Pura Cina!

Finalmente, il Viaggio della Vita. Un giro in solitaria, fai da me, per l'immensa Cina: città, storia, modernità e, soprattutto ... PERSONE!
Scritto da: canesano
pura cina!
Partenza il: 09/11/2010
Ritorno il: 01/12/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Il mio tardivo esordio nei Diari di Viaggio di TPC è di quelli “col botto”: tramite il mio racconto, spero di poter esorcizzare, quando ancora ve ne fossero, tutti i dubbi relativi ad un viaggio nell’Impero di Mezzo. Personalmente, nei Diari ho sempre cercato tanto le sensazioni degli scriventi, quanto indicazioni e suggerimenti pratici, ai fini dell’organizzazione dei viaggi e delle scelte da compiere. Cercherò di dare evidenza agli aspetti pratici, all’inizio di ognuna delle fasi del viaggio, per dar modo, a chi si sta organizzando, di non sorbirsi tutto il racconto; a tutti gli altri, buona lettura…Spero!

Tengo ad esortare tutti coloro che lo vorranno, a contattarmi direttamente, per indicazioni più specifiche.

Prima di partire

– Visto turistico doppio ingresso (tipo L) richiesto tramite CVASC Milano, 80€ ca.

– Vaccinazioni/profilassi: nessuna.

– Registrazione Min. Esteri https://www.dovesiamonelmondo.it

Mi imbarco da Linate sul mio volo Lufthansa – acquistato con grande anticipo, per sfruttare un’offerta imperdibile – il 9 Novembre alla volta di Beijing, via Francoforte.

Il mio passaporto è munito di Visto Turistico (tipo L) a doppio ingresso, per poter effettuare la tappa di Hong Kong; nonostante la riunificazione del 1997, Hong Kong ha mantenuto lo statuto di Regione Amministrativa Speciale, il che prevede differenze di moneta (HK$) e di procedure d’ingresso e uscita. Il passaggio dall’ex colonia, comporta un’uscita dalla Cina continentale. Per ottenere il doppio ingresso, ho allegato alla richiesta del Visto, la mail di prenotazione della guesthouse nella quale ho alloggiato ad Hong Kong, oltre alla prenotazione aerea su Beijing; per un Visto turistico a singolo ingresso, è sufficiente la prenotazione aerea A/R o di un alloggio prenotato in Cina continentale.

La Lonely Planet è in tasca: mi sarà di grande aiuto, anche se, personalmente, tendo a prenderla come punto di riferimento, non a come bibbia.

Lo zaino è riempito fino al limite della capienza, con indumenti che utilizzerei per l’autunno/inverno di Milano: maglie manica lunga, maglioni, un paio di maglie “tecniche” in caso di escursioni in luoghi più freddi e umidi (specie sul finire del mese) jeans lunghi, l’irrinunciabile K-Way. Ai piedi anfibi, adatti tanto alla città, quanto al “fuorpista”! Adattatore per prese elettriche universale, libri, un quadernetto sul quale terrò un diario, il materiale raccolto nei mesi di preparazione, tra documenti ed eventuali prenotazioni.

Medicinali d’ordinanza: antidissenteria, aspirina, cerotti, antidolorifico, ma soprattutto, fermenti lattici, gli unici che ho usato regolarmente; posso anticipare di non aver mai avuto nessun problema di tipo sanitario, né legato a fattori ambientali, né a fattori alimentari! Per questi ultimi, è sufficiente mangiare sempre roba cotta e fidarsi del proprio istinto. Per i primi, la predisposizione necessaria è legata alle scelte fatte, in termini di alloggio e mete da visitare.

Non ho in tasca valuta cinese – Yuan(¥) o Renmimbi(RMB) che equivalgono, al tempo della mia permanenza a poco più di 0.1€; per un’idea dei prezzi, usavo dividere per 9 l’ammontare richiesto in Yuan. I bancomat sono diffusissimi, hanno tutti anche il menu in inglese e la mia carta di credito, che è una Visa, non mi ha mai dato problemi. Ovviamente banche e uffici di cambio, operano il cambio valuta, ma non essendomici mai rivolto – tranne per convertire Yuan in HK$ e viceversa, in realtà – non mi sbilancio sulla convenienza delle commissioni applicate.

Ho pianificato il mio itinerario, sulla base di quel che desideravo toccare con mano e di quanto raccolto da esperienze e indicazioni altrui, trovate via internet o tramite conoscenze dirette: toccherò Xi’an, Shanghai, Hong Kong via Guangzhou, Yangshuo via Guilin, Beijing, esattamente in quest’ordine; la mia intenzione è quella di chiudere il giro sulla Capitale, dalla quale ripartirò per Milano il 1 Dicembre. Mi sembra più sensato, che non passare gli ultimi 2 giorni a rientrare su Beijing, per poi sobbarcarmi altre 15 ore di rientro (11 Cina-Germania, 1 Germania-Italia, più transfer).

10 Novembre – Beijing

Airport Express T3 => Dongzhimen Line 2: 25RMB

Biglietto metropolitana: 2RMB

La “mia” Cina ha inizio. Prima e durante il volo, ho avuto modo conoscere dei giovani cinesi, in rientro verso il loro paese; non ho potuto fare a meno di notare la coerenza delle loro considerazioni, riguardo il mio viaggio: “hai del coraggio, ad andartene in giro per la Cina da solo, senza parlare cinese!” Queste iniezioni di fiducia si riveleranno fin troppo pessimiste.

Il primo giorno a Beijing, ha come scopo il ritiro del biglietto ferroviario Beijing-Xi’an presso un’agenzia in Duban Hutong; è molto semplice raggiungere la città dall’aeroporto internazionale, l’Airport Express arriva direttamente alla fermata Dongzhimen della Line 2: da qui, ovviamente, è possibile incrociare tutte le altre linee della metropolitana. Questo biglietto l’ho acquistato dall’Italia, tramite il portale di ChinaTripAdvisor, mentre gli altri li acquisterò man mano che mi sposterò. La ricerca dell’indirizzo dell’agenzia, mi dà modo di venire a contatto con la disponibilità che caratterizzerà la gran parte dei cinesi ai quali mi rivolgerò, durante tutto il viaggio: un ragazzo, in grado di parlare inglese, a fronte della mia richiesta di indicazioni, mi accompagna fino all’ufficio dove ritiro il biglietto. All’apparenza, poca cosa, ma considerando lo smarrimento del primo giorno, sotto il peso dello zaino…

11 – 13 Novembre == Xi’an

Treno Beijing => Xi’an, acquistato ChinaTripAdvisor, Upper Soft Sleeper 83US$

Alloggio: Shuyuan Hostel, contattato via mail da Milano, concordato 150RMB a notte stanza singola con servizi.

La notte in treno è trascorsa nel sonno profondo: la giornata vagabonda di Beijing, tra jet lag e bagaglio a carico, mi ha sfinito. Ho prenotato un posto “soft sleeper”, l’equivalente di una nostra cuccetta a 4 letti; le alternative sarebbero state “hard sleeper” – compartimenti aperti a suddivisi a gruppi di 6 letti, “soft seat” e “hard seat”, che son posti a sedere, elencati in ordine di prestigio, se così vogliamo definirlo. Il mio scompartimento è pulito, ogni carrozza è custodita e servita da una persona ad essa dedicata e, per quanto mi riguarda, la convivenza con gli altri viaggiatori è stata assolutamente gradevole.

All’arrivo, come concordato via mail, trovo le persone del Shuyuan Hostel, che offre il servizio di accoglienza alla stazione; vengo accompagnato all’ostello col pullmino, insieme ad altri ospiti arrivati col mio stesso treno.

L’ostello si presenta molto caratteristico, esattamente come dal sito ed il personale parla inglese, dispensa tante informazioni e denota una certa preparazione, nella gestione di questo tipo di alloggio. E’ piuttosto grande, gli ospiti sono un buon numero e l’opportunità di conoscere altri viaggiatori si presenta facile. Anche la mia stanza è spaziosa e pulita, finalmente ho la possibilità di fermarmi per più di 48H nello stesso luogo!

Ho tutta la giornata davanti per iniziare l’esplorazione di Xi’an, con un ragazzo conosciuto nel tragitto tra la stazione e l’ostello; la città è stata capitale dell’impero per diverse dinastie e conserva (o ripropone, nel caso di quanto restaurato o ricostruito) molte delle caratteristiche di quei periodi: Torre della Campana, Torre del Tamburo e mura di cinta, delle quali percorriamo l’intero perimetro con bici noleggiata; inoltre il quartiere musulmano, che mi è piaciuto molto, caotico, nell’ambito del quale è possibile ammirare moschee aperte al culto: tra l’altro, in queste strade, è affascinante osservare comportamenti che normalmente noi occidentali associamo a contesti arabeggianti, calati in una realtà prettamente orientale! Immancabili dei contrasti saltano all’occhio: la congestione del traffico e l’alternarsi di negozi e centri commerciali, misti a piccoli e grandi segnali del passato che la città ha avuto; emblema di tutto questo, è senz’altro la piazza della Torre della Campana, sulla quale si affaccia un enorme centro commerciale e intorno alla quale circolano veicoli senza soluzione di continuità (e di sonorità!)

Ma Xi’an è tappa fondamentale, per la sua prossimità all’Armata di Terracotta: il giorno seguente, andiamo alla stazione a prendere il 306 che ci porta dritti al sito. Pur non essendo andato in Cina esclusivamente per la sua millenaria storia, non posso non ammettere che di attesa ce ne sia; tralasciando il percorso di almeno un quarto d’ora, tra negozietti, ristorantini, negozioni e ristorantoni, una volta arrivati agli scavi si accede ai tre padiglioni, costruiti intorno alle effettive statue di terracotta, poi ad una sala museo ed una cinematografica. Penso che sia superfluo ogni tentativo di descrivere il fascino della visita: diciamo che trovarsi di fronte ad un’opera di questa portata, dopo averla conosciuta dai libri e dai documentari, provochi una certa suggestione.

L’ultima sera a Xi’an è piacevolmente caratterizzata dalla conoscenza di tre ragazzi cinesi, che frequentano il pub dell’ostello; scendo per bere un paio di birre e, essendo da solo, mi siedo al tavolo con loro: non parlano inglese, se non qualche espressione elementare, eppure riusciamo a mettere insieme una sorta di conversazione a passare del tempo assieme! Mi piace descrivere questo tipo di incontri, perché credo siano l’arma più efficace per abbattere uno dei tanti luoghi comuni che avvolgono il popolo cinese: non sono avvezzi all’isolamento, è la storia che glielo ha imposto; ed ha provocato l’esistenza di barriere che al giorno d’oggi si traducono nella tendenza a creare quelle che in Occidente vengono definite “Chinatown”, frutto dell’oggettiva difficoltà, per loro, ad affacciarsi a mondi scarsamente conosciuti, a partire dalla comunicazione scritta ed orale. Altro esempio, mi capita il giorno dopo: cerco di raggiungere ciò che mi manca ancora da visitare, approfittando dei tratti a piedi per inoltrarmi nei quartieri che attraverso; ad un certo punto, necessito di indicazioni, mi rivolgo ad un uomo che sembra avere la mia età, ma che non parla inglese. Presto detto, se non ci arrivo con le sue indicazioni in cinese, mi ci porta con la sua auto! Le ultime tappe del mio soggiorno qui, mi portano alla Pagoda della Grande Oca ed al tempio Taoista degli Otto Immortali. E’ ora di correre in stazione, per il treno che mi porterà a Shanghai; ce la farò col traffico della Domenica?

14 – 18 Novembre == Shanghai

Treno Xi’an => Shanghai, acquistato presso Train ticket office Xi’an, 490RMB Upper Soft Sleeper

Alloggio: Blue Mountain HongQiao Youth Hostel, prenotato tramite Hostelworld, 160RMB a notte stanza singola con servizi.

Biglietto 24H metropolitana: 18RMB

Direi di avercela fatta! Ho avuto dei compagni di viaggio davvero simpatici, un ragazzo in grado di parlare inglese ed interessato a tutto quanto potesse chiedermi sull’Occidente e sull’Italia ed una signora, che pare esser salita sul treno direttamente da uno di quegli ambienti di campagna che spesso fan da cornice ai tratti extraurbani. Mi trovo sempre più a mio agio su questi treni, anche per il costante aumento della sensazione di sicurezza personale che mi accompagna e si concretizzerà sempre di più.

Raggiungo facilmente l’ostello, che non è centrale, ma ottimamente posizionato vicino alla Line2, quella che attraversa Shanghai in modo da coprirne tutte le zone di interesse; ed è soprattutto a due fermate dall’aeroporto di HongQiao, da cui volerò su Guangzhou, fra quattro giorni. Tutta un’altra cosa, rispetto a quanto proposto dall’ostello di Xi’an; questo ha un’ impronta moderna, la camera che mi assegnano è un tripla enorme ed anche qui, le persone che gestiscono il posto, sono gentili, preparate e puntuali su ogni tipo di richiesta.

Shanghai è una tappa del tutto diversa, rispetto alla precedente: qui non si vengono a cercare specifiche attrazioni “storiche”, piuttosto le si trovano immerse in ciò che quotidianamente sorge e cresce in città. In diverse occasioni, ti trovi in parchi che paiono oasi in mezzo a jungle di grattacieli, oppure passi da boulevard ampissimi, dai quali si diramano in vie popolate da umanità che vive il suo quotidiano, negozi, esercizi d’ogni tipo, compravendita al dettaglio d’ogni bene, da toccare con mano. E gli avventori, son decisamente accurati, in questa pratica.

Difficile pianificare un itinerario, proprio per quanto appena scritto: questa città aspetta solo d’esser girata a più non posso, senza vergognarsi dei suoi contrasti, che vi si scoprono man mano; anzi, talvolta, par quasi li evidenzi con esuberanza!

Detto questo, la cosa più facile da fare per iniziare ad assaggiarla, per me, è stata quella di andare in East Nanjing Road “la strada più famosa di Cina”, almeno così mi è stato detto da Fred, un ragazzo cinese conosciuto in un ristorante. Mille luci, ancor più negozi – fin troppo occidentali, nelle marche e nelle forme – una fiumana di gente; muovo dieci passi e vengo abbordato da una ragazza cinese, che parlando un ottimo inglese, mi accompagna finchè non scopre la sua intenzione: quella di portarmi a “bere il tè” in un luogo dove, con tutta probabilità, verrei messo di fronte ad un conto esorbitante! Questo tipo di atteggiamento, se preso con ironia, potrebbe rappresentare ormai una tipicità di questa zona di Shanghai; come dire che, senza ricevere offerte di tè, orologi o svaghi di varia natura, non si è certi d’esser stati in Nanjing Rd!

Da Nanjing Rd. Si raggiunge facilmente il Bund, la strada che costeggia il lungofiume e affaccia su Pudong, la zona dell’International Financial Center; per chi come me, viene da una città piccola e bassa come Milano, la vista è mozzafiato. Sicuramente, la tendenza sfrenata alla cementificazione d’ogni spazio possibile, non può essere considerata solo dal punto di vista del progresso e, a mio avviso, il prezzo che Shanghai – come il resto della Cina “work in progress” – sta pagando e pagherà per tutto questo, è alto, con tendenza ad aumentare; ciò non toglie che quanto realizzato finora, eserciti un certo fascino, almeno dal punto di vista infrastrutturale.

I miei giorni a Shanghai, sono caratterizzati da lunghe camminate e tanta metropolitana: a questo proposito, la scelta del biglietto 24H, si è rivelata opportuna.

Non penso di rivelar nulla di nuovo, addentrandomi nel dettaglio di luoghi ben meglio descritti e promossi in tutta la rete; mi limito a far presenti il Bund, Jing’an Temple, Nanjing Road, Renmin Square, Pudong (che ho raggiunto tramite il Maglev, il treno a levitazione magnetica) la Concessione Francese: tutti posti da visitare e, soprattutto, da raggiungere senza perdere d’occhio un solo metro di quel che ci si trova intorno, a partire dalle persone, con le loro attività, i loro volti. Per me, visitare Shanghai è questo, è il continuo tentativo di calarmi nel tessuto di questa grande città veloce ed affascinante… Tutto il resto, è da vivere di persona, è esperienza.

Prendo l’abitudine, al calare della sera, di inoltrarmi nelle vie laterali dalle strade più grandi, per scattare qualche foto e cercarmi qualche ambulante che venda sfiziosità da mangiare: spiedi, “ravioli” e panetti ripieni di una gran varietà di prodotti (riso, carne, verdure) carne di vario genere e tante altre proposte che stuzzicano decisamente l’appetito! Mi rendo conto, con l’acquisire di questa tendenza al take away, di passare giorni senza sedere in un qualche ristorante e la cosa non mi dispiace: a torto o a ragione, mi fa sentire in sintonia con l’ambiente in cui mi trovo! Ciò ovviamente, non significa che i cittadini Shanghainesi stiano sempre per strada, a mangiare: solo è di uso piuttosto comune, fermarsi presso questi ambulanti, tra i quali non ho mai visto nessuno privo di clienti. La mia regola è “mangialo, se ti ispira, purchè sia cotto”…Dopotutto, ognuno ha i suoi canoni!

La visita di Shanghai, costituisce la permanenza più lunga di tutto il viaggio, a parte i giorni finali a Beijing; mi accorgo che, seppur in Cina da una manciata di giorni, inizia a prendere forma in me, una sempre maggior naturalezza, nel vivere la quotidianità in questo paese che, fino a poco più di una settimana fa, costituiva un’enorme incognita! Questo ovviamente, non mi fa porre al di sopra della mia consapevolezza d’esser un ospite, è solo una sensazione di sempre maggior spontaneità nei miei comportamenti, che all’inizio erano giustamente molto più cauti. Un ottimo progresso, per la continuazione del mio percorso.

La prossima tappa del mio viaggio, è la più impegnativa, dal punto di vista dei trasferimenti: si va a Guangzhou, per una notte, per poi “uscire” dalla Cina continentale e fermarsi ad Hong Kong.

18 Novembre == Guangzhou

Aereo Shanghai => Guangzhou, MU5305 (China Eastern Airlines) acquistato da Ctrip 540RMB

Alloggio: RiverSide YHA 119RMB a notte, camera doppia con servizi, occupata singola, prenotato con Hostelworld da Shanghai.

Passerò solo una notte a Guangzhou, ma questo non mi risparmia di vivere il primo (di quelli che saranno due) momento di reale smarrimento cinese; il mio aereo atterra con un’ora di ritardo, rispetto alle previsioni e io, prima di andare in ostello, devo passare alla stazione di Guangzhou East per comprare i biglietti dei miei prossimi spostamenti: per l’indomani, treno KCR (Kowloon-Canton Railway) per Hong Kong, mentre, fra quattro giorni, al mio ritorno, mi sposterò a Guilin. Due tratte, due diversi gestori ferroviari e, ovviamente, diverse biglietterie! Tanto più che in questo periodo, Canton (questo il nome europeo di Guangzhou) è teatro dei giochi d’Asia, il che comporta lavori nella stazione East: nonostante le puntuali indicazioni, all’interno della struttura, molti passaggi sono sbarrati, le file sono infinite e, a me, le vie alternative sono ignote. Eccomi qui, in ostello mi aspettano per le 18, che sono ormai passate, senza che io abbia ancora in mano uno solo dei biglietti!

La biglietteria per Hong Kong è al piano superiore, rispetto al livello 0 al quale mi trovo ed è la prima che riesco a raggiungere. Ora non mi resta che trovare quella per le lunghe distanze, da non confondere con quella per le tratte interne alla provincia del Guangdong, la prima alla quale mi sono rivolto; quando ormai ho perso le speranze, ecco l’incontro che ti risolve la serata: un ragazzo cinese che parla inglese, mi indica l’uscita, al di là della quale, troverò la mia biglietteria! Ora resta “solo” da comunicare all’addetta allo sportello, che fra quattro giorni, vorrò dormire su un soft sleeper a bordo del Gaungzhou-Guilin della sera. E qui, il secondo incontro risolutore: una ragazza, che in fila si rivolge in perfetto inglese ad un altro occidentale, accoglie la mia richiesta d’aiuto per l’acquisto del mio tagliando! Sono le 20 ed ho raggiunto lo scopo della mia giornata: l’ennesima dimostrazione, che il viaggio non è mai scontato, ma che in ogni situazione, non mi è mai mancato l’apporto di qualcuno che si mettesse a mia disposizione.

Per inciso, credo possa essere utile saperlo, avevo provato ad acquistare il biglietto tra Gaungzhou e Guilin, già da Shanghai, senza riuscirvi. Un tedesco conosciuto in ostello, mi ha informato del fatto che è pressoché impossibile (pressoché, non in assoluto) comprare biglietti dei treni che non partano dalla provincia in cui ci si trova. Perciò dalla provincia di Shanghai, inutile cercare di prenotare un treno che porti dal Guangdong al Guangxi, ad esempio.

Il mio ostello è ottimamente posizionato, sul Fiume delle Perle, dalla sponda del quale, con le luci della sera, è possibile ammirare la sponda opposta tutta illuminata. Solo un assaggio di questa città e, considerando la sua fama e il pochissimo che vedo, sono davvero rammaricato del fatto che non rappresenti una tappa vera e propria del mio itinerario! Per quanto mi riguarda mi sento di scrivere, a chi di voi abbia intenzione di includerla nei propri spostamenti, di farlo senza esitazioni.

Domani, per me, rappresenta uno dei giorni topici del mio giro: si metterà mano al visto, con tutto quello che, emotivamente, mi provoca; dubbi per l’uscita, la speranza di nessun problema per il rientro!

Prima di partire per Hong Kong, mi informo sul servizio di custodia bagagli dell’ostello di Guangzhou: per 2RMB al giorno, potrò lasciare nel deposito il mio zaino più grande; si rivelerà una scelta del tutto indovinata, mi permetterà di muovermi agevolmente in questo spostamento!

19 – 22 Novembre == Hong Kong

1€ = 10HK$ ca.

Biglietto KCR Guangzhou => HK 190HK$ a tratta, acquistato a Guangzhou East Station e Hung Hom Station, Kowloon (HK), per il ritorno.

Alloggio: Golden Crown Guesthouse, 280HK$ stanza singola con servizi, prenotato via internet dall’Italia.

Octopus Card, 150HK$ (50K$ deposito rimborsabile + 100HK$ carica iniziale) valida su metro, ferry, tram, Peak tram. Non la ricaricherò ulteriormente e mi farò rimborsare deposito e credito rimanente.

Il trasferimento inizia con le procedure di uscita, nella stazione di Guangzhou East; i treni della KCR sono tantissimi, circolano ogni giorno e il terminal è puntualissimo nell’organizzazione di arrivi e partenze. Dopo aver atteso il proprio turno di ingresso in sala d’attesa, ci si trasferisce ai banchi dei controlli per l’uscita dalla Cina continentale, dopodiché verso il binario.

Da questo momento, la direzione possibile è una sola: Hung Hom, la stazione di Kowloon, uno dei distretti sulla penisola di Hong Kong.

Arrivo dopo un paio d’ore di tragitto e, prima di uscire dalla stazione, compro il biglietto per il ritorno, cambio i RMB che ho in tasca in HK$ (non ho idea con quale convenienza, dato che lo faccio direttamente dove prendo il biglietto) ne prelevo degli altri e compro la Octopus Card: con questa, posso girare in lungo e in largo, sui mezzi di HK, scalando man mano il credito caricato; fuori dalla stazione, vivo il secondo (ed ultimo, x fortuna!) dei miei momenti di smarrimento, ma questa volta non ci sono scuse, tutta colpa mia: ho scordato di portarmi l’indirizzo della guesthouse!

Ho prenotato in Nathan Road, una delle strade più caotiche sulla faccia della terra, credo. La strada e le sue direttrici, sono un brulichio di persone (e personaggi) nonché un’accozzaglia di insegne che indicano ristoranti, sale gioco, centri massaggi e…guesthouse! Centinaia, potenzialmente in ogni dove: le entrate, infatti, non sono quasi mai a livello della strada, perché in ogni palazzone possono essercene una decina, mischiate a laboratori, studi di ogni genere, laboratori. Insomma, da questa parte di Hong Kong, dentro quattro mura, è possibile infilarci tutto quel che le idee dettano! E’ proprio in questo girovagare a caso, sotto un discreto caldo, che ringrazio di aver lasciato lo zaino grande a Guangzhou.

Non riesco ad individuare internet cafè, perciò esaurisco il credito del mio cellulare (non ho mai acquistato SIM cinesi, la mia Vodafone appoggia su operatori locali, anche se a costi esorbitanti) cercando su internet l’indirizzo dell’alloggio; il tempo passa e, per quanto spirito d’avventura, è ora di lasciare la roba ed iniziare l’esplorazione della città, inutile procedere per tentativi.

Ho scelto di stare in questo tipo di sistemazione e in questo specifico quartiere, Tsim Sha Tsui, volutamente: sono vicino alle famose Chungking e Mirador Mansions – casermoni edificati, negli anni 60, ad uso residenzial-popolare con annessi esercizi commerciali, tramutati nel tempo in calderoni di guesthouse, di attività dagli scopi più o meno trasparenti, diventate anche rifugio di clandestini e viaggiatori low budget – ed il quartiere è popolato di un’umanità piuttosto varia, che mescola turisti, accattoni, imbonitori e normalissimi cittadini che svolgono il loro normalissimo lavoro. La mia stanza, o meglio, il “mio spazio vitale” è un quadrato di 4 metri per 2, al quale è stato sottratto un angolo adibito a servizi: un bel salto di qualità, rispetto all’offerta degli ostelli, ma è esattamente quel che cercavo qui. In più, il concetto di guesthouse è sostanzialmente differente, da quello di ostello: nessuna parte comune, nella quale allacciare rapporti con altri viaggiatori, servizi di reception limitati all’essenziale, ma mai carenti, in caso di necessità.

Per la prima uscita, scelgo di camminare fino alla Avenue of Stars, tributo all’industria cinematografica di HK, dalla quale è possibile osservare lo skyline della zona finanziaria di Central, sull’isola: tante analogie con quanto già riscontrato a Shanghai, almeno per questo panorama.

Hong Kong è un luogo particolare: sono molti gli aspetti che denotano la dominazione occidentale del secolo e mezzo passato sotto gli inglesi, ma, almeno ai miei occhi, è e rimane una città cinese, a tutti gli effetti. L’inglese è molto più diffuso, rispetto alle città sinora toccate, ma non è raro nemmeno qui, trovare chi non lo parla per nulla. Le attività ed i negozi, sono assimilabili a quelli già riscontrati a Shanghai, o a (quel poco che finora ho visto di) Beijing, con l’aggiunta di una tendenza “esterofila” un po’ più naturale, meglio contestualizzata. E’ soprattutto la gente che mi scorre intorno, ad evidenziare la differenza che c’è tra questa città e le altre: incrocio tratti somatici di ogni parte del pianeta e non necessariamente su visitatori di passaggio; la quantità di persone che lavorano ed hanno affari ad Hong Kong è elevatissima ed ampiamente riscontrabile. In alcuni momenti, mi sento come in una vacanza, nell’ambito di questo viaggio! Non nego che la consapevolezza del dove mi trovi, eserciti la sua parte, sulle mie sensazioni, ma quanto descritto è proprio quanto vedo intorno a me. A Shanghai e Xi’an, la presenza di tratti “non orientali” è concentrata più che altro nei luoghi di aggregazione e interesse turistico.

Questa prima camminata, mi porta fino all’imbarco dei celebri Star Ferries, la compagnia di trasporto che, da tempo immemore, fa la spola tra la zona peninsulare sulla quale mi trovo e la Hong Kong Island, suddivisa in distretti tutti da visitare: Wan Chai, Central, Causeway Bay, Soho…Decido di fare un salto sull’altra sponda, sapendo che Wan Chai, verso sera, si anima di gente e locali, soprattutto per mangiare qualcosa! La solitudine, in un contesto di questo genere, si fa sentire: più baccano c’è intorno, più isolati ci si sente, è normale. Dopo mangiato, al rientro, dal ferry do un’occhiata agli addobbi installati sulle facciate dei grattaceli di Central: siamo a metà Novembre, ma la città è già illuminata per il Natale. Che strano effetto vedere luminarie di 80 piani, distribuite su decine di palazzi!

Dal giorno seguente, decido di visitare il posto sfruttando il fatto che si presenta “semplice” nella sua suddivisione: a Tsim Sha Tsui ho alloggio, la vivo per forza di cose; sull’isola, da una parte all’altra, si stendono le zone già menzionate – e non solo quelle – e seguendo le arterie principali, da Hollywood Rd, Hennessy Rd. O Jonhston Rd. Le si attraversano tutte; come fatto nel precedente paragrafo, evito di entrare nel merito di tutto quel che si può fare e vedere in ognuno di questi contesti: la vostra guida e, soprattutto, il vostro istinto sapranno senz’altro indirizzarvi nel modo giusto. Tengo solo a suggerire due cose, che mi hanno davvero entusiasmato: una volta saliti sul Victoria Peak, col caratteristico tram, scegliete la discesa a piedi, attraverso i “path” che portano fino al punto di partenza; ci si trova immersi in una serie di sentieri che tagliano una vera e propria foresta, che è esattamente quella che si vede guardando alla collina, dalla downtown. Io ci ho messo almeno un paio d’ore a tornare giù, forse un po’ di più, ma quanto mi è piaciuto! Tra l’altro, il pensiero di trovarsi in un ambiente del genere, sapendo d’esser attesi dalla città caotica…La seconda delle esperienze che ho apprezzato particolarmente, è la visita al Victoria Park, di Domenica: lo specifico perché credo che in settimana non sia così colorato, popolato e vissuto, come ho avuto modo di vederlo io! Ci sono capitato, aspettandomi una bella distesa di verde cittadino, mi ci son fermato quasi un pomeriggio. Un’area vissuta da gente di tutte le età, intenta in ogni sorta di attività, intrattenimento: chi mangia, chi gioca, chi si esibisce, chi non fa nulla di tutto questo…Attività spontanee, altre organizzate con veri e propri palchi per esibizioni amatoriali o professionali, spazi a disposizione, per arte, ballo, sport. Solo il numero di fotografie che ho scattato, rende l’idea di quanto abbia apprezzato questa visita! Coinvolgente, davvero coinvolgente.

Si avvicina il giorno del rientro in Mainland, riemergono i dubbi relativi alle procedure; so di non aver nulla fuori posto, ma so anche di trovarmi in un paese che ha fatto della burocrazia e della rigidità nei controlli uno dei suoi aspetti caratteristici. Andrà tutto benissimo e la sera del 22 Novembre, sono in un’altra stazione di Guangzhou, la stazione centrale, in attesa del treno che mi porterà a Guilin…

23 – 25 Novembre == Yangshuo

Treno Guangzhou => Guilin 326RMB, acquistato alla stazione Guangzhou East.

Bus Guilin => Yangshuo 15RMB, acquistato alla stazione bus Guilin.

Alloggio: Monkey Jane’s Hostel, 40RMB a notte singola con servizio privato, concordato direttamente sul posto.

L’ultimo treno notte di questo viaggio, è stato il peggio vissuto; non so per quale motivo, uno spiffero di aria fredda non cessa un secondo di soffiare nella cuccetta, tanto che la mia compagna di viaggio, una giovane donna cinese, arriva a chiedermi il mio giaccone per potersi coprire di più! Come non concederglielo…L’esperienza, però, evidenzia anche un aspetto quasi positivo: siamo sulla Terra anche qui, esistono i guasti!

Raggiungo Guilin alle 7 del mattino e sul piazzale della stazione dei treni, siamo noi passeggeri del T38 e una quantità di procacciatori di linee bus private per Yangshuo ed altre località dei dintorni. Peccato che io sia l’unico a non essere aggregato ad alcuna comitiva, il che mi rende anche l’unico obiettivo di tutti questi personaggi! Conosco il prezzo della corsa fino a Yangshuo, così sono in grado di stimare il rincaro richiesto da questi privati; dopo un valzer di offerte e rifiuti, riesco a farmi indicare la stazione dei bus, dove sicuro troverò i mezzi di linea che coprono la tratta. Ed è così che acquisto il mio biglietto e prendo posto – non senza aver incontrato altri “operatori del settore” fin all’ingresso della biglietteria. Scelgo di usare il bus e non la crociera, perché voglio sfruttare tutto il giorno per un primo giro di Yangshuo; l’alternativa sarebbe stata navigare il fiume Li, che mi avrebbe occupato almeno fino al pomeriggio inoltrato…

La tratta dura un po’ più di un’ora e percorre strade che attraversano uno scenario naturale mozzafiato: le formazioni che circondano questa zona del Guangxi, sono di tipo carsico e creano una cornice di picchi ricoperti di verde, a perdita d’occhio. Dopo una settimana di città vivaci come Shanghai e Hong Kong, alla quale aggiungere i giorni della pur caotica Xi’an, il cervello pare distendersi. I centri abitati che incontriamo, sono piccoli, disordinati, popolati da persone che vivono evidentemente di quello che offre il loro contesto o di piccoli esercizi. Non ci sono i centri commerciali, nè il traffico dei giorni precedenti, pur non essendo certo in attesa di arrivare in un villaggio del medioevo cinese: Yangshuo è una meta turisticamente conosciuta e frequentata, ma per quanta confusione vi si possa trovare, non sarà paragonabile ai ritmi di quanto trascorso! In più, so che qui ritroverò due delle persone conosciute nelle tappe precedenti ed è particolare pensare d’essersi dati appuntamento in una precisa città della Cina!

La cittadina di Yangshuo sorge sul fiume Li, è completamente dedita al turismo, tanto che la sua strada principale, West Street, presenta una concentrazione di alloggi e ristoranti che potrebbero ospitare gli abitanti di una città tre volte più grande! Arrivo senza aver prenotato in alcun ostello, ma mi ci vuole davvero poco, per trovare una sistemazione di tutto rispetto; il mio ostello è attaccato a West Street, ma all’interno di una traversa che lo tiene riparato dalla sua frenesia, che può durare fino a notte fonda, ogni sera. La caratteristica di questo ostello, è il pub che sta sul terrazzo, dal quale è possibile ammirare un bellissimo panorama, bevendo e chiacchierando; peccato che le temperature, nelle ore serali, inizino a farsi sentire, avrò solo un’occasione per sfruttare questa opportunità. La mia stanza è piccola, ma non manca di nulla, mi trovo bene in questa struttura. Come in tutte le altre occasioni, il personale è più che adeguato alla situazione.

Giro dappertutto in poche ore, imparando in breve la pianta della città: bello il parco, popolato soprattutto da persone anziane che riposano, giocano, conversano; molto suggestivo, l’affaccio sul fiume, quasi sproporzionato, nella sua dimensione, rispetto all’agglomerato urbano. Durante questo primo giro, vivrò una delle esperienze alla quale, ormai, avevo messo in conto di dover rinunciare: i miei passi mi portano ad inoltrarmi in uno spazio adibito a mercato, nel quale mi aspetto di trovare un’offerta coerente con tutti quelli che ho già visitato da che sono in Cina; in effetti c’è tutto quanto mi aspetto, frutta, verdura, persino prodotti confezionati, pesci e anfibi vivi – ad Hong Kong, se ne vedono fuori da tutti i ristoranti – e carni…Ogni, sottolineo ogni, genere di carne, tanto viva, quanto già macellata! Un vero mercato cinese: scatto fotografie e giro per i corridoi, tra i banchi, finchè gli odori e i rumori me lo consentono. Sono venuto fino in Cina, anche per toccare con mano questi aspetti, i contrasti, le caratteristiche, come, quanto e dove si conservano tradizioni o si acquisiscono nuove abitudini; a tutto quanto già apprezzato, posso sommare questa esperienza, per me molto importante.

Il “must” della visita a Yangshuo, è, come accennato, la crociera sul fiume Li. Il tratto più caratteristico è quello tra Yangdi e Xingping, che offre gli scorci migliori e più famosi: se dal bus sono rimasto affascinato di quanto mi circondava dal punto di vista naturalistico, quest’oggi mi ci troverò letteralmente immerso. Le alternative per navigare sono barconi più grossi, veri e propri battelli, o delle imbarcazioni più piccole, che una volta erano di bambù, ma oggi hanno scafi in materiali più moderni: sono portate a motore o col remo, secondo del tratto percorso e portano fino a 5 o 6 persone alla volta. Io, con altri tre compagni di ostello, ho scelto questa soluzione, che ci ha dato modo anche di chiedere al ragazzo che ha condotto la barca, di fermarsi dove abbiamo preferito; questo, non ci ha comunque risparmiato dall’affrontare, ad ogni approdo, i vari venditori che han creato business su ogni porzione di terra emersa del fiume! La foto coi cormorani, la foto con il particolare scorcio o la particolare conformazione, il disegno, la cartina, il DVD e via dicendo…Impareggiabili commercianti, i cinesi! Questa crociera, si conclude a Xingping, dove è possibile vedere dal vero l’immagine che campeggia sulla banconota da 20RMB, per poi andare a visitare il villaggio vero e proprio, che conserva ancora tutto il suo fascino antico. Per quanto a misura di turista, quest’esperienza merita d’esser vissuta, perché gli scenari sono decisamente mozzafiato!

Ciò che non ho potuto visitare, intorno a Yangshuo, sono la Collina della Luna – raggiungibile anche in bicicletta – e le risaie a terrazze di Longsheng; ho lasciato la città il giorno dopo, alla volta di Guilin e vi ho dovuto rinunciare, ma avendo parlato con chi li ha visti, credo valga la pena segnalare anche questi posti.

25 – 26 Novembre == Guilin

Bus Yangshuo => Guilin 15RMB, acquistato stazione bus Yangshuo.

Alloggio: Wada hostel, 110RMB a notte singola con servizio privato, concordato via mail da Yangshuo.

Ho scelto di dedicare una giornata sola, a Guilin, basandomi sui suggerimenti di persone conosciute man mano e già passate da qui: l’opinione è sempre stata coerente, meglio spostarsi su Yangshuo, come ho fatto, considerando che Guilin è una vera e propria città.

E’ proprio così, sento di esser tornato ad un contesto assimilabile a quello di Xi’an: città cinese di dimensioni più ridotte, meno “metropolitane” – almeno rispetto all’impatto riscontrato a Shanghai, Beijing o Guangzhou – ma non certo priva di tutte quelle caratteristiche già viste dappertutto, a partire dal traffico caotico, ad esempio. Lo sconfinamento in una Cina più provinciale, comunque pur sempre frequentata da visitatori, quindi sicuramente già contaminata, è concluso; mi è piaciuto e sento di aver compreso, all’interno di questo viaggio, un’ulteriore esperienza, che lo completa un ancora un po’.

La cornice intorno alla città, presenta le stesse caratteristiche del resto del Guangxi settentrionale, viste a Yangshuo; questo mi porta ad evitare di correre a visitare i siti cittadini che propongono scorci del tutto simili a quelli già goduti nei giorni precedenti. Il lago Shanhu, con le sue due pagode e il ponte di cristallo, costituisce un bello scenario, soprattutto di sera, quando tutte le opere sono illuminate (sempre “alla cinese” con scelta esuberante di luci e colori!)

Del mio breve passaggio a Guilin, non posso fare a meno di ricordare un incontro singolare: nell’uscire dall’ostello, passando davanti alla porta di una casa privata, son stato invitato da un signore ad accomodarmi al suo interno, per ascoltarlo suonare il suo violino cinese; a rischio di ripetermi, di questo viaggio mi porterò dentro tutti questi momenti, quelli che spontaneamente si vivono, insieme alle persone e che spesso, durano davvero poco…Ma che bello stare con quest’uomo, contento del fatto che ci fosse qualcuno venuto da così lontano, lì ad ascoltarlo in quel momento, suonare quello strumento da lui stesso costruito (me lo ha detto lui, in cinese! Miracoli del linguaggio dei segni…)

Domani sarà la volta dell’ultima tappa, si torna nella capitale, Beijing.

Quella sensazione che ho iniziato a percepire a Shanghai, quella naturalezza a cui accennavo, ormai è maturata in un senso di sicurezza che devo tenere sotto controllo; non ho nessun genere di incertezza, per il mio arrivo a Beijing, non mi pongo dubbi e ho quasi il sentore di un ritorno (pur essendoci stato solo poche ore!). Se da un punto di vista, può essere positivo, almeno in termini pratici, dall’altro non voglio che questo stato d’animo abbassi il mio livello di attenzione, nei confronti della città più importante di Cina; sono sicuro che col suo fascino, saprà tenermi nella tensione giusta.

23 Novembre – 1 Dicembre == Beijing

Airport Express T3 => Dongzhimen Line 2: 25RMB

Biglietto metropolitana: 2RMB

Alloggio: Happy Dragon Hostel, 140RMB camera singola con servizi, prenotato via mail da Guilin.

Tre ore di volo e atterro al Capital International Airport, quella specie di astronave, edificata appena fuori la città.

Conosco l’ostello dove alloggerò, perché durante il primo giorno, cercando una postazione internet per inviare notizie a casa, mi ci sono imbattuto ed ho utilizzato i loro terminali; caso vuole che anche il mio compagno di viaggio di Xi’an, vi avesse dormito, durante la sua visita di Beijing e da parte sua, ho ricevuto ottime referenze a riguardo. Il prezzo proposto via mail è stato più che accettabile, conosco il luogo ed ho visto la zona in cui si trova, ho la sicurezza di un’ottima gestione, non provarci nemmeno, sarebbe complicarsi la vita x nulla! Quanto descrittomi, si rivela immediatamente reale, l’Happy Dragon è un ottimo ostello, gestito da personale preparato e molto frequentato da viaggiatori di tutto il mondo; il quartiere in cui è inserito non manca di nulla, ottimamente servito dalla metropolitana. La ciliegina sulla torta, è la tripla con servizi che mi danno ad uso singola: mi sento un mahrajà.

Quattro giorni pieni, x visitare Beijing, sono pochi, considerandone uno dedicato quasi esclusivamente alla Muraglia e un’altra metà (almeno) per la Città Proibita; ma ormai sono più che cosciente di quel che voglio, da questo viaggio e non mi perderò un palmo delle strade che percorrerò per raggiungere i siti d’interesse, anzi continuerò a farne punti di riferimento nelle mie peregrinazioni urbane! Come faccio dall’inizio del mio percorso, d’altronde.

La mia prima giornata pechinese, è dedicata alla visita alla Grande Muraglia: ci sono diversi siti, raggiungibili dalla Capitale ed io scopro che, il mio ostello, organizza la gita ad uno di quelli che, a sensazione, avrei preferito raggiungere, Mutyanu. Si trova ad una 70ina di Km dalla città, è una sezione conosciuta, ma non particolarmente battuta, per lo meno non invasa da visitatori. Una sensazione immediata, che riemerge da quel primo giorno, passato qui, è l’immensità di questa metropoli: il bus viaggia e viaggia ancora, ma intorno a noi, compaiono sempre le periferie di Beijing. Svincoli, strade a tante corsie, eppure palazzi, quartieri, servizi! Per l’ennesima volta, sorvolo sulla descrizione dettagliata di una delle meraviglie del mondo; quel che posso far presente è che, una volta saliti, la sensazione che si prova è suggestione, sommata ad appagamento: quell’appagamento che accompagna la consapevolezza di trovarsi in un luogo che finora ha sempre rappresentato foto su libri o immagini in TV. Esattamente come l’Armata di Terracotta, quasi tre settimane fa! La scalata non è leggerissima, le torrette sembrano vicine tra loro, ma il percorso impegna; ne vale la pena, comunque.

Siamo di ritorno verso il tardo pomeriggio, ma riesco a convincere una ragazza inglese conosciuta durante l’uscita, a fare un salto al 798 Beijing, un distretto tempo fa industriale, che nel corso degli anni, con la chiusura degli stabilimenti, è stato trasformato in “art district”, da artisti cinesi e non, che hanno occupato capannoni e uffici. E’ piuttosto fuori mano, in realtà e ciò ci permette di perderci e saltare da un bus all’altro, sui quali spesso troviamo cinesi che si adoperano per indirizzarci su quelli giusti; all’apparenza, questi potrebbero passare per esser momenti di dispersione, ma nella sostanza, son proprio ciò in cui è bello imbattersi! E pazienza se poi, raggiunto il 798, il buio sopraggiunge presto: mi ritaglierò dell’altro tempo, nei prossimi giorni, per tornarci. Da quel che posso assaggiare, ne vale decisamente la pena: espressioni per lo più moderne, vialetti costeggiati da opere che rivelano stili diversi tra loro; è proprio come essere in un villaggio dell’arte contemporanea, in ogni angolo potrebbe esserci la proposta di qualche artista ispirato! Quando ci tornerò, in orario più diurni, andrò a visitare anche l’interno dei palazzi, nei quali sono state ricavate aule studio e laboratori veri e propri: all’interno di Beijing, la capitale della Cina, questo luogo sa di rinnovamento, di proiezione ed apertura, verso l’embrione di un pensiero autonomo – che preferisco non definire ancora libero, vista l’assenza, ad esempio, di soggetti politici, nelle opere più sagaci. Non che non vengano ritratti, ma personalmente, li ho visti come accessori alle opere, senza particolari sbilanciamenti più…Scorretti!

La mattinata seguente, è dedicata alla Città Proibita, che si divide il centro di Beijing, con la piazza Tian an men. Potrebbe chiamarsi tranquillamente piazza Mao, in realtà, dato che da un capo all’altro, ci son soggetti a lui dedicati (il mausoleo, in cui è conservata la sua salma e la gigantografia affissa al di sopra della Porta della Pace Celeste, l’entrata della Città Proibita)

L’afflusso di gente è continuo, come dappertutto, son in maggioranza cinesi, ma l’immensa cittadella imperiale, sembra poterci contenere tutti comodamente: il luogo è un susseguirsi di cortili, terrazze sulle quali campeggiano diverse “hall”, ognuna dedicata ad una divinità o pratica diversa, nelle quali, in passato, si svolgevano le funzioni istituzionali dei regnanti; lateralmente, sorgono dei veri e propri quartieri, che un tempo dovevano costituire gli alloggi per chi aveva la fortuna e il rango di abitare all’interno delle mura e la parte finale è occupata dai giardini imperiali. La visita è potenzialmente a perdita d’occhio, volendosi soffermare sui patrimoni contenuti ed esibiti in ognuna delle costruzioni, ma non è il tipo di giro che mi interessa: rimango affascinato dagli spazi, dal fascino dei padiglioni e dalla minuzia dei particolari dei quali sono arricchiti; il giardino ricrea ambienti esotici e imitazioni di eremi che mai immagineresti in una città. Come contraltare alla Città Proibita, non c’è nulla di meglio dell’immergersi, nel pomeriggio, in quartieri più decentrati, più vissuti ed è proprio quel che faccio, con la scusa di accompagnare una compagna di viaggio alla ricerca di un teatro, nel quale dovrà assistere ad una rappresentazione non meglio chiarita…Come già nelle città passate, questo genere di giri, mi regalano spunti per osservazioni e foto: ci concediamo anche una sosta in una casa del tè! A ben pensarci, non c’ero ancora stato, da che son qui in Cina. Il rituale è affascinante, anzi, agli occhi di un profano come me, addirittura dispersivo…Ma l’ambiente e la cura con cui tutto viene eseguito, son piacevoli. In più, Beijing è particolarmente fredda, in questi giorni, soprattutto al calare della sera e tutto questo, scalda eccome!

Un altro luogo di grande fascino, nella Capitale, è il Giardino d’Estate; meno conosciuto di Muraglia e Città Proibita, non ha nulla da invidiare, considerato il fatto che lo visito in una giornata uggiosa, a tratti piovosa. Al di là della bellezza oggettiva del posto, mi piace riscontrare anche qui, l’attitudine allo sfruttamento degli spazi aperti, per attività corali o individuali: danze di gruppo, almeno un centinaio di persone, allenamenti alla spada e badminton, esercizi fisici e di contemplazione. Come già scritto più volte, non è il mio scopo, quello di descrivere nel dettaglio, cosa è possibile trovare in questo, come negli altri luoghi. Basti pensare che la menzione è del tutto giustificata, il complesso è a perdita d’occhio e la vera fortuna è poterci arrivare in una giornata soleggiata. Con la scusa di voler dare un’occhiata anche al quartiere olimpico, ripasso dall’Art District e mi avvio verso la conclusione del mio penultimo giorno cinese.

Domani sarà l’ultima giornata che passerò per intero qui e scelgo di dedicarla completamente ai pechinesi, in alcuni dei contesti e degli ambiti nei quali mi è possibile provare ad osservarne usi, atteggiamenti ed abitudini, cosa che non ho affatto trascurato, fino ad oggi, ma sulla quale sento di potermi concentrare, al di là dell’ambiente circostante.

Il primo dei luoghi di grande esercizio emotivo, è rappresentato indubbiamente dal Mausoleo di Mao: la mia attrazione per la Cina, è basata più sull’insieme degli aspetti politici e sociali che ne hanno caratterizzato la storia, perciò so di essere in procinto di accedere ad uno dei simboli più significativi, sotto questo punto di vista! Ritengo di sapere chi fu Mao e non è difficile riscontrare, oggi, gli effetti di quel che pianificò nella sua strategia politica. Il mausoleo è un vero e proprio luogo di culto, a partire dalle procedure d’accesso, che sono paragonabili a quelle di un aeroporto, fino all’osservazione di quello che mi accade intorno: ci sono persone di tutte le età, tutte in rigorosa fila, che, chi con fiori bianchi in mano, altro non attendono di poter vedere la salma del Grande Timoniere, per i pochi secondi concessi dal vero e proprio cordone che accompagna i visitatori, lungo tutto il percorso. Io sono uno dei pochi occidentali in fila e quel che più mi colpisce è guardare l’espressione della gente che mi circonda. Io credo sia molto particolare, il rapporto che hanno con la figura di Mao: non li ha certamente resi più ricchi, anzi, ha portato il Paese a delle ripercussioni devastanti, soprattutto sotto il punto di vista sociale. Ha provocato squilibri ed il prezzo che il popolo ha pagato per la politica da lui imposta, è stato – ed è tuttora, considerando alcuni aspetti – altissimo! Per contro, ha dato loro un’identità ed una coesione, sotto un unico (ed indiscutibile) simbolo, quello del Partito che in lui, è in realtà confluito; non mi va di dilungarmi con questo tipo di ragionamento, è un resoconto di viaggio, non un trattato di politica, cosa che non sarei nemmeno in grado di redigere! Detto questo, io credo che sia questo secondo aspetto, a disegnare, sui volti della fila, l’espressione di chi sta per tributare il proprio orgoglio cinese a qualcuno che, in passato, gli ha dato l’impressione di donargli un presente ed un futuro radiosi.

Il Tempio Lama di Beijing, che da un punto di vista strutturale, non presenta grandi differenze con tutti quelli ad oggi visitati – tranne la presenza di un Buddha di dimensioni colossali, puntualmente iscritto al Guinness dei primati – è aperto al culto e anche qui, trovo quel che cerco: ho deciso, nel rispetto dei credenti e delle loro pratiche, di seguirne la devozione ed i rituali. Ciò che più mi colpisce è notare il ventaglio di persone che si reca al Tempio! Giovani, meno giovani, professionisti, che è facile notare dall’abbiglio e dal tempo “risicato” che dedicano alla visita, studenti e, probabilmente, anche persone che occupano il loro tempo al Tempio. Per ogni hall, una serie di incensi e le dovute prostrazioni, un Buddha per ogni aspetto dell’esistenza, propiziatorio secondo il potere attribuitogli. Do seguito alla mia esplorazione dei culti, nel tempio dedicato a Confucio, personaggio col quale, nella mia personale visita della Cina, ho incrociato la strada molto meno del previsto; al di là di qualche fugace rappresentazione, è in effetti il primo tempio a lui dedicato, in cui mi trovo! E, devo dire, è scarsamente frequentato…Non escludo che la mia scarsa conoscenza del culto di Confucio, non mi faccia render conto di esserci in un momento poco propizio, all’osservazione dei seguaci.

Va detto che questo tempio, è immerso in un quartiere di hutong ottimamente conservato e molto popolato; questo mi permette di immergermi tra le vie e le attività, per quella che so essere l’ultima passeggiata, in questo tipo di quartiere. Almeno, per questa volta!

L’ultimo luogo di culto, diverso culto, verso il quale mi reco è il celeberrimo Silk Market, meglio conosciuto come il Mercato del Falso. Qua i pellegrini, sono occidentali che acquistano trolley enormi nel piano più in basso, da riempire con tutto quanto sia possibile contrattare ed acquistare, rigorosamente falso, ai piani superiori. Ho riscontrato diverse scuole di pensiero, durante il mio giro, riguardo alla qualità di questi falsi, che si trovano in tutte le città della Cina: io credo che a volte, non siano dissimili a quelli che finiscono sui nostri mercati, altri compagni di viaggio sostengono il contrario. Non ho interesse a fare shopping, tranne qualche souvenir, ma un giro in questo tempio della contrattazione vale davvero la pena.

Sono davvero agli sgoccioli: solo un’anatra laccata, mi separa da domattina e dal rientro in Europa. Che si presenterà rocambolesco, ma che già non è più Cina……..



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