Mare e montagna a Capo Verde

Boa Vista, Sao Viçente e Santo Antao: mare, montagne e cultura lontani dai circuiti battuti dal turismo di massa. Pensioncine e pousada, spostamenti con voli interni, traghetti e jeep
Scritto da: manumancini
mare e montagna a capo verde
Partenza il: 05/04/2017
Ritorno il: 19/04/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Avevamo avuto recensioni su Capo Verde da una coppia di amici che era tornata da Capo Verde rigenerata dal mare e dal sole ma non esattamente soddisfatta dalla ‘tipicità’ dei luoghi. Erano stati sull’ isola di Sal, sicuramente divertente e con una bella spiaggia ma un po’ anonima, con i grossi villaggi turistici che si possono trovare un po’ in tutte le destinazioni tropicali, per cui avevamo scartato questa destinazione. Ma in seguito a un servizio su una rivista, e poi cercando in rete, ci siamo resi conto che Capo Verde è un arcipelago di 9 isole + una disabitata, una diversa dall’ altra, un paio persino con rilievi fino ai 3.000 metri e splendide catene montuose e vallate lussureggianti, un autentico caleidoscopico mondo! E così ci siamo messi alla ricerca, cercando di scegliere tra le 9 isole il che non è facile per trovare il tipo di viaggio che intendevamo fare. Durante questa ricerca ci siamo imbattuti nel sito internet di Capo Verde Avventura, un tour operator specializzato nella destinazione e un po’atipico, in quanto propone a Capo Verde tutto tranne la vacanza in villaggio turistico, e programmi originali su pressoché tutte le isole. Incuriositi dalla presentazione sul sito li abbiamo contattati ed abbiamo scoperto che si tratta di appassionati di viaggio che hanno esplorato più volte negli anni, zaino in spalla, tutte quante le isole, ed hanno in seguito messo a punto pacchetti che miscelassero viaggio scoperta e relax mare, che propongono ormai da 15 anni. Più di tutti ci ha colpito il pacchetto ‘Capo Verde Avventura Special 2 settimane’, che rispecchia più o meno il tipo di viaggio che volevamo fare, con una parte di scoperta delle isole più autentiche e lontane dal turismo di massa, con una particolare attenzione alla socialità, alla vita locale quanto meno possibile dalla modernità e dal turismo, ed una parte di relax mare. Le isole toccate da questo pacchetto sono esattamente Sao Viçente, Santo Antao e Boa Vista, ed abbiamo prenotato.

Scesi dall’ aereo, a Boa Vista, ci ha accolti come un abbraccio il vento caldo africano, e personalmente ho voluto farmi il tragitto dall’ aeroporto a Sal Rei, la capitale di Boa Vista (oddio, capitale, è un villaggio di 2.000 persone) sul cassone del pick up, lasciandomi ammaliare dal panorama che scorreva velocemente davanti a me. Il tragitto è abbastanza breve, di 10 minuti, e all’ arrivo, attraversando il villaggio di Boa Vista, siamo scesi in piazzetta Santa Isabel, davanti alla pousada. Ecco qui subito ho capito che a Capo Verde dovevo lasciarmi andare e sentirmi come a casa, infatti davanti alla pousada se ne stava a chiacchierare tutta tranquilla con altre signore Donha Miranda, la un po’ anziana matriarca della famiglia proprietaria della struttura, che presto ci salutò e ci affidò a sua figlia Gilda, la quale con altrettanta solarità e tranquillità ci ha accompagnato presso le nostre camere. Questa atmosfera di serenità, perfettamente intonata al motto di Capo Verde ‘Cabo Verde no stress’, mi ha fatto tornare indietro all’infanzia, alla vita paesana in Calabria delle mie vacanze dalle zie. Se penso a quelli mandati nei villaggi turistici, che sono accolti dall’animazione finta e pagliaccesca con il mondo artificiale e la canzoncina del villaggio, non li invidio proprio per niente. Un po’ tutto il viaggio è stato caratterizzato da questa atmosfera accogliente.

La piazzetta è il centro nevralgico di Boa Vista, vi si trova tutto quanto è necessario e a 10 minuti di bella passeggiata lungomare si trovano gli stabilimenti balneari, tra i quali, anche grazie ai suggerimenti del TO, la nostra scelta. Per il primo e per tutte le giornate successive è caduta sul Submarine di Rosy e Attila. Non ci può essere scelta migliore, a meno che preferiate il più fornito ma caotico Tortuga, del Submarine, 10 soli ombrelloni di paglia, tranquillità assoluta, con Rosy, bergamasca, che fa delle superbe insalate miste, Attila con la sua simpaticissima parlata brasil/italiana che sembra tanto ligure, e il tratto di spiaggia sicuramente più balneabile di Boa Vista, praticamente sembrava di stare in spiaggia libera a Punta Ala, mare una tavola, sole splendente. Veramente superbe giornate di mare.

Boa Vista è tanto vasta e, nonostante quanto possa sembrare, tanto varia che c’è l’imbarazzo sulle escursioni da fare. Comunque, in questi primi 3 giorni, abbiamo fatto solo mare, mentre avremmo fatto qualcosa nel secondo soggiorno a Boa Vista, in quanto nei 7 giorni successivi avremmo viaggiato nelle isole di Sopravento, per tornare poi a Boa Vista gli ultimi 4 giorni. Il quarto giorno infatti, Federica dell’agenzia locale partner del TO, ci ha accompagnato in aeroporto per il volo per Sao Viçente, dove in aeroporto abbiamo trovato Didì, l’inappuntabile, professionale ma simpatico e alla mano coordinatore generale del tour operator, vero e proprio angelo custode che ci avrebbe assistito in tutto e per tutto durante la permanenza nelle Sopravento. Qui dobbiamo veramente spendere un elogio per la sua bravura, che ci ha introdotto nel mondo delle sue isole come un amico puntuale. Sao Viçente è in genere le isole del Nord, o Sopraveno, è un mondo totalmente diverso da Boa Vista, l’isola è vastissima con alcuni piccoli villaggi di pescatori e km e km di baie selvagge, ma la vita della capitale, animata e pulsante, è totalmente diversa dalla tranquillità di Boa Vista. Il centro storico è gradevole, caratterizzato da architetture coloniali in alcune vie e sul lungo mare, e pulsante di vita vera nei vicoli. Abbiamo alloggiato all’hotel Chetz Loutcha, e dopo abbiamo preso un drink col coordinatore che ci ha illustrato il programma dei giorni successivi e ci ha consigliato, dopo un breve giro nel centro storico, la spiaggia di Laginha, visto che siamo arrivati alle 11.15 e avevamo tutta la giornata davanti. Devo dire che nonostante sia una spiaggia cittadina, cioè adiacente alla città, Laginha è pulitissima. La sua caratteristica è di essere bianchissima, ideale per nuotare e abbronzarsi, ha un chioschetto dove prendere qualcosa, in sostanza è in vetta tra le tante spiagge che abbiamo frequentato nell’arcipelago.

L’indomani abbiamo fatto il tour dell’isola in auto col coordinatore. Lasciata la periferia di Mindelo si è aperto uno scenario di valli a volte verdi a volte più brulle, piccoli insediamenti con la gente del villaggio. Siamo saliti sul Monte Verde, 750 mt il punto più alto dell’ isola ma la nebbia ci ha impedito di vedere l’oceano circostante, anzi è stato buffo essere sopra le nuvole e vedere emergere come dal mare le alture della prospiciente isola di Santo Antao che ci chiamavano come le sirene di Ulisse. Abbiamo raggiunto un villaggio costiero dove ci hanno detto di tornare dopo 45 minuti. I pescatori stavano attraccando lì davanti, ci hanno cucinato cernia e altro pesce, indescrivibile, in un’ atmosfera familiare, praticamente il ristorante è nel patio ricavato davanti alla casa delle famiglia.

Il giorno dopo, traversata di 50 minuti alla volta di Santo Antao, spettacolo, a buon diritto definita la più bella o una delle più belle isole dell’Atlantico. Qui abbiamo fatto 4 giorni di cui 2 in jeep safari e non basterebbero 5 pagine per raccontarlo, per cui mi limiterò a immagini spots. La salita attraverso il ripido versante sud arido, costeggiando crateri di antichi e bassi vulcani, piccoli agglomerati, capre e asinelli condotti da bambini e posti dove le donne stavano accucciate attendendo chi comprasse il buonissimo formaggio di capre. Il Pico da Cruz, 1.500 mt. con piccole foreste e i fakchi nel cielo, il valico a 1.200 metri che è il vero e proprio passo per svoltare l’alta scogliera centrale, ritagliato in un’esilissima cresta dove entra a mala pena la strada, con paesaggio vertiginoso a destra e a sinistra. Per inciso questa strada, la Estrada da Corda, che taglia da sud a nord le alte cordigliere della parte est dell’ Isola, è interamente fatta a pavè, dalle donne isolane. E’ sempre meno trafficata da quando pochi anni fa è stata aperta la bella e ariosa strada litoranea, ma l’organizzazione ha ritenuto di continuare a farla percorrere per far conoscere la parte più scenografica dell’isola. La discesa a volo d’uccello giù per il verdissimo e lussureggiante versante nord, con degli alberi stranissimi, conifere, alberi tropicali tutto mischiato insieme, piccoli villaggi di montanari e i bambini che ci salutano al passaggio mentre si scende man mano sempre più, fino ai villaggi costieri dell’ oceano. La nostra pousada è in un bel villaggio sull’ oceano.

Il giorno dopo il trekking nella stupefacente valle di Paùl, sicuramente lo highlight di tutto il viaggio, un mondo altamente scenografico e rimasto arcaico con la vita dei contadini. A metà tragitto abbiamo trovato i mezzi dell’organizzazione ad attenderci perché percorrere tutta la valle sarebbe stato troppo lungo, a condurci allo sfociare della valle sull’oceano. Dopo pranzo, un altro mondo arcaico, la distilleria di Grog, sorta di Rum fortissimo a base di canne da zucchero, prodotto all’antica col ‘Trapiche’, con un toro che faceva ruotare un lungo palo che azionava le tramogge in cui venivano spremute le canne, da cui usciva un succo verdasco insipido, raccolto in una conca di pietra sotto la quale accendevano il fuoco col resto delle canne per distillare il grog, troppo forte per me. Ma lo fanno anche mischiato con melassa, diventando Pontche, che è quello che abbiamo acquistato e portato in Italia nelle bottigliette da 75 cl a dimensione da bagaglio in stiva.

Al ritorno a Sao Viçente, dopo 4 gg in questo paradiso, ci ha accompagnati in aeroporto dove abbiamo lasciato le valigie, e poi alla vicina spiaggia di Sao Pedro, deserta a parte un resort all’estremità sx e un piccolo graziosissimo villaggio di pescatori all’estremità sx, con tutte le barchette colorate a riva che devo dire sono ricorrenti in tutte le isole. Da qui, con una passeggiata a piedi di 20 minuti, che ho fatto scalza come ad assorbire l’ultima parte di energia delle Sopravento, siamo tornati in aeroporto per il breve volo di ritorno a Boa Vista. Qui, oltre a spiaggia, abbiamo fatto una bella gita in pick up al Norte, area con fiumane, colline e vegetazione, con piccoli lindi, colorati e silenziosi villaggi, e la spiaggia del relitto, surreale, coi resti del carico di questo cargo italiano naufragato nel 1960 il cui scheletro ancora è ancorato a poche decine di metri sparsi per la spiaggia, tra cui brandelli di riviste calcinate dal sole tra i ciuffi d’erba. Il ritorno attraverso la Estrada Pitoresca, gradevole e fresca strada sotto le fronde, anche questa fatta interamente a Pavè dalle donne. Abbiamo poi fatto un’uscita in barca alla ricerca di baie e spiagge per fare bagno, snorkeling e pic nic. Ci sarebbe molto da dire, soprattutto il calore, l’allegria e la spensieratezza di questo splendido e ospitale popolo, che si può apprezzare soprattutto nelle zone più lontane dai circuiti del turismo e devo dire che ne abbiamo incontrata ovunque, Torniamo con l’immagine nel cuore dei tanti sorrisi di bimbi, donne e operosi uomini di questo splendido popolo isolano che ci ha aperto il proprio cuore e porteremo sempre con noi. Menzione speciale al coordinatore e sicuramente all’agenzia che ci ha permesso di vivere questa esperienza, essendo molto presente e attento sia in preparazione che durante il viaggio. Durante il volo di ritorno in aereo ci hanno fatto un po’ di tenerezza i ‘villaggisti’ con le treccine fatte in spiaggia dalle senegalesi che tutte ringalluzzite cantavano la canzoncina del villaggio. Chissà, forse ne sono uscite poche volte. Chissà, forse pensano di aver conosciuto Capo Verde…

Manuela



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