Santiago: la vera Africa

Dopo un atterraggio a Sal, dove forse un LEM si adatta di più al paesaggio, il peasino di S.Maria ci è sembrato molto bello ed accogliente, con la sua spiaggia, il “Ponton”, i suoi locali, i suoi Alberghi, ma noi quattro volevamo vedere un poco di Africa e non uno stereotipo di Rimini, così con un volo di circa 35 minuti, più l’attesa...
Partenza il: 17/02/2002
Ritorno il: 24/02/2002
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
Dopo un atterraggio a Sal, dove forse un LEM si adatta di più al paesaggio, il peasino di S.Maria ci è sembrato molto bello ed accogliente, con la sua spiaggia, il “Ponton”, i suoi locali, i suoi Alberghi, ma noi quattro volevamo vedere un poco di Africa e non uno stereotipo di Rimini, così con un volo di circa 35 minuti, più l’attesa per causa di un ritardo del volo, siamo atterrati nella caotica città di Praia, sull’isola di Santiago che sapevamo essere la più grande e la più africana di tutto l’arcipelago.

L’atmosfera che cercavamo l’abbiamo subito trovata al mercato della frutta e verdura posto nel mezzo del “Platò” con i suoi colori, i suoi rumori ed i suoi odori, la baia di Praia poi al tramonto è stato un ottimo biglietto da visita di cosa avremmo visto nei giorni seguenti.

Nei quattro giorni successivi, grazie anche all’aiuto ed alla disponibilità di due italiani, Paolo e Cristina, che lavorano qui, siamo riusciti a trovare quello che nessun depliant o proposta di viaggio avevano, spiagge bianche e nere dove c’eravamo solo noi, oasi ricche di ogni ben di Dio, cocchi, banane, papaie, canna da zucchero, con delle macchie di verde tropicale che si estendono a perdita d’occhio, e dove ogni volta che vedi del funo… Lì stanno distillando il “Grog” la tipica bevanda locale, ma quello che ci ha colpito di più, sono stati certamente i villaggi dell’interno ed i loro abitanti, con la loro semplicità, accoglienza, e gentilezza ci hanno preso un pezzo di cuore, a volte sembrava di essere all’interno di un documentario di inizio secolo, dove non esisteva ancora la luce, l’acqua, dove i mezzi di trasporto sono i carri con i buoi o gli asini…

Purtroppo tutto questo è finito presto e con il nostro LEM, scusate aereo, siamo tornati nel “mondo civile”, con un ricordo però che sarà indelebile in noi, della natura, della gente, della musica e della cucina Capoverdiana, un grazie sentito a P. E C. Che con le loro attenzioni e veramente poca spesa ci hanno resi ricchi di un qualcosa che non immaginavamo esistesse.- Elisa, Sonia, Ale e Gian.



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