Indimenticabile Creta

Una magnifica vacanza trascorsa nella zona ovest dell'isola. Dall’immensa laguna di Balos al palmeto di Preveli, dal Monastero della Scala d’Oro all’isolotto selvaggio di Elafonissi
Scritto da: Gambe In Spalla
indimenticabile creta
Partenza il: 19/08/2015
Ritorno il: 31/08/2015
Viaggiatori: 5
Spesa: 1000 €
Una magnifica vacanza di 12 giorni trascorsi nella zona ovest di Creta. Dall’immensa laguna di Balos al palmeto di Preveli, dal Monastero della Scala d’Oro all’isolotto selvaggio di Elafonissi… sono solo alcuni degli splendidi luoghi visitati da una coppia e tre amici alla scoperta delle meraviglie di quest’isola indimenticabile!

Mercoledì 19-08-2015: Plaka, spiaggia di Almyrida

Partenza col brivido al mattino dal Cantone: iniziano Luca e Serena presentandosi alle 3.10 con 10 minuti di ritardo. A quel punto Gino, che insieme a Sergio aveva dormito da Armando, si accorge di aver lasciato a casa la carta di credito usata per la prenotazione dell’autonoleggio. Via di corsa a casa di Gino con la Polo di Luca a recuperare la carta e poi in autostrada verso Orio Al Serio. Rallentati anche dalla pioggia torrenziale e dalla ricerca del settore B del parcheggio che era mal segnalato, arriviamo all’imbarco 45 minuti prima della partenza del volo previsto per le 6.35. Fortunatamente non ci fanno imbarcare nella stiva i bagagli a mano e partiamo per Hania con pochi minuti di ritardo dopo che Gino e Armando si sono resi subito utili assistendo una mamma con bambina e passeggino sulla pista. Finalmente in quota, lasciamo sotto di noi la perturbazione che sta affliggendo il nord Italia e iniziamo ad abituarci a quel blu del cielo che sarà presenza costante per tutta la vacanza, salvo qualche nuvola passeggera solitamente al mattino.

Tra le fotografie a raffica di Gino e Luca e i sonni a testa ciondolante di Serena che da quel momento sarà ribattezzata “ciondolina”, atterriamo con qualche minuto di anticipo all’aeroporto di Hania sulla penisola di Akrotiri. Recuperato il valigione imbarcato nella stiva, troviamo subito il ragazzo della “Sunny Rent a Car” che ci aspetta con il cognome di Gino annotato su un foglio. Gino e Luca lo seguono poche centinaia di metri fuori dall’aeroporto dove, sbrigate le pratiche in pochi minuti, gli viene affidata una Citroën C3 con cui, Gino alla guida, passano a recuperare gli altri all’uscita dell’aeroporto. Impostato il TomTom, in poco meno di un’ora raggiungiamo Plaka, sulla collina sopra la spiaggia di Almyrida ad est di Hania, dopo uno spavento micidiale per un tratto contromano che il navigatore ci fa imboccare all’uscita della National Road.

Gli Studios Koukouros sono come descritti su Booking.com: un bell’ingresso con giardino e camere con bagno interno, aria condizionata, frigorifero, lavello, bollitore e cassaforte. La figlia del proprietario ci dice che due camere devono ancora essere pulite e quindi, posati i bagagli nelle due stanze già pronte, ci dirigiamo per pranzo, su suggerimento del proprietario, al ristorante Harokopos distante 200 metri e facciamo subito conoscenza con la signora Fotini e il marito Pantelis presso cui non mancheremo di fermarci per quasi tutte le cene: insalata greca e di tonno, moussaka, boureki, saganaki, horta, fiori di zucca ripieni di riso e menta, fava, briam, imam, fritti di pesce, e poi i piatti del giorno con agnello, maiale e pollo in tutte le salse, oltre all’onnipresente hummus servito appena ci si siede al tavolo, e al dolce (loukoumades, torta, budino…) o frutta offerti alla fine accompagnati dal noto rakì, tipico distillato cretese.

Alla fine del pranzo ci viene a salutare la gentilissima mamma di Fotini, si siede al tavolo con noi e ci chiede se abbiamo gradito la sua cucina, scusandosi per le moussaka che le sono venute un po’ irregolari. Torniamo ben sazi all’alloggio e ci riposiamo un po’ prima di andare in esplorazione verso la spiaggia di Almyrida, a circa 2 km. Proviamo a raggiungerla a piedi ma desistiamo per il caldo e l’incertezza della strada, così torniamo all’auto e con il navigatore in un attimo siamo sotto gli ombrelloni dello stabilimento balneare “Tsunami” dove prendiamo confidenza con le acque dell’Egeo e con maschere e boccagli. La spiaggia di Almyrida è abbastanza stretta ma non è troppo affollata e ha delle zone rocciose con fondali discreti. Rientrati all’alloggio, dopo una veloce doccia ceniamo all’Harokopos e ci concediamo un meritato riposo.

Giovedì 20-08-2015: Moni Gonias, Kaliviani, antica Falàsarna, Penisola di Gramvousa, laguna di Balos

Partiamo alle 8.20 in direzione della penisola di Rodopou, ad ovest di Hania. Giunti a Kolimbari, facciamo colazione ad un bar prima di raggiungere il Moni Gonias, subito fuori dal paese. Il monastero si affaccia sul mare e regala vedute fantastiche, visitiamo con calma la chiesa e il museo e sostiamo al negozio di souvenir e prodotti tipici prima dell’uscita.

Proseguiamo quindi in direzione ovest verso la penisola di Gramvousa, scatenando la nostalgia di Serena e Luca all’altezza dell’uscita per Platania, dove due anni prima avevano soggiornato per una settimana presso Leonidas. Arriviamo infine al ristorante Gramvousa nella piccola frazione di Kaliviani per chiedere se è possibile riservare un tavolo per mangiare. Ci assicurano che a pranzo c’è sempre posto e ripartiamo per le rovine dell’antica Falàsarna (poco più a nord dell’omonima spiaggia) dove visitiamo i resti del porto con le mura ancora dotate dei fori in cui venivano fatte passare le gomene d’ormeggio e, sull’acropoli, le rovine di un tempio e diverse vasche di argilla ben conservate. Troviamo gli archeologi che stanno proseguendo con gli scavi per cui alcune aree sono recintate, ma rimangono ben visibili la torre circolare e quella quadrata.

Dopo una breve discesa di Gino e Luca sugli scogli a due passi dal mare, ripartiamo affamati e accaldati per il pranzo al ristorante Gramvousa, gustandoci le ricche insalate, l’agnello al miele e gli spiedini di maiale in pasta fillo. Alla fine del pranzo, caratteristica del ristorante, ci viene offerto un buffet di frutta allestito in un tipico carretto greco.

Ci dirigiamo quindi verso la spiaggia di Balos. La strada sterrata per raggiungerla inizia poco dopo il ristorante ed è praticamente scavata nella roccia. In breve giungiamo all’inizio del parco naturale vero e proprio e paghiamo la tariffa d’ingresso (1 euro a persona), da lì Gino si arma di pazienza e concentrazione e affronta i 7 km di strada che ci separano dal parcheggio. Sono le 16.30 quando ci inoltriamo nel sentiero che scende verso la spiaggia; a quell’ora molti stanno già risalendo (anche due signore a dorso di mulo!), e questo ci consentirà di trovare facilmente posto sotto due ombrelloni. Lo spettacolo che ci si presenta di fronte è di un’impressionante bellezza: sotto di noi l’immensa laguna con l’isola di Balos dietro cui si affaccia in lontananza l’isolotto di Pondikonisi, a destra l’isola di Imeri con i resti dell’imponente fortezza veneziana sulla sommità, e poco oltre l’isola di Agria, selvaggia e inaccessibile.

Mentre l’ultimo traghetto sta richiamando i bagnanti per far rientro verso Kissamos, ci dividiamo tra chi sosta al riparo dell’ombrellone, chi preferisce camminare nella laguna con l’acqua mai oltre il ginocchio, e chi si tuffa subito in acqua per ammirare i bei fondali che purtroppo hanno una visibilità non ottimale a causa di una leggera corrente che smuove la sabbia sul fondo. Dopo un bel po’ ci ritroviamo tutti nei pressi degli ombrelloni, dove Gino e Serena mettono in scena uno show improvvisato con i teli da mare a mo’ di tunica degli antichi romani.

Sono le 19.00 quando lasciamo la spiaggia mentre il sole si affaccia ogni tanto tra le nuvole che sono comparse. La stanchezza si fa sentire e il tragitto con l’auto sullo sterrato sembra non finire mai. Alla fine raggiungiamo Kaliviani ma al ristorante Gramvousa c’è la fila per entrare e optiamo per l’Agarathos dall’altra parte della strada, dove un paio di noi approfittano per gustare il Saganaki al forno con i gamberetti e la feta ma la posizione dei tavoli, a ridosso della stradina trafficatissima, non è il massimo. Rientriamo molto tardi all’alloggio.

Venerdì 21-08-2015: Monì Arkadìou, Réthymno, lago Kournàs

Ci concediamo una sveglia tardi e alle 9.30 andiamo a colazione da Elpis, a pochi passi dall’alloggio. Dopo un’ora seduti al tavolo, uno yogurt con miele abbondantissimo e delizioso e un conto che si avvicina a quello della cena, decidiamo per le successive mattine di darci appuntamento a colazione già fatta, in modo che ognuno provveda nei tempi e nei modi che preferisce.

Partiamo per il Monì Arkadìou, a sud est di Réthymno, luogo simbolo della lotta per la libertà dall’occupazione turca, dove nel 1866 centinaia di cretesi rifugiatisi nel monastero preferirono far saltare in aria un deposito di polvere da sparo e morire insieme ai turchi assedianti piuttosto che arrendersi. Visitiamo la chiesa veneziana con l’affascinante facciata rinascimentale, i portici e le terrazze, il cortile con il raro giuggiolo e i pergolati di uva, il museo con gli oggetti sacri e le armi dell’epoca, e la vecchia cantina dov’era conservata la polvere da sparo. Nel cortile svetta un cipresso bruciato dal fuoco turco, con ancora un proiettile conficcato nella corteccia. All’esterno, nel vecchio mulino a vento, è conservato un ossario con i teschi e le ossa delle vittime dell’esplosione.

Ci spostiamo a Réthymno e raggiungiamo per il pranzo, su suggerimento della Lonely Planet, la taverna Samaria sul lungomare, dove due di noi assaporano il tipico youvétsi che consiste in uno stufato d’agnello con pomodori e pasta d’orzo. Dopo una passeggiata digestiva lungo il porto e una sosta ad acquistare qualche cartolina, saliamo a visitare l’antica fortezza veneziana ma, giunti all’ingresso, desistiamo per il caldo micidiale e optiamo per una visita al lago Kournàs che, oltre ad essere sulla via del ritorno, è un posto decisamente più fresco. Appena arrivati affittiamo un pedalò e, con Armando e Luca ai pedali, esploriamo il lago senza allontanarci troppo dalla riva. Dopo una sosta ai negozi di souvenir, per la cena ci affidiamo nuovamente alla Lonely e saliamo verso il borgo di Kournàs per sederci alla Kali Kardia Taverna, famosa per la carne cotta sulla griglia all’esterno. Noi proviamo le salsicce (louganikas) e il maiale affumicato (apàki), entrambi squisiti. Non mancano un budino e il tipico rakì fatto in casa offerti dal figlio del proprietario. Evitiamo di attardarci e ripartiamo per tornare in alloggio: domani ci aspettano le gole di Imbros.

Sabato 22-08-2015: Gole di Imbros, Frangokastello

Partiamo alle 7.15 per Imbros, senza Sergio che sente bisogno di riposo e preferisce rimanere nell’alloggio. Arriviamo nella regione montuosa di Sfakia e alla prima indicazione “Parking Imbros Gorge” parcheggiamo (siamo i primi) e una signora ci si avvicina dicendoci che il parcheggio costa 1 euro l’ora ma è gratuito se facciamo colazione alla sua taverna. Non ce lo facciamo ripetere due volte e in un attimo siamo seduti al tavolino a gustarci uno squisito Baklavà. Scopriremo poi che ogni taverna lungo la strada espone il cartello “Parking Imbros Gorge” e che il vero e proprio ingresso alle gole era qualche centinaio di metri più avanti. Lo raggiungiamo comunque anche dal nostro parcheggio e, dopo essere passati per la biglietteria, ci immergiamo istantaneamente in un ambiente fresco e ombreggiato che ad ogni metro si fa più bello e suggestivo. E’ ancora presto e siamo probabilmente i primi visitatori ad inoltrarci per il sentiero. Il percorso è lungo 8 km e in poco più di 2 ore lo si percorre agevolmente, sempre in leggera discesa. E’ un vero e proprio canyon con pareti altissime e verticali costellate di grotte e archi di roccia. Il punto più impressionante è una strettoia in cui il passaggio è largo appena 1 metro e 60 cm.

Dopo aver incontrato alcuni visitatori che stanno risalendo il sentiero in senso contrario, arriviamo nel punto in cui il percorso termina con una serie di piccoli chioschi. Ci avviciniamo al primo di questi per chiedere se è disponibile un servizio taxi per tornare al parcheggio, e subito la signora ci offre una straordinaria accoglienza facendoci accomodare all’ombra di un tavolo e porgendoci le arance delle sue piante, con l’assicurazione che con 18 euro ci avrebbe fornito un passaggio per tornare al parcheggio. La signora è appassionata dell’Italia (cita subito il motto: “Una faccia, una razza”) e di musica italiana e ci chiede conferma che la frase “Non ti scordar di me” significhi “Don’t forget me”.

Si fa allora avanti la figlia, una bimba di 6-7 anni, e con orgoglio dice a Serena di conoscere ben 4 canzoni in italiano. Scopriamo che la bimba si chiama Maria e il fratello, poco più grande, Teo. La mamma ci racconta allora che le notizie e gli accadimenti di inizio estate sulla Grecia (Tsipras, referendum, minacce di uscita dall’euro, blocco dei bancomat, ecc…) hanno provocato un crollo del turismo: a fronte di 35000 ingressi alle gole da aprile ad ottobre 2014, quest’anno finora ce n’erano stati solo 7000. Non solo: ci dice anche che con i tagli che il governo ha dovuto fare già da qualche tempo su ordine della Troika, un bravo medico in Grecia arriva a guadagnare circa 750 euro al mese, e un insegnante 450: insufficienti per vivere e forse anche per sopravvivere. Rimaniamo un momento in silenzio, pensierosi: non è solo l’amarezza di una persona che vive di turismo, ma anche la disperazione di una mamma con due bambini piccoli da crescere.

Arriva in quell’istante un pick-up, presumibilmente guidato dal marito, per ricondurci al parcheggio. La signora ci chiede se vogliamo accomodarci all’interno o preferiamo stare su una coperta stesa sul cassone. Optiamo per il cassone ignari di aver fatto una scelta molto coraggiosa, salutiamo la signora con un misto di gratitudine e commozione per l’accoglienza ricevuta e… il marito parte a razzo per la strada sterrata piena di curve! Appena ripresa la strada asfaltata in salita, affronta i tornanti sempre al massimo della velocità con i pneumatici che fischiano, tagliando le curve con continui sorpassi effettuati anche in galleria. Ci aggrappiamo come possiamo ai fianchi del cassone e il terrore aumenta appena ci accorgiamo che l’autista ha anche una mano impegnata per parlare al telefonino!

In pochi minuti siamo nuovamente al parcheggio, salutiamo il novello Schumacher e ripercorriamo in discesa la strada per raggiungere in una mezz’oretta la spiaggia di Frangokastello sul Mar Libico, caratterizzata dalla presenza dell’omonimo castello veneziano a ridosso della spiaggia. Il castello è stato teatro di importanti vicende storiche cretesi, non ultima nel 1771 la cattura, per mano dei turchi, di Ioannis Daskalo-Giannis, un costruttore di navi cretese che aveva organizzato un’insurrezione della popolazione contro il dominio ottomano. Gino si dice convinto che fosse un suo lontano antenato e si fa fotografare con sguardo fiero a fianco del busto del suo eroe.

Siamo affamati e prendiamo posto sulla terrazza della taverna subito sotto il castello, rifocillandoci a dovere, con assaggio finale di una “sfakia pites”, dolce tipico della zona simile a una piadina, cosparso di miele e ripieno di mizithra (formaggio che ricorda la ricotta). Armando, Gino e Luca visitano quindi il castello, che ha un ampio e assolato cortile interno con una delle torri accessibile fino alla sommità da cui si può godere una magnifica visuale della spiaggia e della costa. Interessante la raccolta di disegni delle attività tipiche della regione di Sfakia realizzati da bambini, e la piccola collezione di merletti, opera dell’artigianato femminile locale. Scendiamo quindi tutti in spiaggia, alternandoci tra relax sotto l’ombrellone e bagni con maschera e boccaglio. Il fondale è sabbioso e un po’ torbido per i primissimi metri, poi la visibilità aumenta ma con scarsa presenza di pesci. Fortunatamente poco più a lato c’è un’ampia zona con scogli dove Gino e Luca hanno modo di ammirare la bellezza dei fondali. A malincuore decidiamo di riprendere la strada del ritorno verso l’alloggio, dove troviamo Sergio che si è dato al riposo e alla lettura, e tutti insieme ci rechiamo al solito Harokopos per la cena.

Domenica 23-08-2015: Hania, Monì Agìas Triàdas, Monì Gouvernétou, Grotta dell’Orso, Monì Katholikoù

Iniziamo la giornata con la visita ad Hania, che raggiungiamo in meno di mezz’ora. Dopo la colazione, la messa in inglese nell’unica chiesa cattolica di Hania a due passi dal porto, la visita al Museo Archeologico allestito in una chiesa veneziana cinquecentesca, e al Museo delle Tradizioni Cretesi, ci addentriamo nei vicoli del centro storico tra negozi di prodotti tipici cretesi e taverne di ogni sorta con i famosi “buttadentro” che attendono al varco i turisti. Alla fine ci sediamo al Tamam, consigliato dalla Lonely Planet e ricavato in un antico “hammam” ottomano.

Dopo pranzo ci rechiamo alla fortezza veneziana ma la troviamo chiusa per restauro, per cui dopo un gelato e qualche altro giro per le stradine, lasciamo la città in direzione del Monì Agìas Triàdas (Monastero della Santa Trinità), nella vicinissima penisola di Akrotiri. Armando, Gino e Sergio visitano lo splendido monastero, che vanta una ricchissima biblioteca e sfoggia un’ampia facciata ornata da una cupola in stile veneziano, mentre Serena e Luca si accontentano della visita di due anni prima e si riposano all’ombra dei carrubi. All’interno del monastero è stato allestito anche un piccolo museo con annesso un punto vendita di vino, olio e rakì prodotti dai monaci. Da lì ripartiamo per il monastero di Gouvernétou addentrandoci in una zona quasi selvaggia e costellata solo di olivi ed enormi carrubi, presso uno dei quali approfittiamo per far scorta di carrube per i giorni successivi.

Lasciata l’auto nel parcheggio, ci addentriamo nel giardino per poi entrare nel cortile del monastero risalente all’undicesimo secolo, dove sono in corso dei lavori. Al momento di visitare la chiesa, un monaco ci dice che non è consentito entrare in pantaloni corti, per cui torniamo all’esterno e ci inoltriamo lungo il sentiero che dal Monì Gouvernétou scende verso il mare e conduce in una quindicina di minuti alla Grotta dell’Orso, così chiamata per la forma caratteristica di un grosso masso all’interno, ricca di stalattiti ma abbastanza buia. La visitiamo aiutandoci con la luce dei cellulari, poi Armando, Gino e Luca continuano in discesa per altri 10 minuti fino al suggestivo Monì Katholikoù, un monastero in parte scavato nella roccia, abbandonato da secoli e dedicato a San Giovanni l’Eremita, che viveva in una grotta dietro ai resti del monastero.

Il teschio di San Giovanni è conservato all’interno del monastero e viene periodicamente esposto alla venerazione dei fedeli. Impressionante il larghissimo ponte che conduceva al monastero, ancora perfettamente conservato e percorribile. Da lì il sentiero continua verso il mare ma decidiamo di risalire per non far attendere troppo Sergio e Serena che ci aspettano più in alto presso la Grotta dell’Orso. Ripercorrendo il sentiero a ritroso, ci godiamo uno di quei tramonti che già da soli fanno venir voglia di tornare a Creta. Rientrati all’alloggio per una doccia, ceniamo all’Harokopos e andiamo a dormire: domani si torna sul Mar Libico!

Lunedì 24-08-2015: Paleòchora, monastero Hrysoskalìtissas, Elafonissi, ecovillaggio di Milià

Partiamo alle 9 in punto per Paleòchora, sulla costa sud. Appena arrivati, saliamo subito i gradini che portano alle rovine dell’antica fortezza veneziana che domina la città con un’ampia visuale in tutte le direzioni. Accompagnati da un forte vento, osserviamo la conformazione della città, situata su una lingua di terra che si protende in fuori rispetto al profilo della costa. Il successivo giro per le viuzze ci mette un notevole appetito che ci porta in breve al famoso Terzo Occhio, unico vero ristorante vegetariano di Creta. Il menù di insalate è molto ampio e Armando, Luca e Serena optano per la “Special Third Eye salad”, un abbondante piatto con un mix di 7 insalate diverse, mentre Gino e Sergio prediligono le torte salate.

Dopo pranzo visitiamo, senza fermarci, la larga spiaggia sabbiosa ad ovest dell’abitato e quella di ciottoli ad est, e ripartiamo per il monastero Hrysoskalìtissas situato più ad ovest. Non essendoci strade costiere verso ovest, siamo costretti a tornare verso la zona montuosa interna, che troviamo inaspettatamente molto alberata (anche tanti castagni!) per poi ridiscendere verso sud. Il monastero è in posizione suggestiva, in cima ad una scogliera. Il nome del monastero significa “scala d’oro” e si riferisce ai gradini finali della scalinata che la leggenda vuole fossero d’oro. Dopo aver visitato la chiesa e i piccoli musei di tradizioni popolari e d’arte sacra, Gino e Luca si azzardano a salire su una scala parzialmente chiusa per lavori in corso, e dall’alto godono il magnifico panorama sull’ampia insenatura di Stomio situata immediatamente più a nord.

Tornati al parcheggio, ripartiamo per la famosa spiaggia di Elafonissi, 5 km più a sud. E’ già pomeriggio inoltrato e fortunatamente il sole non picchia più così forte. Ci sistemiamo comunque sotto gli ombrelloni, proprio di fronte all’omonimo isolotto disabitato che si protende per 1 km verso ovest. Gino e Luca approfittano subito per un bagno tra gli scogli, e con la maschera riescono ad avvistare un paio di variopinte lumache di mare in un’acqua che pullula di pesci ma che è poco profonda e quindi tende a diventare torbida se si smuove troppo la sabbia sul fondo.

Dopo il bagno, Armando, Gino e Luca oltrepassano la laguna che divide la spiaggia dall’isolotto, superano le prime dune e si avventurano per il sentiero che porta all’estremità più lontana verso la parte più elevata dell’isolotto. L’ambiente è completamente selvaggio, non ci sono ombrelloni e le poche persone stanno già andando via. A sinistra del sentiero c’è una spiaggia rosa che, con un’acqua tra il verde e il turchese, alterna tratti sabbiosi e altri con piccoli scogli; a destra invece ci sono delle alte dune da cui, incredibilmente, spuntano dei grandi fiori bianchi profumati simili a gigli. Arriviamo dopo un po’ in fondo all’isolotto, dove si sale leggermente per arrivare ad una chiesetta che dall’alto domina su un paesaggio stupendo. Mancano pochi minuti al tramonto e apprezziamo un’atmosfera unica, con i colori che tendono al rosso e l’isolotto che è ormai quasi deserto.

Ci affrettiamo a scattare le ultime foto e ripercorriamo rapidamente il sentiero a ritroso. Arrivati agli ombrelloni, non troviamo Serena e Sergio che, stanchi di aspettarci e un po’ infreddoliti dal vento della sera, si erano decisi a tornare all’auto. Ripartiamo quindi verso l’alloggio, ma essendo già quasi buio ed avendo tutti una discreta fame, decidiamo di fermarci a mangiare nell’ecovillaggio di Milià, in uno dei posti più caratteristici della zona interna dell’Innahòrion. Luca e Serena erano già stati a Milià due anni prima, ma a pranzo, e non sanno se è aperto anche per cena. Decidiamo di rischiare e lasciamo la strada asfaltata per percorrere oltre due km di strada bianca che si arrampica con diversi tornanti sulla montagna. E’ buio pesto e più volte ci poniamo la domanda se sia il caso di tornare indietro, ma alla fine veniamo premiati: scesi dall’auto ci accoglie un vento freddo (l’altitudine e l’ora tarda si fanno sentire!) e nel breve tratto a piedi dal parcheggio al villaggio, alcune fiaccole accese ci fanno capire che la cucina è aperta.

Con piacere ci rifugiamo all’interno prendendo posto ad uno dei tavoli illuminati solo dalla fioca luce delle candele. Serena e Luca riconoscono subito alcuni del personale, e ordiniamo maialino al forno, calzone alle verdure, pomodori e peperoni ripieni di riso, e un piatto vegetariano a base di melanzane e ceci per Serena. E’ un peccato che, a causa del buio, non si possa apprezzare di più questo posto così particolare: Milià è uno dei pochissimi autentici ecovillaggi greci, e forse l’unico a Creta. Per il ritorno, Luca decide di guidare per la prima volta la Polo e iniziamo a ripercorrere i tornanti in discesa. Ad un certo punto, spunta in mezzo alla strada un pastore che gesticola e ci urla qualcosa. Ci fermiamo e riusciamo a capire che avevamo preso la direzione sbagliata per Hania. Lo ringraziamo ed in effetti la strada indicata dal pastore ci porta dopo un po’ sulla strada asfaltata nella direzione giusta. Riflettiamo sull’incontro: ci sembra molto strano che un pastore fosse in giro da quelle parti in piena notte, e ci divertiamo a fantasticare su immaginari scambi di droga in corso nottetempo, ipotizzando che il pastore in realtà stesse facendo da palo a qualche complice!

Rientrando all’alloggio, ci sentiamo stanchissimi e decidiamo di concederci una giornata più tranquilla per l’indomani.

Martedì 25-08-2015: Parco Botanico, Xiloscalo

Lasciamo l’alloggio alle 9.30 in direzione del Parco Botanico situato poco dopo il villaggio di Fournes, a meno di un’ora. Arriviamo dopo diversi km di aranceti che costeggiano la strada e avvertiamo subito la bellezza del posto: siamo in una piccola conca riparata dal vento e immersa nel paesaggio di montagna. All’ingresso c’è il ristorante presso cui ci offrono una bottiglia d’acqua fresca e un assaggio di dolcissimi aranci di loro produzione. Scendendo con frequenti svolte lungo il pendio, ammiriamo i numerosissimi esemplari di piante, molte di queste rare ed esotiche, che costeggiano il sentiero. Molte di queste sono piante da frutto con rami carichi di frutti che invitano ad essere raccolti: manghi, papaye, avocadi, ciliegie brasiliane, guava, annone, alberi della salsiccia, banani di montagna, pepino, tamarillo, mele elefante e mele canguro! Peccato che i cartelli ne vietano sia la raccolta che la consumazione!

In fondo al sentiero ci ritroviamo in uno splendido agrumeto sulle rive di un laghetto. Non si contano le varietà di limoni, cedri, pompelmi, bergamotti, aranci e mandarini, incluso il pomelo: l’agrume più grande del mondo. A terra è pieno di arance cadute e Luca e Gino ne mangiano in quantità (il divieto era per quelli sulla pianta!) . C’è anche un piccolo zoo con una varietà di animali, compresi pavoni e altri uccelli. Nella risalita verso il ristorante, lo scenario cambia: adesso sono gli alberi da frutto tipici di Creta e del mediterraneo a farla da padrone: fichi in primis, poi cornioli, giuggioli, meli, peri, decine di varietà di susini e peschi, pergolati di uva e persino il particolarissimo limone “mani di buddha” a forma tentacolare. La risalita ci fa venire il giusto appetito per sederci a tavola al ristorante, dove il menù propone anche diversi piatti con varianti alla frutta, ovviamente del parco.

Concluso il pranzo con una squisita cheese cake all’arancio, arancio amaro e bergamotto, non abbiamo voglia di alzarci e ci attardiamo volentieri a chiacchierare fino a quando decidiamo di ripartire proseguendo la strada verso sud in direzione di Xiloscalo (1238 slm), famoso per essere il punto d’ingresso alla Gole di Samarià, le più attrezzate e visitate dell’isola e anche le più lunghe con i loro 16km di percorrenza prima di terminare sul Mar Libico. Il posto è decisamente suggestivo, sovrastato da montagne che superano i 2000 metri, la più famosa delle quali è il Monte Gigilos verso cui parte un sentiero che conduce alla vetta. Ne percorriamo le prime centinaia di metri coprendoci per il forte vento e la temperatura decisamente fresca, ma ormai è il tardo pomeriggio e decidiamo di rientrare alla macchina. Immancabile la cena dalla sig.ra Fotini e poi subito a nanna: l’indomani c’è da svegliarsi presto.

Mercoledì 26-08-2015: Spiaggia e palmeto di Preveli, Pisò Prèveli, Kato Preveli, gola di Kourtaliotiko

Partiamo alle 7:30 per il palmeto di Preveli, tra i più grandi d’Europa, situato al termine di una gola, sulle sponde del fiume Megalopotamos nel punto in cui questo sfocia nel Mar Libico. Arrivati alla svolta per scendere verso il palmeto, decidiamo di proseguire ancora per un breve tratto fino al termine della strada in corrispondenza del monastero Pisò Prèveli, dedicato all’apostolo Giovanni. Visitiamo sia la Chiesa che il museo annesso, piccolo ma ben tenuto e ricco di preziose pitture e antichi oggetti sacri. Sia questo che l’altro monastero che visiteremo nel pomeriggio sono stati un centro importante durante la seconda guerra mondiale per la resistenza contro gli invasori tedeschi, quando i religiosi aiutarono i soldati alleati ad imbarcarsi per l’Egitto durante le tragiche giornate della Battaglia di Creta (maggio 1941). Un monumento è lì a testimoniare che anche i monaci, in quei tragici frangenti, non hanno esitato ad imbracciare il fucile!

Dopo una pausa al bar a lato del parcheggio, riprendiamo l’auto e ripercorriamo a ritroso il breve tratto fino alla svolta per il parcheggio da cui si scende alla spiaggia di palme. Scesi dalla macchina, veniamo investiti da un vento fortissimo, di un’intensità mai incontrata finora. Fatichiamo a tenere ferme le portiere dell’auto, e Serena viene immortalata con un foulard in testa a mo’ di turbante con cui cerca di proteggersi… l’acconciatura! Dall’alto si gode una vista stupenda sul palmeto attraversato dal fiume proprio in corrispondenza della foce.

Percorriamo in poco più di 10 minuti il sentiero per scendere in spiaggia, quasi tutto con comodi gradini. Agevolmente guadiamo il fiume per sistemarci sull’altra sponda all’ombra delle piante di tamerici. Mentre Serena e Sergio si riposano all’ombra, Luca, Gino ed Armando si inoltrano nel palmeto risalendo la sponda del fiume. Su alcuni esemplari sono ancora evidenti i segni del gravissimo incendio del 2010, che però non ha impedito alla forza della natura di far germogliare di nuovo le palme già l’anno seguente. Gino e Armando, forse ispirati da qualche film ambientato sugli atolli del Pacifico, si scatenano in gare di arrampicata e di equilibrio sulle palme, battaglie con enormi foglie di palma a mo’ di sciabola, pose da aborigeni e…tentativi di gettare l’altro in acqua! Tornati in spiaggia, dopo un bel bagno e altro meritato riposo all’ombra, la fame ci fa ricordare che sono ormai le 14. Decidiamo così di tornare al parcheggio, non senza un momento di terrore per Sergio che nella risalita, colto da una violenta raffica di vento, viene preso “al volo” da due turiste francesi. Ripresa l’auto, ci fermiamo volentieri alla prima taverna che incontriamo ancor prima di riprendere la strada principale.

Dopo esserci rifocillati a dovere, riprendiamo la strada del ritorno ma ci fermiamo quasi subito per visitare il monastero di Kato Preveli. Il fatto di essere abbandonato e parzialmente in rovina, dà al luogo un’atmosfera suggestiva e vagamente inquietante. Mentre Gino fa amicizia con i gatti del monastero, visitiamo la chiesa e poi il piccolo museo che ci sorprende per la bellezza di certe raffigurazioni pittoriche e per le testimonianze, anche fotografiche, del periodo in cui i monaci avevano dovuto imbracciare le armi. A coronamento della bellezza del luogo, alcuni enormi carrubi che avevano tappezzato il selciato con i loro frutti. Prima di ripartire, ci riposiamo volentieri all’ombra di una grotta in cui l’acqua di una piccola sorgente naturale sgorga in grosse vasche.

Dopo aver percorso diversi km in direzione dell’alloggio, nei pressi del villaggio di Asomatos notiamo un autobus turistico parcheggiato a bordo strada presso un punto panoramico con vista sulla stessa gola di Kourtaliotiko che poi termina in corrispondenza della spiaggia di palme. Decidiamo di fermarci e notiamo che c’è un comodo sentiero a gradini che scende verso il fondo della gola. Dopo un attimo di esitazione, iniziamo a scendere. Il vento è di nuovo fortissimo: Armando teme di volar via e si carica un grosso masso per…aumentare di peso! In fondo alla gola c’è una caratteristica chiesetta dedicata a San Nicola, e un antico ponticello da cui si ammirano delle piccole cascate formate dalle acque agitate del fiume. Risaliamo con un po’ di fatica i gradini e riprendiamo la macchina.

Dopo pochi km, veniamo attirati, sulla sinistra della strada presso il villaggio di Agios Vasilios, da una minuscola chiesetta bianca dedicata ad Agias Kiriakis, parzialmente ricavata dalla stessa parete rocciosa sotto la quale è abbarbicata. La tentazione è forte e Gino, Armando e Luca le fanno una rapida visita. Gino è particolarmente ispirato e, memore delle arrampicate valdostane, dà spettacolo aggrappandosi alla parete di roccia per qualche metro. Stavolta siamo veramente esausti e finalmente riprendiamo la strada dell’alloggio senza altre soste, per poi cenare immancabilmente all’Harokopos.

Giovedì 27-08-2015: Sougia, spiaggia e antica città di Lissos, Tempio di Asclepio

Alle 7:30 partiamo per un’altra giornata di trekking e mare, non prima di una tappa ad Hania dove lasciamo Sergio che non se la sente di accompagnarci. Ci dirigiamo quindi verso sud e arriviamo nuovamente sul Mar Libico, questa volta nella bella località di Sougia. E’ ancora presto e la lunga spiaggia è quasi deserta. Ci dirigiamo subito oltre il piccolo porticciolo per imboccare il sentiero di poco meno di 4 km che, in circa un’ora e mezza, ci condurrà alle rovine dell’antica città di Lissos, che risale almeno al terzo secolo avanti Cristo. Il percorso si addentra subito verso l’interno, passa per una stretta gola con pareti che sembrano caderci addosso, poi pian piano inizia a salire in una tipica vegetazione di macchia mediterranea, tra conifere e piante di carrube di cui facciamo scorta per gustarle durante la camminata. Il nostro percorso, fatto in senso contrario, è in realtà il tratto finale del famoso trekking di 14,5 km che da Paleochora conduce a Sougia in circa 6 ore complessive. In breve arriviamo al punto più alto da cui si godono scorci mozzafiato sul mare alla nostra sinistra, la spiaggetta bianca di Lissos e le rovine dell’antica città che iniziano a comparire sotto di noi.

Scendiamo rapidamente fino al santuario di Asclepio, il dio greco della medicina, portato alla luce nel 1957 insieme alle rovine del teatro, l’acquedotto, la necropoli di epoca romana e le terme, alimentate da una fonte considerata miracolosa che ancora sgorga poco più in basso. Ammiriamo le pavimentazioni a mosaico del tempio, ancora splendidamente conservate, e ci aggiriamo lì intorno per visitare le varie rovine sparse qua e là. Tante statue e manufatti antichi ritrovati in questo sito sono andati ad arricchire i musei archeologici di Hania e di Heraklion. Scendendo verso il mare, troviamo anche due chiese ortodosse: l’affrescata Agios Kyrikos e la cappella di Panagia che è costruita in parte con antichi blocchi di marmo provenienti dalla rovine.

Finalmente arriviamo alla spiaggia di ciottoli, sistemiamo gli zaini all’ombra alla base della parete rocciosa e corriamo a rinfrescarci in acqua. La meraviglia più grande è quando indossiamo le maschere e guardiamo sotto: la visibilità è eccezionale e si vedono banchi di pesci variopinti a decine di metri di distanza. Grazie al fatto che la spiaggia è raggiungibile solo a piedi o via mare, possiamo goderci una notevole tranquillità e ci attardiamo piacevolmente fino a quando, alle 15:30, approfittiamo del passaggio di Yannis (5 euro) che imbarca i turisti che vogliono far ritorno da Lissos a Sougia via mare. La traversata, in un mare molto calmo, dura una quindicina di minuti.

Ripresa l’automobile, ci dirigiamo verso Hania a riprendere Sergio che aveva approfittato per una “full immersion” nell’atmosfera cittadina e per la visita al Museo Navale di Creta, allestito all’interno della Fortezza di Firkas, in cui sono esposti diversi modelli di imbarcazioni dell’Età del Bronzo, oltre a numerosi cimeli della Battaglia di Creta e alla ricostruzione di una cabina di guida di un sommergibile. Insieme a Sergio riprendiamo la strada per Plaka, dove ceniamo ovviamente all’Harokopos.

Venerdì 28-08-2015: Palazzo di Cnosso, Heraklion, Museo Archeologico, Fontana Morosini, Loggia, San Tito

Partiamo alle 8:30 per Heraklion e visitiamo subito il Palazzo di Cnosso, a 5 km dalla città, prima che faccia troppo caldo. All’ingresso c’è una lunga coda che però scorre rapidamente. Arrivati alla biglietteria, decidiamo di acquistare il biglietto cumulativo che consente anche l’ingresso al Museo Archeologico di Heraklion. Ci aggreghiamo quindi ad una delle visite guidate in italiano ed è la scelta giusta perché in un’ora e mezza ci fa esplorare interamente il sito fornendoci tante informazioni interessanti sulla storia del Palazzo e sull’affascinante mitologia. Partendo dal cortile occidentale, visitiamo così il Megaron della Regina, i magazzini con le enormi anfore che venivano spostate con funi, la Sala delle Asce Bipenni, simbolo del Palazzo, il teatro (il primo della storia umana) e la Strada Reale, per finire con l’immancabile Sala del Trono.

La visita ci affascina e ci suggestiona: è impressionante pensare che 4000 anni fa potevano essere concepiti e realizzati dei complessi architettonici così grandi e sofisticati (oltre mille stanze!). Addirittura, la guida ci mostra i percorsi e gli ambienti in cui l’acqua veniva fatta scorrere all’interno del Palazzo, e i canali di dispersione delle acque reflue: i primi bagni e i primi canali fognari della storia! Il fascino del luogo è dovuto anche agli stupendi affreschi che abbelliscono le varie stanze del Palazzo: la Taurocatapsia (il salto acrobatico sopra un toro), il Principe dei Gigli, l’Affresco del Delfino e diversi altri.

Ci avviamo quindi verso il centro di Heraklion, dove lasciamo l’auto in un parcheggio sotterraneo e ci dirigiamo a piedi in direzione del lungomare per sederci in uno dei numerosi ristoranti. Dopo un pranzo abbondante percorriamo il molo del vecchio porto fino all’imponente fortezza veneziana, per spostarci subito dopo al Museo Archeologico, uno dei più importanti di tutta la Grecia, in cui sono conservati reperti che arrivano fino a 7000 anni fa. Qui ammiriamo gli affreschi originali ritrovati a Cnosso (quelli situati nel Palazzo sono delle riproduzioni), i magnifici manufatti recuperati a Cnosso e negli altri tre palazzi principali di Creta (Malia, Festo e Kato Zakros), splendidi gioielli aurei ricchi di dettagli (straordinarie le due api sulla goccia di miele), le antiche monete provenienti dalle numerosissime zecche cretesi, e sarcofagi finemente decorati.

Tra i pezzi più affascinanti, la statuetta della Dea dei Serpenti e il misterioso Disco di Festo, ritrovato nel 1908, su cui sono incisi 241 simboli disposti a spirale su entrambe le facce. Nessuno è mai riuscito finora a decifrarlo ed è considerato ancora oggi uno dei più grandi misteri dell’archeologia. Visitiamo infine l’ampia sala ricca di grandi sculture, in cui Serena, ormai è tradizione, si fa fotografare a fianco della statua del filosofo. Usciti dal museo, facciamo un rapido giro nel centro storico di Heraklion, ammirando le numerose vestigia risalenti al dominio veneziano, tra cui la Fontana Morosini e la stupenda Loggia. Ultima tappa alla chiesa di San Tito, di origini bizantine, poi trasformata in chiesa cattolica dai Veneziani, ed infine in moschea dai Turchi. Alla fine, stanchi ma soddisfatti, riprendiamo l’auto e ripartiamo per Plaka, dove la signora Fotini ci aspetta per la cena.

Sabato 29-08-2015 – spiaggia di Falàsarna, Kaliviani, Maleme, Hania

Alle 08:15 lasciamo l’alloggio in direzione della spiaggia di Falàsarna, ad ovest dell’isola. Avevamo già ammirato dall’alto la lunghissima spiaggia il 20 agosto, secondo giorno di vacanza, in occasione della visita alle rovine dell’antica città omonima. Oggi mettiamo da parte l’archeologia e trascorriamo l’intera mattinata in spiaggia, che al nostro arrivo si presenta ancora deserta. Scegliamo uno dei punti più a sud della lunga spiaggia ed affittiamo due ombrelloni con lettini, a poche decine di metri da una zona di scogli sovrastata da alte dune su cui saliamo per ammirare la lunghissima lingua di sabbia chiara che, proprio vicino a noi, cambia verso tonalità tra il rosa e il rosso. Verso nord si staglia il promontorio di Capo Kutri, in corrispondenza dell’antica Falàsarna, e spostando lo sguardo più a sinistra si incontra l’isolotto di Petalida e subito dietro, più lontano e ben più grande, quello di Pondikonisi che già avevamo scorto scendendo a Balos.

L’acqua è di un colore fantastico e ci attrae irresistibilmente: ci immergiamo con le maschere e i boccagli nella zona degli scogli, godendo di un paesaggio sottomarino indescrivibile. Ci ritroviamo circondati da una moltitudine di pesci, molluschi e crostacei, e Gino riesce anche ad avvistare una murena nascosta in un anfratto. Alterniamo bagni, nuotate, passeggiate e letture sotto l’ombrellone fino a quando l’appetito non riesce ad avere la meglio e ci fa dirigere per il pranzo al ristorante Gramvousa nel piccolo villaggio di Kaliviani, dove ci eravamo già fermati in occasione della visita a Balos.

Dopo pranzo, sulla strada del ritorno, ci fermiamo una quindicina di km prima di Hania all’altezza del paese di Maleme, e visitiamo il cimitero di guerra tedesco, dove riposano i 4460 soldati tedeschi rimasti uccisi a Creta tra il 1941 e i l 1945. Alla vista delle migliaia di lapidi, proviamo a leggere qualche nome e data di nascita, e rimaniamo scossi al pensiero di questi ragazzi, molti di loro diciottenni o poco più, morti a migliaia di km da casa per una guerra assurda. Il cimitero, situato in un posto suggestivo su una collina non distante dal mare, è mantenuto dal Ministero della Cultura tedesco e da altre organizzazioni private. Ripartiti da lì, facciamo un’altra tappa ad Hania girando per il dedalo di viuzze. Dopo la messa nella stessa chiesa della domenica precedente, assistiamo dal porto ad uno di quei tramonti cretesi indimenticabili, abbellito subito dopo dalle mille luci della città che iniziano ad accendersi al crepuscolo. La fame però si fa sentire e decidiamo di rientrare a Plaka per l’immancabile cena all’Harokopos.

Domenica 30-08-2015: Spiaggia di Marathi, Hania, Baia di Souda

Partenza alle 9:00 in direzione di Hania: è l’ultimo giorno di permanenza sull’isola e Serena e Sergio scelgono di trascorrere la mattinata in città, mentre Armando, Luca e Gino proseguono per la spiaggia di Marathi, all’estremità sud-orientale della penisola di Akrotiri, di fronte all’isolotto di Palaiosouda. La spiaggia è carina ma relativamente piccola rispetto alle spiagge visitate finora. Dopo essersi sistemati sotto un ombrellone, Gino e Luca vanno in avanscoperta per le immersioni con maschera e boccaglio, perlustrando lentamente la zona degli scogli ad est della spiaggia. Poi, dopo essersi riposati un po’ all’ombra, decidono di tornare in acqua per l’ultimo bagno della vacanza.

Mentre Luca si attarda a nuotare dietro gli scogli in una zona non visibile dalla spiaggia, Gino rientra per primo sotto l’ombrellone e trova Armando che gli racconta di aver prestato la sua maschera ad una signora cretese che cercava di ritrovare i costosi occhiali del marito perduti in acqua poco prima. Al rientro di Luca, Gino gli riferisce il tutto e lo manda ad aiutare la signora nella ricerca. Un attimo dopo, anche Gino è in acqua e si lancia alla ricerca con la maschera di Armando. Dopo parecchio tempo, quando stanno ormai per perdere le speranze di ritrovarli, Luca ha la fortuna di individuare gli occhiali intatti sul fondo, proprio sotto di lui. La signora non crede ai suoi occhi quando le vengono riconsegnati e, avendo saputo che siamo italiani, si lancia in grida di gioia verso il marito e la figlia: “Viva Italia, viva italiani!!” Ci intrattiene poi qualche momento raccontandoci del figlio che ha studiato diversi anni presso la facoltà di farmacia dell’università di Bari, ed ora gestisce una farmacia ad Hania.

Per noi si è fatto tardi, salutiamo la signora e riprendiamo velocemente la strada per Hania dove Sergio e Serena, che ci attendono per il pranzo, hanno nel frattempo visitato il Museo Navale di Creta (Sergio per la seconda volta) e l’esposizione di quadri e fotografie di Creta allestita nel caratteristico edificio lungo il porto che era stato adibito a moschea durante la dominazione ottomana. Cercando un posto per il pranzo, un tipico “buttadentro” ci invita in tutti i modi a fermarci a mangiare presso il suo locale. Per una volta ci facciamo convincere e ci fermiamo presso la Taverna Paradosiako.

Finito di mangiare, dopo qualche giro per i vicoli della città vecchia con relativo acquisto di souvenir nei negozietti (il tipico rakì al miele ed utensili in legno d’ulivo), salutiamo Hania e ripartiamo verso la baia di Souda, 5 km ad est di Hania, per visitare il cimitero di guerra del Commonwealth, dove sono sepolti 1527 soldati, soprattutto inglesi, australiani e neozelandesi, la metà dei quali mai identificati. Il cimitero è molto ben tenuto e si trova a pochissimi metri dal mare. Anche qui gettiamo lo sguardo sulla moltitudine di lapidi bianche e rimaniamo in silenzio assorti. Dopo aver lasciato un pensiero nel registro dei visitatori, decidiamo di tornare all’alloggio per fare i bagagli: la vacanza è giunta al termine e la mattina dopo ci attende il volo di rientro! Approfittiamo anche per un veloce lavaggio a mano dell’automobile per non rischiare discussioni con l’autonoleggio, prima di recarci a cena per l’ultima volta dalla signora Fotini, che ci accoglie con la sua solita simpatia e al termine ci saluta con un “Arrivederci”.

Lunedì 31-08-2015: Ritorno

Il volo Ryanair da Hania per Orio Al Serio è alle 11:55 ma arriviamo in aeroporto con largo anticipo per star tranquilli. Gino e Luca lasciano Armando, Sergio e Serena con tutti i bagagli all’ingresso delle partenze e vanno a riconsegnare la Polo, compagna di tanti spostamenti sull’isola. Nessun problema all’autonoleggio: lo stesso ragazzo che ce l’aveva consegnata 12 giorni prima si assicura soltanto che la chiave sia inserita nel quadro e ci saluta augurandoci un buon rientro. Un po’ di malinconia ci assale quando saliamo sulla scaletta dell’aereo, ma ci ripromettiamo che si tratta solo di un arrivederci a questa bella isola! L’ultima immagine è quella indimenticabile della penisola di Gramvousa che l’aereo sorvola subito dopo il decollo e che viene immortalata da Gino. Riconosciamo distintamente le spiagge di Falàsarna e Balos, con le isolette vicine. Il volo è puntuale e alle 14:00 ora italiana atterriamo in Italia. Il tempo di riprendere i bagagli e raggiungiamo la Polo di Luca che fortunatamente si mette in moto senza problemi dopo 12 giorni di inattività. Prima tappa sotto casa di Gino e Sergio e poi nel Cantone per Armando, prima di riportare la Polo a casa. Alla prossima vacanza!

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Il monastero Arkadiou, vicino Rethymno

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Il monastero Katholikou, in parte in rovina

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La laguna di Balos, nella penisola di Gramvousa

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La spiaggia dell'antica Lissos dall'alto

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Le gole di Imbros

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Il palmeto di Preveli dall'alto

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L'isolotto disabitato di Elafonissi



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