Chernobyl

Questo è un viaggio in un paese che si è fermato nella notte del 26 aprile 1986. Qualcosa è andato storto nelle procedure al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl e da lì ne è scaturito il più grande...
Scritto da: Francesca NoFear
chernobyl
Partenza il: 26/09/2015
Ritorno il: 03/10/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Questo è un viaggio in un paese che si è fermato nella notte del 26 aprile 1986. Qualcosa è andato storto nelle procedure al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl e da lì ne è scaturito il più grande disastro nucleare della storia.

Dove tutto è contaminato, anche i pensieri ormai. Dove tutto la natura che ci circonda ci inganna con la sua bellezza straordinaria, i suoi frutti invitanti, i suoi animali selvaggi… è come un meraviglioso giardino dell’Eden, ma ciò che vediamo è tutto un grande imbroglio! Il contatore geiger suona senza tregua, a ricordaci che non possiamo farci ammaliare da questa bellezza!

Chernobyl si trova 120km a nord di Kiev, quasi sul confine con la Bielorussia. Si atterra quindi a Kiev Borispol e si prosegue in auto.

Abbiamo trascorso cinque giorni all’interno della zona di esclusione, ovvero la zona dichiarata inaccessibile dopo il disastro ed oggi presidiata dall’esercito.

La zona è divisa in due “check point”: il primo a trenta km dalla centrale, ovvero quello dove si trova la città di Chernobyl, dove soggiornano gli operai che stanno lavorando al nuovo sarcofago, i giornalisti, fotografi, ecc, il secondo a dieci km dalla centrale. All’interno di questa seconda zona è assultamente vietato vivere. In questa zona dei “10 km” si trova chiarmente la centrale nucleare e la tristemente famosa città di Pripyat, ovvero la città che fu evacuata a due giorni di distanza dall’esplosione e mai più riabitata.

In questi giorni abbiamo vissuto a stretto contatto con le persone che soggiornano a Chernobyl, pernottando in uno stabile prefabbricato posizionato tra le svariate case abbandonate da anni.

Queste zone sono visitabili solo previa richiesta al governo ucraino. E la zona non è assolutamente visitabile in autonomia, bensì sempre accompagnati da un guida ucraina che ci viene affidata per tutto il viaggio. Tant’è che la sera alle nove l’”hotel” viene chiuso con il divieto assoluto di uscire.

Colazione e cena vengono serviti nell’hotel, mentre il pranzo direttamente alla mensa della centrale e il cibo arriva da Kiev.(così dicono….)

Come misure di sicurezza durante la nostra permanenza, abbiamo utilizzato sempre la mascherina sul volto, in quanto le radiazioni ora sono sotto forma di pulviscolo e quindi facilmente inalabili, volando nell’aria. Abbiamo inoltre buttato l’abbigliamento, in primis le scarpe che stanno continuamente a contatto col suolo, altamente contaminato.

Le nostre cinque giornate sono state scandite da diverse situazioni.

-Abbiamo visitato un kolchoz, ovvero una cooperativa agricola del vecchio regime sovietico. Nella fattoria si trovano ancora i mezzi agricoli che utilizzavano i contadini. Questa fattoria è in prossimità della centrale ed i livelli di radiazione registrati dal rilevatore geiger sono altissimi.

-Abbiamo poi dedicato una intera giornata agli anziani che sono abusivamente rientrati a vivere nelle loro case, nella zona di alienazione. Questi anziani vivono soli, distanti parecchi km l’uno dall’altro. Il governo ha ormai accettato la loro permanenza nella zona, lasciandoli vivere dei prodotti dell’orto e delle galline e qualche parente ogni tanto porta un po’ di viveri. La loro è una vita in povertà, ma hanno scelto di tornare nelle loro case, ignorando il pericolo per la loro salute, perchè per loro vivere in città sarebbe impossibile, sia per i costi, sia perchè sono contadini da sempre. I vecchi contadini del kolchoz.

-Abbiamo visitato in lungo ed in largo la città di Pripyat. Una città che era dotata di tutto (scuole, asili, piscina, centri ricreativi, caffè, un meraviglioso campeggio nel bosco) ed era abitata dai lavoratori della centrale, con le famiglie: Circa 50000 persone di un’età media molto giovane (26 anni) e tantissimi bambini. Tutti ebbero modo di vedere l’incendio dalle finestre dei loro appartamenti in questi alti palazzoni, ma nessuno capì realmente cosa stesse accadendo. Dopo due giorni furono evacuati, portandosi dietro solo i documenti e qualche vestito con la promessa che sarebbero rientrati entro tre giorni. Invece non fecero mai più ritorno.

-Siamo stati in visita all’interno della centrale e con un grandissimo colpo di fortuna, abbiamo ottenuto di poter visitare la sala operativa del reattore 4, ovvero il reattore esploso. Questa sala è blindatissima, chiusa all’interno di una stanza con spessi muri di cemento armato che la dividono dalla parte dove si trova il nocciolo del reattore 4, il quale è ancora “vivo”. Per arrivare a questa stanza abbiamo dovuto seguire una procedura di “vestizione” indossando gli abiti che ci sono stati forniti. Da questi spogliatoi siamo poi partiti alla volta della sala operativa, attraversando lunghissimi corridoi e diversi check point presidiati dalla polizia, dove dovevamo esibire i documenti ed attendere che ci venisse aperto un tornello attraverso un codice segreto digitato dalla guida ucraina. Questa è stata veramente un’esperienza incredibile, ricca di pathos e momenti di tensione.

-L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato alla visita dell’antenna Duga3, una immensa antenna antimissilistica costruita in epoca di Guerra Fredda. Abbiamo visitato anche gli uffici “bunker” dove centinaia di terminali raccoglievano ed elaboravano dati. Abbiamo avuto la sensazione di trovarci in un film di spionaggio con il KGB alle calcagna, entrando in questi ambienti e curiosando tra ciò che rimane di queste sale.

La provincia di Chernobyl è stata cancellata dalle cartine geografiche, ma io vi assicuro che esiste ancora!

Non è assolutmente un viaggio facile, né fisicamente, né emotivamente. E’ un viaggio nella storia, un tuffo indietro di trent’anni in una tragedia che lascerà il segno ancora per secoli. Un viaggio in una questione spinosa, che pare essere passata di moda, ma che in realtà è molto più attuale di quanto pensiamo. Nel 2017 il nuovo sarcofago coprirà quel nocciolo scoperto che ancora pulsa, ma questa struttura è previsto che non durerà più di 100 anni…..questa è un’eredità pesante per i nostri nipoti!

Lascio Chernobyl con un arrivederci, perchè ho promesso ad Anna (una delle vecchine che vive abusivamente nella zona) che tornerò per partecipare alla festa del suo novantesimo compleanno, e soprattutto perchè questa terra mi ha donato emozioni indescrivibili, come mai era accaduto nei viaggi passati.

Ho più bisogno io di questa terra, che lei di me.

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