Crociera Antille e Grenadines con Pullmantur

Caraibi: cedi alla tentazione della crociera
Scritto da: paola cresto
crociera antille e grenadines con pullmantur
Partenza il: 07/08/2009
Ritorno il: 14/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Crociera Antille, Grenadines e Barbados con Pullmantur (Agosto 2009).

Finalmente abbiamo ceduto alla tentazione della crociera ai Caraibi e la nostra fiducia è stata premiata: abbiamo fatto una bellissima esperienza che vogliamo ripetere presto. Abbiamo scelto la nave Ocean Dream dell’operatore spagnolo Pullmantur (compagnia acquistata dalla Royal Caribbean nel 2006) perché proponeva un itinerario ai Caraibi unico nel suo genere, ma lontano dalle rotte degli uragani quindi l’ideale per il mese di Agosto: Aruba, Curaçao, Isla Margarita, Grenada, Barbados, St. Lucia, Aruba. La nostra avventura nel mar dei Caraibi si è svolta navigando tra isole da sogno, alla scoperta di tesori naturali e culturali molto diversi tra loro e davvero unici. La Ocean Dream è una nave 4 stelle, rinnovata completamente nel 2008 (prima apparteneva alla Costa Crociere) e pur senza emulare lo sfarzo delle ultime nate in casa Costa, ha uno standard di qualità elevato. La Ocean Dream dispone di 490 cabine, di cui12 suites con balcone, dislocate su 3 ponti, può portare fino a 1.350 passeggeri e raggiunge una velocità massima di 19 nodi. A disposizione degli ospiti ci sono 4 ristoranti e 6 bar, sale spettacoli, Casinò, biblioteca, internet Café, 3 piscine, palestra, centro estetica con sauna e SPA. Il trattamento è “all-inclusive” nella vera accezione del termine: cibo e bevande no limits (inclusi alcolici e superalcolici locali ed internazionali) 24 ore su 24. Abbiamo raggiunto Aruba da Madrid con un volo charter della Pullmantur Air su un Boing 747. Gli assistenti ai desk sia a Madrid che ad Aruba ci hanno dato ottima assistenza aiutandoci nella compilazione dei formulari per la dogana, spiegando le modalità del transfer e della gestione etichette bagagli: infatti, cosa alquanto piacevole, le nostre valige imbarcate a Madrid ci sono state recapitate direttamente in cabina a bordo delle Ocean Dream! Dall’aeroporto di Aruba, superato il lento controllo passaporti, in circa 15 minuti siamo stati trasferiti in bus fino al terminal del porto dove abbiamo fatto il check-in per la crociera: qui ci è stata rilasciata la tessera magnetica identificativa personale (necessaria per lo sbarco e l’imbarco in ogni porto e la fatturazione degli extra) e la documentazione tecnica relativa alle attività in nave, le escursioni ed il giornale di bordo.

Preso possesso della cabina, abbiamo iniziato l’esplorazione della nave. Ponte n. 11, Sun: solarium con lettini e jacuzzi. Ponte n. 10, Verandah: suite con balcone, centro estetico e SPA, palestra, pista da jogging ed solarium. Ponte n. 9, Lido: Bar Panorama all’aperto, Panorama Buffet, piscina centrale, Lido Bar e Pizzeria. Ponte n. 8, Promenade: piscina con solarium, Bar Bahia Lounge, internet Café, piano bar Duke, bar Casablanca, Casinò, Discoteca e biblioteca panoramica sulla prua. Ponte n. 7, Aloha: piscina per bambini, sala videogiochi, cabine superior e Salone Broadway per le serate di gala e gli spettacoli. Ponte n. 6, Baja: cabine superior, negozi Duty Free, salone di bellezza. Ponte n. 5, Caribe: camere standard, Reception e agenzia escursioni. Ponte n. 4, Dolphin: Ristorante Regency, Centro Medico e cabine standard. Il personale della nave è madrelingua spagnola (per lo più Spagnolo o Centro/Sud Americano) ed estremamente cordiale e disponibile, a partire dagli animatori, ai baristi e camerieri, agli addetti alla pulizia dele cabine. La giornata in crociera è scandita da alcuni appuntamenti fissi che sono lo sbarco e l’imbarco nei porti di attracco, ed il resto della giornata lo decidete voi. In genere verso le 7.00 ci si avvicina al porto di destinazione, e con l’assistenza di un rimorchiatore si attracca verso le 7.30. Dalle 8.00 in poi quindi è possibile scendere a terra per le escursioni libere oppure organizzate dall’agenzia viaggi della nave. L’ora di reimbarco varia da porto a porto, ed in genere è tra le 18.00 e le 21.00, in funzione delle ore di navigazione necessarie per raggiungere il porto successivo. Sul giornale di bordo, che viene recapitato ogni pomeriggio in cabina, ci sono tutte le informazioni pratiche relative al porto di sbarco del giorno successivo, con orari di alba e tramonto, informazioni turistiche e programma delle attività in nave (non avete idea di quanta gente resti sulla nave e non sbarchi!!), programma di intrattenimento serale, dress- code per la cena, oltre che gli orari di sbarco e reimbarco onde evitare che la nave salpi senza di voi! Una volta sbarcati si ha tutto il tempo per dedicarsi all’attività prescelta, prenotata in nave oppure organizzata individualmente con i taxi locali e le agenzie turistiche che hanno i loro uffici nel terminal dei porti di sbarco; questa seconda opzione consente di scegliere liberamente ciò che più vi piace (visite turistiche nei luoghi di interesse storico o culturale, relax nelle più belle spiagge, gite in catamarano per fare snorkeling, immersioni, shopping, ecc.) senza avere il vincolo degli orari piuttosto restrittivi imposti nei tour della nave e risparmiando parecchio rispetto ai prezzi delle loro escursioni. Chi invece decide di non sbarcare e di restare in nave può godere di tutte le attività di intrattenimento del programma giornaliero: dalle lezioni di risveglio muscolare e stretching, ai quiz, alle lezioni di balli caraibici, di cucina creola o di origami, le molteplici attività per bambini, oppure ascoltare le band che suonano musica live a bordo piscina, e soprattutto mangiare e bere a volontà e a qualsiasi ora. Anche la sera l’intrattenimento è garantito; nell’arco della settimana si alternano le serate a tema per la cena, dove si viene invitati a presenziare vestiti da pirati, oppure in stile Hawaiano, o in bianco (o un altro colore) e durante la cena il personale di sala fa un piccolo show a ritmo di musica, un modo simpatico per socializzare con gli ospiti al di là dell’incarico che ricoprono in nave, così capita che i camerieri e gli chef si ritrovino a fare il trenino tra i tavoli al ritmo di Disco Samba…A E I O U Y…meu amigo Charlie Brown! Dopo cena invece, nel salone Broadway si svolgono le serate di cabaret, musical, spettacoli di ballo e la serata di gala in cui vengono presentati agli ospiti il Capitano e l’equipaggio. Per quanto riguarda la pulizia della cabina, questa viene svolta 2 volte al giorno ed in maniera ineccepibile: al mattino entro le 13, e nuovamente rassettata nel tardo pomeriggio o prima di cena. Per tutta la durata della crociera la vs. Assistente di cabina sarà a vs. Disposizione dalle 8 fino alle 22 per qualsiasi esigenza concernente le pulizie o le dotazioni della cabina. Itinerario: Curaçao è la più grande delle Antille Olandesi; si trova a 56 km dalla costa del Venezuela ed è il risultato di un miscuglio di diverse etnie, affascinanti quanto il suo paesaggio: la cosa rocciosa si alterna a piccoli tratti di spiagge bianche con acque turchesi, mentre l’entroterra arido è ricoperto da cactus giganti e dal cunucu, una bassa vegetazione a macchia dal colore grigio-verde. Willemstad, la capitale, è divisa in due dallo stretto di Sint Annabaai, che separa il quartiere di Otrobanda (dove attraccano le navi da crociera) da quello di Punda, con i negozi ed il particolare mercato galleggiante. I due quartieri sono uniti da un ponte di barche che si apre per consentire il passaggio alle navi. L’architettura di Willemstad è molto particolare: case e palazzi hanno frontoni in stile coloniale olandese (i maggiori dominatori dell’isola dopo gli Spagnoli) e facciate dipinte in vivaci colori pastello, dal viola al giallo al verde, decorate con stucchi bianchi. Oltre al turismo, l’economia di Curaçao si basa sull’industria petrolifera: nel 1918 qui venne costruita la più grande raffineria di petrolio del mondo, richiamando così operai da tutti i Caraibi e dagli Stati Uniti; questo spiega il melting pot di etnie presenti sull’isola. La nostra prima tappa è stata alla Cueva de Hato, grotte risalenti ad oltre 1.500 anni fa’ ed abitate un tempo dagli indiani Arawak, ricche di stalattiti e stalagmiti che nel corso dei secoli hanno creato agglomerati calcarei dalle forme bizzarre: osservandole con la debole luce creata dalle torce si possono scorgere una tartaruga, la testa di un pirata e persino una Madonna con il bambino. Proseguendo lungo la costa nord siamo giunti al Shete Boka National Park: 10 km di costa dove l’impeto del mare ha scavato ponti e grotte naturali nella roccia. Seguendo un sentiero stretto, siamo arrivati fino allo strapiombo di Boka Tabla, da dove è possibile scattare foto con panorami mozzafiato ed onde tumultuose. Scendendo i ripidi scalini scavati nella roccia si giunge nella bocca della caverna, ci si può sedere su una roccia ed aspettare l’onda impetuosa infrangersi sugli scogli circostanti. Più a nord ci sono altre piccole caverne il cui accesso è però limitato in quanto zona protetta per la presenza di tartarughe marine. Le ore migliori però le abbiamo trascorse alla splendida spiaggia di Cas Abao, situata sulla costa nord-occidentale e da molti indicata come una delle spiagge più incontaminate dell’isola. Fondale sabbioso bianchissimo, mare turchese con acqua piacevolmente fresca e palme lievemente scosse dal vento, spiaggia attrezzata con lettini e ombrelloni, centro Diving, cabana per massaggi, bar ristorante e scuola di balli caraibici. Ritornati a Willemstad a fine pomeriggio ci siamo dedicati alla visita del centro città: Fort Amsterdam, un tempo quartier generale della Compagnia delle Indie Occidentali e ora sede del governo, il Riffort, un forte ottocentesco con alte mura percorribili a piedi che sorveglia un lato del porto e dal quale si può godere di un bel panorama, quindi gironzolando tra le stradine ne abbiamo approfittato per dare un’occhiata ai molti negozi duty-free in cerca di buoni affari. Oltre ai grandi marchi della moda internazionale si possono trovare negozi di elettronica, profumi, gioielli e ceramiche, oltre che il famoso liquore Curaçao, noto per il suo colore blu elettrico. Isla Margarita è situata a 30 km dalla costa del Venezuela; la parte nord è ricca di vegetazione mentre il sud è arido e selvaggio; ha più di 150 spiagge ed è baciata dal sole quasi 365 giorni l’anno (almeno così dicono i locali), fatto che la un rende paradiso per chi ama le vacanze al mare. Una volta sbarcati a Puerto El Guamache, abbiamo concordato per 40 U$ un taxi esclusivamente per noi per tutto il giorno, che ci ha portati a Playa El Yaque e ci ha aspettati fino all’orario concordato per riportarci al porto di imbarco. Playa el Yaque è il più famoso spot surfistico di Margarita, situato sulla costa orientale. La spiaggia è frequentata soprattutto dai locali, ma anche molto apprezzata dai kite surfers per via dei venti alisei e del fondale sabbioso che degrada lentamente, tutto immerso nella tipica atmosfera caraibica, ed è anche teatro di competizioni surfistiche internazionali. Il mare pur essendo pulito non è cristallino a causa delle forti correnti e l’acqua è sulle tonalità del verde, anche per la presenza su molti tratti di costa di una folta vegetazione e di mangrovie che scendono fino in mare. I bar e i ristoranti si susseguono, così come le cabanas che noleggiano lettini e ombrelloni e le scuole di kite e windsurf. Tra una surfata, una nuotata ed un po’ di relax al sole, si può bere un batido de fruta o un coloratissimo daiquiri, stuzzicare empanadas o cachapas, le tipiche tortillas di mais con formaggio, oppure mangiare dell’ottimo pesce cucinato sulla brace, mentre la musica invade tutta la spiaggia, e al tramonto tutti sono pronti per l’hora feliz, l’happy hour a base di musica e cocktail tropicali. Quindi la nostra giornata è trascorsa così, assaporando lo scorrere delle ore secondo i ritmi venezuelani e con tutti i loro contrasti: giovani e meno giovani stanno tutto il giorno accampati in spiaggia, sotto ombrelloni o tende parasole, con enormi frigoriferi da campeggio pieni di ghiaccio, bibite e alcolici, bevendo a senza sosta birre o cocktail ghiacciati, ogni tanto cercando refrigerio in mare; famiglie di venezuelani che sembrano ippopotami in ammollo con le birre in mano e cumuli di lattine o bottiglie vuote abbandonate sul bagnasciuga; bambinetti di meno di 10 anni che con i loro carrettini o cestini percorrono su e giù la spiaggia a vendere spiedini di queso frito o dolci artigianali; gli schimazzi dei venditori di empanadas cotte in friggitrici improvvisate con vecchi bidoni da cui si alza un fumo nero che invade tutta la spiaggia; macchinoni americani anni ’60, coloratissimi e con gli interni in simil-leopardo a spasso per le strette strade del centro… Bisogna dire che qui il contrasto è forte: la zona hotelera con grandi nuovissimi hotel sovrasta la lunga spiaggia e subito dietro, dall’altra parte della strada, le casette basse di mattoni e lamiera dei meno abbienti abitanti locali dell’isola; le immondizie abbandonate un po’ ovunque (in spiaggia, sulla strada, nei campi aridi di cunucu); il volume della musica che da fa da sottofondo allo scorrere della vita quotidiana… Una volta rientrati a El Guamache ne abbiamo approfittato per fare una sosta alla piccola spiaggia adiacente il terminal portuale, attrezzata con lettini e ombrelloni ma decisamente troppo affollata, e al La Punta Commercial Boulevard, la passeggiata che conduce al terminal, costellata di bancarelle e negozietti dove è possibile trovare perle e oggetti di artigianato locale in legno e palma intrecciata, oltre ai classici souvenir dell’isola come collanine e braccialetti con pietre, perline e conchiglie, magneti e cornici. Grenada fa parte delle Isole Sopravento ed è nota come l’isola delle spezie dei Caraibi, essendo uno dei maggiori produttori di noce moscata; è avvolta dalla foresta pluviale e costellata di belle spiagge sabbiose. Dal porto turistico, con un catamarano abbiamo raggiunto la costa nord occidentale dell’isola ed abbiamo fatto snorkeling ad Anse Molinière. Successivamente ci siamo diretti ad Gran Anse per altro snorkeling in cerca di tartarughe che spesso si vedono in queste acque, ma purtroppo un acquazzone tropicale si è abbattuto sulla baia e quindi la poca luce e l’acqua mossa non ci hanno permesso di apprezzare i colori del mare e della sabbia. Quindi una volta rientrati in porto, asciugati e rifocillati, ci siamo diretti al centro di St.George’s, la capitale. St. George’s è un porto molto pittoresco, riparato dalle pareti di un cratere vulcanico spento e difeso dalla vecchia fortezza di Re Giorgio III. E’ un villaggio di ordinate casette bianche col tetto rosso in stile coloniale georgiano che si espande sulle colline, attraversato da stradine ripidissime e continui sali-scendi. Di fianco al porto di trova il Carenage, la banchina dove un tempo venivano carenate le navi e che ora ospita traghetti e pescherecci ed è circondata da ristoranti e negozi. Oltre ai classici souvenir, qui è possibile acquistare nella catena Best of Barbados terrecotte ed oggetti in rafia, bambole e quadri, realizzati a mano dagli artigiani dell’isola. Proprio nella settimana di Ferragosto si festeggiava la fine del raccolto della canna da zucchero, accolta con un coloratissimo e rumorosissimo carnevale: su un camion con enormi casse acustiche un deejay metteva dischi dai ritmi house-reggae spacca-timpani e al suo seguito sfilavano i vari gruppi folkloristici formati da bimbi, giovani ed anziani, agghindati con abiti coloratissimi, ornati di piume, lustrini e paillettes. La sfilata proseguiva così per le vie della città fino al calar del sole, mentre turisti e locali si accodavano al corteo, tra una foto ed una birra o un Rum ponch (tipica bevanda a base di lime, succo di canna da zucchero e rum), trascinati nel vortice del ritmo e dei balli sfrenati.

Barbados è l’isola più ad Est dei Caraibi ed è circondata dall’Oceano Atlantico; deve il suo nome agli alberi di fico barbuto che i colonizzatori portoghesi chiamarono los barbados. Intorno al 1600 i coloni olandesi introdussero la coltivazione della canna da zucchero e portarono qui gli schiavi africani per la sua lavorazione che, con l’abolizione della schiavitù nel 1834, si dedicarono all’attività agricola che è ancora oggi l’attività principale. Barbados è un massiccio di pietra calcarea grazie alla quale si sono formate bellissime spiagge chiamate la Platinum Coast, cuore del turismo dell’isola, situate nella parte meridionale. Sbarcati a Bridgetown, la capitale, con 5 U$ a testa abbiamo raggiunto in taxi Boatyard Beach, una piccola spiaggia frequentata prevalentemente dai locali. All’ingresso della spiaggia si trova un grande stabilimento balneare con tanto di giochi acquatici per i bimbi, scivoli ed arrampicatoi gonfiabili (15 U$ a persona per ingresso, 1 lettino, 1 bibita e uso dei giochi acquatici) ed abbiamo quindi deciso subito di collocarci più distante possibile da questa struttura, proprio per goderci la naturalezza e spontaneità del resto della spiaggia. Quindi ci siamo fermati in un tratto di spiaggia più isolato ed abbiamo noleggiato 2 lettini e 1 ombrellone (15$) da un anziano del posto che disponeva di uno stabilimento un po’ improvvisato: una baracca di lamiera a fare da chiosco bar, una decina di ombrelloni e sdraio e una doccia. Qui abbiamo trascorso l’intera giornata tra passeggiate sulla battigia, snorkeling con le tartarughe verdi che nuotano in queste acque, lunghe nuotate nelle acque calme, una corsa al largo con il jet-ski, un’agua de coco fresca, un sandwich all’aragosta e relax all’ombra con un buon libro. I colori di questa spiaggia sono indimenticabili: il mare ha tutte le sfumature del turchese, la sabbia è bianca farinosa e scricchiolante, in cielo le nuvole passano veloci e lasciano spazio all’azzurro terso. Terminata la giornata di mare, sulla via verso il porto per l’imbarco siamo passati per Bridgetown, cuore finanziario e commerciale di Barbados e uno dei più importanti centri d’affari dei Caraibi, sede di banche e assicurazioni in moderni palazzi, grandi gioiellerie e centri commerciali di lusso; a piedi abbiamo attraversato il Bridge Gate che collega il porticciolo sul Careenage con il quartiere di Bayville, dove abbiamo passeggiato tra le colorate casette ottocentesche in stile coloniale per poi fermarci in un dei molti centri commerciali per l’immancabile shopping duty-free. St. Lucia è la più sviluppata e popolosa delle Isole Sopravento, nonostante ciò la zona centrale è sommersa da una foresta montuosa circondata da piantagioni di banane, canna da zucchero, noci di cocco e mango. Sulla costa si alternano villaggi di pescatori, abitazioni abbarbicate sulle montagne e lussuosi resort. Sbarcati a Castries, la capitale, al terminal del porto abbiamo concordato per 20U$ a testa un tour dell’isola che ci ha permesso di godere delle molteplici bellezze naturali del luogo e di sfruttare l’intera giornata a disposizione. Con un motoscafo veloce siamo scesi da Castries lungo la costa dirigendoci a Sud, passando per Anse Marigot (baia prediletta da velisti ed artisti che hanno trovato qui il loro rifugio ideale al riparo dagli uragani), il villaggio di pescatori di Anse la Raye, fino a Soufrière, piccolo villaggio situato ai piedi dei Pitons, i due coni vulcanici distintivi di St. Lucia. Qui con un mini-van abbiamo percorso la stretta strada che conduce in cima alla collina, tra la fitta vegetazione e gli alberi di mango, per raggiungere le Solphur Spring, il giardino botanico di Morne Ensuite ed una splendida cascata ai cui piedi sorge una piccola piscina naturale di acqua dolce, dove è possibile rinfrescarsi durante le foto di rito sotto la cascata. Ridiscesi a Soufrière, il motoscafo ci ha portati ai piedi dei Pitons per lasciarci il piacere di fare alcune foto davvero mozzafiato, dove il verde della vegetazione fitta che ormai ricopre i vulcani spenti si confonde con il blu cobalto del mare, l’azzurro del cielo ed il bianco delle nuvole incombenti. Risalendo la costa verso nord ci siamo fermati nella piccola Anse Chastanet: una striscia di sabbia grigia che è la porta d’ingresso al miglior reef dell’isola, ideale per snorkeling ed immersioni (proprio qui è situato il famoso centro diving Scuba St.Lucia); dopo un pasto leggero al Trou au Diable, il ristorante sulla spiaggia dell’Anse Chastanet Resort (lo splendido e pluri-premiato resort nascosto nella vegetazione e con vista sulla baia) abbiamo approfittato del tempo a disposizione rilassandoci sulle amache all’ombra delle palme e nuotando nelle fresche acque della baia. Rientrati a Castries abbiamo fatto l’immancabile giro al mercato coperto di Jeremie Street, dove souvenir per turisti si alternano a spezie e prodotti tipici locali: patate dolci e strane zucche, frutti dell’albero del pane e banane, platani e mango, cestini intrecciati con le foglie di palma, piccoli oggetti artigianali in legno, quadri, sigari, rum e zucchero di canna, tutto esposto in grandi sacconi di juta o sulle rudimentali bancarelle. Il giorno successivo l’abbiamo trascorso interamente in navigazione per tornare ad Aruba, (dove abbiamo poi trascorso una settimana di soggiorno al Tamarijn Aruba Resort – documentato su TPC – prima di tornare in Italia). Ci siamo quindi dedicati alle attività proposte dal programma di intrattenimento giornaliero della nave, ai bagni in piscina, al relax sul ponte solarium. Ecco qualche informazione tecnica/pratica: – Cabine: ovviamente le suite con balcone sono qualcosa di veramente esclusivo, tuttavia anche le economiche cabine standard interne sono confortevoli, con un piccolo salottino e ben arredate, e con possibilità di utilizzare tutto lo spazio disponibile per riporre bagagli e vestiti. Il bagno è con doccia e gli asciugamani vengono cambiati due volte al giorno. Anche i teli mare puliti per la piscina vi verranno lasciati in camera. – Ristorante Regency: qui vengono serviti i pasti principali à la carte, colazione e pranzo in fasce orarie abbastanza ampie; la cena a turni (1° turno ore 20.15, 2° turno 22.15). Il dress-code richiesto è casual/informale (a colazione e pranzo sono ammessi bermuda per gli uomini ma non a cena, come non sono ammesse canottiere e t-shirt e ciabatte da mare). Il menù è abbastanza vario: ci sono dei punti fermi che sono ad esempio la pasta, le entrecote con patate arrosto, il filetto di tonno alla griglia, poi ogni giorno ci sono piatti nuovi, dagli antipasti ai dolci, con una buona possibilità di scelta, e nel caso che qualcosa non sia di vostro gradimento provvedono a sostituirvelo e prepararvi un altro piatto senza alcun problema. Le porzioni sono molto abbondanti e nonostante ciò è anche possibile bissare qualche piatto a richiesta. La carta dei vini è abbastanza varia, ma in questo ristorante il vino in bottiglia è a pagamento, mentre le altre bevande (anche la birra) sono incluse. – Ristoranti a buffet: sono sui ponti panoramici, con una parte di posti al coperto ed altri all’aperto; qui si può accedere anche in copricostume e infradito, oppure t-shirt e pantaloncini. Sono aperti per colazione, pranzo e cena ed anche per la merenda ad orari prestabiliti. Qui tutte le bevande al bicchiere rientrano nell’all-inclusive (anche alcolici e superalcolici) e sono quindi incluse nel trattamento. – Bar interni: questi bar sono aperti dall’ora dell’aperitivo fino a notte inoltrata e servono ogni tipo di bevanda analcolica ed alcolica (ed alcuni anche snack), cocktail, e bevande calde. Anche qui bevande tutte incluse nel trattamento. – Cene a tema e di gala: per queste serate è gradito l’abito a tema, ma ovviamente è sufficiente un accessorio, che è facilmente reperibile in vendita nel negozio della nave; ad esempio per la serata hawaiana vendevano ghirlande o bracciali di fiori finti o camicie hawaiane e parei a disegni floreali, oppure per la serata Pirata vendevano finti uncini, spade, bandane piratesche ed altri gadget; per le serate a tema colore è sufficiente indossare il colore richiesto, invece per la serata di gala è richiesto un abbigliamento elegante. Soltanto in questa serata ho visto uomini in camicia e giacca, mentre nelle altre serate meno formali gli uomini erano in camicia a maniche lunghe e pantalone elegante, così come in jeans e polo. Ovviamente le donne erano sempre le più eleganti in qualsiasi occasione. – Tessera magnetica personale: questa tessera servirà sia per aprire la porta della vostra cabina sia per registrare il vostro sbarco e imbarco. Infatti vengono monitorati a computer tutti i passeggeri scesi a terra per le escursioni, nel caso che ritardino rispetto all’orario di reimbarco. Pertanto i passeggeri ritardatari, se non ancora risaliti a bordo mezz’ora prima di salpare, vengono richiamati da un altoparlante per tutta la nave ed nel terminal portuale, ed invitati a procedere all’imbarco. Spesso infatti accade che chi scende a terra si attardi con lo shopping nei molti negozi duty-free presenti nei terminal dei porti. La tessera serve anche per caricare gli eventuali acquisti fatti nei negozi della nave o per i trattamenti di bellezza nella spa.



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