Ontario e Quebec, sulle orme degli orsi neri

Domenica 06/08/06 Evviva siii parteee… Domenica 6 agosto alle 8 del mattino ho raggiunto i miei amici all’aeroporto di Linate. Come solito i bergamaschi mi avevano preceduto di almeno 2 ore, ma il nostro aereo sarebbe partito solo 1 ora e mezza più tardi Il tempo materiale per baci e abbracci e poi subito in coda per le formalità di...
Scritto da: andryabraxas
ontario e quebec, sulle orme degli orsi neri
Partenza il: 06/08/2006
Ritorno il: 20/08/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Domenica 06/08/06 Evviva siii parteee… Domenica 6 agosto alle 8 del mattino ho raggiunto i miei amici all’aeroporto di Linate.

Come solito i bergamaschi mi avevano preceduto di almeno 2 ore, ma il nostro aereo sarebbe partito solo 1 ora e mezza più tardi Il tempo materiale per baci e abbracci e poi subito in coda per le formalità di rito. Causa il grande traffico il nostro aereo decollò con un’ora abbondante di ritardo e fra una cosa e l’altra ci trovammo al banco della ERTZ,presso la quale avevamo prenotato il minivan,2 ore dopo il previsto.

Finalmente verso le ore 18, local time, veniamo in possesso della nostra Chevrolet.

la macchina è bella, bianca, comoda e…Accidenti con le marce automatiche. Di quelle diavolerie io non ne capisco niente e la cosa mi preoccupa un po’.

Vanni non fa una piega si mette alla guida della macchina e con Gigi come navigatore lasciamo Toronto e ci dirigiamo alla volta delle Niagara falls.

Le cascate distano da Toronto 129,00 Km. Prevedendo un certo affollamento data l’alta stagione, Gigi propone St.Catharines come sosta per la notte, con l’intenzione poi, dopo la sistemazione in albergo, di raggiungere le cascate per godere degli effetti luci e suoni in un paesaggio notturno. Ci parve un’ottima idea e fummo tutti d’accordo per poi pentircene quasi subito.

***…Che salassata…Ma c’era la piscina interna e Gigi e io c’eravamo promesso di farci magari un giro.

La cena l’abbiamo consumata in un ristorantino poco lontano dal nostro hotel,un locale semplice ma carino e la più parte di noi ,me compresa,ha ordinato salmone e gamberetti che si è rivelata un’ottima scelta.

Naturalmente poi si era fatto tardi e non si andò più al romantico appuntamento con le falls.

P.S. La piscina chiude alle ore 22 …Niente bagno e subito a letto Lunedì 07/08/06 Cascate con maratona a Toronto.

La sveglia era prevista per le 7.30 e il lussuoso hotel non prevedeva la prima colazione, però, come imparammo poi strada facendo, in questi casi nella stanza c’è sempre l’occorrente per il caffé e il tè. Alle 8 tutti in macchina(guida sempre Vanni) e via verso Niagara.

Stavamo ancora seguendo le segnalazioni stradali circa le cascate U.S.A. E quelle Canadesi quando all’improvviso ce le siamo viste davanti in tutta la loro magnificenza. Non era proprio così che le immaginavo. Prima di tutto pensavo fossero più grandi, poi che fossero più vicine quasi a toccarsi. In effetti, scoprimmo che con il tempo si erano quasi dimezzate, ma lo stesso erano grandiose.

Trovammo un parcheggio coperto vicino al porticciolo e ci affrettammo alla biglietteria per comprarci l’emozionante viaggio sotto le cascate. Erano circa le 9 e la coda non c’era ancora, così in poco tempo ci trovammo avviluppati in un leggero impermeabile blu, in dotazione dalla MAID of the MIST, catapultati su un battello e pronti a prenderci la nostra fetta di suspence.

Era ormai mezzogiorno e i morsi della fame incominciavano a farsi sentire. Attraversammo tutto il favoloso parco che si vede nella foto in prima pagina e ci venne l’idea di un pic-nic sull’erba,ma andando a cercare l’occorrente,sbucammo in quella che per me era la città dei balocchi. Finimmo in una” pizzeria “all’aperto. Ci pentimmo di non aver avuto fiducia nella capacità d’accoglienza di Niagara. Posti letto ce n’erano in abbondanza.

Salutammo le falls e ci dirigemmo verso Toronto per visitare la città.

All’entrata della metropoli seguiamo il cartello lungo lago. La CN Tower con il famoso Stadio Roger sono le uniche cose interessanti o curiose da vedere. Ce la prendiamo comoda.

Gigi, al massimo della sua performance, ha la brillante idea di parcheggiare un po’ fuori per evitare il solito fantomatico affollamento del centro. Nonostante Mari,conoscendo il marito,ci dissuada dall’ascoltarlo ci lasciamo coinvolgere dal suo entusiasmo e accettiamo,”tanto la torre è lì,si vede benissimo già da qui.” Un’ora e 4kilometri e mezzo e 3 fiacche sul piede di Mariangela dopo, la torre era ancora lì e si vedeva benissimo, ma non eravamo ancora arrivati. Ci vollero sicuramente più di Km 5 e h1. 10 per raggiungere la nostra meta e al nostro arrivo il parcheggio della torre era quasi vuoto. Poi stravolti prendemmo l’ascensore che ci portò in cima alla torre e ci godemmo il panorama. Ottima occasione per riposare e riprenderci un po’.

Prossima meta Algonquin Park. Impensabile raggiungerlo in serata, ci consigliano di trovarci la sistemazione non troppo oltre Oshawa perché poi col buio diventa molto difficile trovare.

Vanni non ha ancora smesso di guidare, bisogna che mi faccia coraggio e mi decida a provare la guida automatica,anche lui ha diritto a riposarsi. Su un grande piazzale (come in U.S.A. Anche in Canada è tutto grande)Vanni mi da le indicazioni basilari e aggiunge:”l’importante è dimenticarsi di avere il piede sinistro perché non serve se non per azionare il corrispondente del nostro freno a mano”.. ..Bene, promossa, si parte.

Lunedì 07/08/06 continuazione… Wild, very wild buffalo Superammo Oshawa che non erano ancora le 5.30, troppo presto per fermarci. L’indomani avremmo avuto davanti ancora tanti Km. Meglio portarci avanti. Causa la mia lentezza di riflessi nell’uscire dalla superstrada(avevo paura di non riuscire a dimenticarmi del mio piede sinistro), vedemmo passare alla nostra destra diversi motel senza riuscire a raggiungerli. Quando ormai avevamo quasi perso la speranza di trovarne altri e io cominciavo ad avvertire i primi sensi di colpa eccoti il bellissimo “Kawartha Lakes Inn” all’entrata di Lindsay. Misi immediatamente la freccia ed entrai e il mio piede sinistro azionò istintivamente il freno a mano. Fortunatamente fu l’unica volta e miei compagni di viaggio mi perdonarono l’insaccata subita.

Prendemmo possesso della nostra stanza. Quella di Mariangela e mia confinava con quella di due camionisti e per tutto il resto del viaggio i nostri amici ci presero in giro inventando chissà quali rumori sentiti provenire dalla nostra stanza.

Adiacente al motel c’era un ristorante chiuso per party privato, così dovemmo accontentarci di un fast food poco lontano.

La sua specialità era “wild buffalo”. Silvia, che era la nostra interprete ufficiale, ci disse che si trattava di carne di bufalo selvatico e noi fummo tutti d’accordo nel volerlo provare e Vanni si raccomandò che non fosse piccante. Sul cartellone in alto, dove era raffigurato il piatto, c’era anche l’immagine di un pollo e noi, per paura di trovarcelo come cena, ci assicurammo che la cameriera avesse capito bene e che volevamo il “buffalo, wild buffalo”e Silvia glielo ripeté 3 volte in perfetto inglese.

Quello che vedemmo arrivare, in quel che doveva essere il piatto, ci lasciò senza parole.

Il pollo, molto ben cotto, era esageratamente coperto da una cremina di colore rosso. Gigi, il temerario della compagnia, fu il primo ad assaggiarlo e il suo volto divenne dello stesso colore della copertura del pollo. Capimmo allora che “wild buffalo” si trattava di una specie di salsa molto piccante e noi con la nostra insistenza le avevamo fatto triplicare la dose.

Chiudemmo la serata poco dopo la focosa cena e ci ritirammo nelle nostre stanze stanchi per la movimentata giornata ma assolutamente soddisfatti.

Martedì 08/08/06 Opeongo Lake…Sulla scia degli”indiani” nativi Dopo un’abbondante colazione(il party privato era terminato)riprendemmo la strada per Algonquin Park. Avevamo scartato di proposito le strade principali per poter godere della bellezza della natura e fummo accontentati. Di lì a poco, infatti, si aprì uno scenario spettacolare. Laghetti, fiumi, un paesino, prati verdissimi, un ponticello, pini secolari talmente vicini l’uno all’altro da sembrare tutt’uno e non poteva mancare il tanto blasonato acero. Eravamo ancora avvolti dai colori di questo bucolico panorama, quando qualcuno da dietro(guidavo io) mi chiese di accostarmi perché aveva individuato un supermercato.

Quel giorno diede inizio ad una lunga e proficua serie di saccheggiamenti negli IGA e per Mari si prospettò un futuro, breve ma intenso, da “cambusiera”.

Arrivammo all’entrata del magnifico Parco in tarda mattinata, il tempo materiale per rifornirci di mappe e documentazioni varie all’ufficio informazione(sono molto efficienti), poi via verso la ricerca di un posticino bello e tranquillo dove consumare il nostro luculliano pranzo.

Non faticammo a trovare l’area pic- nic ideale,ce ne sono tantissime all’interno dei parchi e tutte posizionate magnificamente in mezzo alla natura,così Silvia, con grande professionalità , diede inizio al taglio e all’imbottitura delle baguette per se e per tutti noi.

Per la passeggiata post pranzo scegliemmo un percorso di un’ora. Il sentiero, chiamato Peck LaKe, prende il nome del laghetto e noi abbiamo girato tutto intorno al suo periplo.

L’intenzione nostra era quella di affittare delle canoe per navigare liberi sulle acque, proseguimmo allora alla ricerca del lago ideale,ma una volta arrivati al superbo Opeongo Lake capimmo che la cosa non era fattibile. Affittammo un motoscafo per 50 minuti e il nostro pilota ci fece scegliere uno dei percorsi predefiniti su di una mappa. Il lago è piuttosto grande, pieno d’anse d’anfratti e di piccole isole con una folta vegetazione. Davvero uno spettacolo!Ma quello che fa volare la nostra fantasia, sono le canoe e i Kajak. Sono stati tirati in secca su minuscole spiagge o a ridosso di scogli e piccole penisole e sulla punta di ognuna delle quali spicca, fra i pini, una tenda. Ecco come doveva essere al tempo degli “indiani”pellerossa. In fondo questa è la loro terra e noi riusciamo a coglierne lo spirito.

Naturalmente chi affitta le canoe lo fa minimo per un giorno, ma molto più spesso per più di uno. Si attrezza con tende e viveri e si ritaglia un angolo di questo paradiso per andare a giocare agli indiani. Noi non potevamo concederci questo lusso perché il nostro programma era molto fitto, però il nostro pilota accorgendosi del nostro interesse per il posto e il divertimento per il suo modo “rock” di pilotare il motoscafo,ci regalò altri venti minuti di navigazione.

Martedì 08/08/06 continuazione… Tramonto sul Golden Lake Uscimmo a malincuore da quel favoloso parco, ma il tempo era scaduto e la nostra prossima meta sarebbe stata Ottawa.

Gigi lanciò l’idea di una notte in riva al lago(ce n’erano così tanti e di tutte le misure che c’era l’imbarazzo della scelta)e noi tutti d’accordo. Trovammo alloggio al Golden Sands, un struttura apparentemente molto accogliente e pulita ma che in realtà si rivelò piuttosto trasandata e sciatta, come del resto tutto il piccolo paese di Golden Lake. Le nostre stanze, che a causa dell’umidità odoravano di muffa, davano sul lago e si usciva direttamente sulla spiaggia che, come dice il nome, era dorata e fuori c’erano delle sdraie e tavolini messi a casaccio. Davvero un peccato perché il posto era molto bello, ma, come sempre succede, a riappacificare gli animi arriva il tramonto con i suoi colori, che con il rossore della palla infuocata che scende e il sopraggiungere della penombra del crepuscolo, ognuno ha la possibilità di dare alle forme i contorni che vuole.

Cenammo nel ristorante del Golden Sands e manco a dirlo,bando alle ciance perché alle nove Si chiude e… tutti a nanna.

Mercoledì 09/08/06 Ottawa e il suo Parlamento Cedo a Vanni la guida del minivan e si parte alla volta della capitale. Arrivati ad Ottawa parcheggiamo la macchina al coperto a pochi passi dalla collina del Parlamento e ci prenotiamo per la visita all’interno del palazzo. La guida parla francese così che tutti più o meno possano capire. Davvero interessante e istruttivo e personalmente è il primo Parlamento che visito perciò sono molto curiosa. Anche la piazza e i dintorni del palazzo sono belli ed essendo in collina si gode di un bel panorama.

Poco distante dal Parlamento c’è un centro commerciale, ottima occasione per la pausa pranzo.

Pasteggiamo con piccoli panini e caffé con biscotti e poi noi donne ci allontaniamo per andare al bagno. Caso vuole che proprio a fianco della toilette ci sia un bel negozio che vende pelletteria e senza che ci si metta d’accordo invece di andare ai servizi entriamo direttamente nel negozio. Io ne esco con una giacca di colore verde e Mariangela, che pure avrebbe preso qualcosa vista la convenienza, non fa in tempo perchè ormai i nostri maschietti hanno subodorato qualcosa e ci sono venuti a prendere.

La visita di Ottawa si può dire terminata perché il centro è tutto li è molto carino ma piccolo,allora tanto vale rimettersi in marcia per guadagnare tempo.

La Mauricie National Park; la nostra prossima meta…E noi ci avviciniamo e strada facendo cercheremo da dormire.

Repentigny- ****. Non è che avessimo nostalgia della nostra bella Italia,ma era sulla strada, confortevole, accogliente, con stanze ampie e letti grandi e di fronte c’era un ristorante,quindi faceva al caso nostro. Più tardi a tavola, nel vicino ristorante, scoprimmo un’usanza canadese alquanto curiosa: ”Portatevi il vostro vino”c’era scritto sulla porta all’entrata ma noi non avevamo capito. Altri di questi ristoranti incontrammo strada facendo,in pratica lì si servivano solo le vivande e l’acqua del rubinetto in bicchieri colmi di cubetti di ghiaccio,se qualcuno voleva accompagnare il pasto con bibite,vini o altro se li doveva portare. Io ricordo soltanto che era una bella serata calda ma all’interno (come in tutti i posti pubblici) c’era l’aria condizionata a tutto gas e per poco non mi prendo una congestione.

In vacanza solitamente, essendo rilassata, dormo profondamente, in questa però credo di aver superato me stessa.

Al mattino ci si alzava sempre verso le 7.30 e quella mattina Mariangela, con la quale dividevo la stanza, mi chiede se ho sentito tutto il fracasso di quella notte:”Sembrava che qualcuno stesse tagliando l’erba con un tosa erba a mano”mi disse”ed è andato avanti per più di un’ora”. Mi vergognai un po’, ma io ho dormito i sonni dell’innocenza e chiedo scusa a Mariangela per la poca compagnia che le ho fatto.

Giovedì 10/08/06 Sulle orme dell’orso nero Senza troppi rimpianti (il motel era confortevole ma anonimo)lasciamo la cittadina alle porte di Montreal e andiamo a prendere la Route 138 che ci porta a Trois- Rivièr all’incrocio per il Parco. Questa strada è anche chiamata”Chemin du Roy”in quanto è stata la prima strada che collegava Quebec a Montreal e fu ultimata nella seconda metà del ‘700. Abbiamo scelto la 138 non perché più breve ma perchè è un percorso storico e sulla via si incontrano piccoli villaggi con delle ville e villette d’epoca davvero superlative.

Un cartello ci annuncia che tra breve entreremo nella zona del La Mauricie e che a 50 m. Ci sarà l’ultimo distributore di benzina. Il serbatoio della nostra Chevrolet e quasi vuoto, mi accosto e faccio il pieno,75litri.

Mancavano una manciata di km al cancello del parco quando vidi il primo B&B e memorizzammo la sua posizione eventualmente ci servisse per la sera(non sapevamo ancora come si sarebbe svolta la giornata).Silvia,occhio di falco,nonostante la mia velocità lesse su un cartellone l’invito all’escursione per l’avvistamento dell’orso nero,che meraviglia!!! Memorizzammo anche quello ma non ci fermammo. Come già detto gli uffici informazione funzionano e sono efficienti,così,scelti i percorsi,pagato l’entrata ,un’impiegata ci prenotò pure l’escursione per l’incontro con l’orso che sarebbe avvenuta alle 8 di sera. Ecco allora che ci veniva buono il B&B visto prima e nella zona non ce n’erano altri.

Il Parco è immenso ci spostiamo con la macchina da un lago all’altro da uno scorcio sul fiume ad una vista panoramica e per il rituale picnic scegliamo lac-Eduard. Mari,la nostra cambusiera,ci assicura che la cambusa è ben rifornita e quindi ci mettiamo all’opera. C’è una bella spiaggia e qualcuno sta anche facendo il bagno,tocco l’acqua, è tiepida,Gigi mi guarda.”facciamo il bagno?”. Il mio costume è sempre lì nella tasca esterna dello zainetto,forse oggi è la giornata giusta,ma qualche minuto dopo per la prima volta da che siamo in vacanza, piove …Niente bagno Anche se la pioggerellina dura poco,le cascatine che ci eravamo promesso di andare a vedere, le dobbiamo saltare,la distanza è troppa e si rischia di far tardi all’appuntamento con gli orsi.

Giovedì10/08/06 continuazione… Cena … sottomarino Percorriamo quei circa 40/50km che ci separano dall’uscita del parco e andiamo a cercare la “Gite L’aventure” B&B. Sì, aveva posto per 6 pellegrini ,6 simpatici vagabondi desiderosi di provare l’emozione di una serata con l’orso nero.

Da parte nostra ci innamorammo di quella casa. Sì perché i B&B, o Gite, sono delle belle case private,legalmente riconosciute,che mettono a disposizione degli ospiti stanze e servizi igienici in un clima informale molto familiare e caloroso.

Poco più avanti c’è un ristorantino in tema “caccia all’orso”,naturalmente è presto per mangiare ma ci assicuriamo che al nostro ritorno(sempre che l’orso ci risparmi)sia ancora aperto . Come tutti i pubblici esercizi della zona anche questo chiude alle 9 ma per noi fa volentieri un’eccezione. Cerchiamo di prenotare la cena in modo che all’arrivo non ci sia da aspettare, ma tutte le lingue che conosce Silvia non sono sufficienti per farsi capire,scoprimmo qualche giorno più tardi che forse era un nativo della tribù degli Huron,comunque quella sera continuò a parlarci dei “sottomarini” come specialità della casa,in fondo a noi il pesce piace,quindi va bene.

In largo anticipo arriviamo all’agenzia dove una guida ci condurrà al selvaggio appuntamento.

All’ora stabilita si parte,siamo circa una dozzina di persone, si paga al ritorno e solo se si è visto l’orso. Facciamo poca strada con i mezzi, poi a piedi ci inerpichiamo su un pendio per qualche centinaio di metri fino a raggiungere una casupola in legno e frasche semi mimetizzata. La guida ci raccomanda l’assoluto silenzio e passo il più felpato possibile,quindi ci fa entrare. L’interno è sufficientemente grande da contenerci e dare a tutti un posto finestra(non c’erano vetri ma una zanzariera), all’esterno viene sparso dell’incenso per confondere l’odore umano, ci sediamo sulla panca e aspettiamo speranzosi. Attirati dalla ciotola piena di uova e probabilmente miele buttato sull’erba,quando ormai avevamo perso ogni speranza eccoti spuntare da dietro gli alberi il primo orso. Bello, nero, non così grande come lo immaginavo,ma con il naso e il culetto bianchi. Di lì a poco fa capolino il secondo che si mette ad annusare l’aria. L’incenso non era sufficiente a confondere gli orsi e per tutto il tempo si tennero a debita distanza. Solo Silvia e Gigi li videro avvicinarsi di gran carriera , ma solo quando il resto del gruppo se n’era andato e l’odore umano era diventato impercettibile anche al naso dell’orso. Fummo soddisfatti e pagammo volentieri il giusto prezzo.

Erano ormai le 10 quando entrammo al ristorante per la cena “sottomarino”. Il ragazzo ci accolse con un grande sorriso e tanta gentilezza, ma naturalmente non aveva capito e la cena andava ancora ordinata. Ognuno scelse un sottomarino in base ai propri gusti,da bere acqua del rubinetto (in Canada è buonissima) perché non aveva la licenza per bibite e alcolici.

Quando ci portò il primo piatto eravamo convinti che avesse sbagliato, era una ciabattina imbottita e noi avevamo chiesto un sottomarino. Nessun errore. Come ci spiegò il nostro ristoratore, era sì un panino ma a forma di un sottomarino. Mangiammo comunque con gusto perché era molto buono e il ripieno cucinato a modo. Ci dispiacque solo che,nel servirci gli ultimi tre piatti, maldestramente due di questi gli scivolarono dal braccio e caddero a terra. Ci rimase male e dovette rimettersi ai fornelli. Gli lasciammo una lauta mancia, ringraziammo e uscimmo. Ritornammo al nostro bel B&B stanchi ma soddisfatti della ricca giornata.

Venerdì 11/08/06 Ristorante ai quattro venti La signora della Gite,che a detta di Gigi, parlava da sola, ci aveva promesso una colazione coi fiocchi ma quella che i nostri occhi videro su quella tavola era una colazione coi contro fiocchi,un motivo in più d’ora in poi per preferire i B&B.

E’ il turno di Vanni a guidare, ma la macchina ha una guida morbida, le strade sono poco frequentate e comode e la guida non pesa.

Lungo la strada ci fermammo per il rituale saccheggiamento dell’IGA e Mari era diventata esperta nel riconoscere quello più attrezzato e fornito ( ce n’erano di diversi tipi).

Non era una gran bella giornata e il caldo dei giorni precedenti era solo un ricordo, ma l’importante che non piovesse.

Manco a dirlo raggiungemmo Lac S. Jean all’ora di pranzo, urgeva scovare l’area picnic.

Trovammo subito il posto, era un grande terrazzo con un bel tappeto verde,piante e parcheggi per macchine e camper che dava sul lago. Una vista magnifica, turisti si fermavano il tempo necessario per qualche foto e poi via. Noi prendemmo posto a un tavolo e cominciammo il rito del taglio delle baguette e imbottitura di salmone,era freschino e cominciava a levarsi il vento. Poco dopo non si riusciva più a capire da che parte spirasse l’aria, sembrava facesse mulinello In realtà non c’era riparo e soffiava da tutte le parti,poi cominciò a piovigginare. Fu lì che Gigi si accorse di non avere più la sua bella e calda tuta, l’aveva dimenticata al B&B della bella signora che parlava da sola.

Partiamo con destinazione Tadussac dove vedremo le balene, intanto speriamo che il tempo migliori. Purtroppo non è così, arrivati a Chicotimi la pioggerellina diventò acquazzone, volevamo fermarci a visitare la bella cittadina che vanta un centro storico importante, ma l’acqua ce lo impedisce, pazienza abbiamo perso un’occasione per un po’ di cultura. Ci fermiamo invece a St. Rose una manciata di case tipiche in legno a ridosso di una collina e altre sparse sul lungo lago. Sarebbe bello fermarsi per la notte, ma è ancora presto, meglio guadagnare tempo. Venerdì 11/08/06 continuazione… La pasta del buonumore Arrivammo a Tadoussac nel tardo pomeriggio e cominciammo subito a cercare da dormire, ma niente,non si riusciva a trovare niente. L’ufficio informazione ci disse che nel raggio di 20km era già tutto completo,era alta stagione e la località è molto rinomata ed era tutto prenotato già da tempo. Allora torniamo indietro piano piano e il primo B&B che vediamo fuori del paese ci fermiamo. Completo anche lì, ma quello che, per una cultura come la nostra,è straordinario è il fatto che i proprietari dell’hotel si incaricano di telefonare a destra e a sinistra fino a che non ci trovano la sistemazione e tutto a titolo gratuito e sottolineano il fatto che il servizio è gratuito.

Lo chalet a 4 stelle che ci hanno trovato dista circa 10/12km che sommati a quelli di prima sono circa 20 da Tadoussac, in più gli ultimi m. 500 sono sterrati. Comincia ad essere tardi, impensabile salire all’Anse de Roches e poi tornare giù a cercare un ristorante per la cena, bisogna pensare qualcosa. Ognuno dice la sua,Vanni è alla guida,qualcuno gli suggerisce di girare a sinistra , altri a destra,qualcun altro ha letto il nome della strada che porta allo chalet su un cartello con la freccia dritta,Vanni è stanco ha guidato tutto il giorno con tutte le intemperie e vorrebbe solo fermarsi e possibilmente anche cenare,ma ancora non si può e così rimane un po’ nervoso e irritato. Qualcuno lancia l’idea di passare all’IGA a prendere qualcosa da cucinare,se è una casetta ci sarà l’occorrente per farlo,almeno il minimo indispensabile e Silvia sa come far tornare il buonumore al marito.

Il bellissimo chalet era su due piani,quello rialzato per il reparto giorno, ma con un grande divano che poi sarebbe diventato un letto matrimoniale dove dormire Mariangela e io,poi il piano superiore con un ampia stanza con due letti matrimoniali per le due coppie,naturalmente doppi servizi. Silvia, Mariangela e Mari si misero subito ai fornelli, mentre Gigi e io andiamo alla reception per telefonare alla Gite ***e chiedere di spedire la sua tuta alla Hertz in aeroporto. Al nostro ritorno la pasta era pronta e a Vanni era tornato il buonumore. Ancora Venerdì 11/08/06 continuazione La notte dei fantasmi Questo venerdì pare non debba avere fine. In realtà è stata una giornata lunga in quanto sono successe tante cose. Intanto, mentre il resto del gruppo era impegnato in altre faccende, io mi sono accorta che, nel grande soggiorno, c’era una porta chiusa a chiave, girai tutto intorno al locale sotto chiave e misurai a occhio la grandezza. Poteva essere un ripostiglio bello grande ma non mi era dato di saperlo, nessuna delle chiavi in dotazione l’apriva, pazienza.

Quella sera ci perdemmo un momentino di più in chiacchiere, avevamo una casa tutta per noi ed era comoda,poi la stanchezza prevalse e ci augurammo la buona notte. Mariangela, efficiente come sempre, aveva già preparato il nostro lettone e in poco tempo fummo sotto le coperte.

Mi stavo abbandonando fra le braccia di Morfeo, quando ho cominciato a sentire dei rumori. Ora, io ho avuto in passato un prefabbricato in montagna e tutto in legno, di rumori d’assestamento il legno ne fa e parecchi, ma questi erano un po’ diversi, più prolungati, ma Mariangela non sembrava accorgersene e io ero così stanca e avevo così tanto sonno…Mi girai e cominciai a rilassarmi. I miei muscoli erano già afflosciati, il mio respiro più profondo e distante e la mente annebbiata,quando Mariangela, con una voce spaventata, mi dice:”L’hai sentito anche tu questo rumore?”. Immediatamente tutti i miei sensi furono all’erta e cominciai sul serio ad avere paura perché allora anche quelli sentiti prima non erano da sottovalutare. Ci mettemmo tutte due all’ascolto. Cercai di rassicurare Mariangela parlandole della mia casetta in legno, ma fiato sprecato perché in realtà non ci credevo nemmeno io. IL rumore si ripeté di lì a poco e proveniva da quel maledetto stanzino chiuso a chiave. Allora Mariangela mi confessò che anche lei aveva notato la porta chiusa e me lo disse con una certa apprensione e la mia angoscia aumentò.

Il “rumore”non aveva niente a che fare con gli scricchiolii del legno, ma era come quando qualcuno passa velocemente una mano leggermente chiusa a conchiglia su una tapparella o una parete perlinata…Appunto, lì le pareti erano tutte perlinate. Feci la finta coraggiosa e col cuore che mi martellava in gola, mi alzai e senza accendere la luce, mi avvicinai di soppiatto allo stanzino incriminato, dietro di me leggermente ricurva e con passo felpato mi seguiva la mia compagna di sventura. Sembravamo la Banda Bassotti. Accesi la luce, ci guardammo in giro e a voce alta (speravo che quelli di sopra sentissero e venissero in soccorso. Figurati!niente da fare) dissi:”Sembra tutto a posto, non è niente, torniamo a letto”. E così fu, ma mentre Mariangela si era tranquillizzata e si stava inoltrando nei labirinti dei sonni dell’innocenza, io non riuscivo a tenere sotto controllo quel martellamento che avevo nel petto. Odiai la mia amica per avermi abbandonato al mio destino e non solo, perché ironia della sorte, quando io ero tranquilla lei mi aveva agitato e quando poi riuscii a placare le sue ansie, lei si mise spudoratamente a dormire e io rimasi sola a combattere contro i fantasmi della notte.

“Il rumore “continuò a ripetersi ad intervalli casuali, ma quello che più ci sconcertò fu l’ilarità dei nostri compagni quando l’indomani, finalmente al sicuro, raccontammo l’accaduto.

Non scoprimmo mai quale fu la causa della nostra apprensione,ma una probabile ipotesi fu che si trattasse del locale caldaia e avendo il camino,ci avesse fatto il nido qualche pipistrello.

Sabato 12/08/06 I beluga e la balena puzzona.

Giornata emozionante oggi,finalmente vedremo le balene, dobbiamo solo arrivare in tempo a scegliere l’imbarcazione più idonea per l’occasione.

Sì, abbiamo trovato posto su un gommone, una meraviglia perché saremo in grado di avvicinarci a loro molto di più di quanto si possa fare con un battello.

Alle 9.30 come previsto si parte dal porto di Tadoussac. Siamo una dozzina di persone e indossiamo la regolamentare giacca a vento gialla da lupo di mare in dotazione dalla Otis Excursions Inc. L’imbottitura della giacca mi sembra esagerata ma, quando parte il gommone mi rendo conto che è appena sufficiente. Dopo quasi mezz’ora a velocità elevata vediamo qualcosa affiorare dall’acqua, si tratta di balenotteri. Il nostro pilota dice che capita spesso in questa stagione di vederli lontani dagli adulti, bene vuol dire che non avremo difficoltà a trovare anche quelle grandi. Altra mezz’ora alla velocità di un razzo e poi ferma l’imbarcazione, ha ricevuto segnalazioni via radio che sono qui nei dintorni, bene noi aspettiamo in religioso silenzio.

Siamo al largo del fiume Saint Laurent, mi fa specie chiamarlo fiume perchè è talmente largo da non riuscire a vedere l’altra sponda. Non è una bella giornata ,è freddo e ho le mani rintanate nella manica della giacca, ma è uno spettacolo incredibile. Poco lontano da noi si vede una nebbiolina a forma di colonna di un grigio cupo che dal fiume sale fino a toccare il cielo, ecco lì sta piovendo. In fondo, dalla parte opposta, un raggio di sole si sta facendo largo fra le nubi e sembra avere la meglio. Sopra di noi una spessa coltre di nuvole ci ricorda che non è escluso che di lì a poco ci si possa trovare in mezzo alla grigia colonnina e di grigie colonnine se ne vedono tante sparse qua e la in questa enorme distesa d’acqua. Eppure tutto è perfetto, una giornata di sole sarebbe stata banale. Lo sciabordio di un’onda mi distoglie dalle mie considerazioni. Davanti a noi, a circa un metro dal gommone, la prima gigantesca e grigia balena. Una meraviglia!!! Ne seguirono altre e poi altre e altre ancora, grigie, nere e poi i beluga…Nella mia assoluta ignoranza ero convinta che questi cetacei fossero solo frutto della fantasia e che si vedessero solo nei cartoni animati, invece no, eccoli qui davanti a me e in gran numero, sono talmente bianchi e grandi da sembrare dei giganteschi vermoni che giocano nell’acqua. Che meraviglia, siamo circondati, ed è bellissimo. Ormai siamo fermi nello stesso punto da talmente tanto tempo da conoscere balene, beluga e delfini ognuno con i propri nomi, meglio ripartire.

Si cominciava di nuovo a distinguere chiaramente la sponda del fiume dalla quale eravamo partiti, quando, il nostro pilota si avvicina a un gruppo d’imbarcazioni ferme e si ferma a sua volta. Una grossa balena femmina è lì assolutamente ferma e come un’attrice consumata si lascia ammirare e fotografare.

Pare che, per ricaricarsi, ogni tanto lo facciano ma a un certo punto si sentì un forte odore che non aveva niente a che fare con chanel n. 5 e un po’ imbarazzati ci guardammo l’un l’altro, ma il nostro pilota ci rassicurò, tutto a posto, anche questo fanno le balene di tanto in tanto.

Sabato 12/0806/ la continuazione.. A dormire dalla matta A mezzogiorno rientriamo, proprio in tempo per il pranzo che andiamo a consumare in un, chiamiamolo, bar tavola calda dove sulla porta d’entrata una pubblicità promette caffé espresso Mariangela ed io scegliamo un piatto dal nome esotico da dividere in due e si rivela soddisfacente. Finito il pranzo prendiamo il pomposamente chiamato espresso e Mariangela,la nostra cassiera ufficiale, paga, ma non è sufficiente e viene richiamata dalla cameriera perché il servizio non è incluso e la mancia è doverosa. Che figura!!! Ma noi siamo stranieri e queste barbare usanze non le conosciamo, poi però scoprimmo che la camerierina “c’aveva un poco marciato”.

All’ufficio informazioni di Tadoussac ci prenotano l’attraversata per la Gaspesie da Baie-Comeau, ma prima dell’indomani alle 20 niente da fare. Gioco forza portarsi avanti e trovare da dormire nei dintorni.

*** è il B&B e dista 15 min. Da Baie-Comeau in più nelle vicinanze c’è il villaggio ricostruito dei nativi Innu e un parco degli uccelli migratori. Ottima posizione, almeno l’indomani avremo la giornata impegnata.

La signora, proprietaria della bella casa, ci accoglie con un grande sorriso e una stretta di mano calorosa, continua a ridere e a parlare, parla francese ma non si riesce bene a capire cosa dice perché si contraddice in continuazione. Chiediamo il prezzo e ce ne dice tre o quattro uno diverso dall’altro e non si capisce se è furba o matta. Finalmente si decide per $ 190 per tutte tre le stanze compresa la colazione, Silvia dice che si sbaglia ma a noi va bene così e paghiamo.

Chiediamo per un ristorantino vicino per la cena e ci risponde che lei ha un ristorante proprio dietro la casa e si mangia bene, specialità pesce affumicato. Noi decidiamo che va bene e appena pronti si va al ristorante, la signora ci fa entrare, non c’era nessuno, ma forse era un po’ presto, ci fa assaggiare la trota affumicata, buonissima…E con ancora il celestiale sapore in bocca chiediamo a che tavolo possiamo accomodarci, ma la signora, sempre con quel grande sorriso sulle labbra ci risponde che oggi il ristorante è chiuso che è molto spiaciuta ma non avrebbe abbastanza derrate in casa per sfamarci. Trovammo un vero ristorante a 10 min. Di macchina da lì e andò tutto bene, ma chissà che colazione ci avrebbe preparato l’indomani la matta! Domenica 13/08/06 Buon Compleanno Vanni!!! Vanni, quel povero ragazzo, tutti gli anni è costretto a compiere gli anni in giro per il mondo e stavolta li festeggia a Baie-Comeau in attesa dell’attraversata per la Gaspesie.

La Matta, diversamente di quanto ci si aspettava, ci aveva preparato una colazione piuttosto generosa, non così coreograficamente bella come al precedente B&B, ma assolutamente soddisfacente.

Torniamo indietro di qualche km per cercare Ginochois e visitare la ricostruzione dell’antico villaggio degli Innu. Il fatto che si tratti di una ricostruzione rende questa escursione non propriamente interessante,invece devo ricredermi. Quel che mi lascia a bocca aperta è il paesaggio, è quello proprio degli “Indiani”. Il fiume, con quelle larghe pietre di un colore rossastro, la cascatina, che finisce in un laghetto dove ti sembra di vedere l’Indianina che si fa il bagno,tutto quel verde intorno, con quelle piante da dove ti aspetti di veder spuntare un Innu con arco e frecce. Il ponticello però credo che glielo abbiano aggiunto dopo, ci sta bene, ma non credo che all’epoca servisse, anche i cavalli guadavano il fiume e poi l’acqua è bassa. Sì infatti non sono i tipì che ci fanno ricordare i nativi ma è il paesaggio, il tipico paesaggio “Indiano”.

Mari è scomparsa non si trova più chiedo se qualcuno l’ha vista, sì l’hanno scovata ma non riescono a schiodarla, si sta abbuffando di mirtilli, ce ne sono tanti, grossi e dolcissimi, una meraviglia! Generosa com’è li raccoglie a piene mani e ne offre a tutti, io ne approfitto ignominiosamente, ma non solo io anche Mariangela ci da dentro, che meraviglia!!! Abbiamo ancora tempo per visitare il parco degli uccelli migratori. Io non sono un’ornitologa e sinceramente non ho la pazienza di aspettare gli uccelli che, per loro natura, sono volatili quindi difficili da gestire, però ho apprezzato molto la vegetazione e il sottobosco, ma soprattutto i tanti funghi. Penso che anche Gigi si ricordi di quei favolosi porcini che, causa forza maggiore, non abbiamo potuto cogliere, per tutto il resto del viaggio però non ha fatto altro che spiegare come li avrebbe cucinati. Domenica 13/08/06 …La continuazione L’attraversata Oggi per la prima volta guida Gigi. Gigi non è coperto dall’assicurazione, perciò abbiamo aspettato di capire quanto fossero severi i poliziotti canadesi. Sia le guide turistiche che Internet,raccomandavano assolutamente di prestare molta attenzione ai limiti di velocità e al codice stradale riferendosi alla risaputa severità dei poliziotti. Noi non ce ne siamo accorti. Abbiamo quasi sempre guidato in modo corretto, ma i canadesi no, quelli sorpassavano sia a destra che a sinistra e i limiti di velocità non sapevano nemmeno cosa fossero.

Avevamo già fatto picnic in un solitario tavolo alla periferia di quel che sembrava un paesino di villeggiatura ma oggi era il compleanno di Vanni e la torta era d’obbligo, come non approfittarne e aggiungerci pure la solita croccante baguette con affettato e formaggio? Eravamo in un grande giardino pubblico con grande parcheggio e naturalmente non mancavano i soliti tavoli da picnic. Io davvero non riuscivo a mangiare, mi sono allontanata fino al fiume in attesa del taglio della torta, quella non me la sarei persa.

Prima delle 20 siamo in fila in attesa del battello che ci trasbordi sulla penisola di Gaspesie. Gigi è sempre alla guida e sarà lui a portare la macchina sul battello, noi saliremo a piedi.

L’attraversata dura h 2.30 ma alle 11.10 siamo già a nanna nel bel B&B Chez Nicole di Saint-Ulric, precedentemente prenotato.

Devo ricordare che la signora della Gite aveva la passione per il giardinaggio e aveva vinto diversi premi per il più bel giardino, in effetti abbiamo potuto ammirare un suo capolavoro anche se ultimamente diceva di non essere molto in forma e di non aver potuto curarlo come avrebbe voluto.

A causa della sua salute cagionevole si scusava di non poter preparare la colazione l’indomani, troppo faticoso, però ci avrebbe fatto volentieri lo sconto.

Gigi, che è un fantastico rompiballe, con una dolcezza infinita si fa promettere di preparare solo il caffé, tanto il resto l’abbiamo noi.

Al mattino del giorno dopo sulla tavola oltre al fumante caffé c’erano anche tante ciotoline piene di marmellata fatta in casa. Fantastico Gigi!!! Lunedì 14/08/06 Il bicchiere mezzo pieno Parc National De La Gaspésie è la nostra prossima meta, dista circa Km 80 dalla Gite.

Con Vanni alla guida partiamo e dopo poco più di un’ora siamo all’entrata del parco. Scegliamo un percorso di 2 ore, ma stavolta, a differenza di quello del giorno prima, ci sono anche un po’ di salitine, però mi consola il fatto che ci sono anche mirtilli. Di quando in quando si trovano ai lati del sentiero delle panchine per poter riposare e noi ne approfittiamo ed è proprio in una di queste soste che qualcuno di noi, con il cannocchiale, vede in uno spiazzo d’erba di fronte a noi due alci. Il cannocchiale passa di mano in mano affinché tutti possano vederle, tutti tranne Mariangela che con tutta la buona volontà e tutto il tempo lasciato a sua disposizione non c’è riuscita a individuarle e di questo se ne rammaricherà per tutto il resto del viaggio.

Abbiamo ancora 93 km da fare per arrivare a Gaspé, ma la cartina non è molto chiara e non sappiamo di preciso come sarà la strada. Poco dopo lo scopriamo. Per circa km 60 la strada sarà sterrata. Ad occhio non sembra male, ampia e ben battuta ma Vanni dice che i mezzi pesanti hanno lasciato dei solchi che, se non vengono assecondati, si rischia lo sbandamento.

Ormai ci siamo e andiamo avanti, però l’occhio va sulla lancetta del livello della benzina. Accidenti è quasi giù e di distributori neanche l’ombra. Mentalmente faccio i calcoli e se a Murdochville, il paese che incontreremo all’uscita dallo sterrato, ci sarà una pompa di benzina il problema è risolto. Qui si comincia a disquisire sul fatto che ci possa essere oppure no una pompa di benzina in un paesino come quello, io ribadisco il mio ottimismo e credo che sia cominciata qui la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Sta di fatto che a un certo punto Gigi mi dice :”Il tuo è sempre pieno, vero Lucia?”. Ebbene sì, in vacanza il mio bicchiere resta sempre pieno, ho già il mio bel da fare, per il resto del tempo sul lavoro, a mantenerlo almeno mezzo pieno,che in ferie, crepi l’avarizia, lo riempio fino all’orlo.

Prendiamo per un sentierino in mezzo al verde verso un laghetto dove troviamo 3 casettine in legno con davanti ad ognuna un tavolo da picnic. C’è anche un guardiano e Silvia gli chiede il permesso di usare i tavoli. Permesso accordato! Io invece voglio essere tranquilla e chiedo al custode se a Murdochville troveremo la benzina. “ Mai oui, mai bien sur. A km 40 .” …E buon appetito a tutti.

Lunedì 14/08/06 la continuazione Aragosta amore mio Gaspé, già lo sapevamo, non è una gran bella cittadina, non c’è niente da vedere, ma è un buon punto per fermarci per la notte e per visitare poi l’indomani il Parco Nazionale Forillon.

Era piuttosto presto, quel pomeriggio, quando arrivammo a Gaspé, avevamo tutto il tempo per cercare con comodo un B&B. Chiedemmo aiuto ad un impiegato del comune che girava su un camioncino e ce ne indicò due, al primo addirittura ci accompagnò, questo tanto per ribadire la gentilezza insita nel popolo Quebecchiano . No, nel primo non c’era posto, intanto Mari e io andiamo a piedi a cercare l’altro che distava poche centinaia di metri. Era una bella villetta ed io ero contenta che non ci fosse posto nel primo perché mi piaceva tanto questa casa e inoltre godeva anche di una bella vista. Suonai il campanello e una signora un po’ anziana ma molto gioviale e sorridente venne ad aprire. “ Sei persone? No troppe, al massimo ho posto per quattro non di più. Italiani? Oh sì ne ho avuti 4 la settimana scorsa…Sono così chiassosi!” Rideva di gusto la signora intanto che mi diceva queste parole e poi mi consigliò di andare al motel ****, sicuramente ci avrebbe ospitato.

Il motel **** aveva 4 stelline, accogliente che possa essere, niente a che vedere con i nostri tanto amati B&B, pazienza. Silvia però sul suo comodino ha trovato l’invito a scegliere il ristorante del motel per gustare un piatto a base di pesce e crostacei, fra i quali naturalmente c’era l’aragosta. Io ne fui entusiasta, come la maggior parte della compagnia, ma sembrava troppo banale, infondo il ristorante si trovava proprio dall’altra parte della strada, meglio cercarne uno più lontano. La caccia al ristorante tipico e particolare non produsse nessun risultato, meglio tornare indietro al nostro banale ristorante dirimpetto.

Sicuramente il suddetto ristorante era molto apprezzato perché dovemmo aspettare che si liberasse un tavolo per poterci sedere, ma ne valse la pena. Martedì 15/08/06 Buon Ferragosto a tutti Accidenti, stamattina pioviggina, peccato, ma già la sera prima si capiva che poteva finire così.

Ci riuniamo nella stanza di Gigi e Mari per far colazione, ognuno porta tè o caffé già preparati e poi come d’incanto saltano fuori biscotti e brioches e per non perdere tempo…Un breve briefing sul tema “come trascorrere la giornata”. Nel frattempo ha smesso di piovere, ma naturalmente non è il caso di andare al parco, troppo bagnato e non ci si divertirebbe neanche.

Percé,a circa km 60 da Gaspé, è una cittadina molto turistica. E’ famosa per una roccia forata che si trova nell’oceano, proprio a due passi (quando c’è la bassa marea) dalla sua spiaggia.

Ecco, questa è la nostra prossima tappa e guido io. Ce la prendiamo con calma in modo da assaporare il panorama che, anche se non in modo rilevante come succedeva in Namibia, però cambia. La strada non è molto ampia, ma è scorrevole e ci sono un po’ di sali-scendi. E’ proprio al culmine di uno di questi “sali” che appare in tutta la sua bellezza Percé. Non resisto e appena trovo un parcheggio mi fermo per fotografarla. E’ davvero incantevole da questa posizione.

Si trova su una verde e piana penisola a forma di triangolo scaleno con la punta arrotondata e all’insù , con tante casette sapientemente sparse qua e la in mezzo alla vegetazione e con un centro, un po’ spostato rispetto al nostro punto di vista, che aggiunge fascino al bucolico quadro. Proprio di fronte alla punta estrema della penisola c’è la roccia forata.

Compriamo le schede telefoniche per chiamare casa perché i cellulari non prendono facilmente e scopriamo che anche in Italia si festeggia ferragosto (e chi si ricordava che giorno era?) e naturalmente abbiamo parlato soltanto con le segreterie telefoniche.

Penso sia cominciata qui la comica parlata di Gigi e Mariangela ,in perfetto dialetto bergamasco ma con un’ elegante inflessione francese, che ci coinvolse più o meno tutti e ci accompagnò per tutto il resto del viaggio. Il tempo si è volto al bello e passeggiamo in città in tutta tranquillità. C’è molto turismo e un bell’andirivieni di battelli e gommoni per andare a vedere le balene, noi abbiamo già dato e ci possiamo permettere una godereccia mezza giornata d’ozio.

Pranziamo sul terrazzo di un self service e sul menù c’è anche la pasta ai frutti di mare. Mariangela e io prendiamo due piatti diversi per poi dividerceli. Entro nel ristorante e chiedo cortesemente alla cameriera se mi può dare un piatto vuoto, lei mi guarda un po’ risentita ma poi con la proverbiale gentilezza dei Quebecchiani me lo allunga con un sorriso. Silvia mi disse poi che avevo fatto un po’ di confusione e invece di dire “vuoto” ho detto “svelto”. Così mi sarei sentita offesa anch’io…Ah le lingue!!! Nel primo pomeriggio si riparte, abbiamo tanta strada da fare, costeggeremo il resto della penisola di Gaspesie e poi l’attraverseremo per tornare sull’altra costa bagnata dal fiume Saint Laurent e all’imbrunire lungo la strada ci fermeremo a dormire. Martedì 15/08/06 la continuazione La raffinata cena in riva al lago Ad Amqui, dopo aver fatto circa km 300, ci fermiamo. Il magnifico B&B si presenta come una grande fattoria, ma di animali non ce ne sono. Le nostre stanze sono al primo piano. Mariangela mi chiede di scegliere la nostra. C’è l’imbarazzo della scelta, ma non ho dubbi. La nostra sarà quella color lilla. Lilla le pareti, lilla il copriletto con i fiori dalle sfumature lilla e i cuscini, tanti, con fiori piccoli e grandi ma rigorosamente con chiari e scuri di color lilla. E’ uno spettacolo e la voglio! Siamo pronti per la cena, ma non sappiamo ancora in quale ristorante approderemo. Ci facciamo consigliare dai nostri gentilissimi ospiti.

Il posto è bellissimo, aiutato anche da uno spettacolare tramonto sul lago. Per arrivare alla sala del ristorante bisogna scendere qualche gradino. Un grande tavolo rettangolare è posto vicino alla grande vetrata che dà sul parco in riva al lago e nel tramonto sul lago, la silouètte di una famigliola di anatre in fila indiana e di due canoe che pigramente vengono spinte nell’acqua.

Davvero spettacolare! Prendiamo posto al grande tavolo e ordiniamo la cena. La mia sarà a base di salmone. Quello che non si può far a meno di notare, è la raffinatezza con la quale i piatti sono preparati e serviti. Tutto è squisito e la giornata si può dire…Chiusa in bellezza. Mercoledì 16/08/06 Métis e i suoi giardini A malincuore mi alzo e lascio quel morbidoso letto color pastello. Anche oggi abbiamo molti km da percorrere, meglio partire presto e poi ci aspetta la favolosa colazione della casa.

E’ strano che parli così della colazione. A casa solitamente prendo solo il caffé con massimo due biscotti, ma in vacanza tutto cambia e faccio della colazione il mio pasto principale e se ci aggiungiamo poi il fatto che viene preparata e servita in modo divino…Beh che dire? Già la tavola è apparecchiata in modo impeccabile,niente è lasciato al caso. Il piattino è coordinato alla tazza la quale ha le decorazioni in tono con la tovaglia. Anche i fiori freschi concordano con i colori della frutta fresca, tagliata e preparata in ogni piatto, a seconda della fantasia della cuoca. Potendo avere lo stesso trattamento anche a casa., sono sicura che continuerei la sana abitudine anche lì. La meta ultima finale della giornata è Quebec, ma lungo la strada ci fermeremo a visitare i giardini di Métis. Questa cittadina dista circa km 60 da Amqui e si trova sulla sponda del fiume Saint Laurent proprio all’inizio del suo estuario.

Più o meno al solito orario partiamo e alla guida c’è Gigi. Arriviamo a Métis e senza difficoltà troviamo i giardini ed entriamo. Riguardo ai fiori, piante e aiuole niente da dire, naturalmente molto belli e vari, però quel che mi è piaciuto di più è sicuramente la villa antica. La grande casa è stata costruita intorno al ‘700 ed è appartenuta ad un governatore, è su due piani ed è tutta in legno. All’interno si possono ancora ammirare degli oggetti appartenuta alla ricca famiglia. Naturalmente non era la casa d’abitazione ma il “villino” per la caccia… Niente male. Complimentoni!!! Niente attraversata in motonave stavolta. Percorreremo tutta la Rivièr du-Loup e via di seguito fino ad arrivare al ponte che poi attraverseremo per entrare nella città di Quebec. Prima però ci fermeremo a dormire a Lévis. Questa cittadina dista pochi km dalla metropoli, ma il suo vantaggio è quello di trovarsi di fronte alla collina dove troneggia il magnifico castello di Frontenac e con le luci della sera lo spettacolo è assicurato.

Niente spettacolo serale. L’albergo dove avremmo dovuto alloggiare è al completo. Ci consola il fatto che la zona non è delle migliori, c’è un po’ di degrado, però la vista sul centro storico di Quebec è davvero superba.

Troviamo invece posto al Motel *** dove c’è anche la piscina, ma ormai sia io che Gigi ci abbiamo rinunciato al bagno perché si è capito che di tempo per questo non ce n’è mai.

Ceneremo ad un ristorante poco lontano dove, a servirci, sarà una cameriera allegra dall’aspetto a metà fra una Texana e una signora dalle dubbie qualità morali, o forse era tutt’e due le cose insieme. Mi viene in mente adesso, per associazione di idee, che la stanza del motel,che dividevo con Mariangela, era tutta specchi e c’era pure un civettuolo separè,chissà quali maliziosi giochi si erano consumati lì dentro,comunque la serratura era difettosa. Giovedì 17/08/06 Su e giù per Montmorency Sono gli ultimi due giorni e poi le vacanze sono finite, ma saranno due giorni molto pieni.

Intanto stamattina lambiremo soltanto la città di Quebec, attraverseremo il ponte e prenderemo la mitica 138 per andare a visitare le cascate di Montmorency. Per quanto riguarda queste cascate ci sono due scuole di pensiero. La prima è quella secondo cui, a detta dei canadesi, siano più belle di quelle del Niagara, la seconda invece dice che è solo una fregatura pensata per spillare soldi ai turisti. Noi tagliamo la testa al toro, andremo a vederle seguendo delle dritte per avere lo spettacolo gratis.

Sì sono belle, ma niente a che vedere con quelle del Niagara e poi , come dice la guida della Lonely, si vedono bene anche dalla strada principale passando in macchina, comunque ne è valsa la pena perderci un po’ di tempo.

Wendake ci aspetta e Vanni, che è alla guida, ha il suo daffare a destreggiarsi nel traffico.

Come quello degli Innu, anche il villaggio degli Huron è ricostruito, ma a differenza del primo, questo è vivo,è più presente che passato. L’orgoglio d’appartenenza alla tribù si legge negli occhi di ciascun nativo e ancora di più in quelli della guida che con una grande enfasi ci racconta la storia del suo popolo, accompagnandoci fra le tende e i tipì ricostruiti con grande precisione. La signora è vestita come vestivano gli “indiani” dei film a cui noi siamo abituati. Gonna lunga e casacca con frange in morbida pelle rovesciata di un color marroncino tendente al giallo. Immancabile la fascia in testa con la piuma infilata dentro e mocassini ai piedi. Parla francese, ma è tale la voglia di farsi capire da risultare comprensibile per chiunque. Si lamenta del trattamento subito dal suo popolo da parte degli invasori e non solo, ma anche da quei “missionari” che con la scusa di volerli civilizzare li hanno derubati della loro cultura, della loro civiltà, dei loro costumi, la loro lingua e la loro personalità. Li hanno denudati in nome di un dio sconosciuto. Sì perché, come appunto dice l’”indiana”, gli venivano tolti i figli in giovanissima età perché non avessero a imparare “quella” barbara lingua e le altrettante barbare usanze,invece del “civile “francese e l’ indiscussa cultura superiore dei francesi. Se questa non è violenza morale e fisica!!! Ci fermiamo anche per il pranzo che sarà il tipico pasto dei nativi dei tempi andati.

La giornata è bella calda, ma appena siamo sotto la tenda adibita a ristorante, eccoti che soffia il bocchettone dell’aria condizionata e ci tocca infilarci il golfino. Il menu è semi fisso, con poche varianti. Il primo piatto è composto da una minestrina a base di cereali e semi che abbiamo apprezzato molto, per il secondo invece carne a scelta di, alce sottoforma di salsiccia e bistecchina di caribù e contorni di patate e legumi. Noi abbiamo assaggiato un po’ di tutto e ci siamo leccati i baffi.

All’interno del villaggio ci sono gli immancabili souvenir, ma stavolta ne ho approfittato volentieri perché finalmente ho trovato i mocassini morbidissimi del mio numero. Tutti quanti abbiamo fatto spesa, c’era un po’ di tutto,cose utili e inutili, perlomeno ho fatto guadagnare i nativi a scapito degli “invasori” e questo mi ha soddisfatto.

Giovedì 17/08/06 la continuazione La rintronata dell’ufficio informazione Il pomeriggio l’abbiamo destinato alla cattedrale di S Anna – De- Beaupré dove all’interno dovrebbe esserci la copia esatta della pietà di Michelangelo.

Facciamo fatica a trovarla perché subito non ci accorgiamo che c’è anche un’altra cappella sotterranea. Troviamo una piccola pietà alla parete della navata laterale che ci delude alquanto, sarà poi Mari a farci notare la vera pietà (che non ha niente a che fare con quella di Michelangelo) nella cappella sotterranea appunto. Saint Anna si trova dopo le famose cascate di Montmorency quindi, gioco forza passarci davanti prima di raggiungere la cattedrale,un occasione in più per ammirarle nuovamente.

Sono ormai le 4.30 del pomeriggio e ci manca da vedere il canion che si trova pochi km dopo.

Abbiamo il dubbio che possano avere un orario ultimo per le visite, così preferiamo rivolgerci ad un ufficio informazioni. L’impiegata è una ragazza giovane e carina e l’ufficio è deserto, quindi è a nostra completa disposizione. Il canion chiude alle 17.30, adesso manca un quarto alle 5 per cui è inutile tentare, la visita verrà rimandata all’indomani mattina. Già che ci siamo perché non farci prenotare un B&B per stasera nella città di Quebec? No non è possibile perché è fuori dalla sua zona. Non importa, tanto non siamo lontani dalla metropoli, che ce lo trovi qui in zona. “Qui dove?” chiede la ragazza. “Dove siamo qui?”domandiamo noi. L’impiegata ci guarda come se fossimo degli extra terrestri, ci pensa su un po’ e poi risponde “ a Quebec “. Preferiamo non indagare e chiudere con le domande. Che ci trovi un B&B nel raggio di km5/10.

*** si chiama il nostro B&B, guarda caso posizionato proprio dietro alle cascate Montmorency,era proprio destino che le dovessimo rivedere.

La casa è molto bella, peccato che le nostre stanze si trovino nel seminterrato, ma i nostri ospiti sono molto cordiali e gentili e ci danno le indicazioni del percorso ottimale per raggiungere il centro storico.

E’ deciso si cena in Quebec old city center e poi a visitare FRONTENAC.

Giovedì 17/08/06 la continuazione In giro per l’animata Quebec Avevo proprio voglia di un po’ di vita cittadina e questa sera me la godrò.

Vanni guida la macchina fino al comodo parcheggio ai piedi della città vecchia dove, stupendamente immerso nella luce del crepuscolo,si erge il mitico castello di Frontenac. Difficile la scelta di un ristorante, sono tutti così carini e invitanti! Giriamo un po’ in quelle fantastiche vie antiche, così animate, così elegantemente fiorite e piene di vita. Mi piace molto questo centro storico, assomiglia vagamente ad una linda cittadina svizzera, con le sue palazzine basse e i tetti spioventi e poi i fiori, tanti fiori dappertutto. Impossibile trovare posto ad un tavolo all’aperto, saliremo al primo piano di una vecchia casa tinteggiata di rosso con finestre, alte e strette, spalancate sulla affollata via.

La cena, come sempre, è soddisfacente. A volte si vuole sperimentare nuovi sapori e certi piatti tipici non incontrano i nostri gusti, però prudentemente si ordina sempre anche qualcosa di familiare. La cameriera non è molto cordiale, ma noi la perdoniamo, perché ha il suo bel daffare a portare i piatti su e giù per la scala a chiocciola.

Saliamo piano piano fino al castello, fra brevi gradinate e viuzze ripide illuminate dalle vetrine dei bei negozi. Siamo alla piazza davanti al Frontenac, ma a noi non basta, vogliamo di più, vogliamo vederlo da dentro…E noi entriamo. Gigi vuole togliersi la soddisfazione di andare alla toilette del grande albergo e dirà la sua al riguardo, ma purtroppo ci vuole il pass della stanza, niente da fare. Giriamo un po’ all’interno ad ammirare i costosi negozi e corridoi pieni di tappeti e ottoni.

La piazza del castello è gremita di gente che fanno cerchio intorno a qualcosa…E noi ci avviciniamo. E’ un comico che parla francese e traduce in inglese, davvero spassoso e divertente e ci fermiamo ad ascoltarlo fino a tardi.

Senza fretta ridiscendiamo verso il parcheggio. Sono passate le dieci e la gente lentamente si sta ritirando. E’ strano come anche in una grande città le strade si spopolino così presto. Già abbiamo migliorato rispetto ai giorni scorsi quando, alle nove di sera, non c’era più in giro nessuno e ci toccava andare a letto. Però si pensava che nella capitale fossero un po’ più nottambuli, invece No. Comunque a noi va bene così perché, con tutto il movimento su e giù della giornata passata e di tutte quelle precedenti, rincasare a un orario decente è giusto quello che ci vuole. Domani, dopo il canion, torneremo per visitare la città alla luce del giorno.

Il nostro bel B&B ci aspetta e …Buona notte a tutti.

Venerdì 18/08/06 Il Canion e il saluto a Quebec Al mattino ci alziamo con già l’acquolina in bocca per la famosa colazione dei B&B e ne rimarremo entusiasti. Mariangela e Gigi parleranno di quei favolosi, caldi e fragranti muffin ai mirtilli, anche dopo il ritorno a casa. Quella volta il capo famiglia, , aveva messo in ogni piatto anche una profumata viola del pensiero. Il canion si trova a una decina di km dopo S Anna. Guido io, le strade sono quasi sempre comode e il traffico scorrevole. Arrivati a destinazione, lascio la macchina nel grande parcheggio completamente vuoto e andiamo a prendere i biglietti. Dedichiamo circa h 1.30 al canion, girando fra sentierini e ponticelli alla ricerca del punto più spettacolare, mettendo a dura prova il nostro senso di vertigine. Il canion, a dispetto di quanto ha detto la ragazza dell’ufficio informazioni, chiude alle 18.30!!! Anche qui non manca il tradizionale negozietto spilla soldi a fine escursione…E noi ci fermiamo. Mari ha trovato un pile che fa per lei, è molto carino e lo compra. Nella fretta dimenticherà gli occhiali da vista sullo scaffale e io avrò l’emozionante occasione per provare i”demi tour” che di tanto in tanto si incontravano sull’autostrada per fare dietrofront senza ostacolare il traffico. Siamo pronti ad andare a salutare Quebec, ma non prima di aver salutato per l’ultima volte le cascate Montmorency, che come da programma era d’obbligo passarci davanti.

Lasciamo la macchina al solito parcheggio e incominciamo a gironzolare per la vecchia città senza una meta. A mezzogiorno si cerca un posticino per mangiare, ma io non ho proprio fame e preferisco rinfrescarmi con un gelato. Anche gli altri seguiranno la mia idea ma loro lo prenderanno alla gelateria del Frontenac e scusate se è poco.

Intorno alle due del pomeriggio lasciamo Quebec e andiamo a prendere la mitica Route 138 che, come dicevo a pag.8 del diario,è l’antica autostrada che collega Quebec a Montreal.

Venerdì 18/08/06 la continuazione In carrozzella per le vie di Montreal Il motivo per il quale scegliamo la lenta 138 è dovuto al fatto che all’andata siamo usciti dall’autostrada prima che finisse lo storico”Chemin du Roy” e adesso vogliamo colmare questa lacuna. Essendo presto e avendo da percorrere “solo” km 250 circa facciamo un rapido calcolo del tempo che abbiamo a disposizione e decidiamo che possiamo prendercela con comodo. Ecco allora che posso permettermi di entrare e uscire dagli storici villaggi con le antiche e fioritissime ville in legno e così di seguito fino ad arrivare a Repentigny. Passiamo davanti al Motel*** e al ristorante senza licenza di bibite e alcolici e dopo di lì cominciamo a guardarci in giro per un B&B per la notte perché ormai mancano km 30 all’arrivo. Ma di B&B neanche l’ombra. Quella sana usanza l’abbiamo lasciata alle spalle, qui si ritorna al classico Hotel e noi l’abbiamo trovato proprio di fronte alla torre pendente dello stadio Olimpico e a due passi dal giardino botanico più grande e rinomato del mondo.

Non ci impieghiamo molto a prendere possesso delle nostre stanze, prepararci e partire alla conquista della Montreal notturna.

Arrivando da una “bomboniera” come Quebec city, questa ci appare a prima vista una grande, anonima e poco coinvolgente metropoli. Cerchiamo un ristorantino non lontano da Notre Dame e ci sediamo al tavolo che dà sulla poco movimentata via. Io ordino il mio amato salmone che mi viene servito con gentilezza e sollecitudine e così anche per il resto della compagnia. Sarà Mari che, ad un certo punto della serata, proporrà un giro della città sulla carrozza trainata dal cavallo. Mica male come idea e in piazza Notre Dame c’è il parcheggio delle”bestie con troica” e noi ci andiamo, o meglio tutta la compagnia esce dal ristorante tranne Mariangela e io. Io perché devo andare al bagno e Mariangela (indovinate un po’) viene fermata dal gentile cameriere perché voleva la mancia. Adesso comincio a capire qualcosa riguardo all’ obbligo o meno delle mance. Praticamente succede questo:se tu desideri e accetti la gentilezza e premura del personale di servizio, allora paghi, se invece non coinvolgi il cameriere neanche per un consiglio sulla scelta del piatto,ma solo per il tempo materiale per l’ordinazione, allora nessuno reclama niente. Ecco, questo è il famoso servizio che non è incluso. Allora uno come fa a capire quando la gentilezza è spontanea e quando invece va pagata? In un concitato francese e un inglese mangiucchiato dall’enfasi che metteva nella descrizione più o meno dettagliata della sua città, il nostro cocchiere ci porta in giro per le vie principali di Montreal senza comunque riuscire a suscitare in noi quel grande entusiasmo provato per la bella Quebec. Torniamo all’Hotel dopo le 11.Troppo tardi per il bagno in piscina. Sabato 19/08/06 In giro per la città con aragosta d’addio Oggi è l’ultimo giorno della nostra vacanza e anche il nostro umore ne risente. Comunque acquistiamo il biglietto h 24 per la metro così giriamo tranquilli. Andiamo per prima cosa a visitare un’isola della città. Qui abbiamo il piacere di rincontrare delle marmotte e scoiattoli. Giriamo l’isola con il bus, l’isola è molto affollata e si vedono tanti ragazzi vestiti in divisa ma non sappiamo di che cosa, poi alla fermata ci troviamo di fronte a una struttura inconfondibile: Il luna park ed è veramente grande. Già, è sabato , quale giorno migliore per portare i bambini a divertirsi? Prendiamo la metro e torniamo alla piazza di Notre Dame e incominciamo da lì il nostro tour della città alla luce del giorno. Anche così Montreal ci appare deludente, anzi con la luce naturale si notano ancora di più le magagne ossia,la poca pulizia e la trascuratezza delle vetrine e delle facciate dei palazzi. Poi però arriviamo nella via commerciale, dove una fila di bei e interessanti negozi fiancheggiano la strada. Finalmente si ritorna a vedere i fiori al balcone e un discreto movimento di folla. La cosa incomincia a piacermi e, pare, anche a Silvia, la quale senza alcun pudore, annuncia che si sta facendo strada nel suo stomaco un leggero languorino e che, anzi che no, cercherebbe un ristorantino. Incomincia così la caccia al menu invitante. Io però non sono convinta che Montreal sia tutta qua, ci deve essere una zona pedonale, in fondo esiste anche a Sondrio, impossibile che in una città di notevole importanza e dimensioni come questa se ne scordino. Champ-de-Mars, ecco come si chiama la zona chiusa al traffico e noi ci siamo arrivati e la città ha acquistato ai nostri occhi altri mille punti. Un breve ma largo viale, con piante interrate e in vaso, sale leggermente lungo una collinetta,al culmine della quale fa bella mostra di se una statua per la rimembranza.

Le tovaglie linde sui tavoli apparecchiati sulle terrazze dei ristoranti, danno al posto un tocco di vita in più. I camerieri vestiti da pinguino ammiccano interessati guardando il leggio che regge il menù…E noi abbocchiamo volentieri. Silvia,con l’acquolina in bocca, legge ad alta voce le proposte “della casa”con relativo prezzo. Aragosta! Chi riesce a resistere ad un celestiale menù tutto a base del rosso crostaceo? E’ un po’ caro, ma quale miglior addio ad una vacanza così ben riuscita? Naturalmente il pranzo fu ottimo, i camerieri molto gentili e premurosi e (indovinate) la mancia lasciata da Mariangela non è sufficiente. La poverina dovette sborsare $ 45 per aver goduto di qualche sorriso da parte dei camerieri e per essersi prestati a scattarci una foto. Indignati per il loro comportamento ce ne andammo, ma 5 minuti dopo tutto era dimenticato. Ultimo appuntamento prima della partenza, il magnifico giardino botanico. Chi era che diceva:”Nulla si crea , nulla si distrugge ma tutto si trasforma?”beh aveva ragione. I nostri camerieri ci avevano estorto una mancia che tutto sommato non meritavano, ma il comune, quel giorno, pensò bene di omaggiarci l’entrata ai giardini e così il Canada ebbe da noi solo il giusto.

Con l’entrata gratuita è facilmente immaginabile l’afflusso di gente che poteva esserci. Erano state bloccate persine due arterie importanti per il traffico e questo, più tardi, ci avrebbe portato un po’ di danno nel momento in cui avremmo preso la strada per l’aeroporto. Sabato 19/08/06 la continuazione Niente tuta di Gigi alla ERTZ Il decollo del nostro aereo è previsto per le h 20.05. L’aeroporto dal nostro Hotel dista una decina di km, però dobbiamo fare un giro più lungo per via del blocco del traffico, perciò è meglio partire con un po’ d’ anticipo. La Chevrolet, che ci ha così bene accompagnato per tutto il viaggio, è stata precedentemente ripulita da tutti i depliant, carte e cartine accumulate durante la vacanza, li divideremo poi fra noi in sala d’attesa mentre aspettiamo di salire a bordo. Durante il percorso seguiamo i cartelli stradali ben attenti al momento in cui si vedrà apparire la freccia per l’aeroporto. Ma al momento giusto sul cartello sono apparsi i nomi di due aeroporti. Quale dei due era il nostro? Nessuno prima aveva pensato di controllarlo tanto eravamo convinti che ce ne fosse soltanto uno. Vanni, che è alla guida, imbocca l’uscita che si trova sulla sua corsia, intanto noi tutti siamo indaffaratissimi a cercare un indizio sul biglietto del volo. L’aeroporto a cui siamo diretti è sbagliato,è quello di Ottawa e non sarà il biglietto del volo a dircelo ma, fortunatamente, la fattura della ERTZ. Consegniamo la macchina al garage e la persona preposta al controllo, ci licenzia senza tanti commenti, andava tutto bene. Ci fermiamo al banco della ERTZ per ritirare la tuta di Gigi che nel frattempo doveva essere arrivata. Niente tuta, nessuno aveva consegnato un pacco a suo nome, anzi di pacchi non ce n’erano proprio. Chiediamo cortesemente all’impiegata di chiamarci la bella signora del B&B al telefono per le spiegazioni. No nessun disguido, semplicemente non ha trovato nessuno che consegnasse il pacco con, come pagamento, il numero di una carta di credito. Caro Gigi, pazienza,anche in Canada può succedere di trovare qualcuno che si perda in un bicchiere d’acqua.

Abbiamo fatto bene ad arrivare in aeroporto h 2.30 prima. Giorni indietro avevamo sentito parlare di un ipotetico attacco terroristico, forse, a Londra, ma non ne avevamo più saputo niente…Fino ad oggi. I controlli si centuplicarono, ad ogni passo venivamo fermati da qualcuno in divisa, per qualcosa. Sempre molto gentilmente, però ci perquisivano o noi o i bagagli e si procedeva a fatica. Alla fine mettemmo tutto quello che era :crema,spray e liquido nel beauty case di Mari e lo spedimmo con il resto del bagaglio. Peccato che io mi dimenticai di avere lo sciroppo d’acero, perché all’ultimo controllo glielo dovetti lasciare.

CURIOSITA’ Km percorsi 4.200 Compagnia aerea Air France Valuta Dollaro canadese 1 Euro $ 1,35 circa Fuso orario – 6 ore COMMENTO Vorrei essere una farfalla per poter volare di fiore in fiore e inebriarmi del loro profumo Vorrei essere un fringuello per poter volare di albero in albero e sentire la leggera brezza scivolare sul mio corpo Vorrei essere una rondine per poter volare verso tiepide terre quando sulle piume il primo freddo si fa sentire Vorrei essere quella stessa rondine che poi ritorna e con fare festoso annuncia la primavera Vorrei essere un fenicottero rosa per potermi adagiare sulle tranquille acque di un lago e spostarmi poi con il mio stormo su un fiume in calma discesa.

Vorrei essere un’anatra selvatica che ogni autunno lascia la natia terra per volare verso nuovi e caldi lidi.

Vorrei poter stare sull’ala di un aeroplano e volare verso terre sconosciute e ancora volare cambiando ala, aeroplano e terre e girare, scoprire, vedere,guardare e ripartire, ma tutto ha un limite e il mio è il vil denaro.

Vorrei andare ora e dopo e dopo ancora e poi …Ma dov’è Gigì che “Il a l’argent”? COMMENTO SERIO Grazie di cuore a Silvia ,Vanni, Mari e Gigi per la compagnia,ma soprattutto a Mariangela che ha dovuto sopportarmi anche di notte e come non bastasse doveva pure preparare il caffé al mattino perché io non sapevo neanche da che parte incominciare. Siamo stati davvero un bel gruppo e per dirla alla Vanni maniera:”Due bergamaschi più tre bergafemmine e una valtellinese”fanno un gruppo davvero variegato e voglia il cielo ( e soprattutto noi ) che si possa ripetere l’esperienza in “nuovi e caldi lidi.” Con affetto Lucia



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