Cipro on the road

Quasi 1500 chilometri a spasso per tutta Cipro. Un'isola con una storia millenaria e un mare da sogno, che si è rilevata nettamente sopra le attese
Scritto da: LucaGiramondo
cipro on the road
Partenza il: 14/08/2015
Ritorno il: 30/08/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Tutta Cipro on the road (by Luca, Sabrina, Federico e Leonardo)

Venerdì 14 Agosto

La sveglia suona prestissimo: alle 3:20. Completiamo i bagagli e caricato tutto in auto, alle 4:13, prendiamo il via per questa nuova avventura.

Il motivo della levataccia è dovuto al fatto che dopo diversi anni torneremo a prendere l’aereo anche nelle vacanze estive (non accadeva dall’ormai lontano 2009), così, riconquistato anche Federico, dopo l’ultima parentesi in tre a Capo Verde, voleremo, di nuovo in quattro, verso il sud-est europeo, ma geograficamente già in Asia, alla volta dell’isola di Cipro.

Cipro è, con i suoi 9.251 chilometri quadrati, la terza isola per estensione del Mediterraneo, dopo Sicilia e Sardegna, ed è situata a sud della Penisola Anatolica e a circa cento chilometri dalle coste siriane. Terra ricchissima di storia, crocevia di civiltà e di rotte commerciali fra i continenti del vecchio mondo, dopo svariate dominazioni ha ottenuto l’indipendenza dall’Impero Britannico nel 1960.

Nel 1974 però, con il pretesto di difendere la minoranza ottomana, la Turchia ne invase militarmente la parte settentrionale, occupando circa un terzo del territorio e da allora l’isola è divisa: a sud la Repubblica di Cipro, stato filo-greco membro dell’Unione Europea dal 2004, e dall’altra parte la Repubblica Turca di Cipro del Nord, nazione ufficialmente riconosciuta solo dal suo invasore … Noi però siamo intenzionati, seppur con un po’ apprensione, a visitare entrambi i lati dell’isola, visto che da qualche anno sono stati aperti diversi varchi di frontiera.

Dieci minuti dopo la partenza imbocchiamo l’autostrada A14 verso sud, per uscirne quasi subito seguendo le indicazioni per Roma e per la E45.

Nel buio ancora completo, alle 5:15, superiamo il Passo del Verghereto e da lì scendiamo verso la Val Tiberina, così, mentre albeggia, alle 6:00 transitiamo nei pressi di Perugia e meno di un’ora più tardi c’immettiamo sull’autostrada A1 ad Orte.

Alle 7:00 facciamo una breve sosta in Autogrill e ripreso strada, dopo un giro di lancette d’orologio e quasi mezzo giro di Grande Raccordo Anulare, siamo al King Parking, nelle vicinanze dell’aeroporto di Fiumicino, a lasciare in deposito l’auto.

Con la navetta raggiungiamo il Terminal 3 e individuato il banco dell’Aegean, nostra compagnia aerea per questo viaggio, facciamo prestissimo ad imbarcare i bagagli, visto il check-in fatto da casa, via internet … Così, oltrepassati anche i controlli di sicurezza, ci mancano ancora oltre due ore all’imbarco.

Pazientiamo e intorno alle 10:30 ci prepariamo a salire a bordo.

Le operazioni si prolungano però più del previsto, così, in ritardo di quasi mezzora, alle 11:25, l’Airbus A320-200 si stacca da terra, identificato come volo A3 651, per fare rotta su Atene.

Sorvoliamo l’italica penisola, attraversiamo il Mar Ionio e planiamo in direzione della capitale greca, mentre sposto anche in avanti di un’ora le lancette dell’orologio.

Alle 14:00 in punto tocchiamo il suolo ellenico e scesi dall’aereo ci mettiamo in attesa del prossimo volo, che sembra essere in orario.

Dopo un’altra buona dose di pazienza, alle 16:30, cominciano le operazioni di imbarco sul volo A3 906: medesimo velivolo, della stessa compagnia aerea, che alle 17:05 prende quota diretto a Larnaca, sull’isola di Cipro.

Attraversiamo il Mar Egeo, fiancheggiamo la costa turca, passiamo sopra a Rodi e poi scendiamo verso il primo aeroporto cipriota, dove atterriamo alle 18:22.

Recuperiamo sani e salvi tutti i bagagli, poi impieghiamo un po’ di tempo alla Europecar per ritirare l’auto a noleggio perché non è pronta. Ce la consegnano infatti quando ormai è buio, dopo le 20:00: una Kia Sportage nera (targata ZLAV 033).

Dopo le iniziali e comprensibili difficoltà dovute alla guida a sinistra, grazie al navigatore, in breve arriviamo al St. Mamas Apartments: spartana struttura che ci ospiterà in questa prima notte di vacanza.

Per cena racimoliamo hot-dog e sandwich da un chiosco ambulante, poi ci dedichiamo al meritato riposo, perché da domani scatterà la vera e propria operazione Cipro!

Sabato 15 Agosto

Durante la notte Leo è caduto dal letto e al risveglio dice di aver male ad una mano ed ha ragione, perché è livida e gonfia… Cerchiamo di rassicurarlo, ma facciamo i dovuti scongiuri, nella speranza che sia solo una contusione.

Alle 7:40 siamo già pronti a partire. Carichiamo i bagagli in auto e andiamo alla ricerca di un market, seppur con qualche dubbio, visto che è Ferragosto anche a Cipro.

La zona è turistica, per cui lo troviamo. Facciamo così spesa e subito dopo una fugace colazione, quindi iniziamo ufficialmente il nostro tour dell’isola.

Prima di tutto andiamo alla periferia di Larnaca, dove si trova un vasto stagno salmastro, dal quale un tempo si estraeva sale, sulle cui rive sorge la Hala Sultan Tekke, moschea tuttora in attività, nonostante si trovi nella parte ortodossa dell’isola. Fondata nell’anno 674 è considerata il terzo luogo più sacro al mondo per l’islam, dopo la Kaaba della Mecca ed il Tempio di Maometto a Medina, pare infatti vi sia sepolta Umm Haran, la venerata balia del sommo profeta.

L’attuale edificio, circondato da cipressi, ulivi e palme da dattero, risale al XVIII secolo ed è particolarmente affascinante, immerso nella sua mistica atmosfera e specchiato nelle acque dell’antistante laguna.

Completiamo la visita mentre il caldo comincia a farsi sentire, poi imbocchiamo l’autostrada che corre, parallela alla costa, verso ovest. In questo modo, intorno alle 9:30, giungiamo nel piccolo paese di Choirokoitia per vedere l’omonimo insediamento neolitico.

Inserito dal 1998 nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, Choirokoitia non è certo spettacolare visto che si presenta, più che altro, come un grande ammasso di pietre, ma è comunque significativo, giacché, risalente al 7000 a.C., è considerato il più antico luogo inizialmente abitato dell’isola.

Osservando con attenzione si possono chiaramente individuare i resti di numerose abitazioni a pianta circolare, abitazioni che, all’ingresso del sito, sono anche state ricostruite, così da rendere l’idea circa l’originale aspetto del villaggio.

Riconquistata l’auto riprendiamo il nostro itinerario verso l’ovest dell’isola. Percorriamo qualche decina di chilometri e poi usciamo di nuovo dall’autostrada seguendo le indicazioni per Governor’s Beach, una spiaggia sulla quale ho buone indicazioni, nonostante questa non sia certo la parte migliore di Cipro balnearmente parlando… La nostra intenzione è quella di cercare un po’ di refrigerio nelle ore centrali della giornata, prima di riprendere con le visite a carattere culturale.

L’arenile in effetti è discreto, delimitato da bianchissime scogliere di gesso, che ricordano vagamente, in proporzioni ridotte, la Scala dei Turchi siciliana, in netto contrasto con la nera sabbia che si estende alla loro base. Il mare che le bagna poi è incredibilmente trasparente, anche se non risalta a causa dello scuro fondale … Tutto sommato, quindi, un bel quadretto, peccato solo per la poco piacevole vista dei camini di una vicina centrale termoelettrica.

Affittiamo un ombrellone e due lettini poi corriamo subito in acqua a consumare un piacevole bagno, quindi, dopo una bella passeggiata alla base delle scogliere, pranziamo e ci concediamo un po’ di sano relax.

Poco prima delle 15:00 riordiniamo le nostre cose e riprendiamo il viaggio, accompagnati dalla calura cipriota che, probabilmente, raggiunge il suo apice … lungo l’autostrada, infatti, registriamo 40.5 gradi centigradi!

Non ci facciamo intimorire e, oltrepassata Limassol (capitale economica dell’isola) abbandoniamo nuovamente la strada principale seguendo le indicazioni per Kolossi. Qui, su di una minuscola altura, si trova l’omonimo castello quattrocentesco, risalente all’epoca in cui la zona era governata dai Cavalieri di San Giovanni.

L’attuale costruzione, eretta nel 1454, più che a un castello assomiglia ad una casatorre fortificata e vi si accede attraverso un piccolo ponte levatoio … La esploriamo palmo a palmo, fin sul tetto, e rimaniamo molto sorpresi, perché il suo stato di conservazione è davvero eccellente.

Da Kolossi ci spostiamo poi a breve distanza, sulla costa, al sito archeologico di Kourion, uno dei più rinomati di tutta Cipro.

Kourion nell’antichità fu una importante città-stato di origine micenea, che prosperò particolarmente in epoca tolemaica e romana. Attualmente la zona archeologica è molto ampia, così noi iniziamo dalla sua parte più periferica, ovvero dal Santuario di Apollo Ylatis, complesso dedicato all’omonima divinità, fondato nell’VIII secolo a.C. e distrutto da un violento terremoto nel 365 d.C. … i vasti resti rendono l’idea dell’importanza del luogo e la ricostruzione di una piccola parte del tempio è utile ad immaginare la sontuosità originaria degli edifici.

Subito dopo passiamo a vedere le scarne rovine dello stadio (che poteva contenere seimila spettatori) e poi saliamo, su di un’altura che domina il prospiciente tratto di mare, al principale sito di Kourion.

Parcheggiata l’auto, a piedi, andiamo alla scoperta del luogo, a partire dal teatro, che è una ricostruzione, ma piena di fascino, vista la sua posizione altamente panoramica. Quindi nelle immediate vicinanze esploriamo i resti della cosiddetta Villa di Eustolio, con interessanti mosaici risalenti al III secolo d.C. Più distanti ecco invece le rovine di una grande basilica paleocristiana che domina le scogliere, poi, oltre il Foro Romano, fra i muri di quella che viene chiamata Casa dei Gladiatori, alcuni splendidi mosaici raffiguranti questi epici eroi in tenuta da combattimento.

Terminata, dopo una lunga scarpinata, l’esilarante visita a ritroso nel tempo la giornata volge ormai al termine.

Seguendo il profilo costiero ad una certa distanza ci avviamo così verso la città di Pafos, situata quasi all’estremo sud-ovest dell’isola, e con le ombre lunghe della sera guadagniamo anche il Nereus Hotel, che ci ospiterà per le prossime tre notti.

Andiamo a sistemare le cose in camera e a fare una doccia, quindi a cena in hotel, visto che abbiamo compresa nel prezzo la mezza pensione, poi ci concediamo una passeggiata fin sul lungomare di Pafos, brulicante di vita, ma non ci dilunghiamo tanto, perché è stata una bella ma intensa giornata e siamo tutti piuttosto stanchi … Così ben presto ci ritiriamo nelle nostre stanze e appuriamo, con un respiro di sollievo, che l’infortunio al piccolo Leo è proprio solo una semplice contusione.

Domenica 16 Agosto

Dopo l’infernale caldo di ieri si è dormito benissimo nell’aria condizionata del Nereus Hotel, mentre fuori, alle 8:00 di mattina, ci sono già oltre trenta gradi. Ripreso così contatto con la realtà, consumiamo la colazione e poi partiamo.

La mattinata sarà dedicata alle ricchezze archeologiche di Pafos, uno dei più importanti insediamenti dell’isola in epoca ellenistica, romana e medioevale.

Prima di tutto andiamo, a brevissima distanza dalla struttura che ci ospita, a vedere i resti della Basilica di Hrysopolitissa, a suo tempo uno dei più estesi e sontuosi edifici religiosi della città. Eretto nel IV secolo e distrutto durante le incursioni arabe del 653, conserva oggi anche il cosiddetto Pilastro di San Paolo, dove si ritiene che il santo, dopo essere stato legato e frustato, abbia convertito al cristianesimo il suo carnefice, il governatore romano Sergio Paolo.

Osserviamo le vaste rovine, fra le quali si erge la caratteristica chiesetta di Agia Kiriaki, e poi ci spostiamo, nei pressi, alla curiosa Catacomba di Agia Solomoni.

Scendiamo lungo una ripida scalinata in quello che fu, nel II secolo d.C., il luogo di sepoltura di alcuni martiri cristiani, un luogo evidentemente ancora venerato a giudicare dai tanti panni votivi legati un po’ ovunque nei paraggi, una pratica di origine pagana che si è mantenuta nei secoli.

Verso le 9:30 giungiamo, in riva al mare, nel parcheggio prospiciente il più noto sito archeologico della zona e subito dopo, a piedi, iniziamo la visita di ciò che resta della gloriosa città di Nea Pafos, fondata sul finire del IV secolo a.C. come saliente avamposto del regno tolemaico e divenuta poi un importante centro in epoca romana, fino al suo declino, iniziato nel IV secolo d.C. in seguito ad un devastante terremoto.

Le rovine di Nea Pafos (sito Unesco dal 1980) non si possono certo definire imponenti, visto che raramente superano i due metri di altezza, ma sono particolarmente interessanti per i numerosi mosaici in ottimo stato di conservazione, scoperti casualmente nel 1962 da un contadino che stava arando il suo campo.

Cominciamo con la cosiddetta Casa di Aion, che conserva un pregevole mosaico raffigurante l’omonima divinità pagana, quindi esploriamo la vasta Villa di Teseo, un’importante residenza privata del II secolo, nella quale spicca un bellissimo mosaico rotondo raffigurante Teseo e il Minotauro… Ma è nella strabiliante Casa di Dionisio che si concentrano la maggior parte dei capolavori di Nea Pafos: una incredibile serie di mosaici policromi raffiguranti storie imperniate sui personaggi della mitologi greca, fra i quali spesso risalta la figura, appunto, di Dionisio, dio del vino. L’edificio, risalente al II secolo d.C., occupa un’area di circa duemila metri quadrati, dei quali ben 556 sono ricoperti di sorprendenti mosaici pavimentali.

Completiamo l’esplorazione del sito archeologico con le vicine vestigia della fortezza medioevale di Saranta Kolones, edificata nel XII secolo, nell’epoca in cui l’isola era governata dalla dinastia francofona dei Lusignano, della quale restano in particolare alcune suggestive ed esili arcate.

Usciamo accaldati ma soddisfatti da Nea Pafos e subito cerchiamo refrigerio nell’aria condizionata dell’auto, ma non per molto, solo per qualche chilometro, fin quando non giungiamo di fronte al sito delle cosiddette Tombe dei Re.

In riva al mare e sotto un sole cocente ci dedichiamo così alla visita di questa misteriosa e affascinante serie di tombe ipogee (protette dall’Unesco) risalenti a circa duemila anni fa e uniche nel suo genere, perché influenzate anche dalle credenze degli antichi egizi, che volevano le tombe somiglianti alle case dei vivi. Infatti le camere sepolcrali sono spesso dislocate attorno a cortili colonnati, scavati nella tenera roccia arenaria … solo non vi furono mai sepolti personaggi di stirpe reale ed il suo nome si deve solo all’aspetto grandioso del luogo.

Scorrazziamo per un po’ fra le antiche rovine e quasi a mezzogiorno completiamo, stanchi ma appagati, la parte archeologica della giornata.

Ci fermiamo a far spesa, poi passiamo nell’abitato di Geroskipou, alla periferia di Pafos, per scattare qualche foto all’interessante chiesa bizantina di Agia Paraskevi, che però è chiusa e non possiamo vederne l’interno, quindi andiamo in direzione del mare, ma non in un posto qualunque, bensì a Petra tou Romiou.

Petra tou Romiou, situata una ventina di chilometri ad est di Pafos, è universalmente nota come la Spiaggia di Afrodite e, seppur non la più bella, è sicuramente la più famosa di Cipro … Secondo la leggenda, infatti, fu proprio qui che Afrodite (o Venere) emerse dalle acque mostrandosi ai comuni mortali.

In effetti il luogo è molto spettacolare, con alcuni faraglioni che emergono a pochi metri dalla riva ed un azzurro mare che li lambisce. Il tutto poi è particolarmente scenografico se osservato dalle alte scogliere circostanti.

Parcheggiamo e andiamo in spiaggia. Una spiaggia tutta fatta di grossi ciottoli, piuttosto scomodi, anche se bagnati da acque trasparenti. Lì, vista l’ora, pranziamo con i nostri panini, quindi, scattate tutte le foto del caso, decidiamo, per far sera, di cambiare lido e andiamo alla ricerca di un posto … più comodo.

Torniamo verso Pafos e da lì procediamo a nord lungo la costa fino alla spiaggia di Coral Bay … Il posto non è male, anche se circondato da tante case. La sabbia è scura ma il mare trasparente. Così affittiamo ombrellone e lettini e ci dedichiamo alla più classica vita balneare, fin quando il sole non rasenta l’orizzonte, allora torniamo a Pafos e al Nereus Hotel … In questo modo concludiamo un giornata piacevole e largamente positiva.

Lunedì 17 Agosto

Dopo i primi giorni in massima parte dedicati alla cultura, quello che andrà ad iniziare sarà il primo destinato quasi esclusivamente alle bellezze naturali dell’isola. La sveglia è, come al solito, verso le 7:00 e circa un’ora più tardi siamo pronti a prendere il via. Andiamo lungo la costa a nord di Pafos. Facciamo spesa, superiamo Coral Bay e poi, seguendo indicazioni ottenute solo sul web, ci rechiamo a vedere un tratto di costa, nei pressi della località di Agios Georgios, caratterizzato da alte e bianche scogliere, davvero suggestive, nelle quali spicca anche un bell’arco naturale di roccia.

Scattiamo qualche foto e poi, riguadagnata la strada principale, raggiungiamo anche Agios Georgios, dove risalta, in riva al mare, l’omonima, caratteristica chiesetta.

Ad Agios Georgios, in pratica, termina il nastro d’asfalto. Da qui in avanti partono infatti le sterrate per la Penisola di Akamas, una delle ultime zone selvagge dell’isola, dichiarata Parco Nazionale allo scopo di preservarne l’habitat e le bellezze naturali.

Ci avventuriamo così nella polverosa pista che segue il profilo costiero, ma ben presto svoltiamo verso l’interno per conquistare l’imbocco della Gola di Avgas.

Dopo un breve tratto di accidentata carrareccia giungiamo ad un parcheggio nel quale lasciamo l’auto e da lì, a piedi, ci avviamo per il sentiero che porta alla forra rocciosa.

Il primo tratto, sotto il sole rovente, è faticoso, poi, improvvisamente, le fiancate della piccola vallata che stiamo risalendo si stringono fin quasi a toccarsi, così prendiamo a camminare, nell’ombra, lungo l’alveo di un torrente quasi in secca.

Il percorso è scenografico e suggestivo, soprattutto nel punto in cui un grande masso si trova incastrato a diversi metri di altezza fra le pareti (vicinissime) della gola … e Leonardo si diverte un sacco a scalare le rocce che, a volte, ostruiscono il passaggio, in questo modo trascorriamo una bella ora immersi nella natura, sul fondo di questo piccolo canyon cipriota.

Tornati all’auto riguadagniamo la costa e anche la pista litoranea, che seguiamo fino ad incontrare le indicazioni per Lara Beach … quella che si trova esposta a nord, da non confondere con la sua gemella più meridionale, piuttosto triste, dove c’è anche un ristorante ben segnalato. La più nota Lara Beach, invece, è un’ampia, selvaggia e seducente baia, nella quale arrivano a deporre le uova le tartarughe verdi e le caretta-caretta.

Ci affacciamo dall’alto sull’insenatura e ne rimaniamo ammaliati: è una mezzaluna quasi perfetta di sabbia, che in alcuni punti si ammassa formando grandi dune tappezzate dalla macchia mediterranea. Il mare che la bagna poi, nonostante il fondo piuttosto scuro, è azzurro e trasparente, in contrasto con l’aspro paesaggio circostante e le severe montagne della Penisola di Akamas, che si stagliano all’orizzonte.

Appena scesi sul bagnasciuga notiamo, protetto da un telaietto metallico, un nido di tartaruga, allora con attenzione piazziamo il nostro ombrellone e poi ci guardiamo intorno … ce ne saranno almeno un altro centinaio, e sarebbe davvero emozionante essere qui in occasione di una schiusa!

Corriamo subito in acqua a consumare un piacevole bagno, che, curiosamente, in alcuni punti risulta fin troppo refrigerante, grazie ad alcune sorgenti che sgorgano dal fondo marino, poi assaporiamo il nostro semplice pranzo al sacco con davanti agli occhi la splendida vista di Lara Beach.

Il pomeriggio è un inno al più totale relax, fra ripetuti bagni e passeggiate lungo la riva … ed il tempo vola, così quando facciamo ritorno, compiaciuti, al Nereus Hotel l’oscurità ha ormai preso il sopravvento e dobbiamo fare le corse per non perdere l’ora di cena.

Più tardi trascorriamo anche l’ultima serata a spasso sul lungomare di Pafos, infatti domani partiremo da qui con tutti i bagagli al seguito, verso un’altra zona di questa isola, che pian piano ci sta entrando nel cuore.

Martedì 18 Agosto

Questa mattina ci apprestiamo così a lasciare Pafos e ad affrontare una delle tappe più lunghe del viaggio.

Poco prima delle 8:30 prendiamo strada seguendo la costa verso nord e giunti nei pressi di Coral Bay deviamo verso l’interno per scavalcare la Penisola di Akamas. In questo modo saliamo rapidamente di quota, con il panorama che sarebbe anche bello se non fosse per la densa foschia presente. Scendiamo poi altrettanto rapidamente sull’altro versante, nell’abitato di Prodromi. Da lì andiamo quindi ad ovest lungo la litoranea, di nuovo in direzione della Penisola di Akamas. In breve raggiungiamo, anche su questo lato, il punto dove termina la strada asfaltata e dove si trovano i cosiddetti Bagni di Afrodite, mitico luogo nel quale, secondo la leggenda, la dea si recava a fare il bagno dopo gli incontri con i suoi amanti. Luogo mitico sì, ma piuttosto deludente: una semplice grotta fra la vegetazione nella quale sgorga una sorgente che forma una piccola pozza.

Terminata la fugace visita mitologica mi preparo, con un briciolo di apprensione, ad affrontare la pista che si addentra nella Penisola di Akamas. Il percorso è consigliato ai soli 4×4, ma dopo approfondite indagini sul web conto di riuscirci anche con la nostra Kia Sportage a trazione anteriore.

Dopo poche centinaia di metri il tracciato si fa subito accidentato ed impegnativo, mentre sulla destra si accentuano i precipizi, che a tratti inquietano particolarmente Sabrina. Superiamo qualche delicato passaggio con il cuore in gola e avanziamo imperterriti per circa tre chilometri, poi davanti a noi si presenta una discesa, molto impervia e disseminata di grosse buche… e lì ci blocchiamo, perché il pensiero va al ritorno, in salita, dove il nostro mezzo sarebbe decisamente penalizzato. Così prevale il buonsenso e decidiamo di fare dietro-front. Peccato, perché non più di altri tre chilometri e saremmo arrivati in vista della Blue Lagoon: una spettacolare insenatura nella quale avremmo voluto trascorrere quasi tutta la giornata.

Sconsolati torniamo ai Bagni di Afrodite e lì, con grande sorpresa, perché proprio non avevo trovato nessuna notizia in merito, notiamo un mezzo fuoristrada che fa servizio taxi fino alla Blue Lagoon, ed è in partenza imminente… così non ci facciamo pregare: parcheggiamo la nostra auto e saliamo subito a bordo, senza neanche chiederne il costo.

Con molta meno apprensione percorriamo tutto lo sterrato, assaporando panorami mozzafiato sulle selvagge costiere di Akamas, lambite da un mare blu cobalto, e arriviamo a Blue Lagoon, la cui vista ci lascia senza fiato: ai piedi di un anfiteatro roccioso si estende una baia dai bassi fondali di bianchissima arena, dove i colori del mare giustificano appieno il nome del luogo, un vero e proprio paradiso! Un pezzetto di Maldive nel Mediterraneo, se non fosse per la mancanza della barriera corallina!

Piantiamo il nostro ombrellone nella limitatissima spiaggia e corriamo subito a gustarci un “bagnetto” di un’ora e mezza, assaporando indescrivibili sensazioni… e dire che per poco ci stavamo privando di tutto questo!

Pranziamo e ben presto ci ritroviamo in acqua. Trascorriamo così indimenticabili momenti di vita balneare, fino alle 16:00, l’ora concordata per il rientro. Il nostro taxi-fuoristrada si presenta puntuale all’appuntamento e venti minuti più tardi siamo nuovamente ai Bagni di Afrodite.

Sistemiamo le nostre cose in auto e partiamo immediatamente, perché dobbiamo percorrere ancora un centinaio di chilometri di strada anche molto tortuosa per raggiungere il cuore dei Monti Troodos, dove abbiamo intenzione di fare tappa.

Andiamo a nord-est lungo la costa, fino all’inaccessibile enclave nord-cipriota di Kokkina e da lì cominciamo a salire con forti pendenze verso l’interno dell’isola. Affrontiamo così impressionanti serie di curve nella zona forse più impervia e disabitata di Cipro, circondati da foreste di aghifoglie a perdita d’occhio e vastissimi panorami.

Passiamo anche nei pressi della Cedar Forest, dove crescono spontaneamente monumentali alberi di cedro del Libano, che nel mondo si trovano solo qui, in Libano (appunto) e sulle montagne dell’Atlante, in Marocco, e curva dopo curva ci approssimiamo alla nostra meta.

Lungo il tragitto immortaliamo un biblico tramonto, con il cielo rosso fuoco che si staglia sul profilo dei Troodos, e poco dopo le 19:00 arriviamo, nel paese di Pedoulas, al Christys Palace Hotel, spartana ma genuina struttura che ci ospiterà per questa notte.

Più tardi, nella frizzante aria d’altura, usciamo per cena in un vicino ristorante dove, spontaneamente, alcuni anziani ospiti cominciano a cantare e ballare, offrendoci una gradita pillola di folclore, poi andiamo a riposare con ancora negl’occhi i meravigliosi colori di Blue Lagoon. Domani però dedicheremo un giorno del nostro tempo a queste montagne, che sono parte sostanziale della cultura cipriota.

Mercoledì 19 Agosto

Dopo la fresca notte di Pedoulas ci apprestiamo quindi ad esplorare la zona dei Monti Troodos, dove nel XII secolo, in seguito alle gravi discriminazioni perpetrate dalla cattolica dinastia dei Lusignano, si ritirò il clero ortodosso.

Qui all’epoca vennero edificate una serie di chiese dalle ridotte dimensioni, ma impreziosite da eccezionali opere d’arte, nelle quali il rito greco poté essere praticato per oltre tre secoli. Gran parte di quelle chiese oggi sono state dischiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e sono il principale motivo che ci ha spinto in questi luoghi.

Da Pedoulas ci spostiamo prima di tutto nella località di Moutoulas e lì ci fermiamo alla prima chiesetta in programma, la Panagia Moutoulas, ma la troviamo chiusa… In effetti questo è uno dei maggiori rischi nel visitare tali siti, che spesso non rispettano alcun tipo di regola circa gli orari di apertura.

Decidiamo perciò di andare alla vicina Agios Ioannis Lambadistis, una delle più importanti … e questa è aperta … E’ un insieme di edifici costruito nell’arco di quattrocento anni, a partire dall’XI secolo, ma è nella sua chiesa principale che si trovano gli affreschi più significativi, tutti realizzati con vividi colori e risalenti al XIII-XV secolo.

Dopo un’approfondita visita del complesso religioso torniamo alla Panagia Moutoulas, ma è ancora chiusa, allora desistiamo.

Da Moutoulas imbocchiamo quindi un’angusta strada, irta e tutta curve, che sale rapidamente di quota e ci porta sulla via principale che conduce al Monastero di Kikkos, il più fiorente ed opulento dell’isola.

Fondato nell’XI secolo dall’imperatore bizantino Alessio I Comnemo, conserva un’icona che si vuole dipinta nientemeno che da San Luca, ma nel corso dei secoli ha subito numerose ricostruzioni, così l’attuale struttura, seppur bella e ricca di sfarzo, risulta meno interessante di altre perché più recente. In definitiva però il complesso è molto ben decorato, soprattutto di sontuosi mosaici, e anche assiduamente frequentato, in particolare dai numerosi fedeli che vengono fin qua in pellegrinaggio.

Lasciamo Kikkos mentre notiamo sulla montagna che lo sovrasta la grande tomba (in restauro) dell’arcivescovo Makarios III, che fu eletto primo presidente di Cipro nel 1963, poi, una curva dopo l’altra torniamo nell’abitato di Pedoulas. Facciamo spesa e poi andiamo a vedere la bella Chiesa dell’Archangelos Michail, un edificio dal tetto spiovente che risale al 1474 e che conserva un bel ciclo di affreschi. Risaliamo in auto che è quasi mezzogiorno e da qui, tallonando il nastro d’asfalto che si snoda fra le montagne, andiamo verso l’unica visita prettamente naturalistica della giornata.

Lasciamo il nostro mezzo in un parcheggio poco sopra l’abitato di Foini e a piedi ci avviamo a risalire la stretta vallata che porta alle Kalenonia Falls, una piacevole passeggiata di circa un chilometro nel bosco, che giunge al salto nel vuoto (di 15 metri) di un piccolo torrente. Niente di trascendentale ma comunque meritevole di qualche attenzione. Lì ci fermiamo, al fresco, a pranzare con i soliti panini e poi con calma scendiamo al punto di partenza.

Ripreso l’itinerario transitiamo nella località di Troodos, a 1724 metri di altezza, tetto del nostro viaggio. Da lì si potrebbe salire anche ai 1951 metri del Monte Olimpo, la più alta vetta di Cipro (dove in inverno si può anche sciare), ma non crediamo ne valga la pena e proseguiamo. Scendiamo allora di quota andando verso la parte più orientale dei Monti Troodos. Tralasciamo volutamente la Chiesa di Stavros tou Agiasmati, meno importante, piuttosto lontana e col rischio concreto di trovarla anche chiusa, e dopo una lunghissima sequenza di curve arriviamo, presso il villaggio di Lagoudera, alla Panagia tou Akara.

Troviamo aperto questo edificio religioso, risalente al XII secolo e caratterizzato da un imponente tetto spiovente con travature in legno, e al suo interno possiamo ammirare altri preziosi affreschi di origine bizantina.

Riconquistato l’abitacolo della nostra vettura ci avventuriamo poi lungo un’altra impervia strada, compreso un tratto di sterrato. In questo modo torniamo a percorrere anche la principale arteria dei Monti Troodos, che in breve ci porta nel paese di Kakopetria.

Da lì saliamo, sulle prime alture, a visitare la Chiesa di Agios Nikolaus tis Stegis, fondata nell’XI secolo e fra le più importanti della regione, ma sono le 16:30 e, ahinoi, ha chiuso i battenti alle 16:00 … peccato, anche perché si trova oltre un cancello e non riusciamo a vederla neanche esternamente.

Rimediamo, nonostante lo sconforto del piccolo Leo, che ormai ne ha le scatole piene di chiesette, con quella di riserva (come lui stesso la chiama) e andiamo, nelle vicinanze, alla Panagia tis Podythou, fondata nel 1502 da Dimitrios de Coron, un ufficiale dell’esercito greco al servizio di Giacomo II (re di Cipro).

La troviamo e in extremis riusciamo anche a visitarla … carina, anche se un gradino al di sotto di quelle già viste.

A questo punto, nei nostri programmi, rimane ancora una chiesa, distante circa trenta minuti di auto: la Panagia Forviotissa, che conserva un superbo ciclo di affreschi bizantini, ma crediamo sia già chiusa, vista l’ora … infatti è così. Allora immortaliamo la sua caratteristica architettura solo esternamente e poi andiamo spediti verso il termine della tappa.

Percorriamo le strade B9 e A9, che corrono lungo il confine con Cipro Nord, con ben visibili, in lontananza, alcune bandiere turche, a testimonianza della cosa, e prima dell’imbrunire arriviamo a Nicosia, capitale di questo travagliato stato, dove prendiamo alloggio all’Asty Hotel, situato a pochi chilometri dal centro.

Ci rassettiamo a dovere e poi andiamo alla ricerca di un posto dove cenare e ci accontentiamo di una semplice pizzeria da asporto, quindi rientriamo nei nostri appartamenti concludendo un’intensa ma positiva giornata trascorsa nel cuore dell’isola.

Giovedì 20 Agosto

E’ la data prevista nei nostri programmi per la visita alla capitale cipriota … Partiamo di buon ora dall’Asty Hotel, ma vi lasciamo in deposito i bagagli, che torneremo a prendere nel pomeriggio.

In breve raggiungiamo il centro di Nicosia e parcheggiamo l’auto entro il perimetro delle Mura Veneziane: colossale opera difensiva, eretta nel XVI secolo, che avvolge entro un cerchio perfetto tempestato di undici bastioni la città vecchia. Le fortificazioni sono tutt’oggi praticamente intatte, ma a suo tempo non svolsero la giusta funzione, visto che Nicosia capitolò inesorabilmente al primo attacco ottomano.

Prima di tutto usciamo però dalle mura per andare, nelle vicinanze, ad esplorare il Cyprus Museum: la più importante raccolta di reperti archeologici provenienti da tutta l’isola, fra i quali spiccano un’imponente statua in bronzo dell’imperatore Settimio Severo, la sensuale e bella statua di Afrodite di Soli e una serie di figure votive in terracotta risalenti al VI secolo a.C.

Dopo l’esperienza museale rientriamo entro la cinta dalla Porta di Pafos, ovvero dal suo attiguo varco perché la porta vera e propria, uno dei tre punti di accesso originali alla città vecchia, è in restauro. Qui siamo in pratica sul confine che divide in due Cipro ed è uno sconforto vederne i segni: fili spinati, sacchi di sabbia e case disabitate nella zona cuscinetto formano la cosiddetta Linea Verde, che dal 1974 spacca letteralmente la città. Una ferita che il tempo e la diplomazia possono e devono sanare, perché, dopo la caduta del Muro di Berlino, Nicosia è rimasta l’unica capitale al mondo divisa da un confine. Alcuni passi in avanti si sono fatti, perché oggi si può andare liberamente da una parte all’altra, ma questo deve essere solo l’inizio!

Dalla Porta di Pafos raggiungiamo Ledra Street e quindi il quartiere di Laiki Yitonia, il più turistico di Nicosia, disseminato di locali e negozi alla moda. Qui si trova la Torre Shacolas, un moderno edificio, eretto nel 1990, sul quale vale la pena di salire per vedere la città dall’alto.

Con l’ascensore ci arrampichiamo fino all’undicesimo piano, ma troviamo ancora chiuso l’osservatorio, che apre alle 10:00, così pazientiamo un quarto d’ora e poi facciamo il nostro ingresso al punto panoramico, che spazia in maniera impeccabile sul centro storico, tutta la zona settentrionale di Nicosia e buona parte di Cipro Nord con in lontananza, impressa sulle montagne, un’enorme e controversa bandiera dello stato filo-turco, non riconosciuto dalla comunità internazionale.

Ridiscesi a terra riprendiamo la visita di questa sorniona città, che nonostante l’ora tarda si sta ancora svegliando.

Vediamo la Moschea Omeriye, una ex-chiesa trasformata in moschea dopo l’invasione ottomana del XVI secolo, caratterizzata da un alto minareto. Ma perché su questo lato dell’isola ci sono le moschee e sull’altro lato, a quanto pare, le chiese no? … Evidentemente la tolleranza non è uguale in tutte le culture!

Proseguiamo e arriviamo alla cosiddetta Casa di Hatzigeorgakis, interessante e ben conservato edificio, risalente alla fine del Settecento, appartenuto al Grande Dragomanno di Cipro, un personaggio molto influente nella vita dell’isola, che a suo tempo accumulò considerevoli ricchezze. Visitiamo il luogo e poi proseguiamo nella nostra passeggiata, accompagnati da una calura crescente, ma ancora sopportabile.

Passiamo accanto alla pregevole e ben restaurata Chiesa di Agios Antonios, poi, sul Bastione Podocataro, al cospetto del Monumento alla Libertà, che commemora la liberazione dell’isola dal potere coloniale britannico, e giungiamo dinnanzi alla Porta di Famagosta, la più nota e fotografata, ma la troviamo chiusa e nell’ombra … peccato!

Torniamo allora verso il cuore della città vecchia per immortalare il Palazzo dell’Arcivescovo, che ospita gli uffici dell’arcidiocesi. Fu fatto costruire nel secolo scorso dall’arcivescovo Makarios III, ma la sua enorme statua non è più qui, perché è stata trasferita presso la tomba, vicino al Monastero di Kikkos.

Ripassiamo dalla Moschea Omeryie e arriviamo alla Chiesa di Faneromeni, il più grande edificio religioso entro le mura nella parte sud della capitale, quindi torniamo a Ledra Street … Seguendo questa importante arteria verso nord giungiamo al check-point che supera la Linea Verde e conduce alla parte turca della città.

Mostriamo i passaporti e in breve ci troviamo in un altro mondo e in un’altra cultura: non più quella greco ortodossa ma quella ottomana.

Il mezzogiorno è già passato, così cambiamo euro in lire turche e, seguendo le vie centrali di questa parte della città, osserviamo una originale strada ricoperta da un tetto di variopinti ombrelli e giungiamo sul retro della Grande Moschea Selimiye. Lì andiamo a pranzare al Ristorante Sabor, sul quale avevo ottime referenze … pienamente confermate e ad un prezzo assolutamente onesto.

Ci ritempriamo un po’ nell’aria condizionata del locale e poi riprendiamo le visite.

Andiamo prima di tutto a vedere la caratteristica Moschea di Haydarpasha, in origine la Chiesa di Santa Caterina, una bella costruzione gotica eretta nel XIV secolo, quindi attendiamo qualche minuto prima che riapra il vicino Lapidarium, un’interessante raccolta di sarcofagi, stele e altri pezzetti di storia conservati all’interno di un pregevole edificio del XV secolo.

A questo punto del pomeriggio ci dedichiamo alla Grande Moschea Selimiye, senza ombra di dubbio il più imponente edificio di Nicosia, chiaramente visibile da ogni zona della città. La sua costruzione ebbe inizio nel 1209 e doveva essere una sontuosa cattedrale cristiana. Fu infatti consacrata nel 1326 con il nome di Santa Sofia. Dopo la conquista dell’isola da parte degli ottomani, nel 1571, la chiesa venne però spogliata di tutti i suoi contenuti cristiani e trasformata in moschea, con l’aggiunta di due minareti, fra i quali oggi sventolano le bandiere turca e nord-cipriota. Resta però l’inconfutabile caratterizzazione gotica del complesso, con i suoi archi acuti e gli esili pinnacoli, ma anche con le eleganti navate, seppur tinteggiate a calce ed inserite in un contesto di numerosi elementi islamici.

Di fianco alla moschea si trova pure l’interessante Bedesten, un’ex-chiesa semi diroccata e di recente sapientemente restaurata mediante l’inserimento di una moderna copertura in legno, in netto contrasto con l’antica architettura bizantina.

Ormai immersi nella cultura di questa parte dell’isola facciamo una passeggiata nel Belediye Pazari, il locale bazar, ma è piuttosto triste, con tanti banchi vuoti, allora ci avviamo verso il Buyuk Han, forse l’edificio più rappresentativo della città.

Uno dei rari caravanserragli medioevali ancora esistenti al mondo, fu fatto costruire nel 1572 da Musafer Pasha, il primo governatore ottomano di Cipro, e accuratamente restaurato negli anni novanta oggi è sicuramente l’angolo più caratteristico e significativo di Nicosia (nord e sud). Il suo scenografico cortile centrale, formato da due serie di portici sovrapposti con al centro una piccola cappella islamica, è di un’armonia straordinaria e merita appieno il piccolo servizio fotografico che abbiamo voluto dedicargli.

Nelle vicinanze ci rechiamo anche a vedere il Kumarcilar Ham, un altro pregevole caravanserraglio, di dimensioni più ridotte, che però sapevo in restauro e infatti a tutt’oggi non è accessibile al pubblico.

Termina qui, ormai a metà pomeriggio, la visita di Nicosia, che ci ha pienamente soddisfatto. Riguadagniamo il check-point di Ledra Street e torniamo a sud, quindi alla nostra auto. Prima di rientrare in hotel a recuperare i bagagli passiamo però ad immortalare la Porta di Famagosta con la giusta luce, poi ci prepariamo a completare la tappa superando nuovamente il confine per approdare a Cipro Nord e dedicarci alla nuova fase del viaggio.

Al check-point di Agios Dometios facciamo l’assicurazione aggiuntiva per l’auto, mostriamo i passaporti e in breve accediamo alla parte turca dell’isola. Da lì andiamo poi spediti verso la costa settentrionale, mentre, per essere sincero, mi aspettavo una realtà completamente diversa e invece, a parte le scritte che non sono più in greco, non è affatto dissimile dal sud.

Transitiamo nei pressi della città di Girne e guadagnata la litoranea andiamo ad ovest, per giungere, nella località di Laphitos, al Club Alda Hotel, che ci ospiterà per le prossime due notti.

E’ ancora piuttosto presto, così ci concediamo un bagno nella piscina della struttura turistica, poi, in serata, usciamo a cena scegliendo, a caso, un locale fra quelli sul lungomare.

Andiamo al Ristorante Calamari e mangiamo buon pesce in un bell’ambiente, a pochi metri dallo sciabordio delle onde… delizioso! Se il buongiorno si vede dal mattino a Cipro Nord ci troveremo divinamente!

Venerdì 21 Agosto

Comincia oggi la seconda settimana di questa piacevole vacanza e in programma c’è un’altra giornata a carattere prevalentemente culturale.

Dopo colazione partiamo da Laphitos e andiamo ad est lungo la litoranea. Causa lavori in corso superiamo con una certa difficoltà la città di Girne e successivamente cominciamo a salire verso l’aspra catena montuosa di Kyrenia (o di Pentadaktylos), che si dipana parallelamente alla costa nord di Cipro.

In questo modo raggiungiamo il Passo di Beşparmak, a 504 metri di altezza, e da lì prendiamo a seguire un angusto tracciato, che secondo informazioni in nostro possesso doveva essere sterrato, invece è asfaltato.

Lo stradello, dopo qualche chilometro, porta ai piedi di Buffavento Castle: fortezza dalle imprecise origini (pare nell’XI secolo), usata più che altro come torre di segnalazione o come tetra prigione politica, che deve il suo nome (“battuta dal vento”) alla posizione, spesso esposta alle ire di Eolo.

Siamo sì ai piedi del maniero, ma le sue rovine si trovano molto più in alto rispetto al parcheggio … allora ci avventuriamo lungo un sentiero che sale, serpeggiando, lungo il versante meridionale della montagna. Così facendo, dopo oltre mezzora di cammino, raggiungiamo, a 954 metri di quota, i resti della fortezza, che sono molto scarni. Ma è la posizione che rende straordinario il luogo, con il panorama che spazia, nonostante la foschia, sui vicini picchi, su gran parte della costa nord di Cipro e, a sud, sulla Pianura della Mesaoria, nella quale si trova la capitale, Nicosia.

Scattiamo tutte le foto del caso e poi affrontiamo, con molto meno affanno, la discesa … Certo che, in questo luogo incredibile, dimenticato da Dio, non pensavo di incontrare tanti turisti, ma proprio nessuno no!

Riguadagniamo l’auto che è quasi mezzogiorno e subito dopo riprendiamo a seguire, verso occidente, l’angusta strada che ci ha portato fin qua. Così scendiamo di quota e passiamo nei pressi dell’interessante ex-monastero bizantino di Panagia Absinthiotissa, immerso in un bel contesto ambientale, ma purtroppo in stato di abbandono, e giungiamo nelle immediate vicinanze della nota bandiera di Cipro Nord disegnata sul fianco della montagna (vista anche ieri dalla Torre Shacolas), un’opera colossale e una chiara provocazione all’altra parte dell’isola, poi una curva dopo l’altra planiamo sulla Pianura di Mesaoria.

Da qui torniamo quindi verso le montagne e verso la costa nord di Cipro, seguendo le indicazioni per il Castello di Sant’Ilarione, nel suo genere, il più importante dell’isola.

In auto arriviamo fino alla base del maniero e lì, vista l’ora, pranziamo, poi c’incamminiamo oltre il portone d’ingresso per effettuarne la visita.

Fondato come monastero in epoca bizantina fu ampliato e adibito ad avamposto militare, ma anche a residenza estiva, dai Lusignano nel XIII secolo. Successivamente cadde in rovina, senza però perdere il proprio fascino, si dice infatti che i suoi decadenti muri, disseminati sul profilo di una fiabesca rupe, abbiano ispirato Walt Disney nel disegnare il castello della malvagia regina di Biancaneve.

Saliamo di quota, lungo infinite scale, in un intrigante labirinto di stanze diroccate e passaggi segreti. Così, dopo Buffavento, un’altra considerevole scarpinata ci porta ai 725 metri della Torre del Principe Giovanni, il punto più alto di Sant’Ilarione, da dove ci godiamo lo spettacolare panorama sulle Montagne di Kyrenia e sulla città di Girne, che si trova ai nostri piedi.

Tornati all’auto ripartiamo immediatamente, perché la giornata è tutt’altro che terminata. Scendiamo a Girne e quindi risaliamo sulle prime colline alla vicina località di Bellapais.

Il villaggio deve la propria notorietà ai resti di una grande abbazia agostiniana, fondata nel XII secolo da monaci in fuga dalla Palestina … La chiamarono Abbaye de la Paix (Abbazia della Pace), da cui è derivato l’attuale nome del luogo.

Le rovine della struttura, in posizione panoramica sul mare e la città di Girne, sono a tratti davvero suggestivi e in particolare colpisce il trecentesco chiostro, con i suoi esili archi che sembrano sfidare le leggi della fisica.

Effettuiamo anche questa visita mentre, incredibile ma vero, sulla nostra testa transitano alcuni grossi nuvoloni, che però si dissolvono velocemente, quindi scendiamo verso il centro di Girne: storica cittadina, famosa soprattutto per il suo vecchio porto ed il castello medioevale.

Parcheggiamo a breve distanza dai luoghi d’interesse e a piedi li raggiungiamo. Così dall’estremità orientale del porto accediamo al massiccio castello, costruito in epoca bizantina, forse sulle vestigia di un precedente forte romano, e successivamente ampliato, durante la dominazione veneziana. Qui osserviamo l’interessante Cappella di San Giovanni (del XII secolo), quindi il Museo del Relitto, che contiene i resti della più antica imbarcazione mai recuperata a Cipro (un mercantile romano affondato nelle acque prospicienti il castello intorno al 300 a.C.), infine, di passo, facciamo un’intrigante giro dei bastioni.

Ormai nel tardo pomeriggio esploriamo anche il vecchio porto di Girne, che è veramente scenografico: straripante di imbarcazioni e di locali e dominato dalla sagoma del castello, si staglia mirabilmente sulla quinta naturale delle montagne alle sue spalle e merita sicuramente le attenzioni che abbiamo voluto riservargli.

E’ quasi sera quando, sfiniti, torniamo alla nostra Kia Sportage … E’ stata forse la tappa più faticosa del viaggio, ma ne è valsa assolutamente la pena.

Facciamo ritorno al Club Alda e con Leonardo mi concedo un bagno ristoratore in piscina, poi, più tardi, usciamo per cena, di nuovo in riva al mare, ma questa volta al Ristorante Sea Point, e lì gustiamo buon pesce … il degno epilogo di una corposa giornata, ricca di storia e numerosi spunti esilaranti.

Sabato 22 Agosto

Scatta questa mattina l’operazione Penisola di Karpaz, la più remota e orientale regione dell’isola di Cipro.

Espletate tutte le operazioni mattutine prendiamo il via in direzione di Girne. Oltrepassiamo la città e proseguiamo lungo la costa, mentre ai margini della strada non possiamo fare a meno di notare i risultati di una speculazione edilizia spropositata, tanto che parecchie case, nemmeno terminate, sono in stato di completo abbandono! Tutto questo a Cipro Nord, chi l’avrebbe mai detto?

Dopo oltre un’ora di viaggio giungiamo nella località di Kaplica e da lì svoltiamo verso l’interno dell’isola, prendendo a salire verso le montagne. Così, dopo circa dieci chilometri di strada irta e tortuosa, arriviamo anche ai piedi delle rovine del Castello di Kantara, risalente al XII secolo: terzo ed ultimo baluardo dei Lusignano disseminato sulle alture di Kyrenia.

Facciamo una piacevole passeggiata (meno faticosa di quelle di ieri), su e giù per scale e stretti passaggi, fino ai 650 metri di altezza della torre di osservazione, da dove la vista è grandiosa, nonostante la sempre densa foschia, poi torniamo alla nostra auto.

Conquistato anche questo castello scendiamo nuovamente a Kaplica e da lì proseguiamo verso est lungo il profilo costiero. In questo modo poco dopo mezzogiorno superiamo l’abitato di Yenierenkoy, ormai nella Penisola di Karpaz, e giunti in vista del mare cerchiamo una spiaggia nella quale fermarci. Alla fine scegliamo Panteli Proxenou Beach (almeno così crediamo si chiami), che si trova a nord del paese, preferendola alla vicina Malibù Beach (nonostante il nome, forse più invitante).

La spiaggia non si può certo definire linda, perché in mezzo alla sabbia si trovano tanti detriti, il mare invece è splendido, con un’ottima trasparenza e riflessi cristallini … Affittiamo ombrellone e due lettini e subito dopo ci concediamo un bel bagno ristoratore, allietati dall’acqua caldissima, fin anche troppo!

Pranziamo e poi rimaniamo a goderci l’insenatura per tutto il pomeriggio, dedicando alle nostre membra un po’ di sano relax, dopo le ultime, intense, giornate.

Alle 18:30, riordinate tutte le nostre cose, riprendiamo strada e mezzora più tardi arriviamo nel paese di Dipkarpaz (il più orientale centro abitato di Cipro) e lì ci mettiamo alla ricerca della Karpaz Arch House, struttura turistica che ci ospiterà per le prossime tre notti.

Dopo un po’ di apprensione (l’avevo prenotata tramite un sito turco) la rintracciamo e troviamo libera, ad aspettarci, anche la nostra stanza. Ci sistemiamo e usciamo a cena nell’attiguo, spartano, ristorante. Mangiamo comunque dignitosamente e poi ci ritiriamo in camera ad organizzare le prossime escursioni nei dintorni.

Domenica 23 Agosto

Di buonora partiamo alla scoperta della parte più remota della Penisola di Karpaz. Ci avviamo così lungo la strada che corre verso la punta più orientale di Cipro. Bordeggiamo la costa meridionale della penisola e dopo circa venti chilometri sbuchiamo sul mare coadiuvati dalla stupenda vista di Golden Beach, a detta di molti la più bella spiaggia dell’isola.

Non ci fermiamo, se non per scattare qualche foto, e proseguiamo per incontrare, poco dopo, un simpatico gruppo di asini selvatici, che proliferano in queste terre, dichiarate di recente parco nazionale.

Giungiamo quindi in vista del Monastero dell’Apostolo Andrea, il più importante sito greco-ortodosso del nord, meta di abituali pellegrinaggi. La chiesa tuttavia, risalente al XVIII secolo, è oggi completamente in restauro e non è accessibile.

Proseguiamo ancora sull’angusta strada litoranea e passiamo accanto ad una bella spiaggia, nella quale torneremo, non prima, però, di aver conquistato anche il Capo dell’Apostolo Andrea, che si vede in lontananza. Divoriamo così il breve sterrato che ci porta al punto più ad est del nostro viaggio, dove si trovano le bandiere turca e nord-cipriota, oltre al minuscolo arcipelago di scogli di Kleides, preludio al braccio di mare che divide l’isola dalle coste della Siria. E vengono i brividi a pensare che la guerra e le milizie dell’Isis si trovino a meno di duecento chilometri da qui!

Scatto qualche foto a ricordo del luogo, anche se una sfilata di nubi dispettose oscura inesorabilmente il sole, poi torniamo alla spiaggia nei pressi del monastero e qui dobbiamo pazientare quasi un’ora prima che il cielo si ripulisca, così, quando finalmente la nostra beneamata stella esce di nuovo allo scoperto, si accendono come per magia tutti i meravigliosi colori del mare di fronte a noi.

Con immenso piacere corriamo allora a crogiolarci lungamente fra i cristallini flutti, facendo correre rapidamente le lancette dell’orologio verso la fine della mattinata.

Consumiamo il nostro quotidiano pic-nic e intorno alle 14:00 lasciamo la spiaggia, mentre si alza, improvvisamente, una brezza piuttosto tesa. Passiamo a scattare una doverosa foto con i lavori in corso al Monastero dell’Apostolo Andrea, rincontriamo i simpatici asinelli e andiamo spediti a Golden Beach con l’intenzione di trascorrervi l’intero pomeriggio.

Non c’è che dire, è una spiaggia dall’aspetto grandioso e selvaggio, con una vasta distesa di bianche dune protese verso l’azzurro del mare, un mare che però, purtroppo, il vento ha increspato, a scapito della sua trasparenza, ma per la contentezza di Leonardo, che può scatenarsi fra le onde.

Con Federico faccio anche una lunga passeggiata, fin sulla grande duna che delimita questa parte di spiaggia verso occidente, là il mare è più calmo e i suoi colori sono stupendi.

Restiamo a Golden Beach fino a sera, fin quando non montano alcuni grossi nuvoloni che ci invitano a far rientro all’Arch House, mettendo fine ad una bellissima giornata di mare.

Lunedì 24 Agosto

Ci attendono altre ventiquattrore nella Penisola di Karpaz e quindi un’altra tappa a carattere prevalentemente balneare.

L’obiettivo odierno è quello di esplorare la costa nord di questo affascinante lembo di terra, così da Dipkarpaz torniamo un po’ indietro lungo la strada già percorsa due giorni fa fino a guadagnare il mare in prossimità della vastissima Ronnas Bay.

Parcheggiamo l’auto e a piedi raggiungiamo la spiaggia, che, a quanto pare, non è molto frequentata, infatti non ci sono né ombrelloni e lettini a noleggio né qualsiasi altro tipo di locale o struttura turistica … i bagnanti poi sono pochissimi, anzi, completamente assenti, a parte noi.

Ci sistemiamo nell’estremità occidentale della baia, una baia che, non essendo custodita, è, purtroppo, piuttosto sporca, però il mare che la bagna, anche se un po’ mosso, è molto bello. Nell’arenile poi vengono abitualmente a deporvi le uova le tartarughe, infatti, qua e là, ci sono alcuni nidi, che i volontari hanno provveduto a segnalare.

Passiamo sul posto un paio d’ore, allietati dai meravigliosi riflessi del mare, che ci invitano a consumare un lungo bagno, poi, prima di pranzo, decidiamo di cambiare lido.

Torniamo a Dipkarpaz e da lì di nuovo alla costa nord lungo un’altra strada, che in breve ci porta nei pressi della suggestiva chiesetta, in rovina, di Agios Filon, edificata nel XII secolo laddove settecento anni prima sorgeva un’importante basilica cristiana. Qui, incredibile ma vero, incontriamo un camper tedesco, al cui equipaggio mi rivolgo, col mio inglese scolastico: «It’s a long way!», gli dico … e loro annuiscono, facendomi capire però che ne è valsa decisamente la pena! …

Nelle immediate vicinanze c’è anche la spiaggia di Agios Filon, e lì andiamo a cercar posto. Anche questa è un’ampia baia sabbiosa, sul cui lato occidentale, più esposto, oggi si abbattono parecchie onde. Sull’altro, invece, protetto dalle rovine di un porto romano, il mare è calmo e a dir poco stupendo, così affittiamo ombrellone e lettini e ci accampiamo, assieme a non più di altre 10-15 persone. Sabbia chiara e soffice, lambita da acque trasparenti e una pace quasi irreale fanno del luogo un piccolo paradiso mediterraneo. Consumare poi uno splendido bagno entro il bacino dell’antico porto di Afendrika, vecchio di quasi duemila anni, è un’emozione indescrivibile …

Pranziamo e poi passiamo tutto il pomeriggio ad Agios Filon, fra bagni di sole e bellissimo mare … solo dobbiamo riscontrare la presenza di alcuni terribili e voraci pesciolini che pretendono ripetutamente di pasteggiare con i nostri arti inferiori e finiscono per rovinarci un po’ la festa.

Visto l’orientamento sarebbe nostra intenzione attendere sul posto anche il tramonto, come classica ciliegina sulla torta, ma il sole se ne va troppo presto dietro ad alcune nuvole e dobbiamo rinunciarvi.

Più tardi, dopo essere passati all’Arch House per sistemarci, torniamo ad Agios Filon per cenare nel Ristorante Oasis, ubicato sulle scogliere, a breve distanza dalla spiaggia … Con un buon piatto di pesce trascorriamo così una piacevole serata, il degno epilogo di questo scorcio di vacanza nella Penisola di Karpaz, che ha ampiamente meritato il tempo che abbiamo voluto dedicargli.

Martedì 25 Agosto

Lasciamo di buon ora l’Arch House e la Penisola di Karpaz. Prima però vorremmo vedere, nei pressi di Yenierenkoy, le rovine della chiesa di Agia Trias, risalente al V secolo, nella quale si conservano alcuni interessanti mosaici.

Giunti di fronte al sito lo troviamo però ancora chiuso. Aprirà più tardi, ma non abbiamo tempo di aspettare, così riprendiamo subito strada.

Andiamo ora spediti verso sud e, fiancheggiando a lungo il Golfo di Famagosta, a metà mattinata arriviamo nei pressi dell’area archeologica di Salamina, una delle più rilevanti di tutta l’isola. Salamina, infatti, a suo tempo era la più importante fra le dieci città-stato di Cipro e fu fondata, secondo la leggenda, nel XII secolo a.C.. Prosperò poi sia in epoca ellenistica che nel periodo in cui divenne una colonia romana, per decadere irrimediabilmente fra il VII e l’VIII secolo d.C..

Parcheggiamo l’auto e a piedi andiamo alla scoperta delle rovine, a cominciare da quelle veramente belle e suggestive del Gymnasium, laddove gli abitanti di Salamina si allenavano per tonificare il fisico e dove spicca un grande cortile colonnato e alcuni portici disseminati (di copie) di statue acefale.

Nelle vicinanze si trova anche il grande teatro, risalente all’epoca di Augusto (circa duemila anni fa), in parte ricostruito, che poteva contenere fino a quindicimila spettatori e che spesso viene usato per spettacoli contemporanei … l’ultimo dei quali, forse, ieri sera, a giudicare dall’attrezzatura ancora presente.

Queste sono le due principali e meglio conservate costruzioni di Salamina, ma nella vasta area circostante ce ne sono altre, forse meno appariscenti, ma comunque meritevoli di una rapida occhiata. Così, passeggiando, andiamo a vedere ciò che resta (poco) dell’Agorà, poi torniamo sui nostri passi, tralasciando volutamente i ruderi della basilica paleocristiana di Kompanopetra, intriganti ma troppo distanti da raggiungere sotto all’odierno sole cocente, e pian piano torniamo all’ingresso della zona archeologica.

Risaliti in auto ci rechiamo al vicino sito delle Tombe dei Re: una vasta necropoli risalente al VII-VIII secolo a.C. quando, in epoca micenea, qui venivano sepolte figure principesche ed aristocratiche, in compagnia degli oggetti più amati e, addirittura, degli animali o degli schiavi preferiti.

Visitiamo alcune delle tombe principali sparse nella campagna, fra le quali spicca, per fattezze e stato di conservazione, quella identificata con il numero 50, poi ci spostiamo, mei paraggi, all’ex-chiesa bizantina dell’Apostolo Barnaba.

Questo importante complesso religioso fu costruito nel Settecento sulle rovine di una preesistente chiesa, sorta nel 477 d.C. nel luogo di sepoltura di Barnaba (che in realtà non era un apostolo, ma un discepolo di San Paolo). Sconsacrato, dopo l’invasione turca del 1974, fu risparmiato dalla devastazione riservata ad altri edifici simili, ed oggi ospita un’interessante raccolta di icone ed un piccolo museo archeologico, contenente i reperti provenienti dagli scavi di Salamina.

Il mezzogiorno è già passato da un po’ quando terminiamo la parte culturale della tappa, dobbiamo però percorrere solo una manciata di chilometri per giungere alla spiaggia nella quale passeremo il resto della giornata … Dobbiamo solo decidere se fermarci a Silver Beach o a Glapsides Beach, che in pratica sono la parte nord e sud della stessa baia.

Dopo qualche indagine esplorativa scegliamo Silver Beach. Prendiamo in affitto un ombrellone, pranziamo e ci godiamo letteralmente il luogo, che è semi-deserto, nonostante la presenza di due stabilimenti balneari.

La spiaggia è molto piatta, quindi non scenografica, però il mare è bello e l’acqua caldissima, in questo modo ci sono i presupposti per trascorrere piacevoli momenti … Infatti il tempo vola e ben presto si fa l’ora di andare.

Alle 18:30 lasciamo Silver Beach e ci avviamo verso il centro di Famagosta, nostra sede di tappa, nonché una delle principali città di Cipro Nord. Lì ci mettiamo sulle tracce del The Dee European Hotel, che ci ospiterà per questa notte e una volta trovato ci facciamo consegnare le chiavi della nostra stanza.

Ci sistemiamo e usciamo alla ricerca di un ristorante per cena, così, mentre lo stiamo facendo, si manifesta il fattaccio: ad un semaforo faccio una imprudente retromarcia e urto un’auto che non avevo proprio visto … La nostra Kia Sportage neanche un graffio, invece la sportiva BMW che sta dietro ha qualche danno. Il conducente, nord-cipriota, dell’altra vettura chiama la polizia, che sopraggiunge di lì a poco. Fanno tutti i rilievi e poi ci conducono in centrale. Lì attendiamo l’arrivo dell’assicuratore, che certifica immediatamente i (pochi) danni. Poi fotocopiano documenti e mi fanno firmare una dichiarazione e dopo oltre un’ora (neanche tanto) ci “liberano” … Tutto pare si sia risolto al meglio, così possiamo finalmente andare a cena e concludere questa intensa giornata.

Mercoledì 26 Agosto

Mattinata dedicata alla visita di Famagosta, storica cittadina che visse il suo periodo di massimo splendore fra il XIII ed il XV secolo, motivo per cui conserva ancora oggi importanti testimonianze dell’epoca, seppur pesantemente segnate dal terrificante assedio portato dai turchi alla città nel 1570.

In auto andiamo verso il centro storico, racchiuso entro le poderose Mura Veneziane erette all’inizio del XVI secolo su progetto del celebre architetto Girolamo Sammicheli, alte oltre quindici metri e tempestate di quattordici bastioni. Le fiancheggiamo per un buon tratto e poi le violiamo attraverso la porta più settentrionale, per guadagnare il centro della città vecchia e lì parcheggiare il nostro mezzo.

A piedi cominciamo l’esplorazione del luogo e andiamo subito a vedere la cosiddetta Torre di Otello, la cittadella di origine duecentesca inglobata nelle mura, ma è ancora chiusa e aprirà i battenti fra circa venti minuti, alle 9:30. Ne approfittiamo così per fotografare le vicine rovine della Chiesa di St. George of the Latin, risalente al tardo XIII secolo, fiancheggiate da alcune scenografiche palme, e per salire sul bastione della Porta di Mare, dal quale osserviamo il decadente ma suggestivo panorama sulla città, caratterizzato dal profilo delle numerose chiese gotiche in rovina, che la fanno assomigliare ad un disordinato agglomerato appena uscito da un cataclisma.

All’orario previsto varchiamo l’ingresso della Otello Tower, freschissima di restauro (è del mese scorso la riapertura al pubblico) e subito notiamo sopra al portone un bianco Leone di San Marco, anche se l’edificio risale all’epoca dei Lusignano.

Vaghiamo per un po’ fra le intriganti vestigia, assaporando anche altri scorci panoramici sulla città e poi ne usciamo per dedicarci all’esplorazione del cuore di Famagosta, in pratica una carrellata di vetuste chiese più o meno in rovina.

Percorrendo Liman Yolu Street, fiancheggiata da vecchi magazzini ben restaurati, giungiamo prima di tutto alla ex-cattedrale di Agios Nikolaos, senza dubbio il più prestigioso esempio di architettura gotica di tutta l’isola, ancor più bella della chiesa di Santa Sofia di Nicosia.

Costruita in circa cento anni, a partire dall’inizio del XIV secolo, su modello della cattedrale di Reims, fu danneggiata dai bombardamenti turchi del 1571 e successivamente trasformata in moschea, con l’inserimento di un alto minareto … oggi, infatti, è conosciuta come Moschea Lala Mustafa Pasha, della quale visitiamo brevemente anche gl’interni, tinteggiati a calce e spogliati di qualsiasi simbolo cristiano, poi riprendiamo la nostra passeggiata.

Passiamo a fotografare i suggestivi ruderi della Chiesa di St. George of the Greeks, una grande basilica a tre navate con abside semicircolare risalente alla fine del Trecento, che possedeva una grande cupola (distrutta durante l’assedio) ed era sede del vescovo ortodosso, notiamo quindi, ormai in prossimità dei bastioni più meridionali, le chiesette di St. Nikolaos e St. Zoni, quest’ultima dalle fattezze chiaramente bizantine, con pianta a croce greca e un’alta cupola centrale ben conservata.

Successivamente riguadagniamo il centro della città vecchia per vedere la bella Chiesa di Sts. Peter and Paul, dall’aspetto massiccio, che dopo la conquista ottomana fu trasformata in moschea e dedicata a Sinan Pasha, ma anche la Nestrorian Church, a suo tempo edificio di culto degli eretici nestoriani: cristiani di lingua araba detti anche “siriani”.

A questo punto del nostro itinerario andiamo verso l’angolo nord-ovest delle fortificazioni, dove si trova la piccola St. Anne Church, che nel XIV secolo era la chiesa della comunità maronita, ma anche la Tanner’s Mosque, originariamente chiesa dei giacobiti, poi trasformata in moschea e oggi in disuso.

In questa zona della città le rovine più interessanti sono però quelle della Carmelite Church e della vicinissima Armenian Church: la prima, di più grandi dimensioni, era la chiesa conventuale dell’Ordine dei Carmelitani, ed è fortemente danneggiata, la seconda, più piccola ed integra, era invece parte di un monastero fondato dalla comunità armena. Entrambe risalgono al XIV secolo.

Torniamo infine verso il centro della Famagosta medioevale e alla nostra auto notando anche le cosiddette Twin Churches: due chiese (quella Templare e quella degli Ospedalieri) costruite talmente vicine da essere chiamate, appunto, gemelle.

Usciamo dalle mura attraverso la Porta di Canbulat e da lì andiamo, nell’estremità meridionale dell’abitato di Famagosta, a Palm Beach, la più nota spiaggia della città, nota anche perché si trova sul confine con la “terra di nessuno”, fra Cipro Nord e Sud.

Oltre fili spianati e fusti di latta si trova quello che un tempo era il quartiere turistico di Varosia, una parte della città rimasta disabitata dal 1974, dove il tempo si è letteralmente fermato da ormai 41 anni! … e a vederlo è davvero sconcertante. E’ incredibile che in Europa, nel 2015, esistano ancora tali situazioni!

Ci guardiamo intorno allibiti, senza riuscire a farcene una ragione, poi ci muoviamo. Passiamo a fotografare le mura veneziane con la giusta luce e poi torniamo al The Dee European Hotel a recuperare i nostri bagagli.

Lasciamo l’hotel che il mezzogiorno è già passato e dopo una manciata di chilometri verso sud-ovest siamo alla frontiera di Cipro Nord. Passiamo il controllo passaporti e … torniamo in Europa, ma più precisamente in Gran Bretagna, infatti attraversiamo la Base Sovrana di Dekelia, un pezzetto di terra che fa ancora capo alla regina Elisabetta, quindi torniamo anche a Cipro Sud.

Facciamo spesa e poi giriamo la prua in direzione di Agia Napa e del nostro prossimo hotel … Così poco dopo le 13:00 siamo al Myriama Apartments, struttura che ci ospiterà per le ultime quattro notti di questo viaggio.

Pranziamo in camera e più tardi partiamo alla ricerca di una spiaggia nella quale trascorrere il resto della giornata.

Andiamo, quasi a colpo sicuro, a Makronissos Beach, pochi chilometri ad ovest di Agia Napa.

La spiaggia principale, seppur con magnifici colori, è battuta da un fastidioso vento, così ci sistemiamo in quella alle sue spalle, nello stesso promontorio, che presenta un mare più calmo.

Affittiamo un ombrellone e corriamo in acqua … una bellissima acqua. Poi andiamo a bagnarci anche nella spiaggia principale (molto più affollata) e a vedere un piccolo sito archeologico di tombe rupestri, risalenti al periodo ellenistico e romano, che si trova sulla punta del promontorio. In questo modo arriviamo a sera in un batter d’occhio.

Al tramonto lasciamo Makronissos Beach e con calma facciamo rientro al Myriama Apartments.

Più tardi usciamo per cena nel centro, animatissimo, di Agia Napa, dove, per quanto riguarda i locali, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Noi scegliamo la tipica taverna greca di Toni, un signore dalla lunga barba bianca. Lì mangiamo una buona moussaka, quindi, dopo una passeggiata, ci ritiriamo nella nostra stanza per il meritato riposo, al termine di un’intensa ma indimenticabile giornata, ricca di storia e bellissimo mare.

Giovedì 27 Agosto

Primo atto della tre giorni dedicata al mare e alla costa nei dintorni di Agia Napa, località balneare numero uno dell’intera isola.

Dopo colazione partiamo in direzione di Capo Greco, estrema punta orientale di Cipro Sud.

Appena fuori l’abitato di Agia Napa ci fermiamo prima di tutto a rimirare il Monachus Monachus Arch, un bellissimo ponte naturale di roccia che spicca mirabilmente sul blu intenso del mare, poi riprendiamo strada.

Ormai in vista di Capo Greco svoltiamo quindi sulla destra, lungo una strada sterrata che porta ad un noto punto panoramico.

Saliamo prima in auto e poi a piedi su di un’altura, dalla quale si abbraccia tutta la costa, dal capo fino ad Agia Napa ed oltre, con il mare di fronte a noi che sfoggia incredibili colorazioni e le scogliere di contorno dall’aspetto davvero imponente.

Scattiamo tutte le foto del caso e poi ripartiamo alla ricerca della spiaggia di giornata … Così poco dopo scendiamo, lungo una tortuosa stradina, a Konnos Beach.

La spiaggia, incastonata fra alte scogliere nella costa orientale di Capo Greco, è un pezzetto di candido arenile bagnato da uno strepitoso mare, di solito calmo, vista la buona posizione al riparo dalle ire di Eolo.

Prendiamo il nostro posto in prossimità del bagnasciuga, anche se alle 10:00 la baia è già piuttosto affollata, e subito ci fiondiamo fra le acque cristalline di fronte a noi a consumare un lunghissimo bagno.

Pranziamo e rimaniamo a Konnos Beach per tutto il pomeriggio, assaporando altri piacevoli bagni, anche se col passare del tempo il mare si è un po’ intorpidito, forse a causa delle correnti o dei tanti bagnanti.

Poco prima delle 18:00 lasciamo la spiaggia e nei paraggi andiamo a vedere il Kamara tou Koraka, un altro spettacolare arco di roccia, alto quindici metri e largo sette, che incornicia un bel tratto di mare, ma la luce non proprio ottimale del tardo pomeriggio non esalta al meglio le sue caratteristiche … quindi torneremo.

Il nostro obiettivo principale è però quello di risalire al punto panoramico già toccato in mattinata e lì aspettare il tramonto, che dicono essere molto bello.

Arriviamo con almeno mezzora di vantaggio e ci sistemiamo in “prima fila”, così da assaporare al meglio lo spettacolo … Il cielo oggi è completamente libero da nubi e sua maestà il sole può esprimersi in una straordinaria performance … quasi il perfetto epilogo, con due giorni di anticipo, del sorprendente viaggio cipriota.

Col buio facciamo poi ritorno al Myriama Apartments e in fretta ci prepariamo all’uscita serale.

Per l’occasione ceniamo, nel centro di Agia Napa, al Ristorante Castelli … Mangiamo bene e spendiamo il giusto, quindi ci ritiriamo nei nostri appartamenti, felici ma protesi inevitabilmente verso il termine della vacanza.

Venerdì 28 Agosto

Prende il via la frazione col minor chilometraggio di tutto il viaggio, dovremo infatti percorrere solo il brevissimo tratto di strada che ci divide da una famosissima spiaggia nelle vicinanze.

Prima di tutto ci muoviamo però a piedi, dal nostro alloggio al Monastero di Agia Napa, un’interessante costruzione medioevale, risalente al Cinquecento, che sembra capitata per caso nel bel mezzo di un grosso centro turistico, anche se in realtà l’intruso è proprio il centro turistico. All’ingresso della massiccia cinta muraria, che un tempo proteggeva il sito dalle incursioni dei pirati, si trova un enorme albero (un sicomoro) che pare abbia più di seicento anni, mentre all’interno il monastero è dislocato intorno ad un ampio cortile, sul cui lato occidentale si trova una semplice ma tipica chiesetta … In questa maniera consumiamo una piacevole visita culturale prima di immergerci, anima e corpo, nella più sfrenata vita balneare.

Torniamo al Myriama Apartments a prendere i nostri zaini e in men che non si dica siamo a Nissi Beach, la più famosa e, forse, più bella spiaggia di tutta Cipro … Solo dovrebbe essere piuttosto affollata, visto che si trova quasi in pieno centro e contornata da grandi alberghi. La baia, di cospicue dimensioni e bordata di palme, è tutta di fine sabbia bianca, ma è anche un susseguirsi di stabilimenti balneari, così prendiamo in affitto un ombrellone in prima fila (e per farlo in questa stagione bisogna arrivare non più tardi delle 10:00) e poi corriamo subito in acqua.

Il mare è a dir poco spettacolare: un’immensa piscina dai riflessi incredibilmente azzurri … Sembra cristallo liquido, quasi irreale tanto brilla! Un mare che non ha nulla da invidiare ai Caraibi o all’Oceano Indiano, solo il contesto è diverso e i grandi palazzoni alle spalle dell’arenile stonano decisamente!

Oltre al meraviglioso mare Nissi Beach ha un’altra peculiarità: quella di avere di fronte a sé, a poche decine di metri dalla riva, un isolotto, che contribuisce a mantenere le acque quasi sempre calme e piatte. In molte foto sul web si nota poi un sottilissimo istmo di sabbia che collega l’isolotto alla spiaggia. Purtroppo quell’istmo non c’è più, forse portato via da una mareggiata, ma non è un problema, perché ci godiamo ugualmente il luogo, nel quale arriva sì tanta gente, ma rimane sempre vivibile, almeno nel punto in cui ci siamo sistemati, cioè di fronte all’isolotto.

Pranziamo, sotto all’ombrellone, con i nostri panini, ma ben presto torniamo in acqua … Così mi concedo un “bagnetto” di quasi due ore, cosa che, credo, non accadeva da quando ero un adolescente!

Nel pomeriggio irrompe anche la musica e tanti giovani si scatenano a ballare in un divertente schiuma-party … In questo modo facciamo sera a Nissi Beach, un luogo straordinariamente bello e pieno di vita, che mai dimenticheremo.

Con le ombre lunghe della sera riguadagniamo il Myriama Apartments e più tardi usciamo per cena in una taverna nel centro di Agia Napa, concludendo una giornata davvero rilassante e positiva.

Sabato 29 Agosto

E’ questo per noi l’ultimo giorno intero da passare in terra cipriota … e anche oggi splende un bel sole, così potremo dire di non aver praticamente visto una goccia di pioggia nell’arco dell’intera vacanza.

Dopo colazione andiamo verso Capo Greco e qualche chilometro fuori Agia Napa ci fermiamo a vedere uno spettacolare tratto di costa del quale si sono formate grotte e anfratti.

Esploriamo palmo a palmo il luogo, scendendo anche fra le scogliere in un suggestivo antro dal quale si osservano i meravigliosi colori del mare incorniciati dalle rocce, poi riprendiamo strada per andare alla ricerca della nostra spiaggia quotidiana.

Doppiamo il capo e andiamo più a nord, nella località di Protaras, dove si trova Fig Tree Bay, un’altra famosa spiaggia della zona … fin troppo famosa visto che alle 10:00 è già straboccante di gente e dobbiamo far ricorso al nostro ombrellone portatile, perché quelli a noleggio sono già esauriti.

La spiaggia è comunque molto bella, protetta com’è da un isolotto di poco al largo della riva e con un mare caldo e trasparente, così ci precipitiamo subito tutti in acqua a fare un lunghissimo bagno, fin quasi a mezzogiorno.

Consumiamo il pranzo a Fig Tree Bay e poi decidiamo di lasciare il luogo, perché troppo affollato per i nostri gusti … in fondo mi ero preparato qualche spiaggia di riserva nei paraggi e verso una di quelle andremo.

Passiamo a fotografare con la giusta luce l’arco di roccia visto due giorni fa (il Kamara tou Koraka), che finalmente può mostrare tutte le sue virtù e poi andiamo ad ovest lungo la costa. Superiamo Agia Napa a arriviamo ad Agia Tekla Beach, spiaggia che ci aveva segnalato anche il proprietario del Myriama Apartments … ma purtroppo non ci piace affatto, con tante alghe ed un mare piuttosto cupo.

Per non sbagliare l’esito dell’ultima mezza giornata di vacanza decidiamo così di tornare alla fantastica Nissi Beach, dove, vista l’ora, dobbiamo ancora fare uso del nostro ombrellone, ma è un disagio che vale assolutamente la pena affrontare!

In questo modo ci godiamo un ultimo idilliaco bagno nel magico fluido di Nissi Beach e lì attendiamo soavemente anche l’imbrunire, poi torniamo al nostro hotel, a rassettarci e a cominciare a sistemare i bagagli per la partenza di domani mattina.

Più tardi, per cena, torniamo alla taverna greca da Toni, quindi rientriamo al Myriama Apartments e ci dedichiamo al riposo, in attesa dell’imminente levataccia che ci riporterà verso casa.

Domenica 30 Agosto

La sveglia suona poco dopo le 6:00. Sistemiamo le ultime cose, facciamo una fugace colazione in camera e prendiamo il via da Agia Napa che sono le 7:15.

Dobbiamo percorrere solo meno di sessanta chilometri di comoda autostrada, fino a Larnaca … e fila via tutto liscio, così quando imbocchiamo il tratto finale, che va all’aeroporto, chiudiamo il cerchio del nostro itinerario e ci apprestiamo a concludere il viaggio.

Alle 8:00 in punto siamo al parcheggio della Europecar a riconsegnare la fedele Kia Sportage, con la quale sull’isola di Cipro abbiamo percorso 1454 chilometri. Poco dopo entriamo poi nella sala delle partenze e, individuato il banco del check-in, imbarchiamo i bagagli, quindi oltrepassiamo i controlli doganali e di sicurezza e ci mettiamo in attesa al gate numero 22.

All’ora stabilita prendiamo i nostri posti sul volo A3 903: un Airbus A320-200 dell’Aegean Airlines, che alle 11:16 spicca il volo diretto ad Atene.

Sorvoliamo le coste della Turchia e quindi il Mar Egeo, così alle 12:35 prendiamo terra nel principale scalo ellenico … Ora però ci attende una sosta di circa tre ore. Sosta che si prolunga anche un po’, poi finalmente, alle 16:18, anche il secondo Airbus A320-200 di Aegean Airlines sale in cielo, identificato come volo A3 654.

Prendiamo quota e passiamo sopra alla Grecia continentale, quindi sull’isola di Corfù e lì riporto le lancette dell’orologio indietro di un’ora sul fuso italiano … Poco più tardi ci affacciamo poi sullo stivale, che prendiamo a risalire verso nord-ovest, a cominciare dal tacco, e alle 16:37 atterriamo dolcemente sulla pista di Roma-Fiumicino.

Impieghiamo circa un’ora a recuperare i bagagli (solo a Roma ci capita sempre così!) e verso le 18:00 siamo al King Parking a ritirare la nostra auto.

Abbiamo un piccolo disorientamento per tornare a guidare sulla parte destra della carreggiata, ma passa in fretta e poco dopo le 19:00 siamo già a Orte, quindi, meno di un’ora più tardi, a Perugia.

Percorriamo quasi tutta la E45, fino a Cesena, dove imbocchiamo l’autostrada A14 per uscirne quasi subito in quel di Forlì, così, dopo altri dieci minuti di strada, alle 20:45, concludiamo felicemente il viaggio davanti al cancello di casa.

E’ stata un’esperienza magnifica e nettamente sopra le attese. On the road fra Cipro Sud, che è un pezzetto d’Europa a tutti gli effetti, e Cipro Nord, un paese neppure riconosciuto dalla comunità internazionale, che però non ci ha creato problemi … anzi! In entrambi i casi abbiamo trovato (spesso) un mare strepitoso, ma anche pregevoli lampi di storia antica e medioevale … un mix perfetto che ha contribuito a rendere la semplice vacanza una vacanza davvero speciale.

Dal 14 al 30 Agosto 2015

Percorsi a Cipro km. 1454



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