Il mio Brasile

Un viaggio di gruppo nella capitale carioca, con una puntatina in Paraguay
Scritto da: migliorinia
il mio brasile
Partenza il: 03/09/2011
Ritorno il: 12/09/2011
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €

Sabato 3 settembre

Sveglia alle 2 e alle 2:45 Stefano passa a prendermi. Ci dirigiamo verso Pescantina per poi andare all’aeroporto di Linate. Viaggio tranquillo. Arriviamo in aeroporto dove un ancora addormentato addetto al check a cui avevamo chiesto di stare assieme, ci mette come vuole lui. Viaggio fino a Lisbona tranquillo. All’aeroporto di Lisbona ci precipitiamo a prendere la coincidenza per Rio. Lo scalo e’ molto grande e ha uno strano sistema di controlli passaporti; quelli europei elettronici passano subito, quelli normali devono attendere, senza regole fisse. Gli addetti dell’aeroporto indirizzano la gente verso uno sportello o l’altro senza metodologia. Saliamo sull’aereo senza problemi e partiamo in leggero ritardo. L’aereo, un vecchio A340 della Tap, propone film scadenti solo su monitor a parete e musica che si sente si e no dalle cuffie. Dei pasti meglio non parlarne, le prime 10 ore sono passate tranquillamente complice la stanchezza. Le ultime sono state un calvario. Arrivati a Rio procediamo allo sbarco e all’immigrazione che non presenta problemi. Aspettiamo un’ora e mezza i nostri bagagli che assieme a quelli di altre persone italiane non sono arrivati. La Tap, a differenza della Virgin, deve essere abituata alle procedure di lost and found infatti ci danno una contromarca con tanto di numero di telefono di un responsabile per i bagagli smarriti, e prevedono la consegna per il giorno dopo per le ore venti.

Dopo un po’ di cabaret per prelevare la valuta locale e per chiamare due taxi, partiamo per l’albergo. Il traffico di Rio è caotico, l’autista che non dice una parola ha il suo bel da fare per districarsi in questo fiume di macchine in piena. Dopo una mezzora di aria condizionata gelida e di puzza di gas arriviamo all’albergo Apa in zona Copacabana. Prendiamo possesso delle nostre stanze e dopo usciamo a cena andando in una churrascheria che ci avevano consigliato e prenotato in albergo. La cena per qualcuno è stata abbondante per altri meno dato che soffriva sia di stanchezza sia di nausea dovuta all’aria ghiacciata e all’odore di gas del taxi. Il silenzio cala per tutti verso le 21:30 causa stanchezza estrema.

Note della giornata Lo smarrimento di ben sette valigie su sette. L’impiegato completamente sbadato dell’aeroporto di Linate. Valutazioni: Aeroporto di Linate. Ormai ha più voli della Malpensa soprattutto sul medio corto raggio. Check in Tap penoso, decidono loro i posti senza tenere conto delle nostre esigenze. Punti di ristorazione nella media per essere un aeroporto. Evitate comunque il primo bar che è il più affollato e ha la maggior coda. Wi-fi solo a pagamento. Bagni in discrete condizioni. Voto 6\10

Aeroporto di Lisbona: grande scalo e base principale della tap. Distanze importanti tra un punto e l’altro senza ausilio di mezzi rapidi. Al controllo passaporti è presente una fila dedicata ai nuovi passaporti elettronici, mentre chi ha il vecchio deve adattarsi ad attese anche lunghe, la priorità per le “short connection” è affidata al buon senso del personale. Handling penoso in 45 minuti non riescono a trasferire i bagagli da un aereo all’altro. Bagni in discrete condizioni wi-fi solo a pagamento. Voto 4\10

Domenica 4 settembre

Sveglia alle 6:30 dopo una dormita epocale. Dopo colazione passeggiata per Copacabana e Ipanema, le spiagge più famose di Rio. Sono appena le 8 della mattina e comunque un discreto numero di persone inizia ad affollare la spiaggia. Nella strada attigua si vede come i brasiliani ci tengano al loro corpo. In moltissimi corrono o vanno in bici o si fermano a fare esercizi nelle piccole palestre all’aria aperta di queste spiagge. Si può passeggiare tranquillamente anche con fotocamere al collo; non sussistono particolari problemi di sicurezza anche se tuttavia conviene avere gli occhi aperti. La spiaggia è proprio come quella dei vari film ambientati a Rio, con ragazze dai grossi seni ricoperti appena da qualche striscia di tessuto. Dopo questa visita “culturale” ci dirigiamo nell’interno per vedere la Feira Hippie, una mostra mercato di artigianato locale che si tiene solo la domenica. Qui il Ceo inizia a scatenarsi nei vari acquisti soprattutto artigianato e magliette, dopo la fiera vorremo berci un caffè, ma il bar che li fa è strapieno; io e Stefano optiamo quindi per un succo fatto al momento e freschissimo e assai dissetante. Partiamo quindi con la metropolitana per il centro. Non aspettavi scene di terrore e assalti a mano armata agli ignari turisti; la metropolitana di Rio è assai sicura moderna, economica e facile da girare. In alcune stazioni offre pure il servizio custodia bici. Arriviamo in centro ma oggi è domenica ed è tutto chiuso. Per le vie del centro ci sono alcuni sporadici turisti e basta… cerchiamo, per fare contenta Luisa che vuole vistare chiese e monasteri che lei stessa aveva segnalato, ma sono chiusi. Il programma prevede il giro sul bonde, il tram aperto dove sono state girate alcune scene del film l’allenatore nel Pallone, ma anche questo è chiuso. Cerchiamo di capire il perché (è un mezzo di trasporto pubblico e non un’attrazione) quando una stangona bionda mi spiega in ottimo inglese che il bonde è chiuso per lavori di manutenzione dopo che nel deragliamento del 27/08/2011 hanno perso la vita sei persone. Proseguiamo la vista in questo centro fantasma e incrociamo una manifestazione dei pompieri che con un sit-in pacifico vogliono far capire al governo e alla municipalità di Rio l’assurdità di tagliare i fondi per questo servizio essenziale. Dopo questa parentesi politica cerchiamo un posto dove mangiare ma è tutto chiuso ci muoviamo a caso e passiamo davanti a un museo della marina, io Guido e Giamma entriamo e visitiamo un sottomarino diesel elettrico dismesso ma ottimamente conservato. Da vedere oltre al sottomarino un torpediniere che si affaccia sulla baia una caravella e un elicottero. Per l’ottimo stato di conservazione dei navigli e il costo assente una vista è senz’altro raccomandata. Pranziamo in due baracchini vicino all’imbarco per il traghetto sulla baia, con cibo di pessima qualità. Dopo pranzo ci addentriamo verso la zona di Santa Teresa per visitare la famosa scala e casualmente ci imbattiamo nel punto dove il tram è deragliato e dato che la strada sale parecchio decidiamo di prendere un autobus per vedere questa zona. L’autista guida come un pazzo con partenze al fulmicotone e curve prese alla viva il parroco. Arrivati al capolinea rimaniamo fermi mezzora sullo stesso autobus in quanto tra autista e controllori a terra non tornavano i conti sui biglietti. Nel frattempo altri autobus dietro a noi si erano mossi ma l’autista ci aveva imprigionato lasciando le porte chiuse. Scendiamo a valle e andiamo con la metropolitana in direzione del pan di zucchero. Le guide dicono che tra stazione della metropolitana e partenza della funivia ci sia poca strada in realtà ci sono almeno un paio di chilometri con l’attraversamento anche di una tangenziale, il mio consiglio è quindi quello di prendere un taxi all’uscita della metropolitana e andare con quello alla partenza della funivia. Saliamo al Pan di Zucchero rapidamente con due funivie e da li ammiriamo lo spettacolo del tramonto sul Cristo del Redentore, uno spettacolo che vale il viaggio. Al tramonto aperitivo offerto dal Miglio come ex voto in quanto in un quartiere di Rio avevo ritrovato il mio Gps che si era svitato dalla sua sede. Durante l’aperitivo registriamo un breve filmato da inviare al Tex che aveva proposto il Brasile, ma che non è potuto venire. Scendiamo dal Pan di Zucchero e prendiamo un taxi per andare in albergo dove ad aspettarci c’è il Tex (Carramba che sorpresa!). Dopo i saluti di rito andiamo a mangiare. Guido e Tex propendono per un locale specializzato in Fajolada (piatto popolare brasiliano) ma quando arriviamo al ristorante i prezzi non sono propriamente popolari e quindi optiamo per una pizzeria con giro pizza e formula “all you can eat” dove mangiamo come lupi. Durante la cena un messaggio da parte del Giamma ci dice che sono arrivate 5 valigie. Tex e Guido iniziano quindi un gioco statistico per vedere le varie probabilità di arrivo dei bagagli. Rientro in albergo con l’ultimo metro’ e li scopriamo che i due bauli sono gli unici senza valigie.

Note della giornata I panorami delle due spiagge di Copacabana e Ipanema. La manifestazione dei pompieri tutto il mondo è paese. La fortuna del Miglio che ha ritrovato il navigatore che si era sganciato dalla sua sede in una città dove dicono che se perdi un fiammifero ne trovi due. L’arrivo inaspettato del Tex.

Lunedì 5 settembre

Sveglia con calma e partenza in taxi per il Cristo Redentore. Durante il fine settimana il traffico di Rio è sopportabile, il lunedì invece è un caos… una fiumana di macchine che l’eccellente rete viaria non riesce a smaltire. Arriviamo quindi alla stazione di partenza del treno a cremagliera che ci porterà dai 44 metri della stazione di partenza ai 700 metri circa dell’arrivo. Il treno parte ripido, in cremagliera per tutto il tragitto e per le prime due stazioni la pendenza non molla mai, attraversando un paesaggio di foresta tropicale che ogni tanto fa vedere degli sprazzi di città affacciata sulle spiagge di Copacabana e Ipanema. Lo spettacolo dal Cristo Redentore è stupefacente; si riesce a vedere quasi tutta questa gigantesca città. La statua del Cristo vista dal basso è imponente ma non da un segno di oppressione anzi di libertà. Dopo un po’ di foto di rito ci fermiamo per bere un succo di frutta o una Caipirinha, gentilmente offerti dal Tex e iniziamo la discesa. In salita il treno correva e bucava la foresta, al ritorno invece scende con passo da lumaca, per fortuna che alcuni musicisti brasiliani salgono a rallegrare l’ambiente in cambio di una mancia (oltre allo stipendio della società del treno del Redentore). Una volta arrivati, dopo che Stefano si è informato sulla sorte della valigia sua e del padre (per fortuna sono in arrivo) ci dirigiamo verso lo stadio di Maracanà, uno degli stadi più grandi del mondo, ma attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione, in vista degli appuntamenti previsti per il 2014 e il 2016 (mondiali e olimpiadi). Lo stadio è bello grande ma da vedere c’è ben poco, tuttavia per gli appassionati di sport può significare qualcosa. E’ tempo di andare verso il centro e cerchiamo una metropolitana, attraversiamo un quartiere abitato solo dai locali, dove girano facce poco rassicuranti e un locale ci consiglia caldamente di tenere nascoste le macchine foto. Arrivati in centro giriamo le viuzze che avevamo girato il giorno prima. Oggi tutti i negozi sono aperti ed è come essere in una kasbah trasferita a Rio, urla di richiamo, confusione, prodotti poveri, contrattazioni e odori di spezie, manca solo il richiamo del muezzin. Sosta per merenda in una caffetteria e dopo torniamo in albergo per verificare la presenza delle valigie (sono arrivate) e giro per la spiaggia di Copacabana… bellissima al tramonto e piena di bambini che giocano a calcio e con una luce e un’atmosfera magica. Ceniamo in un posto vicino all’albergo e alle 20:15 partenza per l’aeroporto. Alla faccia dei quello che dicevano tutti il traffico alla sera è esternamente scorrevole. Check in e controlli di sicurezza in aeroporto rapidi, lunga attesa del volo che è stile low cost. Arrivo in aeroporto in orario e rapida riconsegna dei bagagli. Ennesimo colpo di fortuna con la navetta dell’albergo che è venuta a prenderci nonostante il servizio fosse garantito fino a mezzanotte.

Note della giornata Lo spettacolo del cristo redentore. Valutazione su albergo Apa Hotel: è a un tiro di schioppo da Copacabana e beach e da una fermata della metropolitana, camere dignitose anche se nella nostra non funzionava la cassaforte colazione discreta. Wi-fi gratis e discreto, computer disponibile alla hall gratuitamente. Voto 7/10

Martedì 6 settembre

Sveglia a fatica verso le 8:30 e dopo una buona colazione tutta rigorosamente preparata in loco, partenza con due macchine dell’albergo per il centro delle cascate di Igazu. Il pacchetto che i sei maschietti hanno preso, prevede anche un giro in barca sotto le cascate. Il parco è molto ben organizzato e a bordo di un autobus doppio partiamo per vedere le cascate da vari osservatori. Le cascate si stanno avvicinando alla portata massima, che è di circa 2500 metri cubi al secondo di acqua, e quindi negli osservatori più vicini alla base si è sommersi da acqua sia sottoforma di diluvio che sottoforma di acqua nebulizzata che penetra ovunque. Va meglio sull’ascensore panoramico dove si ammira il panorama dalla superiore e ci si riesce ad asciugare leggermente. E’ ora di iniziare ad avvicinarsi all’avventura nautica. Arrivati all’imbarcadero ci cambiamo nei bagni per poi scoprire che esiste un apposito spogliatoio mal segnalato. Affittati un armadietto a testa partiamo con un veicolo elettrico per l’imbarcadero. Durante il percorso ci viene proposto un trial alternativo di 600 metri che ci porterà al punto di imbarco. Lì, coperti con tutte le giacche che avevamo, partiamo. I primi minuti di navigazione sono tranquilli… il capitano si avvicina anche nella zona argentina delle cascate, dopo questa puntatina in Argentina inizia a fare sul serio e si avvicina sempre più al bordo delle cascate dove ci piovono addosso tonnellate di acqua fredda. In pochi secondi siamo completamente bagnati; il ritorno avviene con il capitano che spinge al massimo della velocità il gommone (80 km\h) prende di piatto tutte le onde che riesce a trovare e si esibisce in una spettacolare curva parabolica con il Ceo che viene a trovarsi a pochi centimetri dall’acqua. Dopo queste evoluzione il rientro riprende normalmente. Con un quarto d’ora di ritardo arriviamo all’appuntamento con i nostri tassisti che sono leggermente scocciati, breve sosta in albergo per la compilazione del visto collettivo e partiamo per il Paraguay.

Il ponte che divide le due nazioni è definito in tutte le guide come uno dei posti più pericolosi del mondo dove le probabilità di riuscire ad uscirne vivi in caso di una traversata a piedi siano prossime allo zero. La situazione, in realtà, è cambiata: poliziotti con potenti binocoli e fucili vigilano da entrambe le sponde per assicurarsi che non succedano casini. Mentre il Brasile, complice gli investimenti in vista dei prossimi avvenimenti mondiali, cerca di mantenere un minimo di ordine, strade in buono stato, semafori segnaletica presente; in Paraguay tutto ciò è assente… le strade sono una fiumana incredibile di macchine, camion con mototaxi che ti superano a destra e sinistra, la precedenza, in assenza dei militari che regolano il traffico, se la prende il più ‘forte’ e la sosta o posteggio avviene dove uno vuole. Pure il cielo è diventato plumbeo dando un aria di desolazione. Il Paraguay e soprattutto Ciudad dell’Est è meta di un sacco di brasiliani in quanto è una città duty free e con una moneta in forte svalutazione (1€ = circa 5600 guaranì).Tutta Ciudad dell’Este è piena di centri commerciali che vendono di tutto ma i prezzi almeno sui generi che cercavo io non sono affatto convenienti, anzi l’iPad che cercavo costa più che in Italia. Rimaniamo in questo gigantesco centro commerciale fino alle 18:00, ora concordata con il tassista dell’hotel. Siamo puntuali all’appuntamento ma il tassista non c’è… aspettiamo invano mezzora ma niente e così iniziamo ad essere preoccupati dato che non abbiamo in mano una prova tangibile del nostro ingresso in Paraguay. Proviamo a chiamare il nostro hotel ma si attivano i fax. Dall’impasse ci tira fuori l’autista di un altro albergo che riesce a contattare il nostro, che effettivamente è in arrivo. Rientrati in albergo rapido cambio d’abito e partenza per la churrascheria Bufalo Branco, dove io e Tex mangiamo come lupi, ma si batte bene anche il Ceo nonostante abbia dichiarato che a lui la carne non piace. Dopo cena rientriamo in albergo; qualcuno si beve una caipirinha. Io, invece, vorrei una birra ma la cameriera (di 106 anni) mi guarda male e non me la porta.

Note della giornata L’emozionante giro sopra e sotto le cascate. Il rischio di finire nelle galere del Paraguay come clandestini.

Valutazione sul parco delle cascate lato Brasiliano Parco ben organizzati gli spostamenti. All’interno avvengono tramite autobus . Ci sono innumerevoli escursioni da fare come extra. Raccomandato uno spolverino antivento di buona qualità e una protezione per la macchina foto. Voto 8,5/10

Commento sul Paraguay Caotico, si può trovare di tutto, ma la convenienza è dubbia per i pagamenti con carta di credito che richiedono una commissione extra. Attenzione, alcuni prodotti sono in vendita sono le versioni meno recenti.

Mercoledì 7 settembre

Sveglia con comodo dopo una dormita ristoratrice partenza con il Bigoton (baffone) per le cascate lato argentino. La dogana qui esiste davvero e lasciano sul passaporto un regolare timbro di entrata. Sosta per cambiare i soldi per pagare il parco in pesos ( le carte di credito non sono accettate dalla biglietteria) ed entriamo. L’Argentina alla dogana sta vivendo di centri commerciali e casinò e le strade sono meno curate come pure le persone e i negozi del paese dove ci fermiamo a cambiare i soldi. Arrivati al parco ci dividiamo subito: Ceo e Lori prendono il treno per arrivare al cammino del Diablo, noi invece andiamo a piedi e arriviamo molto prima. Se in Brasile è la quantità d’acqua a impressionare qui è il rumore e la nebbia che si crea a ondate. Dopo questo piccolo trekking, il gruppo si divide. Tutti, tranne il sottoscritto, vanno a vedere il cammino superiore io invece proseguo con il trenino fino alla stazione centrale e dopo vado a mangiare qualcosa. Appena finito il pranzo inizia un temporale… c’è tempo solo di mettersi il giubbotto e poi acqua violenta per cinque minuti. Dopo venti minutiu splendeva di nuovo un timido sole. Ripartiamo per il Brasile. Ceo, il solito malato di shopping, aveva visto un centro dell’artigianato e quindi ci facciamo lasciare lì, ma oltre quattro misere bancarelle non c’è nulla. Il nostro autista con abile mossa ci porta in un centro di artigianato e vendita di cioccolato; i prezzi sono esorbitanti e l’unica cosa accettabile ed economicamente accessibile è il bar dove preparano un ottimo caffè viennese. Torniamo in albergo e partiamo per l’aeroporto. Al check-in l’hostess di terra mi fa pesare il bagaglio a mano e senza dirmi il peso dice che lo devo imbarcare e non vuole farmelo nemmeno aprire per prendere le cose indispensabili al viaggio. Volo Igazu-San Paulo-Salvador de Bahia tranquillo. Cabaret con i taxi che non sanno dove si trovi l’albergo che abbiamo prenotato e che superano almeno tre semafori in rosso e si addentrano in una zona pedonale della città. Per l’assegnazione delle stanze, disposte su piani diversi, ad alcuni vanno bene ad altri no.

Note della giornata I gran cabaret tra aeroporti taxi e albergo.

Valutazione Parco delle cascate (lato argentino) Meno organizzato di quello brasiliano e con un’estensione inferiore. Per muoversi all’interno consigliano un treno che ha frequenza ogni 15/20 minuti e viaggia alla spaventosa velocità di 10 km/h. La distanza massima tra la stazione centrale e il punto più lontano della ferrovia è di circa 2,6 km. Una delle due tratte si può fare a piedi. Il pagamento del ticket si fa solo per cash (pesos argentino). Tutti i negozi e i ristoranti invece accettano qualunque tipo di valuta e carta di credito, ma il resto lo danno in pesos. Da consigliare la cioccolateria/caffetteria Havana. Voto 6,5/10

Posada Carolina Hotel rustico e costruzione non modernissima. Camere tutte a 4 letti, bagno in discreto stat. Merita la colazione… ha un assortimento di dolci da competizione. Collegamento wi-fi in tutta la struttura incluso non compatibile con Blackberry. Il bar funziona fino alle 22 e serve solo caipirinha. Come extra vi organizzano escursioni nelle vicinanze a prezzi più convenienti rispetto all’acquisto dei singoli ticket. Tralasciando il ritardo dell’autista nel Paraguay il servizio è più che buono. Voto 8,5/10

Aeroporto di Igazu Terminal leggermente più piccolo del Valerio Catullo e discretamente organizzato. Scarico dei bagagli abbastanza rapido considerando la latitudine. Controlli di sicurezza nella media. L’unico bar ristorante ha tempi biblici nella preparazione dei panini. Gli aeromobili si raggiungono esclusivamente a piedi e in caso di pioggia viene fornito un ombrello di cortesia. Occhio al peso del bagaglio a mano, possono decidere di farvelo imbarcare. Wi-fi solo a pagamento. Voto 7/10

Aeroporto internazionale di San Paulo Principale Hub della Tam (compagnia di bandiera brasiliana). Per dimensioni è l’equivalente di Francoforte. La parte internazionale, da quello che si può vedere, non è male, ma quella dei voli ‘domestici’ è pietosa: un bar, un’edicola che vende anche qualcosa da mangiare, il controllo di sicurezza i servizi igienici e basta. Il wi-fi è presente solo a pagamento. Da una pesante insufficienza lo scalo si salva solo per la velocità dell’Handling; in poco più di un ora, infatti, riescono a smistare correttamente le valigie. Voto 5/10

Giovedì 8 settembre

Sveglia a fatica alle 8:30. Dopo una colazione abbastanza discreta iniziamo a vedere il centro di Salvador. Le case sono tutte colorate e molte sono in ristrutturazione. A Rio erano assenti, qui invece pullulano: artisti di strada e venditori ambulanti, più o meno autorizzati, bambini che cercano di spillare con qualsiasi metodo qualche real all’ignaro turista, l’unico metodo per disfarsene è ignorarli completamente. Arrivati alla piazza principale della città iniziamo a vedere le chiese che sono una delle prerogative culturali e storiche di San Salvador, costruite con i soldi dei ricchi portoghesi che avevano bisogno di sentirsi rassicurata l’anima, e con il sudore di centinaia di schiavi negri che i portoghesi stessi avevano portato qui perché lavorassero sia nelle piantagioni di canna da zucchero sia alla costruzioni delle chiese dopo essersi convertiti a forza al cristianesimo. Le chiese sono uguali in tutto il mondo: oro e argento a palate, richieste di offerte per il loro mantenimento (oltre al biglietto d’ingresso). Proseguiamo per scendere nella zona della baia. Quindi sosta al mercato Moello per acquistare un po’ di souvenir. Per il pranzo cerchiamo qualcosa nella zona del nostro albergo, ma vorremmo salire tramite il piano inlcinado (una funicolare) attraversando un quartiere percorso solo dai locali. Arriviamo alla stazione di partenza della funicolare e scopriamo che è chiusa da sette mesi causa lavori di manutenzione. Rientriamo quindi con l’ascensore. Il quartiere che attraversiamo è paragonabile a Borgo Milano di Verona… ci sono supermercati negozi di articoli sportivi autofficine due ingrossi della birra e superalcolici e due ricevitorie della lotteria strapiene di gente. Dopo aver mangiato in un ristorante-pizzeria (che alla fine aveva solo pizze e con un servizio lentissimo) e dopo essermi fatto fregare come un pollo tre fette di pizza dal Tex, avremmo da vedere ancora un po’ di monumenti, ma buttiamo tutto in ‘vacca’ e decidiamo di andare alla spiaggia del Faro. Io mi metto subito a dormire. Tex, Stefano, Sandro e Giamma si buttano in acqua. Rientriamo in albergo in taxi e dopo esserci riposati e cambiati andiamo a cena al ristorante “La figa”, ristorante italiano che attira i turisti con il suo nome. Mangiamo discretamente e alla fine non spendiamo nemmeno tanto. Una volta in albergo il silenzio cala relativamente presto causa stanchezza del giorno prima

Note della giornata Tex che ha conosciuto un tassista e ha iniziato a parlare portoghese.

Venerdì 9 settembre

Sveglia con comodo dopo colazione. Partiamo per andare a visitare un’altra chiesa, ma non si può entrare perché stanno allestendo il set di un film. Il gruppo poi si divide… io vado a vedere i negozi di dischi (Salvador di Bahia viene riconosciuta come una delle capitali della musica), il Ceo e la Lory vanno alla ricerca di negozi, mentre gli altri ‘mescolano’ negozi e visite culturali. Dopo lo shopping ci troviamo in piazza come da accordi e ci dividiamo: Ceo e Lory ancora a botteghe saltando il pranzo. Noi mangiamo invece nella pizzeria-ristorante dell’altro giorno; niente furti questa volta, ma uno scapaccione da parte di una signora che vuole rimanere anonima per via di uno scherzo che non avevo fatto io. Dopo mangiato, in taxi andiamo alla chiesa di Bonfim, chiesa con numerosi ex voto e nota per i suoi miracoli e desideri esauditi se si rispettano una serie di convenzioni. Al rientro il tassista ci chiede se vogliamo vedere un posto sulla spiaggia, acconsentiamo e ammiriamo una favolosa vista di Salvador di Bahia. Rientro in albergo e sosta per un dolce nella pasticceria-gelateria vicino, e poi attesa dei taxi. Di taxi ne avevamo chiamati già dal giorno precedente 2, ma i taxi urbani, per la presenza di una grossa bombola di gas (in Brasile quasi tutte le macchine montano motori e serbatoi in grado di funzionare con gas etanolo e la normale benzina NdR) non ci stanno. Siamo costretti a chiamare un terzo taxi, qualcuno si deve tenere la propria valigia sulle ginocchia. Nessun problema né per il check-in né per il volo. Arrivo in leggero anticipo… recupero dei bagagli e trasferimento in pulmino in albergo. Nessuno avrebbe voglia di mangiare, ma usciamo lo stesso ed entriamo al primo ristorante che troviamo… dove con 4 portate mangiamo in otto lasciando pure qualcosa. Il silenzio cala verso mezzanotte

Note della giornata Le due tipe che ha cuccato il Giamma.

Commento su Salvador di Bahia Grande città a cavallo dell’equatore. Il centro merita una visita per le sue case multicolori. La sua atmosfera di festa 24 ore su 24. Se cercate una spiaggia per rilassarvi un po’ non fatevi portare a quella del faro (la più turistica), dove il sole cala presto, ma andate a quella della chiesa di Bonfim che è più attrezzata e dove il sole tramonta più tardi. Nelle guide viene si legge che è una città che ha grossi problemi di sicurezza: non è vero. In tutta la città ogni due o tre incroci è presente un poliziotto. Gli unici che potrebbero dare fastidio sono gli ambulanti che, con la scusa di fare un regalo, pretendono l’acquisto di oggetti ben più costosi. In questa città è inutile essere mattinieri… i negozi come i monumenti non aprono prima delle 10-10:30.

Valutazione Posada Los soneros Posada in pieno centro attualmente sono in atto lavori di ristrutturazione. L’aspetto non è dei migliori. Sconsigliata a chi è maniaco dell’igiene e della modernità. Le camere sono quasi tutte a quattro letti e la gestione di tutta la struttura è un po’ ‘casalinga’ e alla buona. Connessione internet libera nelle aree comuni via wi-fi o tramite computer a disposizione. Colazione discreta voto 6/10

Aeroporto di Salvador de Bahia Grande scalo internazionale con check in rapido. I negozi vendono di tutto, ma sono cari. Conservate la marca delle valigie, la richiedono random all’uscita. Voto 7/10

Sabato 10 settembre

Sveglia con comodo. Attendiamo nella hall dell’albergo la guida che ci porterà nelle favelas. Attraversiamo tutta Rio per arrivare nella favela Rochina, una delle più grandi della città. Durante il tragitto la nostra guida ci spiega come dobbiamo comportarci.

Chiedere sempre l’autorizzazione per fotografare e non fotografare le moto e i motociclisti (che sono gli emissari del boss). Rimanere uniti. In caso di smarrimento l’unica cosa da fare è scendere, così, si uscirà dalla favela.

Noi chiediamo come verrà divisa la quota che paghiamo, la risposta di Alberto, la nostra guida è la seguente: una parte a lui, una parte alla società che affitta il pulmino, una parte al boss. Quindi a differenza di quello che scrivono le guide e il sito dell’associazione, l’eventuale incasso per gli abitanti della favela verrà quindi da quello che compreremo all’interno della favela stessa. La favela è una comunità a se stante ben organizzata. E’ presente un boss a cui spetta il mantenimento dei contatti con l’esterno, il pagamento della Polizia affinché possa attuare i suoi traffici, la gestione della giustizia che si basa molto sulla legge capione (se qualcuno mi fa un torto, il boss ‘appianerà i conti’ e poi consegnerà il responsabile alla giustizia ordinaria) e la gestione della flotta di motociclisti che svolgono la funzione di mototaxi (le strade più interne della favela non sono accessibile a macchine ma solo a moto) e contribuiscono alla gestione degli affari illeciti (prevalentemente traffico di cocaina e prostituzione). Le case della favela sono tutte di proprietà e da pochi anni sono dotate di acqua corrente (disponibile solo per qualche ora al giorno, ma tutte dotate di serbatoi di accumulo) e di corrente elettrica che la maggior parte delle volte viene rubata dagli abitanti più poveri (ai più benestanti) il tutto in un groviglio interminabile di cavi che nessun elettricista saprebbe sciogliere.

La costruzione delle case segue questa regola fondamentale: i più poveri sono nelle zone più alte (più difficili da raggiungere). Veniamo portati ad ammirare il panorama su Rio de Janeiro dalla terrazza di una casa e la nostra guida ci fa vedere alcuni palazzoni della “Rio benestante” che pagano di spese condominiali (portinaio,sicurezza, pulizia, piscina) un minimo di 7000 euro al mese ad appartamento (sono palazzi da almeno 50 appartamenti). Ci viene proposto di vedere il peggio della favela, ossia le zone più depresse; l’unico problema è che ci sono molte scale e odore di scarichi. Iniziamo questa discesa negli “inferi”, che in realtà non sono poi così infernali… è vero mancano i nomi delle strade, mancano le strade (che sono sostituite da rampe di scale) e il vicino rigagnolo è una discarica a cielo aperto (situazione non dissimile da quella di Napoli che la guida conosceva tramite le immagini irradiate dalla televisione), ma gli abitanti mostrano una loro dignità. Le donne lavano le loro case e la zona limitrofa e sorgono botteghe povere ma ordinate che rappresentano gli affari leciti della favela (parrucchieri negozi di abbigliamento alimentari qualche raro bar, dove il Tex acquista qualcosa da mangiare). Mi impressiona molto il fatto che quasi tutti questi locali abbiano in bella mostra un bel tv color, in alcuni casi a schermo piatto. Non c’è da stupirsi invece per la presenza delle parabole su quasi tutte le case. Il governo Brasiliano, infatti, vista l’impossibilità tecnica di copertura di tutto il territorio con la trasmissione televisiva di tipo tradizionale, sostiene la televisione via satellite. Arriviamo poi nella zona centrale della favela che è un brulicare di moto, una serie di officine a cielo aperto che eseguono quasi tutte le riparazioni, e ben quattro banche che per motivi di sicurezza possono erogare solamente quantità limitata di denaro. Completano i ‘negozi’ due farmacie-drogherie un supermercato e un negozio di informatica che non ha nulla da invidiare a quelli di Verona. Alla fine della visita della visita della Favela storica, veniamo portati in una nuova aerea che il governo brasiliano sta ristrutturando. Rispetto alla Favela vecchia dove le case sono tutte al naturale (color mattone o cemento) e le vie sono strettissime, le case della nuova Favela sono dei piccoli condomini a due piani con un’esplosione di colori e vivacità e sono dotate di tutti i confort compresa la connessione a Internet gratuita via wi-fi. Usciamo dalla favela e ci fermiamo in un locale a mangiare uno strano panino con prosciutto e formaggio e un’ottima spremuta di arancia. Torniamo in albergo e nonostante il tempo non sia il massimo, ci cambiamo e andiamo alla spiaggia di Copacabana… tutti meno Guido che preferisce raggiungerci dopo. In spiaggia, nonostante il cielo un po’ coperto, c’è tantissima gente. Stefano, il Tex e Giamma vanno subito a fare il bagno. Io, invece, dopo aver contrattato l’acquisto di un pareo provo ad entrare nell’oceano, ma l’acqua è troppo fredda e le onde forti… così desisto. Dopo il bagno ci fermiamo in un circuito per berci qualcosa. Appena seduti arriva un venditore di targhe, provo a contrattare, ma non riesco ad abbassare il prezzo, poi arriva Marcantonio che vende magliette da calcio che vuole comprare la mia, comprata pochi giorni prima. Passa poi un gruppo folcloristico che suona e balla… due o tre hit brasilere, una venditrice di ottimi dolci, un altro venditore di targhe da cui riesco a spuntarne due a un prezzo ridicolo, ultima preda dello squalo delle contrattazioni. Dopo questa sosta torniamo in albergo, ci cambiamo e partiamo per Barria, dove c’è il più grosso centro commerciale del Sudamerica. All’andata tram più autobus non presenta problemi di sorta, eccetto un freddo gelido in autobus. Arrivati al centro commerciale, dopo esserci dati un punto di appuntamento, ci separiamo. Il centro commerciale è del tutto identico a quelli americani, sia per estensione sia per tipologia e dimensioni dei negozi (non troppo grandi e la merceologia è informatica, abbigliamento, articoli sportivi, outlet delle più svariate marche). Per via delle differenze valutarie e dei dazi di importazione non è conveniente fare acquisti se non di prodotti brasiliani. Alle 21 ci ritroviamo tutti. Il programma sarebbe quello di mangiare un rodjzio di carne al centro commerciale, che si vanta di ospitare ben 50 ristoranti, ma di ristoranti brasiliani nemmeno l’ombra… solo fast food american style o sushi bar. Rientriamo in taxi verso l’albergo. I prezzi nel giro di un’ora e mezza sono saliti di 10 real per via del passaggio alla tariffa notturna. I due tassisti ci danno un prezzo di massima e partiamo. Il nostro taxi è un vecchio scassone dotato, però, di televisione per il passeggero davanti. Fino al quartiere Flamengo, dove abbiamo l’albergo, non ci sono problemi eccetto un incidente in autostrada che rallenta un po’ la marcia. Nei pressi dell’albergo invece inizia il caos. L’autista non conosce dove si trovi la strada del nostro hotel né sa programmare il suo navigatore satellitare… e la sfiga vuole che io abbia lasciato il mio super garmin in camera per questa sera. Giriamo attorno a Bottafogo una, due tre volte con l’autista che chiede indicazioni a vari colleghi, mentre Stefano prova a impostare l’indirizzo sul navigatore del tassista. Arrivati nelle vicinanze della destinazione chiediamo di fermarci e con nonchalance il tassista tira fuori un tariffario e aggiunge un ulteriore supplemento alla tariffa esposta, senza darci spiegazione. Ceo e Lory vanno in camera per la stanchezza, Stefano, invece, perché e arrabbiato… Io raggiungo gli altri al ristorante, dove mi viene raccontato che il loro tassista guidava come un pazzo e che ha messo in conto il pedaggio autostradale.

Note della giornata La visita nella favela, iniziata vedendo un ragazzo di non più di 16 anni con in mano un fucile mitragliatore che dall’alto guardava la città. Le contrattazioni spietate dello squalo. Un tassista imbecille.

Commento sulla Tam, compagnia di bandiera brasiliana Compagnia premiata con la miglior valutazione da parte di appositi enti come migliore aerolinea del sud America. Il suo motto è “the red carpet” e quando ci si imbarca o si sbarca sulle scalette si trova un tappeto rosso. Aerei quasi tutti nuovi, prevalentemente Airbus, anche se ci sono anche diversi Boeing. I posti sul corto raggio sono un po’ da low cost. Gli snack sono un po’ ripetivi (panini prosciutto e formaggio caldi), ma discreti. Nessun problema di puntualità o riconsegna bagagli. Voto 8/10

Domenica 11 settembre

Oggi è l’11 settembre, il decennale dell’attacco alle torri gemelle. Le tv, comprese quelle brasiliane, parlano solo di quello. Dopo aver fatto colazione e preparato i bagagli ci prepariamo a portarli nella baggage room, ma c’è un contrordine: dobbiamo lasciarle nella nostra stanza. Lasciati i bagagli partiamo per andare a vedere l’Escalera, una scala multicolore opera di un artista cileno. E’ bellissima! Le piastrelle provengono da ogni parte del mondo. Scendendo dalla scala troviamo l’artista, che in spagnolo inizia a magnificare la sua opera rispetto a quella dell’Italiano Michelangelo, sostenendo che Michelangelo era un Maricon (in spagnolo omosessuale), che ha sempre lavorato per il Papa e non ha mai fatto opere per se stesso. Lui, invece, è privo di committenti e la sua scala è un’opera per se. Vistiamo poi il mercato locale della frutta e verdura, dove contadini con i più disparati mezzi di trasporto vendono i loro prodotti Spiccano le banane vendute a un prezzo ridicolo e a quantità (minimo cinque) e non a peso. Altri generi merceologici sono le spezie, prevalentemente peperoncino. Dopo questa visita non inclusa in nessun pacchetto turistico ci dirigiamo verso la spiaggia di Bottafogo. Vorremo fare un giro attorno al Pan di Zucchero, ma il tempo è nuvoloso e desistiamo. Bighelloniamo un po’ per la spiaggia di Bottafogo e poi raggiungiamo gli altri alla Feria Hippie, dove avanza il Ceo ben carico di sacchetti. Il gruppo si divide qui. Io, Stefano e Giamma andiamo da Pizza Hut per andepiere all’ex voto (ritrovamento dei bagagli). Dopo ritorniamo in albergo e partiamo per l’aeroporto. Volo fino a Lisbona tranquillo.

Lunedì 12 settembre

Arrivo in orario a Oporto. Controllo passaporti rapido e dogana un po’ più lenta. Mi hanno fatto aprire il bagaglio a mano. Imbarco su un vecchio Fokker 100 fino a Malpensa. Riconsegna dei bagagli in tempi decenti. Io faccio denuncia per il danneggiamento del bagaglio. Agli altri, seppur le valigie risultano danneggiate, non importa nulla. Nessun problema per il transfer fino a Linate. Poi fino a Verona senza problemi.

Valutazioni Aeroporto di Rio

Di questo aeroporto ho valutato sia la parte internazionale sia quella ‘domestica’. Arrivi internazionali. Si sbarca quasi sempre tramite hub, dopo il controllo passaporti, con coda preferenziale per i passaporti brasiliani. In caso di mancata riconsegna, sono bravi nelle procedure di Lost and Found.

Arrivi nazionali Il collegamento con il terminal può avvenire tramite autobus o hub. Leggermente più veloce lo scarico dei bagagli.

Nelle zona arrivi si trovano i vari servizi taxi per la città. Se siete in tanti e con bagagli prendete un taxi interno (sono dotati di bagagliaio capiente) e non quelli esterni che, praticamente, non hanno bagagliaio. Possibilità di prelevare contante tramite bancomat presso gli sportelli situati al primo piano.

Partenze ‘locali’ II check-in e i controlli di sicurezza sono rapidi. Nelle sale d’attesa ci sono soltanto due piccoli negozi e una caffetteria.

Partenze internazionali Check-in sempre rapido così come i controlli di sicurezza e la dogana. Ci sono un grosso duty free e un negozio di articoli di lusso e uno di specialità brasiliane. L’unico bar caffetteria (non male) si trova al piano di sotto.

Wi- fi presente a pagamento. Vari punti presenti per la ricarica di telefoni e simili.

Tenete con voi un numero di telefono di una persona che conoscete ( e che non sia in viaggio con voi) da dare al check in e da consegnare alle autorità brasiliane in caso di emergenza. Voto complessivo 7,5/10.

Hotel Poeidus Rio Hotel 3 stelle nel quartiere Flamengo posto a uguale distanza dalla fermata della metropolitana di Flamengo e Machango. L’ingresso è lussuoso, le camere (almeno la nostra) sono un po’ datate. Le prese elettriche in camera non reggono il peso di un caricabatterie… cercate qualcosa per puntellarl. E’ l’unico albergo dove ho avuto bisogno dell’adattatore di corrente. Connessione internet a pagamento disponibile in tutto l’albergo. Considerando che questo albergo è stato il più caro del tour il voto è negativo. Vorrebbero farci pagare un’extra per la camera di cortesia che non abbiamo chiesto 4,5/10

Compagnia aerea Tap Compagnia di bandiera portoghese che all’andata usa un A320 per il volo di breve raggio e un A340 parecchio datato per il volo di lungo raggio. Al ritorno, invece, un A330 nuovo per il lungo raggio e un vecchio Fokker 100 di una compagnia consociata per il volo di breve raggio. I servizi di intrattenimento su A320, A340 e Fokker 100 sono minimi, se non assenti. Intrattenimento secondo gli standard attuali sul A330 con monitor on demand. I pasti non sono il massimo… passano con un foglietto con il menu per ogni passeggero, ma la reale disponibilità è dovuta alle scelte degli altri passeggeri. Per fortuna, hanno un buon servizio di Lost and found per i bagagli. Secondo quello che dicevano in albergo, il mancato arrivo del bagaglio con Tap è quasi una consuetudine. Voto 4/10

Trasporti pubblici di Rio Comprendono metropolitana e autobus più una serie di pulmini privati. Metropolitana ottima, rete treni con aria condizionata e facile da girare. Unico neo, i monitor che non indicano il tempo di attesa per il prossimo treno. Autobus: è un po più difficile capire dove siano le fermate, ma nel complesso la rete è buona. Impossibile fare i portoghesi, senza il biglietto non si entra. Buono il tesserino ricaricabile anche se non dà diritto a corse a prezzo ridotto. Attenzione durante il fine settimana: la rete lavora con orari ridotti, ma chiaramente indicati. Voto 8/10

Aeroporto di Oporto Secondo hub di Tap decisamente più’ piccolo di Lisbona. Controllo passaporti rapido, più’ lenta la dogana. Internet disponibile gratuitamente da diversi computer, ma non via wi-fi. Voto 7/10

Aeroporto della Malpensa Arrivi internazionali. Ormai arrivano solo pochi voli. Nonostante ciò lo sbarco dei passeggeri e dei bagagli avviene lentamente. Viene da chiedersi come mai venga ancora utilizzato. Voto S.V.

Commento su Rio

Rio è sinonimo di Brasile: samba, spiagge chilometriche e tanto altro. L’arrivo di tre grandi eventi sta portando, oltre che soldi, una ventata di novità soprattutto sul tema ambientale, ad esempio tutti i semafori sono a led. Il parco macchine, una volta costituito prevalentemente da Volkswagen Brasilia (i vecchi maggiolini), si è ammodernato notevolmente; vanno forte le Chevrolet, le Fiat e le Toyota tutte con motori in grado di utilizzare diversi combustibili, tra cui l’etanolo. La gente è cordiale e disponibile anche se nelle spiagge di Copacabana e Ipanema conviene tenere gli occhi aperti, come su tutte le spiagge del mondo. Gira, in maniera discreta, molta polizia. E’ inutile visitare il centro di domenica, in quanto è tutto chiuso.

Commento sul Brasile

Il Brasile non è una nazione… è un continente. Per attraversare tutto il territorio (da nord a sud) occorrono circa 6 ore di aereo. Da paese del terzo mondo sta iniziando a farsi un nome nei paesi che contano e la sua economia è in costante crescita (ha guadagnato 1 euro circa in un anno). I brasiliani amano mostrare il loro fisico indipendentemente dall’età e dal sesso. Soprattutto il nord è un’importante crocevia della prostituzione (anche minorile), e nelle favela dei traffici di droga. Problemi di sicurezza non ce ne sono, ovviamente bisogna sapersi comportare e non andare a cercare il rischio. Nelle ore notturne per gli spostamenti, soprattutto se fuori dalle zone centrali, conviene affidarsi al taxi. Non perdete occasione di provare un rodjzio di carne (una serie di carni diverse cotte in vari modi che vi vengono servite secondo la metodologia dell’all you can eat).

Cartografia e valuta

Come cartografia a Rio abbiamo usato le mappe del touring club, più quelle dateci in albergo nelle altre città abbiamo usato solo quelle che ci venivano fornite in albergo senza alcuna difficoltà. Con noi avevamo anche due navigatori satellitari con cartografia brasiliana e un terzo installato su un cellulare che non abbiamo usato più di tanto. Assolutamente sconsigliato l’uso di una macchina a noleggio, visto che le distanze sono immense e nelle città è difficile trovare parheggio. Per quanto riguarda la valuta e i pagamenti, utilizzate tranquillamente la carta di credito che è molto diffusa. I prelievi possono essere fatti senza difficoltà dal banco do brasil e dalle banche della Bradesco con qualunque bancomat nel circuito cirrus/maestro. Nel girare per mercati o bancarelle fate attenzione, difficilmente accetteranno tagli superiori ai 20 real.



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