Voglio volare a Cuba

Quando finisce un amore non si ha voglia di volare...quando finisce un amore si ha piuttosto voglia di correre, correre e correre fino a che le gambe non invocano pietà, perchè la voglia di scappare è tanta...troppa...e qualsiasi meta, qualsivoglia mezzo diventa buono. Quando finisce un amore ne cominciano tanti altri...Con uno stato d'animo a...
Scritto da: vogliovolare
voglio volare a cuba
Partenza il: 20/08/2007
Ritorno il: 11/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Quando finisce un amore non si ha voglia di volare…Quando finisce un amore si ha piuttosto voglia di correre, correre e correre fino a che le gambe non invocano pietà, perchè la voglia di scappare è tanta…Troppa…E qualsiasi meta, qualsivoglia mezzo diventa buono. Quando finisce un amore ne cominciano tanti altri…Con uno stato d’animo a metà tra il delirante e l’impaziente, tra il nevrotico e l’imbambolato mi accorgo che è arrivato il 20 di agosto, sono a Roma Fiumicino e sto partendo con il mio amicone Franco alla volta di Cuba. Incredibile la quantità di immagini, di consigli, di voci che abbiamo davanti agli occhi e dentro la testa, ognuno che racconta Cuba a modo suo, ognuno che vuole farti partecipe del suo ricordo…Prima di partire per la Isla Grande è obbligatorio un lavaggio del cervello!! ma di quelli che lasciano la mente vuota perchè il vostro viaggio sarà senz’altro diverso da quello raccontato dalle voci che avevate fino a poco fa ronzanti nella testa.

20agosto Veniamo a noi…Il volo a cura di Iberia con scalo a Madrid è di quelli lunghi, ma anche di quelli comodosi e ben organizzati. Il ritardo è solo di 20 minuti e in un’estate di bagagli persi io e Franco desideriamo smarrirlo subito!! Dopo quasi 12 ore di volo il nostro Boeing atterra nella capitale…La Habana. Già solo sentir pronunciare il suo nome dagli altoparlanti gracchianti dell’aereo che ci danno il benvenuto, ringraziano di aver volato con Iberia e ci danno appuntamento al prossimo viaggio, si scatena in me un misto di sensazioni…Sto bene!! ancora non sono sceso da questo aereo ma già sto bene. Una volta scesi l’atmosfera è di quelle che mettono alla prova. File chilometriche, passaporti controllati e ricontrollati, domande varie anche stupide, caldo, confusione…Insomma armatevi di pazienza perchè è un delirio. Messi finalmente i piedi sul suolo cubano recuperiamo un taxi o forse è lui che recupera noi, contrattiamo un pò ma siamo troppo stanchi e arriviamo fino alla nostra casa al Vedado avvolti dal buio pesto. Ci presentiamo a Teresa che si dimostra subito ospitale offrendoci un bel caffè, parlottiamo un pò e ci ritiriamo nella nostra stanzetta.

21agosto Il giorno dopo, il fuso è ancora padrone dei nostri corpi e delle nostre menti ma la voglia di La Habana è troppa davvero. Teresa ci fa trovare pronta una buona colazione a base di frittelle, frutta, panini e marmellate varie e ci racconta di quanto è contenta che l’uragano Dean abbia solo sfiorato la sua amata Isla. Il primo giorno si sa, è di ambientamento ma una volta messo piede in strada già ci sentiamo ambientati e pronti a girovagare…Non siamo vicinissimi all’Habana Vieja (il centro storico per capirci) ma rimediamo un taxi rigorosamente senza tassametro che ci porta fino in bocca alla grande basilica di San Francisco. C’è un bellissimo sole e l’avventura per la città comincia… Il primo impatto è forte, tanta storia, tante ricchezze, tanta bellezza, tanta rabbia, tanta sporcizia, tanto fascino, tanta gente, tanto colore, è tutto tanto!! La Habana è bellissima!! ha dei palazzi che nella loro fatiscenza e decadenza sono di un eleganza fantastica e forse è proprio il fatto che sono puntellati, circondati, immobilizzati, fasciati…Li rende ancora più affascinanti. L’UNESCO ha dichiarato Habana Vieja un patrimonio dell’umanità e qualcosina si sta facendo ma quando si esce da lì e si gira per il Centro Habana lo spettacolo da un lato è più autentico ma dall’altro molto più deprimente. La città comunque ci conquista ad ogni angolo, ad ogni scorcio, che sia per le sue architetture nascoste e bellissime, che sia per le sue scene di vita cubana che ospita come il più bello dei palcoscenici, che sia per i rumori gli odori (forti) che si sentono…In ogni caso La Habana conquista!! Un taxi ci porta fino alla mitica Plaza de la Revolucion, evocativa quanto decadente. La grande effigie del Che vista da vicino fa sempre un certo effetto anche a chi non è fervente seguace della sua ideologia. Il resto della piazza però è abbastanza deludente, vuoto, quasi abbandonato. La sera decidiamo di rimanere nella zona del Vedado, Teresa ci consiglia un paio di posti dove mangiare bene e spendere poco. Il Vedado è un quartiere nuovo, pieno di alberghi anche famosi come Il Nacional e l’Havana Libre e la sera si anima di cubani e turisti chi in cerca di avventure patetiche, chi in cerca di un buon ron, chi in cerca di un pò di musica. A La habana non si è turisti se non si viene fermati almeno una volta da gruppetti di ragazzi e ragazze che, vuoi perchè l’essere stranieri ce l’abbiamo scritto in fronte, vuoi perchè assumiamo la forma della banconota, ci danno a parlare, ci consigliano Paladares dove mangiare (x prendere una percentuale), ci indicano posti dove conoscere ragazze(jineteras), si offrono per farci da guida e chi più ne ha più ne metta. Noi rifiutiamo con calma ma con fermezza anche se questi giovanotti non danno poi fastidio e forse conoscerne qualcuno potrebbe essere anche interessante sempre che non ci veda solo come un limone da spremere…

22agosto La mattina salutiamo Teresa e le diamo appuntamento al nostro ritorno. Ci fiondiamo con armi e bagagli alla stazione dei bus Viazul, la maggiore compagnia di autotrasporto cubana, per prenotare il bus verso Vinales. Un altro giro per il centro però non ce lo toglie nessuno. Una sosta alla mitica Bodeguita del Medio giusto in tempo per capire che è diventata una trappola per turisti, una sosta invece più lunga e piacevole al Floridita, la Cuna del daiquiri, una passeggiata tra Calle Obispo e Calle Empredado, una visita alla splendida cattedrale degna delle nostre secolari chiese italiche, un giro lungo Calle San Ignacio fino alla splendida Plaza Vieja, ma non c’è un posto ad Habana Vieja che non meriti di essere vissuto tante che a furia di girare rischiamo di perdere il bus!!!! Il Bus Viazul si rivela ottimo, comodo e fresco, solo un pò lentino. Verso le 16 comunque sosta a Pinar del Rio e verso le 17.45 arriviamo a Vinales. Dalla stazione ci incamminiamo per uno stradone dritto e spoglio, chiediamo un pò di informazioni per arrivare alla nostra casa e alla fine, dopo più di un’ora e con le spalle rotte, arriviamo da Oscar. Oscar è un tipo che più che cubano ci è subito sembrato napoletano!! baci abbracci, un bicchierino di rhum la presentazione della famiglia al gran completo dalla suocera ai nipoti…Una vera famigliola partenopea. Ci sistemiamo nella nostra stanza moderna, ariosa e confortevole e siamo già in giro per scattare qualche foto al tramonto di Vinales. La cittadina non dice granchè, c’è qualche casetta bassa fatta di assi di legno colorate che quasi sembra la seconda casa dei tre porcellini, ma non c’è tanta gente e il cielo minaccia pioggia per cui il nostro giro finisce in una sorta di locanda per una comida veloce.

23agosto Nella notte tuoni e fulmini che pareva volesse venir giù il cielo, e la mattina nemmeno promette sole, la colazione da Oscar è abbastanza rumorosa c’è un sacco di gente che gira per la casa che alla luce si dimostra bella grande e sembra davvero di far parte della sua famiglia…Iris la sua splendida figlioletta di 4 anni ci regala sorrisi in quantità, ci fa vedere i suoi disegnini e i suoi giochi fatti a mano col papà mentre io mi innamoro sempre di più di questa isola. Oscar ci indica anche un paio di posti da vedere ma non solo…Ci chiama anche il suo amico Pedro che in auto, e per pochi CUC, dovendo fare dei servizi da quelle parti, ci porta in giro fino ai Mogotes. Già i Mogotes…Sotto le nuvole grigie non si vedono subito, una volta nelle vicinanze però si stagliano eleganti, tondeggianti e verdi. I Mogotes sono delle montagne alte fino ai 700metri di origine calcarea che danno forma alla cosiddetta Valle di Vinales altro patrimonio UNESCO, e strafamosa per le sue coltivazioni di tabacco. Pedro è molto loquace, degno amico di Oscar, e ci racconta di lui, del lavoro, della famiglia, di Castro e del Che, arriviamo in una piantagione di tabacco sotto uno dei Mogotes e mentre Pedro lavora (il suo impiego ha a che fare col tabacco ma non siamo riusiti a capire con precisione quale sia) noi giriamo, camminiamo, fotografiamo, parliamo con qualche campesino impegnato nei campi e respiriamo Cuba. Ritornando verso Vinales Pedro ci porta anche ai Murales de la Prehistoria, non sappiamo bene di cosa si tratti ma lui ci dice che è un luogo che piace molto ai turisti. Sarà… Ma se credete di visitare resti dell’Homo Sapiens, ricredetevi immediatamente, c’è quasi folla e il posto è davvero strano, una parete a strapiombo circondata da molta vegetazione è stata completamente colorata e dipinta da un gruppo di contadini per volere di Castro dove sono rappresenatati pesci rettili, dinosauri e los guanahatabeyes i primi uomini comparsi a Cuba…Boh il posto è particolare ma rimaniamo più perplessi che compiaciuti. La sera dopo cena rimaniamo sul patio con Oscar a parlare di tutto quello che un cubano e 2 napoletani possono dirsi…E di roba vi assicuro ce n’è!! 24agosto Oggi il sole è tornato padrone del cielo e noi sempre dopo un buon desayuno, siamo su un taxi in direzione Cayo Jutias. Il cayo dista una sessantina di km da Vinales e, come primo impatto col mar dei Caraibi, sembra essere bello. Per arrivare al Cayo la strada è molto bella, immersa nella vegetazione e quasi vuota che vien da pensare non porti da nessuna parte, ma è anche piena di dossi e di voragini!! Miguel il nostro tassista, una volta arrivati, inchioda, ci avvisa che dobbiamo sborsare 5 CUC al tizio seduto dentro un bugigattolo e ci da appuntamento al pomeriggio per il rientro. Nota negativa sul turismo a Cuba:il turista deve pagare!!! ovunque e comunque basta che paghi…Approccio sbagliatissimo ma la voglia di mare è tanta. Cayo Jutias però ripaga subito l’esigua somma versata, spiaggia bianca semideserta, un baretto con qualche ombrellone inutile, molte alghe sulla riva, una vegetazione rigogliosa alle spalle fatta di mangrovie incastrate nella sabbia e il turchese caldo del mare…Il cayo è la perfetta cartolina di una spiaggia cubana senza i mega resort, senza le moto d’acqua, senza le famigerate bananone gialle, un posto semplice, selvaggio, rilassante l’ ideale per passeggiare, andare in cerca di conchiglie, fare lunghi bagni e prendere finalmente un pò di sole. Tornati sempre con Miguel a Vinales facciamo un giretto per il “centro” in cerca di qualche cosuccia da portare a casa e a prenotare il bus per l’indomani, poi torniamo da Oscar per una lauta cena a base di maiale con contorno di riso e zucca che bastava per sfamare 10 persone, conosciamo Bartolo che insieme a lui gestisce la casa, altro personaggio simpatico e accogliente e poi a nanna…

25 agosto Oggi si torna a La Habana, ma la si sfiora soltanto per poi partire alla volta di Cienfuegos. Salutiamo Oscar e Bartolo che più che padroni di casa si son rivelati 2 amici cubani, ci hanno trattato come 2 di famiglia, ci hanno offerto i cohiba sul patio ogni sera, ci hanno sfamato come meglio non si poteva, e Oscar ci ha anche parlato col cuore in mano della sua Cuba, di quello che era e di quello che vorrebbe che fosse per la sua splendida Iris. Dispiace andare via ma se dovessi tornare a Vinales non avrei dubbi. Alle 8 precise il bus prende la scalcinata autopista per la capitale dove arriviamo intorno alle 11. Un’oretta a disposizione per riposarci dalle parti della stazione dei bus, che alle 13 il bus dovrebbe partire. Dovrebbe perchè invece…Si materializzano vari tassisti che ci offrono allo stesso prezzo del bus (21 CUC) un passaggio fino a Cienfuegos…Basta essere in 4!! Problema: ne mancano 2!! aspettiamo un pò il bus Viazul se ne va, e degli altri 2 nemmeno l’ombra…Alla fine fortuna vuole che altri 2 ragazzi inglesi che avevano perso il bus siano rimasti a piedi…Siamo in 4!! si va!! Il bus impiega 4 ore per coprire i 250km fino a Cienfuegos, con l’auto ce ne vogliono meno e anche un viaggio in macchina a Cuba si rivela un’esperienza. L’auto è vecchia, fa un rumore strano ma il viaggio è lo stesso fantastico. Le strade cubane sembra siano un luogo di ritrovo, c’è un sacco di gente che passeggia sul ciglio, che si ferma in cerca di un passaggio, che sosta all’ombra dei cartelloni pro-regime, è piena di carri e carretti carichi di ogni ben di Dio, piena di sidecar con 4/5 persone a bordo… I cubani quando devono spostarsi mettono in moto la loro fantasia e i risultati sono i più incredibili. Verso le 16.30 siamo a Cienfuegos, lasciamo i ragazzi inglesi (antipatici e poco loquaci) al centro e ci facciamo portare alla nostra casa di Calle 57 con un piccolo sovrapprezzo di 1 CUC. Cienfuegos altro patrimonio UNESCO, è una città fondata dagli esuli francesi nell’800 e, a prima vista, si rivela abbastanza grande con strade, stradine e stradone tutte a scacchiera, tutte uguali, si cammina ma sembra di essere sempre allo stesso posto. Mary la nostra nuova padrona di casa, ci accoglie e ci mostra la stanza, stavolta niente di eccezionale, ma recupera subito offrendoci (a 1CUC) una merenda a base di frutta freschissima. Passeggiamo fino a Plaza Mayor che col Parque Martì è il cuore della città, qui i palazzi sono eleganti e in chiaro stile coloniale-eclettico, come il Palacio del Gobierno e il Teatro Tomas Terry dove si dice abbia cantato anche Caruso…Anche la Catedral de la Purisima Concepcion merita uno sguardo e noi intanto passeggiando, notiamo come, man mano che si avvicina il tramonto, la gente aumenta qualche locale apre, gruppi di giovani in bici fanno un gran casino e le luci che si accendono danno sempre più fascino a questa Cienfuegos. La sera torniamo in piazza e ci imbattiamo in un concerto improvvisato di musica alla Glorieta del Parque Martì, concerto che ci accompagna fino a tardi… 26agosto La mattina dopo di buon ora, svegli e carichi, chiediamo a Mary il modo migliore per visitare Playa Giron e sembra che la cosa migliore sia quella di prendere un taxi e contrattare molto sul prezzo. Ci proviamo e dopo un pò Manuel, per 8 CUC a testa, ci scarrozza andata e ritorno fino a Playa Giron sulle rive della Baya de los Cochinos. Playa Giron deve la sua notorietà al tentativo di invasione messo in atto dagli USA di Kennedy e avallato dai profughi anticastristi, che doveva sancire la definitiva influenza USA su Cuba e che invece non sancì proprio niente, si sgonfiò in 3 giorni ma in compenso ci portò sull’orlo della terza guerra mondiale. Il posto però è tanto evocativo quanto insignificante, c’è un museo con la stele ai caduti, qualche aereo da combattimento e qualche foto dell’epoca ma bisogna lavorare molto con la fantasia per immaginarsi questo posto in quel 15 aprile del 1961…Sulla Via del ritorno ci facciamo lasciare al Castillo de Nuestra senora de Los Angeles de Jagua, una fortezza che domina l’ingresso alla baia di Cienfuegos. La costruzione di persè non dice molto ma la posizione è davvero bellissima e si domina tutta la costa verso il mare e quasi tutta la baia fino a Punta Gorda, baia sulla quale si affacciano varie costruzioni, alcune grandi altre poco più che capanne ma tutte col loro molo in legno e la loro barchetta parcheggiata. Il pomeriggio il cielo si libera delle nuvole e per essere in questo periodo ci sta davvero andando bene, in ogni caso, dopo essere tornati a Plaza Mayor, prenotiamo all’oficinas di Calle Gloria i biglietti Viazul per Trinidad e svoltiamo a destra lungo un vialone rettilineo del quale non si vede la fine e che arriva fino a Punta Gorda. Man mano che ci avviciniamo al mare le case diventano palazzetti patrizi e villoni coloniali dai colori sgargianti, alcuni trasformati in hotel, altri in Yacht Club, altri ancora in ristoranti ma tutti molto belli con lo sfondo del mare che li rende ancora più piacevoli. Cammina cammina arriviamo allegramente fino alla Marina di Cienfuegos e al Palacio del Valle, forse la costruzione più bella di tutte, elegante, piena di arzigogolii estetici, in stile quasi moresco e opera dell’architetto italiano Alfredo Colli. Gira che ti rigira il momento del tramonto a Punta Gorda arriva ed è uno spettacolo che richiama un pò di gente, passiamo ancora qualche momento e poi ci rincamminiamo verso casa. La sera cienfuegos è molto animata e, nelle traverse della Plaza Mayor e lungo il cosiddetto Boulevard, si aprono numerosi locali e localini, segnalo il Benny, da Carlos e la Caribena, alcuni di musica tipica cubana altri più normali bar dove bere, fare quattro chiacchere ed essere abbordati da ragazzi e ragazze in cerca del solito divertimento. Tra gli altri, veniamo fermati da 3 hombres che a tutti i costi vogliono venderci la loro gasolina…E ci impieghiamo un bel pò a fargli capire che, pur volendo, non ci servirebbe a nulla visto che siamo senza auto. Ad essere onesti, l’essere fermati da chi ti propone ragazze, casas, itinerari turistici e altro, non ci da fastidio, qui a Cienfuegos non sono insistenti anzi sono simpatici, loquaci e ovviamente amano l’Italia (ma se fossimo stati spagnoli ho come l’impressione che avrebbero amato la Spagna…). Alla fine della fiera basta dire no grazie!! e magari farsi dare il cellulare che un appoggio può sempre servire…

27agosto Oggi la mattina la dedichiamo alla visita dell’orto botanico di Cienfuegos, nella zona di Rancho Luna, che raggiungiamo in bus pagando 3CUC a testa, paghiamo l’ingresso di 3 CUC e girovaghiamo un bel pò per quello che si dice essere uno dei maggiori orti botanici dell’America Latina. Il percorso che va per la vallata è senza dubbio bello, la quantità e la varietà di piante è davvero notevole, la giornata è bella limpida e i colori non sono da meno, ma il tempo a nostra disposizione sta per scadere perchè ci parte il bus per Trinidad. Alle 17 precise dopo un pranzo veloce ma buono al Polinesio e dopo un ultimo giro per il centro, salutiamo Cienfuegos che, come recita uno dei tanti cartelloni, es la ciudad que mas me gusta a mi!! Bella davvero! non eccesivamente affollata, piena di belle costruzioni, e pervasa da un’aria placida e da facce allegre e socievoli che non si incontrano dappertutto. Dopo meno di due ore intanto arriviamo a Trinidad. Una delle città museo di Cuba, ennesimo patrimonio UNESCO, e meta irrinunciabile di un tour dell’isola. Tanto irrinunciabile che l’aria placida che abbiamo lasciato a Cienfuegos non ce la ritroviamo a Trinidad piena com’è di bus, taxi e di gruppi di turisti arrivati da Varadero e La Habana con in testa i famigerati ombrellini e bastonicini con ben impresso il nome del Tour Operator. Nemmeno scendiamo dal bus che siamo l’obiettivo di gruppi di giovani e meno giovani che ci tirano per appiopparci la loro casa a prezzi esagerati (e molte case sono anche abusive). Cominciamo le trattative e alla fine invogliati dal prezzo e dal fatto che la zona, a detta loro è centrale, scegliamo la casa di Sara e Marcelo. Effettivamente la casa è carina e molto vicina a Plaza Major. Indaffarati dalla scelta della casa, affamati e un pò stanchi, ancora non ci siamo resi conto che il sole è tramontato e che Trinidad è al massimo del suo splendore perciò…Decidiamo di aprire gli occhi e di guardare…Davanti a noi un dedalo di stradine lastricate che si intersecano, una moltitudine di casette affiancate dalle tinte pastello, tante finestre con le inferriate rigorosamente bianche, il sole che man mano ci saluta e quel gioiello di Plaza Major che, illuminandosi, ci da il suo benvenuto…Uno spettacolo!!Dopo una buona cena da Sara siamo davanti una costruzione azzurrina la Casa de La Trova che la sera si anima delle note e dei ritmi della musica tipica cubana. Al ritmo di salsa veniamo fermati da Manuela e Analaura due belle ragazze, si discute, si parla, si scherza in una lingua strana a metà tra lo spagnolo, l’italiano e il napoletano, si passeggia nel buio sempre colorato di Trinidad ma alla fine, sempre col sorriso sulle labbra, si dice no e si va…

28 agosto La giornata di oggi è tutta dedicata a Trinidad. La città è veramente un raro gioiello solo che l’UNESCO, oltre alla ristrutturazione di molte case, sta pensando anche di costruire un hotel non piccolo a pochi passi da Plaza Major…Che errore!! Durante il giorno il centro è invaso da turisti mordi e fuggi e forse perde un pò della sua magia.

Con Franco visitiamo il Museo de la Arquitectura, con tanti resti e la storia delle costruzioni coloniali della città, la Iglesia de la Santísima Trinidad e la Iglesia Parroquial Mayor, poi il Museo Romantico pieno di oggetti e mobili storici e alla fine sostiamo al locale più noto della città almeno cosi si dice…La Canchanchara. Il locale per essere tipico e carino…È tipico e carino ma è anche una trappola per turisti, cosi pieno, chiassoso e caro. Comunque il cocktail omonimo non ce lo facciamo scappare e, dopo una esigua quantità di sostanza liquida a base di agua ardiente (cioè rum non invecchiato), miele, limone e acqua, le nostre menti si accartocciano più di quanto non siano già accartocciate normalmente. Il pomeriggio continuiamo a girare e rigirare per la cittadina rapiti ad ogni angolo da un luogo che ha pochi eguali, e da facce che rimangono impresse e verso il crepuscolo saliamo fin su all’Ermenita de Nuestra Senora de la Candelaria Y de la Popa…Mirador situato sulla collina a nord della citta’ vecchia, da dove si puo’ vedere tutta Trinidad dall’alto, ed e’ un posto assolutamente fantastico per ammirare il tramonto, in particolare con un cielo limpido e sincero.

29agosto La prima cosa che facciamo la mattina, è prenotare il biglietto Viazul per la lontana Santiago, ci aspetta una giornata importante di trasferimento e la prenotazione gratuita ci mette al riparo da brutte sorprese. Al volo becchiamo un taxi e facciamo rotta verso Playa d’Ancon, la voglia di mar dei Caraibi ci è tornata prepotentemente. I 15 km di distanza il taxi li copre in poco tempo, solo che una volta sul posto il nostro amico pretende 20CUC uno sproposito!! chiudiamo la trattativa alla metà e abbastanza incazzati ci avviamo a passare un’altra mattinata sulle rive di un mare limpido e caliente. La spiaggia non è una delle più belle ma i suoi colori e i sapori della langosta mangiata da Olguita sono da ricordare. Sulla via del ritorno, dopo aver salutato come si deve la Playa, siamo di nuovo sul taxi ma superiamo Trinidad, puntando verso la Valle de Los Ingenios e al tassista abbiamo dovuto promettere fuoco e fiamme (e soldi) per non farlo fermare a Trinidad, ma alla fine sembra convinto. Dopo aver requisito taxi e tassista, un’oretta e siamo sulla strada che attraversa la valle, passiamo dalle parti del mirador de La Loma del Puerto che ci regala panorami spettacolari, con le colline della sierra sullo sfondo e la tavolozza verde della valle sotto di noi. Arriviamo cosi fino a Manaca Iznaga, un pò il centro della valle. Tutto ciò che oggi è bello e da vedere una volta ha significato sopraffazione e sofferenze ed il simbolo di tutto ciò è proprio l’alta e rossiccia torre Iznaca, voluta dai latifondisti spagnoli per controllare dall’alto il lavoro delle migliaia di schiavi africani che vivevano ammassati in miseri villaggi della zona ormai scomparsi. Salendo sulla torre per 2 CUC si ha certamente una panoramica della pianura, delle pendici della Sierra e di vecchi insediamenti, ma risulta difficile capire come da quissù potessero controllare il lavoro di miglialia di persone. Quello che si vede di sicuro è l’assembramento sottostante di bancarelle piene di corredi, lavoretti di cotone, ascugamani, lenzuoli tutti rigorosamente bianchi. E’ ancora presto quando torniamo a Trinidad, salutiamo Martin il nostro tassista-guida, gli lasciamo una lauta ricompensa (30CUC) e giriamo fino al tramonto intorno a Plaza Major. Il crepuscolo prima e il tramonto poi sono i momenti che più mi hanno colpito di Trinidad, le strade si svuotano,si alza un pò di vento fresco e si sta da Dio. Anche dopo cena c’è sempre allegria tra le strade del centro ma noi si va a letto, domani ci aspetta Santiago…

30agosto Alle 7 di mattina, dopo una notte non agevolissima, salutiamo Sara e Marcelo gentili e ospitali anche se un pò silenziosi e si va verso il nostro Bus Viazul alla volta di Santiago! Il tratto da attraversare è molto e il biglietto costa 36CUC. Strada facendo sostiamo a Camaguey, Las Tunas, Holguin e noi, tra un pisolino non proprio comodo e uno sguardo al panorama sempre molto verde ma sinceramente un pò piatto e deludente, inganniamo il tempo pregustando già Santiago, Scrivendo qualche pensiero sulla nostra Cuba finora, e la colonna sonora che ascolto, mi fa correre molto più veloce del bus Viazul. Sono quasi le 20 quando mettiamo piede nella città più caraibica e rivoluzionaria di Cuba…Santiago. Siamo stanchi, non abbiamo voglia di contrattare coi tassisti o con i padroni di casas per cui…Come va va, sceglieremo il primo che ci “adesca”!!! Ci va abbastanza bene, è un arrendador inscripto cioè autorizzato, la casa è centrale ma la camera è un pò dimessa e maleodorante, in compenso Ernesto è di buona compagnia e strada facendo già ci ha spiegato cosa fare in città, ci ha dato 2 indirizzi per comprare sigari e rhum in modo “alternativo”, e se cerchiamo “divertimento” e già ci ha organizzato qualche escursione nei paraggi, tutto questo senza che noi gli abbiamo chiesto alcunchè…Straordinario!! La casa è vicino al palazzo del museo Bacardi e a due passi da Parque Cespedes il centro della città, verso sera una breve passeggiata non ce la toglie nessuno, veniamo spesso assaliti da jineteros (la versione maschile delle jineteras) che ce la mettono tutta per non farsi sorprendere dalla policia ma siamo troppo stanchi e assonnati per combattere…

31agosto La mattina dopo facciamo colazione insieme a Ernesto e la moglie Iris, personaggi particolari e soprattutto castristi convinti!! Nonostante l’aria a Cuba stia cambiando e le persone cominciano ad avere dubbi sul regime e su tutto quello che ha significato finora, ci sono ancora castristi-comunisti come loro. E’ comunque un piacere parlottare con loro anche se le loro idee quasi rivoluzionarie, sono ormai anacronistiche, sembra siano rimasti ai tempi in qui Santiago era rebelde, revolucionaria y heroica. Divertiti cominciamo a girovagare per il centro della città, notiamo come il caldo sia molto più umido e appiccicoso e come il cielo qui sia un pentolone in continuo fermento, ora pare voler diluviare…Ora pare rasserenarsi…Ora piovigina…Ora non più.Il centro storico di Santiago non e’ enorme e, tutte le cose interessanti si possono vedere a piedi senza problemi, compreso salire all’ultimo piano dell’Hotel Casa Granda tramite l’ascensore…Da un lato c’e’ una bellissima vista della citta’ ma dall’altro lato ci si imbatte nell’ennesimo non senso dell’isola: quassù ai cubani è vietato salire e rischiano fino all’arresto se lo fanno!! Parque Cespedes è un pò il centro del centro, da un lato il palacio del Ayuntamiento, dall’altro la bella Catedral. Ma quello che notiamo girando è la quasi assenza di auto (se non taxi), la grande pulizia ma soprattutto come questo posto sembra essere il centro di un paesino coloniale sonnolento più che quello di una città di mezzo milione di abitanti. Visitiamo il Museo Bacardi edificio neoclassico un pò fuori posto, dedicato a uno dei più illustri santiagueros Emilio Bacardi, che ebbe il merito di trasformare il distillato della canna da zucchero da aguardiente a rhum vero e proprio diffondendolo in tutta l’isola e poi in tutti i Caraibi. Nel primo pomeriggio decidiamo di dare fiducia ad un hombre simpatico e disponibile…Camilo, ci propone un giro al Morro e a Cayo Granma, cosi saltiamo su un taxi che per 8CUC ci scarrozza fino al Castillo di El Morro e ci aspetta per riportarci al centro. Il Castillo fu costruito dagli spagnoli tra il 1633 e il 1693, l’ingresso costa 5CUC ed è molto ben conservato, torri e torrette dai colori grigiastri si stagliano sulla costa aspra e a picco sul mar del Caribe…Il posto giusto per passare un pò tempo perdendosi nell’orizzonte. Dall’imbarcadero vicino, sempre con Camilo, saltiamo su una lancia che per 1CUC ci porta al vicino Cayo Granma. Il cayo e’ una piccola isoletta al centro della baia di Santiago, un posto tranquillo, senza auto, senza rumori, dove osservare case, baracche, capanne, ville una dentro l’altra, tutte costruite sul mare come preistoriche palafitte e dove si puo’ mangiare ottimo pesce in quantità e pagare pochi pesos cubani, in compagnia di gruppi di ragazzetti caciaroni. Se approdate qui fate una cosa…Buttate l’orologio. A sera regaliamo a Camilo anche la nostra presenza la suo Paladar per la gioia sua e di tutta la famiglia.

01settembre Il sole non è ancora alto quando prendiamo l’autobus N°2 per il Santuario El Cobre, nel pieno della Sierra Maestra. La basilica Nuestra Senora del Cobre si trova a circa 30 Km dal centro di Santiago ed e’ il luogo di pelligrinaggio piu’ venerato del paese. La sua storia inizia nel 1606 quando tre pescatori trovarono una piccola statua in legno della vergine che galleggiava sulle acque della vicina Bahia del Nipe, l’immagine si racconta recasse un cartello che diceva “Soy la Virgen de la Caridad”. Cosi fu portata alle miniere di rame di El Cobre e venne costruito un santuario. In seguito la Vergine venne proclamata Santa Patrona di Cuba da Papa Benedetto XV, e oggi viene familiarmente chiamata “Cachita”. Salendo e entrando nella Sierra Maestra, i panorami si colorano sempre più di un verde intenso, superati i paesi di El Castilito e La Cahoba, le colline diventano montagne e le montagne disegnano scorci ora piccoli, ora vasti e maestosi sulle vallate circostanti. Il santuario giace in una conca completamente circondata dal verde e dalle forme morbide della Sierra. La statua de La Nuestra Senora de la Caridad e’ possibile vederla all’interno della Basilica, in una cappelletta che contiene numerosi ex voto, piccoli oggetti e ricordi lasciati dai tanti fedeli venuti quassù per ringraziare la Vergine dei favori ottenuti. Il luogo non è affollato anche se non mancano bancarelle e chioschetti, ci concediamo un giro intorno al santuario e poi sù, per un sentiero che ci conduce ad un improvvisato mirador che domina tutta l’area. La giornata scorre veloce e sulla via del ritorno scegliamo di proseguire verso il paesone di Palma Soriano con un taxi preso al volo insieme ad altri 2 ragazzi cubani, non abbiamo idea di come tornare poi a Santiago ma va bene cosi…La strada verso Palma è forse ancora più bella, piena di curve ma con panorami splendidi. Ramon e Sergio sono davvero simpatici e…Moderni, amano l’Europa, non disdegnano la vita all’occidentale e secondo loro Fidel è già morto solo che non lo dicono per non creare panico…Cuba è stata troppo tempo alla finestra del mondo, troppo tempo chiusa in sè stessa, e la colpa, secondo loro, non è nè del pueblo cubano nè degli USA ma di Fidel!! I cubani amano il ricordo della revolucion, il ricordo del socialismo ma sono quasi alla canna del gas e Ramon e Sergio ce lo confermano. Lungo la strada ci fermiamo ad una delle tante bancarelle, mangiamo un bocadillo e qualche mango per addolcirci la bocca, mentre una ragazzetta troppo svestita ci lancia occhiate ammiccanti. Una volta a Palma, dopo aver insistito per pagare in pesos cubani anzichè in CUC, i nostri nuovi amici ci informano che per tornare a Santiago l’unico modo è saltare su uno dei vari camiones in partenza. Paghiamo un paio di pesos cubani e molto lentamente, facciamo ritorno in città. Le facce incontrate sul camion sono di quelle che difficilmente si dimenticano, noi sembriamo scesi da un altro pianeta e varie persone vedendoci spaesati, ci chiedono se per caso non abbiamo bisogno di aiuto…Siamo si spaesati ma stiamo bene!! stiamo bene finalmente immersi nella Cuba cubana, stiamo bene perchè finalmente ci sentiamo parte de la Isla. La sera a Santiago, altro giro per il centro, una comida veloce mescolati alle note di una chitarra e buonanotte. 02settembre Oggi lasciamo Santiago. Siamo stati bene qui, il clima, la gente, l’aria…Tutto è stato perfetto. Forse il fascino della capitale strega di più, forse la maestosità dei suoi edifici ed il fermento delle sue strade non hanno eguale, ma a Santiago forse si sta meglio, meno turisti, meno caos, più Cuba ma più povertà. Spesso mi sono chiesto guardando in faccia le persone come facciano a vivere qui, Santiago per loro non è quello che è stata per me, per loro Santiago significa una casetta cadente della periferia, un turista da abbordare a tutti i costi, significa mandare i bambini incontro a chissà quale futuro. Santiago vuol dire un carretto trainato dai buoi perchè non si hanno nè auto nè sidecar, vuol dire avere 90 anni e suonare trombette e chitarrine fino a notte fonda per poi tornare a casa magari regalandoti un sorriso ma con pochi spiccioli in mano. A Cuba ogni tanto succede di svegliarsi, ci si dimentica del viaggio per ritorvarsi nella cruda realtà ma intanto il nostro bus è quasi arrivato a Guantanamo. Il bus Viazul era disponibile solo fin qui per cui si scende e si comincia a cercare il modo di arrivare a Baracoa. Stesso al terminal conosciamo Feliz, che capisce al volo il nostro problemino e sempre al volo ce lo risolve…20CUC a testa e siamo a bordo. Subito facciamo un breve fuori programma con Feliz che, per un suo servizio veloce, ci porta al mirador de Los Malones che domina tutta la baia. In lontananza si scorge Camp Delta, con la pista dell’aeroporto ed è stranissimo che non ci sia nessuno a controllare questo luogo affacciato com’è su uno dei luoghi più discussi del pianeta. Feliz non approva il comportamento degli USA, detesta i loro soprusi e che questi si facciano proprio sul suolo cubano anche se politicamente statunitense. Cuba però anche per lui non può proseguire con questa politica, si vive male, c’è bisogno di troppe cose e adesso, scomparsa anche l’Unione Sovietica, sono davvero soli, anche se che Cuba farà di tutto per continuare ad essere un paese “non allineato”. Dopo il paesone, si entra in uno dei tratti paesaggisticamente più belli dell’isola. La strada fino a Baracoa e’ molto suggestiva, sempre protetta dalle montagne, all’inizio corre lungo una costa per la maggior parte rocciosa, e serpeggia fra il blu del mare e il verdastro di colline piene di cactus, si incontrano pittoreschi villaggi di pescatori e tradizionali casette dai tetti di palma. Ad un tratto si svolta e la strada comincia la sua scalata attraverso la Sierra de Purial. Salendo, il verde diventa sempre più intenso e le montagne sempre più impervie, nel tratto in discesa invece, le piantagioni di caffe prima e di cacao poi la fanno da padrone. Facciamo amicizia con due simpatici ragazzi tedeschi e arrivati a Baracoa cominciamo insieme la ricerca di una casa. Meglio dire però che più che cercare, sono loro che trovano noi!! Una marea di uomini e donne appena fuori la stazione Viazul ci viene incontro sventolando qualcosa, passiamo dritto e solo una volta lontani, ci lasciamo guidare verso la casa degli unici due superstiti rimasti attaccati dietro di noi, Rosa e Noris. La casa è un pò cara ma non è male e c’è posto anche per nostri nuovi amici germanici. Una volta in giro per la cittadina ci accorgiamo di come non sia poi cosi fuori dalle rotte turistiche come dicevano le guide. L’atmosfera però è senz’altro di quelle che rapiscono, casette basse, alcune colorate molte diroccate, porte sempre aperte su stradine sempre animate, qualche gruppetto di ragazzini qua e là che gioca a baseball e tanti anziani che giocano a domino…Baracoa, un altro luogo dove l’orologio non ha alcun senso…Intanto noi arriviamo a Calle Maceo da Daimi per presentarci e prenotare l’escursione per l’indomani.

03settembre Baracoa è stato il primo insediamento spagnolo a Cuba, ed è stata anche capitale da quando Velasquez sedò nel sangue la rivolta degli indios guidati di Hatuey e fino agli anni 60 è rimasta isolata dal resto della regione. La cittadina è abbracciata ad una piccola ma bellissima baia, piena di barchette silenziose e dondolanti, sullo sfondo incombe un enorme incudine di roccia…La montagna di El Yunque che lotta con le nuvole per farsi ammirare. Il centro è il Parque Central, visitiamo veloce la piccola ma antica Catedral de la Asuncion e poi siamo di nuovo da Pablo e Daimi per l’escursione al Rio Yumuri organizzata tramite il nostro Noris. I due fanno parte di una piccola comunità di campesinos e, per guadagnare di più di quanto le coltivazioni permettono, organizza escursioni per i sempre più turisti che arrivano fin qui. Organizzati con un camion bello grosso arriviamo a 30km ad est dalla città e una volta scesi facciamo fatica a divincolarci tra i locali che ci fermano per venderci frutta, pasce fresco e farti da guida. L’escursione è molto piacevole, non è dura e con un paio di scarpe comode la possono fare tutti, si cammina per un’oretta fino ad una spiaggetta in mezzo ad un canyon dove fare un bagno freschissimo, circondati dal verde, dalle rocce e anche da un nugolo di persone che spera sempre ci possa servire qualcosa. Sono un pò di troppo in un posto cosi ma sono anche molto molto poveri e un pò di comprensione è obbligatoria. Al ritorno paghiamo 10CUC a testa per l’escursione più 4 CUC per un buon pranzo a base di pesce, mango e cocco, e ce ne torniamo a casa felici di aver conosciuto una comunità cosi genuina e disponibile ma che troppo velocemente ma inevitabilmente si sta avvicinando alla modernità e all’economia a base di dollari. La sera a Baracoa non c’è molto ma va bene cosi, qualunque cosa sarebbe di troppo in una cittadina cosi. Ce ne andiamo a passeggio lungo il malecon, mangiamo un piatto di camarones al Caraco, beviamo una Cristal ad un baretto sulla strada, rifiutiamo sempre col sorriso le ennesime avvenenti e svestite ragazzine e arriviamo fino al piccolo porticciolo da dove si domina tutta la piccola e placida baia.

04settembre Altra giornata di trasferimento questa, dopo l’ultima passeggiata salutiamo la “strega” Baracoa, gli amiconi tedeschi e proseguiamo verso Holguin. Problema!! da Baracoa a Holguin la Viazul non esiste, per cui abbiamo chiesto aiuto al mitico Noris che sempre col fido Pablo, ci organizza un taxi collettivo insieme ad alcuni suoi amici e ad un ragazzo francese e ci da anche alcuni numeri di casas a Holguin. Il tutto ci viene 30CUC a cranio ma siamo su un minivan belli comodi, Francisco e Martin sono di ottima compagnia e soprattutto è l’unico modo per arrivare fino ad Holguin. La strada che attraversa il Parco Nacional Alejandro de Humboldt è fatta di luci, ombre e fossi, di tratti immersi nella foresta e di radure aperte ai raggi un sole non tanto sincero. Dopo più o meno cinque ore di strada sconnessa e di panorami favolosi, dopo qualche sosta tecnica e qualche altra per rifocillarci dalle parti di Moa e Mayabi sulla Baya de Nipe, siamo al terminal di Holguin. Salutiamo Francisco e Martin e cominciamo la ricerca della casa. Troviamo libero da Ana Bertha, la casa non è molto lontana dal centro, la stanza è piccolina ma molto pulita e curata. La prima impressione della città è che sia poco attraente, abbastanza viva e frequentata soprattutto da cubani ma con poche cose da vedere se non la zona intorno al Parque Calisto Garcia, un pò il centro storico della città con qualche bel palazzo coloniale e qualche chiesetta. Girovaghiamo un pò e notiamo come la presenza della policia qui sia più forte che altrove, jineteras non ce ne sono e la situazione sembra tenuta sotto controllo in modo esagerato. El Cabaret Nocturno pare essere il locale più in voga del posto, in stile Tropicana. L’ingresso per i turisti è sempre, come al solito più caro…10CUC…Ma ne può valere la pena, si ascolta musica cubana, si ammirano ballerine vestite di colori sgargianti, si beve la solita cristal, si scambiano quattro chiacchere e si va a casa…

05settembre Una bella colazione a base di latte freschissimo e dal sapore deciso ci rimette in senso pronti ad affrontare nuove avventure…Dal Parque saltiamo su un taxi, che per 10CUC a testa, dopo molto contrattare, ci scarrozza alla volta della playa più nota della zona: Guardalavaca. La strada verso la spiaggia è un susseguirsi di immagini, si attraversano paesini invisibili, si costeggiano piantagioni di canna da zucchero e si assapora un vento teso e tagliente. Un tempo aperta ai cubani, anche questa playa è stata venduta al turismo d’assalto, già si vedono varie costruzioni di condomini e resort e già si immaginano quante altre ne verranno. Il taxi ci lascia all’altezza di un mercatino colorato vicino al mare. La spiaggia è bella anche se affollata, alle spalle c’è una sorta di bosco litoraneo che dona molta ombra e invita a riposini interminabili. Il mare è turchese e all’orizzonte si intravede la spuma infrangersi sulla barriera corallina, eppure l’acqua non è limpidissima, un pò perchè la costa ospita vari hotel, un pò perchè c’è un via vai di scooter, barche, barchette, barcone…Come è lontano cayo Jutias…Rimaniamo a oziare nell’acqua, mangiamo qualcosa a uno dei chioschi e risaltiamo su un taxi verso Gibara. Ci fermiamo a Santa Lucia dove il taxi non ne vuole più sapere di rimettersi in moto e proseguire ma fortuna vuole che ci siano altre auto messe meglio e dopo qualche chiacchera, uno sguardo al paesino sonnolento e soprattutto dopo aver chiarito che il costo della corsa rimane quello, ritorniamo on the road. Gibara non era in programma ma è stata una sorpresa piacevolissima. La luce del primo pomeriggio colora di un rosso acceso i tetti delle tante case di pescatori, ammassate una sull’altra e tagliate da strade rettilinee che si tuffano nel mare della baia. Persone in giro ce ne sono poche anche se qualcuno che vuole appiopparci la casa o farci da guida c’è sempre. Passeggiando arriviamo fino al porticciolo, adagiato sulla baia e pieno di barchette colorate, alcune delle quali sfidano la fisica pur di galleggiare. Da Gibara sono tantissimi i cubani che partivano e partono per la Florida a bordo dei balseros ed il risultato è che nel paese l’inglese sia più parlato che altrove e che i ragazzini per strada indossino pantaloni da rapper alquanto fuori luogo. Il centro del paesino merita una passeggiata, una chiesetta, un giardino con alberi dai frutti stranissimi, il museo del Arte Colonial, casette basse e colorate di azzurro e il silenzio…Basta. Da raggiungere anche il mirador di Los Caneyes da dove si abbraccia con un solo sguardo il paese e la baia tutta e dove si può visitare la vecchia fortezza. Tornati ad Holguin, pagati altri 10CUC a testa, ci facciamo lasciare all’oficina Viazul sulla carretera central, poco fuori il centro, prenotiamo il biglietto per Camaguey e ce ne torniamo molto lentamente verso casa.

06settembre Impiega circa tre ore e costa 12CUC il bus per Camaguey. Partiamo verso le 9.30 e trenta minuti dopo mezzogiorno siamo in una delle città più affascinanti di tutta Cuba. La carretera ci ha fatto incontrare nuovamente gruppi di cubani in cerca di un passaggio, hombres pronti a vendere benzina al primo acquirente, donne su biciclette cariche all’inverosimile ed una miriade di venditori di frutta…Le strade cubane sono sempre una sorpresa. Arrivati al terminal prenotiamo subito il biglietto per Santa Clara e ci accorgiamo di come il tempo stia passando e i soldi se ne stiano andando…La casa di Camaguey ce l’ha consigliata Ana Bertha che da Holguin ci ha prenotato anche le notti che ci servono. Peccato che sia molto lontana da centro della città, oltre la estacion de ferrocarriles, ma poco male Andres è ospitale e gentile e Camaguey è troppo bella per pensare a questo. La città era tra la più potenti e floride del periodo coloniale, oggi è la terza del paese. Fu costuita seguendo uno sviluppo urbanistico alquanto “labirintico” ma un tempo questo era un modo per difendere i palazzi principali dalle invasioni, mentre oggi è un modo per mettere in difficoltà chi vuole girarsela a piedi senza guida…Il centro storico è abbastanza grande e l’unico riferimento per orientarsi è il lungo rettilineo di Avenida de Los Martires e Avenida Republica che taglia in due il centro, costeggiando bei palazzi bassi in stile coloniale e arrivando fin quasi al Parque Agramonte. Da qui Camaguey è un infinito, bellissimo susseguirsi di angoli, di ombre, di portoni colorati e di scorci di vita di strada. Il primo impatto col centro lo si ha in Plaza de los Trabajadores dove sull’ufficio postale campeggia una grande effigie del Che “comandante amigo”. La piazzetta è piena di bici-taxi che per 3 cuc ti scarrozzano ovunque. Dalla plaza scendiamo verso il Parque Agramonte, un giardino bello affollato incorniciato dalla giallognola Iglesia de la Catedral. Molto bella anche la Iglesia de Nuesta Senora del Carmen alla fine di calle Martì. Qui, in fondo ad una stradina lastricata, chiusa ai lati da costruzioni basse in tinte pastello verde-rosa, si staglia la linea morbida della chiesa colorata di un rosa pallido accentuato dalla luce di un sole ormai calante. Sosteremmo ore nella piccola piazzetta arredata anche con simpatiche statuine ma decidiamo di proseguire. Altro gioiello da scoprire nel dedalo di Camaguey è plaza San Juan de Dios. Un pò fuori mano alla sinistra di calle Lugareno, nascosta da case e palazzotti colorati, la piazza è il trionfo della tranquillità. Non c’è quasi nessuno a parte un gruppetto di ragazzi che gioca a pallone, l’aria è fresca e silenziosa, la chiesa candida si mimetizza con un palazzo ma è molto carina, il sole sta calando e noi due siamo felici… Più tardi mangiamo qualcosa nella zona più movimentata tra Maceo e Republica. Dimentichiamo per un po’ la confusione delle strade e ci buttiamo a capofitto nel ritmo cubano della Casa de la Trova, sicuramente la più bella e genuina tra quelle incontrate sinora, dove passiamo un bel pò di tempo. Continuiamo passeggiando senza una meta precisa, beviamo una cerveza, incontriamo gruppetti di ragazze sempre ammicanti e pronte a fare amicizia e torniamo verso casa soltanto quando il sole ci ha salutato ormai da un bel pò.

07settembre La voglia di mare è tornata, il viaggio volge al termine forse non ci saranno più occasioni per tuffarsi nel turchese per cui la mattina presto, a bordo del taxi di Mariano, siamo alla volta di Playa Santa Lucia. Questa playa dista circa 110km da Camaguey, la tariffa taxi è di 20CUC a testa ma dovendo anche tornare riusciamo a strappare un appuntamento per la sera ed una tariffa totale di 70CUC totali. Playa Santa Lucia è discretamente turistica, c’è qualche grande albergo costruito qui grazie o a causa di una fra le più grandi barriere coralline del mondo, ricchissima di fauna marina che richiama molti amanti delle immersioni. Puntiamo dritti ad un tratto di costa non troppo affollato, dove i colori sono di quelli da ricordare, la sabbia è di un bianco accecante, il turchese-verde del mare è spettacolare e oziare in acqua in una cornice simile è una goduria provata poche volte. Facciamo amicizia con un gruppetto di ragazi cubani e non appena tornati da una battutta di pesca oltre la barriera, ci mostrano felici barracuda, marlin, aragoste e chi più ne ha èpiù ne metta… E ci danno appuntamento per la cena. L’invito ci alletta eccome!! ma ci risulta complicato restare fino a sera inoltrata. Più tardi saliamo su un calesse travestito da taxi e puntiamo 8km a nord verso La Boca. Il tragitto ci permette di entrare in contatto ancora una volta, con i cubani, le case povere, la gente che vive con poco, i loro grandi e sinceri sorrisi. Playa Los Cocos è bella affollata, il mare è di un azzurro limpido anche se nubi cariche e minacciose si stanno avvicinando. Passiamo tutto il pomeriggio a passeggiare ora sulla riva,ora nelle stradine interne, e la pioggia ci colpisce in pieno quando siamo di ritorno verso Santa Lucia, una pioggia breve ma l’acqua ci schiaffeggia quasi per quanto è violenta. Il ritorno in taxi sulle strade bagnate è di quelli da ricordare…La nostra intrepida Lada ha gli ammortizzatori andati e ogni buca, ogni sasso, ogni pozza diventa un luna park. La sera diluvia ancora, restiamo a casa con Andres e famiglia che non preparando la cena, ci invitano dai loro zii al palazzo di fronte. Un piatto a base di pollo cotto in una salsa agrodolce, un buon piatto di patate, un bicchiere di rhum, tutto per 7CUC con in più una simpaticissima compagnia di allegri svitati.

08settembre Siamo ancora a Camaguey, la città si è svegliata ricolma d’acqua, lungo le strade ancora non si vede la normale confusione di inizio giorno, ma c’è un sole bellissimo e inaspettato e il temporale della notte è un pallido ricordo. Con una giornata cosi il nostro desiderio di Cayo Sabinal aumenta a dismisura. Il Cayo dista più di 100 km dalla città, è all’interno di un’area protetta e non è ancora battuto dal turismo invadente e caciarone anche se da Los Cocos c’è un catamarano pronto all’uso…Grazie al consiglio di Andres ci dirigiamo all’agenzia Cubacar presso l’hotel Puerto Principe, siamo fortunati e ritiriamo dopo solo un’ora la nostra Suzuki, paghiamo 50CUC (più 150CUC di cauzione) e, dopo aver chiesto un pò di informazioni su come arrivare a Cayo Sabinal, ci immettiamo sulla statale per Nuevitas. La strada dopo l’acquazzone notturno non è in buono stato, in più sulle strade cubane è praticamente vietato sorpassare mezzi pesanti, e c’è un bel pò di policia in giro. Superiamo Minas e altri villaggi inzuppati ma prima di Nuevitas svoltiamo a sinistra verso baya de Mayanabo. Incominciato il pedraplen incontriamo il primo blocco stradale…Due tipi assonnati ci fermano, documenti, patente, controllano il baule e via… Dopo pochi km il secondo posto di blocco, la strada qui è sterrata e bisogna fare molta attenzione a non correre. Al controllo altri due giovanotti sorridenti, sembrano quasi felici di vedere qualcuno che passa da queste parti. Paghiamo il solito assurdo pedaggio di 5CUC, chiediamo un pò di informazioni sul Cayo e proseguiamo felici che non abbiano scoperto le macchine fotografiche sennò erano altri 5CUC. Cayo sabinal è una zona protetta e il verde rigoglioso che ci circonda ne è testimone, di turisti se ne incontrano davvero pochi e la giornata sempre più limpida e i colori accecanti ci danno l’impressione di un luogo fuori dal mondo. Una volta sulla costa quello che i nostri occhi mettono a fuoco difficilmente si dimentica, c’è un vento teso ma caldo, una striscia candida disegna una linea perfetta lambita da un mare dai colori strepitosi, sullo sfondo qualche capanna, un cane che corre e basta! La strada sempre sterrata gira verso destra e percorre tutto il Cayo verso sud. La prima spiaggia che ci chiama è Playa Los Pinos…Semplicemente meravigliosa!! Dopo un tempo indefinito ma troppo veloce, guidiamo verso il faro Colon battuto dal vento e subito dopo siamo verso Playa Bonita. Questa sembra essere la spiaggia più frequentata, c’è anche un bungalow dove mangiamo dei camarones alla piastra e una langosta eccezionali a soli 10CUC. Volendo si può anche pernottare ed il desiderio è davvero quello di rimanere qui e forse non solo per una notte, ma alla fine la razionalità prevale e siamo sulla via del ritorno. Cayo Sabinal è magico davvero, un posto spettacolare che speriamo davvero resti cosi come lo abbiamo lasciato noi ma… Uscendo incontriamo di nuovo i ragazzi militari, stavolta i controlli sono molto minuziosi, ci fanno aprire zaini e borse e sono meno loquaci della mattina. Una volta fuori s’è fatta quasi l’ora del tramonto, la strada è più trafficata e ci sono nuovamente tanti venditori di frutta fresca sul ciglio, ci fermiamo a Nuevitas per comprare due cose, mettiamo benzina alla CUPET e dopo un pò, stanchi ma felici, siamo di nuovo a Camaguey. 09settembre La mattina salutiamo Andres e compagnia, sempre gentili e disponibili e verso le 12.30 partiamo alla volta di Santa Clara. Nel pomeriggio, dopo 5 ore interminabili e con la stanchezza che ormai si fa sentire, siamo al terminal della città del Che e della caduta di Batista. Indecisi se sostare qui o nella vicina Remedios, inganniamo il tempo facendoci portare da Dario e dal suo taxi al Mausoleo del Che poco lontano. Il Mausoleo è stato costruito a Plaza de la revolucion, una vasta spianata piena di cartelloni di propaganda. La statua di Ernesto Guevara è molto grande, la costruzione tutta è molto appariscente, ci sono alcuni gruppetti di turisti che vagano per la piazza e un vento fresco che ci accompagna. Santa Clara città pare non essere molto interessante per cui facciamo rotta su Remedios che dista una quarantina di km. In taxi, con un nuovo amico giapponese, ci costa 5CUC a testa, ci facciamo lasciare davanti l’hostal e ci diamo appuntamento all’indomani quando sempre Dario ci porterà fino a La Habana in compagnia di altri 2 viaggiatori spagnoli. Remedios è una cittadina davvero piacevole, si sviluppa intorno alla grande Plaza Martì con le sue antiche chiese, e girando si osservano palazzine coloniali basse, eleganti, colorate e talvolta diroccate e ci si confonde con piacere nell’atmosfera del crepuscolo. La casa è molto carina e vicina alla piazza centrale, Angelo e la moglie Sonia sono ospitali, ci parlano un pò di Remedios ma soprattutto ci chiede tanto dell’Italia, dell’Europa, di quanto vorrebbe viaggiare come stiamo facendo noi e di quanti sogni ha nel cassetto…Ma ci confessano anche di come sia difficile aprirlo quel cassetto qui a Cuba…Una cena veloce a base di uova alla ranchera, mais e frutta e ci concediamo un ultimo giretto per il paesino ora illuminato soltanto da qualche flebile lampioncino ma molto animato da ber e localini intorno la piazza.

10settembre L’ultimo giorno su la Isla Grande mi infonde, come sempre ,un velato senso di tristezza, è l’inesorabile appuntamento col tempo che passa e non lo sopporto!! Fatto sta che salutiamo Gregorio e Deisy e ci fiondiamo in strada sotto un bel sole caldo, a salutare pure Remedios. Dario è puntuale, i ragazzi spagnoli un pò meno, comunque verso mezzogiorno siamo sulla strada per La Habana dove arriveremo verso le 15. Dario è un personaggio come molti qui a Cuba, ama la sua isola e il suo popolo ma ci racconta di come siano un pò stanchi di aspettare che qualcosa succeda senza poter essere loro a farla succedere. Aspettano tutti qui a Cuba, ma non si sa ancora bene cosa. Accompagnati dai racconti di Dario entriamo nel dedalo della capitale, attraversiamo i sobborghi di Cotorro, San Miguel e Regla e guardiamo da vicino cosa significhi vivere a Cuba e aspettare…Il nostro volo decolla dopo le 23 per cui abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione, Dario ci consiglia qualche indirzzo buono dalle parti del malecon e ci accompagna fino al Castillo de la Punta in pieno centro dove tutti allegramente ci salutiamo e andiamo di nuovo in giro per la capitale. La zona del malecon è senza dubbio una delle più affascinanti della capitale cubana, osservandosi intorno si nota come la posizione delle case e dei palazzi più che pensata e progettata, sia stata sorteggiata per quanto sono accavallati gli uni agli altri. Il primo tratto regala belle vedute del Castillo del Morro fino alla zona dei grattacieli del Nuovo Vedado. Ci incamminiamo zaino in spalla verso portici decorati, facciate cadenti affiancate a palazzotti sgargianti, contiamo un imprecisato numero di cartelloni della propaganda e incontriamo un bel pò di cubani che ozia sui muretti o si concede un tuffo sulle scogliere sottostanti. Un ultimo giro per le stradine appena dietro il Malecon sempre piene di vita, di facce e di colori, strade pervase da quel forte e onnipresente odore di nafta che pare essere sul traghetto per la Sardegna, le ultime chiacchere con chi non demorde, non sa che stiamo andando via e ancora vuole venderci qualcuno o qualcosa che già si fa l’ora di salutare…Prepariamo il necessario, soldi per il visto di uscita, documenti, passaporti e saltiamo sul più triste dei taxi che ci guida verso l’aeroporto Martì. La nostra avventura a Cuba è finita, ci siamo sentiti bene, spesso stanchi, a volte arzilli e eccitati, ci siamo sentiti la vita scorrerci addosso, abbiamo conosciuto Cuba e abbiamo cercato di conoscere i cubani, la sensazione, mentre facciamo il check-in, è tristezza mista al desiderio di tornare al più presto, ma non perchè Fidel stia male, non perchè Cuba non sarà più la stessa, nè perchè il turismo la sta cambiando…No…È solo e soltanto il desiderio di sentirci scorrere la vita addosso…Un’altra volta…

Vorrei concludere con una frase che sintetizza il nascere su La isla Grande oggi, ce l’ha detta Andres una piovosa sera a Camaguey mentre ci godevamo la piccola nebbia di un Cohiba…

“Sai cosa si prova a ritrovarsi chiusi in una prigione senza aver commesso alcun crimine?? Noi cubani si e non ce la facciamo più!!” tante altre info pratiche su www.Vogliovolare.Com e http://vogliovolare.Com/55.Html



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