E se andassimo alle Canarie?

Fuerteventura e Lanzarote a modo nostro
Scritto da: Leonardo&Maura
e se andassimo alle canarie?
Partenza il: 10/11/2014
Ritorno il: 27/11/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Quest’anno fino all’ultimo non sapevamo dove andare ma – dopo l’India dello scorso anno, viaggio impegnativo sotto diversi profili – l’idea certa era che volevamo anche un po’ di relax. Cerchiamo una meta relativamente vicina… le Canarie. Sulla scelta di quale isola visitare non abbiamo dubbi: Fuerteventura e poiché i giorni a disposizione non sono proprio pochi aggiungiamo Lanzarote. Essendo della provincia di Firenze pensiamo che la soluzione migliore sia partire da un aeroporto e tornare su un altro e infatti troviamo il volo che da Pisa ci porterà a Fuerteventura e da Lanzarote facciamo rientro su Bologna.

10 Novembre: giorno della partenza

Puntuali arriviamo alle 18:00, per l’auto a noleggio ci siamo orientati su Cicar (come consigliato da molti TPC) con il quale ci siamo trovati molto bene. Le pratiche per il ritiro sono velocissime, senza i soliti comuni balzelli, possibilità di pagamento in contanti o con carta di credito al momento della consegna. Prenotazione online altrettanto veloce senza la richiesta di carta di credito a garanzia.

Non avendo imbarcato nessun bagaglio alle 18:45 siamo già sulla FV-2 in marcia per raggiungere Costa Calma dove abbiamo prenotato una casa per 5 giorni, la strada è molto ben segnalata e ottimamente tenuta, ma molto trafficata. Raggiungiamo così senza difficoltà la casa di proprietà di una coppia italiana insediatasi a Fuerteventura perché amanti del surf, la sistemazione è piccola ma accogliente e ben arredata.

Costa Calma è una località nata per convogliare masse di turisti in quello che è uno dei luoghi più belli e godibili di Fuerteventura sotto l’aspetto balneabile. Trovandosi quasi sempre sottovento, il mare limpido è calmo e le infinite spiagge dorate, permettono lunghe passeggiate. La cementificazione sfrenata però ha creato dei “non luoghi”, agglomerati urbani senza senso e orribili. In compenso un buon servizio di bus permette di evadere facilmente anche a chi non è munito di un mezzo proprio.

11 Novembre: primo giorno

Visita del Parque natural de Jandia y Cofete situato nell’estremo lembo sud di Fuerteventura. Da Costa Calma a Morro Jable ci sono circa 20 minuti di auto, la strada è a quattro corsie (l’unica di tutta Fuerteventura). Le impressioni su Morro Jable sono esattamente quelle per Costa Calma, anche se qui è stato fatto un piccolo sforzo nel dotare la cittadina di un lungomare pedonale che unisce la zona ipercementificata al superstite piccolo centro storico, dove si trova la concentrazione piu’ alta di ristoranti. Le spiagge di Jandia corrono lungo tutto il paese offrendo un bel arenile di sabbia fine, mare calmo e limpido e sono meta dei pensionati del nord Europa. L’ingresso al parco si trova sulla strada che conduce al porto, dopo pochi metri diviene sterrata, il percorso completo per visitare il parco è di circa 60 km tra andata e ritorno. La parte che corre dal Morro Jable al faro di Jandia è un saliscendi molto ben battuto e ampiamente largo da consentire agevolmente lo scambio di due veicoli, quindi percorribile con qualsiasi tipo di auto. Dal faro di Jandia a Punta el Pesebre la strada diventa piu’ impegnativa in quanto sono presenti ciottoli che potrebbero danneggiare la carrozzeria, quindi cautela. La parte di strada che porta alla bellissima Playa de Cafete è ancor piu’ impegnativa, dopo il Mirador de Barlovento inizia una ripida discesa piena di curve senza spalletta con precipizio vertiginoso e nella prima parte non c’è possibilità di scambio tra due auto, insomma un brivido però ampiamente ripagato dallo spettacolo della spiaggia. Questo è senza dubbio uno dei punti che ci sono piaciuti di piu’ di Fuerteventura.

Il contrasto tra le pareti verticali della rupe e la grande spiaggia di Cofete che si estende ai suoi piedi rende il paesaggio una delle aree più selvagge di tutte le Canarie e la “minacciosa” villa Winter, un casale di campagna fatta costruire nel 1946 da un ingegnere tedesco, avvolta in misteriose leggende secondo le quali sarebbe stata costruita come base per i sottomarini tedeschi o residenza di Hitler nel caso di un suo esilio rende il tutto ancora più inquietante.

Per cena ci facciamo attirare dalla bella posizione sul mare del ristorantino La Laja a Morro Jable, gustiamo così la peggiore cena della vacanza! Grigliata con tagli di pesce di poco pregio, lo spada non fresco e un vino della casa…terribile.

12 Novembre: secondo giorno

Decidiamo di addentrarci nel cuore dell’isola anche per vedere se questa cementificazione ha inquinato anche l’interno, fortunatamente scopriamo che non è così. Tutte le strade asfaltate di Fuerteventura sono ottime e ben segnalate, percorriamo la FV605 che da Costa Calma va in direzione di Betancuria, a nostro avviso una delle strade piu’ suggestive dell’isola. La strada corre all’interno della zona montuosa dell’isola, i paesaggi che la circondano, ricordano i deserti rocciosi, in particolare ci viene in mente subito il Wadi Ramm in Giordania. A quanto pare non è solo una sensazione, la gente del posto ci spiega come mai ci sono tante truppe speciali spagnole con equipaggiamento da guerra: vanno a fare le esercitazioni proprio lì, in quanto quel territorio è simile a quello dei teatri di guerra dei paesi arabi. Militari a parte la zona ha qualcosa di mistico. Lungo la strada visiteremo il Mirador Degollada del Viento, da dove si gode una splendida vista su l’Istmo de La Pared. In spagnolo “pared” significa muro, il muro che divide e unisce l’isola di Fuerteventura.

Proseguiamo verso Caleta Negra, facendo sosta a Ajui, piccolo centro di pescatori da dove parte una bella passeggiata. La curiosità ci spinge verso Caleta de la pena vieja, dove andremo senza successo alla ricerca del relitto del transatlantico American Star naufragato, nel1996, che dovrebbe trovarsi in prossimità della Playa de Garcey della quale abbiamo come unico indizio che si trova al confine con la zona militare, ma non riusciremo a trovare l’imbocco dello sterrato che ci avrebbe portato dalla FV605 alla costa.

Infine percorrendo la FV30 arriviamo a Betancuria. Tirando le somme è qui che ancora si può assaporare l’autenticità dell’isola, le costruzioni in linea con le tradizioni e la popolazione che ancora lavora nell’agricoltura, nonostante l’alta affluenza di turismo automunito e le comitive di pullman. Al rientro verso Costa Calma visitiamo Gran Tarajal un paesone senza particolare interesse che si trova nella costa est di Fuerteventura, Playa de las Playitas, un bel borghetto di pescatori dove non manca il solito palazzaccio turistico ma che nel complesso è ancora gradevole, con dei bei scorci da fotografare. All’imbrunire arriviamo a Tarjatejo, il paese è diviso in due, da un lato il vecchio borgo di pescatori, con il suo molo e i tipici ristoranti, dall’altro un grande apparthotel e la passeggiata. Qui ci fermeremo per una cena veloce.

13 Novembre: il terzo giorno

Lo dedichiamo al relax, mare e sole a Playa de Sotovento come dice il nome una spiaggia riparata dal vento.

14 Novembre: quarto giorno

È l’ultimo che per campo base usiamo Costa Calma, pertanto decidiamo di visitare la costa nord est risalendo fino a Caleta de Fuste località adatta per famiglie con bimbi piccoli che non ha niente da raccontare. Un consiglio se volete visitare tutta l’isola prendete in considerazione di pernottare sia al sud che al nord in quanto Fuerteventura non è proprio piccola…altrimenti rischierete di passare tanto -troppo- tempo in auto.

15 Novembre: quinto giorno

Lasciamo Costa Calma per trasferirci al nord, dove abbiamo preso una casa a El Cotillo.

Nel trasferimento ripercorriamo la FV605 che tanto ci era piaciuta e approfittiamo per ripassare da Betancuria, per concederci di percorrere almeno una parte del sentiero Vega de Rio Palmas e immergersi silenziosamente nella parte piu’ autentica dell’isola. Fuerteventura è un’isola da scoprire percorrendo i suoi sentieri.

Arriviamo al El Cotillo in tarda serata, alle 19:00, la casa è ben posizionata, accogliente e fornita di tutto il necessario per un soggiorno. Josè, il proprietario, è un giovane ragazzo di Siviglia il quale dopo averci ragguagliato su tutto quello che c’è di interessante da sapere ci consiglia un paio di locali dove cenare “da residenti”, che son ben diversi da quelli del vacanziero. Quella sera opteremo per la pizza, quello che ci induce alla scelta finale è la particolarità di avere un forno a pietra. La pizzeria si trova a Layares, 4/5 km da El Cotillo, piccolo insediamento in piacevole atmosfera hippy abitato per lo piu’ da surfisti Layares è animata da gente che va e che viene, piccoli laboratori artigianali, e negozietti alternativi. Alla pizzeria La Cancela mangiamo una buona pizza tanto che ci torneremo un’altra volta.

16 Novembre: sesto giorno

Intera giornata dedicata ai piaceri della spiaggia e per questo ci dirigiamo verso est del paese perchè lì le spiagge sono piu’ riparate dai venti e le lagune presenti permettono di fare il bagno in tranquillità.

La cena la consumiamo al Bar Central o conosciuto anche come il Chiringuito di Yolanda, che si trova al vecchio porto. Qui mangiamo un ottimo tonno e un altrettanto buonissimo polpo alla Gallega, il servizio è perfetto… attenzione prendete le tapas, le porzioni sono enormi. Il posto ci è piaciuto tanto che decidiamo di tornare ma ahimè avendo solo tavoli all’aperto lo troviamo chiuso perchè era piovuto…

17 Novembre: settimo giorno

Percorriamo la strada sterrata di circa 16 km che da El Cotillo conduce a Corralejo, passando dal faro de El Toston. La strada è frequentatissima dai surfisti perchè in questo lato dell’isola le onde sone le piu’ impetuose, infatti per tutto il percorso le immagini piu’ suggestive sono quelle delle grosse onde che si infrangono sulla costa. La strada è percorribile con un’auto normale, anche se in alcuni punti è richiesta un pò di attenzione.

Corralejo è un centrone commerciale, il piu’ grande di Fuerteventura con tantissimi locali dove mangiare o bere un aperitivo. Visitiamo anche il Parque natural de Corralejo,dove le protagoniste sono le dune che dal mare si addentrano nell’entroterra per qualche km. Luogo ideale per scattare delle belle fotografie, ci fermeremo qui fino al tramonto.

18 Novembre: ottavo giorno

Intera giornata dedicata a camminare, destinazione Playa de Esquinzo. Partendo da casa ci dirigiamo verso sud in un sentiero di 7 km tutto pianeggiante che corre lungo il bordo della scogliera, dove ogni tanto è possibile accedere alle calette sottostanti. Durante i totali 14 Km incontreremo solo quattro persone, che meraviglia!

Lo stesso percorso può essere fatto percorrendo una facile strada sterrata molto frequentata dai turisti che fortunatamente passa lontano dalla scogliera con possibilità di sosta solo vicino alle calette piu’ blasonate. In questo modo il fascino del trail è completamente perso.

19 Novembre: nono giorno

Ultimo giorno di permanenza a Fuerteventura, domani riconsegna dell’auto e partenza per Lanzarote.

Il programma era di dedicare un’intera giornata al relax tornando a goderci la spiaggia delle lagune, ma il meteo ci caccia dopo neanche un’ora dal nostro arrivo. Le nubi che si erano addensate minacciosamente cominciano a spingere un vento che alza un muro di sabbia e ogni granello sembra un proiettile costringendoci ad un veloce rientro tra le mura domestiche, dove appena varcata la porta inizia un fortissimo temporale. Dopo una doccia, partiamo alla ricerca di una parte dell’isola dove non piova, cercando così di utilizzare il tempo rimasto per andare alla scoperta di qualche luogo ancora non visto, ma la perturbazione non è locale, interessa tutta l’isola quindi la giornata la passeremo vagabondando tra Lajare, La Oliva, Puerto del Rosario e Corralejo.

20 Novembre: decimo giorno

Partenza con calma per Corralejo, giornata con meteo avverso, piove e il cielo è chiuso. L’auto della compagnia Cicar viene riconsegnata direttamente al porto in un ufficio che si trova di fronte alle biglietterie del traghetto. La procedura è velocissima. Il mare è in burrasca ma nonostante soffriamo il mal di mare riusciremo a superare la breve distanza tra Fuerteventura e Lanzarote senza il ben che minimo disturbo. Il traghetto è un catamarano della compagnia di navigazione Fred Olsen (c’è il wifi gratuito e veloce) prenotabile con largo anticipo online in maniera semplice e veloce.

Arriviamo a Playa Blanca di Lanzarote e il tempo non cambia, resta ventoso e nuvoloso ma fortunatamente non piove. Ci dirigiamo da Cicar, il cui ufficio si trova a pochi passi dalla discesa del traghetto, per prendere la nostra auto, una nuova Ford Fiesta rosso fiammante. Facciamo cento metri vediamo la Cofradia di pescatori, avevamo già mangiato a Corralejo in questo tipo di cooperative ma non eravamo rimasti entusiasti perchè il posto era piuttosto turistico; decidiamo comunque di testare la cucina di Lanzarote e qui invece siamo stati bene. Dopo pranzo visto che il tempo è ancora clemente facciamo un giro lungo la passeggiata di Playa Blanca. La prima impressione che abbiamo di Lanzarote è estremamente positiva, bella si Fuerteventura, ma a noi qui ci piace di piu’, la troviamo si turistica ma il turismo è piu’ selezionato e soprattutto non vediamo lo scempio di cementificazione tipico del sud di Fuerteventura. Scopriremo poi che il piano regolatore è molto severo, da ogni angolo di Lanzarote deve essere visibile il vulcano, le case non possono essere piu’ alte di due piani, devono essere bianche e porte e finestre possono essere blu o verdi (sul mare blu, nell’entroterra verdi). Di questa rigida ma estremamente fruttuosa regola, devono ringraziare l’architetto César Manrique. Anche il soggiorno a Lanzarote è stato diviso in due, tre notti in una finca nella parte nord e quattro notti ancora decidere nella parte a sud, in base a quello che ci piacerà di piu’.

Da programma giornaliero avevamo previsto di attraversare l’isola passando dalle Salinas de Janubio a El Golfo (LZ703) e passare nel parco di Timanfaya (LZ67) ma come a volte accade gli imprevisti cambiano i programmi e l’imprevisto è stato un nubifragio che ha reso alcune strade dei veri e propri fiumi di fango. Unica visita concessa dal meteo: El Golfo e la sua Laguna verde, poi il tempo cambia nuovamente e una forte pioggia ci coglie nel pieno della visita. Ma il paesaggio del lago verde, le rocce rosse e il mare in burrasca che ci regala la pioggia, il vento, la nebbia rendono il tutto molto poetico! E al riparo in una piccola grotta rimaniamo a godercelo in silenzio.

Risaliamo in auto e ci dirigiamo verso Haria, zona nord dove si trova la finca prenotata, scegliamo la strada a nostro avviso piu’ semplice in realtà è una strada di montagna e con nebbia e forte pioggia siamo costretti a procedere a passo d’uomo. Dopo varie peripezie riusciamo a trovarci con Ana -la proprietaria di casa- che preoccupata per il tempo e il buio decide di chiamarci e fissare un punto per accompagnarci in quanto sarebbe stato molto difficile trovare la strada di casa sua.

Per raggiungerla dovremo percorre una strada stretta di terra battuta, quasi tutta in discesa, con diversi incroci tutti uguali, resa ancora piu’ impegnativa dalla forte pioggia e dal fatto che ormai è buoi pesto.

Arriviamo alla casa che sono le 19:00, decidiamo di non uscire per cena -visto la situazione- mangeremo un po’ di biscotti e frutta che avevamo di scorta ma Ana e Adrian (il figlio, un bel ragazzone trentenne pieno di energia) consci della difficoltà oggettiva di poter uscire da parte nostra, si adopereranno con molta generosità nell’organizzarci una cenetta con loro. Passiamo così una piacevole serata tra chiacchiere e risate.

21 Novembre: undicesimo giorno

Al risveglio… il sole! Usciamo in veranda e ci accorgiamo subito che siamo approdati in un posto M E R A V I G L I O S O, un piccolo paradiso, la scelta non poteva essere migliore!

La casa è condivisa con due Shar Pei adulti e tre cuccioli di sei mesi, i quali non appena usciamo in giardino ci accolgono con la loro simpatia ma ci sono anche Gino ed Enzo (i gatti) e altri due cani insomma la compagnia non manca.

Dopo una bella colazione e qualche chiacchiera partiamo sulle orme del celebre Manrique per visitare il Mirador del Río, il Jameos del Agua e la Cueva de los Verdes,.

Cominciamo con la visita del Mirador del Rio essendo molto vicino a casa, per evitare l’arrivo dei pullman carichi di turisti, che oltre togliere la magia ai luoghi rendono quasi impossibile fare una fotografia decente.

Questi siti sono a pagamento, si può pagare ogni singola entrata oppure prendere uno dei diversi carnet con entrate multiple. Valutando tutte le possibilità ci accorgiamo che ogni pacchetto ha dei luoghi di minor interesse e che comunque non fanno parte delle nostre scelte, pertanto noi preferiremo pagare ogni singola entrata, anche perchè il risparmio è minimo. La forza del Mirador del Río è caratterizzata dall’opera architettonica, le sue curve e le sue luci, da apprezzare e godere appieno con poche persone, senza gli schiamazzanti dei gruppi di turisti, per il resto è un bel panorama che può però essere goduto gratuitamente continuando la strada.

La tappa successiva ci porta al Jameos del Agua anche qui da godere possibilmente nel silenzio e con poche persone.

Si incomincia con la discesa in una grotta che ospita un ristorante e uno specchio d’acqua, che per noi somiglia molto a un cenote messicano, il quale ospita sui fondali dei microscopici granchietti albini chiamati anche jameitos dai quali prende nome il sito. Superato lo stretto passaggio arriviamo alla scenografica piscina, la visita prosegue verso l’auditorium, un teatro veramente particolare, ricavato all’interno di una grotta vulcanica. Ci sediamo per godere dell’acustica sulle note di Beethoven disturbate dagli immancabili maleducati e chiassosi turisti chiaramente non coscienti del luogo dove si trovano… La tappa successiva è La Cueva de los Verdes risultato dell’attività eruttiva del vulcano la Corona, che ha provocato un ampio tunnel sotterraneo di oltre 6km di lunghezza che dal vulcano va fino al mare, unendo la Cueva de los Verdes con Jameos del Agua entrambi situati all’interno dello stesso tunnel.

Il tunnel vulcanico si è formato dal raffreddamento e solidificazione della colata superficiale in contatto con l’aria, mentre il magma liquido sotto ha continuato a fluire.

Il successivo crollo parziale del tetto del tunnel ha formato la struttura conosciuta come Jameo, un’apertura che consente l’accesso alla grotta.

Il tratto accessibile alle visite dei turisti è di 1km ed è costituito da gallerie sovrapposte con interconnessioni verticali tra di loro. In alcune parti ci sono tre livelli che permettono ai visitatori di scoprire nuovi spazi da prospettive diverse.

Il rientro a casa è ancora piu’ “burrascoso” della sera precedente in quanto oltre a essere buio, la strada ormai non ne pò piu’ di tutta quell’ acqua, è diventata scivolosa e al centro in alcuni punti si sono aperti dei fossi che se con un’auto tradizionale ci infili dentro rischi di rimanere bloccato, comunque con molta atte arriviamo a casa. La notte il temporale diventa ancora piu’ irruento e la sensazione è di essere a bordo di una nave in mezzo al mare, nei social locali non si parla di altro, ci sono state inondazioni in molti centri, è codice rosso, sono tutti in subbuglio, anche in alcuni punti della nostra casa l’acqua si infiltra dai vetri e dai muri, i locali non sono organizzati per le piogge. Ana passerà la notte in bianco e al mattino ci racconta che alcuni suoi conoscenti hanno dovuto trovare un alloggio ai loro ospiti, in quanto le abitazioni si sono allagate. Tranquillizziamo Ana dicendole di non preoccuparsi per noi, che lì stiamo benissimo e che se c’è da dare una mano siamo pronti.

22 Novembre: dodicesimo giorno

La strada è impraticabile, Adrian ha fatto un sopralluogo con il suo 4×4 e ci ha detto che con un’auto normale non è piu’ possibile passare, bisogna percorrere una strada alternativa piu’lunga ma difficile da ritrovare al rientro.

Ci accordiamo pertanto che al ritorno manderemo un sms e ci verranno a “scortare”. Piove, la strada è una pozza continua ma un mercedes sw fa da apripista dove passa lui possiamo passarci anche noi. Il rientro ci preoccupa ma Ana ci tranquillizza dicendo che nella peggiore delle ipotesi Adrian ci verrà a recuperare con il 4×4 e la nostra auto la lasceremo in un tranquillo parcheggio del paese. Purtroppo la giornata offrirà veramente pochi momenti senza pioggia e il trekking consigliatoci da Ana non sarà possibile, passeremo il tempo quasi interamente in auto. Riusciamo però a fare una passeggiata a Famara, la famosa spiaggia dei surfisti, dominata dal Risco, una maestosa scogliera. A cena andremo a La Santa (LZ67) a El Barquillo, locale consigliatoci da Ana. Il locale è la classica spartana taverna del porto, frequentata dai pescatori che giocano a carte, a domino e bevono birre; un locale anni ’70 che ci riporta alla nostra infanzia, questo posto rimarrà nei nostri cuori, come il migliore dove mangiare un pesce freschissimo ad un prezzo per noi ridicolo. Al rientro, come accordato, telefoniamo ad Ana che è pronta ad accompagnarci verso la finca.

23 Novembre: tredicesimo giorno

A malincuore, dopo l’ennesima piacevole chiacchierata con Adrian ed Ana, persone speciali, abbandoniamo il nord e la bellissima finca, ci portiamo via un bel ricordo di storie di vita e punti di vista, ricordandoci che il viaggio è questo: calarsi nel quotidiano della vita dei luoghi e soprattutto delle persone.

La giornata prevede la visita al parco di Timanfaya, arriviamo al parco che è già metà mattina, piove! Ci dicono che sono quattro anni che non pioveva, aspettava proprio noi! Pagato il biglietto, si percorre una strada dentro al parco e si arriva al visitors center, da dove partono i pullman che percorrono un tracciato suggestivo all’interno del vulcano. Il nostro giudizio: il posto è molto bello ma il mezzo con cui viene fatta la visita è inappropriato, si perde quasi completamente il fascino che avrebbe, non puoi godere del contatto sensoriale, i rumori, gli odori, le sensazioni… Le foto possono essere fatte solo attraverso il vetro. Le fermate sono brevi e non ti fanno mai scendere. L’organizzazione, ad esempio, per la visita all’Etna è decisamente superiore e quindi anche lo spettacolo.

Il visitor center è la classica giostra turistica con l’immancabile ristorante da “mille” coperti, c’è la dimostrazione dell’uomo dei “vapori” e quello dei fuochi. Insomma per noi è stato al di sotto delle aspettative, forse la colpa è dell’Etna! Molto piu’ interessante sarà la visita che faremo successivamente “perdendoci” per conto nostro.

Come base per l’ultima parte della vacanza abbiamo scelto Playa Quemada un villaggio di pescatori, con un paio di ristoranti. La sua posizione è ottima perchè si raggiunge velocemente con strada asfaltata e c’è la possibilità di muoversi a piedi attraverso i sentieri. L’appartamentino affittato è ben tenuto, dotato di tutti i comfort e si trova all’interno di un piccolo residence.

Quando arriviamo il proprietario è in apprensione in quanto le abbondanti piogge hanno causato alcune infiltrazioni dai serramenti, sprovvisti di guarnizioni, ma di fatto a noi non ha creato nessun tipo di disagio. Per la cena andiamo a Uga per provare un altro ristorante consigliatoci sempre da Ana.

24 Novembre: quindicesimo giorno

Giornata di sole, ritorniamo a El Golfo per rivedere il Lago Verde con piu’ calma e visitare Los Hervideros, da cui alcuni sentieri e balconcini, scavati nella lava, danno la possibilità di addentrarsi nella scogliera dove le onde oceaniche si infrangono impietose tra sibili, rombi e tanta schiuma. Piu il mare è grosso piu’ lo spettacolo è impressionante. Questo posto ci è piaciuto molto. Proseguiamo verso le Salinas de Janubio, saline che si trovano in una sorta di lago d’acqua salata creato da una laguna di origine vulcanica. Scendiamo nella spiaggia di sabbia nera adiacente e ci divertiamo nella ricerca dell’olivina, pietruzze trasparenti di un bel color verde, la raccolta è fruttuosa e oggi fanno bella mostra nella base del nostro bruciaincensi.

25 Novembre: sedicesimo giorno

Sole! Destinazione Playa Papagayo. Sono le spiagge piu’ belle di Lanzarote, si trovano a est di Playa Blanca. Per accedere alle spiagge, la maggioranza dei turisti, percorre una strada sterrata a pagamento che passa molto lontana dal mare e conduce ad alcune piazzole per la sosta da dove si raggiungono le spiagge piu’ grandi. Noi preferiremo arrivarci a piedi lasciando l’auto parcheggiata gratuitamente in via Diseminado las Coloradas, in prossimità del Sandos Papagayo Beach Resort, dal lì parte un sentiero di circa 4 km ben battuto che in 30 minuti porta alla prima spiaggia, per poi proseguire fino a raggiungere le calette piu’ lontane. Con bassa marea è possibile percorre buona parte del tragitto via spiaggia.

Gli angoli piu’ appartati sono frequentati per lo piu’ dai naturisti.

26 Novembre: diciassettesimo giorno

Ormai abbiamo capito che Lanzarote è da percorrere il piu’ possibile attraverso i suoi sentieri, quindi dopo la colazione decidiamo di prendere il viottolo che corre lungo il bordo della scogliera, direzione Puerto del Carmen. I sentieri sono ben battuti e frequentati sia da turisti che da locali e un passo dopo l’altro arriviamo a Puerto Calero, una località un pò “vip” con una marina che ospita barche a vela oceaniche e negozi di firme. Le moderne ville con i lussureggianti giardini che si affacciano sul lungomare fanno bella mostra. Attraversato il paese il sentiero riprende per Puerto del Carmen, noi decidiamo di tornare sui nostri passi in quanto all’orizzonte un fronte nuvoloso non fa presagire niente di buono. Percorsi in totale 8 km. Rientriamo in casa mentre inizia una leggera pioggerellina che si trasforma a breve in un bel temporale e durerà per un paio di ore. Approfittiamo per risposarci.

Nel pomeriggio ci dirigiamo nuovamente nel parco di Timanfaya il tempo non è dei migliori, pioviggina ma il desiderio di raggiungere il cono del vulcano della Montana Blanca ha la meglio. Raggiunta la località di Mancha Blanca ci immettiamo in una stretta pista che dopo qualche centinaio di metri ci porta alla piazzola da dove parte il sentiero. Il percorso si snoda attraverso la colata lavica, ed è ottimamente segnalato, solo in prossimità del cono diventa un po’ approssimativo. L’ascesa è un pò esposta ma facile, arriviamo in cima che comincia a fare buio ma questo non ci impedisce di godere di una sensazione profonda, ci sediamo e estasiati rimaniamo in contemplazione. Magnifico! Questa escursione vale molto di piu’ della gitarella sul pullman. Lungo il percorso con un po’ di occhio si possono ammirare i minerali imprigionati nel magma raffreddato, tipo l’olivina.

Rientriamo a casa molto soddisfatti della gratificante giornata, capiamo che ci vorrebbe molto piu’ tempo per godere le bellezze di questa terra e che la parola d’ordine è: andare a piedi!

27 Novembre: diciottesimo giorno

Rientro in Italia ma prima abbiamo tempo per visitare Puerto del Carmen.

La località è carina un po’ cementificata ma il lungomare è piacevole, pieno di localini dove mangiare o prendere un aperitivo.

Riusciamo a fare anche un salto a Playa Honda, a priori, scartata nella scelta della nostra base per visitare il sud perchè ritenuta una località “di servizio” in quanto sorge affianco all’aeroporto però non ci dispiace. Ha un bel lungomare attrezzato e l’urbanistica è molto curata.

Conclusioni

Anche queste vacanze sono trascorse nel migliore dei modi. Per apprezzare veramente queste isole non bisogna avere fretta. Necessita camminare, curiosare, esplorare, uscire dai circuiti più turistici solo così si riesce a gustare l’essenza delle Canarie. Il nostro consiglio se avete pochi giorni disponibili non “saltate” da un posto ad un altro o – peggio ancora – da un’isola a un’altra, ma concedetevi il tempo di conoscere e apprezzare i luoghi in tranquillità. Scegliete la vostra isola e scopritela.



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