Capodanno a Dubrovnik

George Bernard Show scrisse che “coloro che cercano il paradiso terrestre, devono venire a Dubrovnik”. La vecchia Ragusa è il luogo individuato da me e dall’amico Uccio per trascorrervi il Capodanno 2008. A primo acchito potrebbe apparire come una scelta pazzerella e scriteriata soprattutto perché la perla dell’Adriatico è ambita, dai...
Scritto da: palinuro71
capodanno a dubrovnik
Partenza il: 30/12/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
George Bernard Show scrisse che “coloro che cercano il paradiso terrestre, devono venire a Dubrovnik”.

La vecchia Ragusa è il luogo individuato da me e dall’amico Uccio per trascorrervi il Capodanno 2008. A primo acchito potrebbe apparire come una scelta pazzerella e scriteriata soprattutto perché la perla dell’Adriatico è ambita, dai turisti consumatori, prevalentemente nel periodo estivo. Ma noi, un po’ per spirito d’avventura e un po’ per evitare il caos delle capitali europee, optiamo per una scelta alternativa e in controtendenza.

I fattori che depongono a favore di Dubrovnik gli ultimi giorni dell’anno sono: un clima ideale molto simile al nostro, una città incantevole, un cibo sublime e vari concerti in calendario.

Arriviamo in città la sera del 30 dicembre con un volo della Croazia Airlines da Fiumicino. Giusto il tempo di sistemarci in albergo e subito pronti per una breve visita del centro storico considerato dall’Unesco, Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Dopo aver varcato la soglia d’ingresso notiamo, sulla sinistra, un grande arco ricavato nelle mura da dove ci incuneiamo per accedere nella zona del porticciolo con vista sul mare e sulla parte collinare della città. Ci fermiamo a cena nel primo ristorante che ci capita a tiro. Il cibo a base di pesce cotto alla griglia è sfizioso nonché freschissimo. Niente alcolici ma tanta buona acqua della quale i croati vanno orgogliosi perché priva di calcare e con tante proprietà benefiche per i reni.

Riacciuffata la via principale dopo pochi passi, davanti ai nostri occhi, appare un lungo viale pedonale con pavimentazione marmorea lucente e perfettamente levigata da secoli di passaggi a piedi e calpestamenti.

E’ lo Stradun, l’arteria viaria principale posta in mezzo tra le due porte, quella di Ploce ad ovest e di Pile ad est. Su entrambi i lati della strada antichi palazzi pressoché identici in stile barocco e numerosi vicoli laterali con localini caratteristici a margine; sullo sfondo le ripide gradinate conducono all’interno delle intricate stradine della zona vecchia. Rimaniamo talmente spaesati e increduli dall’atmosfera che si respira in questo luogo che lo ripercorriamo, mischiati alla gente del posto, in lungo e in largo per tre/quattro volte prima di far rientro in albergo. La mattina del 31 dobbiamo affrettarci a trovare una sistemazione per il cenone di fine anno. Siamo forti del fatto che il giorno precedente il manager di un locale alla moda ci aveva lasciato un barlume di speranza per reperire due posti a sedere. Così non sarà, in realtà. C’è il tutto esaurito con una mega lista d’attesa. Veniamo garbatamente consigliati di fare un tentativo in un altro ristorante; niente po’…Pò… Di meno che all’Hilton Imperial una vera e propria istituzione tra gli alberghi di lusso in tutto il mondo e dove Uccio, viste le sue manie di grandezza, si troverà perfettamente a suo agio. Con grande solerzia ci dirigiamo verso l’hotel e, alla reception, ci mostrano il menù e i prezzi del cenone. In mancanza di valide alternative, non ci rimane altro che accettare questa soluzione dandoci appuntamento alle otto per l’inizio della serata.

Terminate le fasi organizzative arriva il momento della tappa culturale. E’ in programma un giro intorno alla cinta muraria che attornia la città ininterrottamente per quasi 2000 metri. Le mura, perfettamente intatte, rappresentano uno dei sistemi difensivi più caratteristici e più solidi dell’intero Mediterraneo, pieno di fortificazioni, bastioni, torri e fortezze indipendenti. Dubrovnik racchiude in se qualcosa di magico e di romantico ed è un posto adatto, a mio parere, ad un soggiorno breve per coppiette, ancor meglio se novelli sposi.

Da lassù la vista è magnifica; da una parte la città adagiata sul costone, dall’altra il porto, le barche, i colori del mare e l’isola di Lokrum a fare da contrasto. Tante le postazioni di vedetta per godere di scorci unici e per fotografare il paesaggio mozzafiato.

Un colpo d’occhio significativo è dato dalle facciate delle case e dai tetti rossi delle abitazioni, dai terrazzini caratteristici e dalle macerie di una Dubrovnik bombardata, lasciate appositamente a futura memoria, perché venga mostrata negli anni l’assurdità della guerra e la dabbenaggine di alcuni generali sospinti da fanatici e crudeli dittatori di regime. Compiuto il periplo per intero ci fermiamo a sgranchirci le gambe e a bere un cappuccino nella graziosa terrazza del Kavana Dubravka, appena fuori dalla porta di Pile. Il giro turistico termina con la visita della farmacia più vecchia d’Europa e con l’ingresso al convento francescano. Non ci rimane moltissimo tempo a disposizione dato che abbiamo la necessità di riposarci qualche oretta per essere pronti all’appuntamento serale. Il clima da cerimonia in stile Gattopardo dell’Hilton è quello che ci aspettavamo. I camerieri in alta uniforme ci accompagnano nei posti a noi riservati vicino al complessino che da lì a poco ci allieterà con della musica internazionale. Per noi la sola priorità, al di la del luogo in cui siamo capitati, è di giungere belli carichi alla mezzanotte privilegiando il bere al cibo. L’intenzione è quella di andare incontro ai festeggiamenti collettivi con lo spirito giusto e senza ansie. Ci relazioniamo da subito con i vicini di tavolo e assaggiamo i vari piatti, scarni ma dal grande effetto decorativo, preparati da un cuoco italiano. Il vino è discreto mentre non ho idea del sapore dello champagne perche Uccio riesce a scolarsi una bottiglia, da solo, in un amen. Auguri di rito, fuochi d’artificio e via fuori in direzione Stradun dove il concerto è già in una fase avanzata.

La gente mostra, da subito, allegria e cordialità! Gli sguardi e il deambulare dei partecipanti non li fanno apparire eccessivamente sbronzi, come avremmo notato, invece, in qualsiasi città del nord Europa, ma brilli al punto giusto. Do inizio alle danze e mi faccio travolgere e inglobare nel marasma collettivo. Con una serie di zig-zag giungiamo quasi fin sotto al palco dove si esibisce un gruppo locale e noi, per niente impacciati, cantiamo in lingua croata senza avere la minima idea del significato delle parole gridate al cielo.

L’importante è divertirsi e la buonissima birra Ozujsko fa la sua parte nel caricarci a mille. In rapida successione fermiamo e marchiamo strette prima un gruppo di slovene e poi delle ragazze spagnole anch’esse in trasferta in Croazia. Il grado alcolico è elevatissimo, come testimonieranno in seguito le immagini della videocamera di Uccio. Siamo ormai in pieno disorientamento fisico e mentale e, ad un certo punto, creiamo, nostro malgrado, una pseudo crisi familiare o magari assistiamo inconsapevoli ad una telenovela. Il marito e il figlio di una donna che si intratteneva a chiacchierare con noi cominciano entrambi a dare segni di insofferenza e sdegnati ( non si capisce perché??) la mollano lì su due piedi. Lei, turbata per l’accaduto, si irrigidisce e con una scusa si dilegua confortata da un’amica che le fa da spalla. Forse era l’inizio di una separazione??? Boh chissà. Le ipotesi potrebbero essere delle più varie.

La festa continua e il popolo dello Stradun continua a dare manifestazioni di giubilo noncuranti dell’ora tarda. Con l’amico Uccio facciamo un tentativo di ingresso in un locale notturno: il Fuego Latino. Ma purtroppo a Dubrovnik la vita notturna lascia molto a desiderare. I giovani croati sembrano spenti e sonnacchiosi e le foto dei ballerini in pista, esposte all’esterno del locale, fanno risaltare una compostezza ed una piattezza alla quale, noi italiani, non siamo abituati. Intorno alle quattro del mattino facciamo rientro in albergo perché l’indomani abbiamo grandi progetti. Il monito di Uccio è imperativo, “mi raccomando sveglia non prima delle 11!”. Nonostante ciò il sottoscritto si alza dal letto alle 8 in punto e con grande sadismo faccio trillare il telefono nella camera dell’amico.

Digeriti i suoi improperi lo invito a preparare le valigie, lavarsi e vestirsi rapidamente per non perdere la colazione e per effettuare le operazioni di check-out. Abbiamo un obbiettivo preciso: raggiungere l’aeroporto e con una macchina a noleggio indirizzarci verso il confine con il Montenegro che si rivelerà una lieta e appassionante scoperta. Ma questo è un altro viaggio…



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