Tra leggende, cattedrali e luoghi incantati di Cornovaglia, Devon, Somerset e non solo
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Fin dall’aereo, guardando dal finestrino quella miriade di campi incastonati tra appezzamenti boschivi, avevamo capito di atterrare su una terra magica. Strade strette e tortuose disegnate tra due alte pareti di terra ricoperte d’erba ci avrebbero condotto in luoghi incantati. Castelli, torri e cattedrali, grotte misteriose, alte scogliere e baie nascoste di sabbia bianca e mare cristallino. Questo e altro ancora nel viaggio on the road dall’Hampshire fino agli angoli più estremi e meravigliosi della Cornovaglia, accompagnati dalle leggende di Re Artù e Merlino.
DALL’AEROPORTO DI BRISTOL A TORQUAY
La prima tappa del nostro viaggio è Wells nel Somerset, dove l’imponenza della sua cattedrale con la perfezione delle statue medievali incastonate nelle diverse nicchie sulla facciata ovest, ci lasciano senza parole. Due alte torri affiancano l’ingresso principale che si apre sotto una serie di archi acuti e girando intorno all’edificio potrete godere appieno della sua bellezza. Entrando nel chiostro comincerete ad assaporare la sacralità della cattedrale che troverà il suo culmine ai piedi degli enormi archi a forbice medievali i quali sostengono la torre, impedendo lo sprofondamento delle fondazione. Il legno intagliato delle sedute del coro attirerà la vostra attenzione, così come la sala capitolare a pianta ottagonale che si raggiunge grazie ad una gradinata curva dalle pedate consumate per il passaggio nei secoli di devoti e canonici. Vale la pena anche fare quattro passi nelle viuzze dalle abitazioni in stile Diagon Halley di Harry Potter che si diramano dalla cattedrale e osservare il tipico edificio inglese del college in mattoncini rossi.
Consigliatissimo. Lasciamo Wells accompagnati da un magnifico sole estivo e raggiungiamo Glastonbury, piccolo paese anch’esso nel Somerset famoso per i resti della sua Abazia e della torre in cima alla collina. Quello che rimane delle cattedrale giace all’interno di un’ampio parco, tra il verde brillante dell’erbe accuratamente tagliata. Le suggestive rovine ci fanno immaginare come si presentava l’imponente edificio fino al 1539, quando purtroppo fu completamente distrutto. Camminare sul morbido prato immersi in questo grande libro di storia a cielo aperto è rilassante ed emozionante allo stesso tempo. Se poi ai fatti realmente accaduti ci aggiungiamo un po’ di magia, il luogo diventa ancor più affascinante. Pare infatti che qui riposino i resti del leggendario Re Artù con quelli dell’amata moglie e regina Ginevra e una domanda ci frulla nella testa: chissà se hanno vissuto come i racconti ce li descrivono. E’ sicuramente affascinante pensare che sotto i nostri piedi si trovino le loro tombe in quella che un tempo era la famosa Avalon, una collina circondata da paludi e canali sopra la quale si apriva il passaggio per il mondo degli inferi (o almeno così dice la credenza).
Consigliatissimo. Dopo la rilassante passeggiata tra le rovine dell’abbazia di Glastonbury ci aspetta il ripido sentiero che corre lungo i fianchi scoscesi ricoperti di erba di un promontorio vicino e conduce alla Galstonbury Tor. La torre ci osserva dall’alta per tutto il percorso beffandosi della nostra fatica, che alla fine è ampiamente ripagata con la splendida vista a 360 gradi sulla verde e ordinata campagna del Somerset. Ci stendiamo al sole per riprendere fiato e goderci la meritata ricompensa; vogliamo imprimerci nella mente più particolari possibili dello splendido panorama.
Per la notte la tranquilla località balneare di Torquay ci attende e, dopo la cena in un ristorantino della baia e la passeggiata romantica sul ventoso lungo mare, andiamo a riposare nell’accogliente bed and breakfast poco distante dalla costa.
DA TORQUAY A PLYMOUTH
L’abbondante colazione inglese ci fornisce l’energia necessaria per affrontare la seconda giornata del nostro viaggio, che ci porterà alla scoperta del Dartmoor nel Devon, parco nazionale poco conosciuto da noi italiani. Giunti a Newton Abbot, uno dei paesi dislocati in periferia del Dartmoor, entriamo al centro informazioni dove un simpatico vecchietto estremamente disponibile ci informa che in 20 anni di lavoro in quella struttura non aveva mai incontrato nostri connazionali. Ci sembra strano dato che il Dartmoor National Park è molto noto in Inghilterra e offre degli scorci estremamente suggestivi. Con tanto di mappa e raccomandazioni per una visita piacevole e sicura, ci addentriamo nel cuore dell’area protetta e la strada comincia a salire tortuosa tra le verdi colline. Cavalli e pecore brucano tranquilli e qua e là il verde scuro dei pini interrompe la monotonia dei pascoli. Man mano che l’altitudine aumenta l’erba tenera lascia il posto alla brughiera nella quale i cespugli rosa dell’erica si mescolano a quelli gialli delle ginestre. Incredibile, ci sembra di essere tornati nelle selvagge highlands scozzesi con la differenza che qui, ogni tanto s’incontrano dei paesini e i grandi centri urbani sono a pochi chilometri. Nel Dartmoor si trovano la calma e il silenzio di un paesaggio incontaminato pur essendo molto vicini alla ‘civiltà’. Peccato per la giornata nuvolosa che non ci ha permesso di godere appieno della vista sulle alture in lontananza, ma probabilmente è stato grazie a queste condizioni che abbiamo piacevolmente riassaporato la tanto amata ambientazione scozzese. Tempo permettendo, vale la pena parcheggiare l’auto in una della numerose piazzole di sosta e percorrere uno dei sentieri panoramici che solitamente iniziano ai piedi di strette valli costeggiando un ruscelletto, per poi inerpicarsi sui fianchi verdi dei bassi promontori.
Consigliato. Nel pomeriggio abbandoniamo la riserva naturale per tornare sulla costa. Anche qui il verde non manca dato che la strada che conduce a Looe e poi a Polperro si snoda tra rigogliosi boschi di latifoglie e le piante allungano i propri rami fino a intrecciarsi, formando così una galleria di foglie incredibile. I villaggi di pescatori di Looe e Polperro si trovano incastonati tra il mare e i versanti scoscesi ricoperti di vegetazione. Sono i primi due gioiellini della Cornovaglia che visitiamo e passeggiare tra le loro strette viuzze su cui si affacciano ristoranti, negozietti di souvenir, edicole e pasticcerie è davvero molto piacevole. Gli edifici difficilemente superano i due, tre piani; il bianco di alcune delle facciate si alterna al rosso di altre costruite con i tipici mattoncini, nel tetto spiovente si aprono gli abbaini e le insegne colorate delle attività commerciali insieme ai vasi di fiori rallegrano l’ambiente. E’ d’obbligo fermarsi in una delle tante pasticcerie che sfoggiano nelle vetrine dei golosissimi dolci. Accompagnate queste leccornie con una tazza di thè caldo e vi sembrerà di essere dei veri e propri inglesi; infondo anche questa è Inghilterra!
Lasciamo l’atmosfera romantica di Looe e Polperro e torniamo nel Devon attraversando il ponte a pagamento sul fiume Tamar per trascorrere la notte a in un bed and breakfast a Plymouth. Questa cittadina vi stupirà con la grande piazza delimitata da un verdissimo prato accuratamente tagliato, costruita al culmine della collina che domina il mare. Il suggestivo faro bianco e rosso domina la scena, mentre sull’altro lato dell’Esplanade trovano posto una ruota panoramica, alcuni monumenti e l’elegante struttura che ospita appartamenti di lusso con vista mozzafiato. Al termine della piazza si sviluppa il complesso della Cittadella Reale quasi interamente realizzato con la pietra locale, la cui costruzione iniziò nel 1665. La cittadella, simile a una fortezza, sovrasta l’ampia baia di Plymouth e il porto, su cui si affaccia il quartiere più antico e caratteristico della città con edifici storici e stradine lastricate.
Per la cena si può scegliere tra uno dei tanti ristoranti del Barbican, per poi smaltire gli abbondanti piatti di pesce, carne o pasta con una camminata lungo l’incantevole baia e godersi l’aria fresca e umida del tramonto.
DA PLYMOUTH A PENZANCE
Doppia razione di ‘bacon and scrambled eggs’ per mio marito (che ovviamente si è gustato anche la mia parte) e poi subito in marcia verso la penisola di Lizard.
Consigliatissimo. Fate attenzione perché prima di arrivare a Lizard Point, il punto più meridionale della Gran Bretagna (se escludiamo le isole Scilly) bisogna fare una deviazione e seguire una stradina che vi porterà al parcheggio dal quale intraprendere la discesa per la stupenda baia di Kynance Cove. Credetemi, dopo pochi passi ciò che ammirerete vi lascerà letteralmente senza fiato. Un’insenatura di sabbia chiara lambita da acque cristalline, stile mare tropicale, compare tra l’alta costa e un secondo lembo di spiaggia unisce una manciata di promontori di roccia scura, ricoperti di erba e muschio, alla Cornovaglia. Man mano che scendiamo lungo il ripido sentiero osserviamo il posto da diverse prospettive restandone sempre più affascinati. Giungiamo ai piedi della scogliera, superiamo uno stretto tappeto di sassi levigati dall’acqua e finalmente poggiamo i piedi su quel lembo dorato di terra che avevamo visto dall’alto. Alcuni ragazzi sorfano poco lontano dalla riva e dei bambini giocano a rincorrere le onde. Io e mio marito ci guardiamo negli occhi e pensiamo che il paradiso potrebbe certamente avere questo aspetto. I tavolini esterni di un ristorantino offrono il pranzo con posto in prima fila su questo eden. Proseguiamo fino a salire sul lato opposto alla discesa verso Kynance Cove e ci stendiamo sul prato che riveste la scogliera. In compagnia di un gabbiano per nulla intimorito della nostra presenza, gustiamo nella quiete assoluta un panino che in un luogo così acquista un sapore speciale e ci godiamo lo spettacolo della natura.
Consigliato. Vale la pena raggiungere Lizard Point a piedi da Kynance Cove grazie a un comodo tracciato lungo circa 2 miglia che segue la frastagliata costa. Ovviamente gli scorci che ci regala questo pezzetto di Cornovaglia sono magnifici. La limpidezza dell’acqua permette di vedere i fondali e le chiazze di bassi fiorellini bianchi, gialli e violetti splendono in una giornata perfetta risaltando tra il verde dell’erba, l’azzurro del cielo e il blu del mare.
Consigliato. Stanchi per la lunga camminata ma entusiasti per i paesaggi unici, lasciamo la penisola di Lizard per raggiungere il paesino di Marazion adagiato sul litorale proprio di fronte all’isolotto di St. Michael’s Mount. Sicuramente il nome vi farà subito pensare al celebre Mont Saint Michel in Normandia (regione settentrionale della Francia) e in effetti esiste una certa somiglianza, infatti durante la bassa marea una striscia di sabbia lo collega alla terra ferma. Io lo definirei come la versione in scala del molto più popolare cugino francese, ma non per questo privo di bellezza e fascino. Noi abbiamo ammirato St. Michael’s Mount circondato dall’acqua e a causa del tardo orario non l’abbiamo potuto raggiungere con il traghetto. Pazienza, perchè anche dalla vicinissima costa si gode di una vista stupenda sul castello edificato in cima al cucuzzola, del giardino, della chiesetta e del piccolo porticciolo.
La sera, la raccolta località balneare di Penzance ci accoglie con i suoi ristorantini e l’ormai irrinunciabile passeggiata sul lungo mare. L’abbondante cena consumata in un caratteristico pub inglese accompagnata da un’ottima birra alla spina coronano questa splendida giornata, insieme all’accoglienza e alla cordialità regalataci dal bed and breakfast.
DA PENZANCE A TINTAGEL
Consigliatissimo. La prima attrazione del mattino è la Porthcurno Beach poco lontano da Penzance. Il sole illumina la profonda insenatura nella scogliera nella quale risplende la spiaggia bianca e immacolata. Il mare è calmo e la labile schiuma delle onde scivola sul bagnasciuga per poi scomparire nella limpidezza di acque pulitissime. Qui la costa non è particolarmente ripida e il manto erboso arriva in certi punti a lambire la sabbia, ricoprendo quasi integralmente i grossi massi dalle sfumature del grigio e dell’arancione. Se non fosse per la temperatura fresca ci sembrerebbe di essere sperduti su qualche isola caraibica. Ci innamoriamo subito del panorama e rimaniamo a contemplarlo fino a quando qualche impavido bagnante, non curante del freddo, inizia a popolare quest’angolo di paradiso. Decidiamo allora di varcare la soglia del Minack Theatre che sorge proprio sul promontorio laterale alla Porthcurno Beach. Il giardino ricco di piante e fiori della zona accoglie i visitatori contribuendo a creare un’atmosfera rilassata e serena, preludio di un’opera architettonica incredibile. Minack, che nel linguaggio Cornish significa luogo roccioso, appare come la riproduzione di un anfiteatro dell’antica Roma costruito con la roccia estratta poco lontano. Dobbiamo ringraziare Rowena Cade se oggi possiamo assistere ad un opera comodamente seduti su una scogliera a picco sul mare, ammirando Logan Rock in lontananza. La Cade era una donna dal carattere forte e determinato nonché amante delle rappresentazioni teatrali che si dedicò in prima persona alla creazione di questo luogo magico. Una serie di gradinate semicircolari realizzate in pietra e ricoperte per la maggior parte d’erba accolgono gli spettatori, affacciandosi su un palco dalla scenografia semplice costituita di archi e colonne in sasso. D’altronde qui lo scenario più spettacolare ce lo regala la natura.
Consigliato. L’antico limite del mondo ci attende in un paesaggio aspro e spazzato dai venti per cui montiamo in auto per percorrere i pochi chilometri che ce ne dividono. Land’s End, il punto più occidentale della Gran Bretagna all’inizio non ci colpisce per la sua bellezza ma per il fatto che in questo lembo di terra lontano da tutto e tutti è stato costruito un villaggio divertimenti. Non che non lo sapessimo ma un conto è leggerlo sulla guida e un altro è vederlo con i propri occhi. Hotel, ristoranti, bar, parco giochi per bambini, grandi negozi di souvenir, cinema 4D si trovano sul passaggio per raggiungere il caratteristico cartello di Land’s End con tanto di indicazione delle distanze da New York, John O’Groats (in Scozia) e isole Scilly. Da lì si ha una vista splendida sulle grotte che si aprono nella costa, il faro e i faraglioni rocciosi poco distanti dalla terraferma. Sinceramente io e mio marito abbiamo apprezzato molto di più la bassa casetta isolata dopo il cartello Land’s End, con un piccolo bar e negozio, rispetto all’intero villaggio.
Consigliato. Lasciamo la pioggerella e il freddo di Land’s End per raggiungere il pittoresco villaggio di St.Ives con l’alto campanile di mattoncini e dove fortunatamente splende un bel sole. Tante casette uguali dal tetto spiovente ricoprono i dolci fianchi del pendio fino alla spiaggia del piccolo ma suggestivo porticciolo. Verso l’oceano, una verde colline si erge dietro i tetti delle abitazioni della baia e una chiesetta ne domina la cima. Dall’altra parte di questa corta penisola si apre una seconda insenatura che termina con un’ampia spiaggia su cui si affacciano prati e villette . Le strette viuzze lastricate piene di negozietti e bar rende la passeggiata nel centro di St.Ives estremamente piacevole e il profumo di cibo all’esterno dei ristoranti attira la clientela. Ecco un altro luogo dove non sarebbe niente male vivere!
Ormai è tardo pomeriggio e abbandoniamo il relax di questo grazioso villaggio per recarci a Tintagel, dove sorgono le rovine del castello di Re Artù che visiteremo con calma l’indomani.
DA TINTAGEL A EXETER
Consigliatissimo. Nuvoloni grigi incombono sulle nostre teste e il freddo vento che spira dall’Oceano è molto forte. Tuttavia non ci lasciamo intimidire e scendiamo lungo la stradina sterrata che da Tintagel conduce ai piedi della rupe fortificata, unita al resto d’Inghilterra soltanto da uno stretto lembo di terra. Qui nella roccia scura e umida si apre la grotta che un tempo, si dice, era la dimora di mago Merlino, protettore e consigliere di Re Artù. Chissà, se sapessimo qualche parolina magica potremmo accedere al suo magico mondo popolato di sovrani e cavalieri, incantesimi e streghe. Purtroppo non ne siamo a conoscenza e non ci resta che inerpicarci su ripidissimi scalini fino ai cortili inferiore e superiore in cima ad uno sperone di roccia. Questo era l’avamposto del castello sulla terra ferma e in tal luogo io e mio marito ci fermiamo per ammirare la realtà e immaginare il passato. Torniamo in basso e attraversiamo il ponte per entrare ufficialmente nella fortezza dove nacque e visse Artù, figlio di Uter Pendragon re della Britannia. Bisogna veramente lavorare di fantasia per ipotizzare le reali dimensioni del castello perché di resti ne sono rimasti ben pochi ma il posto è comunque estremamente suggestivo, specie in una giornata come questa dove il fragore delle alte onde che s’infrangono sulla costa echeggia prepotente. Camminando fra le rovine mi pare di sentire il rumore del fabbro che batte sul ferro caldo, il belato delle pecore, le urla dei prigionieri e l’incedere dei soldati, proprio come doveva essere quando la fortezza era abitata. Probabilmente fra quelle mura Artù ha impugnata la leggendaria spada Excalibur, forgiata dagli dei, che ora giace nelle acque di un lago poco lontano, nella brughiera di Bodmin.
Se non siete di fretta, una volta tornati nel paesino di Tintagel vale la pena visitare l’antica casa dal caratteristico tetto in ardesia dell’Old Post Office. Gli interni sono stati ottimamente conservati e stanza e camino sono semplicemente incantevoli.
Consigliato. Nel primo pomeriggio salutiamo a malincuore Tintagel che ci ha regalato tante emozioni per scoprire il paesino di Bocastle, adagiato ai piedi di uno stretto fiordo. Il villaggio è conosciuto in tutto l’Inghliterra per due ragioni: la prima per la devastante alluvione che nel 2004 l’ha quasi completamente distrutto e la seconda per il famoso e suggestivo museo della stregoneria. Una volta varcata la soglia del museo vi sembrerà di essere nella famosa Diagon Alley, la celebre via per lo shopping magico di Harry Potter. Non abbiate paura se una strega si avvicina con aria indagatrice, infondo siamo nel cuore della magia.
Dopo una giornata così intensa pensate che saremmo andati a dormire presto? Certo che no. Guidiamo fino alla tranquilla cittadina di Exeter per rifocillarci, fare due passi in centro, ammirare (dall’esterno a causa del tardo orario) la sua gotica cattedrale e intrattenerci a sorseggiare un boccale di birra nell’allegro pub, proprio nella piazza del duomo.
DA EXETER A WINCHESTER
Poco più di 150 chilometri ci dividono dalla prima meta di giornata. Distanza piacevolmente percorsa in una campagna stupenda, percorrendo strade che seguono il sali e scendi di colline su cui si alternano prati verdissimi, appezzamenti di fiori gialli e rossi e fitti boschi. Ad un tratto scorgiamo delle grosse pietre simili a parallelepipedi che si ergono a formare un semicerchio (in pochi casi è rimasto il blocco posto in orizzontale sopra due di quelli verticali). Siamo arrivati al sito archeologico di Stonehenge, famoso in tutto il mondo e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Avvicinandosi non si può fare a meno di chiedersi come mai quelle pietre siano state posizionate proprio su quel promontorio e in tale modo. Forse si trattava di un osservatorio astronomico o una sorta di antico tempio dedicato agli dei che i nostri antenati hanno deciso di costruire più di 4000 anni fa. Più che entusiasmato Stonehenge ci ha incuriosito, probabilmente perchè non siamo appassionati di archeologia; tuttavia vale la pena visitarlo anche solo dall’esterno della recinzione attraverso la quale si vede benissimo.
Consigliatissimo. Nel Wiltshire a mezz’ora di auto da Stonehenge, Salisbury vi meraviglierà grazie alla sua elegante cattedrale gotica del 1200. La facciata principale è adornata da statue alloggiate in nicchie e alle sue spalle svetta l’altissima guglia. L’interno è maestoso e una serie di slanciate colonne che sembra infinita sostengono la navata centrale, mentre dei robusti archi a forbice, che mi hanno ancora una volta lasciata senza parole, sorvegliano l’accesso ai transetti nord e sud. Da non perdere anche la sala capitolare a pianta ottagonale che accoglie quattro copie originali della Magna Charta, una sorte di prima rudimentale Costituzione concessa dal Re inglese Giovanni senza terra nel 1215 ai propri ‘sudditi’. E’ incredibile pensare quante centinaia di anni sono dovuti trascorrere prima di giungere al pieno riconoscimento dei diritti di ciascun cittadino e in quanti posti purtroppo ancora oggi non esiste una vera democrazia. La visita di Salisbury non si può limitare alla sola cattedrale. Io e mio marito abbiamo passeggiato nel centro chiuso al traffico, ricco di edifici storici e di abitazioni tipicamente in stile inglese apprezzando anche il canale che lo attraversa, fresco rifugio per cigni e anatre. Pulita, tranquilla, estremamente vivibile, capace di integrare il gran flusso di turisti con la sacralità di luoghi sacri e l’intimità di angoli nascosti, Salisbury ci ha stregato regalandaci vedute indimenticabili.
Punto d’arrivo della giornata è Winchester nell’Hampshire. Questa bella e verde cittadina è legata alle leggende di Re Artù in quanto nella Great Hall, l’unica parte rimasta del castello medievale dell’XI secolo di Guglielmo il Conquistatore, è conservata la tavola rotonda. Attorno ad essa si dice che Re Artù convocasse i giovani aristocratici della britannia al fine di consolidarne il legame e il valore di reciproco aiuto. Inoltre il sedersi intorno alla tavola rotonda significava che tutti, incluso il sovrano, avevano uguali diritti e doveri gli uni verso gli altri. Superati il Guildhall, ovvero il municipio, e un parco curatissimo arriviamo nell’ampio spazio erboso che ospita la cattedrale. Meno appariscente e slanciata rispetto a quella di Salisbury, la cattedrale in stile gotico-romano merita sicuramente una visita, soprattutto per il coro che è il più antico di epoca medievale di tutta l’Inghilterra. Anche Winchester non ci ha delusi e durante la cena in un pub parliamo delle tante bellezze naturali e non fin qui visitate e pensiamo a malincuore che ci rimane un’ultima notte da passare in Inghilterra…almeno per quest’anno.
DA WINCHESTER ALL’AEROPORTO DI BRISTOL
Bath è la tappa conclusiva del nostro indimenticabile viaggio on the road in questa parte d’Inghilterra dall’Hampshire fino ai punti più estremi della Cornovaglia, Lizard point e Land’s end. A differenza di Salisbury e Winchester, Bath è una città in salita infatti ancor prima di entrarci, vedrete sul fianco della collina una successione di case tutte uguali da sembrare finte. Nominata Patrimonia dell’Umanità dall’UNESCO, anche qui non mancano la cattedrale, i giardini curatissimi, edifici di importanza storica e architettonica come il Royal Crescent (complesso di edifici disposti a mezzaluna) e il Circus (complesso di edifici che disegnano un cerchio perfetto).
Consigliatissimo. L’attrazione principale di Bath però è il museo delle antiche terme. Già nel I secolo i romani avevano capito l’importanza dell’acqua calda che sgorgava in superficie dalle profondità della terra a una temperatura di 47°C. Ne sfruttarono i benefici costruendo il complesso termale che oggi è possibile visitare, con annesso tempio dedicato alla dea Sulis Minerva. Nel museo si attraversa quel che resta degli ambienti dove una volta c’erano piscine d’acqua calda, spogliatoi, aree comuni, inoltre si possono osservare alcuni tratti dei canali utilizzati per il trasporto dell’acqua, nonché l’origine della sacra fonte. La visita trova il suo culmine al ‘grande bagno’ esterno, interamente circondato da un porticato sorretto da colonne, nelle cui acque si specchiano la torre e la parte più elevata della cattedrale di Bath.
Torniamo lentamente all’auto per sfruttare fino all’ultimo minuto il tempo a nostra disposizione. Ci voltiamo più volte ad ammirare l’elegante centro della cittadina di Bath, poi sospirando guidiamo verso l’aeroporto di Bristol per imbarcarci sull’aereo che ci riporterà casa ricchi di foto, storie da raccontare, ricordi ed emozioni.