La costa della Calabria in bicicletta

Pedalare cullati dal rumore delle onde sulla punta dello stivale: un viaggio di dieci giorni su due ruote, da realizzare con l’ausilio del treno e delle corriere
Scritto da: cappellaccio
la costa della calabria in bicicletta
Partenza il: 24/12/2014
Ritorno il: 04/01/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Costa calabra in bicicletta: pedalare cullati dal rumore delle onde sulla punta dello stivale. Un viaggio di dieci giorni su due ruote, da realizzare con l’ausilio del treno e delle corriere.

La star di questo itinerario che non richiede gambe da atleti è il mare come paesaggio, ma non va trascurato il richiamo esercitato da alcuni borghi suggestivi e dalle vestigia di antiche civiltà, che testimoniano un’eredità storica millenaria. La bicicletta dà la possibilità di tagliare per vie secondarie, ma al contempo di non perdersi ciò che di più prezioso la regione ha da offrire e questo senza mai dover cercare un parcheggio.

Si comincia dalla Riviera dei Cedri, da Praia a Mare, ai confini con la Basilicata, dalle cui acque trasparenti emerge, come il dorso di un mostro marino, l’isola di Dino; poi con l’aiuto del treno ci si sposta a Tropea, che soggioga il visitatore con la bellezza sfolgorante dello scoglio di Santa Maria dell’Isola e della vertiginosa rupe rocciosa sulla quale è collocata la cittadina. Altre tre giornate portano a conoscere le famose scogliere scoscese a picco sul Tirreno di Capo Vaticano a sud, lo spettacolare promontorio di Pizzo a nord e l’incantevole borgo di Scilla sulla costa viola.

Trenitalia consente di raggiungere Catanzaro Lido, da dove si parte alla scoperta dei centri marini della Locride, della Costa degli Aranci e della provincia di Crotone. Il tratto del litorale ionico è quello storicamente più interessante, per le enormi ricchezze archeologiche che custodisce. Da meridione a settentrione si incontrano il sito di Locri Epizephiri a tre chilometri dalla città di Locri, i resti dell’antica Kaulon a Monasterace Marina, il parco Scolacium a Roccelletta di Borgia, e l’area di Capo Colonna non lontano da Crotone.

primo giorno

Il primo giorno si parte dall’abitato di Praia, che si snoda parallelo alla costa e ha un impianto urbano modellato prevalentemente dalla vocazione turistica. Sopra al paese si staglia a mezza altezza sul fianco della montagna il Santuario della Madonna della Grotta, isolato in posizione panoramica, che è costituito da tre antri collegati, situati su vari livelli, ai quali si accede dopo essersi inerpicati per una cordonata acciottolata, fiancheggiata da stazioni della Via Crucis realizzate a mosaico. L’entrata del santuario regala incomparabili scorci paesaggistici sul Golfo di Policastro. Si racconta che agli inizi del Trecento un’imbarcazione con equipaggio di religione musulmana e capitano cristiano rimase bloccata da un’insolita calma piatta al largo del litorale di Praia, come se una forza malefica cercasse di impedire la prosecuzione della navigazione. Agli occhi dei marinai un destino nefasto stava per abbattersi su di loro a causa dell’infausta presenza a bordo di una statuetta della Madonna venerata dal comandante e si convinsero che l’unica maniera per placare le ire delle forze funeste era sbarazzarsi di quella scultura iellata. Il masso su cui fu abbandonata la Vergine col Bambino è ancora oggi visibile nella caverna, che è divenuta un luogo di culto e continua ad essere meta di pellegrinaggi, nonostante attualmente al posto della raffigurazione originale di Maria e Gesù Bambino ci sia una copia recente, che ha sostituito l’opera lignea portata via di nascosto da ignoti nel 1979 e mai più recuperata.

Proseguendo per il lungomare ciclopedonale verso sud merita una sosta la cinquecentesca torre di Fiuzzi, che si innalza su un faraglione quasi di fronte all’isola di Dino. Una carrabile tutta dissestata consente di giungere al termine della lunghissima spiaggia di Praia; poi bisogna ripercorrere la rotabile in senso inverso fino a un sottopasso ferroviario per imboccare a destra la strada in salita in direzione San Nicola Arcella. Qui va evitata la SS18, mentre è meglio immettersi sulla SP1, scarsamente trafficata. Siccome le giornate in questo periodo dell’anno sono corte, si ripunta verso Praia passando per la strada alta, perché il tratto più affascinante è quello che da Praia porta a Maratea. Adesso si percorre la passeggiata a mare in direzione nord, fino a Tortora Marina, dove purtroppo si vede un insieme di condomini non finiti e abbandonati, costruiti quasi sul bagnasciuga, per cui l’azione corrosiva dei marosi ha distrutto i marciapiedi e danneggiato le tubazioni. È necessario uscire da Tortora Lido e farsi pochi minuti di strada abbastanza transitata dalle auto per oltrepassare il ponte sul Noce. Al bivio per la SS 585 Fondo Valle del Noce si mantiene la sinistra seguendo fedelmente la costa, che si alza improvvisamente e diventa aspra, e si continua per la vecchia SS18, che serpeggia sul fianco dei monti fino a Maratea. Questa parte dell’itinerario è la più movimentata e lascia un’impressione indelebile: si pedala piacevolmente in compagnia di un mare dalle mille sfumature di blu in una zona selvaggia per una decina di chilometri fitti di curve, fino alla discesa al porto di Maratea. Sulla cima del Monte San Biagio si eleva la celebre statua bianca del Redentore, con le braccia spalancate come il Cristo di Rio de Janeiro. Al ritorno, nei pressi di Castrocucco, si osservano i romantici resti della Torre Caina, abbarbicati su un promontorio appuntito a dirupo sul mare.

Sul far della sera, con le FS ci si trasferisce a Tropea che, a parte per la stupenda posizione è nota per l’atmosfera rilassata che la pervade, per il fatto di costituire un universo a misura di pedone, per la saporita e dolce cipolla rossa e per essere stata la città natale dell’ormai scomparso attore di successo Raf Vallone. Corso Vittorio Emanuele è una delle arterie principali: percorrendola da cima a fondo si finisce per sfociare nel centro dell’abitato, piazza Ercole, il cui edificio più celebre è il Sedile Portercole, sede degli uffici di rappresentanza del comune. Procedendo dritti si arriva a un meraviglioso davanzale aggettante sul mare, soprannominato la “Villetta di Eliano”, se invece si svolta a destra in via Roma, in breve ci si ritrova in Largo Duomo, dove fa capolino l’austera cattedrale normanna, che nella parte posteriore rivela ancora le sue absidi decorate. Si può dare una sbirciatina all’interno, che però non possiede attrattive colossali. Girando a sinistra, tramite l’acciottolata via Boiano si arriva in Largo Galluppi, in fondo al quale c’è la Villetta dei Carabinieri, da cui si guadagna una visuale magnifica verso il porto e lo scoglio di San Leonardo e dalla quale si diparte una scalinata in discesa che conduce alla marina. Continuando a passeggiare in questo quartiere si vedono palazzi nobiliari dai vecchi portali in granito o in tufo e ci si imbatte nella chiesa del Gesù. Va detto che in certi punti Tropea ha un aspetto un po’ trasandato, anche se in generale mantiene una buona dose di fascino, soprattutto nella zona di Largo Porta Vaticana, dal cui belvedere s’impone alla vista il Santuario di Santa Maria dell’Isola, che in realtà dovrebbe chiamarsi “della Penisola”, dato che la formazione rocciosa su cui sorge è collegata alla terraferma. Accanto alla Villetta del cannone vi è una discesa a gradoni che consente di raggiungere la spiaggia sottostante. Una scalinata, poi, permette di salire sulla sommità dell’altura dove spicca la chiesa che da tempo fa da sfondo alle immagini più riprodotte e popolari del turismo calabrese. La struttura attuale del tempio sacro, a tre navate, risale agli inizi del XX secolo, cioè a dopo il terremoto dei primi del Novecento.

Infine, prendendo la via Lungomare verso il porto, si rasenta il complesso turistico delle Roccette di San Leonardo –che personalmente considero un vero scempio- e si torna in centro tramite la Discesa Vescovado Marina.

A questo punto è ora di far rotta verso Capo Vaticano: per raggiungerlo si percorre la SP22 in direzione sud, fino alla Località La Torre, quindi per una strada secondaria interna, parallela alla SP22, si giunge al Faro di Capo Vaticano. Sono poco più di 26 km a/r se si scende fino agli arenili. Volendo si possono fare due soste, una alla spiaggia di S. Domenica e una a quella di Formicoli (indicazioni: villaggio camping Formicoli sul mare). Prima che esploda la movida estiva su queste rotabili si viaggia abbastanza bene in bicicletta, ma non c’è da aspettarsi granché dal panorama, eccetto nell’area di Capo Vaticano, dove vale la pena di affacciarsi dalle maestose e alte ripe, che si aprono sull’armoniosa curva della luminosissima baia di Grotticelle, incuneata fra i monti e il mare e punteggiata di piccoli scogli, che danno l’impressione di essere stati scagliati dall’alto da una mano gigantesca.

terzo giorno

Il terzo giorno, seguendo la SS522 in direzione nord si costeggia il mare per una trentina di chilometri fino a Pizzo Calabro. Il tratto costiero tra Tropea e Pizzo annovera alcune tra le più rinomate spiagge della provincia di Vibo Valentia, come quelle di Parghelia, Zambrone, Sant’Irene e Briatico; soprattutto quest’ultima merita una deviazione, per la presenza dei ruderi di un’antica torre di vedetta, la Rocchetta, il cui compito era proteggere dalle temute incursioni dei Turchi. Tuttavia prima di giungere alla meta si è costretti ad attraversare la zona industriale di Vibo Marina, uno sfregio alla bellezza del paesaggio inferto da un progresso invadente e oltraggioso.

Pizzo è un paese appollaiato su uno sperone tufaceo a strapiombo sul Golfo di S. Eufemia, che come è facile intuire prende il nome dalla propria ubicazione. Il cuore pulsante della cittadina è Piazza della Repubblica, in fondo alla quale troneggia il castello aragonese -caratterizzato da due cilindrici e possenti torrioni-, che è il monumento principale e deve la sua notorietà al fatto di essere legato al personaggio di Gioacchino Murat, che finì i suoi giorni proprio qui. Per questo, una volta superato il portone d’ingresso, nelle sale si vede un’efficace e realistica ricostruzione con manichini degli istanti più significativi, fissati come in un fermo immagine, degli ultimi momenti della vita del cognato di Napoleone, dalla reclusione alla condanna a morte, dalla confessione all’esecuzione capitale.

Poco fuori dall’abitato, proseguendo verso Lamezia, praticamente sulla spiaggia, Pizzo sfodera una piacevole sorpresa: si tratta della piccola chiesa di Piedigrotta -eretta per custodire un’effigie della Vergine, che sollecitata dalle preghiere di alcuni marinai napoletani, li aiutò a scampare a un naufragio-, costituita da alcuni ambienti ricavati nel friabile tufo lavorando nelle viscere della roccia. Alla fine dell’Ottocento un artista locale ingrandì la grotta e realizzò decine di statue e gruppi scultorei, che ancora oggi affollano l’antro.

quarto giorno

Oggi, poiché il tempo fa i capricci e un cielo fuligginoso incombe su Tropea, attuo un “piano B”: vado in treno a Scilla, senza portarmi appresso la bicicletta.

Scilla conserva l’aspetto di un borgo peschereccio. Il suo castello è una grandiosa architettura militare situata in posizione elevata e particolarmente strategica sullo stretto di Messina. Residenza dei Ruffo fin dal sec. XVI è stato rimaneggiato nel corso degli anni e molto di quello che è visibile ora fu realizzato dopo i due terribili terremoti che devastarono la Calabria del sud: l’edificio fu infatti gravemente danneggiato nel 1783, ma fu il sisma del 1908 a dare il colpo finale.

Dall’antica Piazza d’Armi del maniero e dal punto panoramico del faro si abbraccia con lo sguardo tutto il paese; a sinistra, in basso, l’attenzione è catturata dalla candida spiaggia di Marina Grande, a destra si sovrasta il rione Chianalea, mentre di fronte, oltre il braccio di mare dello stretto, si ammira l’estrema punta della Sicilia, con il traliccio dismesso dell’elettrodotto di Capo Peloro.

Estremamente gradevole è la passeggiata a Chianalea, paragonabile a una minuscola Venezia, dominata dalla palazzata a mare, ovvero dalla lunga teoria di abitazioni dei pescatori, che ha mantenuto la sua tipica atmosfera marinara.

Dopo aver fatto ritorno a Tropea a suon di pedalate, si riparte al calar delle tenebre per la provincia di Catanzaro.

quinto giorno

Il mattino del quinto giorno con la littorina si raggiunge Badolato Marina, a 40 km di distanza, e da qui si torna indietro in bicicletta facendo una capatina sulla maggior parte delle spiagge, per vedere come sono e cercando di lasciarsi alle spalle il più possibile il ruggito della statale 106. Il lungomare di Badolato è abbastanza “ruspante”, c’è qualche stabilimento balneare, ma in generale l’ambiente è piuttosto naturale: il problema è che per colpa delle fiumare -cioè corsi d’acqua ad andamento stagionale-, che separano le diverse località balneari, non è mai possibile passare da un lido all’altro usando la viabilità secondaria senza riguadagnare la statale. C’è anche un’altra difficoltà: spesso i binari rappresentano una barriera per andare dalla 106 al mare e viceversa, per cui bisogna scovare un sottopasso o un cavalcavia. Comunque il pianeggiante litorale dopo il porticciolo turistico di Badolato fino oltre Sant’Andrea dello Ionio è meraviglioso, la costa è miracolosamente intatta, orlata di pinete, uliveti e agrumeti, in mezzo ai quali si può scorazzare in MTB. Sulle brochure turistiche si legge che è “in fase di rapido sviluppo”, frase che mi fa temere il peggio, perché già abbastanza centri costieri portano i segni di questo sviluppo e ciò dimostra che non hanno saputo resistere agli attacchi del cemento.

Infatti poco più avanti si transita per Soverato e Pietragrande, lidi che hanno ceduto al turismo di massa e dove la corsa alla speculazione edilizia ha iniziato a nuocere all’ambiente e al contempo a gonfiare i portafogli di qualcuno.

Proprio oltre un favoloso belvedere situato sulla scogliera granitica a precipizio sul mare di Caminia, a sinistra, un cancello appena socchiuso permette di accedere a un tratto non aperto al traffico della vecchia 106. Ammetto che per via delle frane è un po’ pericoloso avventurarsi lungo questa strada, che prevede un’impennata altimetrica. La mia schiena assorbe malamente il sussultare della bici, che si infila nelle numerose buche del manto stradale e a volte scivola sul fango, però almeno qui le macchine non ci sono e inoltre si gode di una vista mozzafiato. Per uscire dal lato opposto qualcuno ha praticato un varco a forma di triangolo nella rete di sbarramento, attraverso il quale con la bicicletta si passa al pelo. Da questo punto in poi è necessario fare di nuovo parecchia attenzione alle auto. Poco prima del tunnel di Copanello, una ripida discesa a destra –via S. Martino- porta alle vasche di Cassiodoro, pozze naturali che si aprono fra gli scogli, usate come vivai per l’itticoltura, che un tempo si trovavano accanto al monastero fondato appunto da Cassiodoro, politico e scrittore nato nel 490 d.C. da una famiglia di origine siriana trasferitasi in Calabria, ma cresciuto a Ravenna, alla corte di Teodorico. Lungo la strada si vedono anche i ruderi di un piccolo edificio di culto, la chiesetta di S. Martino.

Usciti dalla galleria di Copanello si può scendere al lido omonimo, che è una conosciuta e apprezzata località turistica, anche se non capisco perché, dato che io l’ho vista maltenuta, sporca, con delle palme bruciate dalla salsedine e sfrangiate dalla brezza marina, con ingombranti bar, ristoranti e resort che rovinano il panorama.

A pochi chilometri da Catanzaro Lido, a Roccelletta di Borgia, sorge il parco archeologico di Scolacium, splendidamente inserito in un contesto rurale. Fortunatamente per gli archeologi il paese di Squillace è cresciuto lontano dai resti dell’antica città romana fondata attorno al 123 a.C. e non in cima ad essi, come a volte accade. Gli scavi, iniziati nel 1966, hanno dissotterrato le rovine di un teatro, di un anfiteatro e del foro, i cui resti sono sparpagliati sulle pendici di una collina sopra il mare e circondati da una stupenda distesa di ulivi. Di Skylletion, insediamento magno greco del VI sec. a.C., invece, rimane poco più che il ricordo. Suggerisco di cominciare dalla visita del museo, che costituisce un’imprescindibile preparazione a quella della contigua area archeologica. Le collezioni, che sono state recentemente sottoposte a un nuovo allestimento, comprendono una serie di statue di togato, teste di personaggi di rilievo della colonia, oltre a reperti metallici e ceramici dagli scavi delle principali zone dell’abitato.

Al lido di Roccelletta di Borgia una vasta pineta si estende proprio a ridosso dei begli arenili sabbiosi battuti dalle onde. L’unico elemento negativo che reca offesa a tanta bellezza è il pattume che spunta un po’ dovunque, e non si tratta solo delle porcherie abbandonate dalla risacca (disgraziatamente questa caratteristica non è esclusiva di Roccelletta di Borgia: ci sono frigoriferi, poltrone, lavatrici, racchettoni, passeggini, piramidi di sacchi dell’immondizia, etc. su molte spiagge da queste parti).

sesto giorno

Alle 6.05 del sesto giorno prendo il treno per Locri, dove arrivo attorno alle 7.30. Alle 8.05 dal piazzale della stazione parte un minibus di Mediterranea per Gerace. L’autista mi autorizza a caricare la mia due ruote in mezzo ai sedili. In capo a una ventina di minuti sto già risalendo la china di via della Resistenza e, giunta allo slargo del Baglio, resto a bocca aperta di fronte ai grandiosi resti diroccati del castello normanno, perché i colori smaglianti del cielo e delle montagne, che fanno da attraente cornice ambientale, sono esaltati dalla limpidezza dell’aria e tutto l’insieme è uno spettacolo per la vista e per lo spirito.

Siccome adesso mi trovo nel punto più alto di Gerace non mi resta che scendere, per cui filo giù per via Buonarroti e mi ritrovo in Piazza Tribuna, sulla quale si affacciano le grigie absidi semicilindriche della sbalorditiva cattedrale bizantino-normanna. L’interno, a tre navate, ha linee semplici ed eleganti. Uscendo dal duomo e imboccando la via Caduti sul Lavoro si raggiunge la Piazza delle Tre Chiese, dove si ammirano la chiesa del Sacro Cuore, quella di San Francesco e quella greco-ortodossa di San Giovannello, la più piccina e graziosa di tutte. Poi, addentrandosi nel labirinto di vicoli della Città Alta, si colgono piccoli ma preziosi dettagli, come le due finestre bifore di fattura catalana di Palazzo Delfino. Da Piazza del Tocco, anticamente luogo delle pubbliche adunanze, tramite la via Sottoprefettura si arriva al Belvedere delle Bombarde, che regala una vista emozionante sulla costa ionica. Proseguendo per via Roma si giunge al Rione Borghetto e, attraversata la porta urbica, si scivola veloci per la SP1 fino al defilato quartiere della Piana, dove si trova una pineta che offre scorci superbi sul centro storico, di cui si apprezza la felice posizione su un cumulo di arenaria dalle pareti a picco. Una volta superato il Borgo Maggiore si scende senza pedalare, in caduta libera, per circa 8 km per la ex statale Locri-Gioia Tauro lungo un percorso a tornanti che asseconda le colline fino all’intersezione con la 106. Ancora tre chilometri di 106 in piano e si è a Locri Epizephiri.

L’area degli scavi della città magno-greca di Locri (municipium romano dall’89 a.C.), non suscita una notevole impressione, sebbene sia piuttosto articolata ed estesa su un territorio di circa 300 Ha, poiché di tutti gli edifici è visibile solo il perimetro in pietra: manca l’elemento verticale, che nei secoli è andato perduto. In particolare il settore urbanistico periferico conosciuto con il nome di Centocamere, malgrado il percorso sia segnalato da pannelli esplicativi, lascia il turista un po’ spaesato. La porzione più vistosa del sito è quella di contrada Marasà, dove un’unica colonna di un tempio ionico è stata ricollocata su un blocco moderno. Il Casino Macrì, se lo si trova aperto, cosa non scontata perché ha un orario assai ridotto, non va tralasciato, giacché vi si scopre la mole di un edificio termale pubblico romano risalente al II sec. d.C. mai completato né entrato in funzione e, in una casa colonica accanto alla masseria, si contempla la statua in marmo del I sec. d.C. del Togato di Petrara, forse un magistrato della Locri romana. Anche il Museo archeologico nazionale è una parte essenziale della visita. Tra i vari reperti specialmente degni di attenzione sono i pínakes, frammenti di sottili tavolette votive a bassissimo rilievo, risalenti al V sec. a.C. ritrovati nel santuario di Persefone alla Mannella: erano doni che i pellegrini portavano in omaggio alla dea. Uscendo dall’area museale e imboccando una stradella campestre che fiancheggia a Est il recinto della zona archeologica si accede, di frodo, al teatro greco del IV sec. a.C., ristrutturato ai tempi dell’Impero Romano per ospitare sanguinosi spettacoli gladiatori e circensi, e disposto scenograficamente lungo le pendici di una collina che digrada verso il mare. La cavea, ovvero la zona riservata al pubblico, era in grado di ospitare dalle 4.500 alle 5.000 persone e si intuisce ancora quanto doveva essere elegante e grandioso l’edificio nella fase di maggior splendore, anche se ora rimangono solo delle macerie.

settimo giorno

Il settimo giorno smonto a Crotone attorno alle sette e mezza del mattino e mi dirigo subito in centro, verso un’arcigna roccaforte, ossia il castello di Carlo V, che mi accoglie con le sue due massicce torri cilindriche, la Comandante e l’Aiutante. Supero un ponte in muratura posto a cavalcioni del fossato asciutto della fortezza, apro un portone socchiuso e penetro, con bici al seguito, in un cortile deserto (il castello ufficialmente apre alle nove). Tramite una scalinata raggiungo la cima della torre di sud-ovest, rivolta verso le colline, poi scendo in direzione del possente baluardo di San Giacomo, che si sporge verso il mare, per cui da questo punto si domina il trafficato porto di Crotone. Uscita dalla rocca mi concedo del tempo per bighellonare nel parco di Villa Comunale, che è inserito all’interno della cinta muraria della fortezza.

Frattanto ha aperto il museo archeologico nazionale, che si trova in prossimità del castello, in un edificio al termine della salita di via Risorgimento. Il tesoro di Hera rappresenta l’attrattiva principale di questo museo e in particolare il diadema aureo che verosimilmente incoronava il simulacro della dea posto all’interno del tempio a lei dedicato è l’opera d’arte più squisita che si ammira. La corona d’oro fu ritrovata a seguito delle campagne di scavi eseguite a Capo Colonna, sito che mi accingo a visitare. Per farlo proseguo per il lungomare di Crotone e per la strada litoranea che segue la costa Tiziana. Dopo circa 11 chilometri imbocco via Lacinio, poi un sentiero conduce all’area archeologica dove anticamente s’innalzava il tempio dorico di Hera Lacinia, di cui rimane attualmente la sola colonna dorica che dà nome al luogo. La zona dove si trova la colonna è transennata e quindi non ci si può avvicinare, la si può solo immortalare con la digitale da una certa distanza, con una zoomata. Non lontano si erge un faro, che però non rende tanto bene in fotografia. Il litorale è sferzato da un vento feroce, che fa capire perché nei dintorni vi siano tanti generatori eolici. Infatti questo posto è così poco riparato dalle intemperie che sulla SP50 una folata potente manda un furgoncino trasporto animali fuori strada a poche centinaia di metri da me.

Più avanti la SP45 è intasata da un gregge di pecore guidato da un pastore a bordo di una Punto. In contrada S. Anna incrocio la 106, che prendo in direzione Crotone. Il mio piano è giungere a Cutro tramite la SS106VS e da lì farmi scarrozzare a Catanzaro Lido da una corriera delle autolinee Romano, dato che ho un “guasto” alla bici: una vite si è allentata e non è più possibile regolare l’altezza della sella, che scivola immancabilmente fino ad appoggiarsi al telaio e mi costringe a pedalare con le gambe rattrappite. Grazie a Dio riesco a mettere in atto la mia strategia, ma mi tocca attendere quasi due ore l’arrivo del pullman e proprio oggi il meteo sembra impazzito e la temperatura si è abbassata notevolmente. A Catanzaro Lido mi fiondo subito da Cicli Papaleo dove, con mio indicibile sollievo, in quattro e quattr’otto un meccanico mi risolve il problema.

ottavo giorno

L’ottavo giorno, alle otto, sono a Roccella Ionica e ho intenzione di pedalare fino a Monasterace Marina servendomi della 106 che, essendo il primo gennaio, è scarsamente frequentata.

Il Castello del Principe di Roccella Ionica e l’adiacente chiesa di San Nicola di Bari sono arroccati sulla sommità di una collina, ma sono ridotti a scenografici ruderi, sono come scatoloni vuoti, pieni solo di echi del passato: l’insieme minacciava di crollare, per questo si stanno realizzando dei lavori di restauro e consolidamento. La vicina torre di Pizzofalcone è invece raggiungibile tramite una scala a zig zag, ed è immersa in un’atmosfera sospesa e dolcemente irreale.

Anche oggi il vento frusta e spinge con violenza i flutti, che vanno a infrangersi sul lungomare di Roccella, di Caulonia e di Riace Marina, dove è facile individuare il punto di ritrovamento dei Bronzi, perché è segnalato da un cartello. Fu un subacqueo romano in vacanza qui nel 1972 ad effettuare uno dei più rilevanti ritrovamenti archeologici del secolo scorso: i colossali guerrieri, che come è risaputo sono esposti al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, erano adagiati sul fondo del mare, non lontano dalla costa, a circa 8 metri di profondità.

Nel Parco Archeologico di Kaulonia di Monasterace Marina, ubicato proprio sul mare, si vedono le fondamenta di un tempio dorico del V sec. a.C. che faceva parte di un vasto santuario comprendente altri edifici sacri. Malauguratamente nulla rimane dell’elevato, visto che il monumento fu sottoposto a spoliazioni secolari: nel mondo antico non si buttava niente, i materiali disponibili in loco si riciclavano.

nono giorno

Il nono giorno scendo dalla littorina a Botricello e infilo la 106 in direzione Crotone. A un certo punto della litoranea seguo la freccia a destra per Le Castella e qui, su una chiazza di terra che sembra galleggiare su un mare increspato, di un blu intenso, svetta un’appariscente fortezza in arenaria eretta nel XVI secolo: è il castello aragonese, concepito per essere bello, oltre che funzionale. È strano pensare che una struttura difensiva costruita per respingere ora, invece, attragga. Non vorrei mai andarmene da questo posto solitario e innegabilmente pittoresco.

A vari chilometri di distanza si trova Isola di Capo Rizzuto, un centro abitato che non ha niente da offrire. Capo Rizzuto, come altri luoghi famosi, può creare aspettative che spesso sono disattese: ad esempio, forse non ci si aspetta che cani randagi vagabondino attorno a cassonetti per i rifiuti che traboccano di spazzatura, né che in una zona dove i fondali sono protetti la costa sia invece estremamente antropizzata e poco salvaguardata. La torre vecchia, di origini trecentesche, è stretta tra la terra e il mare, ma sta appiccicata a una pizzeria, mentre la torre nuova è totalmente soffocata da asettiche costruzioni moderne. Inoltre la rotabile che porta dal centro di Isola a Capo Rizzuto in questo periodo dell’anno non è quel posticino tranquillo che mi aspettavo che fosse: pedalare qui è snervante e poi appunto c’è veramente ben poco da vedere sul promontorio e solo guardando verso la punta orientale del Golfo di Squillace, dove si trova Le Castella, si viene conquistati da un panorama superlativo.

decimo giorno

L’ultimo giorno scarico la bici dal treno a Monasterace Marina e per evitare l’impegno della salita raggiungo Stilo con un bus di Autolinee Federico. Nel paese di cui era originario Tommaso Campanella rimango affascinata dalla Cattolica, un prodigio di armonia, con le sue cinque cupolette di mattoni decorate in cotto e la sua posizione dominante sulla valle scavata dal fiume Stilaro. Al ritorno non mi resta che lasciarmi andare all’ebbrezza della discesa lungo la SS110, che si snoda con curve e controcurve per 15 km fino a Monasterace Marina. Completo la giornata godendomi gli ultimi colpi di pedale nella pineta di Giovino e sulle spiagge di Simeri, Ruggero e Sellìa, perfette per salutari passeggiate in mezzo a una vegetazione generosa.

Ospitalità a prezzi anticrisi

A Praia a mare – Villa degli Ulivi, in collina, via Viscigliosa, 7/b Tel. 0985 74069 Cell. 340 5834731 Cell. 366 3140588, stanza in uno stabile in collina, con balcone vista mare, con TV e riscaldata col termoconvettore. Email: odontoiatriariccardi@vodafone.it. Il proprietario del b&b non ha richiesto alcuna caparra, mi è venuto a prendere in auto e mi ha riportato gratuitamente alla stazione dei treni. Inoltre mi ha prestato la sua bicicletta dotata di cambi per l’escursione giornaliera nei dintorni di Praia.

A Tropea – si può soggiornare presso Suor Domenica. Certo gli ambienti non sono principeschi, ma le tariffe sono terribilmente convenienti (si aggirano sui 15 euro a notte per una singola, senza colazione) e il panorama dal balcone dell’ex convento delle Clarisse è sublime. Indirizzo: Largo Ruffa n. 10, tel. 0963 61035, in centro, a 20 minuti a piedi dalla stazione FS. Appartamentino con terrazza che si affaccia sulla formazione rocciosa su cui sorge il Santuario di S. Maria dell’Isola, bagno con vasca, con acqua bollente, ma la camera è senza riscaldamento (io ho usato una borsa dell’acqua calda e molte coperte per non congelarmi). Di notte si può lasciare la bicicletta nell’androne del convento.

A Catanzaro Lido: B&B Ala marina www.alamarinabedandbreakfast.it –via Taranto, 3- prezzo giornaliero singola 35 euro con colazione; riscaldamento: termosifone. Cell. 338 9626911 (il bagno è condiviso con un’altra stanza e anche il resto degli ambienti può essere da condividere con i proprietari, oltre che con gli eventuali altri ospiti). Si tratta di una camera con balcone vista mare, all’ultimo piano di un condominio, in una zona residenziale abbastanza tranquilla –le campane suonano alle 7 del mattino nel campanile della vicina chiesa e ci sono cani che possono abbaiare durante la notte-, a 15 minuti a piedi dalla stazione dei treni.

I gestori non hanno voluto la caparra e mi sono venuti a recuperare gratuitamente al mio arrivo alla stazione dei treni.

Dove noleggiare la bicicletta

A Praia B&B Villa degli Ulivi ha a disposizione degli ospiti un paio di biciclette.

A Tropea Francesco Russo, Via libertà 122 tel. 3282616877 – 349 1295928. Il negozio è abbastanza in centro, si arriva tranquillamente a piedi dalla stazione FS. Prezzo giornaliero noleggio MTB: attorno ai 10 euro. Offre anche riparazione/assistenza. A me ha detto che in caso di problemi tecnici avrei potuto contare sul suo aiuto.

A Catanzaro Lido: il B&B Ala marina, dove ho pernottato, mi ha anche noleggiato una bicicletta per l’intero periodo della mia permanenza per 35 euro. Eventuale altro noleggio: Notaro Pietro, Via Nazionale 125 (non lontano dalla stazione FS) orari 9-13; 15.30-20.00 costo noleggio MTB circa 10 euro al giorno. Tel. 0961-360443; cell. 338-4072258. Per le vacanze natalizie però era chiuso.

Assistenza cicli a Catanzaro Lido: Cicli Papaleo, Via Crotone 137, Tel: 0961738657 Cell: 3397463748. Orario di apertura 9.10-13.00; 16-20. (NB. Pure Cicli Papaleo noleggia biciclette, ma il prezzo richiesto è 23 euro al giorno).

Attenzione: l’hotel 4 stelle Best Western Perla del Porto ha delle biciclette a disposizione degli ospiti, ma sono da passeggio, senza cambi.

Come muoversi

Principalmente con Trenitalia, ma vorrei ricordare che la tratta ionica calabrese delle FS è a binario unico e non elettrificata. I convogli sono generalmente costituiti esclusivamente da due carrozze, sulle quali la bicicletta entra a malapena nel vestibolo e i vestiboli in totale sono solo due, quindi, ostacolando gli altri passeggeri calcolo che al massimo ci possano stare 4 biciclette – non smontate, cioè non nella sacca – sull’intero treno.

Le stazioni che io ho utilizzato sono Praia, Tropea, Pizzo, Scilla, Catanzaro Lido, Locri, Roccella Ionica, Monasterace, Badolato, Crotone, Botricello. Tuttavia usufruendo delle linee di bus locali si possono evitare faticose pedalate in salita. Per esempio per andare dalla stazione FS di Locri a Gerace (9 km di salita) si può viaggiare con Mediterranea trasporti tel. 0965-639009, mentre per spostarsi da Monasterace a Stilo si può chiedere l’assistenza di Autolinee Federico tel. 0964-232733, www.autolineefederico.it.

La SS106 da Crotone a Catanzaro Lido è collegata dalle corriere di Romano via Ruffo, 16 – Crotone, tel. 0962.21709, l’unico problema è che le fermate non sono segnalate in alcun modo.

Cosa visitare

A Praia a Mare il Santuario della Madonna della Grotta. Corto documentario: https://www.youtube.com/watch?v=14BtVtpld7c; informazioni dettagliate http://www.madonnadellagrotta.org/visita-al-santuario;

A Pizzo Calabro il castello angioino (visita virtuale http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=95824; orario 9-13/15-19, biglietto intero 2,50 euro e la chiesa di Piedigrotta https://www.youtube.com/watch?v=_DHrmokGBWs. A volte gli orari ufficiali non vengono rispettati (nel senso che magari è prevista una chiusura per l’ora di pranzo, ma in realtà il custode lascia la chiesa aperta e quindi si può entrare addirittura senza pagare il biglietto durante la pausa pranzo; anche al castello mi hanno lasciato entrare gratuitamente, benché a mezzogiorno, quando sono arrivata, la fortezza fosse chiusa; poi qualcuno l’ha aperta inaspettatamente).

Interessante documentario su Pizzo https://www.youtube.com/watch?v=UvBYOh1Zd7M

A Scilla (RC): Castello Ruffo tel. 0965-704207, ingresso unico 1,50 euro. Brevi documentari: https://www.youtube.com/watch?v=U2BCSiwsZX8; https://www.youtube.com/watch?v=1Xrz6vbsRx0

A Roccelletta di Borgia (CZ) Scolacium tel. 0961.391356 orari apertura museo 9-12.30, zona archeologica dalle 8 al tramonto, ingresso gratuito. Video youtube: https://www.youtube.com/watch?v=no84Trqt584. Le rovine più suggestive sono quelle dell’anfiteatro (ufficialmente chiuso, ma accessibile mediante un varco nella recinzione).

A Locri (3 km dal centro) Area archeologica e museo – lunedì chiuso, gli altri giorni orario 9-16.00 Biglietto: 4 euro; tel. 0964/390023; video Locri zona archeologica https://www.youtube.com/watch?v=Az3TKZTVJng

Video Locri Epizephiri https://www.youtube.com/watch?v=VJZzcl3ZdpM. Le rovine più interessanti sono quelle del teatro greco-romano, localizzato in contrada Pirettina (ufficialmente chiuso, ma accessibile passando per un enorme buco nella rete, sul lato opposto rispetto all’ingresso: si costeggia la recinzione lungo una strada sterrata).

A Gerace la cattedrale, che ha due ingressi, uno su via Duomo e l’altro su Piazza Tribuna. Documentario su Gerace TV 2000 https://www.youtube.com/watch?v=M3O3l4O86Jo https://www.youtube.com/watch?v=Bpnbi_sUQ5k

A Crotone La roccaforte di Carlo V. Ingresso gratuito. http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio_member.php?id=95799 I giardini di Villa Comunale http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=95804 Il Museo archeologico nazionale tel. 0962/23082 http://www.archeocalabria.beniculturali.it/

A Capo Colonna: l’area archeologica. Apertura dalle 9 al tramonto. Il museo archeologico di Capo Colonna era chiuso.

A Monasterace l’area archeologica dell’antica Kaulonia. Sempre aperta e gratuita. https://www.youtube.com/watch?v=uzKz4eXqkpM

A Stilo: La cattolica, orario 8-18, ingresso gratuito.

A Le Castella La fortezza aragonese, orario 10-12/15-17 ingresso 3 euro. Chiuso il lunedì.(in caso lo troviate chiuso, dietro al castello c’è una frana, che permette di accedere al cammino di ronda).

A tavola a prezzi contenuti

A Tropea Da Titino, in centro, p.zza Ercole. Pizze squisite.

A Catanzaro Lido, nella zona del porto, L’officina del pesce, via stromboli, 49 www.officinadelpesce.com tel. 0961 34369. Ogni domenica “apericena” a base di pesce, buffet no limits a 10 euro.

Per gli amanti della pizza: The Big Pizza, viale Crotone, 60/c tel. 388 3455142.

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