Cuba Oeste: gente e luoghi della meravigliosa provincia di Pinar del Rìo

Fly and drive nell'ovest cubano
Scritto da: Bir_Katia
cuba oeste: gente e luoghi della meravigliosa provincia di pinar del rìo
Partenza il: 29/05/2010
Ritorno il: 07/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Seconda volta a Cuba. Perché me la porto dentro da quel primo viaggio, e perché averla lasciata senza aver visto Vinales e Maria la Gorda è stato una sorta di tacito impegno a ritornare. Avendo già visitato l’est (da Santiago a L’Havana) questa volta si ritorna a visitare l’ovest, e quindi la meravigliosa provincia di Pinar del Rio. Destinazione non preventivata, e volo prenotato 3 giorni prima di partire, avendo trovato un’offerta da Torino con Air France e scalo a Parigi a 560 € a testa, visto escluso (costo: 25 euro. Tra l’altro prima di prenotare così a ridosso informatevi sui tempi di ‘emissione’ del visto: a noi è andata bene perché abbiamo trovato un’agenzia viaggi vicino a Malpensa che ne aveva qualcuno di scorta e con il solo viaggio da/per l’agenzia ci siamo tolti il fastidio). Anche questa volta la scelta ricade su un fly and drive. Affittare la macchina – per quanto carissima: 62 cuc al giorno compresa assicurazione – a Cuba, oltre a consentirti di viaggiare in completa libertà e autonomia, ti permette di entrare in contatto con le persone, e soprattutto di essere loro d’aiuto. Il sistema dei trasporti a Cuba è quasi inesistente, ed in pochissimi possiedono mezzi di locomozione. La gente aspetta anche per ore qualcuno che dia loro un passaggio per adempiere alle azioni quotidiane anche più banali, come raggiungere il posto di lavoro. Affittare un’auto non dev’essere solo un’azione fine a se stessa quindi, ma un dovere morale nei confronti di persone che guadagnano tra i 15 e i 20 euro al mese e che non si possono permettere altre opzioni che mettersi a lato della strada sperando che qualcuno si fermi per dar loro un passaggio. Ad eccezione di pochissimi bus e dei camiones, che quando scaricano la merce e tornano vuoti trasportano le persone, il passaggio rappresenta infatti una delle poche soluzioni del trasporto cubano. Parlare, confrontarsi con loro, vedere i loro sorrisi, la loro riconoscenza (è anche possibile che vi inviteranno a casa loro per prendere un caffè come è successo a noi, e fare parte della loro quotidianeità anche solo per poco tempo è un’esperienza che non dimenticherete), sono situazioni che vi riempiranno il cuore di gioia, e che vi renderanno questa vacanza indimenticabile. Percorso: HAVANA, SOROA, LAS TERRAZAS, CAYO LEVISA, VINALES, PUERTO ESPERANZA, MARIA LA GORDA, CABO SANT ANTONIO, HAVANA. Durata: 1 settimana, periodo: inizio giugno. Arriviamo all’ aeroporto alle 17.40. Speravamo di trovare una maggiore offerta di rent a car, ma ne esistono solo 2, la Transgaviota e la Cubacar. I prezzi sono simili – ovvero carissimi!!! -: tra i 60 e 62 cuc al giorno (si fa presente che il cambio euro – cuc relativamente ai prezzi di questo racconto è QUASI paritario, 0,90 € = 1 CUC) per la classe più economica (forse i prezzi sono migliori prenotando via internet, ma non abbiamo informazioni in merito). Optiamo per la seconda perché più conosciuta. A parte si dovrà pagare “solo” il pieno di benzina di circa 40 cuc, in quanto il coche vi verrà consegnato ‘completo’, però l’auto andrà restituita con il serbatoio vuoto (attenzione che potrebbero provare a farvi pagare la benzina mancante al rientro. Dite subito in maniera risoluta che gli accordi non erano quelli, vi diranno immediatamente che si sono sbagliati: non scordate che ci proveranno sempre e dovunque!). HABANA. Preso possesso dell’auto ci dirigiamo verso l’Avana con l’intenzione di passare lì la serata e al mattino partire per il nostro tour. Primo obiettivo: trovare una casa particular dove alloggiare la notte. In merito a ciò per tutto il viaggio faremo riferimento alle indicazioni tratte dal sito www.cubacasas.net, assolutamente attendibile e utilissimo per districarsi tra le migliaia di offerte di case (e per altre info) di tutta Cuba. A tal proposito specifichiamo che i prezzi qui riportati fanno riferimento al periodo di BASSA STAGIONE: per l’alta stagione aggiungete una media di 5 Cuc a stanza per notte. Utilizzando le indicazioni del sito ci dirigiamo verso una delle case più consigliate (Chez Nous), che sfortunatamente risulta già occupata, e la cui proprietaria ci “gira” alla vicina di porta, che ha una casa esattamente complementare alla sua, e dalla quale si vede – tramite una rete – la Chez Nous, immersa nel verde delle piante del patio. La casa in cui abbiamo alloggiato noi è: MARTA e ISRAEL, Teniente Rey n. 115 (tra Cuba e San Ignacio) nell’Havana Vieja, tel. 8620948. Classica casa cubana con patio centrale da cui si accede alla camera da letto senza finestra, con bagno privato e A/C. Al piano superiore una bella terrazza che da sull’Havana Vieja. Casa carina, pulita, buona colazione, buona accoglienza. Prezzo per notte 30 Cuc a stanza, colazione esclusa (3 o 4 cuc a testa, non ricordo). La sera andiamo a mangiare al Torrelavega in Calle de la Obrapia tra il Calle de los Oficios e de los Mercadares: 7 Cuc a testa menu completo di bevande: senza infamia nè lode. Giro per il centro-ninna-sveglia presto-si parteeeee! Le indicazioni stradali sono quasi inesistenti. Prendendo il Malecòn in senso antiorario, e chiedendo informazioni qua e là – magari, come è capitato a noi, direttamente alle persone a cui state dando un passaggio – in 15 minuti dal centro si arriva all’imbocco dell’autopista per Pinar del Rio, tratto di strada assolutamente ottimo se messo a confronto con il resto della rete stradale cubana. In 1 ora e mezza circa siamo a Soroa. Saltiamo l’Orquideario perché abbiamo necessità di un bagno rigenerante – è giugno ma la temperatura supera di molto i 30 gradi !!! – e puntiamo direttamente al Salto del Arco Iris, una bella cascata immersa nel verde (parcheggio 1 Cuc, ingresso 3 Cuc). Dopo 10 minuti di sali-scendi si arriva a destinazione: l’ambiente è suggestivo e ci siamo solo noi e il venditore dei cocchi: fantastico!!! Ci prendiamo un paio d’ore tra bagno e foto: direi che come inizio non ci possiamo affatto mancare… Cuba quanto mi sei mancata! Dopo Soroa ci dirigiamo a Las Terrazas, percorrendo una strada (direzione Bahia Honda, svolta a destra) che in molti ci dicono essere chiusa da tempo per una frana, teoria confermata da un cartello all’imbocco della deviazione. Ma invece una signora che stavamo trasportando ci dice che l’hanno resa agibile da poco. Naturalmente ci fidiamo, e naturalmente facciamo bene! Las Terrazas è un paese carino e diverso del resto di Cuba. Purtroppo essendoci arrivati in piena ora di pranzo e sotto un sole cocente, tutto era chiuso, e quindi abbiamo optato per i Banos del San Juan, un sito con piccole cascate e pozze naturali, in direzione dell’hotel Moka. Ma questa volta ne sconsiglio la visita: troppa gente, acqua sporca e 4 Cuc a testa per entrare! Pranziamo nel ristorante all’interno del “parco” e nel pomeriggio ci rimettiamo in viaggio per Cayo Levisa. Poiché l’unico hotel presente sull’isola è molto caro – ci hanno detto 130 Cuc per notte – scegliamo di cercare una casa particular nella zona dell’imbarco, Palma Rubia, e fare una gita in giornata al Cayo. L’unica di cui conoscevamo l’esistenza – purtroppo non credo che nel circondario ce ne siano altre, dovreste prima informarvi – è quella indicata da Cubacasas a Playa Mulata (per questo motivo magari chiamate prima: in alta stagione potreste trovarla occupata) di una gentile coppia locale: VILLA JOSE’ OTANO Y MARIA, Carrettera Motel – Playa (a 200 mt. Dalla Playa) a 10 km ad est di Cayo Levisa. Num. 01-52549810. Il prezzo è di 15 Cuc a notte per stanza. La camera non è deluxe, ma assolutamente dignitosa. E il contesto, ovvero la totale immersione nella disarmante natura cubana (gli unici rumori che si sentono sono il calpestio degli zoccoli dei rari cavalli che percorrono la strada ed i galli che cantano) non ha prezzo. Cena buona, ma parecchi mosquitos. Terminato il pasto, Josè – che lavora proprio a Cayo Levisa – si è seduto a tavola con noi ed abbiamo dato inizio ad una conversazione interminabile, un confronto reciproco sulle differenze sociali e culturali dei nostri paesi. Posati gli occhi sull’ora, erano già le 23.30. Ed anche questo non ha prezzo. Il battello per Cayo Levisa parte ogni giorno alle 10 da palma Rubia, e fa ritorno alle 17. Il costo, molto alto, è di 20cuc a persona, comprensivo di un panino ed una bibita, da ritirare presso il ristorante dell’isola all’ora di pranzo. Attenzione che, come è accaduto a noi, potrebbero fingere di sbagliarsi, e farvi pagare il bere. Ma sarà sufficiente un deciso ‘Mo me tome el pelo, por favor’ per riportare all’ordine il cameriere, che si scuserà immediatamente per l’ “incomprensione”. Il cayo è piccolo e carino, c’è un’unica lunga spiaggia, oltre alla quale solo mangrovie, e il colore dell’acqua è tipicamente caraibico. Il posto ideale dove rilassarsi, e merita una visita. Ma personalmente non mi soffermerei più di una gita in giornata, a meno che non si abbiano molti giorni a disposizione (non era il nostro caso!) e non tarderei a visitarla, perché la sensazione è quella che stiano iniziando ad estirpare le piantagioni di mangrovie per.. Chissà, nuovi sfavillanti resort stile Varadero?? Scesi alle 17,30 a Palma Rubia, prossima direzione: la tanto sognata Vinales!!In un’ora e mezza circa siamo a destinazione. Man mano che ci si avvicina il paesaggio diventa surreale, e i mogotes svettano alti e orgogliosi. Ci dirigiamo verso una delle case maggiormente consigliate dal sito, Casa la Nena, ma la camera è già occupata. Vorrebbero gentilmente dirottarmi verso la casa di un loro parente lì seduto con loro, ma rispondo che sono dispiaciuta, ma ho già una seconda alternativa…. 1, 2, 3 e si scopre che il signore è proprio il proprietario della casa dove volevamo andare noi!!!! Thomas y Yolanda, 20cuc a notte, situata sulla seconda parallela a sx della strada principale, se si arriva dal distributore: bel giardino, famiglia molto cordiale e attenta (hanno anche un trasformatore di corrente dell’anteguerra, ma assolutamente funzionante!!), e Yolanda è davvero un’ottima cocinera. Non per altro qui abbiamo consumato i migliori pasti (8 cuc a testa a pasto) della vacanza…. Slurp!!! Subito dopo esserci sistematici, la signora ci chiede se il giorno seguente desideriamo andare a cavallo o a piedi per la valle. Optiamo per la prima opzione (il ragazzo chiede 5cuc a testa all’ora: decisamente caro se si pensa che un operaio ne guadagna 15 al mese!!! Ma il posto è molto turistico, e chi può, se ne approfitta), ed il giorno dopo ci viene a prendere all’ora che decidiamo noi. Scopriamo subito che non si può scegliere la durata del tragitto, perché il percorso che ci vuol far fare dura 4ore (4 ore x 5cuc=20 cuc. Per due persone: 40 cuc. E il furbetto si è guadagnato due mesi in una mattinata!!!) con percorso di attraversamento della valle, e meta finale in una cueva, dove un campesino (per 1cuc a testa) vi accompagna all’interno con delle torce fino ad un laghetto d’acqua naturale dove ci si può fare il bagno.. Al lume solo di alcune candele! Al di là dell’ironia delle precedenti battute, un’esperienza assolutamente unica!!! Anche il tragitto percorso tra palme, mogotes, contadini intenti ad arare i campi con i loro aratri trainati dai buoi (scene che portano molto lontano con la memoria) e secadores (si fa anche tappa in uno di questi, con il campesino che spiegherà il processo di coltivazione e raccolta del tabacco.. E vi venderà qualche sigaro) è a dir poco mozzafiato!! Alla fine 20 cuc assolutamente ben spesi! Al rientro doccia, ottima tortilla di Yolanda, e poi cadiamo svenuti dalla stanchezza per un paio d’ore. Al risveglio non troppo convinti, in quanto meta troppo turistica per i nostri gusti, puntiamo verso la Cueva del Indio (5 cuc a testa!). Per strada carichiamo due ragazze che andavano a Puerto Esperanza, piccolo porticciolo che tra l’altro avremmo voluto vedere. L’occasione fa l’uomo ladro e, complice un improvviso e violento temporale che ci avrebbe costretto a lasciare le due sventurate in balia delle intemperie, ci dirigiamo verso la costa e le accompagnamo a destinazione. Sono state così riconoscenti che ci hanno invitato a casa loro a prendere un caffè, presentandoci la famiglia e le loro rispettive figliolette, due pupazzetti fantastici. Per mezzora ci hanno fatto sentire come a casa.. Cuore pieno! E per ricambiare a nostra volta abbiamo lasciato loro qualche maglietta (per tutto il tempo abbiamo viaggiato con una borsa di indumenti da regalare a portata di mano. Loro si vestono in maniera assolutamente dignitosa, ma dato l’alto costo del vestiario a Cuba, rimane sempre un regalo ben accetto). Questo è ciò per cui vale la pena viaggiare, confronto umano e tante emozioni!! Dopo un tot togliamo il disturbo e li lasciamo alle loro faccende. Facciamo un giro verso il porticciolo (il paese è grazioso, ma nulla di che. O forse solo non abbiamo approfondito noi, visto che pioveva) e veniamo avvicinati da un tizio, che si scopre poi essere il nipote di una certa Dora, proprietaria di una casa particular a quanto pare molto conosciuta di Puerto Esperanza, Villa Dora appunto, e presente in molte guide. Venuto a sapere che abbiamo già un’allocazione, ci proprone la cena a base di aragosta, per 7cuc a testa. Noi per la sera eravamo già impegnati con Yolanda, e la mattina dopo saremmo dovuti partire presto per Maria la Gorda… ma a pensarci un’aragosta cubana val ben un ritardo sul piano di marcia! J e così rilanciamo per il giorno successivo, e ci accordiamo di vederci nello stesso posto per le ore 12, e facciamo ritorno a Vinales. Intanto ha smesso di piovere, e ci dirigiamo al Mural de la Prehistoria, scattando qualche foto da lontano – tanto si vede bene -, senza entrare. Il paesaggio da questa parte di Vinales (in direzione di El Moncada) è assolutamente memorabile! Dopo cena (sempre ottima!) ci concediamo un’oretta di lezione di salsa cubana tenuta da un nipote di Thomas (al termine della quale ci ha chiesto 10 cuc) in una casa di fronte alla nostra, esperienza più suggestiva che utile, a dire il vero, ma che porteremo sempre nei nostri ricordi. E poi un mojito e un po’ di musica alla Casa de la Cultura (1 cuc l’entrata). La mattina dopo lasciamo Vinales con molta malinconia, ma anche molte aspettative: finalmente si va a Maria la Gorda! Come già detto, deviamo ancor prima di iniziare il viaggio in direzione di Puerto Esperanza. Incontriamo il ragazzo che ci aveva adescato, che ci accompagna nella casa particular dove faremo pranzo. Onestamente questa Casa Villa Dora non ci ha fatto impazzire. Ho visto anche le camere, e mi è sembrato tutto poco curato e molto decadente (anche sporchino). Personalmente non ci soggiornerei, ma ad onor del vero ho anche letto sulle pareti, dove gli ospiti lasciano i loro commenti, molti giudizi positivi. Quindi.. A voi la scelta! L’aragosta era un po’ dura, il ragazzo grondava sudore a fiumi (spero non sul pesce, ma.. Meglio non pensarci! J ) .. Ma tutto sommato siamo stati contenti lo stesso, anche questa è un’esperienza! Qui ancora il nipote, che a quanto pare oggi è il factotum, ci vende (per conto di un amico che lavora nella frabbrica, dice!) alcuni sigari Montecristo, ciascuno nella propria confezione metallica, a 2 cuc ciascuno. Sapientemente imboscati nella valigia imbarcata: non sapremo mai se fossero originali o meno, quel che è certo è che li ho visti precisi ed identici in vendita all’aeroporto a 9,80 euro l’uno!!!! Finalmente si parte davvero. Vinales, Pinar, Sandino.. E in 3 ore e mezza e tante persone accompagnate siamo a Maria la Gorda. La strada è tutta in buono stato e scorrevole. L’ultimo tratto, da la Bajada a MlG è stupendo, costa bianchissima e mare celeste. Ci sono solo due spiaggette di sabbia lungo il percorso, perlustrate poi il giorno seguente (arrivando da La Bajada una è subito dopo il monumento del Che, sulla dx. L’altra è ‘circa’ un km dopo) . Andate piano in questo tratto di strada, si incontrano molti varani e granchi.. Che meraviglia! L’hotel è in via di ampliamento (stanno costruendo, cementando.. Anche qui la natura verrà sostuituita dalla calce??). Non essendoci ancora tantissime stanze, ed essendo l’unica struttura nell’arco di km, abbiamo preferito chiamare il giorno prima per fermare una stanza, ma in realtà non c’era tantissima gente. Costo in bassa stagione: 79 cuc a camera con vista mare, compresa cena e prima colazione. Credo che in alta stagione i prezzi siano nettamente superiori. Stanza ampia e decente (di certo i suoi tempi d’oro sono stati altri), solo qualche scarafaggio di passaggio ma nulla di grave. Credo tra l’altro che dietro la reception, e quindi più arretrate rispetto alla spiaggia, ci siano costruzioni più recenti. Solo che lì.. Vi perderete il bel-tramonto-wooow! Raccomandazione: preparatevi ad affrontare veramente tanti mosquitos (portatevi il repellente, sempre che serva), numerosissimi gatti (bazzicano soprattutto il ristorante, e salgono sui tavoli non appena si lasciano sguarniti per qualche secondo per avvicinarsi al buffet), e il cibo non proprio straordinario. Dire che si mangi pessimamente forse è troppo, ma dopo tante esperienze di cucina buona e curata, posso dire che qui la cena è paragonabile ad un pasto in una mensa neanche troppo buona. Noi non abbiamo fatto snorkeling, né diving, il nostro unico obiettivo qui era il relax, dopo tanto girare, quindi mi limiterò a parlarvi della spiaggia: sabbia bianca che termina in mare con rocce di colore scuro. Non era proprio come me l’ero immaginata, ma già l’idea di essere qui mi appaga il corpo e l’anima! Acqua cristallina e tanti pesci vicino ai piccoli moli.. Sicuramente qui la fauna marina non manca! Il giorno dopo, il primo effettivo qui, lo dividiamo tra Maria la Gorda e le spiaggette sulla strada per la Bajada. Il paradiso in terra… solo noi due per km e km di costa, un vero spettacolo!!! Il sesto giorno carichiamo le valige e lasciamo l’hotel in direzione di Cabo San Antonio, da cui nel pomeriggio partiremo direttamente alla volta di Pinar dove alloeggeremo la notte, evitandoci la sfacchinata dell’intero viaggio il giorno dopo alla volta dell’ Avana per andare, ahimè, all’aeroporto. L’entrata non costa nulla, vi controlleranno solo i passaporti. Noi abbiamo scelto il fai da te, ma ci sono anche tre possibili escursioni guidate, acquistabili in hotel o direttamente all’Estaciòn Metereologica (cueva, orchidario o tour guidato della penisola: dai 6 ai 10 cuc a persona.). Col senno di poi, senz’altro avremmo visto di più. Infatti devo ammettere che la penisola di Guahnahacabibes mi ha deluso: molta natura, ma tenuta malissimo. La costa, dalla Estaciòn alla punta è prevalentemente rocciosa. Sulla cartina erano indicate solo quattro spiagge. Avendo un’intera giornata a disposizione, decidiamo di vederle tutte, strada facendo. Ma: la prima non è indicata, e la perdiamo. La seconda e la terza sono inguardabili tanto sono piene di alghe (ma questa è natura, e va bene!), ma soprattutto di immondizia di ogni genere e natura: un colpo al cuore vedere posti così belli, bistrattati in questo modo. Il sentiero per la quarta è ostruito da un albero caduto, o tagliato appositamente. Non ci resta che puntare a Las Tumbas, nella speranza che ci ripaghi di tutte queste occasioni perse. Cosa che ci auguriamo vivamente dato che aver fatto 120 km – tra andata e ritorno – per nulla ci spiacerebbe parecchio! Arrivati al Cabo, superiamo il faro. Non molto dopo si vede il primo accesso alla spiaggia (chilometrica): colori bellissimi si intravedono da quello scorcio. Non volendo lasciare la macchina piena di bagagli per strada, proseguiamo ancora.. Finchè scopriamo a malincuore che la strada… confluisce direttamente in un resort, Villa Cabo San Antonio L che occupa l’intera punta della penisola.. Che tristezza infinita!!!! Indecisi sul da farsi, superiamo il cancello. Subito si avvicina un dipendente del resort, a cui chiediamo gentilmente di poter lasciare lì l’auto e poter usufruire della spiaggia. E’ molto gentile, ed acconsente subito. Per questo, e perché la macchina contiene tutti i nostri averi, gli lascio 1cuc. Ne rimane così felice che poco dopo, mentre noi stiamo stendendo a terra i nostri teli, ritorna con due sdraio!!!! Mitico! La spiaggia è molto bella e lunghissima, il mare un po’ mosso. Ma la cosa più incredibile è che ci siamo solo noi a perdita d’occhio!! (il resort è chiuso fino a luglio) Alla fine credo che un viaggio da MlG fino a qui in bassa stagione, quando non c’è affollamento, valga la pena della sfacchinata. Accaldati, assolati e prosciugati nonostante i 3 litri di acqua bevuti, nel pomeriggio ci rimettiamo in viaggio, in direzione di Pinar. In due ore e mezza circa arriviamo, il caldo è insostenibile. Questo è un anno particolarmente rovente per Cuba, chissà ad agosto come sarà, si chiedono tutti!Pinar è famosa per i suoi jineteros. Ed in effetti assillano abbastanza, ma il tutto sta nel non farsi abbordare. Ci mettiamo in cerca di una casa per la notte, sfruttando sempre le indicazioni del solito sito. Optiamo per una casa fuori Pinar, sulla strada per Vinales e immersa nel verde: vogliamo che sia questo l’ultimo ricordo di Cuba! Ma purtroppo Villa Moritza si rivela una delusione: erano le 19 quando troviamo la casa, ed il signore viene al cancello con fare dubbio e per nulla limpido, dicendo di tornare fra un’ora che la stanza ‘non è pronta’. Chiedo di poter lasciare almeno i bagagli, per poterci spostare liberamente, e lui mi risponde poco carinamente: ci vediamo tra un’ora. Andiamo via molto perplessi, ed anche straniti dal fatto che non ci ha tenuto i bagagli, col rischio che non saremmo ritornati.. Bah! A questo punto pensiamo a noi, e ne approfittiamo per cenare al Paladar El Mesòn, in Calle Martì Este 205, di cui molte guide tessono le lodi. Ve lo consiglio perché si mangia bene. Spesa circa 16 cuc in due per due piatti di pollo, un arroz moreno, patatine fritte e due birre. Torniamo a Villa Moritza, dove le carte vengono finalmente scoperte: al momento non stanno affittando la camera, fino a luglio, e ci indirizza verso un loro amico. Coooooosaaaaaaa? Mi arrabbio e gli rispondo malissimo, dicendo che doveva essere chiaro fin da subito invece di farci perdere altro tempo inutile, dato che ormai si era già fatto quasi buio. Si scusa per la ‘lastima’, ma ormai è tardi per le scuse. Quindi sconsiglio vivamente questo posto: un vero cialtrone! Torniamo a Pinar e dopo qualche giro troviamo finalmente alloggiamento presso la Sra Elena Rabelo Mendoza, Antonio Rubio 284, tel (53-82) 754295. Camera piccolina, ma nuova e carina, bagno recente e ben curato, ma soprattutto un bel terrazzo, dove farete colazione qualora scegliate di consumarla qui, e c’è anche il garageper l’auto (naturalmente .. Nulla qui è gratuito!!). Prezzo: 25 cuc a notte. La signora da subito l’idea di essere una persona scafata ed astuta: la mattina dopo il conto sembra più la lista della spesa (2 cuc per il garage, 5 cuc la colazione: un vero salasso se si pensa ai prezzi ‘fuori’, ma è stata la miglior colazione di tutto il viaggio, tanta frutta fresca, pane appena sfornato e uova-come-le-preferisci) che il conto di una notte, ma alla fine ci siamo trovati bene, lo consiglio. Giro veloce a Pinar, che a dispetto delle aspettative troviamo molto carina, e poi imbocchiamo l’autopista in direzione Avana. Ultima mezza giornata a Cuba e poi si parte: e già la malinconia la fa da sovrana!!! Facciamo una sosta al Cafetal Angerona (sulla strada per Artemisa), non segnalato ed anche mal tenuto, non vale la visita. All’Avana ci concediamo un gelato presso la famigerata Coppelia: per chi paga in cuc c’è un’entrata apposita senza coda, e il prezzo ‘special’e è di ‘soli’ 7,50 cuc per due coppe di gelato… azz!!! Ma non doveva costare poco???? Comunque buono, soprattutto la crema di Guayaba… E poi pare sia una tappa quasi obbligatoria. Di fronte a Coppelia (o meglio di lato, in posizione angolare) un negozio di cd, dove acquistiamo un po’ di musica locale. In macchina ci spostiamo infine in direzione Habana Vieja, dove in Calle Obispo ci dedichiamo agli ultimi acquisti: ci sono un sacco di negozi carini! E alle 17 risaliamo in auto e mestamente ci dirigiamo verso l’aeroporto. La nostra avventura cubana è terminata. Questo paese così afflitto e sorridente insieme non delude mai, e offre sempre una nuova gamma di emozioni da vivere. Io, che in genere non torno mai una seconda volta in un posto già visitato, lascio Cuba entusiasta e piena di esperienza, di volti, di luoghi come la prima volta. E con un’intensa consapevolezza: che la seconda non sarà l’ultima. Katia


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