Amazzonia colombiana

Eccomi nuovamente sulle rive del Rio delle Amazzoni. Ora sono a Leticia, nell’Amazzonia colombiana. Appena sono arrivato, ho sentito un odore diverso, non quello degli onnipresenti gas di scarico delle auto, che ammorbano l’aria di ogni metropoli moderna, ma un odore diverso, di alberi, di frutta, d’erba, d’acqua, di fiume. Il Rio delle...
Scritto da: yurileveratto
amazzonia colombiana
Partenza il: 10/04/2007
Ritorno il: 10/05/2007
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
Eccomi nuovamente sulle rive del Rio delle Amazzoni. Ora sono a Leticia, nell’Amazzonia colombiana.

Appena sono arrivato, ho sentito un odore diverso, non quello degli onnipresenti gas di scarico delle auto, che ammorbano l’aria di ogni metropoli moderna, ma un odore diverso, di alberi, di frutta, d’erba, d’acqua, di fiume. Il Rio delle Amazzoni, fiume per eccellenza, mi ha nuovamente stupito. Qui, a più di tremila chilometri dall’estuario, sembra già un mare, e le sue acque scorrono placide verso est. L’eterno fluire di questa immensa massa d’acqua mi rilassa, mi dà un senso di sicurezza, di tranquillità. Il Rio delle Amazzoni è il fiume dei record, ogni altro fiume della Terra, impallidisce al suo confronto. L’unico che gli tiene testa è il Nilo, ma ancora non vi è certezza su quale dei due sia il Re nella lunghezza. E´ bello pensare che nell’era dell’informatica e dei viaggi spaziali, l’uomo non sappia ancora definire con precisione assoluta la lunghezza di un fiume, ma è così.

Per il resto il Rio delle Amazzoni non ha rivali. Il suo bacino, di sette milioni di chilometri quadrati (ventiquattro volte l’Italia), è il maggiore del mondo, e si estende sui territori di sei stati, Brasile, Bolivia, Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela. La portata del Rio delle Amazzoni poi, non ha eguali, in quanto il Rio delle Amazzoni trasporta più acqua che il Mississippi, il Nilo, e lo Yang-tze combinati! Nel suo estuario, largo ben cento chilometri, duecentomila metri cubi d’acqua (trecentomila durante la stagione delle piogge), vengono riversati, ogni secondo, nell’oceano! Un quinto di tutta l’acqua dolce che viene versata negli oceani della Terra proviene dal Rio delle Amazzoni.

Dalle sue sorgenti, situate a ben seimila metri, sulle Ande peruviane dove viene denominato Apurimac, fino alla foce, il Rio delle Amazzoni riceve più di diecimila affluenti, diciassette dei quali sono grandi fiumi il cui corso supera i milleseicento chilometri! Tre di loro, il Purus, il Madeira e il Caquetá sono grandi fiumi lunghi circa tremila chilometri con una portata d’acqua che si avvicina a quella del Congo, il secondo fiume al mondo che trasporta più acqua. Ma i record non sono finiti qui. La selva amazzonica, che copre circa l’ottanta per cento (cinque milioni e mezzo di chilometri quadrati) dell’intero bacino fluviale è la foresta maggiore del mondo e il luogo della Terra dove vi è la maggior biodiversità vegetale e animale. La foresta pluviale tropicale, definita anche “il polmone del mondo” è, dal punto di vista ambientale, il luogo più prezioso della Terra, per svariati motivi. Innanzitutto per l’immane biodiversità: in Amazzonia vi sono un quinto di tutte le specie di volatili della Terra, duemila specie di mammiferi, e più di duemila specie di pesci, più dell’oceano atlantico. Gli entomologi hanno catalogato più di duemilioni e mezzo di specie di insetti! Per quanto riguarda le piante si stima che un chilometro quadrato possa contenere più di mille specie differenti di alberi e piante. Anche dal punto di vista antropico l’Amazzonia non finisce di stupire, in quanto vi vivono centinaia di differenti tribù di indigeni amerindi, anche se sono costantemente minacciati dai proprietari terrieri e dagli imprenditori. La selva amazzonica, che costituisce la decima parte di tutte le foreste e i boschi della Terra, contribuisce in gran parte all’emissione dell’ossigeno che respira l’umanità intera. Il processo di fotosintesi permette l’emissione di enormi quantità di ossigeno, senza il quale la vita sulla Terra non sarebbe più possibile. Purtroppo, il gigante è in pericolo. Ancora una volta il responsabile di questa minaccia è l’uomo, con la sua avidità e la sua insaziabile sete di potere e di ricchezza. Negli ultimi quarant’anni, l’uomo ha distrutto circa il venti per cento della foresta amazzonica, (un’area grande quanto la Francia e l’Italia messe insieme). Le cause del disboscamento sono varie: innanzitutto i proprietari terrieri vendono la legna che ottengono, e quindi iniziano a sfruttare il suolo per mezzo di agricoltura intensiva. Per esempio in Brasile la maggioranza dei terreni strappati alla foresta vengono coltivati a soia. Gli effetti della deforestazione effettuata su larga scala sono disastrosi. Spesso grandi zone di foresta vengono incendiate, con conseguenti immani emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Ma soprattutto il disboscamento causa la diminuzione della quantità di ossigeno presente nell’atmosfera, derivante dalla minore estensione forestale. Ciò causa l’aumento dell’anidride carbonica.

Il disboscamento è la causa indiretta della diminuzione delle precipitazioni, in quanto minori estensioni boschive, diminuiscono la quantità di umidità e di nuvole nell’atmosfera. Si crea così un pauroso effetto a catena, in quanto altri alberi e piante seccano e muoiono per la diminuzione di precipitazioni.

E´ormai riconosciuto che negli ultimi dieci anni, la portata del Rio delle Amazzoni è diminuita, e là dove vi era acqua ora vi sono delle immense e desolate spiagge fluviali. A questo disastro si somma l’erosione dei suoli, in quanto i terreni, senza più le radici degli alberi, si sfaldano, sotto l’effetto delle sempre più frequenti piogge torrenziali.

Il disboscamento contribuisce inoltre alla perdita di biodiversità in quanto molte specie animali e vegetali soccombono e si estinguono per sempre. Anche molti popoli indigeni, che si ritrovano senza il loro habitat dove vissero per migliaia di anni, si trovano ad essere disorientati, e spesso non riescono ad integrarsi nella cosiddetta “civiltà”. Si è calcolato che se non si porranno freni a questo disastro, in appena un ventennio sarà perso un altro venti percento dell’intera foresta tropicale. La Terra non sarà più la stessa quando la selva amazzonica sarà un lontano ricordo. L’uomo può pure proseguire a distruggere l’intera foresta pluviale, ma sarà il suo ultimo errore. Nessuno sa cosa succederà se la foresta amazzonica sarà distrutta completamente. Probabilmente si innescherà un processo che porterà a cambiamenti climatici stravolgenti, che causeranno enormi problemi all’intera umanità.

Il problema dell’Amazzonia quindi non è un problema interno del Brasile, o degli altri stati del bacino fluviale, ma è un problema di tutta l’umanità, dei nostri figli, e della generazione futura, che verrà nel ventiduesimo secolo. La Terra, già stretta tra i suoi sette miliardi di abitanti, e tra i suoi ottocento milioni di autoveicoli, non può permettersi l’ennesima strage, quella definitiva, deve trovare una soluzione globale a questo problema, apparentemente insolubile.

Fino a che il grandioso Rio delle Amazzoni, fluirà possente e placido dalle cime innevate delle Ande fino all’oceano, l’uomo sarà al sicuro. Ma se questo fiume dei record perderà la sua forza, e la sua selva ancestrale sarà trasformata interamente in aridi campi coltivati a soia arati da giganteschi trattori, le conseguenze per l’umanità potrebbero essere ben più pesanti di quello che ora si immagina. Yuri Leveratto www.Yurileveratto.Com



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