Nicaragua, El Salvador e Honduras

In Centro America senza zaino in spalla
Scritto da: Franz.wa
nicaragua, el salvador e honduras
Partenza il: 12/09/2015
Ritorno il: 02/10/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Questi tre stati sono gli ultimi che mi mancavano da visitare nel Centro America e complice una buona offerta della Klm ho potuto colmare questa lacuna.

Il volo con partenza da Venezia via Amsterdam, Panama con destino a Managua è costato 640 Euro. Volo un po’ pesante all’andata per gli stopover prolungati, ma ottimo al ritorno dove abbiamo programmato il volo da Amsterdam a Venezia con otto ore d’attesa, in maniera che potremo farci un giretto per la città.

Non servono visti per nessuno di questi stati, ma all’entrata in Nicaragua abbiamo dovuto pagare 10$ a persona come tassa turistica. Altri 10$ abbiamo dovuto pagarli per uscire in bus dal Nicaragua verso l’Honduras e altri 15$ per rientrare, sempre in bus, in Nicaragua dall’Honduras. Mi aspettavo all’uscita del Nicaragua in aeroporto un’altra tassa, ma con mia sorpresa non mi hanno fatto pagare nulla, al che ho dedotto che la tassa d’uscita sia, probabilmente, compresa nel biglietto aereo.

Avevamo letto su guide e diari di viaggi che El Salvador e l’Honduras fossero pericolosi ed un po’ meno il Nicaragua. Questo, in effetti, corrisponde alla realtà, ma con le dovute precauzioni ed evitando posti dichiarati pericolosi non ci sono problemi.

La palma d’oro per la cordialità la diamo senza ombra di dubbio ai salvadoregni. In tutti i posti ed in particolar modo per la strada, la gente ci salutava cordialmente, sempre con un sorriso sulle labbra e questo senza alcun interesse, salutavano e basta. Quando poi si rendevano conto che parlavamo la loro lingua erano incuriositi perché San Salvador, la capitale, è in pratica senza turisti europei. Nei tre giorni passati a San Salvador non ne abbiamo incontrato neppure uno. Questo dicasi anche per Tegucigalpa capitale dell’Honduras. Si trovano invece degli americani.

Valuta

Consiglio di portare solo dollari americani e questo era il cambio. El Salvador, come Panama, ha adottato come moneta ufficiale il dollaro americano.

El Salvador $ americano

Honduras: Lempira 1 $ = 24.49 lempira

Nicaragua: Cordoba 1 $ = 27.55 cordoba

In Nicaragua non è necessario andare in banca perché tutti i negozi ricevono $ al cambio di 27 Cordoba. Nei supermercati si può pagare in $ (taglio massimo 20$) e le casse calcolano automaticamente il tasso di cambio del giorno uguale alle banche e danno il resto in Cordoba. Per tagli superiori ai 20 $ ci sono agli angoli delle strade dei cambisti ufficiali che cambiano allo stesso tasso delle banche. Presso i supermercati si ottiene, in ogni caso, un cambio leggermente superiore.

Per l’Honduras vale lo stesso discorso, tutti accettano dollari.

El Salvador è un po’ più caro del Nicaragua e Honduras, pero tutto sommato abbastanza irrilevante.

In tutti gli aeroporti visitati c’era il free wi-fi e lo stesso negli alberghi dove abbiamo pernottato.

Arrivati a Leòn volevamo affittare un’auto e girare l’ultima settimana l’entroterra del Nicaragua. Il prezzo del noleggio era buono ma quello che mi ha fatto desistere erano le condizioni in caso di furto. In caso di furto parziale avrei dovuto pagare il 100% ed in caso di furto totale il 20% del valore dell’auto. Ho chiesto di poter abbattere i costi e che mi venisse eventualmente applicata una franchigia, ma non c’è stato nulla da fare, quelle erano le condizioni. Non sapendo a cosa andavo incontro, io mi sono tenuto i miei soldi e loro la loro auto.

Avevamo letto che questo era il periodo delle piogge e che pioveva in pratica tutti i giorni. Niente di più sbagliato, noi abbiamo avuto solo un giorno di pioggia a Leòn, mentre di notte ha piovuto qualche volta, ma al mattino era tutto asciutto. Ergo piena estate. Il clima è molto afoso e si suda tutto il giorno, ma ci si fa l’abitudine.

Sabato 12.09.2015 Venezia – Managua

Partenza al mattino presto e, dovuto al fuso orario di otto ore, arrivo in serata a Managua. Il volo da Panama a Managua lo facciamo con la Copa Airlines, la linea aerea di Panama. Ottima, aerei nuovi sia all’andata che al ritorno, perfino uno snack caldo per l’ora e mezza di volo. Essendo tardi e, dopo aver letto sulla guida la “pericolosità” del Nicaragua ci siamo fatti venire a prendere all’aeroporto con il pulmino dell’albergo al costo di $ 20. L’autista è venuto a prenderci con buoni venti minuti di ritardo. Questo è stato l’unico inconveniente che abbiamo subito durante tutto il viaggio.

L’hotel era il Brandts ed il costo per notte è stato di $ 75 con colazione compresa. La camera che ci hanno dato appena arrivati non aveva gli asciugamani, al posto della cassaforte c’era un buco, il gancio della finestra che dava sulla strada era rotto e non chiudeva ermeticamente e per finire la stanza puzzava da fumo. Dopo le rimostranze di rito ci hanno dato un’altra camera.

I punti di forza di quest’albergo erano la posizione, probabilmente una delle più sicure di Managua e la vicinanza al Metrocentro, un bel centro commerciale.

Domenica 13.09.2015 Managua

Oggi veniamo a sapere che lunedì e martedì saranno festivi per la ricorrenza della festa dell’indipendenza. Meglio, perché come ci renderemo conto in seguito, c’è meno traffico per le strade e potremo goderci la città con tranquillità.

Siamo abbastanza stanchi e ci alziamo tardi. Vicino all’albergo c’è la moderna cattedrale metropolitana ed è la prima e unica cosa che oggi visiteremo. Si tratta di una struttura che assomiglia, nel suo stile, a nessun’altra vista prima, tante cupole, ben 63 e tanto cemento armato. Molto rustica e da vedere sicuramente.

Andiamo quindi al vicino Metrocentro, quasi confinante con la cattedrale, dove dentro c’è un supermercato ben fornito della catena La Colonia. Hanno anche un self-service e passando per vedere cosa hanno vediamo esposti dei platanos al forno con del formaggio fritto. Questo con l’aggiunta di un paio di cucchiaiate di “gallo pinto” (riso con fagioli rossi) sarà il nostro primo pasto in Nicaragua. Gironzoliamo un po’ per il centro commerciale dove vediamo che c’è pure una Food Court, ossia un grande spazio dove ci sono tanti tipi di cibi di catene internazionali e nazionali. Il tutto molto invitante, quindi il problema del cibo per i prossimi due giorni è risolto.

Presso il supermercato La Colonia, con un piccolo acquisto, cambiamo i primi dollari.

Lunedì 14.09.2015 Managua

Abbiamo letto su alcuni diari che Managua non è interessante e che si può tranquillamente saltare, questo è sbagliato, noi abbiamo passato la giornata di oggi a visitarla e c’è piaciuta. Questo nonostante il continuo e assordante richiamo dei taxi con i loro maledetti clacson ed i tremendi buchi che si trovano lungo i marciapiedi, ai quali bisogna veramente fare attenzione. Ce ne sono per tutti gusti, piccoli, medi e grandi, i quali possono arrivare ad un diametro superiore al metro con, in alcuni casi, più di un metro di profondità. Non so se per un turista distratto siano più pericolosi questi buchi o la piccola criminalità.

Nonostante i giorni festivi, a parte gli uffici governativi e le banche, tutti i negozi sono aperti. Dedichiamo il mattino alla visita del mercato d’artigianato Roberto Huembes. Il tassista ci chiede due dollari per portarci fino a lì dall’albergo. Poiché l’indomani si parte per El Salvador dal terminal del Ticabus gli chiedo quanto mi costerebbe il tragitto dall’albergo al terminal e mi risponde che sono sempre due dollari. Arrivati al mercato Huembes facciamo il giro delle bancarelle che sono in pratica quasi tutte uguali avendo spesso lo stesso assortimento. Tu chiedi un articolo e se non c’e l’hanno, lo vanno a chiedere al vicino. Bisogna sempre chiedere lo stesso articolo in vari posti finché ti rendi conto dell’effettivo valore della merce. Il prezzo, a seconda di come t’inquadrano, può variare anche del doppio. Facciamo alcuni acquisti e ci facciamo infine portare con un taxi al Malecon, per noi il punto più distante da visitare. Il Malecon era una volta una zona malfamata ma adesso è stato trasformato in un ritrovo domenicale per famiglie ed oggi, giorno di festa, é pieno di gente e musica con parate militari. Entrata 1c. Dal Malecon abbiamo camminato sino all’avenida Bolivar e poi siamo scesi questa strada, sempre camminando, fermandoci ad ammirare i luoghi più interessanti di Managua che s’incontrano uno dietro l’altro, quali: Plaza Giovanni Paolo II, Il Museo Nacional (chiuso), Antigua Catedral, Casa del Pueblo, Plaza de la Revoluciòn, tomba di Carlos Fonseca, Estatua al Soldato, monumento al Trabajador Nicaraguense e la Plaza de la cultura de Guatemala che oggi è piena di gente con mercatini e musica.

Alla fine dell’avenida Bolivar c’è la Plaza Hugo Chavez e qui prendiamo un taxi per farci portare su alla Loma de Tiscapa, un piccolo parco dove c’è un’enorme sagoma in metallo di C. Augusto Sandino. L’entrata costa due dollari a persona e da quel che ho letto, la pagano solamente gli stranieri. Il tutto senza ricevuta. La sagoma vista da sotto fa un certo effetto ma, a mio avviso, non merita i quattro dollari più la spesa del taxi.

Prendiamo un altro taxi e ci facciamo portare al Metrocentro dove ceniamo e compriamo dell’acqua per il lungo viaggio in bus di domani.

Martedì 15.09.2015 Managua – San Salvador

Via internet avevo comperato presso Ticabus due biglietti per il viaggio da Managua a San Salvador al prezzo di $52.50 a persona. Questo per essere sicuro di trovare posto, viste le festività. Effettivamente il bus era pieno.

In mattinata, chiedo al portiere dell’albergo quanto mi costerebbe il taxi dell’hotel fino al terminal di Ticabus e mi risponde 12$ contro i due chiestimi ieri dal tassista di strada. Aggiunge anche che i loro taxi sono “sicuri”. Sarà anche vero che sono sicuri, ma certamente anche un po’ cari, vista la differenza di 10$ per la stessa tratta di pochi minuti. Ovviamente scelgo il tassista di strada che mi vado a cercare dentro il Metrocentro. Appena arrivati al terminal abbiamo comprato subito i biglietti per la prossima tratta, ovvero San Salvador – Tegucigalpa. Costo $22.5 a persona.

Il bus è molto confortevole, ha il bagno e tv individuali con proiezione di ottimi film a scelta. Vengono anche serviti due pasti caldi tipici: pollo con gallo pinto. Il viaggio fino a San Salvador dura dodici ore con due soste alle frontiere con l’Honduras e con El Salvador. Si consegnano i documenti allo steward del bus e lui s’incarica di fare tutta la documentazione e la fila per i visti sul passaporto. Come detto all’inizio l’uscita dal Nicaragua costa 10$ a persona.

Una volta entrati in El Salvador ed essendo fuori gia buio, l’autista c’invita, per ragioni di sicurezza, a chiudere le tendine e di spegnere le luci. Vengono poi spente le luci e le tv, in maniera tale che le ultime tre ore di viaggio sono al buio completo. Le luci vengono riaccese solo dopo essere entrati nella città di San Salvador alle undici di sera.

Il taxi dal terminal all’Hostal Lonigo, prenotato via internet due giorni prima, ci costa 8$, un po’ caro se si paragonano i prezzi col Nicaragua.

L’Hostal Lonigo è gestito dalla famiglia di Mario che n’è anche il proprietario. E’ un veneto di nascita, ma è arrivato con i genitori a San Salvador all’età di due anni. Ci raccontava Mario che raramente dei turisti si perdono da queste parti, infatti, i clienti sono quasi tutti centro americani. Quando arriviamo alla sera è tutto buio e chiuso, si entra da una porta ricavata dal portone del parcheggio davanti all’entrata dell’hostal. Al mattino, all’ora della colazione, vedo che c’è anche una piccola piscina a cielo aperto. Questa parte è separata dalla proprietà confinante con un muro alto circa sei metri e ricoperto d’edera, più altri due metri di filo spinato e poi corrente elettrica. La zona è la Colonia Escalon, una delle zone più sicure della capitale.

Prezzo della camera 60$ con colazione.

Mercoledì 16.09.2015 San Salvador

Da quanto letto sulla guida ed in giro per il web, ci siamo fatti un’idea di San Salvador come di una città pericolosa. Gli stessi salvadoregni ci sconsigliano di andare di qua, di là, insomma dappertutto dovrebbe essere pericoloso perché completi rioni sono dominati e gestiti da bande (pandillas) di giovani criminali. Il portiere dell’albergo ci consola un poco e ci prepara un itinerario “sicuro” che dovrebbe tenerci occupati tutto il giorno. Ci sconsiglia però vivamente il centro storico. Ci siamo dunque attenuti al suo itinerario e dopo le prime strade ci siamo fatti coraggio ed abbiamo passato una bella giornata camminando per la città. Non c’era passante che non ci salutasse con un Hola o Buenos dias, i salvadoregni sono di una cortesia che mai mi sarei aspettato. Camminiamo fino a Plaza de las Americas dove si erge il monumento al Salvador del Mundo. Simbolo del Salvador, una statua di Gesù Cristo sovrasta un mappamondo che poggia su un obelisco. Il nostro itinerario ci ha poi portato ad un bel mercato artigianale: il Mercato Nacional de Artesanias dove abbiamo fatto degli acquisti a prezzi più bassi che in Nicaragua e Honduras. Alla fine della Calle Revoluciòn c’è il monumento de la Revoluciòn eretto per ricordare gli eventi rivoluzionari del 1948. Il nostro giro ci porta alla Colonia san Benito dove c’è il terminal del Ticabus, appunto dove siamo arrivati ieri sera. Da qui decidiamo di andare a piedi fino all’albergo e ci rendiamo conto che forse gli otto dollari pagati ieri sera erano eccessivi, ma se si tiene conto che era piena notte probabilmente il prezzo era giustificato. A San Salvador fa caldo ma essendo la città a 650mt. d’altezza non si suda come a Managua. Durante i tre giorni che siamo rimasti qui di notte ha sempre piovuto.

Una curiosità raccontataci da una cameriera è stata che a fine mese il personale femminile si fa pagare lo stipendio in varie volte perché, sulla via di casa, spesso vengono assaltate e depredate dello stipendio. Le bande di piccoli criminali sanno che a fine mese arriva la paga. Ci raccontava pure che si nascondeva i soldi dentro il reggiseno!

Tutti i negozi e uffici ai quali siamo passati davanti oggi, non ostante la non pericolosità delle strade, avevano un guardiano armato con pistola e fucile a pompa. Perfino davanti ad una lavanderia c’era l’uomo armato. C’era tanta gente per le strade e realmente ci sentivamo abbastanza sicuri.

Giovedì 17.09.2015 San Salvador

Su consiglio della figlia di Mario oggi andiamo in taxi (35$) a visitare il Quezaltepeque ossia il Vulcano San Salvador. Il tragitto tra andata e ritorno dura circa tre ore ed il tassista, come accordato, ci aspetta il tempo necessario per la visita, quindi altre due ore, il tempo di fare una camminata tra i sentieri. Si passa prima per Santa Tecla, la zona industriale della capitale, poi si passa per Los Chorros, un paesino panoramico con alcune piccole cascate. Il tassista ci porta fino al parco vicino al cratere del Boqueròn. Questo il nome del cratere più piccolo (sono due), il più grande si chiama il Picacho ma sconsigliato perché troppo sporco e apparentemente pericoloso. Le falde della salita che porta al vulcano sono piene di piante di caffè e di sporcizia, sembra quasi che qui abbiano sparso l’immondizia con la pala da quanta ce n’è. Mentre guardavo le piante di caffè, pensavo che sicuramente quello era caffè organico! Secondo la guida il cratere dovrebbe essere profondo 540 metri ed ha eruttato l’ultima volta nel 1917. L’unica cosa interessante è la magnifica vista che si ha da qui sulla capitale del paese. Sinceramente ci aspettavamo di più, ma questo ha passato oggi il convento.

Quando rientriamo troviamo un invito del signor Mario per andare a casa sua a mangiare il tipico piatto salvadoregno preparato dalla moglie: le pupusas. Ci viene a prendere e passiamo una bella serata nella sua magnifica casa da dove si ha una panoramica vista su gran parte della città. Vorrei provare a spiegare come sono fatte le pupusas ma mi è difficile, basta dire che sono una specie di frittelle ripiene con formaggio, pollo, carne, fagioli ecc…e servite con vari tipi di salse. Comunque erano davvero ottime. Complimenti alla cuoca

Venerdì 18.09.2015 San Salvador

Non vogliamo lasciare El Salvador senza un ricordino commestibile e quindi in mattinata ci rechiamo a piedi, anche se sconsigliato, fino al Metrocentro, che dovrebbe essere il centro commerciale più grande del centro america. Effettivamente è molto grande con almeno un centinaio di vigilantes. La strada per arrivarci era tutta in discesa, la sconsigliavano solo giacché a tratti era isolata. Credo che per arrivare al Metrocentro ci abbiamo impiegato quasi un’ora. Qui abbiamo comprato qualche leccornìa tipica, del rum e del caffè salvadoregno. Nei negozi, e specialmente in posta, mi è rimasta impressa l’aria condizionata perché andava a mille. Faceva veramente freddo.

Ci restava il pomeriggio scoperto e nonostante i pareri non certo positivi della gente decidiamo di andare nel centro storico. Ci facciamo portare con un taxi fino alla Catedral Metropolitana nella cui cripta è sepolto Monsignor Romero, chiamato anche il Vescovo-comunista, ucciso in una chiesa di San Salvador dai soldati governativi. Su una semplice lastra di marmo sono incise le sue ultime parole, con le quali in nome di Dio invocava la pace. L’idea iniziale era di vedere la cattedrale e poi andarcene, ma strada facendo ci abbiamo ripensato. Vicino alla cattedrale si trova il Parque de la Libertad e di fronte la Iglesia del Rosario. C’era talmente tanta gente che camminava che non ci neppure sfiorato l’idea che fosse pericoloso. Ci siamo seduti in una panchina del parco ed in poco tempo c’è sembrato d’essere Forrest Gump. La gente passava, si sedeva, ci faceva qualche domanda e ripartiva. Questo, almeno per quanto mi possa ricordare, è successo quattro volte. Abbiamo preso così coraggio e siamo entrati nella chiesa del Rosario. Una chiesa grande che da l’impressione d’essere molto povera ed a guardarla dall’esterno sembra più un capannone industriale che una chiesa. E’ scrostata, senza manutenzione, ci sono angoli dove puzza d’urina, qui il passar del tempo è stato implacabile.

Ormai ci siamo fatti coraggio, estraiamo perfino la nostra macchina fotografica e facciamo tante fotografie. Il vasto centro storico è un ammasso di chioschi, bancarelle, negozi fatiscenti e vari mercati delle pulci. Siamo passati vicino al Teatro Nacional e al Palacio Nacional. Quando passiamo vicino alla Iglesia del Calvario vediamo che è in peggiori condizioni di quella visitata prima ed è pure chiusa.

Dopo un paio d’ore, quando siamo stanchi di tanto girare e di tutta quella ressa, prendiamo un taxi che con sette dollari ci porta al nostro alloggio.

Siamo contenti, in questi tre giorni abbiamo visto più di quanto speravamo prima di arrivare qua.

Sabato 19.09.2015 San Salvador – Tegucigalpa/Honduras

A mezzogiorno abbiamo la partenza del bus per Tegicigalpa (Tegus) ed essendoci due terminal, il portiere dell’albergo chiama Ticabus per sapere da quale terminal parte il bus. Ci dicono da San Benito. Quando arriviamo a San Benito ci dicono che il bus parte dal terminal di San Carlos che sta dall’altra parte della città ed a quest’ora intasata di traffico. Non mi metto neanche a discutere perché non servirebbe a niente, ormai la frittata è fatta. Fermo il primo taxi che passa e gli chiedo quanto tempo avrebbe impiegato ad arrivare a San Carlos, mi risponde 45 minuti e fatti i calcoli, ho appena un margine di 5 minuti per arrivarci prima della partenza. Prego gli impiegati di San Benito di chiamare i colleghi informandoli dell’accaduto. Siamo arrivati al terminal giusti in tempo per stivare le valigie e partire.

Al confine tra El Salvador e Honduras si paga una tassa turistica di 3$ per entrare in Honduras. Arriviamo a Tegus che è già buio e la prima impressione non è buona. Jorge il proprietario dell’albergo dove ci ospiteremo è già la che ci aspetta come accordato. Compriamo subito i biglietti per il ritorno a Managua L’alloggio è un piccolo e nuovo alberghetto, l’Executive Inn e si trova lontano dal centro in una zona sicura vicino all’aeroporto Tocontin.

Non so se fosse stato meglio prendere una camera in un hotel del centro, certo in centro appena fatto buio avremmo dovuto chiuderci in camera. Dove alloggiamo non è così, ma se non si conosce la zona, non c’è dove andare. Bisogna comunque spostarsi sempre e solamente con taxi. Qui è peggio che a San Salvador. A Tegus non ci siamo mai sentiti sicuri. Ci hanno perfino consigliato di lasciare lo zainetto in albergo per non rischiare di essere assaltati con coltelli o pistole ed obbligarci a consegnarlo, tanta è la delinquenza a Tegus.

La città è divisa in due dalle acque scure del Rio Choluteca, nella parte superiore c’è Tegus e in quella inferiore Comayauela, assolutamente off-limits per i turisti. Ho saputo poi che il terminal del Ticabus era a Comayauela e da qui probabilmente l’infelice prima impressione della città. La stessa ha circa 1.200.000 abitanti, non ci sono grattacieli e la città è estesa in mezzo a colline, quindi molto vasta. Non ci sono autostrade ma un’unica arteria asfaltata che attraversa la città, poi solamente strade strette e traffico da non credere.

Domenica 20.09.2015 Tegucigalpa

Il proprietario dell’albergo per arrotondare fa anche da tassista e per un modico prezzo, ovvero 15$, ci propone di portarci oggi al paesetto coloniale Valle de Angeles, pieno di negozi d’artigianato a circa 25 km. da Tegus. Al momento di partire vedo che si porta pure la moglie e la figlia. Pazienza gli abbiamo finanziato la sua passeggiata domenicale con la famiglia. Devo anche ammettere che 15$ per il tragitto fatto sono poco in confronto a quello che avrei pagato con un taxi. Jorge mi cambia anche dei dollari in lempira al tasso delle banche. Molto corretto.

Per andare a Valle de Angeles si passa vicino alla Basilica Virgen de Suyapa Patrona del Paese e di tutta l’America Centrale. Dentro questa basilica in una piccola teca si conserva la statua di una Madonna il legno, alta appena 6 cm. A questa sacra immagine si attribuiscono prodigi, guarigioni e miracoli. Avevo letto che, in teoria, questa statuetta era conservata in una vicina chiesetta ma io l’ho vista vicino all’altare maggiore.

Da qui, attraverso vallate, ci dirigiamo verso la nostra meta. La nostra ospite mi fa notare da lontano, su di un colle, la residenza dell’ambasciatore/console italiano, aggiungendo che quella era una delle più belle case di Tegucigalpa. Non saprei però se ciò corrisponda a verità.

Valle de Angeles non è il posto così pittoresco come descritto nella guida E’ una cittadina abbastanza sporca ma che ha comunque il suo fascino. Si possono fare dei giri in carrozza o a dorso di cavallo, ragion per cui le strade sono piene di sterco ed i cani tanti randagi si dimenticano di usare il bagno. L’artigianato è più caro che altrove. Quasi tutti i negozi offrono il 25% di sconto sugli articoli, ma non ci sono prezzi sulla merce esposta, ergo fanno quello che vogliono. Ho voluto mettere alla prova la proprietaria di un negozio ed avendo trovato un piccolo biglietto adesivo con scritto 100 lempira, l’ho messo su un articolo che costava di più ed ho chiesto lo sconto del 25%. La proprietaria del negozio ci ha pensato su un po’ e mi ha detto che non poteva. Mentre stavo per andarmene mi ha rincorso e me l’ha venduto per 75 lempira. C’erano parecchi murales con dei temi un po’ particolari. Oggi camminando per le strade, a parte stare attenti a dove mettere i piedi, ci sentivamo sicuri e rilassati.

Ci sarebbe stato da visitare anche il vicino paese di Santa Lucia, ma immaginando che fosse copia/incolla di quello appena visitato lasciamo perdere.

Ci facciamo lasciare al centro commerciale Multiplaza Mall mentre loro se ne tornano all’albergo. Prima di lasciarci ci raccomandano di non uscire dalla zona ma di prendere un taxi che per la cifra di sette dollari ci porterà fino all’albergo. A circa trecento metri dal centro commerciale c’è la casa del presidente della repubblica e mi chiedo: è mai possibile che con una strada piena di soldati sia pericolosa?

Il Multiplaza Mall è molto pulito e ci sono negozi d’ogni tipo. Vi sono presenti le griffe più famose. I prezzi sono come in Italia quando non più alti. Pure qua vigilantes da per tutto.

Ceniamo nel food-center, poi taxi e a dormire.

Lunedì 21.09.2015 Tegucigalpa

Oggi si visita il Parque Central (Plaza Morazan) di Tegus, in teoria la parte più sicura della città. Jorge deve fare un giro in centro e a pagamento (5$) ci da uno strappo. Ci facciamo portare fino al Parque La Leona da dove si ha una vista panoramica su gran parte della città. Dal parco La Leona scendiamo poi per conto nostro fino a che sbuchiamo nel centro storico. La zona considerata sicura è lunga meno di un chilometro e larga non più di quattrocento metri, ad ogni angolo di strada c’è un poliziotto ed appena sconfiniamo ci avvertono che potrebbe essere pericoloso. La cosa più interessante è la cattedrale. Al suo interno luccica tanto oro e c’è un bell’altare sostenuto a spalle da due angeli. Lateralmente all’altare centrale c’è una sala preghiere con scritto all’entrata: Parla con Dio. Qui c’è tanta gente che prega in silenzio davanti ad un’Eucaristia tutta d’oro. E’ silenziosissimo e la gente esce da questo luogo senza voltare le spalle al piccolo altare camminando in retro. Ci sono poi altre chiese, tutte chiuse e a parte una, quella di San Francisco, tutte fatiscenti.

L’entrate ed i muri sono coperti d’erbacce e puzza d’urina.

Avremmo voluto visitare almeno un museo, ma i primi due dove andiamo erano chiusi, così desistiamo di cercare perché, in alcuni casi, saremmo dovuti uscire dalla zona sicura.

Ci sono parecchi bambini che, nonostante la presenza della polizia, sniffano colla da bottigliette d’acqua minerale. L’ufficio postale si trova in un edificio molto bello ed internamente, da com’è ben tenuta, sembra di essere in una casa dell’epoca coloniale in attività. Ci sono due supermercati dove entriamo per comprare i soliti cibi souvenir. Una volta fatti gli acquisti, estraiamo la macchina fotografica e facciamo foto a destra e a manca, poi andiamo a mangiare in un McDonald, prendiamo un taxi e torniamo al nostro alloggio. A quest’ora di sera c’è tanto traffico e per fare i pochi chilometri di strada c’impieghiamo un’ora e mezza. Sette dollari il costo del taxi.

Martedì 22.09.2015 Tegucigalpa – Leòn/Nicaragua

La nostra visita in Honduras termina qui, oggi si torna in Nicaragua. Jorge ci porta gratuitamente, come da accordi fatti al momento della prenotazione, al terminal del bus. Avremmo voluto volentieri restare ancora un giorno ma non avremmo saputo cosa intraprendere.

Al confine col Nicaragua, questa volta, ci fanno pagare una tassa turistica di 15$ a persona per entrare in Nicaragua. Queste tasse turistiche nicaraguensi mi sembrano esagerate, visto anche che nei paesi confinanti l’entrata e l’uscita sono gratuite.

Noi scendiamo a Leòn ma il biglietto deve essere pagato fino a Managua. Poco prima di Leòn vediamo sulla nostra sinistra la sagoma del vulcano San Cristobal, ancora attivo. Da lontano sembra una montagna con molte nuvole sopra, ma poi avvicinandosi ci si accorge che si tratta d’emissioni perché le cime delle altre montagne vicine, anch’esse vulcaniche ma inattive, sono nitide.

Prima di scendere a Leòn chiedo allo steward quanto sarebbe il prezzo onesto per arrivare in centro con un taxi e lui mi dice: massimo quattro dollari per due persone. Il primo tassista che si avvicina quando scendiamo dal bus, e con un’auto che era un catorcio, mi chiede dieci dollari al che io gli chiedo se ultimamente era aumentato il prezzo della benzina. Poi ne trovo uno che mi chiede 60c, poco più di due dollari per due persone.

Abbiamo riservato presso l’hotel Cacique Adiact, in pieno centro ed è stata una buona scelta. Per 60$ ci danno un bel miniappartamento, camera con cucina e salottino. E’ compresa un’ottima colazione a buffet. Il tutto dentro una bella casa coloniale. Noi siamo al primo piano e nel terrazzino abbiamo un’amaca con sotto di noi un piccolo giardino tropicale. Di più non si poteva sperare.

Ormai è sera ed andiamo a prenderci dell’acqua minerale. Ci sono due supermercati ben forniti: La Union e La Colonia.

Mercoledì 23.09.2015 Leòn

Domani è la festa della patrona della città, la Virgen de la Merced. E’ abitudine durante questa festa lanciare petardi e fuochi d’artificio e qualcuno deve essersi confuso perché hanno già cominciato a lanciare petardi questa mattina ma molto presto. Finalmente una città dove si può camminare tranquilli senza l’ansia di essere aggrediti.

A cento metri dall’albergo c’è una lavanderia automatica gestita da un francese e nella mattinata lasciamo la roba da lavare che ritireremo nel pomeriggio.

Siamo andati in banca per cambiare della valuta ed ho visto che l’Euro lo compravano al pari del dollaro però lo vendevano al 10% più caro. Davanti a tutte le banche sostavano dei cambisti che cambiavano la valuta allo stesso tasso delle banche e davano all’Euro il giusto valore.

Ci sono tanti ristoranti e ristorantini che il problema del cibo non si pone proprio. A me piacciono tanto gli avocados ed al super ne ho visto uno enorme e maturo che pesava Kg. 1.400, questo con l’aggiunta di una papaia è stata la nostra cena. Costo dell’avocado 40 c., meno di due dollari.

A Leòn ci sono tante chiese, delle quali quella che più da nell’occhio è quella De la Recolecciòn, un capolavoro in stile barocco di colore giallo/arancio. C’è poi la basilica De la Asuncion che dovrebbe essere la più grande del centro america, quella della Merced dove domani si celebrerà la festa della Patrona e tante altre.

Giovedì 24.09.2015 Leòn

Oggi è la festa della Patrona della città e già di mattino la gente si fa sentire con i petardi. Tutte le strade che percorrerà la processione sono addobbate a festa. La messa finisce alle 12.00 e da lì fino alle 20.00 la statua della Madonna viene portata in giro per la città. Per la tanta ressa non siamo riusciti ad avvicinarci a più di venti metri, quindi non saprei dire se la statua fosse portata a spalle o su un pick up. La statua dondolava tanto che ho dedotto che fosse portata a spalle. Il tutto era accompagnato da canti religiosi con arrangiamenti di musica mariachi. Di tutti i giorni di viaggio oggi è l’unico giorno che ha piovuto, non molto ma abbastanza da estrarre il K-way e l’ombrello. Alla statua della Madonna era stato messo un K-way bianco trasparente perché non si bagnasse. Davanti alla statua della Madonna c’era una statua di un qualche santo con la barba, però a lui nessun k-way, libero di beccarsi tutta la pioggia! Questa festività è in concreto la sagra paesana, ci sono chioschi con cibi e bevande da ambi i lati delle strade. Piatto principale: “Arroz con pollo”. C’era un chiosco che vendeva “Bebida de chicha”. Ho visto che non c’erano ubriachi in giro.

La ressa è tanta che preferiamo uscire dal centro e decido di andare a tagliarmi i capelli. Trovo un “Peluquero” aperto che con 70c. mi fa il taglio. Quando mi chiede quanto deve tagliare gli rispondo: tanto. A Leòn faceva tanto caldo che me li sono fatti tagliare come non mai invita mia, proprio come un sergente de marines. Corti, corti.

Vediamo in lontananza il campanile di un’altra chiesa, è quella della madonna di Guadalupe e vi andiamo. Questa è una chiesa molto antica ma con un dettaglio moderno, dal soffitto scendono degli enormi ventilatori.

Oggi i ristoranti sono quasi tutti chiusi e quando verso l’ora di cena andiamo al supermercato la Colonia per fare degli acquisti vediamo che il self-service è aperto. Fuori piove ancora e fa un caldo tremendo, quindi ci fermiamo a mangiare qua dove c’è l’aria condizionata. Giusto per cambiare prendiamo dei “platanos con queso frito” e della “carne mechada con arroz y tajadas”.

Tutti i ristoranti, sia a Leòn che in seguito a Granada, sono grandi spazi aperti e hanno solamente dei ventilatori. Quindi, per una volta, benvenuta aria condizionata.

Durante la giornata avevamo deciso di restare ancora un giorno a Leòn.

Venerdì 25.09.2015 Leòn

In questi giorni non abbiamo avuto il tempo e l’occasione di dedicare spazio alla cultura e così oggi andremo per musei e altro. Prima però riserviamo presso Tierratour la navetta che ci porterà domani a Granada. Costo per persona 15$. Ci verranno a prendere in albergo e ci porteranno fino al prossimo albergo a Granada.

Ieri passando avevamo visto di sfuggita il Mausoleo de los Heroes y Martires. L’avevamo notato solamente per i due murales a forma di elle. Ci sono i busti di Cesar Augusto Sandino, Carlos Fonseca e Rigoberto Lopez Perez. Rigoberto L. Perez nel 1937 uccise Anastasio Somoza (padre) e per questo è celebrato come eroe nazionale.

Prossima tappa è il museo de Arte Fundaciòn Ortiz Gurdiàn. Qui c’è un’eccellente collezione d’opere europee e centro sud americane. Essendo personalmente vissuto tanti anni in Sud America ho apprezzato molto questo museo, specialmente le opere dei maestri sudamericani. Non sto qui a scrivere nel dettaglio cosa ho visto, è da visitare.

Nel pomeriggio andiamo al Museo de Leyendas e Tradiciones. Questo museo è pure interessante anche se per capirlo meglio sarebbe bene conoscere un po’ di spagnolo e aver letto un po’ della storia del Nicaragua.

Camminando poi a caso lungo le strade passiamo davanti alla sede del partito FSLN. Me ne sono accorto solamente per un mural degli eroi della patria. Ci sono tre giovani militanti che, visto che siamo palesemente stranieri, vogliono conversare con noi e rimangono stupiti della mia conoscenza delle vicissitudini del Nicaragua. So di aver fatto un figurone ma, per essere sinceri, ieri sera prima di dormire mi ero letto un sostanzioso riassunto di storia degli ultimi cento anni del Nicaragua. Passiamo infine al Parque Ruben Darìo dedicato al più famoso poeta nicaraguense sepolto in una vicina chiesa. Qua finisce la nostra parentesi culturale. Eravamo gia passati ieri in questo parco ma con la ressa che c’era, era impossibile fermarsi.

Sabato 26.09.2015 Leòn – Granada

Alle nove la navetta passa puntuale a prenderci e con stupore e celata contentezza, scopriamo d’essere gli unici passeggeri. Il viaggio fino a Granada dura poco più di due ore e l’autista ci porta fino all’hotel Con Corazon. Questo in teoria è un hotel No Profit. Quando avevo chiamato per riservare, essendo bassa stagione, mi avevano proposto un valido sconto.

Per quanto concerne Granada devo andare contro corrente. A prima vista non c’è piaciuta particolarmente. E’ soprattutto una trappola per turisti, prezzi più cari che altrove, massimo rendimento con minimo sforzo. A parte le numerose e belle chiese, in Granada stessa, non vi è molto altro da visitare.

Appena arrivati siamo andati a fare un giro e per alcune strade, non lontane dal Parque Central, e nei dintorni del mercato, si sentiva un forte odore di fogna. Il centro città è abbastanza sporco e le strade piene di buche. Mi ha fatto sorridere un cartellone in pieno centro e vicino al mercato che diceva più o meno così: Pinoleros mantengamos limpias nuestras calles. Riuscivo a capire tutto fino alla parola Pinoleros. Arrivati in albergo ho chiesto cosa volesse dire e mi hanno spiegato che Pinoleros é un nomignolo dato ai nicaraguensi perché bevono molto pinolillio. Il pinolillo è una bevanda fatta con mais e cacao. Se non altro hanno dimostrato di avere dell’auto ironia. Io da buon turista mi sono comprato una busta di pinolillo, ma la devo ancora aprire. La prima sera vogliamo finalmente provare il Chancho con yucca e l’unico posto dove lo propongono è nei chioschi del Parque Central, almeno lì ci hanno indirizzato. Il piatto, servito su una foglia di banano non è così entusiasmante da prenderlo una seconda volta, ma comunque accettabile. Forse, a mio avviso, era l’accompagnamento di verdure e insalate fredde che sminuiva la bontà della carne di maiale calda servita sotto le verdure.

Domenica 27.09.2015 Granada

In mattinata andiamo a fare il tour di Granada a piedi. Scendiamo la calle Caimito fino al Lago e poi entriamo nel Parco Turistico dove la guardia all’entrata ci consiglia di non fare più di un paio di chilometri perché da la in giù potrebbe essere “peligroso”. Questo c’era stato pure consigliato in albergo. Il parco è maltenuto ed a tratti sporco. Le rive del lago sono poco profonde e la gente vi fa il bagno vestita. Ci facciamo convincere da un giovane a portarci con la sua lancia (barca a motore) a fare un giro delle Isletas al costo di 12$. Il giro dura poco meno di due ore e ci porta a fare il giro d’alcune isole a vedere delle scimmie che saltano sugli alberi. Tornando indietro, attraversiamo un altro piccolo parco che sta tra il terminal del ferry ed il parco turistico, questo è ben tenuto e dotato di panchine e piante tropicali. Oggi nella calle Calzada, che ha quattro corsie divise da un marciapiede, si sta svolgendo una gara di triathlon. Questo tra carrozze trainate da cavalli, tassisti e qualche motocicletta. In questo percorso si svolgono le due gare di bici e corsa con un solo check-point, quindi lontano da questo i concorrenti facevano quello che volevano. Camminiamo tutta la strada fino al centro passando per la bella chiesa Capilla del Sagrado Corazòn ed alcuni immensi alberi di mango, sfortunatamente fuori stagione. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante vicino al Parque Central e tutto sommato abbastanza bene. Al momento del conto me lo vedo presentare su un tovagliolo di carta con un’addizionale del 10% con scritto Propina Volontaria. Avevo letto nella guida che certi ristoranti applicavano questa norma. Non sto lì neanche a chiedere, mi faccio però fare una ricevuta ufficiale e non su un tovagliolo di carta. Il proprietario del locale era un olandese.

Verso sera facciamo la seconda parte del tour a piedi per Granada, ossia scendere tutta la calle Real Xalteva dal Parque Central fino alla Fortaleza La Polvora. In questo percorso ci sono tre chiese visibili tutte e tre allo stesso tempo perché sulla stessa linea, se pur distanti una dall’altra: La Merced, Iglesia de Xalteva e Capilla Maria Auxiliadora. Quando vi entriamo è l’ora del Vespro e fa un caldo tremendo. Mentre il sacerdote officiante ha un ventilatore a pochi metri da lui, tutti i fedeli si fanno aria, qualche signora con un ventaglio, ma la maggior parte con i libretti delle preghiere o con i fogli dei canti liturgici. Lungo questa calle, pressati dall’afa, facciamo una pausa presso il Parco Xalteva. Piccolo ma ben tenuto.

Tornati indietro facciamo un’altra pausa davanti alla cattedrale dove un complesso suona della buona musica, ma tra una canzone e l’altra gli spettatori devono assorbirsi un sermone religioso.

Lunedì 28.09.2015 Granada

Tra le attrattive nei dintorni di Granada c’è il Volcano Masaya che raggiungiamo col bus che va fino a Managua. Il prezzo del biglietto costa 20c a persona e ci lasciano proprio all’entrata del parco. L’entrata al parco costa 100c a persona. Ci sono solo due orari per il trasporto col bus fino al cratere, alle 10 ed alle 12 e poiché noi siamo arrivati alle 10.20 dobbiamo farci la salita a piedi. Quel disgraziato che sta all’entrata ci dice di camminare fino al museo e poi chiedere presso il chiosco del museo per un eventuale trasporto fino alla cima. Calcolo che fino al museo avremmo camminato per circa mezz’ora sotto un sole cocente e quando siamo arrivati, piuttosto che salire ancora saremmo tornati più volentieri indietro. C’informiamo al chiosco e ci dicono che con ulteriori 100c sempre a persona, ci avrebbero portato fino sopra e poi quando avessimo avuto voglia di scendere sarebbe stato sufficiente avvisare il responsabile della zona cratere e ci avrebbe pensato lui. Ci hanno portato su con un minibus solo per noi e poi per la discesa ci hanno portato fino all’entrata del parco con un pick-up. Questo lo avrebbero potuto fare anche dall’entrata della Riserva, senza farci camminare fino al museo. All’entrata/uscita su un muretto c’erano due enormi iguane che aspettavano solo che qualche turista desse loro da mangiare in cambio di un album fotografico.

Sopra al vulcano Masaya c’erano vari crateri dei quali solamente uno attivo. Dal tanto fumo non si riusciva a vederne il fondo e si sentiva un leggero odore di zolfo. Seppur il vulcano non fosse molto alto, a quest’altezza la vegetazione era pressoché nulla.

L’unica cosa che costa poco a Granada sono i taxi, per spostarsi, infatti, in qualsiasi posto della città si pagano sempre 20c per due persone. Non ancora stanchi ci facciamo portare ai supermercati La colonia e La Union che sono un po’ fuori dal centro. Restiamo meravigliati come questa parte, a confronto della parte turistica, sia pulita e ben tenuta. Qua oltre che fare qualche acquisto ci fermiamo anche a mangiare, c’è l’aria condizionata e almeno, vista la mole di lavoro, si è sicuri di mangiare cibo fatto al momento. Nei ristoranti del centro, dovuto forse alla bassa stagione, a volte si è in pratica soli dentro il ristorante, non so se veramente per la bassa stagione o per i prezzi a volte esagerati se li compariamo con il resto del Nicaragua.

Alla sera facciamo un giro per il parco dove le bancarelle, tra altre cose, offrono ai turisti delle caramelle dal nome “leche de burra” ovvero latte d’asina. Ne provo un paio ma non mi piacciono particolarmente e non ne compro anche perché, indipendentemente dal prezzo, uno doveva comprarne un sacchetto da cento unità.

Martedì 29.09.2015 Granada – Managua

Stanchi di gironzolare per Granada in mattinata prendiamo il bus Granada – Uca Managua che con 25c a testa ci lascia proprio davanti al Metrocentro da dove prendiamo un taxi fino al Brandts Hotel. Le ultime due notti le passeremo qua. Appena arrivati si ripete la storia della prima volta:camera senza asciugamani, buco al posto della cassaforte e puzza da sigaro cubano. Dopo le rimostranze come la prima volta, ci danno un’altra camera. A parte giochini del personale del ricevimento nel assegnare le camere, l’hotel è una valida sistemazione.

Siamo stanchi, sono tre settimane che giriamo senza pausa e grazie ai sonnolenti programmi di Rai International riusciamo a dormire il pomeriggio. Ci svegliamo poco prima che faccia buio, abbiamo così il tempo per andare a cenare al Metrocentro.

Mercoledì 30.09.2015 Managua

Oggi la giornata la dedicheremo allo shopping. Dopo colazione ci facciamo portare ancora una volta al mercato Huembes. Veramente tutti i souvenir li avevamo ormai comprati nei giorni scorsi, siamo così andati a fare un giro tanto per rilassarci prima del lungo viaggio di ritorno e far passare la giornata. In ogni modo abbiamo trovato ancora qualche dettaglio da comprare. La tappa seguente è il centro commerciale Galleria Santo Domingo, che ci avevano detto essere il più grande di Managua. Effettivamente è più grande del Metrocentro ma alla fine non è altro che una copia del primo. Non c’è niente di particolare. Pranziamo, e bene, in un ristorantino cubano della Food Court.

Torniamo in albergo a fare le valigie e alla sera ultima cena al Metrocentro. Questa sera preferiamo andare a spendere le ultime Cordobas al Supermercato La Union che dista circa trecento metri dal Metrocentro. Qui facciamo incetta di dolcetti ripieni con guayaba, di alfajores (due biscotti con un ripieno nel mezzo e fatti artigianalmente o quasi) e altro, compresa la busta di pinolillo, ma soprattutto del buon caffè nicaraguense ed alcune bottiglie di rum Flor de Caña che metteremo nella valigia da stiva. In Nicaragua vendono il caffè con un piccolo foro nel sacchetto in modo che l’avventore possa annusarne l’aroma prima dell’acquisto.

01.10.2015/02.10.2015 Managua – Venezia

Lasciamo l’albergo con un taxi preso al Metrocentro che con 8$ ci porta in aeroporto. Al momento del check-in a Managua ci siamo visti appioppare due posti separati sul volo da Panamà ad Amsterdam. Quando l’abbiamo fatto notare al personale addetto mi sono sentito rispondere che era un problema del computer e che loro , essendo il volo pieno, non potevano fare niente ma che avremmo potuto farci cambiare i posti dal personale di bordo a Panamà, cosa che poi siamo effettivamente riusciti a fare. Mi chiedo solo a cosa serva fare la scelta dei posti mesi prima al momento della prenotazione? Volo in ogni caso puntuale e comodo con la sosta prolungata ad Amsetrdam. Dall’aeroporto di Schipol parte ogni quindici minuti un treno che in circa 15/20 minuti copre la distanza fino al centro città. All’aeroporto, vicino alla stazione del treno c’è un deposito bagagli con lockers che costa sette Euro per ventiquattro ore. Il biglietto fino al centro e ritorno costa 9 Euro a persona. Ad Amsterdam c’era un bellissimo tempo autunnale ed abbiamo avuto il tempo sufficiente per fare una bella passeggiata e qualche foto. Siamo ritornati in tempo a Schipol dove abbiamo fatto solamente il controllo dogana giacché il check-inn per tutto il viaggio era stato fatto a Managua.

In fase di preparazione del viaggio avevo dei dubbi sul fatto della comodità o difficoltà di fare questo viaggio a modo nostro, perché i pochi racconti letti sul web erano frammentari e postati da turisti “zaino in spalla”. Alla fine è andato tutto a meraviglia anche senza lo zaino in spalla, con un buon confort e senza spendere cifre eccessive.



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