell’isola raggiunta dai colonizzatori, tanto da possedere in una nicchia della chiesa parrocchiale la Cruz de la Parra, la croce in legno che Colombo portava con se quando toccò terra. Per arrivarci si percorrono circa 70 km di strada sterrata e curva che i cubani definiscono ‘opera di ingegneria autostradale’. In città pochi negozi, per lo più destinati ai locali, qualche struttura ricettiva statale e malandata e l’immancabile Casa de la Trova. Baracoa è selvaggia e ancora poco avvezza al turismo ma viene utilizzata come base di partenza per le escursioni a Cayo Saetia, spiaggia immacolata a ridosso della riserva di caccia privata di Fidel Castro. La si raggiunge in auto o in catamarano e, nel tour, è sempre incluso un breve jeep safari tra struzzi, zebre e antilopi. Pare che il cioccolato di Baracoa sia famoso, ma non ha niente a che vedere con la Perugina. Ai turisti si propongono visite a piantagioni di cacao, in cui un cacaotero illustra le varie fasi di produzione, raccolta e tostatura del seme. Sono molto interessanti e si concludono con un pranzo in fazenda.

Le spiagge di Holguin Un tour cosi intenso e a tratti stancante per le lunghe ore in van, non poteva che concludersi con qualche giorno di meritato riposo, all’ombra di altissime palme, in un resort di quelli che hanno tutto incluso tranne l’aragosta. Ci siamo fermati a Playa Esmeralda, al Sol Rio de Lunas y Mares, un villaggio della catena spagnola Barcelo, situato direttamente sulla spiaggia. Ci siamo trovati bene per servizi offerti e ristorazione. Una la cosa che ci ha colpiti in assoluto: a Cuba tutte le spiagge, anche quelle dei villaggi turistici, sono pubbliche e pertanto accessibili a tutti. Non stupitevi dunque se fin dalle otto del mattino gruppi e famiglie cubane carichi di frigo bar anni ’50, teli, carozzine, salvagenti e quant’altro sfilano chiassosamente sotto le vostre camere per raggiungere il mare. Vi faranno compagnia, più o meno discretamente, per tutta la giornata, occupando con asciugamano e coperte la sabbia all’ombra degli alberi di uva caleta. Li vedrete in acqua divertirsi e schizzarsi, rigorosamente coperti da una maglietta (ci hanno spiegato che la protezione solare costa troppo) e con una bottiglia di rum bianco sempre a portata di mano. Capiterà forse che qualche bambino si avvicinerà e vi farà delle domande molto strane ( a me hanno chiesto di affittargli un giubbettino salvagente o di lasciargli la mia mail per diventare amici di penna, essì la tecnologia avanza anche li). Qualsiasi sia la vostra risposta, loro vi ringrazieranno sempre con un sorriso.

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