In bici da Barcellona a La spezia

Pedalate in solitaria con partenza dalla Sagrada Familia, passando per la Provenza e la Costa Azzurra
Scritto da: trimax
in bici da barcellona a la spezia
Partenza il: 16/09/2017
Ritorno il: 22/09/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €

Resoconto di viaggio Barcellona-La spezia

Partenza ore 7,43 Barcellona sabato 16 settembre 2017 – Arrivo ore 7,00 di venerdì 22 settembre 2017.

In sette tappe giornaliere percorsi 1136 km con 9200 metri di dislivello complessivo. In 55 ore e 49 minuti di tempo effettivo di pedalata

Medie giornaliere: 162 km, 1314 metri di dislivello, 8 ore di pedalata

Arrivo un po’ frastornato alle 6,30 del mattino a Barcellona (sono partito il giorno prima alla 14,20 dalla stazione di La Spezia). Sono al terminal nord stazione autobus, è ancora buio e appena scendo dal pullman mi rendo conto che la temperatura è decisamente più bassa di quanto pensassi (10°). Sono già vestito per pedalare. Scarico la bici, smontata e accuratamente imballata, e comincio a tirarla fuori. Mi accerto della sua funzionalità e svuoto il mega zaino che contiene le borse della bici. La procedura è lunga e non voglio commettere errori. Ho una borsa al manubrio con sopra un marsupio e il foglio di viaggio, sotto allo stem ho la paleria della tenda attaccata con delle strisce di velcro, sul tubo orizzontale ho due piccole borsine (quella più vicina al manubrio ha la parte superiore trasparente per consentirmi di vedere saltuariamente lo schermo del telefono per consultare il navigatore). Nel triangolo centrale ho una borsa che occupa quasi tutta la “luce” disponibile” sotto la sella ho una borsa stretta e lunga che sporge 30 cm, sopra questa borsa ho elasticato le ciabatte infradito (queste e un paio di mutande sono gli unici componenti dell’abbigliamento non strettamente ciclistici). Sulla schiena ho lo zainetto da bici che uso sempre in MTB, è volutamente riempito con cose leggere (non voglio peso sulla schiena). Questa configurazione di borse minimaliste che fa a ameno di portapacchi vari si chiama Bikepacking. Regalo lo zaino a un passante e do la prima pedalata,è l’alba, in giro ci sono poche macchine e pochissime persone. Mi sembra di vivere un sogno. Finalmente si comincia, sono parecchi mesi che fantastico su questo viaggio, programmo, leggo resoconti di viaggi, cerco di carpire informazioni di tutti i tipi, ogni persona reale o virtuale che ne sa più di me è importante. Mi sento pronto dal punto di vista fisico, ho corso fino all’anno passato l’endurance tour in mountain bike e a giugno ho corso la Garfagnana epic (una due giorni interamente su sterrato con 6000 m di dislivello) mi sono cimentato diverse volte sulle lunghe distanze, alcune settimane fa ho fatto da La Spezia a Sanremo. Questo però è il mio primo viaggio in assoluto… Questa volta la bici pesa 7 kg in più del solito la guidabilità è più delicata, sono a 1200 km da casa e devo fare 200 km in Spagna poi tutta la Francia del sud prima di vedere il confine italiano. Prima volta che uso il navigatore in bici. Insomma, tanta teoria, tanto studio ma esperienza zero. Il mio primo viaggio lo affronto in solitaria.

Mi piacerebbe dire che è una scelta dettata dalla voglia di mettermi in gioco al 100% di fare tutto con le mie forze senza nessun aiuto esterno. Mi piacerebbe dire “vado da solo perché sono uno tosto” sono cazzuto e non ho paura di niente. Ma in realtà più semplicemente non ho trovato nessuno che mi seguisse. Uno dei matti che ha condiviso fango e polvere in giro per l’Italia è quasi bloccato dal mal di schiena. Il mio compagno storico di pedalate è stato fermo parecchi mesi per dedicarsi a un’altra sua passione nei mesi scorsi vedo che mi osserva, si informa del mio progetto fa domande pertinenti a cui io do delle risposte pronte, ostentando una sicurezza che in realtà non ho. All’inizio è scettico poi quando si avvicina la data della partenza nei suoi occhi vedo una scintilla ne abbiamo fatti tanti di km abbiamo condiviso lunghe trasferte abbiamo respirato polvere e mangiato fango. Questa volta mi lascia andare solo. Prima della partenza in tanti mi hanno chiesto “come si affronta un viaggio in solitaria di 1200 km all’estero senza esperienza,io non rispondevo e me la cavavo con un sorrisetto. Ma ora penso di avere la risposta:un viaggio del genere si affronta un km alla volta tutto qua non ci sono segreti. Tante volte lungo il viaggio mi sono perso alcune volte non ero riuscito a tenere la traccia pianificata. Alcune volte le alternative proposte dal navigatore contemplavano superstrade troppo pericolose per la bici. Magari era già pomeriggio inoltrato e le ore di luce erano poche,spesso nella vita ci si fascia la testa con problemi che non esistono. Se questo viaggio una lezione me l’ha insegnata è stata quella di affrontare un problema alla volta. Nella zona delle Camargue ho sbagliato strada e sono passato per un tratto nell’entroterra una zona desolata e con pochissime abitazioni si stava facendo buio e avevo già pedalato per più di 160 km quando ho trovato un campeggio, era quasi completamente vuoto a esclusione di alcuni camper ero solo in in questi spiazzi sotto gli alberi avevo solo un avanzo di pane del mattino e una mini bustina di olio (quelle per condire l’insalata nei bar per intenderci). Eppure il ricordo di me seduto per terra mentre mangio quel tozzo di pane con un po’ di olio mentre scrivevo su whatsapp (la comunità di bikers mi scriveva tutte le sere e devo dire che mi ha dato un sostegno morale incredibile, oltre a strapparmi numerosi sorrisi). Ero felice, ero contento, ero appagato perché ero esattamente dove volevo essere. Uno stra-stra grazie lo devo alla mia famiglia che mi ha sostenuto nonostante tutto. Mia moglie non era (per usare un eufemismo) molto entusiasta di questo viaggio.”Questa dove l’hai tirata fuori?” non ti basta ancora aver fatto immersioni in tutto il mondo, scoperto relitti, usato (e insegnato per tanti anni) miscele trimix andato in camera iperbarica con un’embolia neurologica. Arrampicato e fatto alpinismo, fatto due milano sanremo.una marmotte in Francia e tante altre. Buttato con il paracadute, corso per diversi anni nel campionata endurance (due anni fa sotto il diluvio e nel fango più nero finito la gara con4 costole rotte). ”Questa dove l’hai tirata fuori? Vai a Barcellona in spagna? Da solo? Con la tenda e il fornello?” Mi ha osservato scuotendo la testa. Le volte che ho dormito in tenda sul terrazzo di casa per prova l’attrezzatura o i pomeriggi che sempre sul terrazzo mi preparavo i noodles sul fornello. Non oso immaginare cosa avranno pensato i vicini dirimpettai a vedermi dormire sul terrazzo e farmi da mangiare sul fornello :o)). Eppure, per me è stato fondamentale partire con il suo sostegno e per questo le sono molto grato.

1^tappa: Barcellona (spagna)-Figueres

149.63 km in 6:50:21: 1,017 m dislivello

Arrivo alla Sagrada Familia per le foto di rito (chiedo uno scatto a una turista giapponese), non voglio perdere tempo, la strada è lunga. Imbocco la diagonal e mi dirigo a nord-est. Vedo parecchia polizia in giro (l’attentato alle ramblas è avvenuto da poco). Una di queste pattuglie mi ferma e mi chiede di levarmi gli auricolari, io obbietto che non sto ascoltando musica ma sono solo le indicazioni del navigatore. Non sentono ragioni e mi tocca levarle. In breve arrivo alla costa e inizio un lungo tratto costeggiando il mare il freddo è un ricordo la temperatura è gradevole e splende il sole. Poi la strada devia verso l’interno e continuo a seguire la N-II-passo Girona (che era l’obbiettivo minimo di oggi)perdo tempo nell’attraversare la zona abitata poi finalmente proseguo. Arrivo nei pressi di Figueres c’è un vento di tempesta sento i tuoni in lontananza è pomeriggio inoltrato decido di trovare una sistemazione per la notte. Non ho visto campeggi ma un’occhiata a booking.com mi fa trovare un alberghetto nel centro della cittadina. Non trovo facilmente la strada nei vicoletti e nel frattempo è iniziato a piovere. Finalmente lo trovo appena in tempo.Si scateneranno le cateratte e pioverà a dirotto per parecchie ore.

2^ tappa: Figueres-portel des corbiere (francia)

140.45 km in 6:26:25; 589 m dislivello

Carico la bici, le strade sono fradice è nuvolo ma non piove, ho dormito 10 ore abbondanti e mi sento pieno di energie. Mi dirigo verso il confine, la strada è tutta in leggera salita e dopo circa 13 km inizia la salita che mi porterà sui Pirenei al confine con la Francia. Passo il confine dopo 28 km. Inizio una lunga discesa, la strada è bella devo attraversare Perpignan, la strada è piena di cartelli e posso tenere il navigatore spento. Le gambe girano bene e tengo una buona andatura, arrivo a Le barcares stò per entrare nella zona delle Camargue seguo la strada. Ho il mare sulla destra e la laguna di acqua salate e le paludi con i canneti sulla sinistra il tempo e brutto ma non piove c’è pochissima gente in giro pedalo per chilometri senza vedere anima viva. Lo spettacolo degli uccelli è magnifico ci sono tantissimo fenicotteri rosa, aironi, aironi cenerini e tantissimi altri. Secondo la programmazione fatta a casa avrei dovuto seguire la costa al ridosso del mare ma iniziano i problemi. Mi perdo diverse volte e torno indietro chiedo ai passanti ma mi danno risposte contrastanti il navigatore sembra dare i numeri, spesso rielabora il percorso poi mi propone strade sterrate. Giro verso l’interno si sta facendo tardi e sicuramente sto allungando il giro pianificato non ho quasi più acqua e mi sto innervosendo,il paesaggio e affascinate ma la presenza umana è scarsissima. Finalmente dietro una curva trovo un campeggio e posso fermarmi. Il posto è deserto e pianto la tenda su una collinetta sotto a dei pini,non c’è un bar e nemmeno un market mangio un tozzo di pane e alle 20 sono già dentro il sacco a pelo,il vento sta rinforzando e dopo alcune ore nel dormiveglia sento che inizia a piovere. La tenda è monotelo (modello “loculo” per risparmiare peso e ingombro)devo dire che è piuttosto confortevole ma non l’ho mai provata sotto la pioggia. Per fortuna non piove tantissimo e la tenda regge,la notte passa serena.

3^ tappa: Portel des corbiere-Saint laurent d’aigouze

154 km in 6:50:00; 423 m dislivello

Come al solito mi alzo quando è ancora buio, devo ripiegare accuratamente la roba altrimenti non entra con precisione nelle borse. Parto con una pioggerellina gelida ma dopo pochissimo comincia a piovere con decisione, le previsioni mi avevano messo in allerta ma con il sopracasco e il leggerissimo giubbino in gore tex pedalo abbastanza bene. Continuo sulla D6009 passo Narbonne poi all’altezza di Beziers ritorno verso il mare ma la pioggia non accenna a diminuire e dopo Adge ritrovo le lagune delle Camargue. Ho cambiato la disposizione del telefono, non è sufficiente sentire l’audio, ora è in una posizione dove, nei momenti topici accendo con facilità il display. Proseguo sulla costa attraversando Sete, Frontignan, Mireval. Arrivo alla Grand Motte cittadina frizzante e turistica dove trovo molto traffico. Proseguo per Aigues Mortes dove incomincio a cercare una sistemazione. è smesso di piovere da poco più di un’ora e mi sono parzialmente asciugato pedalando. Non trovo molte alternative e quella che mi soddisfa mi costringe ad allungare di circa 10 km. Si tratta di un enorme casale con una corte interna abilmente ristrutturato è a dir poco isolato e senza navigatore sarebbe impossibile trovarlo. La stanza è gigantesca e il bagno immenso. Ho la bici in camera e dopo la notte in tenda mi sembra un lusso sfrenato ma dopo una giornata in sella quasi tutta sotto l’acqua sento di meritarmelo!poi solita routine:chiamo casa, chatto con gli amici e vado a letto prestissimo.

4^ tappa: Saint-Laurent-d’Aigouze-Gardanne

144,80 km in 6:44:03; 689 m dislivello

La colazione sarebbe compresa ma partendo così presto ottengo solo un po’ di caffè riscaldato e poco altro. Come al solito parto ottimista e bello pimpante,il navigatore mi suggerisce l’ennesima strada sterrata che questa volta studiando la mappa decido di seguire. La strada è larga ma decisamente sconnessa, si snoda per parecchi km e nel finale comincia un saliscendi su collinette coltivate a vitigni. La preoccupazione per eventuali forature è forte ma finalmente sbuco su una strada asfaltata. Proseguo poi per una lunga ciclabile che costeggia un canale dove incontro alcuni ciclisti. Tutti mi salutano e mi fanno dei gesti di incoraggiamento. Passo Arles, oggi è decisamente la giornata del vento. E’ molto forte costante e insidioso a volte è quasi a favore e mi fa volare a volte è contrario (in un tratto di pianura pur spingendo con decisione sui pedali non riesco a superare i 12 km/h!). Entro in Provenza, la strada è in costante salita e devo superare diverse collinette. Il vento continua a infastidirmi e con la bici con borse varie devo stare attento e guidare con molta attenzione. Vicino a Salon de provence sbaglio strada poi cerco di rimediare e infine devo tornare indietro. Passo da Aix En Provence e mi fermo per la notte a Gardanne.

5^ tappa: Gardanne-Cannes

169.07 km in 7:40:16; 1,565 m dislivello

Se ieri era la giornata del vento oggi è la giornata del sole. Parto come sempre di buonora e mi dirigo verso Trets, Tourves, Briognoles. La strada è facile da seguire e la mattina tengo una buona media. Seguo per parecchi km una stradina che costeggia la superstrada, il fondo stradale non è perfetto ma il traffico è praticamente assente. Faccio pochissima pianura ma oggi mi sento particolarmente bene e voglio levarmi dei chilometri. In un tratto di strada molto larga in discesa lascio andare la bici e raggiungo i 65,5 km/h che con la bici carica vi assicuro essere una bella velocità. Dopo Le Muy sono parecchio indeciso sulla strada da prendere. Il navigatore come al solito mi suggerisce la superstrada e se inserisco l’opzione bici mi propone strade bianche. Studio un po’ la carta poi decido per una strada che si inerpica su una montagna,ho già percorso più di 100 km ma le gambe girano ancora bene e affronto l’ennesima salita con ottimismo. Arrivato in cima,stanco ma soddisfatto affronto la lunghissima discesa che mi conduce a Cannes. Qui i campeggi non mancano.ne scelgo uno e mi accampo per la notte. Il camping è molto bello e ben organizzato,ciliegina sulla torta ha una lavanderia automatica con l’asciugatrice. Prendo qualcosa al market e mangio in mutande di fronte nel locale lavanderia mentre lavo e asciugo tutto quello che ho. Oggi a parte l’ultima tappa(che però si svolgeva sulle strade di casa)è stata la tappa più lunga e con più dislivello sono stanco ma sento profumo di casa e comincio a pensare di avercela fatta.

6^ tappa: Cannes-Pietra ligure

161.59 km in 8:12:55; 1,398 m dislivello

Parto spedito e deciso a entrare finalmente in Italia. Dopo 17 km sono sul lungomare di Antibes. Vedo in lontananza la cittadina di Cagnes sur mer, il tempo è splendido e corro veloce sul lungomare. In poco tempo arrivo alla caotica Nizza. Sono abbastanza vicino al confine, se potessi prendere la maledetta superstrada la raggiungerei in poche ore. Dopo vari ripensamenti e decido di aggirare il parco della grande corniche e mi inerpico per un’arcigna salita raggiungendo La Trinitè poi La Turbie dove scollino a quasi 500m di quota. Sotto di me c’è il principato di monaco, lo spettacolo è grandioso e mi fermo per scattare qualche foto. Al termine della discesa sono a Mentone dove già intravedo la costa italiana. Al confine mi sento come se avessi raggiunto un traguardo,mi commuovo. In Spagna e in Francia mi sono sentito a casa ho incontrato tante persone, molte di loro mi hanno incoraggiato, tante mi hanno fatto i complimenti (però questo italiano se ne fatta di strada….). A molti passanti ho chiesto lumi sul percorso da seguire e tutti mi hanno risposto con gentilezza e disponibilità. Forse questo italiano non più giovanissimo, con i capelli bianchi e la barba lunga con la bici impolverata e il sorriso ha fatto tenerezza. Ma quando passo sotto il cartello Italia a casa mi sento davvero… i nomi delle strade sono familiari, spengo finalmente Google Maps. E’ quasi una settimana che la voce femminile e un po’ metallica mi parla negli auricolari. Mi ha fatto compagnia e alla fino mi ha condotto dove volevo, ma mi sento un po’ in colpa per tutti quegli insulti che gli ho rivolto quando le indicazioni non mi piacevano. Sono sull’Aurelia e se voglio chiudere il giro nei sette giorni previsti devo fare più km possibili (l’ultimo giorno non vorrei fare più di 200 km anche perché la Liguria di levante ha pochissima pianura e il dislivello che mi aspetta è tanto). A Ospedaletti imbocco la lunga pista ciclabile (24 km) sul mare. Mi fermo a un baretto e mangio un panino al volo. Oltrepasso Imperia, conosco la strada e pedalo ancora bene. Passo Albenga poi Loano vorrei levarmi ancora qualche km ma ormai è tardi e a Pietra ligure quando vedo le indicazioni per un campeggio decido di fermarmi.

7^ tappa: Pietra Ligure-La Spezia

193.51 km in 9:45:00; 2,048 m dislivello

Oggi è il gran giorno, sono quasi a 200 km da casa ma stasera voglio dormire nel mio letto. Seguo l’Aurelia e in meno di tre ore raggiungo Genova. La città è stretta e lunga e ci vogliono quasi 30 km per attraversarla,il traffico è terrificante e procedo lentamente ma facendo attenzione ai veicoli che mi sfiorano. Quando arrivo a Genova Nervi tiro un sospiro di sollievo, conosco bene la strada e so che negli ultimi 110 km ci saranno tante salite da affrontare. Sulla salita di Recco vado un po’ in crisi, arranco con il 34×30 e faccio qualche centinaio di metri a piedi. La strada scende verso Rapallo ma ben presto risale per poi scendere nuovamente verso Zoagli. Poi ancora salita e infine discesa verso Chiavari. Qui inizia l’unico tratto pianeggiante della riviera di levante. Pedalo da stamattina presto, mi sono fermato pochissimo e mi sento esausto. A Lavagna mi fermo, mi sdraio su una panchina e mi assopisco per una mezzoretta. La sosta è stata un tonico rigenerante, evidentemente ero stanco sopratutto di “testa”. Riparto fiducioso e in breve arrivo a Riva Trigoso dove parte la salita al passo del Bracco. L’ho fatta tantissime volte è una salita lunga ma presenta della pendenze costanti e pedalabili. Prendo un discreto ritmo e quando arrivo al passo e comincio la discesa vorrei urlare di gioia. Arrivato a Borghetto mi sento chiamare vedo con la coda dell’occhio una maglia e una bici che mi ricorda qualcosa. Dentro la maglia c’è Filippo, un carissimo amico e compagno di tante scorribande in MTB. Mi fermo sorpreso e vengo accolto anche da un’altro amico/ciclista Salvatore. Questo comitato di accoglienza mi stava aspettando senza preavvisarmi ormai da alcune ore. Mi filmano mentre scendo dalla bici,hanno preparato dei pasticcini. Sono un po’ frastornato, non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa. Leggo nelle loro facce una sincera ammirazione per quello che ho fatto e non nascondo di aver provato una forte emozione e gratitudine.

Gli ultimi km sono una formalità. Li faccio chiacchierando con Filippo, che mi segue in bici, e Salvatore che mi scatta numerose foto, non sento nessuna stanchezza e pedalo con vigore. In breve arriviamo ai piedi della foce, l’ultima salitella prima di arrivare a La Spezia,potrei saltarla e prendere le comode gallerie che mi porterebbero direttamente in città ma non vi rinuncerei per niente al mondo. Sono partito esattamente sette giorni fa da Barcellona, ho sognato questo viaggio per tanti mesi mentre cercavo di pianificarlo con la scarsa esperienza che avevo. Ora che percorro gli ultimi metri verso casa mi sento orgoglioso di quello che ho fatto e provo una soddisfazione incredibile. Unico rammarico, poco più di 10 mesi fa è venuto a mancare mio papà. Era un signore molto sportivo e innamorato della bicicletta. E’ stato il miglior padre del mondo e mi piace pensare che sarebbe stato molto orgogliose di questo mio viaggio.

Non avrei potuto affrontare questo viaggio senza l’aiuto di tante persone. Alcuni sono amici virtuali, viaggiatori che mi hanno ispirato tramite i loro scritti sul web. Della mia famiglia ho già parlato, ma tanti sono amici in carne e ossa, come Alessio il meccanico che mi ha preparato la bici per il viaggio e, soprattutto, cambiato i rapporti la settimana prima della partenza. Forse sarà un caso ma non ho avuto il minimo inconveniente meccanico. Massimo e Franco che da tanti mesi ormai mi sentivano fantasticare di questo viaggio, forse non sempre hanno condiviso il mio entusiasmo, ma di sicuro il parlarne con loro ha rafforzato la mia convinzione di farcela. Raffaele amico sincero e compagno di tantissime immersioni in trimix, ci siamo “ritrovati” questi mesi, quando abbiamo scoperto di condividere un sogno. Lui si preparava ad affrontare una durissima corsa in MTB con pochissimo allenamento ma un’indomabile motivazione. Credo di averlo tempestato di consigli sopratutto sulla bici e sugli allenamenti. Abbiamo fatto molti giri scambiandosi pareri e impressioni,su come disporre e caricare la bici. Memorabile è stata la sua idea (da me copiata) del lucchetto realizzato con un cavetto del freno. Fondamentale il sostegno della mia squadra ciclistica la Lorelì di La spezia anche se il mio amico Enrico, ottimo pedalatore, non ha mai digerito l’estetica della bici da corsa con tutte quelle borse attaccate. Vorrei ringraziare Pino e Ciro sopratutto per i consigli su come portare la bici sui bus. Li ho spesso disturbati, ma sono stati sempre pazienti e disponibili.



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