In Bretagna tra oceano e antiche tradizioni

Dieci giorni respirando le tradizioni, l'oceano, le isole, la gastronomia e la cultura della Bretagna. Un pieno di emozioni
Scritto da: superele1982
in bretagna tra oceano e antiche tradizioni
Partenza il: 10/08/2014
Ritorno il: 20/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Dopo che l’anno scorso abbiamo trascorso dieci giorni facendo un circuito tra Normandia, Bretagna e Loira, ci è rimasto il desiderio di approfondire la nostra conoscenza della Bretagna, una terra che ci ha affascinato subito con i suoi colori, le sue scogliere e il buon carattere dei suoi abitanti. Quindi quest’anno abbiamo preparato un itinerario 100% bretone, per goderci davvero fino in fondo lo spettacolo che questa terra magica offre ai suoi visitatori.

1° giorno 10/08: Parma – Bologna – Parigi CDG – Mont Dol

Partiamo da Parma di buon’ora, il traffico sull’Autostrada del Sole è già piuttosto intenso. A Bologna partiamo con mezz’ora di ritardo a causa di problemi aeroportuali e appena arrivati a Parigi, sotto un acquazzone fortissimo, noleggiamo l’automobile che ci farà da compagna nei prossimi giorni di vacanza. Per il noleggio di un’auto di media categoria, per 11 giorni e chilometraggio illimitato, spenderemo poco più di 350 euro (grazie ad un’offerta AVIS dedicata a chi vola con Air France). Ci mettiamo subito in marcia e senza impedimenti di sorta raggiungiamo l’Hotel du Tertre a Mont Dol in circa 3 ore e mezza.

L’aria di Bretagna è frizzante (15°C alle 18.30), ci sistemiamo in hotel (camera pulita e abbastanza spaziosa, la pagheremo 65€ senza colazione. Avevamo pagato dall’Italia 20€ di caparra per la prenotazione) e subito dopo usciamo affamati in cerca di un posto carino dove cenare. Non serve fare molta strada, dato che proprio di fianco all’hotel c’è un piccolo ristorante, il Mont Dolois: ceniamo molto bene con un menù a 17€ (che comprende la salade Océane con tonno, pomodoro, uova e asparagi e una bella fetta di prosciutto affumicato alla brace con patatine), un’entrecôte con contorno di patatine fritte (che saranno un must durante questa vacanza) e due fondant al cioccolato. Spendiamo 49.50€ ma siamo soddisfattissimi.

Dopo qualche foto fuori dall’hotel torniamo in camera stremati dal lungo viaggio e ci addormentiamo contenti di aver finalmente iniziato le nostre agognate vacanze.

2° giorno 11/08: Mont Dol – Dol de Bretagne – Pointe du Décollé – Fort La Latte – Cap Frehel – Plévenon

Ci svegliamo presto e scendiamo fino alla boulangerie che abbiamo notato la sera prima poco lontano dall’hotel. Facciamo una veloce colazione con un pain au chocolat e una pasta ripiena, scattiamo qualche foto al panorama con un bel cielo azzurro e alla chiesa già aperta, e prendiamo l’auto. Saliamo verso la cima di Mont Dol, dove troviamo un bellissimo mulino e una cappella. Il tempo di fare qualche foto e siamo pronti per partire per la vicina Dol de Bretagne, dove parcheggiamo a pochi metri dall’imponente cattedrale gotica di Saint-Samson: entriamo e rimaniamo affascinati dalla maestosità della costruzione. Le cattedrali gotiche in Francia lasciano sempre a bocca aperta!

All’uscita, decidiamo di fare due passi e di cercare la Grande-Rue-des-Stuart, che le guide raccomandano per le case a graticcio (alcune molto antiche, una risale addirittura al tempo dei Templari) e la bella atmosfera: sono le 9.30 di lunedì mattina, in giro c’è pochissima gente e i negozi sono chiusi. Siamo un po’ delusi, ci aspettavamo un po’ più di vita, ma ripartiamo subito perché la giornata è ancora lunga e ci aspettano panorami tutti da esplorare.

A pochi chilometri di distanza da Dol de Bretagne, è assolutamente da vedere il più grande Menhir della regione, quello di Champ-Dolent. Ci arriviamo in pochissimi minuti, il sito è deserto ma siamo contenti: il Menhir è tutto per noi! E’ davvero impressionante con le sue dimensioni ciclopiche! Scattiamo qualche foto e risaliamo in auto.

Dopo poco più di mezz’ora arriviamo alla Pointe du Décollé, dopo aver attraversato la cittadina di Saint-Lunaire. Parcheggiamo l’auto a poca distanza dal sentiero costiero, ci equipaggiamo con le giacche a vento (sulle punte non dimenticate mai di coprirvi, il vento è sempre piuttosto forte!) e le macchine fotografiche e ci incamminiamo: il panorama non ci delude di certo! Una grande croce si staglia maestosa sul cielo azzurro coperto da qualche nuvola candida e l’oceano impetuoso infrange le sue forti onde sugli scogli al di sotto dei nostri piedi. Sulla destra, la spiaggia di Saint-Lunaire è piena di gente che approfitta della bassa marea per godersi l’oceano e la sabbia. Scattiamo foto all’impazzata, la vista di questi panorami ci ispira sempre molto!

Decidiamo di tornare a Saint-Lunaire per il pranzo, ma al lunedì non è facile trovare un ristorante aperto. Ci affidiamo a “L’Annexe”, poco lontano dal lungomare. Il ristorante è stato da poco ristrutturato, il personale è gentile e le portate sono ottime. In due, pranziamo con poco più di 42 euro a base di ostriche, cozze à la marinière e un’insalata con prodotti dell’entroterra (come bevanda, l’onnipresente birra, un po’ cara ma sempre preferibile rispetto all’acqua minerale, che può raggiungere anche i 5 euro a bottiglia).

Dopo pranzo, sotto un acquazzone velocissimo, riprendiamo la nostra strada e in poco più di quaranta minuti (per strada ci siamo comunque fermati a fotografare alcune barchette in secca su un prato a causa della bassa marea) raggiungiamo il celebre Fort La Latte. Il fortino, costruito nel XIV secolo a picco sul mare, è a dir poco stupefacente: il panorama dall’alto della sua torre è magnifico, e la massa dei visitatori non disturba l’atmosfera particolare che vi si respira. Si domina veramente l’Oceano! Il parcheggio è gratuito, l’entrata costa 5.20€ a testa ma li vale davvero tutti!

In dieci minuti di auto arriviamo poi a Cap Frehel: i due fari, uno più antico, del 1685, ed uno più moderno, svettano sulla costa caratterizzata da diverse colorazioni che arrivano fino al rossiccio. Il vento è forte, l’oceano è impetuoso e le onde fortissime si infrangono sotto le scogliere, che sono tra le più alte della Bretagna. Per noi, questo è uno dei posti migliori della Bretagna, si respirano davvero l’oceano e la sua forza!

L’hotel che abbiamo scelto dista appena 7 km, è a Plévenon e si chiama “Le Trecelin”. Per la doppia (spaziosa, silenziosa e pulissima) con colazione abbiamo speso poco più di 80 euro (caparra di 30€ versata al momento della prenotazione), e ci sentiamo di consigliare ai Turisti per Caso questo hotel: tra l’altro, la titolare è gentile e disponibile e la posizione è davvero ottimale. Per la cena, ci consigliano di raggiungere in auto, a pochi chilometri, Pleherel Plage, dove troviamo l’ottimo “Le Petit Bouchot”: con due ottime porzioni di fish&chips e due belle pinte di birra spendiamo circa 40 euro, ma usciamo soddisfattissimi. Durante il tragitto, su un pratino al margine della strada, ad un certo punto non crediamo ai nostri occhi: legati troviamo un cammello, un dromedario e un lama. Ma dove siamo finiti, in Bretagna o nel Sahara? Tranquilli, sono solo animali di un circo accampato vicino a Plévenon…

Dopo cena, a un paio di chilometri di distanza dal ristorante, troviamo una bella spiaggia dove le onde fortissime dell’oceano vanno ad infrangersi. E’ quasi il tramonto, e decidiamo di andarcelo a gustare (e fotografare) dall’altra parte, dove dalla strada ci godiamo un panorama davvero magnifico. Il cielo si tinge velocemente di rosso e il sole si tuffa nell’oceano tra le poche nuvole presenti. Dopo una brevissima passeggiata fino a Sable-d’Or-les-Pins, torniamo in hotel felici della nostra seconda giornata in Bretagna.

3° giorno 12/08: Plévenon – St. Quay Portrieux – Beauport – Paimpol – Imbarco L’Arcouest – Plougrescant – Castel Meur – Pointe du Château – Plougrescant – Tréguier – Plougrescant

La colazione in hotel è discreta, partiamo comunque contenti della struttura e del breve soggiorno. In nemmeno un’ora di viaggio raggiungiamo il piccolo porticciolo di St. Quay Portrieux, il tempo di fare una passeggiata sul lungomare, un paio di scatti al panorama e alle case colorate e si riparte, con destinazione Beauport e la sua abbazia. Come al solito, un velocissimo temporale ci accompagna, ma presto il sole ha la meglio e possiamo accedere all’abbazia. Non notiamo il cartello di ingresso per la biglietteria, quindi percorriamo un percorso lungo ma terribilmente affascinante dietro l’abbazia: la bassa marea fa da sfondo ad un bellissimo paesaggio che sa di campagna, con un pascolo di mucche e la sagoma dell’abbazia che ci aspetta.

Paghiamo 6€ a testa per entrare, ma la visita è davvero molto interessante ed affascinante. Ci viene fornito un bell’opuscolo in italiano che ci guida tra i vari ambienti dell’abbazia, che purtroppo è stata abbandonata al suo destino qualche secolo fa: nonostante ciò, ha conservato intatto il suo charme e ricorda (seppur vagamente, soprattutto per il fatto che è senza tetto) la nostra San Galgano in Toscana. Questa però è infinitamente più ricca, con il suo chiostro, la cantina, gli ambienti riservati ai monaci e agli aristocratici, e i magnifici giardini con gli orti.

Dall’abbazia a Paimpol ci sono solo pochi chilometri, quindi decidiamo di pranzare direttamente là. E scelta non fu mai tanto azzeccata, dato che al “Quai Ouest” – direttamente sul vivace porto di questa cittadina, celebre per l’ostricoltura e la pesca in genere – mangiamo divinamente: 47€ (bevande incluse) per un’insalata “del pastore” (con prodotti genuini dell’entroterra) e patatine, ma soprattutto un menù da 18€ a base di Tarte Océane (una specie di quiche ai frutti di mare), cous cous di mare con verdure e mousse al cioccolato (porzione spropositata!). Ben sazi, riprendiamo l’auto e in una decina di minuti raggiungiamo L’Arcouest, punto di imbarco per l’isola di Bréhat. Al parcheggio a pagamento, però, l’addetta ci avvisa che probabilmente non riusciremo ad imbarcarci per l’isola a causa della marea troppo bassa. Ci lascia il biglietto per il pagamento con la promessa che se non riusciremo a salire sul traghetto non ci farà pagare niente. All’imbarcadero, brutta notizia: non c’è acqua a sufficienza per navigare! Torniamo mesti all’auto, usciamo dal parcheggio e raggiungiamo – in mezz’ora – Plougrescant, dove dormiremo alla Chambre d’Hotes di Catherine Aubry de Maraumont.

Arriviamo davanti alla casa ma non sembra ci sia nessuno. Telefoniamo e ci rispondono che ci stanno aspettando… noi educatamente avevamo preferito non aprire direttamente la porta di casa senza suonare (non c’era nessun campanello)… Catherine e il marito ci fanno accedere al retro della casa, dove sono disponibili alcuni posti auto per gli ospiti, scarichiamo i bagagli ed entriamo in questa graziosissima e spaziosa villetta, piena zeppa di soprammobili, libri, cimeli e chi più ne ha più ne metta. Saliamo al secondo piano per raggiungere la camera che ci hanno riservato (spaziosa, pulita, mansardata e da poco ristrutturata), poi riscendiamo per far due chiacchiere davanti ad un’aperitivo. Su loro consiglio, decidiamo di non tornare verso sera all’imbarcadero per l’isola, a quanto pare è meglio visitarla di mattina. Il tempo tra l’altro si è guastato un po’, quindi decidiamo di fare un giro della costa vicino a Plougrescant anticipando alcune tappe programmate il giorno successivo. Madame Catherine ci chiede di pagare anticipatamente i 52€ per la camera e la colazione a causa di una truffa che ha appena subito, non ci scomponiamo e risaliamo in auto alla scoperta di Plougrescant e dei suoi dintorni.

Per prima cosa, visitiamo la vicinissima (80 metri!) cappella di St.Gonery: il soffitto è decorato in stile “rinascimentale naif” in cui la prospettiva è completamente assente (il tavolo dell’ultima cena è come se fosse spiaccicato sulla superficie…), ma i colori sono caldi e l’insieme è comunque gradevole. All’esterno, un piccolo calvario ribadisce l’origine rinascimentale della costruzione. Piove appena, ma decidiamo di non demordere e di dar fiducia alla variabilità meteo della Bretagna: facciamo bene, e in pochissimo tempo un bel cielo azzurro, striato da qualche nuvola che in foto non farà altro che valorizzare il tutto, torna a farsi vedere. Facciamo un giro sulla costa partendo dalle indicazioni delle ostricolture e dei vivai, e in poco tempo arriviamo a Pointe du Chateau, con il suo panorama brullo e gli speroni di roccia in bella vista. La marea è ancora bassa… in pochi minuti di auto arriviamo a Castel Meur, faccia a faccia con la famosissima casa costruita fra le rocce. Avevamo visto tante foto su internet, ma vederla dal vivo da tutta un’altra impressione! E’ davvero magnifica!

Torniamo alla nostra camera per rinfrescarci un po’ prima di cena, e su consiglio degli Aubry de Maraumont decidiamo poi di recarci a Tréguier, poco lontana e sicuramente un buon indirizzo per scegliere un ristorante che faccia per noi. Arriviamo in pochissimo tempo, parcheggiamo vicino all’imponente cattedrale gotica (che però è chiusa, sono ormai le 20) e ci mettiamo alla ricerca di un posticino dove cenare. La scelta purtroppo non è molto ampia, quando ci decidiamo per una creperie purtroppo non troviamo tavoli liberi, quindi ripieghiamo per “Le Bistrot d’Ernest”. Scelta non molto felice: le cameriere indaffaratissime non sono molto gentili, e mangiamo mediocri piatti: assaggiamo cozze gratinate à l’Armoricaine, una porzione di calamari à l’Armoricaine serviti con riso, un filetto di carne con le patatine e per finire due fondant al cioccolato. Il conto è di 35€, ma la cameriera ha anche sbagliato il conto e ha dimenticato di segnare 2 lattine di birra. Tanto meglio, comunque il posto è da dimenticare…

Riprendiamo la macchina, e mentre passiamo dal porto per tornare verso Plougrescant ci accorgiamo che da quel lato di Treguier c’era una scelta molto più ampia di ristoranti. Pazienza…

4° giorno 13/08: Plougrescant – Imbarco L’Arcouest – Ile de Bréhat – Morlaix

Facciamo colazione chiacchierando con Catherine e il marito, la colazione non è abbondantissima ma a questi prezzi si perdona tutto. Ripartiamo alla volta dell’imbarco per l’Ile de Bréhat, dopo una veloce pioggerellina il cielo sta migliorando… speriamo in bene per la marea!

Sistemiamo l’auto nel parcheggio a pagamento per soste più lunghe di 4 ore (non si sa mai, se poi si pranza sull’isola in caso di bel tempo è meglio star tranquilli ed evitare multe), pagheremo i 6€ di sosta all’uscita.

Riusciamo ad imbarcarci senza problemi (9.80€ a testa A/R) per la traversata diretta (si può anche prendere il biglietto per il tour in traghetto dell’isola), arriviamo in una decina di minuti e iniziamo subito la nostra passeggiata alla scoperta di questa meravigliosa isola. La prima meta sono le “Verreries de Bréhat”, vetrerie che producono artigianalmente creazioni originali di tutti i tipi: dalle maniglie fatte a pomo per le porte, ai componenti per le scale, ai ciondoli fino ad arrivare ai classici fermacarte. Compriamo uno stupendo fermacarte azzurro decorato con il simbolo della Bretagna, saltiamo la visita ai laboratori di fabbricazione (ci ricordano tanto Murano…) e poi riprendiamo il cammino verso la Croix de Maudez, che dista circa 2 km dalla vetreria. Il percorso non è difficile, i sentieri sono ben tracciati, c’è solo qualche salita ogni tanto ma il paesaggio è incantevole ad ogni angolo: giardini fioriti, oceano a perdita d’occhio, casette sommerse dalla marea… sembra davvero un’isola magica! Arriviamo alla Croix de Maudez e da lì il panorama è ancora più sorprendente: vale tutta l’escursione!

Rifacciamo il percorso a ritroso, e ci fermiamo per il pranzo direttamente sul porto, all’Hotel Restaurant Belle Ile: con 40€ ci gustiamo una bella insalatona Océane (con pesce e molluschi freschi) e un burger di manzo con le patatine.

Per prendere l’ultimo traghetto disponibile prima del tardo pomeriggio (sempre per la bassa marea che è già abbastanza presente alle 14) dobbiamo spostarci più in avanti sulla costa, e ne approfittiamo per fotografare le barche e le chiatte abbandonate sul fondo marino del porto asciutto che ci aveva accolto poche ore prima.

Torniamo felici all’auto, paghiamo il parcheggio e ci mettiamo in viaggio per Morlaix, dove arriveremo dopo un’ora. Dal punto di vista turistico, Morlaix non è consigliatissima, ma mi è sembrato un buon punto di partenza per visitare i calvari e i recinti parrocchiali dell’entroterra.

Troviamo subito l’Hotel Du Port, dove soggiorneremo per una notte (75€ colazione esclusa): la stanza è ampia e pulita, la posizione è ottimale (il centro è a circa 400m).

Ci riposiamo un po’, ci rinfreschiamo e poi usciamo verso le 18.30 in tempo per un aperitivo nella piazza principale di fronte al municipio infiorato. Ci incamminiamo alla ricerca di un paio di ristoranti segnalati da una delle nostre guide, ma leggendo i menù all’esterno non rimaniamo positivamente colpiti. Meglio scegliere da soli… La cittadina è molto caratteristica, non c’è solo il grande viadotto da ammirare! Le case a graticcio sono molto graziose, alcune sono davvero antiche!

Troviamo un ristorante italiano che sembra tale (menù scritto correttamente in italiano, bella scelta di piatti… e ormai ho davvero voglia di mangiare un bel piatto di pasta!), “L’opera e’ pupi” ed entriamo. La cameriera è italiana, ordiniamo un piatto in due dell’antipasto a base di street-food siciliano (con arancini di riso e di spaghetti, crocchette di patate, verdure in pastella e melanzane alla parmigiana), poi proseguiamo io con spaghetti alle vongole (buoni, un po’ piccanti, con aglio in bella vista) e Davide con una bella tagliata con formaggio e rucola. Come dolce, prendiamo un piattino con due cannoli, buonissimi! Il conto è di 56€ ma siamo soddisfattissimi (prima di andarcene il cuoco siciliano è venuto a salutarci e abbiamo chiacchierato un po’).

Ripercorriamo la strada fino all’hotel, ci fermiamo un po’ sul porto a fare qualche foto e poi ci abbandoniamo ad un bel sonno ristoratore in preparazione della giornata di domani.

5° giorno 14/08: Morlaix – Saint-Thégonnec – Guimiliau – Sizun – Le Conquet 74 km – 1h

Torniamo al bar dove la sera prima abbiamo preso l’aperitivo, servono anche la colazione e quindi evitiamo di spendere 20€ in hotel cavandocela con meno della metà della spesa e gustandoci delle fragranti brioches insieme a cioccolata e cappuccino.

Ci mettiamo in viaggio di buon mattino, e arriviamo a Saint Thégonnec in un quarto d’ora. Parcheggiamo dietro alla chiesa, e dopo pochi passi siamo già a bocca aperta: il nostro primo calvario, nel recinto parrocchiale, è davanti ai nostri occhi in tutta la sua maestà. Decine e decine di figure scolpite illustrano la vita di Gesù, e il tutto sembra davvero molto realistico. Alcuni personaggi sono vestiti con i costumi rinascimentali (epoca in cui vennero realizzati i calvari), e ci sono anche alcune figure allegoriche e piuttosto strane ed originali. Scattiamo molte foto, poi entriamo nella chiesa che comunque non delude, con il suo grande organo e le belle statue in legno colorato che la decorano. Nella vicina cripta, troviamo una grandissima Pietà in legno colorato, dalle dimensioni ragguardevoli. I visi della Madonna, di Giovanni, della Maddalena e degli altri personaggi sono molto realistici ed espressivi, e il fatto di essere in una cripta sicuramente aiuta l’impressione che l’opera dà ai visitatori.

Torniamo all’auto e in pochi minuti arriviamo a Guimiliau, dove un cielo plumbeo ci dà il benvenuto. Qui il calvario è ancora più maestoso, ci sono ben 180 figure scolpite che raccontano il Nuovo Testamento! Iniziamo a scattare fotografie all’impazzata, siamo davvero stregati da queste composizioni così inusuali. L’interno della chiesa non è all’altezza del recinto parrocchiale esterno, ma rimaniamo un po’ davanti al portale riccamente decorato perché fuori si è scatenato un acquazzone tremendo. Sembra che non voglia più smettere di piovere, quindi facciamo una corsa e raggiungiamo l’auto parcheggiata poco lontano. Partiamo subito per Sizun, ma continua a piovere…

A Sizun, il recinto parrocchiale e il calvario sono piuttosto disadorni, le guide hanno accentuato un po’ troppo le caratteristiche reali del sito turistico! Dopo una breve sosta in chiesa e nel piccolo museo del costume bretone, ci infiliamo in una brasserie poco distante dalla chiesa, “L’Orée des Monts”, dove ci saziamo discretamente bene con due grandi insalate a base di molluschi e pesce. Con due birre medie, la spesa totale è di circa 27€.

Ha smesso di piovere, ma il tempo sembra ancora incerto. In un’ora raggiungiamo Le Conquet, diritta sul mare, di fronte all’isola di Ouessant (comunque distante più di 30 km dalla costa).

Il piccolo centro ci piace subito, e anche l’accoglienza all’Hôtel du Bout du Monde: ci viene consegnato subito un coupon che ci dà diritto a lasciare la macchina nel parcheggio senza restrizioni orarie, poi veniamo fatti accomodare subito nella camera che abbiamo prenotato (che ci costerà 70€ colazione esclusa), che è spaziosa, pulita, e ben arredata e soprattutto è a piano terra (dettaglio importante per chi ha bagagli ingombranti!).

Usciamo subito alla scoperta del piccolo borgo, pieno di negozi, bar, boulangerie e ristoranti. Compriamo un po’ di regali e souvenir, avvistiamo una pasticceria per la colazione del giorno dopo e prenotiamo il ristorante per la sera: c’è davvero molta gente, si rischia di non trovare posto e di ripetere la brutta esperienza di Tréguier!

Ci riposiamo un po’ in camera, e dopo un aperitivo a base di sidro e birra in un bar della via principale, raggiungiamo il ristorante scelto per cena: il Relais du Vieux Port, che ha poche camere ma un caratteristico ristorante dove vengono serviti frutti di mare e pesce freschissimo. Con 72 euro circa, mangiamo ostriche, cozze con patatine e due coppe gelato enormi. Il conto è piuttosto salato, ma il cibo è molto buono.

Facciamo le ultime foto al vecchio porticciolo, poi andiamo a nanna sotto un acquazzone forte ma veloce, come al solito.

6° giorno 15/08: Le Conquet – Pointe St. Mathieu – Plougastel Daoulas – Camaret-sur-Mer

La pasticceria che abbiamo individuato ieri sera è davvero fenomenale: la tortina alle fragole è sublime, così come le brioche e la treccia con l’uvetta che ha ordinato Davide. Anche in questo caso, facciamo colazione abbondantemente con pochi euro, contro i 18€ chiesti in hotel.

Lasciamo l’hotel alle 8.30 e ci dirigiamo subito verso la vicinissima (4 km) Pointe St. Mathieu. Durante il tragitto, ci imbattiamo casualmente in un allineamento di Menhir, il sito di Lagatjar. E’ stupefacente come – senza mezzi tecnologici moderni – si siano potuti allineare in modo tanto perfetto così tanti massi così tanti anni fa! Scattiamo qualche foto e ci rimettiamo in marcia.

Pointe Saint Mathieu a mio avviso è il luogo più bello in cui siamo stati durante questa vacanza (e probabilmente di tutte le altre). Il faro altissimo a strisce bianche e rosse, l’abbazia di St. Mathieu de Fine-Terre (oltre a questi scogli, l’oceano e poi più niente fino all’America) abbandonata e senza tetto, e il faro radar bianco davanti all’oceano che si perde a vista d’occhio sono un insieme che farò fatica a dimenticare. Una piccola stele segna tra l’altro il sito come km 0 del cammino fino a Compostela (1958 km). Il camminamento della punta porta fino ad un altissimo monumento eretto in memoria dei caduti della Marina Militare e alcuni cannoni arrugginiti ricordano le brutture dei conflitti. Il vento non è tanto forte, l’oceano ha un’energia magnifica mentre le onde si infrangono sugli scogli sotto di noi. Il cielo però inizia ad annuvolarsi improvvisamente, quindi finiamo il nostro tour fotografico e riprendiamo l’auto, anche se non vorremmo partire mai più… purtroppo la visita al faro inizia più tardi durante la mattina, e noi abbiamo ancora tante cose in programma per oggi!

In meno di un’ora raggiungiamo la cappella di Notre Dame de la Fontaine, a pochi chilometri dal centro di Plougastel Daoulas, dove si sta celebrando la messa del Pardon annuale: arriviamo che la messa è iniziata da poco (avevo pianificato tutto da casa, mentre preparavo l’itinerario: ci tenevo a vedere una di queste celebrazioni!), alcuni indossano i costumi tipici della Bretagna e i bambini in particolare sono eleganti ed orgogliosi. La messa viene celebrata nel prato antistante la cappella, anche i banchi di legno sono stati trasportati al di fuori e da microfoni e casse escono le voci che cantano anche in bretone. In un prato a pochi metri, diverse mucche pascolano pacificamente tra i bambini in costume che giocano felici.

Non attendiamo la fine della messa e ci spostiamo verso il centro di Plougastel Daoulas per visitare il calvario. La guida stavolta aveva ragione: è uno dei più belli, con le sue circa 200 figure scolpite. Non smetteremmo mai di fotografare, queste opere sono uniche!

In paese c’è calma, compriamo qualche souvenir e poi pranziamo. Scegliamo la brasserie “Le Plougastel”, proprio in piazza di fianco alla chiesa, e con poco più di 20 euro pranziamo con due discreti fish&chips, due birre e un caffè.

In poco meno di un’ora raggiungiamo Camaret sur Mer: l’Hotel de France è sul lungomare della via principale della cittadina, ma parcheggiare nei paraggi si rivela un’impresa impossibile. Troviamo il parcheggio di un supermercato e lasciamo lì l’auto, scarichiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’hotel, che da fuori non ci dà una buona impressione. Per fortuna ci sbagliamo, perché c’è un ascensore comodo per il secondo piano (abbiamo prenotato una camera con vista mare, che pagheremo 89€ colazione esclusa) e la camera è spaziosa e pulita.

Usciamo subito per esplorare Camaret, che si rivela colorata, viva e molto carina. Il lungomare è pieno di negozi, bar e ristoranti, e dopo il porticciolo la passeggiata continua fino ad un caratteristico “cimitero di barche”, alla torre Vauban e alla cappella di Notre Dame de Rocamadour, il cui campanile è tristemente monco: una cannonata degli inglesi, a fine Seicento, lo ha gravemente danneggiato. Tornando verso l’hotel, facciamo due passi nel quartiere degli artisti, nella parte interna della cittadina: ci sono un sacco di gallerie, negozi d’arte e una bella libreria con occasioni usate interessanti.

Troviamo un pub per due birre come aperitivo, poi torniamo in hotel per riposarci e rinfrescarci un po’. Usciamo per cenare e andiamo a colpo sicuro al “Le Langoustier”, poco più avanti rispetto al porticciolo: avevamo individuato il locale con il suo menù interessante durante la nostra passeggiata esplorativa del pomeriggio e lo avevamo scelto senza molti dubbi. I prezzi non sono bassissimi, ma dal menù si intuisce una certa cura e decidiamo di fidarci per quanto riguarda la freschezza dei prodotti del mare. Ceniamo bene con un menù da 22€ (che comprende 5 ostriche e 5 gamberi freschi, un bel piatto di tonno cucinato in modo veramente sublime, e una mousse al cioccolato) e uno da 29€ (con 7 ostriche e 5 scampi, un’entrecôte con patatine e una crème brûlée). Con due birre e un caffè (che paghiamo il prezzo record di 2.70€) spendiamo 62€ ma siamo soddisfatti. Andiamo a controllare l’auto nel parcheggio del supermercato dall’altra parte di Camaret e poi, un po’ infreddoliti per l’aria della sera, andiamo a nanna.

7° giorno 16/08: Camaret-sur-Mer – Pointe de Pen-hir – Crozon – Locronan – Baie des Trépassés

Davide, fotografo appassionato, decide di alzarsi al sorgere del sole per fare qualche foto all’alba di Camaret. La scelta si è rivelata azzeccata, le foto sono davvero incantevoli!

Per colazione, andiamo in una boulangerie sul lungomare, dove ci gustiamo dei croissants e una deliziosa tortina alle fragole. Paghiamo il conto dell’hotel, carichiamo le valigie in auto e partiamo per la vicina Pointe de Pen-hir (nemmeno 10 minuti di macchina). Siamo i primi turisti, il sito è gradevolmente deserto, abbiamo la punta a nostra disposizione! Anche qui, il panorama è di quelli che mozzano il fiato, non ci abitueremo mai a questo tipo di bellezza paesaggistica! Le alte scogliere sono battute da un leggero venticello, e 70 metri più sotto, l’oceano infrange con la sua forza le onde sui Tas de pois, i tre scogli che si scorgono netti in mezzo al mare. La vegetazione coloratissima sui prati antistanti le scogliere ci regala foto molto suggestive e, soddisfatti, siamo poi pronti a riprendere la nostra strada.

Facciamo una sosta a Crozon, a dieci minuti d’auto, per vedere – nella chiesa principale – la pala d’altare che comprende le figure dei diecimila martiri cristiani crocifissi dai Romani. La chiesa è piuttosto semplice, ma la pala è di grande impatto.

Fuori, sulla piazza antistante l’edificio religioso, oggi c’è il mercato: pesce fresco, fragole di Plougastel, miele biologico dell’entroterra, formaggi, persino un piccolo furgone vietnamita che prepara involtini e noodles sur place. Compriamo del miele da portare in Italia, un piccolo panino dolce e un involtino vietnamita che divoriamo immediatamente. Il mercato è coloratissimo e vivace, e scattiamo diverse foto prima di tornare all’auto.

Proseguiamo per un’oretta circa per Locronan: il parcheggio è a pagamento (3€) e il permesso varrà per tutto un anno, quindi il centro è completamente pedonalizzato. La stradina che porta alla piazza principale è contorniata da case tutte in granito, lo stesso materiale impiegato negli edifici di tutta la cittadina. Ci fermiamo subito nel negozio delle Conserveries Courtin, dove facciamo un po’ di shopping anche per i regali da portare a casa. La scelta è ampissima, non solo per chi ama il pesce (acciughe, sardine, tonno, sgombro, capesante, ecc.) ma anche per chi è goloso di dolci: ci sono persino i biscotti da assaggiare in bella vista! All’uscita, continuiamo la nostra visita a Locronan, e siamo davvero favorevolmente impressionati: sembra di essere tornati indietro nel tempo, non ci sono nè pali della luce o del telefono nè tantomeno cavi. Tutto è di granito, nelle sue sfumature dal grigio chiaro ai toni più scuri. Per pranzo, decidiamo di mangiare delle belle baguette farcite acquistate alla boulangerie della piazza, ci sediamo su una panchina per gustarcele e poi ci sediamo al pub per bere due birre e andare in bagno. Visitiamo velocemente anche la chiesa, imponente nel suo gotico flamboyant.

Ripartiamo, stavolta puntiamo diretti ad una località che avevamo già visitato l’anno scorso, ma che ci è rimasta nel cuore: la Baia dei Trapassati (Baie des Trépassés), vicino a Plogoff. Ci arriviamo in meno di un’ora, e come al solito il panorama dall’ultima curva, prima di arrivare all’Hotel direttamente sulla baia, è mozzafiato: la spiaggia grandissima, la bassa marea, l’oceano, il faro de La Vieille sul fondo insieme all’isola di Sein ancora più lontana… uno spettacolo che è impossibile dimenticare! Saliamo in camera, ci rinfreschiamo un po’ e ci riposiamo qualche minuto, poi – appena sentiamo l’inconfondibile ronzio – ci affacciamo alla finestra con vista sul mare (pagheremo la camera 85€, colazione esclusa. Dall’Italia, al momento della prenotazione, abbiamo versato una caparra di 30€) perchè l’elicottero che da quest’anno accompagna i turisti per vedere l’isola di Sein e il faro de La Vieille dall’alto sta per partire. Facciamo qualche foto, poi ci prepariamo a scendere in spiaggia. Davide, temerario, fa un veloce bagno nell’acqua piuttosto fredda, io mi bagno solamente i piedi. Poi passeggiamo un po’ per la spiaggia, il vento soffia leggermente ma la temperatura è davvero ottima.

A cena, ci affidiamo al ristorante dell’Hotel de la Baie des Trépassés, e ceniamo abbastanza bene con una sessantina di euro a base di ostriche, terrina di salmone, merluzzo con salsa à la normande, braciola con frites, torta all’albicocca e crème brûlée.

Usciamo per vedere il tramonto, ma il sole è coperto da un po’ di nuvole. Pazienza, riusciamo comunque a fare qualche bella foto, ma l’aria è frizzante e presto torniamo in camera dove ci addormentiamo (il buio cala definitivamente un po’ dopo le 22) con il rumore dell’oceano nelle orecchie.

8° giorno 17/08 : Baie des Trépassés – Quimper – Concarneau

Ci alziamo presto, scendiamo a far colazione alle 8 (colazione 13€, carissima anche se abbondante… però non c’è altro nei dintorni, non abbiamo l’opzione boulangerie stavolta…), poi paghiamo e carichiamo le valigie non senza aver fatto le ultime foto alla Baia. Speriamo che sia un arrivederci!

Un po’ tristi come al solito quando lasciamo questo posto, partiamo verso Quimper, che raggiungiamo dopo un’ora di viaggio. Parcheggiamo gratuitamente (è domenica, non si paga!) in un grande parcheggio praticamente in centro, poi ci incamminiamo e in men che non si dica arriviamo al mercato coperto centrale, Les Halles. Entriamo a far un giro: non tutti i negozi sono aperti, ma quelli con il pesce fresco sono sempre molto invitanti, con le grosse aragoste vive e i granchi che ancora muovono le chele! Raggiungiamo velocemente la cattedrale, sta piovendo un po’ e il vento si sta alzando. Ci rifugiamo all’interno di Saint Corentin, e ne ammiriamo subito la struttura particolare, con la navata centrale che si curva vicino all’abside. Anche qui una bella pietà in legno colorato fa bella mostra di sé, e il gotico classico di queste cattedrali del Nord ci stupisce una volta di più.

Facciamo ancora due passi per il centro, ma sarà perché è domenica, sarà perché è estate… i negozi sono tutti chiusi, c’è poca gente in giro e siamo un po’ delusi. Ci aspettavamo un po’ più di vita!

Torniamo all’auto, stravolgendo il programma: non pranzeremo a Quimper, ma punteremo direttamente verso Concarneau: so che oggi è l’ultimo giorno del Festival des Filets Bleus (questa è la 109° edizione), dovremo parcheggiare lontano dall’hotel (per questo abbiamo equipaggiato gli zaini con il cambio per la serata e la notte) e probabilmente ci sarà un po’ di confusione. Arriviamo in neanche mezz’ora, ma la strada che porta verso il centro e verso il nostro hotel è chiusa quando siamo ancora ben lontani… ci dicono che l’Hotel des Halles non può assolutamente assolutamente raggiunto in auto, quindi parcheggiamo in un comprensorio di condomini, ci armiamo di zaini e macchine fotografiche e partiamo seguendo il suono delle cornamuse bretoni che già risuona forte nell’aria. Ed è davvero un’aria di festa, e che festa! Arriviamo ad un’altra transenna, e qui ci viene chiesto di pagare l’ingresso al Festival. Faccio presente che siamo venuti a soggiornare all’Hotel des Halles, e riusciamo a passare senza pagare nessun biglietto (sarebbe costato 8€ a testa). Iniziamo la discesa verso il centro, ma dopo pochi passi ci fermiamo perché il corteo dei figuranti in costume tradizionale bretone è in pieno svolgimento. Ci fermiamo impressionati, i costumi sono meravigliosi, passano bande di cornamuse, tamburi, carri con le regine del Festival elegantemente vestite con pizzi e ricami, gruppi di ballerini che danzano e battono le mani seguendo rituali che sanno di altri tempi.

Scattiamo un sacco di foto, e proseguiamo la discesa non appena finiscono di sfilare gli ultimi figuranti. Li seguiamo e arriviamo infine alla piazza che poi porta alle banchine del porto. L’Hotel des Halles è all’interno di una piccola stradina a cui si accede direttamente dalla piazza: la camera non è ancora pronta, ma almeno possiamo usare la toilette e lasciare in custodia gli zaini pesanti.

Usciamo e troviamo subito un bel posto dove pranzare, direttamente su un quai del porto: La Croisière, dove con poco meno di 50€ pranziamo bene con un antipasto di cozze gratinate in due, due piatti del giorno (merluzzo fresco con riso allo zafferano), una porzione di frites (non si può non mangiare le frites!) e due birre medie.

Soddisfatti dal pranzo, continuiamo la nostra passeggiata: mentre entriamo nel fortino che porta alla ville close, il vero centro della cittadina, fotografiamo persone in costume tradizionale. Sono tutti meravigliosi e anche gentili, si prestano volentieri ai fotografi e si mettono anche in posa per gli obbiettivi. Oltre il fortino, una stretta strada, invasa da centinaia di persone, è zeppa di negozi, gelaterie, creperie e ristoranti. Facciamo un po’ di shopping (ancora alle Conserveries Courtin, non resistiamo mai al fascino di questi prodotti!) e ancora tante foto, poi ritorniamo in hotel per prendere possesso della camera e per rinfrescarci un po’. La camera (68€ colazione esclusa) è pulita e spaziosa, anche se i titolari e il personale non sprizzano per niente simpatia. Strano, di solito i bretoni ci hanno accolto sempre bene!

Usciamo dall’hotel verso le 18.30, vogliamo vedere ancora un po’ di Festival. E facciamo bene, perché alle 18.45 inizia l’ultimo corteo della festa, con bande di cornamuse e percussioni, flauti, danze e originali costumi. Al termine, passiamo di nuovo per il fortino di Vauban, simbolo della città di Concarneau, direttamente sul porto, e scegliamo quasi subito il ristorante, nella via principale della ville close: Le Vauban, dove ceniamo molto bene (conto totale 58€ birre incluse) con ostriche, filetto di tonno al burro, sardine grigliate (e salsine fantastiche!), il tipico dessert bretone – il Far Breton, e una mousse al cioccolato).

Usciamo soddisfatti, facciamo due passi per il centro, ascoltiamo un po’ di rock da una cover band sulla banchina e poi facciamo il pieno di musica di bretone, divertendoci ad osservare i balli allegri e scatenati a tempo di cornamuse e tamburelli.

Verso le 23 seguiamo la fiumana che sale verso il porto dall’altra parte rispetto a dove siamo: alle 23 iniziano dei fuochi d’artificio meravigliosi, che segnano la degna fine di questa bellissima festa. Torniamo in hotel felici e ci addormentiamo con il suono delle cornamuse che ci risuona ancora in testa.

9° giorno 18/08: Concarneau – Pont-Aven – Port Blanc Le Lerio – Ile aux Moines – Vannes

Ci svegliamo presto, e cerchiamo subito un posticino per la colazione. Purtroppo la città è ancora molto sporca dai festeggiamenti dei giorni precedenti (il Festival è durato dal 14 al 17 agosto), molti bar sono ancora chiusi, quindi ripieghiamo sull’unico che troviamo aperto vicino al porto e consumiamo in fretta un croissant, un cappuccino e una cioccolata calda.

Dopo aver saldato l’hotel, ci mettiamo in marcia verso l’auto, che è lontana poco più di un chilometro, ma un’aspra salita ci fa faticare. Raggiungiamo Pont-Aven in poco più di venti minuti, parcheggiamo gratuitamente poco lontano dal centro e ci incamminiamo.

I negozi e le numerose gallerie d’arte sono quasi tutti chiusi (è lunedì…), facciamo due passi nella passeggiata dedicata a Xavier Grall (molto graziosa, in mezzo a fiori, piante e un canale che scorre vivace), poi esploriamo qualche negozio (tre conserverie, un negozio di biscotti, qualche negozio di souvenir, un negozio di antiquariato). Il tutto sembra ancora piuttosto addormentato, anche se la cittadina è carina… ma rimaniamo un po’ delusi, la guida aveva tessuto mille lodi.

Decidiamo di metterci in marcia subito verso Port Blanc Le Lerio, dove ci imbarcheremo per l’Ile aux Moines. Raggiungiamo l’imbarcadero in un’ora d’auto, prendiamo i biglietti (circa 9€ in due A/R) e saliamo subito sul traghetto, che in un paio di minuti ci porta sull’isola. E’ molto meno selvaggia rispetto a quella di Bréhat, il clima è anche molto più temperato, però la apprezziamo lo stesso. Pranziamo subito in uno dei locali (Le Comptoir) vicino al porticciolo dove siamo sbarcati, e con 35€ mangiamo bene a base di tonno, entrecôte e frites.

Dopo esserci ristorati, proseguiamo l’esplorazione dell’isola. All’ufficio del turismo abbiamo preso una cartina: l’isola è molto estesa, sarà difficile riuscire a visitarla tutta in poco tempo… scartiamo l’idea delle bici a noleggio perché non amo molto il mezzo a due ruote, e scegliamo di andare a visitare la Pointe du Trech (5 chilometri A/R dal porto). Passiamo dal borgo, che ospita negozi e ristoranti, visitiamo una piccola cappella in stile marino, curiosiamo dentro ai giardini di qualche villa, scattiamo un po’ di foto alle piccole baie che adocchiamo ai fianchi del sentiero alberato che stiamo percorrendo. Non c’è vento, sembra di essere in un’altra regione, ormai eravamo abituati alle giacche e ai capelli scompigliati…

Arriviamo alla punta, che però ci delude un po’… pazienza, abbiamo comunque fatto una bella passeggiata in mezzo alla natura! Tornando verso l’imbarcadero, ci fermiamo a berci due birre (Davide prova una Leffe fruttata e freschissima che in Italia non si trova) e poi ci imbarchiamo.

Per arrivare a Vannes impieghiamo una ventina di minuti d’auto, troviamo subito l’Hotel de France dove abbiamo prenotato una stanza (72€ colazione esclusa) e parcheggiamo praticamente di fronte. Una receptionist gentilissima ci lascia una mappa del centro e ci elenca brevemente i punti di interesse. La camera è ampia, pulita, il wifi funziona benissimo. Ci riposiamo un po’ e, dopo una doccia, usciamo alla scoperta di Vannes: prendiamo la strada che porta al porto, e nel frattempo passiamo anche per Rue St. Patern, Rue de la Fontaine e Place des Lices, dove antiche case a graticcio sono la cornice perfetta per un’atmosfera d’altri tempi. In Rue de la Fontaine, un bouquiniste (libreria d’antiquariato con libri d’occasione e anche edizioni rare) minuscolo, polveroso, ma terribilmente affascinante colpisce la nostra attenzione: già da fuori si riescono a vedere le pile di libri appoggiate ovunque all’interno! Riesco a trattenermi e non entro, altrimenti non mi basterà una valigia… scattiamo comunque un paio di foto, una dall’esterno verso l’interno ed una ad un’edizione datata di un libro di Simenon sulle inchieste del commissario Maigret. Proseguiamo il cammino, e passiamo per i bastioni, i magnifici giardini e gli antichi lavatoi (usati persino dopo la Seconda Guerra Mondiale). Arriviamo in men che non si dica al porto, in ogni angolo c’è un ristorante o un bar. Scegliamo “Le Comptoir à Moules” attirati dal menù che promette un chilo di cozze a testa (cucinate in una quindicina di modi diversi, a scelta del cliente) e patatine a volontà. Ci sediamo dentro a questo locale moderno e ben curato, e ordiniamo cozze alla Capri (un chilo di puro piacere, condite con pomodoro, capperi giganti, acciughe, olive verdi e nere), alla fromagère (con formaggi vari fusi e noci), patatine a volontà e due belle pinte di birra (l’acqua minerale è carissima, meglio chiedere una “caraf d’eau”, che è acqua potabile del rubinetto, ma perfettamente bevibile). Con l’aggiunta di una birra piccola e un caffè (all’italiana, ristretto con la cremina, praticamente introvabile in Francia) spendiamo circa 45€.

Torniamo soddisfattissimi in hotel, ancora sorpresi dalla vista dei chili di cozze che abbiamo mangiato (e siamo stati benissimo con lo stomaco!).

10° giorno 19/08: Vannes – Manoir de l’Automobile Lohéac 89 km – 1h5’ – Vitré 72 km – 1h

La colazione in hotel (9€ a testa) è abbondante, purtroppo non c’erano boulangerie o bar nelle immediate vicinanze dell’hotel. In poco più di un’ora arriviamo al Manoir de l’Automobile a Lohéac (scelto sia per l’interesse di Davide per i motori sia per il fatto che è sulla via per Parigi, nella parte sud della Bretagna). Paghiamo 10€ a testa per entrare, ma subito ci rendiamo conto che ne vale davvero la pena. Il museo è molto curato e ben allestito, molto meglio rispetto al Musée de l’Automobile di Le Mans che abbiamo visitato l’anno scorso (e che comunque costava 8€). Tantissime auto, migliaia di insegne d’epoca e non alle pareti, una raccolta invidiabile di cimeli degli autoclub di tutto il mondo, una bellissima collezione di modellini con ricostruzioni in miniatura di diversi eventi storici ed epoche (le Guerre Mondiali, la guerra in Iraq, i ruggenti anni ’60 americani, ecc.), una fantastica sezione dedicata alla Formula Uno (con foto, cimeli, filmati e ovviamente monoposto originali fiammanti), e la sezione dedicata agli antichi mestieri (con manichini piuttosto realistici abbigliati con costumi d’epoca molto affascinanti). Usciamo contenti, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo nella minuscola Lohéac, dove troviamo un ristorante che, con 22€, ci fa pranzare più che bene con un buffet di antipasti freddi, un piatto di formaggi e come dessert il fromage blanc (una specie di bicchiere di joghurt bianco un po’ più denso servito con lo zucchero per togliere l’acidità).

Ci mettiamo in strada per raggiungere Vitré, dove arriviamo dopo un’ora di viaggio. L’hotel “Le Petit Billot” è alle porte del centro, l’accoglienza è simpatica e la camera (che pagheremo 62€ colazione esclusa) è pulita e spaziosa.

Dopo un po’ di riposo, usciamo prima di cena per esplorare un po’ il centro: negozi, ristoranti e bar sono quasi tutti chiusi per ferie, la cattedrale è bella (sempre gotica), il castello (chiuso) con i suoi fortilizi è maestoso e le case a graticcio storiche sono sempre degne di nota. Entriamo anche in un piccolo negozio di cose antiche, ma il proprietario non ama particolarmente chi è armato di macchina fotografica. Rue de la Borderie e rue de la Poterie sono tra le stradine medioevali più belle che io abbia mai visto, con case a graticcio antiche da togliere il fiato.

Per cena, ci sediamo in un bar-brasserie, ma il cameriere ci dice che – contrariamente al menù esposto – di sera non effettuano il servizio di cucina. Ci indica una brasserie dall’altra parte della piazza, e – incrociando le dita – ci incamminiamo. Facciamo centro: a “La Grande Brasserie” ceniamo piuttosto bene con un’insalata di formaggio di capra, una tartare di salmone, una padellata di capesante (con pasta insipida e scotta, ma pazienza), una entrecôte, una crème brulée e un vasetto enorme di fromage blanc accompagnato da cioccolata calda. Spendiamo 72€ (il record per questa vacanza) comprendendoci anche due birre medie e un caffè. Torniamo presto in hotel perché domani sarà la giornata dedicata al ritorno, e sarà piuttosto lunga…

11° giorno 20/08: Vitré – Paris CDG 334 km – 3h16’

Facciamo colazione presto, e non ci pentiamo di aver scelto di prenderla in hotel a 9€ a testa. Non abbiamo mai mangiato dei pain au chocolat così giganti, buoni, burrosi e fragranti (w il colesterolo!) e comunque la scelta proposta al tavolo è ampia. Regoliamo il conto e ci mettiamo in macchina: raggiungeremo l’aeroporto in poco più di tre ore, ma il traffico a Parigi è intenso come al solito. Il volo parte puntuale ma noi non siamo così pronti a salutare ancora una volta la Bretagna… Ci manca già, ma ricorderemo con gioia e meraviglia i posti stupendi che abbiamo visitato e la magnifica accoglienza che abbiamo ricevuto da questi pazzi Bretoni che ti regalano emozioni che solo loro e la loro magica terra possono darti.

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