Terre del Finimondo

E' il titolo di un bellissimo romanzo di Amado ed è anche la frase più efficace per descrivere il Brasile. Il viaggio mio e di Silvia è nato per via di un matrimonio, quello di una coppia di amici, lui italiano e lei paulista, che ci hanno trascinato (con poco sforzo, devo dire) in questa parte di mondo così diversa ma anche così affine....
Scritto da: Alessandro Gardini
terre del finimondo
Partenza il: 17/09/2003
Ritorno il: 08/10/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
E’ il titolo di un bellissimo romanzo di Amado ed è anche la frase più efficace per descrivere il Brasile. Il viaggio mio e di Silvia è nato per via di un matrimonio, quello di una coppia di amici, lui italiano e lei paulista, che ci hanno trascinato (con poco sforzo, devo dire) in questa parte di mondo così diversa ma anche così affine. Approfittando del matrimonio abbiamo organizzato un giro nel tentativo di vedere più cose possibili, procurandoci un pass da 5 voli interni della VASP (per circa 400 dollari). Per il volo intercontinentale avevamo preso un’offerta dell’Iberia, che sconsiglio vivamente visto che, oltre ad avere rischiato di farci rimanere a terra per problemi ai loro terminali, sono stati parecchio cafoni. SAO PAOLO San Paolo è un autentico casino! Sembra di vedere insieme pezzi di tante metropoli riuniti un po’ alla rinfusa e senza criterio. E’ una città frastornante, calorosa e repellente al tempo stesso. Esteticamente è orribile, ma forse il centro merita una rapidissima visita per vedere la gente che ci vive e lo anima. Brutta ma autentica,e con delle churrascarias (la tipica griglieria/osteria nazionale) senza eguali nel resto del Brasile. Alloggiamo nel centro, vicino a Praça da Republica, in un piccolo alberghetto che si chiama Joamar e costa meno di due pizze margherite.

CONTRATTEMPI Il giorno seguente partiamo alla volta dell’aeroporto, era un giorno come un’altro, c’era il sole e niente era diverso se non una piccolissima cosa: entrava in vigore l’ora legale! Eravamo troppo assorbiti dal nuovo fuso per pensare ad una eventualità del genere e così, come in un film di Fantozzi, ci è partito l’aereo sotto il naso! Una giornata da dimenticare, certo, ma la cosa più incredibile è che tutti si facevano in quattro per aiutarci, mentre noi ci aggiravamo come due pazzi per tutto l’aeroporto farfugliando e additando i nostri orologi.

Così abbiamo perso un giorno utile e dovuto rinunciare al Pantanal, ripiegando per le cascate di Iguaçu. CATARATAS DE IGUAÇU Le cascate di Iguaçu sono un autentico spettacolo, qualcosa che vedi e ti chiedi: perchè non ci sono venuto prima? L’autentica soddisfazione di stare in un posto senza eguali. La visita inizia nel lato Brasiliano, quello che è meno a contatto con le cascate ma che offre la vista migliore di tutto l’insieme. Con un po’ di fortuna si riescono a vedere dei tucani e qualche primate, basta girare un po’ con il naso all’insù…Quelli invece che si vedono bene, anche senza cercarli, sono gli scempi edilizi che purtroppo deturpano parte del meraviglioso paesaggio: alberghi di lusso con grandi spianate in piena foresta pluviale, enormi scalinate e terrazze di cemento, vecchie passerelle smantellate lasciate sul greto del fiume. Gli affari arrivano sempre prima della coscienza ambientale.

Il giorno seguente entriamo in Argentina per una lunga visita all’altro lato delle cascate; c’è un lungo percorso guidato in mezzo alla foresta che offre dei continui scorci ravvicinati sulle cascate, ognuno sembra più bello del precedente. Lasciamo per la fine la parte più incredibile, quella della Garganta del Diablo, il getto più alto di queste cascate che si estendono per più di tre chilometri. Una passerella ti conduce esattamente sopra al punto di caduta dell’acqua, non resta altro da fare che guardare e ascoltare in silenzio (e coperti dall’impermeabile!) uno spettacolo imperdibile e difficile da trasmettere a parole.

Non solo le cascate, ma anche la foresta è di per sé uno spettacolo e la miriade di uccelli che vive e si nutre nel microambiente delle cascate. Chi non ne ha abbastanza può anche tentare l’escursione in un sentiero battuto all’interno del parco, il Sendero Macuco, nella speranza di vedere un po’ di fauna caratteristica.

Foz do Iguaçu è un’orribile città sul lato brasiliano, ex-dormitorio per gli operai di una diga, ora è uno scalo turistico infarcito di localoni e casinò; sul lato argentino c’è invece Puerto Iguazù, decisamente più autentica, conserva un certo fascino misterioso da città di confine. Si trova un po’ più a a valle rispetto alle cascate, a livello della confluenza del Rio Iguaçu con il Rio Paranà. E’ un punto molto suggestivo, anche perchè segna il “triplice confine” (il terzo stato è il Paraguay), il paesaggio è di una calma quasi surreale, specie al tramonto, sembra impossibile di vedere la stessa acqua passata poco prima dalla Garganta del Diablo.

ANCORA SAN PAOLO Per il matrimonio ci spostiamo nell’interno dello stato di San Paolo, in un paese di nome Jaù. Attraversiamo una campagna sterminata, dove il latifondismo la fa ancora da padrone. Siamo circondati da distese di banane, arance e canna da zucchero, gli spazi sembrano enormemente dilatati. Naturalmente é un posto che nessun turista includerebbe in un itinerario, noi abbiamo la fortuna di vederlo e di respirare un po’ di autentica vita brasiliana al di là delle grandi città e degli stereotipi. PARATY Scordatevi la percezione delle distanze a cui siete abituati, tanto più se viaggiate via terra. Possono volerci parecchie ore per percorrere anche solo 200 chilometri! Quindi non resta che armarsi di pazienza e godersi il paesaggio. Il nostro viaggio dall’entroterra di San Paolo al mare sembra davvero interminale, ma lo spettacolo che ci si presenta verso sera è davvero unico. Tutto l’entroterra è posto su un altopiano e mentre ci avviciniamo verso l’oceano si apre improvvisamente la vista su tutto il litorale. Arriviamo a Parati a notte fonda e ci sistemiamo alla Pousada Kotory, un posto carino e accogliente con un piccolo patio dove servono la colazione (il tutto a 40 reais!).

Parati è un antico centro coloniale, molto ben conservato, al centro di una splendida baia fatta di promontori a picco sul mare e di una miriade di isolotti, il tutto è ricoperto dalla mata atlantica (la foresta lussureggiante che ricopriva un tempo tutta il versante atlantico del Brasile). Andando al porticciolo si possono trovare colorate barchette di pescatori che arrotondano i guadagni accompagnando i turisti per l’arcipelago, basta accordarsi sul prezzo e sul tempo e loro pensano a scarrozzarvi per gli isolotti. Su alcuni di questi conviene fermarsi per un rapido bagno o per fare un po’ di snorkeling, in altri si trovano barracas dove mangiare pesce e manioca fritta: potete gustarvi dell’ottimo pesce dourado, seduti all’ombra di un pergolato mentre sorseggiate caipirinha e succhi di frutta.

Un’ottimo momento per passeggiare in paese è durante il tramonto, o subito dopo, quando tutto è più calmo e si sente la musica che comincia a uscire dai bar e dai ristoranti. RIO DE JANEIRO Con solo (!) 5 ore di pullman ci spostiamo da Parati alla grande Rio, la tratta litoranea iniziale è molto bella, dopodiché ci si sposta più nell’interno e incomincia un’interminale serie di sobborghi, piuttosto desolanti. Dopo un’infinità di chilometri arriviamo all’ autostazione, un po’ spaesati e impauriti dall’impatto con la metropoli. Stavolta ci lasciamo un po’ condizionare dagli allarmismi delle guide e decidiamo di alloggiare a Copacabana, molto turistico e per questo reputato più sicuro. In realtà va detto che tutte le guide fanno un po’ di terrorismo psicologico su alcune città e alcuni quartieri, a mio avviso largamente ingiustificato. Basta comportarsi normalmente e seguire il proprio buonsenso, se uno poi è così fesso da girare con una digitale da 1000 euro al collo correrà dei rischi tanto a Rio quanto a Milano.

Gli alberghi a Copacabana sono naturalmente più cari che in altre zone o nel resto del Brasile, comunque sono abbordabili e anche ben tenuti. Il nostro si chiama Copacabana Sol, è un 3 stelle e la doppia costa poco più di 40 euro.

Rio è una splendida città, non c’è che dire, è davvero unica, il paesaggio urbano più strano che si possa immaginare. Le viste panoramiche dal Corcovado e dal Pan di Zucchero sono assolutamente imperdibili (quest’ ultima magari da fare vicino al tramonto), ma la Rio autentica si trova nelle stradine vecchie del centro, affollatissime di negozi e banchetti. C’è un incredibile miscuglio di merci e di colori e l’aria è continuamente riempita dalla musica. Due parole su Copacabana: certo non è la spiaggia di un atollo, tutto sommato è una ‘volgare’ spiaggia cittadina che però è resa affascinante dall’estensione chilometrica e dalla vista splendida che si ha della città. A novembre era poco frequentata di giorno (di garote neanche l’ombra!), evidentemente non era ancora sufficientemente caldo per gli autoctoni, che erano impegnatissimi a prepararsi nelle palestre visibili dalle strade. Verso il tramonto però la spiaggia si rianimava, con frotte di adulti e bambini che occupavano tantissimi campi da calcio e da beach volley. Un’ultima nota di merito: a Rio ci sono le succherie migliori del paese, con una scelta incredibile di frutta.

PERNAMBUCO Raggiungiamo in aereo il Pernambuco, lo stato con Recife e Olinda, e piombiamo in un clima quasi equatoriale. Il sole picchia in una maniera insopportabile ma incomincia a tramontare alle 16 e 30, alle 18 è già buio pesto e non sembra proprio di stare al mare! L’altro impatto molto forte è con la realta sociale: ci rendiamo conto di essere in uno stato molto povero, sembra di avere cambiato nazione. Sapevamo che avremmo incontrato un forte dislivello, ma vederlo è davvero impressionante. Recife, in particolare, è una città che cade a pezzi, in cui si percepisce un passato glorioso ma si vedono edifici completamente abbandonati, sporcizia e un’odore nauseabondo provenire dal fiume e dal mare. E’ davvero triste, perché ci sono scorci potenzialmente belli che cadono letteralmente a pezzi e tanti senzatetto per le strade. Il nostro istinto da occidentali fighetti ci porta anche a essere un po’ spaventati, ma poi ci rendiamo conto che non ce n’è motivo.

Sembra che solo durante il carnevale, che è uno dei più famosi del Brasile, Recife si trasformi interamente diventando un fiume in piena di gente che non dorme per tre notti consecutive.

Alloggiamo a Boa Viagem, che è un sobborgo turistico a sud di Recife, dove si trova facilmente posto. La spiaggia è piuttosto deludente, frequentatissima dai locali, ma bruttina e anche parecchio inquinata.

Il giorno seguente visitiamo Olinda, una deliziosa città a pochissimi chilometri da Recife: un antico centro coloniale ben conservato (è patrimonio dell’UNESCO). Appena arrivati ci si presentano delle guide autodidatte che chiedono di accompagnarci nella visita. Conviene ‘assumerne’ una, anche per evitare di essere fermati ogni 2 minuti dalle altre aspiranti guide! Basta mettersi d’accordo prima sul prezzo. Il nostro cicerone ci porta in giro a vedere le chiese e i palazzi più interessanti, in una mezza giornata abbiamo già completato il giro. La sera Olinda sembra piuttosto animata, abbiamo anche la fortuna di imbatterci in una festa paesana, davvero movimentata! Sembra che i locali non riescano proprio a resistere al richiamo della musica, tutti quanti si buttano a ballare la MPB (Musica Popolare Brasiliana) mentre un gruppo di ragazzi improvvisa dei passi di capoeira. A Olinda ci sono anche alcuni ristoranti carini, decisamente più cari della media ma ne vale la pena.

SALVADOR Dopo due notti passate nel Pernambuco prendiamo l’aereo per Salvador. Dall’aeroporto ci spostiamo in centro con un pullman e l’impatto non è dei migliori: appena mettiamo piede a terra veniamo seguiti da ragazzi e adulti che cercano di venderti qualcosa o di portarti a una pousada per racimolare dei soldi. Altri sono adescatori di professione e cercano solo una scusa per farti tirare fuori il portafoglio. Vi consiglio di prendere un taxi fino all’albergo! Non avendo prenotato niente, troviamo posto a un ostello (Albergue das Laranjeiras), carino e molto pulito, in pieno Pelourinho. Salvador è una città stracolma di poveri e senzatetto, in cui il centro storico (il Pelourinho, appunto) è stato recuperato ad uso e consumo dei turisti ed è continuamente presidiato dalla polizia. Tutti gli edifici sono stati ristrutturati e ospitano praticamente solo ristoranti, pousadas e negozi di souvenir. Si ha un po’ l’impressione di stare in una gabbia di vetro, una specie di Gardaland che non rappresenta molto la città reale. Comunque il centro è davvero splendido, con i suoi edifici coloratissimi e le chiese ultrabarocche cariche di decorazioni e statue della passione (sembra di stare in un paesino del sud Italia!). Un’altra sensazione forte che ti da Salvador è quella dell’Africa, l’anima nera della città che si avverte davvero ovunque. Girando per le stradine, soprattutto la sera, capita di imbattersi in cortei di persone che seguono una banda di percussionisti. Anche qui c’è musica praticamente ovunque! A pagamento si può assistere a delle dimostrazioni di capoeira fatte dagli allievi delle scuole, noi scegliamo quella di Mestre Bimba, in pieno centro. Ci sono anche un paio di ragazze e persino due bambini. Sono tutti davvero bravi e ti lasciano quasi ipnotizzato dopo un’ora di questa strana danza. PRAIA DO FORTE Dopo due giorni a Salvador decidiamo di affittare una macchina (ce la portano direttamente all’ostello!) per spostarci sulla costa nord. Così partiamo imboccando la Estrada do Coco, la litoranea nord di Bahia. Facciamo tappa ad Arembepe, una vecchia località freak molto alla moda negli anni settanta (ancora ospita un residuo di comunità hippy). Oggi è un paesino di mare un po’ dimenticato e inquinato da un polo chimico, in cui la vita sembra scorrere molto tranquillamente. Mangiamo del pesce fritto e poi ripartiamo alla volta di Praia do Forte, famosa per essere una riserva protetta per la riproduzione delle tartarughe.

Praia do Forte era un villaggio di pescatori che si è trasformato in un villaggio turistico (senza particolari scempi, bisogna dire), la spiaggia è molto bella, incorniciata dai coqueiros, buona per fare snorkeling e un po’ meno agevole per il bagno, visto che è costellata da scogli molto bassi che affiorano a pelo d’acqua (ragion per cui è prediletta dalle tartarughe). Anche qui alloggiamo all’ostello, che è praticamente una pousada, e consumiamo i nostri ultimi tre giorni tra la spiaggia e i ristoranti.

Il Brasile è davvero entusiasmante, non solo per la quantità di cose che si possono vedere ma anche per quella sensazione di trovarsi in un posto davvero famigliare. Ce ne siamo andati con l’impressione di staccarci da casa e la promessa di ritornare appena possibile.



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